Area Politiche sociali e pari opportunità Questo rapporto tratta di una ricerca curata dall’Area Politiche Sociali e Pari Opportunità dell’Isfol nell’ambito del supporto fornito alla Direzione Generale per il Volontariato, l’Associazionismo e le Formazioni sociali del Ministero della Solidarietà Sociale per l’attuazione della Misura B.1 del PON Ob.3 “Azioni di Sistema” 2000 – 2006 Responsabile della ricerca è Antonello Scialdone La griglia di raccolta delle informazioni e il disegno complessivo della ricerca sono stati curati da Pietro Checcucci. Hanno partecipato al gruppo di lavoro come esperti esterni: Mattia Civico, Lucia Contemori e Sergio Quaglia. La versione integrale della ricerca è in corso di pubblicazione per i tipi dell’ISFOL. Si ringraziano i referenti dei servizi e degli organismi censiti nel Repertorio per la collaborazione prestata 2 Area Politiche sociali e pari opportunità INDICE Introduzione Le criticità nel percorso di avvicinamento al lavoro Programmazione degli inserimenti e risorse disponibili L’integrazione lavorativa dei disabili all’interno dello scenario di riforma del welfare Repertorio degli studi di caso p. p. p. 5 9 15 p. 17 p. 19 Agenzia Lavoro (AUSL di Bologna) Agenzia del Lavoro di Trento Centro Studi per l’integrazione lavorativa dei disabili (ASL 3 “Genovese”) COL Coordinamento Opportunità Lavorative (AUSL di Rimini) Inserimento Lavorativo – area consultoriale disabili (ASL di Cremona) Istituzione Servizi alla Persona: Inserimenti Socio Terapeutici (Comune di Livorno) Progetto per il Collocamento Mirato dei Disabili Psichici e Intellettivi (Azienda Sanitaria di Firenze) Servizio di Integrazione Lavorativa “SIL” (AUSL di Fabbriano) Servizio Accompagnamento al Lavoro “SAL” (Comune di Perugia) Servizio Sociale (AUSL di Pisa) Servizio Integrazione Socio-Sanitaria (Comune di Senigallia) Servizio Inserimento Lavorativo Disabili e Fasce Deboli (ASL di Terni) Servizio Integrazione Lavorativa (Azienda ULSS 8, Caerano San Marco) Servizio Inserimento Lavorativo Disabili – SILD (ASL 2 Savonese) Servizio Inserimento Lavorativo (Consorzio Intercomunale per i Servizi Socio Assistenziali dei Comuni dell’Alessandrino) Servizio per l’Integrazione Lavorativa (Agenzia Regionale del Lavoro della Valle d’Aosta) Servizio Inserimenti Lavorativi (Consorzio intercomunale servizi sociali di Chivasso) Servizio Inserimenti Lavorativi (Consorzio Socio Assistenziale del Cuneese) Servizio Inserimenti Lavorativi – Agenzia Disabili (Comune di Parma) Servizio Integrazione Lavorativa (Comune di Reggio Emilia) Servizio Integrazione Lavorativa (ASL 2 Fermignano) Servizio Inserimenti Lavorativi Disabili (Comune di Lecco) Servizio Integrazione per Persone con Handicap (Consorzio CISSABO, Biella) SIL Consorzio Isontino Servizi Integrati (Gradisca d’Isonzo) SIL Pieve di Cadore (ULSS di Belluno) SIL (Azienda Sanitaria di Pordenone) SIL di Schio (ULSS n. 4 di Schio) SIL CAMPP (Consorzio per l’Assistenza Medico PsicoPedagogica di Udine) SIL di Verona (ULSS n. 20 di Verona) SISL - Servizio Inserimenti Socio Lavorativi (Consorzio per l’Istruzione e la Formazione Artigiana e Professionale dei comuni di Sesto San Giovanni, Cologno Monzese e Cinsello Balsamo) Unità Operativa Handicap Adulto (AUSL di Bologna) 3 Area Politiche sociali e pari opportunità Unità Operativa Handicap Adulto: Agenzia Lavoro (AUSL di Cesena) Ufficio Borsa Lavoro (AUSL di Lucca) Unità Organizzativa Lavoro – Servizio Integrazione lavorativa SIL (Azienda ULSS n.22, Bussolengo) Unità operativa Integrazione Lavorativa (ASL di Brescia) Unità Operativa Inserimenti Lavorativi - Progetto Apprendista & Stregone – Area Disabili (Azienda Speciale sovracomunale Offerta Sociale dei 29 comuni dell’area Vimercate-Trezzo) Unità per L’Orientamento e l’Integrazione Lavorativa (Comune di Monza) Bibliografia p. 135 4 Area Politiche sociali e pari opportunità INTRODUZIONE 5 Area Politiche sociali e pari opportunità Il progetto della ricerca di cui tratta questo rapporto è nato all’interno della linea Modelli di workfare nell’ambito degli interventi sulla disabilità, inserita nel Piano di attività dell’Area Politiche Sociali e Pari Opportunità dell’ISFOL per l’anno 20041. Il disegno di riforma del welfare nazionale sta attraversando una fase che vede il passaggio dal consolidamento dei servizi di settore (disabili, minori, anziani, immigrati ecc.) alla effettiva presa in carico da parte delle Regioni della definizione degli indirizzi da dare alla pianificazione di zona, in coincidenza con l’assegnazione da parte dello Stato di un finanziamento privo di destinazione predeterminata. Tale situazione accentua la necessità di un maggior coordinamento delle politiche sociali locali con quelle del lavoro, anch’esse in fase avanzata di ridefinizione e consolidamento, sulla scorta del processo di decentramento dei Servizi per l’impiego. Nel quadro del processo di messa a regime delle strutture locali di intervento sociale, che fa seguito all’applicazione della riforma dei servizi sociali varata con la Legge 328/2000 2, è apparso di estremo interesse raccogliere informazioni sulle strutture che, nelle Regioni Obiettivo 3, svolgono nell’ambito degli interventi sociali e sociosanitari funzioni di supporto all’inserimento lavorativo di soggetti disabili. L’interesse per questo particolare ambito risulta peraltro accresciuto dal patrimonio di esperienze pregresse che hanno visto quelle stesse Regioni attivarsi in questa direzione, anche prima del varo della Legge quadro 104/923. Per completare il quadro degli interventi di workfare attualmente indirizzati prioritariamente verso il mondo della disabilità, è apparso altresì opportuno avviare una prima raccolta di informazioni riguardanti l’applicazione dell’articolo 14 del Decreto legislativo 10 settembre 2003, n.276 (applicazione della legge 30/2003)4. Sulla base di queste premesse gli obiettivi del progetto si sono concentrati anzitutto sulla raccolta di informazioni circa la presenza e le modalità di funzionamento delle strutture che, nell’ambito degli interventi sociali e sociosanitari, svolgono funzioni di supporto all’inserimento lavorativo di soggetti disabili. La identificazione e descrizione delle prime sperimentazioni di applicazione dell’articolo 14 del Decreto legislativo 10 settembre 2003, n.276 ha costituito in questo quadro un supplemento informativo esteso a tutte le strutture esaminate. L’Area Politiche Sociali e pari Opportunità dell’Isfol supporta la Direzione Generale per il Volontariato, l’Associazionismo e le Formazioni sociali del Ministero della Solidarietà Sociale nello sviluppo di un “sistema” organico di interventi e servizi per l’inclusione sociale e lavorativa attraverso l’attuazione della Misura B.1 del PON Ob.3 “Azioni di Sistema”, che ha implicato sinora la realizzazione di una articolata serie di azioni in collaborazione con le Regioni del Centro-Nord. 2 Legge 8 novembre 2000, n. 328, “Legge quadro per la realizzazione del sistema integrato di interventi e servizi sociali”. 3 Legge 5 febbraio 1992, n. 104, "Legge-quadro per l'assistenza, l'integrazione sociale e i diritti delle persone handicappate.", pubblicata nella G. U. del 17 febbraio 1992, n. 39, S.O. 4 Com’è noto il Decreto disciplina la stipula fra i Servizi per l’impiego e le associazioni sindacali dei datori di lavoro e dei prestatori di lavoro comparativamente più rappresentative a livello nazionale e con le associazioni di rappresentanza, assistenza e tutela delle cooperative di cui all'articolo 1 comma 1, lettera b), della legge 8 novembre 1991, n. 381, e con i consorzi di cui all'articolo 8 della stessa legge, convenzioni quadro su base territoriale aventi ad oggetto il conferimento di commesse di lavoro alle cooperative sociali medesime da parte delle imprese associate o aderenti. 1 6 Area Politiche sociali e pari opportunità Per raggiungere gli obiettivi della ricerca sono stati realizzati due filoni di attività. Il primo filone è stato rappresentato da una ricognizione sulle strutture che, nelle Regioni interessate, lavorano all’inserimento lavorativo di soggetti disabili e che risultano coinvolte nella predisposizione e realizzazione di progetti individuali di inserimento lavorativo di disabili, sulla base di quanto previsto dalla Legge 104/925. La ricognizione – realizzata attraverso l’analisi in profondità di alcuni casi - è stata strutturata in modo da consentire una prima mappatura di questo tipo di servizi e la identificazione e descrizione delle principali modalità di intervento e tipologie di integrazione con i servizi sociali locali e i Centri per l’impiego. Il secondo filone ha invece riguardato la raccolta e l’analisi delle informazioni disponibili riguardanti le prime sperimentazioni di applicazione dell’articolo 14 del Decreto legislativo 10 settembre 2003, n. 276, nelle Regioni dell’Obiettivo 3. Nello svolgimento delle attività descritte sono stati tenuti in particolare considerazione gli aspetti relativi al coordinamento complessivo delle politiche per l’handicap a livello locale e dell’accesso delle persone disabili a specifici istituti e servizi di welfare e di politica attiva del lavoro. I due filoni di indagine sono stati organizzati nel quadro di una stessa procedura di raccolta di informazioni sul campo. Oltre al reperimento e alla catalogazione di atti amministrativi e di documentazione riguardante le tematiche in oggetto, la metodologia di indagine ha previsto la realizzazione di una serie di interviste in profondità ai responsabili e operatori delle strutture selezionate. Questo primo set di colloqui è stato completato da alcune interviste indirizzate a testimoni privilegiati quali operatori dei servizi di inserimento lavorativo, rappresentanti e operatori della cooperazione sociale; membri di Comitati tecnici provinciali; rappresentanti di associazioni locali di disabili. La griglia di intervista indirizzata a responsabili e operatori delle strutture è stata articolata in una serie di aree tematiche che, oltre ai dati identificativi del servizio, dovevano consentire di scandagliare aspetti quali: storia e articolazione del servizio; modalità di accoglienza e orientamento informativo dell’utente; modalità per la elaborazione della diagnosi di situazione; elaborazione del progetto individuale; percorsi di inserimento lavorativo; verifica nel tempo delle condizioni di inserimento; opportunità offerte all’autoimprenditorialità; esperienze di applicazione dell’art. 14 del Decreto 276/2003. Le aree problematiche inserite nella griglia indirizzata ai testimoni privilegiati comprendevano invece il ruolo svolto dalla cooperazione sociale in merito all’integrazione lavorativa delle persone disabili; la descrizione di alcune buone prassi di inserimento; gli avviamenti effettuati per mezzo dell’istituto della convenzione prevista dall’art. 12 della legge 68/99; le eventuali esperienze di inserimento lavorativo di disabili per mezzo dell’utilizzo dell’articolo 14 del Decreto legislativo 10 settembre 2003, n.276 (applicazione della legge 30/2003); i principali punti di forza e di debolezza degli strumenti legislativi attualmente disponibili per l’inserimento del disabile nel mondo del lavoro. Secondo quanto stabilito dall’art. 14 della Legge 8 novembre 2000, n. 328, “Legge quadro per la realizzazione del sistema integrato di interventi e servizi sociali” per realizzare la piena integrazione delle persone disabili di cui all’articolo 3 della legge 5 febbraio 1992, n. 104, nell’ambito della vita familiare e sociale, nonché nei percorsi dell’istruzione scolastica o professionale e del lavoro, i comuni, d’intesa con le aziende unità sanitarie locali, predispongono, su richiesta dell’interessato, un progetto individuale, secondo quanto stabilito al comma 2 dello stesso articolo. 5 7 Area Politiche sociali e pari opportunità La ricerca ha avuto inizio nel mese di luglio del 2004 e si è conclusa nel mese di dicembre dello stesso anno. La maggior parte delle rilevazioni sul campo ha avuto luogo fra il mese di agosto e quello di novembre. Nel complesso sono state contattati e intervistati responsabili e operatori di 37 strutture. La rilevazione delle informazioni e la redazione delle schede dei casi di studio (illustrate nel capitolo 5) sono state realizzate da6: Mattia Civico: Unità Organizzativa Lavoro – Servizio Integrazione lavorativa SIL (Azienda ULSS n.22, Bussolengo) Agenzia del Lavoro di Trento Servizio Integrazione Lavorativa (Azienda ULSS 8, Caerano San Marco) SIL Consorzio Isontino Servizi Integrati (Gradisca d’Isonzo) SIL Pieve di Cadore (ULSS di Belluno) SIL (Azienda Sanitaria di Pordenone) SIL CAMPP (Consorzio per l’Assistenza Medico PsicoPedagogica di Udine) SIL di Verona (ULSS n. 20 di Verona) SIL di Schio (ULSS n. 4 di Schio) Lucia Contemori Agenzia Lavoro (AUSL di Bologna) COL Coordinamento Opportunità Lavorative (AUSL di Rimini) Istituzione Servizi alla Persona: Inserimenti Socio Terapeutici (Comune di Livorno) Progetto per il Collocamento Mirato dei Disabili Psichici e Intellettivi (Azienda Sanitaria di Firenze) Servizio di Integrazione Lavorativa “SIL” (AUSL di Fabbriano) Servizio Accompagnamento al Lavoro “SAL” (Comune di Perugia) Servizio Sociale (AUSL di Pisa) Servizio Integrazione Socio-Sanitaria (Comune di Senigallia) Servizio Inserimento Lavorativo Disabili e Fasce Deboli (ASL di Terni) Servizio Integrazione Lavorativa (ASL 2 Fermignano) Unità Operativa Handicap Adulto (AUSL di Bologna) Unità Operativa Handicap Adulto: Agenzia Lavoro (AUSL di Cesena) Ufficio Borsa Lavoro (AUSL di Lucca) Sergio Quaglia Centro Studi per l’integrazione lavorativa dei disabili (ASL 3 “Genovese”) Inserimento Lavorativo – area consultoriale disabili (ASL di Cremona) Servizio Inserimento Lavorativo Disabili – SILD (ASL 2 Savonese) Servizio Inserimento Lavorativo (Consorzio Intercomunale per i Servizi Socio Assistenziali dei Comuni dell’Alessandrino) Servizio per l’Integrazione Lavorativa (Agenzia Regionale del Lavoro della Valle d’Aosta) Servizio Inserimenti Lavorativi (Consorzio intercomunale servizi sociali di Chivasso) Servizio Inserimenti Lavorativi (Consorzio Socio Assistenziale del Cuneese) Servizio Inserimenti Lavorativi – Agenzia Disabili (Comune di Parma) Servizio Integrazione Lavorativa (Comune di Reggio Emilia) Servizio Inserimenti Lavorativi Disabili (Comune di Lecco) Servizio Integrazione per Persone con Handicap (Consorzio CISSABO, Biella) 6 I riferimenti completi delle strutture intervistate sono disponibili nelle schede descrittive delle singole strutture di seguito presentate. 8 Area Politiche sociali e pari opportunità S.I.S.L. - Servizio Inserimenti Socio Lavorativi (Consorzio per l’Istruzione e la Formazione Artigiana e Professionale dei comuni di Sesto San Giovanni, Cologno Monzese e Cinsello Balsamo) Unità operativa Integrazione Lavorativa (ASL di Brescia) Unità Operativa Inserimenti Lavorativi - Progetto Apprendista & Stregone – Area Disabili (Azienda Speciale sovracomunale Offerta Sociale dei 29 comuni dell’area Vimercate-Trezzo) Unità per L’Orientamento e l’Integrazione Lavorativa (Comune di Monza) LE CRITICITÀ NEL PERCORSO DI AVVICINAMENTO AL LAVORO Il profilo che emerge dall’analisi del rapporto fra disabili e dimensione lavorativa testimonia la evidente pluralità dei percorsi che attraversano la fase lavorativa della vita di questa categoria di cittadini. Una pluralità che forma il panorama orogenetico – ci si passi la metafora – sul quale progettare e costruire le architetture dei servizi incaricati della presa in carico, in relazione al problema dell’integrazione nell’ambiente professionale. La combinazione dei momenti decisionali, o degli snodi afferenti al ciclo di vita del disabile, con quelli connessi alle procedure di funzionamento del collocamento mirato aiutano ad individuare i punti critici veri e propri dei sistemi che, a livello locale, si trovano a dover governare una rete di servizi dedicata ad affrontare la problematica dell’integrazione lavorativa. Il primo di questi punti critici è rappresentato dall’accesso stesso al sistema dei servizi. In questo caso l’ammontare delle iscrizioni agli elenchi provinciali del collocamento mirato, anche se non necessariamente sovrapponibile con il pubblico degli utenti potenziali di strutture come quelle prese in esame dall’indagine, può fornire una stima di quanta parte dei collettivi precedentemente citati si trasformi in pressione esercitata sui servizi competenti. Secondo i dati resi disponibili dalla Seconda Relazione al Parlamento sullo stato di attuazione della Legge 68/99, predisposta dal Ministero del Lavoro con la collaborazione dell’ISFOL7 i disabili iscritti in Italia agli elenchi provinciali risultavano essere nel 2003 oltre 475.000, il 51,7% erano donne. Oltre 98.000 delle iscrizioni registrate, pari al 20,6% del totale, erano state effettuate nello stesso 2003. In questo caso la componente femminile risultava ancora maggiore, arrivando a coprire il 54,9%. Nell’area del Nord-est veniva registrato il 7,9% del totale degli iscritti; in quella del Nord-ovest il 15,1%; al Centro il 19,3% ed il restante 57,5% nel Sud e nelle Isole. Solo nel Nord-est la componente femminile risultava minoritaria (42,5%), mentre nel Nord-ovest essa si collocava al di sotto della media nazionale (50,4%). Le stesse percentuali per il Centro e per il Sud corrispondevano rispettivamente al 53,5% e al 52,2%. La situazione particolare delle regioni coinvolte nella presente indagine viene riportata nella figura 1. 7 Ministero della Solidarietà Sociale, Norme per il diritto al lavoro dei disabili. Seconda relazione al Parlamento sullo stato di attuazione della Legge 12 marzo 1999, n. 68 2002 – 2003, Quaderni Spinn, Roma, 2004. 9 Area Politiche sociali e pari opportunità Figura 1 – Iscritti disabili e donne disabili iscritte al 31.12.2003. Situazione regionale LOMBARDIA TOSCANA PIEMONTE VENETO EMILIA MARCHE LIGURIA UMBRIA FRIULI V. G. TRENTO BOLZANO VALLE D'AOSTA Disabili Di cui donne 0 5.000 10.000 15.000 20.000 25.000 30.000 35.000 40.000 Fonte: Elaborazioni ISFOL su dati Ministero della Solidarietà Sociale Come si vede la componente femminile rimaneva elevata in tutte le ripartizioni, mentre la numerosità degli iscritti appariva in generale strettamente correlata alla dimensioni demografiche dei territori di appartenenza. In realtà lo snodo critico delle iscrizioni è preceduto logicamente (ma molto spesso non cronologicamente a causa delle pratiche arretrate) dalla certificazione dell’utente in quanto disabile con diritto di accedere ai benefici della normativa sul collocamento mirato. In accordo a quanto contenuto nella Seconda Relazione al Parlamento, il livello di operatività delle Commissioni sanitarie deputate a svolgere tale compito, si presentava, ancora nel 2003, fortemente differenziato sul territorio nazionale. Pur nella incompletezza delle province rispondenti, si segnalavano su tutto il territorio nazionale 378 Commissioni attive, il 22% delle quali nel Nord-est, il 12,6% nel Nordovest, il 18,5% al Centro ed il restante 46% nella ripartizione Sud e Isole. In realtà, pur ribadendo la incompletezza delle informazioni disponibili, la distribuzione degli accertamenti effettuati da queste Commissioni risultava diversamente distribuito, con il 35% circa collocato nel Nord-est; il 18,4% nel Nord-ovest; quasi il 30% al Centro e solo il restante 18,6% nel Sud. In tale quadro, le Regioni esaminate nella nostra indagine assommavano nel complesso a poco più dell’80% del totale degli accertamenti rilevati, con una media di accertamenti effettuati per Commissione che oscillava fra i 376 della Valle d’Aosta (una sola Commissione operativa) e i 22 del Friuli Venezia Giulia (13 Commissioni operative ma dati disponibili solamente per il 75% delle Province); a fronte di una media nazionale uguale a 100. Un terzo snodo critico lungo il percorso di integrazione lavorativa riguarda le opportunità di inserimento in termini di disponibilità di quota di riserva, cioè di posti riservati per legge ai disabili, nonché di compatibilità con le mansioni segnalate dalle imprese. I dati restituiti dalla Seconda Relazione al Parlamento, relativi a sole 72 province rispondenti, ci dicono che la quota di riserva totale era nel 2003 di 149.648 unità, con una netta preponderanza dei posti disponibili rinvenibile nella fascia dimensionale delle imprese con oltre 50 dipendenti. A fronte di questo dato le stesse imprese denunciavano una scopertura di 84.462 posti di lavoro corrispondente, pur tenendo conto della diversa distribuzione delle risposte, a circa il 56% del totale della quota di riserva. La percentuale più alta di scoperture veniva riscontrata comunque nella fascia dai 15 ai 35 dipendenti (46,6%), che corrispondeva, fatte le precisazioni di cui sopra in merito alla disomogeneità delle risposte, al 14,5% del totale della quota. La percentuale di scopertura più bassa si trovava invece in corrispondenza della fascia intermedia 36-50 (41,4%), che rappresentava anche l’insieme di posti riservati più ristretto, pari a poco più del 7% del totale. La fascia oltre 50 10 Area Politiche sociali e pari opportunità dipendenti arrivava infine a quasi il 46% di scopertura. La situazione delle regioni in esame è osservabile dalla figura 2. Figura 2 – Quota di riserva e scoperture. Anno 2003. Situazione regionale LOMBARDIA EMILIA R. VENET O FRIULI V. G. LIGURIA MARCHE Quota di riserva UMBRIA Posti scoperti BOLZANO T RENT O PIEMONT E VALLE D'AOST A T OSCANA 0 10.000 20.000 30.000 40.000 50.000 60.000 Fonte: Elaborazioni ISFOL su dati Ministero della Solidarietà Sociale Sia pur tenendo presente che anche in questo caso ci troviamo a commentare dati provenienti da una frazione del totale delle province, emerge evidentemente che la normativa attualmente in vigore permette effettivamente l’individuazione e, potenzialmente l’analisi dettagliata, di un notevole numero di posizioni lavorative cui indirizzare i disabili in possesso dei necessari requisiti. In particolare la quota di scoperture appariva, secondo i numeri, teoricamente in grado di coprire oltre il 43% dell’offerta rappresentata dalle iscrizioni. Tale percentuale corrispondeva nelle varie realtà regionali ad diverso grado di copertura, in parte dovuto allo squilibrio nel numero di rispondenti. In questa situazione un ulteriore snodo critico, forse quello più attinente ai contenuti esposti nei capitoli che seguono, è ovviamente rappresentato dalla disponibilità di servizi di avviamento al lavoro presenti capillarmente sul territorio. I dati riportati dal monitoraggio ISFOL dei Servizi per l’impiego ci dicono che nel 2003 l’81% dei Centri per l’impiego italiani era dotato di sportelli dedicati, o quantomeno dichiarava la disponibilità da parte degli operatori a fornire informazioni sulle opportunità previste dal collocamento mirato8. Tale disponibilità restava, come negli anni passati, significativamente legata alla dislocazione geografica. Il Centro Italia si segnalava per la più alta percentuale di sportelli operativi (97,7%) con un incremento del 16% rispetto al 2002. Anche il Nord-Est si attestava su valori percentuali analoghi (97,4%), ma che partivano da un pregresso già elevato (86% nell’anno precedente). L’area del Nord-Ovest presentava a sua volta valori in linea con la media nazionale (81,1%). Il Mezzogiorno, con 65,8% di Centri che dichiaravano l’attivazione dei servizi a favore delle persone con disabilità, continuava a presentare i numeri più lontani dal dato nazionale. Rimaneva tuttavia significativo il progresso ulteriormente compiuto da questa ripartizione nell’implementazione della Legge 68/99, se si pensa che nel 2002 meno della metà delle strutture dichiarava l’avvenuta attivazione di qualche servizio afferente al collocamento mirato (40,3%). La situazione relativa alle regioni dei SIL intervistati confermava le informazioni presentate secondo la disaggregazione per area geografica. In particolare, su 285 CPI di cui le Amministrazioni provinciali avevano fornito informazioni, ben 259 risultavano aver attivato questo tipo di servizi. Fra questi, 14 centri presentavano modalità di gestione esternalizzate, 13 delle quali collocate in Piemonte e la quattordicesima in Veneto. 