Putignano nel Mondo - Stampa Articolo Testata giornalistica quotidiana on-line - Iscrizione n.54 del 6 ottobre 2006 nel Registro Pubblico della stampa di Bari Direttore Responsabile Bernando Notarangelo _________________________________________________________________________________ giovedì, ottobre 03, 2013 Insegnare in Perù, la scelta di Nicoletta Continua il nostro viaggio intorno al mondo, alla ricerca di putignanesi che ci raccontano la loro vita lontano dal paese natio. A raccontarci la sua storia è Nicoletta Dalena che da 7 anni vive in Sud America “Andavo a Barra de Santa Rosa e non sapevo nemmeno che collocazione avesse sulla cartina geografica. Il viaggio Bari-Roma e Roma-Parigi lo feci piangendo, persino con un notevole disagio per via di un bagaglio a mano andato distrutto. Alla fine è stata un’esperienza bellissima sotto vari punti di vista”. A parlare è Nicoletta Dalena, putignanese nel mondo che da 7 anni vive in Sud America. Tutto è cominciato per caso, leggendo un articolo su un giornale locale in cui si cercavano volontari per un Programma di Cooperazione Internazionale allo Sviluppo in Brasile. Il referente era Don Donato Rizzi, l’ex parroco della parrocchia di San Domenico. E così, non trovando lavoro altrove, nel marzo del 2006 Nicoletta si è trasferita per tre anni in Sud America - destinazione Paraiba (uno Stato nel Nord Est del Brasile) per dedicarsi ad un progetto umanitario promosso dalla ONG barese “Progetto Mondialità” e finanziato in parte dal Ministero degli Affari Esteri, in parte dalla Diocesi di Conversano - Monopoli. Terminato il progetto e rientrata a Putignano nell’agosto 2009, subito un’altra opportunità: attraverso un master in Cooperazione allo Sviluppo presso l’Università di Bologna, arriva un impiego per 6 mesi page 1 / 3 Putignano nel Mondo - Stampa Articolo nello Stato brasiliano dell’Acre (nell’area amazzonica, al confine con il Perù) per un progetto di Cooperazione Decentrata allo Sviluppo promosso dalla ONG romana PRODOCS ed il Consorzio SIR di Milano. Ancora il ritorno in Italia e di nuovo una partenza, quella definitiva: a Lima, una metropoli di 10 milioni di abitanti sulla costa del Pacifico, dove tuttora insegna matematica nella scuola paritaria italiana “Collegio Antonio Raimondi”. “All’inizio è stato molto difficile inserirsi, a differenza dell’esperienza brasiliana – racconta Nicoletta – Credo che la differenza prinicpale sia stata nel fatto che in Brasile c’era già un contesto di accoglienza, una serie di contatti forniti dalle persone che erano giá state in quell’area, primo fra tutto Don Donato. Invece in Perù, questo non é successo, all’inizio è stato difficilissimo, poi, ogni anno, è andata sempre meglio”. “Lima è molto umida, perennemente grigia durante i mesi invernali tanto che gli abitanti locali definiscono il suo cielo barriga de burro ovvero pancia d’asino”. Nonostante tutto Nicoletta è rimasta affascinata dalla sua nuova città adottiva. “Non rinuncerei mai, per esempio, alla corsa nel Malecon, il lungomare di Lima che costeggia l’Oceano Pacifico, da una punta all’altra della città, con un’altitudine di circa 40m ed un panorama mozzafiato”. E poi, racconta entusiasta del suo interesse per l’antropologia: “una delle cose che più mi ha affascinata del Perú é stato il fatto di trovare inalterati tradizioni, usi e costumi. Se vai in alcune localitá di montagna a circa 5000 metri di altura, per esempio, facilmente puoi trovare persone che parlano Quechua o dialetti dell’epoca Inka e preinka; i bambini imparano lo spagnolo solo a scuola, quando ci vanno”. “La vita che faccio da molti anni, mi piace molto e mi permette di conoscere in maniera più approfondita le culture che incontro”. “Trascorro le giornate leggendo molto e facendo sport ma soprattutto dedicando la maggior parte del tempo e delle mie energie nella scuola in cui lavoro come insegnante, dalle 8 del mattino alle 15.30 – spiega Nicoletta – Ho circa 100 alunni dell’età di 7 anni, divisi in 4 classi. Gran parte di loro non ha una discendenza italiana ma la