Premessa Le lesioni croniche, quali le ulcere da piede diabetico, le ulcere venose degli arti inferiori e le ulcere da decubito, sono tra le patologie più` ricorrenti trattate nel Servizio sanitario nazionale, l’invecchiamento della popolazione e la presenza sempre più diffusa di condizioni croniche quali il diabete, determinano un aumento del numero dei pazienti e il conseguente peso economico delle terapie specifiche. Il malato con tali lesioni, che per definizioni sono croniche, è spesso inabile, sofferente, depresso, in quanto tale patologia rende problematica la sua esistenza, ne provoca uno scadimento della qualità della vita, e coinvolge pesantemente l’ambiente familiare per la continua necessità d’assistenza, accompagnata da un decorso lento e non ben definito Tali lesioni spesso sono difficili da curare e l’esito potenzialmente negativo di un trattamento inadeguato comporta implicazioni gravi per il paziente, quali cancrena ed amputazione, influenzandone pesantemente la mobilità. E’ quindi auspicabile una razionalizzazione dei trattamenti terapeutici che coniughi il concetto dell’economicità con l’efficacia determinata anche dalla possibilità di una maggior diffusione terapeutica e curativa. Epidemiologia: frequenza statistica e numeri Si stima che in Italia tale patologia colpisca l’1,5% della popolazione e il 5% della popolazione sopra i 65 anni, con un calcolo approssimativo di circa 2 milioni d’individui coinvolgendo oltre 600.000 nuclei familiari(P.D.L. N 4409/2003).Uno studio svedese pubblicato nel 1993 ha dimostrato che il costo totale delle cure nell’arco di tre anni ammonta a 26.700 dollari a persona.. Una stima della Gran Bretagna mostra che il trattamento delle lesioni croniche costa al Sistema sanitario nazionale all’incirca 1 miliardo di sterline per anno. Partendo dalle cifre su indicate, si valuta che il peso sul Servizio sanitario nazionale Italiano superiore a 1,5 miliardi di € annui. La patologia: di cosa si parla I problemi vascolari legati a deficit arterioso e all’insufficienza venosa a carico degli arti inferiori rappresentano la causa principale delle lesioni trofiche degli arti inferiori. Le cause di tale lesioni sono in ordine di frequenza: insufficienza venosa, deficit arterioso, diabete, traumi decubiti iatrogeniche e neoplastiche . Terapie attualmente a disposizione TALI SONO: terapie primarie rivolte a risolvere o a migliorare le cause e le concause (farmaci vasoattivi, diabetici, farmaci che agiscono sulla viscosità del sangue, vasodilatori ecc…) farmaci e presidi per le medicazioni (pomate, garze, fasciature, presidi medicati ecc…) e farmaci per le complicanze (anticoagulanti, antibiotici) terapie chirurgiche volte alla detersione delle lesioni o alla riparazione delle stesse (chirurgia plastica) ossigenoterapia attuata nelle camere iperbariche che da buoni risultati, ma è di difficile attuazione per la scarsa reperibilità e per le controindicazioni generali (organiche e psicologiche) che ne limitano l’utilizzo. Terapia alternativa possibile attualmente Negli ultimi cinque anni abbiamo sperimentato l’ossigenoterapia normobarica per via topica, che da terapia tradizionale di comprovata efficacia ma d’uso empirico, si sta affermando come terapia senza alcuna controindicazione, a costi modesti, d’uso facile e alla portata di tutti, con vantaggi sia per il paziente (risultati ottimali) sia per il Sistema Sanitario Nazionale (costi minimi in quanto praticabile anche a domicilio da personale non medico). Peculiarità Benefici terapeutici analoghi a quelli determinati dall’utilizzo della Camera Iperbarica (in un caso l’ossigeno è indotto nella circolazione del sangue dalla respirazione con una sovrapressione, nell’altro localmente attraverso la ferita, ma il principio è lo stesso e le percentuali di guarigione sono del 70% per entrambe le metodologie), quali la detersione delle ferite ed una azione antisettica sulle stesse, l’incentivazione della vascolarizzazione, con conseguente stimolazione alla granulazione dei tessuti; la terapia è di estrema semplicità, gestibile anche a domicilio del paziente con l’aiuto di un familiare, con controllo settimanale della ferita, da parte delle strutture mediche o paramediche. Assenza totale di controindicazioni, e la facilità di diffusione nel territorio con la possibilità di raggiungere tutti quei pazienti eleggibili (si calcola 200.000 in Italia), che al momento non possono curarsi con l’ossigeno per la scarsa disponibilità di Camere Iperbariche (quest’ultime utilizzate circa all’ 80% per curare ulcere croniche) quindi maggior diffusione