8 ISFOL, Rapporto 2004, ISFOL, Roma, 2004, pp. 67 – 78. 11 Area Politiche sociali e pari opportunità Il dettaglio con il quale si è scelto di commentare questi dati è giustificato dalla fitta rete di interscambio ed eventualmente di reciproca assistenza che caratterizza il rapporto fra SIL e CPI. Come già rilevato nel corso dei precedenti monitoraggi dell’ISFOL9 e come è uscito confermato dalla lettura degli studi di caso, l’applicazione del collocamento mirato nell’area del Centro-nord si è caratterizzata in questi anni come un processo di transizione basato sull’azione sinergica dei SIL preesistenti e dei nuovi CPI. Già nel 2002 veniva rilevato che ai primi spettavano i compiti riconducibili alla riqualificazione, mediazione domanda/offerta e all’accompagnamento, variamente strutturati; mentre ai secondi rimaneva conferita una sorta di specializzazione di tipo amministrativo, o detto in altri termini, di garanzia dell’unitarietà della pratica individuale, in relazione a quanto previsto dalla Legge 68. Uno specifico quesito, inserito nel questionario del Monitoraggio SPI 2004 fornisce ulteriori ragguagli a tale proposito. In particolare, su 102 Province intervistate, 46 avevano segnalato l’esistenza sul proprio territorio di servizi per l’inserimento lavorativo dei disabili gestiti dai servizi sociali comunali e altrettante dai servizi sociosanitari. Nell’ambito della stessa rilevazione, 59 amministrazioni provinciali dichiaravano inoltre di collaborare con tali servizi. Il 32% circa di queste ultime erano situate nel Nord-ovest; il 28 e il 27% rispettivamente nel Nord-est e al Centro e solo il 6% al Sud. Non sempre è risultato chiaro se ci trova davanti ad una vera e propria fase di trasferimento di compiti e funzioni, coordinata dalle Province e basata sul tutoraggio dei Centri ad opera dei SIL, ovvero se si tratta dello sviluppo di una modalità implementativa originale, eventualmente supportata dalla esternalizzazione di strutture di servizio grazie al concorso delle organizzazioni non profit. Nel caso in cui la presente indagine abbia confermato l’una o l’altra delle ipotesi, desta comunque grande interesse l’aver rilevato il notevole sviluppo che le reti di relazione e collaborazione fra gli enti sono venute dimostrando nel quadro della messa in opera del collocamento mirato. Ciò anche a conferma della lungimiranza del legislatore che non aveva trascurato di dare risalto a tale aspetto all’interno del disegno della nuova normativa. Del resto lo stesso legislatore era certo consapevole che la possibilità concreta di applicare gli istituti (anche innovativi) previsti dalla normativa entrata in vigore nel gennaio del 2000 dipendeva in maniera critica dalla disponibilità di strutture organizzate e dotate dei mezzi idonei ad agire in questo ambito. Per comprendere meglio questo aspetto della problematica possiamo intanto ricordare che, nel 2003 è stato registrato un numero complessivo di disabili avviati al lavoro, in forza della legge 68/99, pari a 26.760. La ripartizione degli avviati disabili, in relazione alle tre modalità prefigurate dalla normativa, mostrava la prevalenza della richiesta nominativa rispetto alla chiamata numerica e all’utilizzo della convenzione. Mentre però la quota percentuale di avviati disabili tramite convenzione finiva quasi per eguagliare quella della richiesta nominativa - essendo pari rispettivamente al 41,8 e al 48,7% del totale - la porzione relativa alla chiamata numerica si collocava molto distante dalle altre due, arrivando a superare di poco il 9%. Per quanto riguarda la suddivisione per genere, la situazione mostrava una evidente sottorappresentazione della componente femminile in corrispondenza di tutte le modalità10. In particolare solo il 35% del totale degli avviamenti riguardanti i disabili era rappresentato da individui di sesso femminile. Questa proporzione rimaneva sostanzialmente inalterata anche laddove si considerava il dato relativo a ciascuna delle tre modalità di avviamento. Infatti poco più del 36% degli avviamenti numerici aveva interessato lavoratrici e lo stesso dicasi per l’avviamento tramite convenzione. Relativamente più bassa risultava peraltro la quota di donne disabili avviate su richiesta nominativa, che nell’anno di riferimento superava di poco il 33% del totale. La situazione delle regioni interessate dall’indagine è riportata nella figura 3, che sostanzialmente conferma il dato relativo alla sotto rappresentazione della componente femminile in relazione ai vari totali presi in considerazione. Unica eccezione l’avviamento numerico in Liguria. ISFOL, Monitoraggio SPI 2002. Analisi di profondità dei Centri per l’impiego: per target, per funzioni e per strutture, ISFOL, Monografie sul mercato del lavoro e le politiche per l’impiego, n. 6 2002. 10 Ministero della Solidarietà Sociale, Norme per il diritto al lavoro dei disabili., cit. 9 12 Area Politiche sociali e pari opportunità Figura 3 – Avviamenti per tipologia di istituto in percentuale sul totale, donne disabili.Anno 2003. Situazione regionale LOMBARDIA EMILIA ROMAGNA VENETO Convenzione PIEMONTE Richiesta nominativa Avviamento numerico TOSCANA LIGURIA UMBRIA FRIULI V. G. MARCHE VALLE D'AOSTA 0% 10% 20% 30% 40% 50% 60% Fonte: Elaborazioni ISFOL su dati Ministero della Solidarietà Sociale In termini percentuali gli avviati pesavano per poco meno del 6% sugli iscritti nazionali. Nel valutare un simile dato occorre ricordare quanto già sottolineato in altra sede e cioè che il collettivo degli iscritti agli elenchi provinciali non rappresenta di per sé l’offerta di lavoro espressa da cittadini disabili in un determinato territorio. Questo perché la composizione degli elenchi risulta per così dire gonfiata dalla presenza di quanti, ancorché dichiaratamente non disponibili all’avviamento, sono costretti ad iscriversi per ottenere una serie di benefici di altro tipo comunque previsti dalla normativa11. Il rapporto fra iscritti e avviati (Figura 4) vede nella regioni interessate dalla ricerca una percentuale pari al 12,1% in generale e del 9,3% nel caso specifico delle lavoratrici. 11 Per chiarezza riportiamo quanto già segnalato in sede di Rapporto ISFOL 2004 (cit.) e cioè che in deroga alla normativa sul collocamento ordinario, per le persone disabili permane l’iscrizione ad elenchi, anche ai fini del riconoscimento di previdenze. Una tale particolarità ha, come diretta conseguenza, la necessità di circoscrivere l’offerta di servizi di collocamento mirato ai soli disoccupati che si dichiarano disponibili al lavoro. Segnatamente, la difficoltà di determinare con esattezza questo bacino e quindi il numero reale di utenti, ha avuto come conseguenza una ripartizione di funzioni e carichi di lavoro spesso mal dimensionata rispetto alle reali disponibilità del territorio. Tale disagio è stato recepito dalla Conferenza Unificata Stato Regioni ed Enti locali che, nella seduta del 10 dicembre 2003, ha chiarito alcune incertezze interpretative correlate con l’applicazione del decreto Legislativo 19 dicembre 2002, n. 297, che completa il processo di riordino del collocamento avviato con il D.Lgs. n. 181 del 21 aprile 2000. In particolare, all’art. 3, la Conferenza Unificata sancisce: “1 - L’introduzione con il decreto legislativo 19 dicembre 2002, n. 297 dei concetti di immediata disponibilità al lavoro e ricerca attiva dello stesso connessi alla definizione dello stato di disoccupazione, e degli obblighi del servizio pubblico in tema di orientamento e offerta di lavoro od attività di riqualificazione, determinano problemi di concreta attuazione nei confronti dei disabili per i quali la legislazione vigente prevede la corresponsione di benefici previdenziali ed assistenziali (ad esempio assegni di invalidità, esenzione da ticket), subordinatamente all’accertamento dello stato di soggetto non impegnato in attività lavorativa, e come tale non percettore di reddito. Questa condizione prima soddisfatta dall’iscrizione alla prima classe del collocamento, oggi soppressa, deve intendersi, per effetto della nuova disciplina, soddisfatta dall’iscrizione del disabile nell’elenco speciale di cui all’art. 8 della legge 68/99 espressamente sottratto alla soppressione dal decreto legislativo 19 dicembre 2002, n. 297. 2 - Nelle more di un intervento legislativo organico su tutte le disposizioni che collegano i benefici allo stato di disoccupazione (il più urgente l’art. 13 della legge 30 marzo 1971, n. 118), si conviene sulla potestà delle Regioni di stabilire in via provvisoria che per i disabili, le certificazioni comunque connesse ai suddetti benefici siano rilasciate dall’ufficio competente subordinatamente al solo accertamento dell’iscrizione all’elenco di cui all’art. 8 della legge 12 marzo 1999, n. 68. Resta fermo l’impegno dei Servizi per l’Impiego di assicurare azioni e strutture adeguate ai fini dell’inserimento lavorativo dei disabili”. 13 Area Politiche sociali e pari opportunità Figura 4 – Rapporto tra iscrizioni e avviamenti. Anno 2003. Situazione regionale ITALIA TRENTO BOLZANO VALLE D'AOSTA EMILIA R. Rapporto avviati iscritti LOMBARDIA Di cui donne VENETO FRIULI V. G. PIEMONTE UMBRIA LIGURIA MARCHE TOSCANA 0% 5% 10% 15% 20% 25% 30% 35% 40% Fonte: Elaborazioni ISFOL su dati Ministero della Solidarietà Sociale A livello di singole regioni la variabilità del dato fa sì che esso oscilli da un massimo 36,3%, registrato nella Provincia Autonoma di Trento, ad un minimo del 5,9% mostrato dalla Toscana. Oscillazioni analoghe sono osservabili nello stesso rapporto per quanto riguarda le lavoratrici disabili. In questo caso si passa da percentuali di avviamento del 30,2% a Trento, ad un minimo del 4,2% nel caso della Toscana. Occorre peraltro notare che, come si può vedere dal grafico, il rapporto iscritte – avviate risulta inferiore a quello totale iscritti – avviati in tutte le regioni considerate, eccezion fatta per il Veneto, dove esso risulta migliore di un punto percentuale. Il peso assolutamente rilevante dell’istituto maggiormente innovativo introdotto dalla Legge 68/99 – rappresentato dalla convenzione regolata dall’art. 11 della legge stessa – oltre che dal numero di avviamenti risultava ulteriormente dimostrato dai numeri relativi alle convenzioni richieste e stipulate. Secondo i dati del Monitoraggio SPI dell’ISFOL, relativi al periodo gennaio – settembre 2003, le convenzioni per le quali era pervenuta la richiesta di stipula da parte dei datori di lavoro arrivavano a toccare quasi quota 8.500. Nello stesso periodo risultavano essere state stipulate dagli SPI qualcosa come 5.900 convenzioni, due dati questi ultimi peraltro perfettamente in linea con quelli registrati nel corso degli anni precedenti. La maggior parte delle convenzioni era stata richiesta nel Nord-est (oltre il 46%); seguivano il Nord-ovest (quasi il 34%), il Centro (10,8%) ed il Sud (9%). Parzialmente diversa appariva la distribuzione delle convenzioni stipulate, con oltre il 45% assegnato all’area nord-occidentale; il 28% a quella nord-orientale; il 17% al Centro ed il restante 9% ancora al Meridione. Come nel caso della rete di collaborazione fra SIL e CPI, approfondire in questa sede gli aspetti inerenti l’utilizzo di istituti come la convenzione ci consente di anticipare la grande rilevanza ad esso assegnata da tutte le risposte forniteci in sede di intervista degli operatori dei servizi coinvolti. In particolare ci preme mettere in evidenza il valore aggiunto fornito da strumenti regolativi flessibili, la cui originale combinazione permette di dare forma e sostanza a percorsi di integrazione personalizzati, accompagnati con le specifiche metodologie richieste dalla tipologia di disabilità via via interessata. La rilevanza della strumentazione regolativa che permette di flessibilizzare le fasi di ingresso del disabile nel mondo del lavoro, risulta di importanza primaria in un’ottica che dia priorità agli aspetti cognitivi e di adattamento al contesto produttivo. Strumenti quali la convenzione o il tirocinio permettono infatti da un lato al disabile di sperimentare inserimenti mediati e graduali in un’organizzazione produttiva; dall’altro al datore di lavoro di approcciare per passi successivi le problematiche inerenti la specificità di questa relazione di lavoro, possibilmente con l’appoggio 14 Area Politiche sociali e pari opportunità fattivo di operatori della mediazione. Ad ulteriore conferma di quanto stiamo argomentando possiamo commentare i dati forniti dalla Seconda Relazione al Parlamento in merito alle iniziative formative connesse alla stipula delle convenzioni ex art. 1112. Nel complesso delle province rispondenti (in questo caso 96 su 103) erano risultati interessati ad iniziative formative, connesse alla stipula delle convenzioni ex art. 11, 3.349 disabili. Di questi oltre il 54% aveva partecipato a tirocini formativi ed il 18,4% a tirocini d’orientamento. Una quota equivalente (9,8% in entrambi i casi) aveva potuto usufruire di contratti di formazione lavoro e di contratti di apprendistato, mentre il restante 7,6% aveva potuto avvantaggiarsi di iniziative previste dal comma 5 dell’art. 11 della legge (convenzioni con cooperative sociali ecc.) La prevalenza dei tirocini (formativi e di orientamento), che arrivava a sfiorare il 73% dei casi registrati, conferma a nostro parere che le iniziative formative finanziate grazie all’intervento dei Servizi per l’impiego (con il concorso dei SIL) si concentrano sul superamento delle barriere al primissimo ingresso nelle organizzazioni produttive del lavoro da parte degli interessati. Anche se la scarsa disponibilità di risorse può spingere i servizi competenti a concentrare gli interventi su quelle fasce di persone e su quei momenti del ciclo di vita lavorativa maggiormente esposti al rischio di esclusione, rimane la convinzione, avvalorata dalle informazioni raccolte dalla presente ricerca,di trovarsi di fronte ad un uso consapevolmente strategico di un insieme di istituti che, in questi anni, hanno di fatto consentito ad un numero rilevante di disabili di avvicinarsi al lavoro secondo traiettorie di collocamento effettivamente mirate. Al diffuso interesse manifestato dagli attori del mercato del lavoro nei confronti delle convenzioni regolate dall’art. 11, non ne corrisponde peraltro uno analogo per quanto riguarda gli accordi che prevedono il distacco del disabile assunto in azienda presso una cooperativa sociale o un disabile libero professionista (regolati dall’art. 12 della stessa Legge). Sulla base delle informazioni raccolte dalla Seconda Relazione al Parlamento, in tutto il 2003 sarebbero state infatti stipulate convenzioni di questo tipo per un totale complessivo di soli 20 accordi. Nello stesso periodo le richieste pervenute ai Servizi per la stipula di nuovi accordi non avrebbero superato le 11 unità. Per spiegare la diffusa disaffezione manifestata nei confronti dell’istituto, occorre affiancare alle problematiche direttamente connesse alle sue caratteristiche intrinseche la mancanza di indicazioni da parte del legislatore in merito a qualsivoglia strumentazione idonea a scandagliare i settori economici locali al fine di rintracciare le opportunità praticabili dalle cooperative in termini di commesse di lavoro, presupposto, com’è noto, della possibilità di esistenza dell’accordo stesso. PROGRAMMAZIONE DEGLI INSERIMENTI E RISORSE DISPONIBILI L’esame degli ultimi due punti critici merita un paragrafo dedicato, perché introduce un livello strategico di inquadramento del tema dell’integrazione lavorativa del disabile, che come si vedrà dall’analisi dei casi, non manca di avere un’influenza diretta sulle modalità di intervento dei singoli servizi. Com’è noto il legislatore ha assegnato al Comitato tecnico provinciale un ruolo chiave per quanto riguarda la pianificazione e la successiva verifica in corso d’opera degli inserimenti. Tale organismo è chiamato a svolgere compiti relativi alla valutazione delle residue capacità lavorative, alla definizione degli strumenti e delle prestazioni atti all’inserimento e alla predisposizione dei controlli periodici sulla permanenza delle condizioni di inabilità. Incardinato nell’ambito della Commissione provinciale per il lavoro, vede la propria funzione estendersi da quella di presa d’atto della compatibilità persona – mansione per singoli lavoratori, fino al rappresentare una delle sedi idonee alla discussione degli indirizzi tecnici e politici da assegnare all’implementazione del collocamento mirato. 12 Ministero della Solidarietà Sociale, Norme per il diritto al lavoro dei disabili, cit. 15 Area Politiche sociali e pari opportunità Sulla base delle informazioni disponibili l’organo risulta essere stato istituito praticamente in quasi tutte le Province13. La situazione nelle aree territoriali interessate dalla presente ricerca ci dice peraltro che, a fronte dell’istituzione dell’organo tecnico in tutti i territori, esso non risultava operativo a fine 2003 nelle Province di Asti e Lecco, mentre per quella di Alessandria le informazioni non risultavano disponibili14. A fronte di ciò, può rivestire un certo interesse verificare nel dettaglio la tipologia di compiti che il Comitato condivide con i Centri per l’Impiego e soprattutto con gli Uffici competenti di livello provinciale (tabella 2). In accordo alle modalità previste dalla rilevazione, l’attribuzione di un ruolo gestionale indica che l’organo in questione sovrintende effettivamente ad una certa procedura, anche nei casi nei quali non vi fosse operativamente coinvolto. Lo svolgimento di uno specifico ruolo non è peraltro inteso in senso esclusivo rispetto agli Uffici provinciali o ai CPI. La Redazione e gestione delle schede individuali è l’attività prevalente in tutte le ripartizioni geografiche, fatta esclusione per il Lazio dove si nota il dato anomalo relativo agli esoneri. Seguono il versante relativo alla gestione delle convenzioni, cui fa parzialmente eccezione proprio la ripartizione geografica del Centro; i colloqui di orientamento e la gestione del percorso formativo, che prevalgono però prevalentemente al Nord. Degne di nota nel Nord-est, le percentuali relative alla gestione dei prospetti informativi e delle richieste di avviamento nonché, anche se in minor misura alle verifiche del rispetto degli obblighi da parte datoriale. Tabella 1 – Compiti assegnati al Comitato tecnico provinciale. Per area geografica (v. %) NORDOVEST Ruolo Ruolo gestio esecuti nale vo Gestione prospetti informativi e richieste di avviamento Gestione della disciplina degli esoneri Verifica del rispetto dell'obbligo di assunzione e rilasci della certificazione di ottemperanza NORD-EST 4,3 36,4 4,3 4,5 4,3 9,1 Redazione e gestione delle schede individuali 21,7 Colloquio di orientamento e sviluppo percorso formativo 8,7 22,7 8,7 4,5 13,0 18,2 17,4 18,2 Gestione delle liste uniche Incontro domanda/offerta di lavoro Gestione delle convenzioni 4,3 CENTRO SUD E ISOLE Ruolo Ruolo Ruolo Ruolo Ruolo Ruolo gestio esecuti gestio gestional esecutivo esecutivo nale vo nale e 40,9 4,5 4,8 8,3 71,4 2,8 2,8 2,8 4,5 19,0 13,9 4,8 2, 2,8 4,5 9,5 5,6 4,8 13,9 8,3 2,8 2,8 Fonte: Monitoraggio ISFOL del collocamento mirato del lavoratori disabili 2003. I dati presentati rivestono un interesse specifico, nel contesto della ricerca, poiché come si vedrà nei capitoli successivi, i vari contesti locali hanno declinato in maniera originale, sotto la guida dell’Amministrazione provinciale, composizione, organizzazione e compiti del Comitato, in modo da fare fronte ad esigenze specifiche, individuate anche in sede di concertazione. Tale originalità non di rado si è spinta fino a istituire articolazioni sub provinciali degli organi tecnici e, in molti dei casi analizzati, a prevedere nel loro ambito la presenza di rappresentanti dei servizi di integrazione lavorativa. 13 Ibidem. Il caso della Provincia Autonoma di Trento rimanda a sua volta ad una interpretazione originale della normativa. Per informazioni dettagliate si suggerisce di consultare la scheda relativa al capitolo 4 del testo. 14 16 Area Politiche sociali e pari opportunità Ultimo ma non meno importante punto critico è quello della disponibilità di risorse. La natura dei servizi passati in rassegna, come l’analisi delle altre fonti informative regionali disponibili15 conferma, semmai ce ne fosse stato bisogno, che il funzionamento, sia dei SIL come degli altri servizi provinciali incaricati del collocamento mirato non potrebbe fare capo alle sole risorse in capo alla Legge 68/99. A tale proposito il rapporto fra l’ammontare dei trasferimenti annuali del Fondo nazionale per il diritto al lavoro dei disabili e il numero delle richieste di stipula di convenzioni può rappresentare una prima misura, anche se rozza, dello spazio di manovra che i le Amministrazioni responsabili hanno per venire incontro alle esigenze espresse dai datori di lavoro su questo fronte, nelle quattro ripartizioni geografiche. Senza entrare nel merito delle modalità con le quali i trasferimenti sono stati effettuati nel corso del periodo intercorso dall’entrata in vigore della legge, i dati denunciano in tutte le circoscrizioni un relativo peggioramento del rapporto fra le due grandezze. Ad un ridimensionamento comunque vistoso dell’ammontare della somma trasferita nel 2003, a confronto di quella relativa al 2000 (meno 40%), corrisponde un ridimensionamento del rapporto stanziato/convenzioni richieste che per l’Italia comporta una riduzione pari al 64% dei fondi in teoria a disposizione per ogni convenzione richiesta dai datori di lavoro. Tale peggioramento grava maggiormente sulle circoscrizioni nord-orientale e meridionale. Mentre infatti nel caso del Nord-est e nel Mezzogiorno lo scarto negativo arriva rispettivamente al 63 e all’81%, nel Nord-ovest e nel Centro esso si mantiene entro livelli relativamente più contenuti, facendo registrare rispettivamente un meno 48 e un meno 33%. L’INTEGRAZIONE LAVORATIVA DEI DISABILI ALL’INTERNO DELLO SCENARIO DI RIFORMA DEL WELFARE L’entrata in vigore della legge 68/99 ha determinato certamente, almeno a giudizio dei servizi intervistati, un innalzamento del tasso di successo degli inserimenti. La stessa qualità degli inserimenti appare, a giudizio dei più, migliorata nel tempo. Laddove si assiste ad una flessione nel numero di inserimenti, dopo un periodo iniziale di significativi aumenti, ci si trova in realtà a confrontarsi con territori gravati da processi più ampi di riconversione produttiva16. Occorre peraltro ricordare che, almeno sulla base delle informazioni raccolte dall’OECD 17, l’Italia è fra quei paesi dove è risultata più alta la percentuale di disabili in età da lavoro che non ricevono reddito né dalle loro attività professionali né dal sistema dei benefici (30%, considerando la fascia d’età 20-64 anni). Questa situazione peggiora prendendo in considerazione i disabili che non lavorano: in questo caso il 42% dei disabili in età da lavoro e senza una occupazione risulta anche privo di qualsivoglia beneficio pensionistico. Più in generale, la problematica della costruzione di un equilibrato mix di politiche per il lavoro e di politiche di sostegno al reddito costituisce uno dei temi principali del dibattito internazionale ed europeo, a proposito di disabilità. Come autorevolmente ricordato dall’OECD 18 i principali problemi a riguardo comprendono ad esempio il fatto che le modalità con le quali vengono progettati i sistemi di trasferimento ai disabili e gli interventi di politica del lavoro possono determinare di fatto una situazione di dipendenza dai benefici per la maggior parte dei disabili in condizioni di lavorare. Quelli che l’OECD definisce l’impacchettamento della disabilità (in termini 15 Ibidem. A. Scialdone, P. Checcucci, F. Deriu (a cura di), Società dell’informazione e persone disabili, Guerini e associati, Milano, 2003. 