Lezione del 14/01/2005 Un procedimento logico è un tipo di ragionamento che permettere di individuare la verità tramite un linguaggio consequenziale, senza nessun elemento che non sia strettamente necessario. Le retorica, invece, consiste solo nel convincere sia che un’affermazione sia vera o falsa tramite l’uso di figure che mascherano o enfatizzano un discorso per renderlo verosimile. La demagogia è un procedimento retorico atto a sollecitare convinzioni profonde del corpo sociale, per ottenere così il consenso di una massa con scarso accesso all’istruzione o all’informazione. Analisi del sonetto di Baudelaire Jakobson ha elencato le funzioni associate ai fattori di comunicazioni. All’emittente è associata la funzione emotiva (quando un testo contiene prevalentemente riferimenti alle emozioni provate dall’emittente). Al canale è legata la funzione fatica (soprattutto nel caso di testi con canale aperto e senza interferenze tra emittente e destinatario, da esempio “Pronto?” oppure “Ascoltami”). Al destinatario è legata la funzione conativa, per ottenere comportamenti determinati dal destinatario, spesso coesiste con altre funzioni poiché è propria di molti testi. Al codice è legata la funzione metalinguistica, nel caso in cui il testo metta al centro della discussione il codice testo stesso. Al contesto la funzione referenziale. La funzione collegata al messaggio è quella poetica, chiamata così da Jakobson, che mette al centro dell’attenzione del destinatario il messaggio stesso, inteso come segno linguistico complesso composto da significante e significato che devono attirare l’attenzione. Un esempio di come la funzione poetica viene esaminata al massimo, è il saggio scritto da Jacobson e Strauss un testo di critica letteraria e quindi con funzione metalinguistica, ma anche referenziale poiché parla del contesto scientifico in cui i due autori agiscono. Il sonetto di Baudelaire è composto da due quartine e due terzine endecasillabi, le rime maschili sono quelle terminanti con vocali, mentre quelle femminili terminano senza vocali. Le rime hanno uno schema aBBa CddC eeFgFg dove si hanno i versi con rime maschili indicati da lettere maiuscole, mentre quelli a rime femminili con lettere minuscole. Le rime consistono nella somiglianza, almeno nella pronuncia, delle parole dal punto in cui è accentato in avanti. Nel sonetto si ha un avvicinamento di due categorie umane, quella degli scienziati e degli amanti, nella stagione matura, per il loro amore verso i gatti, questo amore si trasforma in una identificazione metaforico-allegorica con gli stessi gatti, quali a loro volta si trasfigurano sino a diventare delle sfingi, fino ad avere degli elementi mistici in alcune loro parti del corpo quali reni, occhi,… La prima impressione che si trae, quindi, è questa metamorfosi che attraversa tutta la poesia, si parte da un stremo concreto, essere umano essere animato, arrivando all’essere inanimato, inumano, astrale come delle sfingi o gatti mistici con pupille costellati di polvere d’oro. Il lavoro di Jakobson e Strass è un’analisi ermeneutica, non solo considerando le parole, ma anche i suoni, dissociando significato e significante. Questa analisi porta però la poesia a dire concetti che forse il poeta non voleva intendere, gli autori del saggio giustificano questa eventualità affermando che l’analisi è un atto interpretativo, il completamento della comunicazione, che senza l’atto interpretativo, compiuto dal ricevente, non può esistere. Per questo i due autori sottolineano l’importanza del recettore e del suo atto interpretativo, come culmine della comunicazione, per questo tutto quello che non viene recepito va perso, venendo escluso dalla comunicazione. Le rime maschili e quelle femminili sono collegate a categorie grammaticali prevalenti, le parti del discorso quali nomi, aggettivi, pronomi, avverbi (…). I due autori sostengono che la poesia sia stata studiata parola per parola per ottenere una comunicazione profonda