scuola dove lavoro è trilingue e fin dall’infanzia gli scolari imparano lo spagnolo, l’inglese e l’italiano. Durante l’adolescenza hanno modo di studiare la storia ispanoamericana, angloamericana, europea e anche il latino, ponendo le basi per una vasta e completa cultura che garantisce loro l’accesso alle migliori università nazionali ed internazionali”. Qual è la differenza con la scuola italiana? “Il Collegio Raimondi quest’anno é stato classificato tra le migliori tre scuole del Perú. In Sudamerica il miglior sistema educativo è quello privato. Perció una scuola funziona esattamente come un’azienda che vende l’istruzione come se fosse un prodotto. Per noi italiani è un sistema complesso da comprendere poiché siamo abituati all’istruzione come un diritto pubblico e un bene sociale. Tutto sommato in Italia un insegnante puó dire quello che pensa in classe e l’ingerenza dei genitori è limitata. Tutto questo non page 2 / 3 Putignano nel Mondo - Stampa Articolo succede in una scuola privata, i genitori sono i clienti e, quando iscrivono un figlio a scuola, stanno acquistando un prodotto e in ogni momento decidono se quel prodotto va bene oppure no. E se non li soddisfa, cercano di migliorarlo a loro piacimento. Noi docenti italiani siamo considerati troppo esigenti e di manica non troppo larga, al momento della valutazione. Noi italiani, culturalmente, siamo molto passionali, usiamo un tono di voce alto, gesticoliamo molto; spesso questi tratti culturali sono male interpretati. A differenza nostra, i peruviani, sono molto tranquilli: parlare con un tono di voce alto é indice di cattiva educazione. Queste piccole differenze, in un ambiente di lavoro o in una situazione sociale, possono essere motivo di scontro culturale. L’organizzazione scolastica è simile a quella dei college statunitensi, ed è l’unica agenzia formativa per l’alunno. Nel collegio fanno sport, nel collegio si preparano per la Prima Comunione e la Cresima, perció frequentare un certo collegio significa far parte di un certo circuito sociale più o meno prestigioso”. Quali sono i pro ed i contro di questa esperienza lontano da casa? “Tra gli aspetti positivi c’è sicuramente il fatto che ti metti alla prova e scopri delle parti di te, positive e negative, che non sapevi di avere. Altro fattore è l’indipendenza, e quindi sai di essere praticamente solo: se ti succede qualcosa devi contare solo su te stesso. Gli amici diventano la tua seconda famiglia, poiché si é tutti nella stessa situazione”. Cosa pensi del momento storico e politico che l’Italia sta vivendo in questi ultimi anni? “Come da noi non arrivano molte notizie del Sud America, lì non arrivano molte notizie dell’Europa. La conoscenza della maggior parte della gente si basa su alcuni stereotipi come la pizza, la pasta, Roma o il Colosseo. Chi parla della vita politica italiana è gente informata e di un certo livello culturale che conosce le dinamiche socio-politiche dell’Italia, e si chiede come mai un popolo con una storia e una cultura millenaria come gli italiani, viva un momento storico di stasi totale, soprattutto in ambito lavorativo”. Nicoletta sembra infatti aver accantonato l’idea di tornare a Putignano, o comunque in Italia: “In passato ho pensato di tornare, ma adesso ci ho rinunciato, perché avrei difficoltà a integrarmi, e soprattutto a trovare lavoro”. E continua: “Quelli che restano in Italia sono molto più coraggiosi di quelli che decidono di andar via, soprattutto adesso. Chi resta consapevolmente, cercando di cambiare, credo abbia già capito dove sia il problema. Chi invece decide di andar via, si porta dietro con sé quel desiderio di poter tornare a casa propria, che per noi del Mezzogiorno é ancora più difficile, rispetto a chi é nato nel Nord. Ma andando via, si ha comunque l’occasione di fare una bellissima esperienza, che vale la pena di fare!”. Dall'album di Nicoletta Massimiliano Daresta Link del documento: http://www.putignanonelmondo.it/pnmwp/2013/10/insegnare-in-peru-la-scelta-di-nicoletta/ page 3 / 3 Powered by TCPDF (www.tcpdf.org)