16 17 OECD, Trasforming Disability into Ability. Policies to promote work and income security for disabled people, OECD, Paris, 2003, pp. 40-41. Christopher Prinz (OECD Social Policy Division), Towards a coherent policy mix, intervento al Seminar on “Active Labour Market Policies for People with Disabilities”, Brussels, Belgium, 9 July 2002. 18 17 Area Politiche sociali e pari opportunità soprattutto di scarsa permeabilità fra disabili e non disabili); lo scarso livello di aspettativa in merito a quanto il disabile deve fare per integrarsi nel mercato del lavoro e un ancora scarso coinvolgimento positivo degli imprenditori nell’implementazione delle politiche di inserimento contribuiscono ad aggravare gli aspetti legati alle benefit traps. Nel caso dell’Italia, il varo della Legge 68/99 ha certamente esaltato il ruolo di garanzia e di trasparenza che i Servizi pubblici per l’impiego sono chiamati ad esercitare in relazione al mercato del lavoro. Ruolo che, nel caso di un target dotato di caratteristiche peculiari quale quello dei disabili, appare per il momento insostituibile. Le evidenze empiriche accumulate in questi anni di verifica del funzionamento della riforma, soprattutto dall’ISFOL e dal Ministero del Lavoro, dimostrano del resto come lo sviluppo di policy mix locali che vedano la convergenza di misure di politica attiva e di politica sociale, costituiscono la vera chiave universale per lavorare all’integrazione sociale ed economica di cittadini altrimenti impossibilitati a confrontarsi con il mercato del lavoro aperto. Le esperienze passate in rassegna in questo volume rispondono per molti versi a queste caratteristiche, fatte salve le specificità storiche e territoriali. Come si vedrà meglio nei capitoli successivi, i modelli e le prassi di successo emersi da anni di sperimentazione hanno successivamente trovato nella pianificazione degli interventi sociali messa a punto all’indomani del varo della Legge 328/2000 di riforma dei servizi sociali, se non necessariamente risorse aggiuntive, almeno un rilancio in termini di presa in carico globale dell’utente e di strategia di rete dei servizi stessi. In questo quadro emerge come in alcuni casi significativi sia stata di aiuto la spinta verso la conquista dell’autonomia, proveniente dal mondo della disabilità. A riguardo non sembra peregrino affermare che acquisire informazioni ulteriori su questi temi possa servire da stimolo per affinare le metodologie di valutazione delle politiche attive per il lavoro promosse anche per i cittadini cosiddetti normodotati. 18 Area Politiche sociali e pari opportunità REPERTORIO DEGLI STUDI DI CASO 19 Area Politiche sociali e pari opportunità AGENZIA LAVORO (AUSL DI BOLOGNA) Riferimenti Responsabile: Indirizzo: Comune Provincia Regione Telefono: Fax: E-mail: Sito web: dott. Mariano Bassi: Agenzia Lavoro e Direttore del Dipartimento di Salute Mentale via Pepoli, 5 Bologna Bologna Emilia Romagna 051/6584268 051/6492322 [email protected] STORIA E ARTICOLAZIONE DEL SERVIZIO L’Agenzia Lavoro nasce come progetto attraverso una disposizione del novembre 2001 da parte del Direttore del Dipartimento di Salute Mentale dott. Fabrizio Assioli su idea del dott. Mariano Bassi Responsabile dell’Area Dipartimentale EST. Essa aveva lo scopo di avviare la sperimentazione di un modello operativo innovativo che migliorasse in termini qualitativi e quantitativi gli interventi di formazione e di inserimento al lavoro dei pazienti psichiatrici. I due Coordinatori, Vincenzo Trono e Giogoli Anna Maria, hanno avuto il compito di redigere e creare il progetto, inizialmente lavorando solo sull’Area Dipartimentale EST del Dipartimento di Salute Mentale della AUSL Città di Bologna ed in seguito, dal 2003, su tutto il territorio del Dipartimento di Salute Mentale della AUSL della Città di Bologna. Nel tempo l’Agenzia Lavoro ha consentito di creare uno spazio ad hoc per la formazione e l’inserimento lavorativo dei pazienti, dedicando personale esclusivamente a questo scopo. Nel far questo ha capitalizzato l’esperienza acquisita da operatori che a Bologna lavoravano dalla metà degli anni ottanta nell’ambito dell’inserimento lavorativo e formativo, dall’applicazione della Legge 180, attraverso il progetto “Lavoro Disabilità” della Provincia di Bologna in cui erano presenti i servizi Handicap, Psichiatria e Ser.T. L’Agenzia Lavoro è un Servizio che nella sua attività prevede la collaborazione e l’integrazione con altri Servizi: le Unità Operative Handicap Adulto (AUSL) e i servizi per le Tossicodipendenze (AUSL) per gli utenti a doppia diagnosi, i Centri Diurni, il Centro per l’Impiego: Ufficio Inserimento Lavorativo Disabili e Collocamento Ordinario, il Comune di Bologna, il mondo delle imprese e della cooperazione Sociale soprattutto di tipo B, le Agenzie Interinali, i Sindacati, gli Enti di Formazione, le Associazioni di Volontariato. Dal 28 Aprile 2004 é stato attivato un “Protocollo Operativo per l’Inserimento al Lavoro dei Disabili ex Legge 68/99 con particolare attenzione ai casi complessi e multiproblematici” fra 20 Area Politiche sociali e pari opportunità Azienda USL di Bologna (nei Servizi: Ser.T, Salute Mentale, Handicap Adulto), Provincia e Comune di Bologna. FUNZIONAMENTO DEL SERVIZIO E METODOLOGIA DI INTERVENTO Il servizio ha un Responsabile (che coincide con la figura del Direttore del Dipartimento di Salute Mentale della Città di Bologna); due Coordinatori (un Educatore Professionale e un’Assistente Sociale); cinque Operatori Educatori Professionali. A questo personale si aggiungono sei Assistenti Sociali e una Educatrice Professionale, dei 5 Centri di Salute Mentale della Città di Bologna, che collaborano e partecipano alle riunioni di staff. Tutte le persone che lavorano all’Agenzia Lavoro hanno in media dieci anni di esperienza lavorativa. L’attività dell’Agenzia Lavoro è rivolta potenzialmente a tutti i pazienti psichiatrici, disabili e non, in età lavorativa, seguiti dai cinque Centri di salute mentale del Dipartimento di Salute Mentale AUSL di Bologna, per i quali l’equipe territoriale ritiene sia utile e necessario costruire un progetto riabilitativo finalizzato all’inserimento lavorativo e/o formativo. (300 utenti in carico nel 2002, 190 utenti con invalidità e 139 senza invalidità nel 2003). L’utente arriva all’Agenzia tramite l’invio dello Psichiatra/Psicologo del Centro di Salute Mentale che ritiene sia utile e necessario costruire un progetto di inserimento formativo e/o lavorativo. L’invio viene effettuato tramite una apposita “Scheda d’Invio Agenzia Lavoro” dove vengono date informazioni circa la diagnosi, le esperienze formative e professionali, la situazione familiare ed economica, vengono indicati criteri di priorità riguardanti l’integrazione lavorativa e gli obiettivi. In ogni caso è previsto un incontro con lo Psichiatra che ha effettuato la segnalazione. Una volta acquisite le informazioni viene designato l’operatore che prende in carico il paziente per la definizione di un eventuale progetto e avviene il primo incontro con l’utente, di solito presso l’ambulatorio dello Psichiatra. L’incontro è funzionale ad una conoscenza personale di entrambe le parti e alla presentazione del servizio precisando il tipo di supporto che può offrire. Peraltro l’utente è già stato informato dallo Psichiatra responsabile del trattamento di cura su cosa è l‘Agenzia. Durante questa prima fase di conoscenza (Percorso di Osservazione), che può comprendere anche quattro o cinque colloqui, vengono raccolte informazioni e analizzate le condizioni del paziente e viene aperta una cartella personalizzata (cartacea e informatizzata) che contiene: la “Griglia per la Raccolta Dati” riguardante: la storia dell’utente e della sua famiglia, l’insorgenza del sintomo, l’inizio del rapporto con il CSM, il tipo di intervento attivato dal CSM, la situazione attuale, approfondimenti circa le esperienze scolastiche, formative e lavorative, approfondimenti sulle abilità e competenze, relazioni, copia delle certificazioni ex Legge 104 o 68 per le persone che le posseggono, schede di valutazione. Quello che viene effettuato è un bilancio delle competenze lavorative della persona attraverso i colloqui o esperienze di tirocinio in situazione lavorativa. Durante i colloqui si discute dell’andamento di questa fase con l’utente ed alla fine della fase conoscitiva si svolge un incontro con lo Psichiatra nel corso del quale vengono spiegati i motivi per cui è possibile proseguire il percorso all’interno dell’Agenzia. Se la persona non fosse pronta per progetti lavorativi si procederebbe a ridefinire insieme a lui e allo Psichiatra di riferimento. Nell’elaborazione del progetto vengono utilizzate le schede di: “Relazione Sintetica Ipotesi di Progetto” e la “Scheda di Progetto” dove vengono esplicitati gli obiettivi relativi, la tipologia di 21 Area Politiche sociali e pari opportunità azione formativa (tirocinio, corso di formazione, ecc), la mansione lavorativa, il programma di attività, la tipologia di supporto, i tempi e le verifiche previste. Con l’attivazione dell’osservazione in situazione (tramite tirocinio) viene utilizzata una scheda di valutazione dell’ambito lavorativo dove vi sono parametri osservativi sugli aspetti relazionali, comportamentali, sociali, sul saper fare, e sull’apprendimento. Tale scheda è divisa in tre parti per la valutazione iniziale, in itinere ed alla fine del percorso. Le modalità con le quali avviene l’avviamento al lavoro della persona disabile sono le seguenti. Borsa Lavoro: un percorso formativo in situazione lavorativa promosso direttamente dalla Azienda USL che apre la copertura assicurativa INAIL ed effettua una comunicazione all’Ispettorato del Lavoro. Prevede un foglio di presenze e vi è una regolamentazione amministrativa. All’utente viene dato un gettone di presenza pagato dalla USL. La Borsa Lavoro è un istituto formativo che permette alla persona di fare uno stage direttamente all’interno di una azienda e può avere tre finalità: 1. osservazione – orientamento al lavoro: per valutare le competenze sia personali che professionali in situazione di lavoro prima di intraprendere un percorso finalizzato all’assunzione. Attraverso tale stage l’utente e l’operatore possono capire quale può essere il tipo di attività e di percorso da intraprendere successivamente. Il percorso di orientamento al lavoro viene attivato in contesti lavorativi molto disponibili, accoglienti per un massimo di 20 ore lavorative settimanali; 2. finalizzate all’assunzione: dalle 20 alle 36 ore settimanali, per adattarsi all’orario di lavoro normale; 3. occupazionale: terapia occupazionale per persone in condizioni di cronicità – disabilità molto marcate che non possiedono le competenze necessarie per poter aspirare ad un assunzione (massimo 20 ore lavorative settimanali). Il tirocinio (Legge 196/97) del Centro per l’Impiego: Tirocinio Formativo e di Orientamento che viene utilizzato per due finalità: 1. applicazione della Legge 68/99 all’interno del progetto di formazione “Servis 68” finanziato dalla Provincia e gestito dalla Cooperativa Sociale di Tipo B CSAPSA che dispone di un pacchetto di Corsi Formativi all’interno di Tirocini Formativi e di Orientamento finalizzati all’assunzione, 2. conoscenza dell’utente. Infine, tirocinio art. 11 l. 69/99 del Centro per l’Impiego: tirocinio finalizzato all’assunzione. Ove necessario sono previsti anche corsi di formazione personalizzati o in piccoli gruppi (3-4 persone) con stage personalizzati e finalizzati all’assunzione. Il Centro per l’Impiego fornisce all’Agenzia l’elenco delle ditte sottoposte all’obbligo di legge della 68. L’incrocio domanda-offerta viene effettuato dall’Agenzia che ha una conoscenza approfondita dell’utenza. Una volta che il CPI. ha stipulato la convenzione con l’azienda concorda con l’Agenzia le modalità dell’ inserimento lavorativo, il cui progetto è però gestito interamente dall’Agenzia Lavoro. In tutti i percorsi l’Agenzia Lavoro svolge una vera e propria funzione di mediazione fra le esigenze del lavoratore disabile e quelle dell’azienda, la funzione di mediazione è il lavoro principale del servizio. La verifica in corso d’opera delle condizioni di inserimento è prevista nel progetto, ed assume modalità diverse a seconda dell’utente e della situazione formativa o lavorativa in cui si trova e può andare da visite in azienda più o meno frequenti a telefonate in azienda ad incontri con l’utente presso l’Agenzia. Viene utilizzata la “Scheda di Valutazione” dell’ambito lavorativo relativa ai tirocini dove vi sono parametri osservativi sugli aspetti relazionali, comportamentali, sociali, sul saper fare, e 22 Area Politiche sociali e pari opportunità sull’apprendimento. Tale scheda è divisa in tre parti per la valutazione iniziale, in itinere ed alla fine del percorso. La funzione di tutoraggio è svolta oltre che dagli operatori dell’Agenzia anche da un tutor aziendale (nei percorsi di formazione al lavoro) o da un tutor della Cooperativa nel caso dei tirocini gestiti dalla Cooperativa CSAPSA. Le situazione di crisi vengono affrontate tramite colloqui in cui sono presenti sia l’azienda che l’utente. In situazioni di scompenso clinico molto forte l’Agenzia fa intervenire lo Psichiatra che può proporre un intervento psicoterapeutico o farmacologico, lo Psichiatra non è coinvolto nella relazione con l’azienda, ma svolge una azione di supporto per l’utente. 23 Area Politiche sociali e pari opportunità AGENZIA DEL LAVORO DI TRENTO Riferimenti Responsabile: Indirizzo: Comune Provincia Regione Telefono: Fax: E-mail: Sito web: Dott. Ghirotti via Guardini, 75 Trento TN Trentino- Alto Adige 0461/406005 [email protected] LA STORIA DEL SERVIZIO La Provincia Autonoma di Trento ha una lunga ed accreditata esperienza di politica del lavoro, ben integrabile con i nuovi poteri in materia di collocamento recentemente acquisiti. L’Amministrazione provinciale dispone di una struttura specializzata ormai consolidata, l’Agenzia del Lavoro, istituita con Legge Provinciale n.19/83, deputata a gestire tutte le attività di politica del lavoro ed i servizi per l’impiego. I servizi per l’impiego e le attività di politica attiva del lavoro sono orientati alla loro massima integrazione nell’ambito dei Centri per l’Impiego, presenti capillarmente sul territorio (gli uffici presenti a livello periferico sono dodici). Gli obiettivi e la programmazione degli interventi venivano e vengono definiti all’interno di piani triennali di politica del lavoro, adottati dalla Giunta Provinciale. Ogni piano di politica del lavoro delinea le priorità, le tipologie, nonché i criteri e le modalità di attivazione degli interventi, rivolti ad un’utenza diversificata, sia per problematiche, che per risorse professionali utilizzabili. Lo scopo, che accomuna tutti gli interventi era ed è quello di contribuire a rendere effettivo il diritto al lavoro e l’elevazione professionale dei lavoratori. Gli utenti del servizio sono tutte le persone con diritto al collocamento mirato in base alla Legge 68/99 e le persone svantaggiate e/o disabili soggette ad esclusione sociale o con oggettive difficoltà di ingresso nel mercato del lavoro FUNZIONAMENTO DEL SERVIZIO E METODOLOGIA DI INTERVENTO I progetti individualizzati di inserimento lavorativo, in Trentino, sono attuati dall’Agenzia del lavoro in base al Documento “Interventi di politica del lavoro” attualmente vigente. Pertanto è l’operatore di riferimento per la Legge 68/99 che può attuare il progetto di inserimento individualizzato anche presso gli Enti pubblici, quindi anche presso i Comuni, su richiesta dell’Ente che ha individuato la persona da inserire tramite gli strumenti offerti dal sopraccitato documento: il tirocinio di orientamento e formativo, il corso formativo, l’assunzione all’interno delle convenzioni di programma. La deliberazione della Commissione Provinciale per l’Impiego di data 03.10.2001 .n 284 e ss. mm. prevede inoltre da parte degli Enti pubblici la facoltà di assumere nominativamente, all’interno delle convenzioni di Programma per la copertura graduale della quota d’obbligo, “limitatamente alle persone disabili che presentino particolari difficoltà di inserimento nel mondo del lavoro” Visto che l’obiettivo principale della 68/99 è quello di favorire l’incontro tra le esigenze delle aziende e dei lavoratori disabili per mezzo del collocamento mirato, è necessario fornire gli 24 Area Politiche sociali e pari opportunità strumenti per una adeguata valutazione dei disabili sotto molteplici aspetti (capacità , potenzialità, motivazioni, aspettative). Pertanto, la strada scelta dalla Provincia Autonoma di Trento, sotto il profilo normativo, è stata quella di assegnare la priorità all’aspetto valutativo e certificativo propedeutico all’avviamento al lavoro, in funzione dell’individuazione di percorsi di collocamento mirato, in sintonia con la filosofia della nuova legge. L’articolo 26 comma 7 della L.P. 20.03.2000 n.3 ha previsto che “all’accertamento delle condizioni di disabilità di cui all’art. 1, comma 4, della legge n.68 del 1999, provvede la Commissione per l’accertamento dell’handicap, istituita dall’Azienda provinciale per i Servizi Sanitari ai sensi dell’art. 4 della legge 5 febbraio 1992, n.104 (omissis) secondo criteri e modalità fissati con deliberazione della Giunta Provinciale.” Tale norma prevede, inoltre, che la sopra citata commissione venga integrata da un esperto del settore dell’inserimento lavorativo, nominato dall’Agenzia del lavoro. Le successive deliberazioni della Giunta Provinciale (n.1053/2000, 3016/2002, 1968/2002,1089/2003) hanno definito le modalità di attuazione del dettato normativo, tramite “Disposizioni e linee operative per la valutazione e la certificazione dei soggetti disabili (invalidi civili, ciechi civili, sordomuti e portatori di handicap) ai fini dell’applicazione delle norme per il diritto al lavoro contenute nella Legge 12 marzo 1999, n. 68”. Al fine di provvedere all’erogazione di servizi per l’inserimento lavorativo dei disabili l’Agenzia del lavoro ha istituito, con deliberazione del Consiglio di Amministrazione n 11 di data 11 Aprile 2001 un apposito Gruppo tecnico. L’attività del Gruppo tecnico ha lo scopo di garantire il massimo raccordo tra i servizi coinvolti, nonché di fornire le informazioni necessarie, affinché la Commissione sanitaria integrata possa svolgere efficacemente il proprio compito. Il Gruppo tecnico, attualmente si compone delle seguenti figure professionali: una psicologa psicoterapeuta coordinatrice del Gruppo tecnico con il ruolo di esperto di inserimento lavorativo, all’interno della Commissione sanitaria Integrata; una assistente sociale con il ruolo di collegamento con i servizi sociosanitari esterni, i settori interni dell’Agenzia del lavoro; e con il ruolo di sostituto dell’esperto di inserimento lavorativo; uno psichiatra psicoterapeuta con il ruolo di supportare la valutazione e progettazione dei percorsi di inserimento lavorativo dei disabili psichici; due addetti alle attività amministrative. Il Gruppo tecnico si avvale anche della collaborazione degli operatori, di cui alla L. 68/99, presenti presso i Centri per l’impiego territoriali, nonché della collaborazione dei funzionari presenti in Agenzia responsabili del monitoraggio delle aziende soggette ad obbligo di assunzione. La persona inoltra all’Azienda Provinciale per i Servizi Sanitari istanza di accertamento dell’invalidità civile, finalizzata al successivo avviamento al lavoro. Viene poi sottoposta a visita dagli organi sanitari (medico legale o altro specialista), previsti dalla LP 07/98, che esprimono anche un primo giudizio medico - legale sulla collocabilità. Se la persona viene dichiarata invalida civile con una percentuale uguale o superiore al 46% ed è collocabile al lavoro, può accedere al percorso di inserimento lavorativo previsto dalla L.68/99. L’Azienda Provinciale per i Servizi Sanitari trasmette il verbale di accertamento al soggetto interessato e al Gruppo Tecnico dell’Agenzia del lavoro, fornendo alla persona informazioni su come attivarsi qualora interessata ad iscriversi alle liste previste dalla L.68/99. Per fare ciò, la persona interessata deve presentarsi presso il Centro per l'impiego del comprensorio di residenza, dove potrà rivolgersi all’Operatore di accoglienza, con il quale effettuerà un primo colloquio. L’Operatore di accoglienza costituisce un primo filtro tra una valutazione medico/sanitaria e la conoscenza delle normative previste per il collocamento mirato. La peculiarità di questo ruolo è quella di saper accogliere ed accompagnare l’utente nella conoscenza di quanto il mercato offre, sapendo cogliere nelle richieste dell’utente sia le necessità lavorative che gli aspetti di “sofferenza”, legati alla sua storia personale. Tale figura professionale offrirà sostegno all’utente nella fase di 25 Area Politiche sociali e pari opportunità raccolta delle prime informazioni, come previsto dagli adempimenti di legge, e presenterà tutte le opportunità aziendali disponibili sul fronte della domanda. L’operatore approfondisce gli aspetti legati alle esperienze lavorative pregresse raccogliendo sia dati oggettivi (curriculum lavorativo, livello di professionalità raggiunto, tipo di operatività richiesta ecc.), sia elementi legati ai vissuti della persona in termini di esperienze maggiormente significative, motivazioni, aspetti relazionali