su vari livelli. La poesia ha dei limiti che permettono di fare suddivisione dell’opera stessa. Tutti i versi terminano con nomi (nominali), sia sostantivi (8) che aggettivi (6), tutti i sostantivi sono al femminile, il nome finale è al plurale negli otto versi a rima femminile che sono tutti più lunghi di una sillaba secondo una norma poetica. Si ha una sorta di regolarità, non casuale: nelle due quartine, le rime maschili sono formate da sostantivi, mentre quelle femminili da aggettivi. Autori Sergio de Simone e Erika Giorgetti Le due quartine hanno questa regolarità tranne la sesta in cui la parola ténèbres invece di essere un aggettivo, in quanto rima femminile, è un sostantivo, gli autori spiegano questo sostenendo i versi sei e sette, irregolari entrambi, costituiscono un’unità a se stante all’interno della poesia, una marca formale che unisce i due versi. Il sonetto comprende tre frasi complesse delimitate da un punto, un primo modo di dividere il testo, non solo con la divisione formale tipica del sonetto, il punto divide tre macrofrasi, due nelle quartine, una nella due terzine. Gli autori identificano una progressione aritmetica, si ha un solo verbo coniugato nella prima frase, due verbi coniugati nella seconda, tre verbi coniugati nella terza; questo mostra l’azione del verbo definito che aumenta mano a mano che si procede nella lettura. Le regolarità sono importanti perché hanno un significato proprio, ma anche perché se c’è un’eccezione significa che essa ha un significato in più rispetto alla regolarità. Il sonetto ha una divisione ternaria in base ai punti, implica un’antinomia tra le unità strofiche a due rime e a tre rime: le rime fanno emergere un’opposizione tra più elementi, la divisione in tre parti, contrasta con l’opposizione che si ha tra strofe a quattro rime e a tre rime, nelle quartine si hanno quattro rime, nelle terzine invece tre. Inoltre si ha un parallelismo sintattico, ossia su come si costituiscono le frasi, tra la coppia delle quartine e tra la coppia delle terzine: la prima quartina e la prima terzina contengono due proposizioni subordinate, la seconda quartina e la seconda terzina contengono due proposizioni coordinate. L’uso della punteggiatura è marcante, ha un significato voluto dal poeta. L’aspetto del significato rafforza il parallelismo, i soggetti della prima quartina e della prima terzina designano esseri animati, mentre uno dei soggetti della seconda quartina e tutti i soggetti della seconda terzina sono esseri inanimati. Il tratto semantico animato prevale nella prima quartina e nella prima terzina, il tratto semantico dell’inanimato prevale nella seconda quartina e nella seconda terzina, con una disposizione alternata per dare un’idea della metamorfosi in atto, come qualcosa di lampeggiante, che pulsa. Per quanto riguarda la struttura grammaticale, l’inizio e la fine del sonetto si trovano due soggetti con un solo predicato, le due strofe esterne sono le sole ricche di aggettivi, mentre le strofe interne hanno tre aggettivi in tutto, questo carattere deve essere stato per forza voluto dall’autore nell’intento di marcare l’aspetto della metamorfosi, sia all’inizio che alla fine, nelle strofe interne si descrive la metamorfosi. L’elevato numero di aggettivi presenti nella prima e nell’ultima strofa sono voluti per ottenere la comparazione tra che cos’era e cos’è diventato, invece il processo, descritto più da verbi che da aggettivi, è posto nelle strofe interne. Il testo è inaugurato da due termini denominali, coloro che sanno e coloro che amano, ossia che derivano da verbi, mentre alla fine si ha un verbo che deriva da un sostantivo, deverbale, etoilent, a marcare il capovolgimento, la trasformazione. Si possono dividere i quattordici versi in sei-due-sei, al centro c’è un distico che è caratterizzato sia per il contenuto che per la forma, una separazione tra un qualcosa di precedente e di successivo. Tutte le forme verbali personali sono al plurale in tutto il