terapeutica ma con contestuale diminuzione di costi per il Servizio sanitario nazionale continuità terapeutica senza interruzioni per 30 gg il mese, tra la tranquillità del proprio ambiente familiare Direttive sanitarie nella U.E. La linea guida del Royal College of General Practitioners dell’aprile del 2000 in U.K. suggerisce che gli operatori sanitari anche se non vi sono prove sufficienti a raccomandare una medicazione piuttosto che un’altra, devono usare le medicazioni che soddisfino esigenze cliniche, costi e esigenze del paziente e situazione della lesione. La maggior incidenza dei costi pagati dal Servizio sanitario nazionale per le lesioni croniche è legata al costo del personale. Per questo motivo gli approcci terapeutici sviluppatisi in Europa sono sostanzialmente, differenti. In Gran Bretagna e in Scandinavia la cura della lesione avviene in ambiente prevalentemente non ospedaliero, (generalmente a casa del paziente con il sostegno delle istituzioni sanitarie secondarie e terziarie), riducendo in questo modo il peso e il costo del settore ospedaliero. E` noto infatti come sia molto dispendioso fornire il trattamento in ospedale a causa del costo elevato delle spese generali. Inoltre, l’utilizzo di un reparto ospedaliero specifico ha un costo molto elevato, dal momento che questa risorsa non può` essere utilizzata per altri scopi durante la cura dei pazienti con lesioni croniche. Il ricovero in ospedale con intervento chirurgico rappresenta l’ultima soluzione per il trattamento. Orbene nei protocolli per l’utilizzo della ossigenoterapia topica si sommano tutti i consigli che troviamo nelle linee guida per il trattamento di tale lesioni nel Regno Unito, ovvero; riduzione della spesa Ospedaliera e quella del personale medico e paramedico. utilizzo di un trattamento efficace e compliante per il paziente ed i familiari con vantaggi non solo oggettivi (andamento della lesione) ma soggettivi (netta diminuzione dei sintomi e quindi con benessere del paziente, a costi nettamente inferiore ad altri trattamenti). riduzione della spesa per le medicazioni, infatti serve soprattutto una medicazione fisiologica per detergere la lesione, lasciando all’ossigeno stesso il compito di ridurre l’infezione, l’essudazione e stimolare il tessuto di granulazione Possibilità di domiciliazione della cura a casa del paziente La durata del ciclo terapeutico dell’ossigeno per via topica difficilmente si coniuga con il periodo di degenza ospedaliera (in altri paesi Europei -P.D.L. 4409/2003-, le ulcere croniche vengono curate a casa del paziente). Per questo l’esperienza diretta ci ha indicato un percorso terapeutico armonizzabile con una degenza ospedaliera di breve durata (5-7 giorni). Nel corso dell’anno 2003 abbiamo ottenuto la certificazione per il nostro modello domiciliare questo modello viene utilizzato a domicilio del paziente per terapie di medio-lunga durata, permette di abbattere i costi sociali e di garantire la continuità applicativa richiesta. Protocolli terapeutici Nel caso delle terapia con Ossigeno per via topica, i protocolli riducono al minimo l’uso di personale medico e paramedico e l’uso di vari presidi medici (come garze medicate, antibiotici, pomate ecc…), Per quanto riguarda il personale paramedico, (la spesa maggiore attualmente) l’assistenza si riduce alla collaborazione con il medico durante il solo controllo ambulatoriale o domiciliare che viene consigliato una volta ogni 15 giorni. Lo stesso diconsi per il personale medico o specialistico che controlla ogni 15 giorni l’andamento della patologia e ne giudica il decorso. Per quanto riguarda le medicazioni queste vengono semplificate in quanto non si usa alcuna medicazione passiva o attiva per ridurre o eliminare la essudazione e la sovrainfezione o stimolare il tessuto di granulazione; si usa infatti solo una medicazione semplice che riduce l’essudato. Conclusioni A causa di un sistema sanitario italiano fortemente sbilanciato verso un’assistenza di tipo ospedaliero, la patologia ulcerativa viene attualmente prevalentemente trattata in strutture pubbliche da personale di provenienza specialistica diversa: chirurgia plastica, chirurgia vascolare, dermatologia, flebologia, angiologia, diabetologia, geriatria, medicina generale e altre specialità mediche. Il passaggio ad ambulatori ed a forme di assistenza domiciliare, imitando prassi e protocolli ormai consolidate esistenti in altri paesi Europei, porterebbe un considerevole beneficio sia a conti pubblici, sia giovamento ai pazienti fornendo possibilità curative anche a coloro che attualmente ne sono esclusi.