e ambientali del contesto di lavoro e così via. Nel colloquio vengono, inoltre, approfonditi gli aspetti legati al futuro percorso lavorativo. Tale documentazione viene fatta pervenire al Gruppo Tecnico il quale, contestualmente, attiva anche tutti i servizi socio/sanitari territoriali e formativi per la raccolta delle “informazioni utili a rilevare la posizione della persona disabile, nel proprio ambiente, la situazione familiare, di scolarità e di lavoro” (delibera GP 1353/2000). La documentazione così raccolta è trasmessa alla Commissione Sanitaria Integrata, che, successivamente alla convocazione del disabile, redige la diagnosi funzionale, contenente una valutazione delle capacità globali attuali e potenziali del disabile. La Commissione dovrà redigere una relazione conclusiva, contenente le linee progettuali per l’integrazione lavorativa, indicandone le tipologie di inserimento. Il profilo lavorativo viene, quindi, trasmesso al disabile, al Gruppo tecnico ed ai responsabili dei servizi socio-sanitari presenti in Commissione Sanitaria Integrata. Da questo momento l’operatore L. 68/99 potrà, con la consulenza del Gruppo tecnico, che provvede tramite incontro con l’operatore a trasmettere il profilo lavorativo licenziato dalla Commissione Sanitaria Integrata e in sinergia con quanti hanno partecipato alla stesura del profilo, attivare gli idonei strumenti per l’inserimento lavorativo. L’utente viene chiamato in commissione sanitaria integrata prima della definizione della diagnosi funzionale e riceve per iscritto la relazione conclusiva. Nella lettera di trasmissione del profilo lavorativo viene data indicazione alla persona di rivolgersi, per i successivi adempimenti, al Centro per l’Impiego territorialmente competente. L’operatore di riferimento, che ha in carico la persona, dopo l’incontro di consulenza con l’esperto dell’inserimento lavorativo presente in Commissione, attiverà il progetto di “collocamento mirato” coerente con quanto formulato dalla Commissione medesima. La Commissione Sanitaria Integrata può valutare che il soggetto disabile abbia bisogno di un periodo propedeutico al collocamento mirato. In questo caso il soggetto non sarà più in carico all’Agenzia del Lavoro, ma al Servizio Sociale. Terminato il periodo di formazione, il Servizio Sociale, in base all’esito del percorso propedeutico effettuato, potrà effettuare richiesta al Gruppo Tecnico di revisione del profilo. Il Gruppo Tecnico, quindi, riattiverà le procedure di accertamento da parte della Commissione Sanitaria Integrata per una rivalutazione del caso e per un eventuale inserimento in un profilo finalizzato all’inserimento lavorativo. È l’Agenzia del Lavoro che effettua la rilevazione delle scoperture presenti nelle aziende e negli Enti Pubblici, predisponendo un’analisi delle mansioni disponibili riferite alle diverse realtà lavorative L’operatore di riferimento verifica periodicamente gli andamenti e soprattutto è disponibile a raccogliere segnali di eventuale difficoltà sia dall’interessato, sia dalla famiglia che naturalmente dall’azienda. Nelle situazioni di difficoltà viene attivata la rete di sostegno all’utente, tramite il coinvolgimento dei Servizi/ sociosanitari territoriali che hanno in carico l’utente. Vi è inoltre la possibilità, per i disabili in possesso del profilo lavorativo di rivedere il profilo licenziato dalla Commissione sanitaria integrata, con una nuova visita presso alla medesima Commissione. L’Agenzia del lavoro può attivare diversi strumenti per la realizzazione di percorsi di collocamento. L’ Orientamento è un sostegno offerto all’utente che si trova in una fase decisionale, legata ad un momento di cambiamento e/o di passaggio. E’ un processo evolutivo centrato sulla persona allo scopo di favorire una maggior conoscenza di sé, delle proprie attitudini, interessi, motivazioni e 26 Area Politiche sociali e pari opportunità capacità. Con esso si deve favorire una maggior consapevolezza dei bisogni individuali e fornire informazioni sulle risorse presenti sul territorio. Si svolge tramite una consulenza individuale che si esplica attraverso dei colloqui con l’utente e la famiglia. L’Operatore di riferimento avrà come scopo, in questi colloqui, quello di integrare le informazioni raccolte, ricostruendo la storia individuale ed analizzando nello specifico le problematiche che possono avere influito e/o che si ripercuotono sulla progettazione dell’inserimento lavorativo. Quindi, si approfondirà l’adattabilità della persona alle diverse possibilità di qualificazione, riqualificazione, riabilitazione professionale, nonché ai fini di attività di sostegno alla gestione di ruoli lavorativi che verranno ad essere acquisiti. Per ridurre la rigidità esistente tra la domanda e l’offerta di lavoro, vengono effettuati interventi di Formazione in situazione secondo modalità, durata e approccio formativo commisurati alle specifiche esigenze dell’utente e del datore di lavoro (mansionario previsto). In questa fase, assieme all’Operatore di riferimento, collaborerà l’analista aziendale, con funzioni di individuazione ed analisi delle posizioni di lavoro e dei parametri tecnici di produttività. Gli istituti utilizzati sono: il tirocinio di orientamento e formativo, che costituisce un’esperienza di esclusivo addestramento professionale sul luogo di lavoro e può essere sostenuto da momenti di formazione teorica; corsi formativi individualizzati. Nella fase della Mediazione al collocamento l’Operatore di riferimento deve essere in grado di sensibilizzare il datore di lavoro rispetto alle problematiche presentate dal soggetto. In questo lavoro di mediazione è supportato dall’analista aziendale, per individuare eventuali posizioni di lavoro, ausili e mansionario, rispettosi delle capacità presenti e delle potenzialità del soggetto. Da questa attività di mediazione nascerà un progetto di inserimento lavorativo individualizzato che è sottoposto all’esame della Commissione Sanitaria Integrata per la valutazione della compatibilità tra diagnosi funzionale accertata e collocamento mirato del soggetto. La mediazione al collocamento prosegue con l’attivazione e il monitoraggio dell’inserimento lavorativo e la conseguente gestione dello stesso, secondo i tempi e le modalità che il progetto indicherà di volta in volta. Viene valutata con il datore di lavoro, a seconda della patologia presentata dal soggetto, l’esigenza di un sostegno continuativo nei casi ove necessiti (gestione della cronicità). Tra gli strumenti di mediazione, sono previsti incentivi finanziari, variabili in relazione alla specifica tipologia di collocamento mirato e la stipula di convenzioni. Queste ultime consentono la programmazione degli interventi occupazionali e permettono l’avviamento al lavoro di soggetti disabili psichici. Nel caso in cui vengano attivati corsi formativi e nel caso di stipula di convenzioni individuali di inserimento lavorativo ai sensi dell’art. 9 della legge 68/99 viene individuato da parte del datore di lavoro un referente interno all’Azienda o All’Ente, che funge da punto di riferimento per l’operatore di riferimento nel monitoraggio dell’esperienza. L’Agenzia governa di fatto tutto il processo dell’inserimento lavorativo. Essa è presente nella commissione Sanitaria Integrata e come gruppo tecnico si pone come attivatore della rete di sostegno all’utenza, collaborando con i Servizi Socio – sanitari territoriali (servizio sociale . U.O. di Psichiatria, psicologia clinica, formazione professionale e sovrintendenza scolastica) ed il privato sociale. Il ruolo della cooperazione è molto importante: per sostenere le cooperative impegnate nell’inserimento stabile e qualificato delle persone a rischio di esclusione, l’Agenzia del Lavoro può attivare l’Azione 9 (LP 19/83), che prevede 4 forme di supporto: contributi a sostegno di studi di fattibilità e ad iniziative di formazione propedeutici alla nascita di nuove cooperative; 27 Area Politiche sociali e pari opportunità erogazione di contributi per consulenze relative a problemi di organizzazione e di sviluppo aziendale; contributi per l’abbattimento del costo del lavoro sostenuto per lavoratori svantaggiati (per un massimo di 24 mesi, prorogabili di altri 12 ) e per i tutor che affiancano il soggetto svantaggiato; attuazione diretta o finanziamento di attività di formazione professionale. 28 Area Politiche sociali e pari opportunità CENTRO STUDI PER L’INTEGRAZIONE LAVORATIVA DEI DISABILI – ASL 3 “GENOVESE” Riferimenti Responsabile: Indirizzo: Comune Provincia Regione Telefono: Fax: E-mail: Sito web: Dott.ssa Maria Paola Ferrigno Salita inferiore S. Rocchino 4° - 16122 Genova Genova Genova Liguria 010.3446090-1-2 010.8318734 010.8318734 [email protected] LA STORIA DEL SERVIZIO Il Centro studi per l’integrazione lavorativa dei disabili è nato nel 1977, a partire dall’esperienza di un nucleo formato da tre persone, coordinate dal dott. Montobbio, che iniziarono qualche anno prima a lavorare sul tema, per l’epoca nuovissimo, della integrazione lavorativa di persone disabili. Tale nucleo originario si strutturò nell’ambito istituzionale della Provincia, per volontà e scelta dell’allora assessore provinciale, poi senatrice, Maria Grazia Daniele, che ritenne di dover affrontare il tema del “dopo integrazione scolastica”. A partire da questa iniziativa e da questa esperienza fu elaborato un modello originale di intervento. Attualmente il Servizio ha un’organizzazione fortemente territorializzata. Istituzionalmente vi è un unico Centro per tutta l’ASL genovese (che è una delle due ASL della provincia di Genova); vi è una direzione “centrale” e 4 poli operativi: zona centro di Genova, Ponente (a Sanpierdarena), Levante (via Sardegna), e gruppo GIL (integrazione lavorativa di persone con disabilità motoria e sensoriale). I quattro poli sono collocati tutti in sedi ASL, all’interno delle quali si trovano gli altri servizi specialistici di riferimento (Servizio Disabili, Servizio Consultoriale, Servizio di Salute Mentale), con i quali, nella piena autonomia operativa, gli operatori dei poli sono tuttavia integrati. Questo assetto prevede in particolare due momenti stabili di coordinamento: coordinamento generale, presso l’ufficio di direzione; una riunione con cadenza mensile a cui partecipano tutti, dalla responsabile di servizio all’amministrativo, con finalità di nuova progettazione e momento codificato di informazione sui grandi temi (dunque anche di autoformazione); coordinamento di lavoro, che vede la presenza dell’ufficio di direzione del centro e di due rappresentanti dei poli; si tratta di un gruppo di lavoro più snello che ha un ruolo decisionale e di ratifica. È il luogo in cui si operano gli abbinamenti tra posti di lavoro e persone disabili, in cui si attivano gli inizi dei percorsi di inserimento e si attivano anche risorse finanziarie sui progetti; è inoltre il momento dell’esame dei casi. Successivo al coordinamento di lavoro vi sono i coordinamenti dei poli, che servono a raccordare l’attività del coordinamento di lavoro con la realtà dei poli territoriali. Nei singoli poli vi è poi un ulteriore momento di coordinamento, quello con i servizi di zona. E’ il luogo della raccolta delle segnalazioni, della discussione dei casi, della valutazione dei casi già in carico. 29 Area Politiche sociali e pari opportunità FUNZIONAMENTO DEL SERVIZIO E METODOLOGIA DI INTERVENTO Il modello genovese prevede che il Centro funga da interlocutore e gestore dei progetti di integrazione di persone con disabilità mentale, motoria e sensoriale; L’UCIL (Ufficio Coordinamento Inserimento Lavorativo) del comune di Genova si occupa invece dei progetti di integrazione lavorativa per i soggetti appartenenti alle cosiddette fasce deboli (area dipendenza, psichiatria, carcere, minori a rischio, disagio sociale generalizzato). Il Centro Studi dispone di 23 operatori della mediazione di cui 21 educatori professionale e 2 assistenti sociali, 1 medico neuropsichiatria (che è la responsabile del servizio), 1 amministrativo. Alcuni dei 23, hanno meno carico operativo perché affiancano la responsabile nell’ufficio di direzione. La figura garante dell’unitarietà del percorsi è sicuramente l’operatore della mediazione. In termini generali, la persona disabile viene segnalata dal servizio territoriale, dalla Provincia o dalla Formazione professionale, ed ha già alle spalle un progetto globale impostato; il centro elabora con i servizi il progetto di integrazione lavorativa. Il primo step dei percorsi è il modulo di accesso: si tratta di un periodo di tempo da tre mesi ad una anno per l’accoglienza e l’orientamento, mirato a conoscere la persona, oltre che la sua disabilità. Si raccolgono informazioni sul livello di autonomia, che cosa fa in casa, se gli vengono assegnati dei microruoli, che storia ha avuto e cosa ha espresso in questa storia, quale è l’assetto della personalità. Tutto ciò al fine di testare se le ipotesi formulate dal servizio segnalante trovano riscontro in ciò che il centro è in grado di offrire. L’accesso avviene attraverso una serie di colloqui, con il servizio segnalante, con il servizio e la persona disabile, con la persona e la famiglia, se la situazione lo richiede. In fase di valutazione della persona il centro è orientato in senso generale verso la diagnosi funzionale, formulata in accordo ed in collaborazione con i servizi invianti, e verso approcci riconducibili al bilancio di competenze ed alla consulenza esplorativa. Si tiene conto delle certificazioni di invalidità, anche perché gli operatori del centro sono interni alle commissioni, e dunque queste ultime tengono conto delle relazioni ed osservazioni del servizio. In fase di accoglienza a fini di raccolta dati il centro utilizza griglie di domande che servono semplicemente a guidare l’operatore nel colloquio, ma che vengono utilizzate in maniera molto libera, come possibile strumento e non come vincolo. Alla fine del modulo di accesso, viene utilizzata una griglia di valutazione dei tirocini, che offre le informazioni fondamentali per costruire il progetto individuale. Tutte le informazioni della fase di accoglienza vengono raccolte in una scheda cartacea, che all’interno di un progetto dell’ASL genovese sta per essere trasformata in cartella informatizzata ed in rete con tutti i servizi. Il progetto ASL prevede una cartella unica per utente con le diverse “specificazioni” di servizio. In fase di diagnosi/valutazione il centro né griglie di valutazione né scale di misurazione. Il modello del centro prevede che, in tutte le situazione in cui le risorse lo permettono, si lavori a coppie di operatori della mediazione, con un titolare del progetto ed un appoggio; un doppio sguardo vede meglio e di più e da più prospettive. Alla fine del modulo d’accesso, se si ritiene che la persona rientri nella progettualità del centro, il percorso può essere orientato secondo due moduli: costruzione e compatibilità, che indirizza l’utente verso un percorso socio assistenziale; sviluppo di competenze, che indirizza l’utente verso un percorso di inserimento lavorativo. Il progetto individuale prefigura il percorso che si ipotizza fin dall’inizio e che si continua ad elaborare e rielaborare in itinere. Non esiste dunque un momento “topico” in cui viene formulato il progetto, ma successivi livelli di progettazione del percorso. Non esiste neppure un unico 30 Area Politiche sociali e pari opportunità documento che illustra il progetto: la lettura trasversale e progressiva delle diverse schede e strumenti di valutazione presenti in cartella utente costituiscono di fatto il progetto scritto. Valutata la persona disabile anche e soprattutto attraverso tirocini di osservazione, le tipologie di progetti possibili sono sostanzialmente tre: ILSA (inserimento lavorativo socio assistenziale), tirocinio formativo e TFA (tirocinio finalizzato all’assunzione). Una volta individuato il posto di lavoro e compiuto l’abbinamento, le fasi successive sono rappresentate dalla presentazione del candidato e sensibilizzazione dell’ambiente lavorativo; dalla formalizzazione del protocollo d’intesa, in cui si stabiliscono gli operatori di riferimento, l’area aziendale e la durata del progetto (è un documento a doppia firma, da parte del responsabile Aziendale e della responsabile del servizio). Il protocollo è anche la testimonianza della legalità dell’inserimento lavorativo. In seguito, dal punto di vista burocratico amministrativo, il servizio attiva le coperture assicurative, l’erogazione del riconoscimento economico al tirocinante, la comunicazione di inizio tirocinio a tutti i servizi territoriali coinvolti nel progetto. I progetti prevedono due tutor: l’ operatore della mediazione titolare del progetto, che è e deve essere un “operatore ad estinzione” (non vi è mai da parte sua un affiancamento sul posto di lavoro); il referente dell’azienda, che non affianca il lavoratore in senso assistenziale, ma funge da riferimento per la persona inserita ed anche per l’operatore del servizio. Come servizio il centro si occupa di rilevazione delle aree aziendali, quindi di raccolta dati rispetto alle imprese. Ciò prevede la capacità di leggere le aree in modo funzionale all’abbinamento: analisi delle mansioni, ma anche analisi del gruppo sociale, del contesto lavorativo, e dell’ambiente fisico. A tale riguardo il centro ha costruito un repertorio delle caratteristiche delle aziende presenti sul territorio, una sorta di banca dati non informatizzata. La collaborazione con la Provincia (formalmente regolata da una convenzione) è destinata sicuramente a potenziare questo aspetto: la provincia chiede attualmente al centro di condurre l’analisi delle aziende al di là dei bisogni che emergono dai percorsi del Servizio. Utilizza il centro come agenzia di rilevazione, cosa che per il futuro prefigura la costruzione di una banca dati fortemente integrata fra differenti servizi ed istituzioni. Il GIL (il gruppo che si occupa delle persone disabili motorie e sensoriali) ha una competenza specifica sull’adattamento delle postazioni lavorative, anche perché ha significative relazioni con il CLIVIA, che è un centro avanzato che lavora sugli ausili. Esso partecipa con l’impresa all’individuazione del know how e del tipo specifico di adattamento e di attrezzatura per rendere fruibile al disabile la postazione lavorativa. Per quanto riguarda le risorse per interventi di adattamento, fornisce consulenza alle aziende rispetto alle leggi che finanziano gli interventi di adattamento. Oltre al monitoraggio delle varie fasi di tirocinio, il centro predispone anche il monitoraggio del percorso degli assunti. Oltre alla disponibilità ad essere in ogni momento contattati offerta sia all’azienda che al neoassunto, nei casi più complessi il centro interviene almeno una volta all’anno. Il servizio rientra poi in gioco anche ad anni di distanza dall’assunzione, quando si verificano situazioni di crisi dell’inserimento lavorativo dovute a processi di ristrutturazione aziendale. Sono peraltro previsti anche interventi in situazioni di crisi che riguardano lavoratori disabili non inserite al lavoro dal servizio. Il centro sta infine lavorando alla realizzazione di progetti di creazione d’impresa (telelavoro ecc.). Rispetto al percorso della persona, gli interlocutori del centro sono i servizi segnalanti, vale a dire UOH e Consultorio. Vi è poi qualche segnalazione da parte dei distretti sociali del comune. Tra gli interlocutori, vi sono poi 3 collaborazioni interessanti: con la medicina legale, poiché alcuni operatori del centro sono componenti della commissione di idoneità alla l. 68; con la formazione professionale, in accordo con la quale esiste un monitoraggio stabile rispetto alle persone disabili inserite nei corsi di formazione; 31 Area Politiche sociali e pari opportunità con l’unità operativa prevenzione e sicurezza negli ambienti di lavoro (servizi ASL). Riguardo agli interlocutori esterni, esistono due significativi rapporti istituzionali con la Provincia ed il Comune di Genova. Entrambi i rapporti sono codificati da convenzioni, che prevedono i finanziamenti per le attività del centro. Al di là delle convenzioni, esistono naturalmente anche rapporti stabili di scambio, riprogettazione, monitoraggio. Negli ultimi tre anni, cioè da quando è stata posta in atto la convenzione con la Provincia, oltre alle persone con disabilità il centro è partner di un progetto sperimentale sulla base del quale segue un gruppo di persone invalide civili e disabili ai sensi della l.68, che vengono segnalate dalla Provincia. Significativa è inoltre la collaborazione con la cooperazione sociale ed il terzo settore (tra l’altro due cooperative sociali B di Genova “Il Rastrello” e “L’orologica”, sono nate all’interno del centro) ed i rapporti con tutti gli attori del mondo del lavoro (associazioni imprenditoriali, sindacato). Il Centro Studi ha sempre pensato e trattato il mondo della cooperazione sociale con un’ottica sostanzialmente “profit”, vale a dire più come impresa che come “servizio sociale”. Le cooperative in questo modo sono sedi di ogni genere di tirocinio: Tirocinio formativo, TFA ed ILSA. Sono utilizzate come imprese a tutti gli effetti, con la consapevolezza della loro più marcata attenzione e sensibilità che deriva dalla loro mission istitutiva. Uno dei componenti dell’ufficio di direzione del centro (Gabriella Papone) è membro del comitato tecnico provinciale. 32 Area Politiche sociali e pari opportunità COL COORDINAMENTO OPPORTUNITÀ LAVORATIVE (AUSL DI RIMINI) Riferimenti Responsabile: Indirizzo: Comune Provincia Regione Telefono: Fax: E-mail: Sito web: Patrizia Canini Responsabile del Servizio, Dott.ssa Alma Bertozzi Responsabile Coordinamento Servizi Sociali via Coriano n. 38 Rimini RN Emilia Romagna 0541/707723 [email protected] LA STORIA DEL SERVIZIO Il servizio COL esiste da poco più di un anno, in precedenza vi erano già operatori che lavoravano per l’inserimento lavorativo delle persone disabili, ma all’interno dei singoli settori o come liberi professionisti. La finalità del Coordinamento delle Opportunità Lavorative “COL” è quello di costruire o implementare, all’interno della Azienda USL e nella rete allargata del territorio, un sistema di accoglienza per una domanda di riabilitazione sociale. Esso rappresenta il tentativo di implementare e migliorare i servizi esistenti, identificando i processi trasversali fra i vari settori pur mantenendo le specificità dell’utenza e creando un modello di intervento integrato provinciale in tema di inserimento lavorativo. Il COL è una funzione, che raccoglie tutto quello che all’esterno viene fatto su questo tema e lo riporta ai colleghi dei vari settori. E’ quindi un ambito di progettazione, di analisi delle criticità e degli obiettivi, di definizione organizzativa e gestionale. A Rimini viene utilizzato il modello della delega cogestita, quindi la maggioranza dei Comuni ha delegato ad intervenire in tema di lavoro la AUSL, all’interno dell’area del sociale. Il tema del lavoro riguarda molti settori della AUSL: Handicap Mentale, Handicap Fisico, Dipendenze Patologiche e Salute Mentale e il COL si occupa di tutte le persone che si rivolgono ai servizi sopra elencati e degli utenti che si rivolgono ai Comuni con bisogni prioritariamente sociali. FUNZIONAMENTO DEL SERVIZIO E METODOLOGIA DI INTERVENTO Gli operatori del COL sono Assistenti Sociali e Educatori referenti del Dipartimento di Salute Mentale, del Ser.T, del servizio Handicap Mentale ed Handicap Fisico. La figura di riferimento degli utenti è in prevalenza l’Assistente Sociale del Servizio che ha effettuato la segnalazione. Nel momento dell’accoglienza si acquisisce la storia di vita della persona e si rilevano anche le informazioni riguardanti i dati anagrafici, il percorso scolastico–formativo, il percorso lavorativo (quali esperienze e perché sono cessate, tentativi di ricerca del lavoro) e la composizione della famiglia. In questa fase vengono fornite all’utente informazioni relative a tutti i percorsi possibili e alle caratteristiche dei progetti e successivamente viene valutato quale percorso è più idoneo per la persona. 