sonetto, tranne nel settimo verso, la regolarità ha valore proprio in opposizione alla irregolarità del settimo verso. Il settimo verso è marcato da diverse irregolarità, oltre a quello citato, si hanno, nell’intero sonetto, i sostantivi accompagnati sempre da epiteti (nome o un aggettivo che si riferisce ad un altro nome come qualificazione) o da complementi, nel settimo verso no, tutti gli epiteti della prima quartina e delle terzine sono aggettivi qualificativi, nella seconda quartina non ci sono altri epiteti che l’aggettivo del settimo verso. Il settimo verso rovescia l’ordine animato-inanimato tra soggetto e oggetto. La poesia, divisa sulla base dei punti, forma una tricotomia asimmetrica, si ha una prima parte composta da quattro versi, una seconda ancora da quattro, l’ultima da sei, questa tricotomia si sovrappone alla divisione sei-due-sei creando una strofa centrale che si oppone alle altre per differenze marcate. Autori Sergio de Simone e Erika Giorgetti I versi della seconda quartina hanno il soggetto o l’oggetto al singolare, nel settimo verso si ha la contrapposizione tra plurale del soggetto e singolare dell’oggetto, nelle altre strofe, invece, oggetto e soggetto sono sempre al plurale. Tra le rime al femminile quelle della seconda quartina ténèbre-funèbres è la sola che pone a confronto due parti differenti del discorso. Si hanno molte assonanze che non possono essere casuali, in versi vicine, tutte le rime del sonetto presentano suoni simili alle parole precedenti, tranne che nel settimo verso. Altro carattere importante è quello dei fonemi liquidi, ossia le “l” e le “r”: il regresso delle “r” davanti alle “l” indica il passaggio dal felino empirico alle sue trasfigurazioni favolose, quale la sfinge. Nella poesia si ha l’uso di un chiasmo, figura retorica che consiste in un incrocio tra due elementi, “i gatti potenti e dolci” forma chiasmo con “il silenzio e l’orrore delle tenebre”, “i gatti” è determinato, “potenti e dolci” sono due determinanti, “silenzio e orrore” sono due determinati delle tenebre e l’unico determinato, si forma chiasmo perché si inverte il raddoppiamento dell’uno rispetto all’altro. Il soggetto animato non è mai espresso da un sostantivo, ma da aggettivi sostantivati, i gatti sono nominati nel titolo, ma nel testo figurano solo una volta, inoltre la sibilante palatale della pronuncia francese di gatto, non compare mai tranne nel verbo /il∫er∫e/, essi cercano, che esprime l’azione dei gatti. I gatti vengono fusi agli uomini, in una sorta di metafora allegorica. Nel sonetto si hanno legami paronomastici, due parole simili foneticamente, ad esempio en songeant e allonges. È presente una catena di paronomasie affiancata alla metamorfosi, si ha inoltre l’opposizione spaziale-temporale, inizialmente si ha uno spazio e tempo limitati, maison, successivamente si trasforma in un deserto spazio fond des solitude, il tempo si dilata, analogamente allo spazio da mure saison a reve sans fin, da età matura a sogno senza fine. Si può quindi dire che si ha una metamorfosi a livello di soggetto, ma anche a livello di contesto spazio-temporale. Le sineddoche, inoltre, nell’ultima terzina, sostituiscono i gatti-sfingi con parti del loro corpo quali le reni e gli occhi. Le due terzine sono unite da rime omonime, fin, che sono omonimi poiché il loro significato è differente. Ad alcuni autori il riferimento alle reni sia da ricondurre al potere procreativo e magico dei gatti, in parallelo agli amanti che procreano amore e i saggi che hanno un effetto procreativo per la conoscenza. Al tempo di Aristotele si credeva che gli spermatozoi nascevano dalle reni. Riassumendo le irregolarità permettono di suddividere il testo in diversi modi: la prima in base ai punti; una seconda divisione è l’insieme delle due quartine e delle due terzine; la terza suddivisione è quella che riunisce la prima quartina all’ultima terzina e la seconda quartina alla prima terzina. Autori Sergio de Simone e Erika Giorgetti