33 Area Politiche sociali e pari opportunità L’Assistente Sociale del servizio di riferimento è responsabile di questa fase, i referenti del COL fanno poi un lavoro con i colleghi del modulo di appartenenza. Non è comunque il COL l’ambito in cui si analizzano tutte le situazioni specifiche. La diagnosi approfondita della situazione dell’utente viene ottenuta raccogliendo tutta l’informazione sanitaria possibile per inquadrare la problematicità della persona. Se ad esempio l’utente è minorenne ci si avvale delle relazioni della Neuropsichiatria Infantile o dello Psicologo e dei test o della documentazione sanitaria e del verbale di invalidità. L’operatore responsabile di questa fase è l’Assistente Sociale del servizio di riferimento. Il progetto viene formulato tramite una scheda di progetto individualizzato dove sono indicati sia aspetti pratici (il luogo del tirocinio, l’orario, la durata, il nominativo del tutor aziendale, la modalità delle verifiche), sia la finalità del tirocinio (osservativo, orientativo, formativo, di incontro domanda-offerta, di integrazione socio-lavorativa). Il progetto di tirocinio è realizzato assieme all’ENAIP seguendo la procedura che prevede la presa in carico, la progettazione dell’intervento, la compilazione della scheda di passaggio e la formulazione del progetto. Nel caso in cui il progetto non sia di tirocinio è sempre l’operatore del servizio di riferimento che fa il progetto. I progetti individuali possono anche prevedere corsi di formazione finanziati dalla Provincia. Gli operatori dei servizi segnalano gli utenti ai corsi di formazione e continuano a seguirli anche durante i corsi. Le modalità con le quali avviene l’avviamento al lavoro della persona disabile sono varie, e sono gestite: a) dall’ENAIP: tirocini di Sostegno Inserimento Lavorativo (SIL) sono percorsi formativi, con un piccolo rimborso spese, che prevedono tirocini direttamente nelle aziende, con tutor che seguono il percorso; prevedono la definizione di obiettivi e una durata limitata nel tempo in quanto fase preparatoria all’inserimento lavorativo. Ci sono anche SIL che durano nel tempo con la finalità di garantire un equilibrio alla persona oppure corsi di formazione; b) dal Centro per l’Impiego: tirocini l. 196/97 e tirocini art 11 della Legge 68/99; tali convenzioni vengono attivate dal referente del Centro per l’Impiego anche su segnalazione del COL e riguardano le persone che si trovano nell’ultima fase di formazione – inserimento lavorativo; c) dall’Azienda USL (settore Handicap Fisico, borse-lavoro); tali tirocini vengono svolti in prima fase all’interno della stessa Azienda USL per poi proseguire in percorsi da valutare in base alla persona. Il COL non svolge una funzione di mediazione fra le esigenze del lavoratore disabile e quelle del datore di lavoro. Questo ruolo viene svolto dal singolo operatore dell’azienda e dal tutor, unica eccezione riguarda i progetti della USL dove anche il personale sanitario effettua la mediazione. Il tutor dell’ENAIP accompagna la persona nella formazione e funziona da “attivante” dei servizi e del Centro Impiego, reperisce le aziende dove fare formazione e chiede l’assunzione alle aziende. Per quelle persone che hanno una buona probabilità di essere assunte viene utilizzata la lista delle aziende con obbligo di legge. Tutte le informazioni vengono raccolte in una cartella personale dell’utente, quasi sempre cartacea, tenuta dal servizio di riferimento. Vi è una cartella generale con le informazioni più importanti, poi a seconda del progetto vi sono altri strumenti cartacei, ad esempio per i tirocini viene utilizzata una cartella di invio realizzata in accordo con l’ENAIP. Il COL sta cercando di arrivare ad una definizione comune degli strumenti, di rilevazione, misurazione e di valutazione. E’ attivo un progetto, con finanziamento europeo, di informatizzazione completa di tutti i dati sull’inserimento lavorativo che non riguardi solo la USL e sia condiviso anche dal Centro per l’Impiego. IL servizio con il quale il COL collabora più stabilmente é la Provincia, come Centro per l’Impiego dove vi sono due livelli di collaborazione, uno attraverso il COL con la definizione delle procedure e dei processi, l’altro è il rapporto diretto fra gli Operatori – Assistenti Sociali dei Servizi e gli 34 Area Politiche sociali e pari opportunità Operatori dei Servizi del Centro per l’Impiego: Accoglienza, Collocamento Mirato, Accompagnamento. Sui progetti personalizzati la modalità di collaborazione riguarda la comunicazione reciproca sulla conoscenza dell’utenza, la definizione degli obiettivi e la definizione del ruolo di ciascun servizio. Gli strumenti che definiscono questa collaborazione sono un protocollo generale ed incontri per definire gli accordi e per la creazione di un gruppo tecnico permanente costituito da operatori del Centro Impiego, della USL e dei Comuni. Vi è poi la collaborazione con l’Ente di Formazione ENAIP al quale, attraverso convenzione, viene assegnata da vari anni la gestione dei percorsi di SOSTEGNO INSERIMENTO LAVORATIVO “SIL”, e delle BORSE-LAVORO. Il COL collabora inoltre con: i Comuni, le Associazioni dei familiari o degli utenti e la cooperazione ed infine con le imprese. 35 Area Politiche sociali e pari opportunità INSERIMENTO LAVORATIVO – AREA CONSULTORIALE DISABILI (ASL DI CREMONA) Riferimenti Responsabile: Indirizzo: Comune Provincia Regione Telefono: Fax: E-mail: Sito web: Dott. Adriano Schiavi vicolo Maurino 12 Cremona Cremona Lombardia 0372.497797 - 497800 0372.497851 [email protected] - LA STORIA DEL SERVIZIO Il servizio Inserimento Lavorativo nasce in maniera strutturata nell’anno 1993, a seguito di circa un anno di precedente sperimentazione. Dal punto di vista istituzionale il servizio è interno, dalla sua origine, al servizio disabili dall’ASL della provincia di Cremona. Fino all’anno 1996 il turnover degli operatori è stato elevato; dal ‘97 in poi si sono invece create condizioni di maggiore stabilità. FUNZIONAMENTO DEL SERVIZIO E METODOLOGIA DI INTERVENTO Il servizio prende in carico utenti segnalati dal servizio sociale di base e per i quali esista un progetto globale, eventualmente condiviso con i servizi specialistici territoriali che hanno in carico la situazione. La progettazione integra e specifica un progetto complessivo gestito da altri servizi territoriali. La presa in carico avviene attraverso: una iniziale valutazione della segnalazione (esistono le condizioni per un percorso di inserimento lavorativo?); colloqui di accoglienza, nei quali viene approfondito il livello di formazione ed eventuali esperienze lavorative precedenti, la situazione personale, la situazione clinica sia dal punto di vista fisico che psicologico, le problematiche familiari, le richieste dei servizi segnalanti riguardo al lavoro. Di norma non viene coinvolta la famiglia dell’utente (l’intervento sociale riguardo la famiglia viene considerato competenza del servizio segnalante); una fase di valutazione dell’utente volta a delineare il profilo socio-lavorativo, che è uno strumento di sintesi delle diverse dimensioni funzionali della persona inerenti la capacità lavorativa. Nel profilo viene privilegiata la valutazione di competenze trasversali, piuttosto che ricercare una approfondita valutazione delle abilità specificamente professionali; progettazione individuale del percorso di inserimento, che definisce la scelta del tipo di contesto lavorativo in rapporto ai bisogni dell’utente; gli obiettivi a breve, a medio e a lungo periodo; la modalità e la periodicità delle verifiche; le possibilità di aggiornamento del progetto stesso; contratto educativo con l’utente, che ha valore di condivisione del progetto proposto. Il responsabile di ciascuno di questi momenti è l’operatore della mediazione. Per la fase della valutazione, è invece referente la psicologa. Lo scambio e il confronto tra le due figure è comunque continuo e costante. 36 Area Politiche sociali e pari opportunità Il concreto percorso di inserimento è poi seguito e monitorato dall’operatore della mediazione, che si occupa anche dei contatti con il datore di lavoro. Se vi è necessità di un intervento formativo, il Servizio lo considera come parte del progetto individuale e se ne fa carico offrendo orientamento, prendendo contatti con agenzie formative, accompagnando la persona in formazione. Il Servizio si occupa inoltre degli aspetti inerenti la ricerca aziende e della banca dati aziende. In fase di accoglienza il Servizio utilizza una scheda di segnalazione, condivisa con gli altri servizi territoriali e anche con SIL di altre province. L’obiettivo di questa scheda non è soltanto quello di fornire i dati, ma anche di condividere una responsabilità rispetto alle tappe del percorso di inserimento, mettere in evidenza la relazione tra servizi esplicitando la divisione dei compiti e stabilire i criteri di collaborazione. La scheda raccoglie i dati generali, approfondisce il livello di formazione ed eventuali esperienze lavorative precedenti, la situazione personale, la situazione clinica sia dal punto di vista fisico che psicologico, le problematiche familiari, le richieste dei servizi segnalanti riguardo al lavoro. Contiene il progetto del servizio segnalante più una relazione specialistica. È presente inoltre la scheda utenti, che apre tutte le cartelle del nostro servizio. La scheda raccoglie i dati che provengono dal servizio segnalante e i dati raccolti direttamente dall’incontro con la persona in fase di accoglienza. La scheda è strutturata ed è anche una sorta di guida/traccia nei colloqui di accoglienza. La scheda è solo in formato cartaceo. In fase di valutazione la psicologa del Servizio utilizza come strumento il counselling diagnostico, oppure, sulla base alla problematica dalla persona che ha di fronte, il colloquio clinico, per analizzare le caratteristiche della personalità; oppure ancora una valutazione attraverso test strutturati. A secondo del caso e della persona in carico vengono utilizzati diversi strumenti di valutazione desunti dalla letteratura psicologica, a volte adattati alle esigenze del Servizio. Vengono impiegati anche inventari di interessi, riguardo a persone con difficoltà rispetto alla consapevolezza di sé. Il servizio si è creato al proprio interno uno strumento di sintesi della valutazione: il profilo sociolavorativo, che è una fotografia della persona rispetto alle dimensioni di funzionamento inerenti la capacità lavorativa. Il Servizio chiede al neoutente di sottoscrivere un contratto educativo, nel quale dichiara di essere consapevole di essere iscritta agli elenchi del collocamento dei disabili e di aver diritto ad essere collocato, ma che riconosce, attraverso la presa in carico del Servizio, di aver bisogno di un percorso di preparazione. Il progetto individuale definisce la motivazione della scelta del tipo di contesto lavorativo, in rapporto ai bisogni dell’utente. Vengono inoltre definiti gli obiettivi in modo schematico a breve, a medio e a lungo periodo; viene fornita un’indicazione rispetto a come verranno effettuate le verifiche e vi è una parte inerente agli aggiornamenti del progetto stesso. Vengono inoltre specificati chiaramente luogo, orari, mansione individuata, ed il tipo di prestazione richiesta. Gli istituti che sostengono i percorsi di inserimento del Servizio sono il tirocinio lavorativo e borsa lavoro. Il tirocinio è un percorso proposto a persone ancora da valutare rispetto alle capacità lavorative. Prevede un incentivo economico minore rispetto alla borsa lavoro, orari ridotti e una durata massima di un anno. La borsa lavoro è uno strumento che ha invece come obiettivo l’assunzione e dura un massimo di due anni, comporta un incentivo economico maggiore e richiede un impegno orario più lungo. L’operatore della mediazione si reca in azienda per i colloqui con il datore di lavoro coinvolgendo in essi anche la persona inserita. Il tutto viene poi registrato su di una scheda di verifica che viene poi riportata sul diario dell’utente. Gli interlocutori con livello di maggiore prossimità al servizio sono i servizi segnalanti. Tra questi un ruolo prioritario appartiene al servizio sociale del comune; vi sono poi i servizi specialistici sociosanitari territoriali (psichiatria, Ser.T., ecc). Al di là della rappresentatività dei servizi segnalanti, si punta a coinvolgere sempre ed in prima battuta il servizio sociale del comune. 37 Area Politiche sociali e pari opportunità Altri interlocutori significativi sono le imprese, alcune cooperative sociali, l’Ufficio provinciale collocamento per disabili e meno i Centri per l’impiego. Le cooperative sociali rappresentano una valida risorsa per l’inserimento, in particolare per lo svolgimento di tirocini. Il responsabile del servizio è membro del comitato tecnico provinciale. 38 Area Politiche sociali e pari opportunità ISTITUZIONE SERVIZI ALLA PERSONA: INSERIMENTI SOCIO TERAPEUTICI (COMUNE DI LIVORNO) Riferimenti Responsabile: Indirizzo: Comune Provincia Regione Telefono: Fax: E-mail: Sito web: dr.ssa Isabella Vallati e dr.ssa Laura Leone via Lamarmora, n. 4 Livorno Livorno Toscana 0586-202644 [email protected] LA STORIA DEL SERVIZIO Il Servizio di integrazione lavorativa è stato gestito dalla Azienda USL fino al 1999, anno in cui la gestione è tornata al Comune. Nel 1999 il servizio seguiva 90 ragazzi inseriti in diversi posti di lavoro. L’azione svolta per tali persone è stata di: tutoraggio, verifica e dove necessario trasferimenti. Tutte le decisioni sono state prese insieme al Gruppo Operativo Multidisciplinare (GOM) della Azienda USL. Attraverso il servizio di Inserimenti Socio Terapeutici vengono gestiti due tipi di interventi per il disabile adulto: Inserimenti Socio-Terapeutici (IST), svolti con la finalità del lavoro e Interventi Sociali (IS) con la finalità di socializzazione. Gli Inserimenti Socio Terapeutici, non hanno una valenza identica al tirocinio formativo poiché non tutti gli inserimenti riescono ad ottenere come esito finale il lavoro. Essi inoltre hanno una durata molto lunga. FUNZIONAMENTO DEL SERVIZIO E METODOLOGIA DI INTERVENTO Gli utenti di cui si occupa il servizio hanno disabilità di tipo psichico e motorio. Nel 2004 sono stati seguiti circa 60 ragazzi in IST e 10 in IS. Il passaggio al servizio avviene attraverso il Gruppo Operativo Multidisciplinare che formula una proposta di Inserimento Socio terapeutico o di Inserimento Sociale in base alla diagnosi e alla conoscenza della persona. L’utente arriva al Servizio, già conoscendo il significato e la diversità delle due formule grazie al lavoro svolto dal GOM. Nel percorso di conoscenza della persona viene utilizzata la diagnosi funzionale, ma soprattutto vengono esaminate le informazioni elaborate e i progetti proposti dal GOM. Viene poi svolto un colloquio con la persona e la famiglia nel corso del quale viene spiegato il percorso e vengono verificate capacità, competenze e interessi dell’interessato. Il lavoro si basa prima di tutto sulla conoscenza della persona e poi sul reperimento dell’azienda nella quale effettuare l’inserimento, con il tutoraggio realizzato dal Servizio stesso. Le informazioni iniziali vengono registrate nella “scheda di segnalazione” che proviene dal Gruppo Operativo Multidisciplinare e che contiene i dati anagrafici, il grado di autonomia personale, il grado di autonomia esterna, le capacità operative, le capacità relazionali, quelle di integrazione sociale, la proposta di trasferimento ad altra sede, la proposta di primo inserimento (“IST” o “IS”) e il Progetto Abilitativo Riabilitativo Globale (PARG) in cui viene indicata la proposta di attuazione fra attività di socializzazione, occupazionali o Inserimenti Socio Terapeutici e vengono formulate le aspettative dell’utente e dei familiari. 39 Area Politiche sociali e pari opportunità Questa prima scheda è stata ampliata attraverso una scheda redatta dal Servizio: “Scheda progetto IST – GOM”. Questa contiene i dati anagrafici, la data del progetto IST, la tipologia del progetto (progetto di percorso di integrazione lavorativa, percorso di integrazione sociale), il luogo dell’IST, l’attestazione dell’handicap, il grado di invalidità civile, la percentuale di invalidità, la certificazione ex Legge 68/99, la composizione del nucleo familiare, il livello di autonomia personale, quella di autonomia nell’ambiente, le capacità relazionali, gli ambiti relazionali, la capacità attentava, informazioni sul comportamento. Tutte le informazioni sono raccolte in una scheda individuale di tipo cartaceo. Dopo aver individuato l’ente l’azienda ospitante il percorso formativo il Servizio chiede al GOM una verifica congiunta fra i servizi, l’utente e la sua famiglia, nel corso della quale vengono stabiliti gli orari e le regole e viene firmato un contratto. Dopo la firma del contratto può iniziare l’inserimento. Nel “programma di inserimento lavorativo” redatto dal Servizio vengono indicate la durata dell’inserimento e la cadenza delle verifiche. Esso viene sottoscritto sia dall’ente ospitante che dal Comune di Livorno. La persona inserita negli Inserimenti Socio-Terapeutici percepisce un gettone di presenza che, come l’assicurazione INAIL, risulta a carico del Servizio. L’azienda non ha l’obbligo dell’assunzione. Gli IST vengono verificati dalle Educatrici Professionali del Servizio. All’inizio l’accompagnamento è effettivo, poi diventa sostanzialmente formale. E’ soprattutto l’azienda che deve essere disponibile ad aiutare la persona. Al suo interno viene individuato un referente che comunica con il Servizio sull’andamento del percorso. Negli IS. Gli utenti sostengono un impegno lavorativo minore, risultando al lavoro tre volte alla settimana per tre ore. I luoghi di inserimento sono rappresentati soprattutto da scuole. Negli IS. non è previsto il gettone di presenza. Il passaggio al lavoro avviene tramite il Centro per l’Impiego - Ufficio Categorie Protette e riguarda le aziende che devono ottemperare all’obbligo. Il passaggio avviene con l’avallo del Comitato Tecnico che esamina le proposte che il Servizio segnala al Centro per l’Impiego. Anche gli IST possono essere trasformati in assunzioni. 40 Area Politiche sociali e pari opportunità PROGETTO PER IL COLLOCAMENTO MIRATO DEI DISABILI PSICHICI E INTELLETTIVI (AZIENDA SANITARIA DI FIRENZE) Riferimenti Responsabile: Indirizzo: Comune Provincia Regione Telefono: Fax: E-mail: Sito web: Dott. Andrea Piccini via Cavour n. 86 Firenze Firenze Toscana 055-62631 [email protected] LA STORIA DEL SERVIZIO Il “Progetto Legge 68/99 per il Collocamento Mirato dei Disabili Psichici e Intellettivi” è nato all’interno del Collocamento Mirato della Provincia nell’ottobre 2002. La finalità del progetto è quella di favorire l’inserimento lavorativo mirato dei disabili psichici e intellettivi e il sostegno specialistico nel percorso lavorativo, mediante interventi socio-assistenziali appropriati. Le motivazioni che hanno spinto alla nascita del progetto sono molteplici: la percezione dei servizi psichiatrici e del Collocamento Mirato della Provincia della difficoltà di inserimento dei disabili psichici, la difficoltà riscontrata dalla Medicina Legale della ASL di Firenze, coinvolta dalla l. 68 in tutte le procedure che riguardano la permanenza dello stato invalidante, le compatibilità e le mansioni, nella valutazione della collocabilità e nella progettazione di percorsi cui potevano beneficiare i disabili psichici e intellettivi. I compiti del gruppo di lavoro sono: a. fornire alla Commissione di cui all’art. 1 della l. 68/99, anche attraverso contatti informativi con i Moduli Operativi Multidisciplinari “MOM” di provenienza degli utenti per: favorire l’accuratezza della valutazione iniziale, permettere la migliore definizione delle competenze, attitudini, carenze ed eventuali necessità formative e di sostegno, b. offrire consulenza stabile all’Ufficio Provinciale per il Collocamento Mirato per: fornire adeguati elementi conoscitivi sulle persone, le loro problematiche, le loro potenzialità, individuare il percorso formativo ed i supporti necessari, accompagnare quando necessario gli Operatori del Collocamento nei contatti delle aziende per programmare gli inserimenti,favorire l’integrazione lavorativa anche attraverso un lavoro sull’ambiente e le relazioni con i colleghi, migliorare i contatti con le famiglie, fornire consulenza professionale al personale impegnato nel tutoraggio sul luogo di lavoro, disporre interventi diretti e indiretti nel caso si determinino situazioni di difficoltà sul luogo di lavoro, c. offrire ai Moduli Operativi Multidisciplinari della Salute Mentale Adulti della ASF e, limitatamente alle risorse disponibili, ai SIAST del Comune di Firenze un riferimento stabile per le problematiche connesse al Collocamento al lavoro degli utenti ed il coordinamento delle iniziative in tale direzione dei vari distretti. 41 Area Politiche sociali e pari opportunità Il lavoro svolto è stato costituito anche dalla presentazione del progetto a tutti i servizi territoriali rappresentati dai dodici distretti della ASL di Firenze e dai Servizi Sociali di Firenze e dei comuni limitrofi. I servizi con i quali il progetto collabora stabilmente sono i Servizi della Psichiatria compresi quelli Sociali, Servizi Sociali del Comune, saltuariamente i Medici di base, Associazioni di familiari, Sindacato e Associazioni industriali. La fonte di finanziamento è il Fondo regionale per il lavoro dei disabili (ex Legge 68/99) realizzato grazie alle multe e agli esoneri pagati dalle aziende che non assumono. Una ulteriore fonte di finanziamento che ha permesso il coinvolgimento della Cooperativa Baobab nel tutoraggio è rappresentata dal Fondo sociale europeo. FUNZIONAMENTO DEL SERVIZIO E METODOLOGIA DI INTERVENTO Presso il servizio lavorano un Coordinatore responsabile, un Medico del lavoro e un Assistente Sociale della Azienda USL di Firenze, presenti nella sede del Collocamento Mirato almeno in una giornata della settimana. Essi lavorano in maniera integrata con i due Operatori del Collocamento Mirato della Provincia e con i cinque Educatori provenienti dalla Cooperativa Baobab e sono presenti stabilmente in tutte le Commissioni Medico Legali che devono occuparsi delle certificazioni ex Legge 68/99. I servizi segnalanti sono quelli afferenti all’area Psichiatrica della ASL. Il servizio si sta sempre più orientando a fornire risposte ai Servizi sociali del Comune per l’handicap intellettivo e idoneità difficili, mentre altri utenti vengono inviati direttamente dal Collocamento Mirato. Le segnalazioni vengono formalizzate per mezzo di una scheda di segnalazione. Il quadro è completato da incontri periodici dove vengono fornite informazioni complete sugli utenti Il gruppo di utenti inseriti nel progetto, cioè segnalati con scheda, si aggira in due anni sulle trecento unità, un numero molto alto che ha portato alla necessità di richiedere ai Servizi che effettuano la segnalazione di effettuare una ulteriore scrematura presentando le persone effettivamente vicine all’inserimento lavorativo e distinguendo fra le persone pronte al collocamento diretto e quelle che invece potrebbero avere bisogno di strumenti di mediazione per il collocamento (tirocinio formativo in base alla 68) ovvero di strumenti per un avviamento ancor più graduale. Le informazioni più importanti che vengono acquisite durante la fase conoscitiva dell’utente sono: il grado di problematica fisica e psichica, per valutare la compromissione delle potenzialità lavorative e sociali; l’esistenza o meno di particolari limitazioni relative a particolari tipologie di attività; le competenze, le esperienze lavorative precedenti: quante, in quale settore, perché e quando sono finite (gli indici predittivi di maggiore interesse sono l’esistenza di una esperienza lavorativa effettiva e il tempo intercorso dall’ultimo lavoro effettuato); la motivazione al lavoro, la presenza o meno di un atteggiamento attivo di ricerca del lavoro, la disponibilità a sobbarcarsi dei disagi dovuti agli spostamenti in luoghi lontani con i mezzi pubblici, e la disponibilità di orario. Una ulteriore valutazione svolta riguarda la presenza di un eventuale “atteggiamento da invalido” con conseguenti richieste di lavori estremamente semplici. Nel caso in cui vi sia una valutazione di non collocabilità, la persona ritorna al percorso assistenziale. Se la persona non risulta ancora collocabile viene fatta una valutazione per un tirocinio preparativo e vengono indicati i tempi per una nuova valutazione. Se la persona è collocabile viene progettato un programma di inserimento che può prevedere: 42 Area Politiche sociali e pari opportunità la necessità di strumenti di mediazione: la persona viene avviata alla commissione medicolegale, impostando nel contempo un tirocinio formativo l. 68/99 con il tutoraggio, la non necessità di strumenti di mediazione, in questo caso sono gli operatori dell’ufficio del Collocamento Mirato che effettuano la raccolta e valutazione di offerte di lavoro, l’avvio delle procedure della l. 68/99, la stipula della convenzione, l’invio a visita medico-legale per l’accertamento della permanenza dello stato invalidante ed infine il collocamento al lavoro. Anche in questo caso, comunque, la persona viene aiutata a trovare l’azienda per l’assunzione. Le attività che riguardano l’integrazione lavorativa sono rappresentate dall’l’attivazione dei tirocini, dal tutoraggio, dal progetto di integrazione lavorativa con monitoraggio e verifiche periodiche. Il contatto con le aziende è costante, sia prima che dopo il collocamento. Le modalità con le quali avviene l’avviamento al lavoro della persona disabile comprendono l’avviamento diretto, il tirocinio formativo con la presenza del tutor e il tirocinio di avviamento al lavoro (TAL). La Provincia ha finanziato i TAL prendendo in prestito elementi formativi e socio-terapeutici. Con questo tirocinio le aziende non assolvono l’obbligo di legge, ma non si impegnano neppure all’assunzione. Gli utenti ricevono un gettone di presenza e il tirocinio è tutorato almeno una volta alla settimana dai tutor della cooperativa. I TAL vengono svolti presso aziende produttive o enti con l’obbligo della assunzione, nel qual caso possono configurarsi come percorsi di formazione in vista dell’assunzione effettiva. Attraverso il progetto viene svolta una vera e propria funzione di mediazione fra le esigenze del lavoratore disabile e quelle del datore di lavoro superando i pregiudizi. Nei primi due anni di attività sono state conosciute una sessantina di aziende e sono stati effettuati 48 collocamenti al lavoro. 43 Area Politiche sociali e pari opportunità SERVIZIO DI INTEGRAZIONE LAVORATIVA “SIL” (AUSL DI FABBRIANO) Riferimenti Denominazione del servizio Responsabile: Indirizzo: Comune Provincia Regione Telefono: Fax: E-mail: Sito web: Servizio di Integrazione Lavorativa “SIL” dott. Pacini Coordinatore Ambito Lamberto Pellegrini Fabriano Ancona Marche 0732/7071 centralino, 0732-707708 diretto [email protected] LA STORIA DEL SERVIZIO Il Servizio si occupa di integrazione lavorativa da quando è nata l’UMEA nel 1997. Prima di allora venivano effettuati inserimenti lavorativi solo con la Legge regionale 18 attraverso tirocini e borse lavoro rivolti soprattutto a soggetti gravi. Con la Legge 68/99 è stato possibile realizzare una collaborazione più integrata con il Centro per l’impiego. All’inizio gli Operatori del Servizio hanno cercato di trovare una collocazione lavorativa per gli utenti già in carico poiché delle borse lavoro e dei tirocini usufruivano persone gravi che non trovavano autonomamente il lavoro. Con la 68 l’avviamento al lavoro delle persone seguite è stato meno difficoltoso perché le aziende hanno avuto modo di conoscere gli utenti nell’ambito della formazione e poi di assumerli con richiesta nominativa. Da due anni è stato creato il SIL con fondi del Ministero delle Attività Produttive. Il progetto coinvolge ASL, Comune (adesso Ambito Territoriale), il Centro per l’impiego e la Cooperativa Castelvecchio. E’ stato inoltre creato un gruppo di lavoro che comprende anche il Servizio di Psichiatria. Nel corso del secondo anno di attività è stata stipulata una convenzione per garantire il sostegno finanziario dell’Ambito Territoriale. Gli Operatori del SIL sono dipendenti della Azienda USL ed hanno la responsabilità dei progetti formulati, mentre le borse-lavoro sono attivate con fondi della Regione tramite il Comune. FUNZIONAMENTO DEL SERVIZIO E METODOLOGIA DI INTERVENTO Le tipologie di utenza di cui si occupa prevalentemente il SIL sono persone con disabilità fisica e cognitiva. Sono seguiti dagli operatori anche un discreto numero di utenti con disturbi psicopatologici, nonché utenti invalidi del Ser.T. Attualmente sono in carico al SIL circa 200 utenti, con una età compresa fra i 18 e i 65 anni. L’ingresso nel SIL dipende dal momento in cui l’utente viene conosciuto dai servizi. Vi possono essere infatti utenti in carico già da anni ai Servizi della Azienda USL, oppure conosciuti solo a seguito di un esame da parte della Commissione Medico Legale per la 104 o la 68, o infine inviati dal Comune o dal Centro per l’impiego. 44 Area Politiche sociali e pari opportunità Il percorso di inserimento viene proposto agli utenti “storici” o a quelli in inserimento presso i Centri Diurni, una volta che hanno acquisito certe abilità di autonomia o competenze utili per il lavoro. Le persone che sono state conosciute solo in sede di Commissione e che si presentano al SIL per essere aiutate, di solito risultano più facili da inserire perché hanno una disabilità meno grave e buone possibilità di collocazione in contesti produttivi. Le figure professionali direttamente coinvolte nel funzionamento del servizio sono l'Assistente Sociale e il Neurologo, Responsabile del SIL. Gli Operatori sono entrambi presenti dalle 7.30 alle 13.30, per cinque giorni alla settimana. Nella fase di accoglienza si svolge un colloquio guidato, di tipo psicologico, con l’utente e i suoi genitori, cadenzato in due momenti differenti. E’ previsto in aggiunta un colloquio “libero” in merito ai desideri, il cui verbale viene comunque fatto firmare all’utente. Le informazioni più importanti che vengono acquisite comprendono i dati anagrafici, quelli di riferimento, la storia clinica, la scolarizzazione, l’invalidità civile (104 e 68) e le motivazioni al lavoro. Per operare una conoscenza approfondita della persona vengono anche raccolte informazioni presso le istituzioni scolastiche e vengono utilizzati i dati raccolti nella cartella personale che ha l’UMEA comprendenti anche la valutazione effettuata. Qualora la persona presenti problematiche motorie il Servizio richiede una consulenza specialistica. Fino a quando non si acquisisce una conoscenza approfondita della persona questa non viene inviata presso aziende private, ma vengono attivati percorsi in luoghi protetti quali le cooperative o gli Enti pubblici, al fine di osservare il livello di autonomia e le abilità manifestate dall’interessato. La fase conoscitiva viene restituita all'utente e alla famiglia in forma filtrata, per evitare di generare ansia. Le difficoltà vengono comunque esplicitate. Gli elementi costituenti il progetto individuale di formazione/inserimento comprendono le abilità, la capacità di ricordare compiti specifici, la possibilità di rafforzare le capacità residue. I progetti individuali possono anche prevedere interventi di formazione e riqualificazione professionale in collaborazione con il Centro per l’impiego, utilizzando anche i voucher formativi della Provincia. Le modalità con le quali avviene l’avviamento al lavoro del disabile sono: a. la borsa-lavoro, con la quale di solito viene iniziato il percorso formativo; le borse lavoro possono essere attivate in cooperative sociali, enti e aziende; fra i percorsi di borsa-lavoro alcuni rimangono tali a tempo indeterminato con una valenza soprattutto di tipo sociale e gli altri hanno una durata di circa tre, quattro anni; b. i tirocini di pre-assunzione con la Legge regionale n. 18, ad oggi ancora non utilizzati; c. l’assunzione tramite passaggio per il Centro per l’impiego, che fornisce anche l'elenco delle aziende obbligate. Le verifiche delle condizioni di inserimento o formazione lavorativa sono effettuate dagli Operatori del SIL da un minimo di una volta ogni sei mesi ad un massimo di una volta al mese. In alcune situazioni di borsa-lavoro si è fatto ricorso agli gli Educatori Domiciliari con funzioni di accompagnamento – tutoraggio durante il periodo iniziale della formazione. Questi educatori provengono dalla cooperativa Coosmarche che il Comune ha convenzionato per svolgere servizi domiciliari o di sostegno didattico. 45 Area Politiche sociali e pari opportunità SERVIZIO ACCOMPAGNAMENTO AL LAVORO “SAL” (COMUNE DI PERUGIA) Riferimenti Responsabile: Indirizzo: Comune Provincia Regione Telefono: Fax: E-mail: Sito web: dott.ssa Trampini Carla Responsabile Ufficio Piano di Zona, dott.ssa Patrizia Brutti Responsabile Servizi Sociali Ponte S. Giovanni, via della Scuola 89/90 Perugia Perugia Umbria 075/5771, 075/5995011 [email protected] [email protected] LA STORIA DEL SERVIZIO Il Servizio di Accompagnamento al Lavoro “SAL” è nato nel 2003 per effetto della Legge 45/99 grazie ad un finanziamento del Ministero del Lavoro per l’inserimento lavorativo di persone tossicodipendenti ed ex-tossicodipendenti. Il progetto era stato presentato al Ministero dai Comuni dell’Ambito. Contemporaneamente, nel quadro del Piano Sociale Regionale, i Comuni, riuniti negli Ambiti sociali, hanno presentato alla Regione un progetto sul Servizio di Accompagnamento al Lavoro19. Quando l’attuale Coordinatrice, l’Assistente Sociale Beatrice Boco, ha iniziato nel 2002 a Il servizio funziona raccordandosi con gli Uffici della cittadinanza; con i Servizi Provinciali per l’Impiego che sono interessati per competenza e che permettono di effettuare l’incrocio tra domanda e offerta, e gli altri servizi del territorio. Il SAL elabora progetti differenziati e personalizzati di accompagnamento al lavoro per persone esposte al rischio di emarginazione sociale sulla base delle opportunità lavorative presenti nel territorio. In questo quadro, la Regione Umbria ha previsto all’interno del SAL una sezione specialistica che si occupa esclusivamente della Legge 68/99, in raccordo con i Servizi per l’Impiego. Questo ha richiesto anche l’organizzazione di strumenti di lavoro condivisi: scheda di segnalazione, scheda della creazione del progetto, di valutazione, ecc.. Questi strumenti sono serviti sia per il raccordo fra gli uffici che per una migliore qualità del lavoro e della valutazione dell’andamento dell’ inserimento lavorativo. FUNZIONAMENTO DEL SERVIZIO E METODOLOGIA DI INTERVENTO Il SAL è un servizio di ambito, la Coordinatrice infatti è dipendente del Comune, mentre i sei Operatori dell’Accompagnamento (Educatori Professionali, laureati in Scienze della Comunicazione e Assistenti Sociali) provengono dal terzo settore (cooperazione sociale) e sono impiegati in base ad una convenzione di partenariato con due Consorzi e una Cooperativa. Le tipologie di utenza di cui si occupa il SAL sono persone con disabilità certificata ai sensi della Legge 104/92, giovani adulti con problemi di patologia psichiatrica (per i quali esiste un progetto da parte dei Servizi di Salute Mentale), tossicodipendenti inseriti in programmi terapeutici e stabilizzati farmacologicamente, alcolisti stabilizzati farmacologicamente in fase di remissione, ex I Comuni, inoltre, ogni anno all’interno del proprio bilancio riservano una quota per le Borse lavoro e per gli interventi che prevedono la mediazione. 19 46 Area Politiche sociali e pari opportunità tossicodipendenti e ex alcolisti (Ser.T), persone in età lavorativa seguite o segnalate da Servizi Socio-Assistenziali o Socio-Sanitari Territoriali, ex detenuti ammessi alle misure alternative alla detenzione. Il Servizio lavora insieme ai servizi di riferimento di queste persone, e insieme ad essi costruisce il progetto. La titolarità del progetto rimane ai Servizi, mentre il SAL é titolare per quello che riguarda l’accompagnamento al lavoro. Il SAL è un Servizio di secondo livello, non ha spazi di accoglienza e le persone accedono solo su segnalazione e se hanno alle spalle un progetto terapeutico o comunque una rete di assistenza. Al Servizio arriva la Scheda di Segnalazione già compilata. Una volta arrivata la scheda vengono convocati i servizi e pianificati gli obiettivi del progetto, nonché l’opportunità di avviare l’utente verso un percorso di orientamento, di formazione o di qualificazione. Lo strumento operativo viene individuato in base all’età, alle condizioni socio-economiche, al nucleo familiare, alle abilità dell’utente. Quando la persona arriva al SAL sa che troverà delle persone in grado di accompagnarla al lavoro, perché la scheda di segnalazione viene compilata insieme all’utente che la firma. Nella scheda viene inserito il nominativo dell’operatore che prende in carico la persona e viene individuato sul progetto il calendario di incontro tra l’operatore del SAL e quelli del Servizio. Subito dopo viene compilata una seconda scheda insieme al servizio segnalante, dove vengono pianificati gli obiettivi dell’inserimento. La maggior parte degli inserimenti che effettua il SAL sono in Cooperative di tipo B, alcuni in Cooperative di tipo A o in aziende private che lavorano con le cooperative. Le modalità con le quali avviene l’avviamento al lavoro sono: tirocinio Formativo e di Orientamento in base alla l. 18, realizzato tramite la Provincia; tirocinio di Formazione in Situazione, utilizzato al massimo per sei mesi in modo particolare per le persone con disabilità; il Comune provvede al pagamento dell’INAIL e dell’RCT, e il tirocinio è gratuito sia per l’utente che per l’azienda; questo strumento permette di osservare la persona all’interno di un contesto lavorativo e di capire se sarà possibile un’evoluzione del percorso e dell’intervento; borsa lavoro, attivata con la Provincia, ma non per situazioni di disabilità; borsa lavoro socio-riabilitativa, utilizzabile anche per situazioni di disabilità, ma non per situazioni eccessivamente gravi, per una durata massima di sei mesi; essa permette di mettere alla prova la persona all’interno di un’azienda e dà all’azienda l’opportunità di capire se l’inserimento può funzionare; la finalità è l’assunzione; il progetto prevede l’individuazione dell’azienda, del settore di inserimento, del tutor aziendale, dell’accompagnatore e del referente dell’ufficio personale, nonché il luogo dell’attività, l’incarico di lavoro con la qualifica e il livello delle mansioni; se si tratta di una persona iscritta agli elenchi previsti dalla Legge 68/99, si opera in raccordo con il Centro per l’impiego; borsa lavoro terapeutica, rivolta a quelle persone con disabilità che molto difficilmente potranno svolgere un lavoro vero e proprio; interventi di formazione e riqualificazione professionale gestiti dalla Provincia. In tutti i progetti viene costruito anche un programma di verifiche, stabilendo se debbano essere settimanali o più diluite nel tempo. Le modalità di verifica sono l’osservazione e il colloquio con la persona. Il Servizio ha una scheda per il monitoraggio, una per le verifiche, una di valutazione dell’esito del percorso e una scheda di autovalutazione, dove si chiede alla persona come ha vissuto il percorso e cosa ne ha ricevuto. La presenza degli Operatori del SAL è definibile come monitoraggio, da un massimo di una volta alla settimana ad un minimo di una-due volte al mese, a seconda dei casi. È sempre presente anche un tutor aziendale. L’equipe di lavoro del SAL formata dal Coordinatore e dagli Operatori della Mediazione si riunisce tutte le settimane per discutere i vari casi. 47 Area Politiche sociali e pari opportunità SERVIZIO SOCIALE (AUSL DI PISA) Riferimenti Responsabile: Indirizzo: Comune Provincia Regione Telefono: Fax: E-mail: Sito web: Andrea De Conno, Responsabile Ufficio di Piano della Società della Salute. Coordinatore Servizi Sociali dott. Giuseppe Cecchi USL 5 via Saragat n. 24 Pisa Pisa Toscana 050/954142 [email protected] [email protected] LA STORIA DEL SERVIZIO Il Servizio Sociale della Azienda USL di Pisa non ha ancora un servizio preposto all’inserimento lavorativo, ma si occupa di integrazione al lavoro, analogamente a quanto realizza in riferimento all’integrazione sociale. In questo momento la carenza non riguarda tanto gli inserimenti lavorativi di persone disabili, quanto piuttosto gli inserimenti lavorativi delle persone disabili che hanno più difficoltà, che necessitano di una formazione più lunga e di una stretta integrazione fra percorsi socio-riabilitativi e lavorativi. I Servizi Sociali stanno cercando di individuare un percorso unitario con la Provincia che ha competenza per le attività di preformazione e formazione professionale. La finalità è la costruzione di percorsi condivisi e buone prassi da presentare al cittadino. Per raggiungere questa finalità è stato costituito un gruppo di lavoro congiunto al quale partecipano personale della Azienda USL, del Servizio Sociale delle tre zone socio-sanitarie della USL e il personale della Provincia. L’obiettivo è costituire un ufficio o servizio specifico. A tale scopo nel 2004 é stato inserito nel Piano di formazione provinciale un percorso di formazione congiunta del personale della Azienda USL e di quello personale della Provincia20. Ad oggi all’interno della ASL non esiste un’articolazione specifica per l’inserimento lavorativo delle persone disabili, ma c’è un’Unità di personale che si occupa di Tirocini Formativi e di percorsi di inserimento lavorativo, con una forte integrazione con le Cooperative Sociali di tipo B, con il mondo delle aziende e con la Provincia (in maniera specifica con il Centro per l’impiego). Della Unità di Personale fanno parte una Educatrice Professionale, un’Assistente sociale dell’Azienda USL e il Responsabile dell’Ufficio di Piano della Società della Salute. I Servizi con i quali Servizio collabora stabilmente sono: la Provincia, soprattutto il Centro per l’Impiego. Il protocollo esistente tra la Azienda ASL e la Provincia per la l. 68/99 indica: chi fa parte del Comitato Tecnico, della Commissione Tripartita, della Commissione 68/99. La Azienda USL sta lavorando assieme alla Provincia per raggiungere un accordo di programma per l’inserimento al lavoro, così come è stato raggiunto con la scuola. 20 La riflessione era partita da un progetto dell’l’ANFASS all’interno del Piano di Zona ed è continuata spingendo la ASL ad attivare consulenze con il Servizio di Mediazione ed Integrazione Lavorativa delle persone Disabili “MILD” di Arezzo e con il dott. Lepri del Centro Studi per l’Integrazione Sociale e Lavorativa di Persone Disabili della ASL Genova. 48 Area Politiche sociali e pari opportunità La AUSL ha rapporti con le Cooperative Sociali di tipo B attraverso le convenzioni per l’affidamento di lavoro, in tale modo persone disabili o con svantaggio vengono aiutate nell’inserimento lavorativo. Per quanto riguarda la relazione con le Associazioni dei Disabili il rapporto è molto forte soprattutto con l’ANFASS che ha rafforzato l’azione che la Azienda USL e la Provincia Le fonti di finanziamento a cui fa prevalentemente riferimento questa attività sono quelle ordinarie dell’azienda ASL, finanziata dalla quota dei Comuni e dal Servizio Sanitario Nazionale. Per le attività sperimentali innovative sono stati invece utilizzati fondi del Piano Sociale di Zona, il Fondo sociale europeo e altri fondi della Provincia. FUNZIONAMENTO DEL SERVIZIO E METODOLOGIA DI INTERVENTO L’utenza di cui si occupa prevalentemente l’Unità di personale riguarda persone con disabilità e utenze del Servizio Psichiatrico in collaborazione con il Dipartimento di Salute Mentale. Il momento dell’accoglienza è differenziato, ma come punto di riferimento è stato assunto il Servizio Sociale. Esiste anche una modalità di accesso diretto attraverso la Provincia (CPI), che cura l’accoglienza e la presa in carico di quelle persone che non sono mai state seguite dai Servizi Sanitari oppure che concluso l’iter scolastico non hanno fatto più richieste di presa in carico. L’educatrice dell’Unità di Personale viene coinvolta nei progetti sulla base di una relazione dell’Assistente Sociale o del Gruppo Operativo Multidisciplinare. L’intervento può aver luogo o nel passaggio dalla scuola alla Preformazione (di competenza della Provincia ed il cui accesso è regolato dalle segnalazioni dei GOIF) o nella fase successiva della formazione / inserimento socioterapeutico, anche nell’ambito della formazione o dell’inserimento lavorativo gestiti dalla Provincia. Gli utenti affiancati nel percorso formativo sono, di solito, conosciuti fin dall’infanzia, ed hanno già una diagnosi formulata dallo specialista e dal Servizio Sociale. Le informazioni che interessano, al di là della anamnesi familiare e sociale, sono quelle relative al percorso scolastico e formativo della persona. A riguardo la Provincia effettua un bilancio di competenze con una ricostruzione del percorso della persona e delle sue capacità, mentre in sede scolastica viene fatto un bilancio di competenze in funzione del percorso scolastico e formativo. Questo percorso si aggancia anche al successivo percorso lavorativo, grazie all’esistenza dei Gruppi di Lavoro Interprofessionali, costituiti all’interno della scuola e composti dagli insegnanti, dal Servizio Sociale e dallo specialista interessato. Le informazioni vengono inserite nella cartella dell’utente dal Servizio Sociale territoriale che ha in carico la persona. Il progetto individuale viene stilato mediante una relazione che contiene il percorso che la persona ha fatto fino a quel momento, la proposta motivata, gli obiettivi che si vogliono raggiungere. Esso contiene anche un quadro della situazione attuale e/o familiare se giudicata significativa. Responsabili del progetto sono gli Operatori territoriali referenti del caso e l’Educatrice. Il progetto che riguarda l’Inserimento Socio-Terapeutico, non ha valore lavorativo ma rappresenta un percorso di consolidamento delle competenze, con finalità terapeutiche e riabilitative, in tale percorso è prevista la presenza di un tutor pagato dalla AUSL. Tutto quello che riguarda la formazione e l’avviamento al lavoro (stage e tirocini formativi, sia quelli previsti dalla 68, che gli altri) è di competenza della Provincia. Al fine di effettuare il confronto fra le posizioni lavorative disponibili e il profilo degli utenti l’Educatrice si serve delle informazioni ricevute dal Centro per l’impiego. Ad oggi la procedura non è regolata da protocolli, ma dall’interessamento della Educatrice Professionale. La verifica dei progetti viene effettuata dall’Operatore di riferimento, che in genere è l’Assistente Sociale, mediante colloqui con la persona e con i familiari. 49 Area Politiche sociali e pari opportunità SERVIZIO INTEGRAZIONE SOCIO-SANITARIA (COMUNE DI SENIGALLIA) Riferimenti Responsabile: Indirizzo: Comune Provincia Regione Telefono: Fax: E-mail: Sito web: dott. Maurizio Mandolini P.zza del Duca 60019 Senigallia Ancona Marche 071/6629266, 071/6629291 [email protected] LA STORIA DEL SERVIZIO Il Comune di Senigallia si occupa da più di dieci anni di integrazione lavorativa di persone svantaggiate. Il ventaglio dei target comprende la disabilità, la tossicodipendenza, la malattia mentale e lo svantaggio psico-sociale. Alla fine del 2001 gli operatori si sono interrogati sull’efficacia dei metodi che stavano utilizzando ed hanno condotto una riflessione in merito alle opportunità offerte dal varo della 68. La valutazione riguardava l’efficacia, le criticità presenti e anche la possibilità di mettere in rete quelle che erano le risorse disponibili sul territorio per valorizzarle e per evitare sovrapposizioni o sprechi. All’epoca il Servizio offriva la possibilità di fare percorsi di tirocinio con la copertura assicurativa INAIL e RCT e di erogare un contributo all’utente. Tali tirocini venivano attivati sulla base di progetti elaborati dai Servizi della ASL: Dipartimento di Salute Mentale, Sert e Servizio Medicina (un servizio di primo livello all’interno del quale operatori della ASL e del Comune lavorano insieme). Oltre ai Servizi sopra elencati vi erano altri servizi ASL che si occupavano nello specifico di disabilità quali l’Unità Multidisciplinare Educativa e Adulta. Fatta una valutazione di quello che era il servizio, sono emerse una serie di criticità e la necessità di proporre un modello organizzativo nuovo, una modalità operativa che permettesse di mettere in rete soggetti diversi con la messa in rete delle risorse economiche e del bagaglio tecnico e di conoscenze che ogni servizio ha. Sono stati coinvolti i Servizi della Azienda USL che hanno accolto favorevolmente questa proposta e insieme è stato rielaborato il progetto, che in fase di implementazione ha coinvolto anche il Centro per l’Impiego. Il progetto prevede due livelli: uno che è stato definito livello di governo, politico, con l’istituzione di un tavolo di coordinamento a livello generale, di indirizzo e per la ricerca di partner che possono aderire al progetto, che è una realtà dinamica, l’altro con la gestione operativa delle situazioni singole delle persone che si trovano in una situazione di disagio. Fanno Parte del Nucleo Operativo: il Dipartimento di Salute Mentale, il Centro Socio-Sanitario, il Ser.T, il Comune di Senigallia, il Centro per l’Impiego e la Cooperativa che fornisce i tutor. Gli Operatori sono Assistenti Sociali o Operatori del Centro per l’Impiego che si occupano della presa in carico, valutazione e progettazione dei percorsi individualizzati di integrazione lavorativa e si riuniscono due volte al mese per circa due ore. Successivamente c’è stato il coinvolgimento della Cooperazione sociale. Una Cooperativa sociale di tipo B, la Progeil ha offerto gratuitamente la presenza di un tutor per un anno. Il tutor ha partecipato 50 Area Politiche sociali e pari opportunità anche al Nucleo Operativo condividendo strumenti e procedure. E’ stata poi stipulata una convenzione per il tutoraggio dei progetti con la stessa Cooperativa. La cornice istituzionale per il funzionamento del servizio è rappresentata dal Patto sociale per l’integrazione lavorativa di persone in situazione di svantaggio” dove vengono descritte le finalità, gli obiettivi, i destinatari, i soggetti coinvolti, il modello organizzativo, funzioni e strumenti. Gli Enti interessati dall’accordo sono: la Provincia di Ancona, i Comuni dell’ambito territoriale di Senigallia, la Azienda USL n. 4, il Comune di Senigallia assume il ruolo di capofila. FUNZIONAMENTO DEL SERVIZIO E METODOLOGIA DI INTERVENTO All’interno del Nucleo Operativo vi sono varie figure professionali: per i Servizi Sanitari (Dipartimento di Salute Mentale, Centro Socio-Sanitario, Ser.T) le Assistenti Sociali; per il Centro per l’impiego una unità amministrativa; per il Comune una Assistente Sociale, che ha anche funzioni di Coordinamento, e un Operatore della Mediazione. Vi sono due modalità di accesso al Servizio. Una è la presentazione tramite i Servizi che hanno in carico la persona; l’altra è l’accesso diretto e riguarda solo le persone che hanno il riconoscimento di invalidità e la certificazione della l. 68. Il filtro, viene effettuato dal Centro per l’Impiego, che iscrive la persona ed effettua un colloquio di orientamento tramite l’Operatore della Mediazione, che per la persona disabile si trasforma in un colloquio di Preselezione sottoscritto dalla persona stessa. Copia firmata del Colloquio di Preselezione, dove sono descritte le mansioni che ha svolto e le disponibilità al lavoro dichiarate, viene consegnata all’interessato. I nominativi delle persone iscritte vengono inseriti nella banca dati per effettuare l’incrocio fra domanda e offerta. Quando una persona si presenta da sola al Centro per l’Impiego mostrando delle difficoltà viene comunque attivata la rete dei servizi. La diagnosi approfondita dell’utente avviene grazie alla valutazione medico-legale, che ciascun servizio referente per la persona fa pervenire al Centro per l’Impiego. Successivamente avviene la presentazione dell’utente al Nucleo Operativo,attraverso una scheda dove vengono descritte le abilità, il comportamento, le aspirazioni, le attitudini. Per tutti gli utenti viene operata una prima distinzione fra percorsi di Collocamento Mediato e Mirato: Nel Collocamento Mirato non c’è una vera e propria presa in carico complessiva da parte del Nucleo Operativo, ma vengono attivate alcune prestazioni come l’accoglienza, la preselezione, l’abbinamento con l’azienda. Laddove non è necessario attivare forti risorse di mediazione possono essere attivati strumenti modulabili in base alle caratteristiche della persona disabile e dell’azienda. nel Collocamento Mediato c’è la necessità di una presa in carico forte, e vi è la presentazione del caso al Nucleo Operativo. Viene elaborato, , un progetto di integrazione lavorativa da parte dell’Assistente Sociale che è titolare del progetto e dall’Operatore della Mediazione sulla base delle disponibilità delle aziende, nel caso in cui non si tratti di un disabile, la funzione dell’Operatore della Mediazione viene svolta dagli stessi operatori dei Servizi della ASL (Assistenti Sociali del SERT e del DSM che fanno parte dello stesso Nucleo Operativo). Gli elementi costituenti il progetto individuale sono i dati anagrafici, gli obiettivi da perseguire, la tipologia di intervento di mediazione da attivare, la sede operativa, il reparto, la mansione, la durata, il programma settimanale con l’orario, il contributo economico (qualora vi sia), tempi della verifica. Le modalità con le quali avviene la formazione e l’avviamento al lavoro del disabile sono anzitutto i Tirocini previsti dalla Legge regionale 18, effettuati con le risorse messe a disposizione dal Comune di Senigallia. I tirocini possono essere di tre tipi: tirocinio a valenza sociale per quelle persone che non sono in grado di essere produttive, tirocini a valenza formativa, per la formazione in situazione (durata massima 2 anni e senza incentivo economico), 51 Area Politiche sociali e pari opportunità tirocini pre-lavorativi, la finalità è l’accesso al lavoro e vi è la possibilità di incentivo economico (durata massima 6 – 9 mesi,). Qualora vi sia la necessità, vengono attivati interventi di tutoraggio attraverso la Cooperativa Sociale che ha in appalto il servizio dal Comune. Le assunzioni utilizzano generalmente la convenzione della Legge 68. Per le assunzioni viene utilizzata la banca dati delle aziende gestita dal Centro per l’impiego. In azienda è presente l’Operatore della Mediazione. Se la finalità della visita è un progetto per una persona disabile, allora verrà accompagnato anche dall’Assistente Sociale di riferimento. 52 Area Politiche sociali e pari opportunità SERVIZIO INSERIMENTO LAVORATIVO DISABILI E FASCE DEBOLI (ASL DI TERNI) Riferimenti Responsabile: Indirizzo: Comune Provincia Regione Telefono: Fax: E-mail: Sito web: dott.sa Maurizia Bonanni via Di Vittorio Terni TR Umbria 0744/204006 329/ 1214057 [email protected] LA STORIA DEL SERVIZIO L’intervento di inserimento lavorativo era presente in tutte le tre USL che hanno costituito l’attuale ASL, unificata nel 1995 e organizzata in tre Distretti. Esso è continuato con caratteristiche diverse a seconda della tipologia di delega che i Comuni hanno conferito alla nuova Azienda. Il Coordinatore sociale del servizio ha cominciato a seguire queste problematiche dopo il 2001, realizzando un nuovo regolamento finalizzato alla gestione unitaria dei percorsi, e attivando un processo di revisione di tutti i progetti in carico. Ciò ha comportato la differenziazione dei progetti di Borsa Socio-Assistenziale, dove l’integrazione lavorativa avviene in ambiente protetto, dai progetti di Borsa Lavoro come strumento per realizzare l’integrazione lavorativa vera e propria in ambienti lavorativi normali. Sono state delineate le procedure di attivazione dei progetti (chi li attiva e propone il progetto) assegnando ai servizi specialistici e territoriali che hanno in carico le persone il compito di proporre il percorso di inserimento ( si tratta dei SIM adulti e SIM infanzia, dei Servizi Territoriali e dei Centri di Salute). Nel regolamento è stata precisata anche l’importanza del monitoraggio dei percorsi prevedendo all’interno del Servizio Sociale territoriale – che dovrebbe essere il punto di riferimento per l’attivazione dei percorsi e per l’osservazione di questi progetti – anche la figura del mediatore lavorativo, che dovrebbe essere fornita dal Comune. Il Servizio di Inserimento Lavorativo Disabili e Fasce Deboli non ha una forte struttura centralizzata, poiché si incardina prevalentemente sul Servizio Sociale Professionale, che rappresenta la “cerniera” nei confronti dei servizi specialistici. Attualmente sono in corso di svolgimento 157 progetti, di cui molti attivati nell’ultimo anno e mezzo. Dal 1998 ad oggi sono state effettuate 28 assunzioni e sono attualmente attive 15 Borse Lavoro. FUNZIONAMENTO DEL SERVIZIO E METODOLOGIA DI INTERVENTO Le tipologie di utenza di cui si occupa prevalentemente il Servizio sono disabili (fisici, psichici, psichiatrici), detenuti o ex detenuti. Ci sono progetti di borse attivate non tanto per patologie strutturate, quanto per problematiche sociali che possono riguardare donne – per esempio ragazze madri – o comunque soggetti con svantaggio socio-ambientale significativo. Il Servizio di Inserimento Lavorativo Disabili e Fasce Deboli ha la delega su tutto il territorio provinciale per disabili e fasce deboli, mentre nel Comune di Terni soltanto per la disabilità. La prevalenza di progetti in corso riguardano cittadini del Comune di Terni. 53 Area Politiche sociali e pari opportunità I servizi specialistici e territoriali che hanno in carico le persone propongono il percorso di inserimento. La presa in carico viene fatta normalmente dall’Assistente Sociale del Centro di Salute competente territorialmente e dall’Operatore della Mediazione. Al momento della presa in carico vengono fornite all’utente informazioni relative al progetto. Le informazioni relative all’utente segnalato vengono raccolte nella modulistica utilizzata che contiene informazioni anamnestiche, esperienze lavorative e formative, informazioni relative alle abilità, all’autonomia, alla diagnosi, alla valutazione neuropsicologica, all’invalidità, all’iscrizione al Centro per l’impiego e alla Legge 68/99, informazioni sulla famiglia e sulle condizioni sanitarie. La scheda è compilata dall’Assistente sociale e dall’operatore della mediazione, qualora presente. Per la conoscenza approfondita dell’utente viene fatta una valutazione delle competenze, utilizzando strumenti appositi, al fine di individuare il possibile contesto lavorativo. Il progetto, verificato per la parte amministrativa dal Distretto, arriva quindi alla Commissione Tecnica, formata da diversi operatori afferenti a diverse professionalità e a diversi servizi. Essa è uno strumento tecnico di ambito ASL e valuta la proposta di inserimento e se il percorso procedurale è stato rispettato, con l’obiettivo di creare un osservatorio sull’insieme dei progetti avviati a livello di ASL, e darne una valutazione prospettica. Nella Commissione sono presenti diverse figure in rappresentanza del Dipartimento Sociale, dell’UO Centri semiresidenziali per disabili, del SIM infanzia, del Ser.T. Ci sono tre Assistenti Sociali, uno per ogni ambito territoriale poiché i progetti che vengono proposti dai diversi servizi del territorio trovano un punto di riferimento nel Servizio Sociale Territoriali. Coordinano i progetti le Assistenti Sociali, in alcuni casi coadiuvate dai tutor – che sono Operatori delle Cooperative – e il mediatore del lavoro – che, in modo specifico e preciso, al momento, è presente solo ad Orvieto e che è stato inserito nell’ambito del Servizio sociale. I progetti individuali possono anche prevedere interventi di formazione e riqualificazione professionale realizzati in collaborazione con il Centro per l’Impiego, e recentemente, anche con strutture private di formazione. Le modalità con le quali avviene l’avviamento al lavoro del disabile sono: la borsa lavoro finalizzata all’inserimento lavorativo che ha durata di un anno, con possibilità di rinnovo per un altro anno, la borsa Socio Assistenziale per persone più gravi, per le quali non è possibile, né al momento né in prospettiva, un percorso di inserimento lavorativo; La borsa Socio Assistenziale non ha dunque una scadenza temporale, ma viene sottoposta annualmente a verifica in Commissione; l’accompagnamento al Centro per l’impiego; tale servizio viene attivato già durante lo svolgimento della Borsa lavoro, o comunque nella parte finale, nel momento in cui è chiaro che nella azienda dove viene fatta la formazione non è possibile l’attivazione di un contratto vero e proprio; a quel punto c’è una presa in carico da parte del Centro per l’Impiego, che offre o formazione o altre esperienze lavorative, sia tramite tirocini che tramite assunzioni. Il Centro per l’impiego dà indicazioni rispetto alle opportunità e alle aziende disponibili. Il Servizio utilizza le liste del Centro per l’impiego in termini di conoscenza, ma non sempre i progetti di integrazione lavorativa trovano terreno ferite nelle aziende obbligate. Di fatto la maggior parte delle aziende utilizzate sono aziende molto piccole, addirittura ditte individuali, scelte però perché garantiscono un tutoraggio particolarmente accurato. La verifica delle condizioni di inserimento viene effettuata in base a quanto indicato dall’Assistente Sociale nella scheda di verifica, attraverso il colloquio con il tutor aziendale, con l’operatore dell’accompagnamento, con il borsista e se è necessario con i familiari. Il colloquio con i famigliari della persona in Borsa Socio Assistenziale viene svolto perché il Servizio lavora con persone molto gravi, che difficilmente possono gestire l’aspetto del lavoro da soli. Negli inserimenti di disabili gravi c’è un operatore fisso per tutto l’orario, che si configura come operatore di assistenza. Vi sono poi Operatori della Mediazione, che svolgono tutoraggio in 54 Area Politiche sociali e pari opportunità azienda, con tempi e modalità diverse a seconda delle caratteristiche della persona inserita. Il tutor aziendale è previsto per tutte le situazioni. Il servizio collabora stabilmente con le cooperative sociali di tipo B, l’associazione degli artigiani e l’associazione dei commercianti. Il tentativo è quello di arrivare ad avere con tali associazioni una collaborazione più formalizzata e strutturata attraverso la definizione di un progetto che dovrebbe dare visibilità e riconoscimento alle aziende che da tanti anni collaborano o che potrebbero iniziare una nuova collaborazione. Da un anno e mezzo è stato attivato un percorso di confronto fra la ASL e gli altri anelli della rete: il SIL del Comune di Terni e il Centro per l’impiego. E’ recente la sottoscrizione di un accordo interistituzionale con il Centro per l’Impiego e i Comuni per definire modalità operative e di confronto condivise per realizzare i passaggi necessari a percorsi progettuali efficaci. 55 Area Politiche sociali e pari opportunità SERVIZIO INTEGRAZIONE LAVORATIVA (AZIENDA ULSS 8, CAERANO SAN MARCO) Riferimenti Responsabile: Indirizzo: Comune Provincia Regione Telefono: Fax: E-mail: Sito web: Pierluigi Guidolin via Gramsci, 1 Caerano San Marco Treviso Veneto 0423/859295 0423/859544 LA STORIA DEL SERVIZIO Il Servizio Integrazione Lavorativa dell’Azienda ULSS n.8 ha iniziato la propria attività nel 1985 come Servizio a sé stante all’interno dei Settori Sociali dell’allora ULSS n.13. Il territorio di competenza comprende attualmente i Comuni dell’Azienda ULSS n.8. Questi comuni sono collocati in parte nella zona pedemontana e in parte nell’alta pianura trevigiana e mediamente sono di piccole dimensioni (il Comune di Castelfranco Veneto ha 32.000 abitanti, Montebelluna conta 30.000 abitanti, solo altri due comuni si avvicinano ai 10.000 abitanti, mentre gli altri si collocano fra i 4 e i 5000 abitanti). Il territorio è fortemente industrializzato con ampi insediamenti produttivi attorno a Castelfranco Veneto, all’Asolano, e specialmente nell’area Montebellunese, con il distretto della calzatura sportiva. Attualmente il servizio Integrazione lavorativa è collocato all’interno del Servizio Handicap per L’Età Adulta in attesa dell’applicazione della L.R. n.16/2001, istitutiva del Servizio presso le Aziende Sanitarie della Regione Veneto. La sede è situata a Caerano San Marco, comune posto in posizione centrale rispetto al territorio dell’ULSS e facilmente raggiungibile con i servizi di trasporto pubblici. Gli utenti del SIL possono essere soggetti certificati ai sensi della L.104/92, lavoratori svantaggiati ai sensi dell’articolo 4 della legge 381/91; lavoratori iscritti nell’elenco di cui alla L.68/99. Il Protocollo Aziende ULSS 7- 8- 9 /Provincia di Treviso del 21/07/2004 ha stabilito i criteri di assegnazione dei lavoratori di cui alla L.68/99 rispettivamente alle Aziende ULSS o agli uffici del Collocamento Obbligatorio della Provincia. In questo quadro i lavoratori con disabilità psichica e/o intellettiva sono presi in carico di norma dai Servizi dell’ULSS. FUNZIONAMENTO DEL SERVIZIO E METODOLOGIA DI INTERVENTO La struttura organizzativa comprende un gruppo di 5 operatori (4 educatori, 1 oss) che costituiscono il nucleo di coordinamento dell’attività complessiva del servizio, a questi fanno riferimento altri 8 operatori (educatori in quota oraria parziale) afferenti ad altri servizi dell’azienda ULSS (CSM, Ser.T, SERAT, consultori, SHEA). Il nucleo di coordinamento è composto da un educatore Responsabile del Servizio, 1 operatore sociosanitario con funzioni di segreteria amministrativa e di collegamento con i servizi amministrativi dell’Azienda, 3 educatori con compiti di predisposizione e attuazione di progetti di integrazione lavorativa di disabili intellettivi inviati dal SHEA, dai Servizi Sociali dei Comuni, dall’Ufficio Collocamento Obbligatorio della Provincia. L’attività di coordinamento svolta dal Responsabile del Servizio comprende: 56 Area Politiche sociali e pari opportunità la definizione e il monitoraggio dei protocolli di collaborazione con gli altri servizi dell’Azienda ULSS la rilevazione dei dati documentali dell’attività rivolta all’utenza il controllo della gestione amministrativa la programmazione dei momenti di verifica dell’attività propria del nucleo centrale e di quella degli operatori dei servizi collegati finalizzata all’integrazione lavorativa monitoraggio del Protocollo ULSS-Provincia in attuazione della Legge 12/03/99 n.68. In particolare la collaborazione con gli altri servizi dell’Azienda ULSS si esplica in modo più specifico con la predisposizione della mappatura delle Aziende del territorio; LA disponibilità all’attivazione di tirocini, la ricerca dell’abbinamento più idoneo azienda-lavoratore; la raccolta della documentazione standard relativa ai tirocini svolti dagli educatori di diversi servizi dell’Azienda. Questa struttura organizzativa vede nell’educatore la figura centrale in grado di operare la mediazione più idonea all’integrazione lavorativa del disabile. L’educatore svolge una doppia funzione di mediazione: una mediazione della relazione lavoratore-azienda di mercato; una seconda mediazione fra i servizi socio-assistenziali del territorio, il lavoratore e il mondo del lavoro esterno. La complessità di questa azione implica il riconoscimento all’educatore di una specifica professionalità nell’ambito dei processi di integrazione nei sistemi e fra i sistemi. Per questo all’educatore è riconosciuta un’ampia autonomia operativa in ambiti diversi sia all’interno dell’Azienda ULSS sia sul mercato. L’approccio globale alla complessità dei processi di integrazione prefigura un profilo dell’educatore in termini quasi “politici”, con ciò intendendo che elemento essenziale della sua azione deve essere l’attenzione all’utente quale cittadino dotato di diritti e doveri pienamente conseguibili ed esercitabili. La richiesta dell’utente può essere presentata presso i Servizi Sociali dei Comuni, presso i Servizi Socio-sanitari dell’Azienda ULSS o presso gli uffici per il Collocamento Obbligatorio della Provincia. Durante il primo colloquio, svolto generalmente dall’educatore del Servizio o dall’Assistente Sociale, vengono raccolte le prime informazioni relative alla situazione familiare, assistenziale e lavorativa, al fine di verificare la congruità della domanda. Il servizio fornisce un primo orientamento verso il servizio più idoneo fra quelli che costituiscono la rete per l’integrazione sociale e lavorativa. Questo orientamento consiste principalmente: nell’esame della documentazione della storia dell’utente; nel riconoscimento delle aspettative da questi riportate nel colloquio; nella presentazione delle possibili opportunità offerte dai servizi territoriali; nell’acquisizione del consenso. Questa prima fase di accoglienza viene perfezionata con l’acquisizione della disponibilità da parte dell’interessato ad intraprendere un percorso definito nelle sue linee generali. Il servizio specialistico dell’ULSS che ha ricevuto la domanda dell’utente, invia al SIL una propria richiesta di presa in carico per l’avvio di un percorso di integrazione lavorativa mediante l’attivazione di un tirocinio di “formazione ed orientamento” o di “integrazione lavorativa” ex art. 11 della Legge 68/99. La documentazione di cui si fa esplicita richiesta all’utente è: la certificazione della commissione di prima istanza (certificato di invalidità), l’accertamento di disabilità ex legge 68/99, l’attestazione di un eventuale titolo di studio, la diagnosi funzionale ex legge 104/92, il libretto di lavoro o scheda anagrafica/professionale, eventuale ulteriore documentazione attestante professionalità specifiche. Anche i Servizi Sociali dei Comuni sono servizi invianti e possono formulare la richiesta di presa in carico accompagnata da una relazione che individua le condizioni e gli obiettivi di un progetto individuale di integrazione sociale e lavorativa. I Servizi Sociali dei comuni collaborano all’attuazione del progetto per gli aspetti riguardanti la famiglia ed il contesto ambientale più 57 Area Politiche sociali e pari opportunità generale (trasporti, ridefinizione del ruolo in ambito familiare, attività di sostegno e socializzazione durante il tempo libero). Sulla scorta di questa richiesta, il SIL predispone una serie di opzioni da valutare in accordo con l’operatore del servizio inviante e di riferimento. Successivamente ha luogo un nuovo incontro con l’utente, nel caso del quale vengono definiti i termini del contratto educativo. Il nucleo centrale di coordinamento attiva e monitorizza le procedure amministrative, rileva il corretto svolgimento delle diverse fasi del processo di integrazione, con riguardo particolare alla produzione delle schede di rilevazione lavorativa e relazionale . Il contratto educativo viene gestito dall’educatore del servizio di riferimento nell’ambito delle linee guida generali del progetto globale, definito dal responsabile del suo stesso servizio. Al servizio inviante e/o di riferimento è richiesta una relazione sintetica della situazione sociale, del quadro complessivo in relazione al grado di autonomia personale, lavorativa e relazionale. E’ da considerare che il percorso di integrazione lavorativa si realizza nella prima fase attraverso un tirocinio di osservazione finalizzato alla rilevazione in contesto reale dei parametri utili all’integrazione lavorativa. Questo periodo dura generalmente tre mesi. Il primo tirocinio di osservazione in contesto reale ha come obiettivo la rilevazione dei dati iniziali relativi ai parametri di integrazione lavorativa (produttività, affidabilità, continuità, presenza), la rilevazione dell’orientamento integrativo dell’azione (coerenza del comportamento effettivo con le prestazioni previste nel contratto educativo) -in relazione alle prestazioni lavorative, al ruolo nel gruppo di lavoro, al contratto aziendale, al suo ruolo sociale (famiglia, coetanei)- la rilevazione dell’orientamento integrativo della narrazione autobiografica (corrispondenza della descrizione della sua esperienza con la rilevazione del suo comportamento effettivo), analisi degli scostamenti, ridefinizione del programma. Il SIL dispone di un archivio delle aziende del territorio con la descrizione delle procedure lavorative e dell’organizzazione delle postazioni individuate come le più idonee all’attuazione di tirocini. Il progetto di tirocinio predisposto dall’operatore del servizio di riferimento contiene la descrizione della procedura lavorativa secondo uno schema standard. Gli elementi costituenti di un progetto individuale di inserimento riguardano le seguenti aree: Competenze trasversali di base; competenze professionali generiche; competenze professionali specifiche; competenze relazionali; aspettative. Questo progetto ed in particolare la procedura standard vengono presentati al medico del lavoro che certifica l’idoneità del lavoratore alla mansione specifica L’attività degli operatori del SIL comporta prevalentemente la mediazione all’interno dell’azienda, intesa come un contesto in cui l’ingresso del disabile rappresenta un fattore di riconfigurazione della struttura organizzativa. Affinché l’integrazione lavorativa del disabile sia stabile e soddisfacente è necessario che il sistema così riconfigurato ritrovi un equilibrio al proprio interno e nelle sue relazioni con l’esterno. Nella convenzione è prevista l’individuazione di un tutor aziendale designato dall’azienda stessa; il tutor dell’ULSS è in genere l’Educatore del servizio di riferimento. Oltre che dei Servizi dell’ULSS sopra indicati il SIL si avvale della collaborazione degli Uffici del Collocamento Obbligatorio della Provincia, delle Cooperative Sociali, dei Centri di Formazione Professionale. L’azienda ULSS n8 in accordo con le altre aziende ULSS della provincia di Treviso ha sottoscritto il 21/07/2004 un protocollo con l’amministrazione provinciale di Treviso che definisce i rispettivi ambiti di attività, le forme di collaborazione e le modalità operative di raccordo per l’attuazione della Legge 68. Questo protocollo prevede i criteri di orientamento dei lavoratori disabili secondo tipologia di disabilità; la condivisione di informazioni generali e specifiche sullo stato di attuazione della 68; modalità di comunicazione celere ed efficace per la presa in carico di situazioni particolarmente problematiche; la composizione del comitato tecnico provinciale con la partecipazione di operatori dell’ULSS; l’adozione di uno schema di convenzione per l’attuazione di tirocini ex art.11 L.68/99 attivati dal SIL e sottoscritti congiuntamente dall’ULSS, dalla provincia, 58 Area Politiche sociali e pari opportunità dall’azienda ospitante, dal lavoratore; incontri programmati con la partecipazione del SIL per la preparazione della stipula delle convenzioni di programma fra la provincia e l’azienda. Il Comitato Tecnico Provinciale è articolato in tre sottocomitati territoriali distinti per singola Azienda ULSS. Ciascuno di questi è composto da un medico Legale, da un Medico del Lavoro, dal responsabile del SIL e da un funzionario della Provincia che lo presiede. La normativa di riferimento per le attività del SIL è costituita da: D.M.142/98; L.68/99. I tirocini D.M.142/98 sono rivolti alle persone svantaggiate individuate all’art.4 della L.381/91. Questo tipo di tirocinio viene attivato: per progetti di prima osservazione in situazione di persone sulle quali non si dispone di informazioni che consentano di programmare fin da subito un tirocinio finalizzato all’integrazione; per progetti di integrazione lavorativa di lavoratori svantaggiati non disabili. Il tirocinio ex art.11 L.68/99 viene attivato come momento successivo al tirocinio di osservazione (ex D.M.142/98) o direttamente per i lavoratori che presentano un quadro generale favorevole. Dagli anni 80 e fino a tutti gli anni 90 nel territorio trevigiano le prime cooperative di solidarietà sociale e successivamente le cooperative sociali di cui la L.381/91 hanno avuto un ruolo molto importante. L’articolo 12 della L. 68/99 non ha trovato applicazione. E’ stato considerato di confusa formulazione. Solo con l’emanazione del Dlgs. 276/03 i diversi soggetti a vario titolo interessati hanno dato vita ad un tavolo di lavoro per la predisposizione di strumenti attuativi (provincia, ULSS, sindacato, Unindustria, consorzi di cooperative ). I SIL provinciali hanno collaborato nella predisposizione nella bozza della prima legge regionale del Veneto sulle cooperative sociali. Successivamente la L.R.24/94 ha previsto la possibilità per le cooperative di tipo A di utilizzare l’attività lavorativa a fini educativi. Questa opportunità ha consentito l’attivazione di Centri di Lavoro Guidato, elementi essenziali della rete dei servizi di integrazione lavorativa. Per evitare comportamenti non coerenti con il progetto da parte delle cooperative di tipo A è stato concordato fra le stesse un protocollo che definisce le modalità di concorrenza e aggiudicazione delle commesse. Per garantire la finalità educativa dell’attività occupazionale all’interno della cooperativa di tipo A che gestisce un progetto di Centro di Lavoro Guidato questa è tenuta a segnalare tempestivamente all’ULSS gli utenti che presentino i requisiti di capacità lavorativa e relazionale adeguata per un percorso esterno di tirocinio. Nella rete dei servizi si collocano anche le cooperative di tipo B come momento intermedio fra i CEOD e l’inserimento nelle aziende di mercato. Solo per situazioni di documentata impossibilità di integrazione lavorativa nelle aziende di mercato la cooperativa di tipo B può rappresentare una risposta adeguata. A partire dal 2000/2001 il fenomeno della delocalizzazione di molte imprese del nostro territorio ha comportato il trasferimento all’estero di gran parte delle lavorazioni semplici di assemblaggio. Ciò ha causato una profonda crisi della cooperazione sociale. Le cooperative sociali hanno dovuto rapidamente riconvertire la propria attività spostandosi nel settore dei servizi sia di tipo semplice e manuale (giardinaggio, pulizie ) sia ad elevato contenuto professionale (informatica ). Ciò nonostante la situazione si presenta ancora difficile e per questo si guarda con favore l’ipotesi di applicazione dell’art. 14 del Dlgs. 276/03. Nella provincia di Treviso vi è stato un forte dibattito sul tema. La commissione provinciale ha approvato uno schema di convenzione per l’attuazione dell’art. 14. In questa fase vi è stata una decisa opposizione da parte della CGIL che ha contestato in particolare alcuni punti. Lo schema di convenzione prevede il trasferimento temporaneo dell’adempimento dell’obbligo di assunzione dalle aziende alle cooperative sociali di tipo B per una quota massima del 30% (con una deroga per casi straordinari). Demanda inoltre al Comitato Tecnico Provinciale la valutazione sull’opportunità dell’inserimento in cooperativa e la successiva verifica periodica della sua adeguatezza, con la possibilità di prorogare la permanenza in cooperativa del lavoratore, il suo inserimento nell’azienda committente o in altra azienda. Si è ritenuto che la valutazione tecnica relativa all’abbinamento utente/azienda non potesse essere vincolata da disposizioni rigide e automatiche. 59 Area Politiche sociali e pari opportunità Su questi punti la CGIL ha avanzato una controproposta: abbassare al 20% la quota massima trasferibile, garantire l’ingresso automatico del lavoratore alla scadenza di 18/24 mesi della permanenza in cooperativa. Alla data dell’intervista questo schema di convenzione approvato dalla Commissione Provinciale di Treviso era all’esame della Commissione Paritetica Regionale di Concertazione per la sua validazione. 60 Area Politiche sociali e pari opportunità SERVIZIO INSERIMENTO LAVORATIVO DISABILI – SILD (ASL 2 SAVONESE) Riferimenti Responsabile: Indirizzo: Comune Provincia Regione Telefono: Fax: E-mail: Sito web: Dott.ssa Angela Ferraris Via degli Orti – c/o scuole medie Mameli Albenga Savona Liguria 0182.541765 0182.541765 LA STORIA DEL SERVIZIO Il SILD di Albenga nasce nel 1981, all’interno di un progetto che, oltre ad una prima esperienza di integrazione socio-lavorativa, prevedeva anche la creazione di un centro diurno per disabili. Inizialmente gli stessi operatori si occupavano tanto del centro diurno che della attività di inserimento lavorativo. Nel 1996 si è iniziato a riflettere sulla separazione di questi due servizi. La separazione formale è poi avvenuta nel 1998. Il centro diurno è rimasto un servizio a disposizione dei disabili con un particolare livello e tipologia di bisogni, il SILD ha proseguito il suo percorso approfondendo via via la propria competenza nell’inserimento lavorativo. Dal punto di vista istituzionale esso ha sempre fatto parte dell’ASL 2 savonese e si colloca dal punto di vista organizzativo all’interno dell’Unità operativa disabili. Gli interlocutori territoriali più prossimi al Servizio sono da un lato servizi sociali di base dei comuni, (con incontri a cadenza almeno mensile) dall’altro il Centro per l’impiego. Con quest’ultimo il Servizio collabora sia nell’ambito della ricerca aziende, sia nell’individuazione degli utenti per i quali il collocamento mirato non è proponibile senza un precedente percorso di tirocinio. Il Servizio ha inoltre rapporti con la Provincia, il Dipartimento di salute mentale, il Consultorio e le Scuole di formazione. Con le scuole ed il Consultorio è stata avviata una collaborazione formalizzata allo scopo di mettere in condizione il SILD di conoscere in anticipo persone e situazioni già in carico. Da qualche anno è nato un ulteriore progetto di collaborazione formalizzata con l’azienda ospedaliera S. Corona (che non fa parte dell’ASL) e in modo particolare con l’Unità Spinale, con la finalità di reinserire pazienti sul territorio dopo la lungodegenza ospedaliera. FUNZIONAMENTO DEL SERVIZIO E METODOLOGIA DI INTERVENTO L’equipe del servizio è costituita da una coordinatrice psicologa, una pedagogista, tre educatori professionali di cui due a tempo pieno e uno part-time. A livello organizzativo il servizio dispone, come momento di coordinamento, della riunione d’equipe (almeno una volta alla settimana), utilizzata come strumento privilegiato per riflettere sulle persone in carico e scambiarsi idee. Esistono inoltre alcuni momenti di supervisione durante l’anno che hanno sia la funzione di riflessione sui percorsi degli utenti e sull’andamento dei progetti individuali, che la funzione di meglio focalizzare e sviluppare problemi metodologici che riguardano tutto il servizio. 61 Area Politiche sociali e pari opportunità L’educatore all’interno del servizio ha un doppio ruolo: si occupa ovviamente di accompagnamento del disabile nei vari momenti del suo percorso di inserimento, ed è anche un ricercatore aziendale, un mediatore tra la persona da inserire e l’ambito complessivo del mondo del lavoro. Generalmente il SILD prende in carico persone segnalate dai servizi rispetto alle quali esiste un progetto preesistente e strutturato curato da un servizio sociale di base. Non è tuttavia raro che, oltre ad occuparsi della specifica progettualità riguardante l’inserimento lavorativo, il SILD collabori con il servizio sociale alla definizione dell’intero progetto globale della persona. La fase di accoglienza consiste essenzialmente in uno o più colloqui, esplorativi, nei quali l’obiettivo è chiarire e definire il bisogno della persona, la storia personale e familiare, il grado di autonomia, la sua capacità di muoversi nella realtà e in un sistema di relazioni. E’ sempre previsto un iniziale momento di conoscenza generale del nucleo familiare e delle modalità relazionali ed educative che hanno luogo al suo interno. Se se ne individua il bisogno, vengono proposte alla famiglia sedute d’incontro formalizzate che sostengano il percorso di inserimento e mettano in condizione i familiari di accettarlo positivamente. Per la valutazione della persona, delle sue caratteristiche e delle sue potenzialità il SILD utilizza tutto quanto precedentemente condiviso dall’utente con il servizio territoriale di appartenenza. Vi è in questa fase una forte partecipazione di tutte le figure professionali interne al SILD. Se si individua un bisogno di carattere personale o psicologico, si prosegue con un ulteriore diagnosi di cui è referente la psicologa, se si rileva un bisogno più strettamente lavorativo la valutazione delle competenze e del bisogno espresso viene condotta dagli educatori, se il bisogno include anche aspettative e proiezioni della famiglia l’intervento viene effettuato dalla pedagogista. Riflessioni e valutazioni definitive vengono sempre condotte ed adottate all’interno in equipe. E’ sempre l’equipe che definisce, approva ed ha responsabilità piena del progetto individuale di inserimento. Il progetto si articola da un lato nell’individuazione del bisogno latente, profondo della persona, e non solo quello espresso; dall’altro lato nell’individuazione di tutto ciò che sul territorio possa affrontare e trasformare quel bisogno: le risorse su cui può contare il possibile progetto. Il SILD non prevede la possibilità di tutor che affianchino la persona sul posto di lavoro. Si tratta di una precisa scelta di intervento, che prevede l’individuazione di un referente interno all’azienda con il compito, laddove è necessario, di insegnare il lavoro, inteso non solo nel senso della mansione, ma soprattutto nel senso della capacità di stare nella situazione lavorativa (tempi, orari, comportamenti adeguati). Il SILD ritiene importante la funzione di facilitazione e mediazione anche nei confronti dell’azienda e del datore di lavoro, che è percepito come figura che ha bisogno di essere rassicurata, consigliata, supportata nel percorso di inserimento di una persona disabile. Le verifiche del percorso di inserimento vengono effettuate con l’utente e con il referente aziendale, ma anche con il datore di lavoro, in modo da offrire sostegno all’azienda. Gli educatori del servizio hanno realizzato una mappatura ed un conoscenza delle aziende del territorio indipendentemente dagli immediati bisogni dell’utenza. Ciò ha permesso di creare una banca dati in grado di rispondere immediatamente alla richiesta in arrivo e di collocare l’utente, quando è possibile, in prossimità del territorio di residenza. Nei colloqui di orientamento ed accoglienza il Servizio utilizza una scheda strutturata, che oltre che come strumento di raccolta informazioni funge anche da traccia omogenea per il colloquio stesso. L’archiviazione dei documenti è cartacea, attualmente non esiste alcun sistema informativo che traduca in forma elettronica le informazioni raccolte. L’informatizzazione della documentazione e dei dati è comunque un problema che il Servizio si è posto ed un progetto a cui occorrerà lavorare nel prossimo futuro. La valutazione avviene su due macroaree: area cognitiva e area delle autonomie sociali. Per la valutazione cognitiva il SILD utilizza degli specifici test: il Bais come primo test di valutazione cognitiva (test); e il PM 38, come test ulteriore e di approfondimento (retest). Altri test di personalità utilizzati, quando è necessario, sono il T.A.T. e il Rorschach (test proiettivi). 62 Area Politiche sociali e pari opportunità Per la valutazione dell’autonomia sociale viene utilizzata la scala Vineland che si somministra alle famiglie e indaga gli aspetti sociali della persona. Rispetto alla formulazione del progetto individuale, il SILD utilizza una scheda standard di progetto che fisicamente è una parte della scheda di segnalazione dell’utente condivisa con i servizi territoriali. Utilizza inoltre un “protocollo della congruenza” che viene usato per confrontare le richieste e le potenzialità che fanno capo all’azienda, con le caratteristiche e le potenzialità dell’utente, al fine di creare un buon abbinamento. 63 Area Politiche sociali e pari opportunità SERVIZIO INSERIMENTO LAVORATIVO (CONSORZIO INTERCOMUNALE PER I SERVIZI SOCIO ASSISTENZIALI DEI COMUNI DELL’ALESSANDRINO) Riferimenti Responsabile: Indirizzo: Comune Provincia Regione Telefono: Fax: E-mail: Sito web: via Galimberti 2/a – 15100 Alessandria Alessandria Alessandria Piemonte 0131.229729 0131.226766 [email protected] LA STORIA DEL SERVIZIO Il servizio si occupa d’integrazione lavorativa di persone disabili dal 1979. L’esperienza ha avuto inizio all’interno del Comune di Alessandria, nell’ambito dell’Assessorato alla pubblica istruzione. Si trattava inizialmente di un progetto sperimentale nato attraverso un finanziamento della Comunità europea. Successivamente esso si costituì come servizio strutturato all’interno dell’USSL 70, con la denominazione di Servizio di Riabilitazione Funzionale, ed un organico di cinque Educatori. Nel 1997 infine il Servizio fu preso in carico dal neocostituito Consorzio Intercomunale per i Servizi Socio Assistenziali dei Comuni dell’Alessandrino (CISSACA), con capofila il Comune di Alessandria. Le due educatrici che ne fanno attualmente parte lavorano ed operano funzionalmente all’interno del Consorzio ma dipendono contrattualmente dall’ASL 20 della Provincia di Alessandria (si tratta in pratica di personale ASL comandato al Consorzio). Il SIL collabora in maniera stabile e strutturata con la scuola, i centri di formazione professionale, i servizi dell’ASL, la neuropsichiatria, la psichiatria, i servizi sociali di base, ma anche, in maniera meno assidua, con l’Ufficio provinciale collocamento disabili, i sindacati, le associazioni d’impresa del territorio alessandrino. Esiste una collaborazione attiva con alcune cooperative sociali. Non sono tuttavia molte ed anche per questo motivo non hanno un grosso ruolo nell’ambito della integrazione lavorativa. Le educatrici del SIL fanno inoltre parte della commissione di medicina legale ex l. 104 e l. 68 e del comitato Tecnico della Provincia. L’interazione del SIL con il Comitato Tecnico non va tuttavia oltre questa partecipazione, poiché l’attività del Comitato Tecnico non entra e non è raccordata all’operatività del SIL. Non esistono sostanziali interazione rispetto ai progetti individuali ed ai singoli percorsi di inserimento lavorativo; progetto e percorso vengono gestiti in toto dal Servizio, senza un significativo rapporto con gli organi provinciali. Discorso non dissimile riguardo all’Ufficio Collocamento Disabili: in questo caso qualche interazione in più esiste, poiché l’ufficio gestisce le convenzioni ex art. 11 l. 68/99. Tuttavia il rapporto operativo potrebbe funzionare molto meglio ed essere molto più strutturato, non limitarsi a qualche scambio rispetto alle postazioni lavorative disponibili, come in realtà accade. Con il centro per l’impiego li scambi sono ridotti al minimo, e riguardano aspetti assolutamente burocratici. Non vi è alcuna progettazione comune ne alcun vero livello di gestione comune dei percorsi individuali. 64 Area Politiche sociali e pari opportunità FUNZIONAMENTO DEL SERVIZIO E METODOLOGIA DI INTERVENTO La fase dell’accoglienza inizia per lo più con il cosiddetto progetto orientamento, rivolto ai ragazzi della scuola. Il Servizio infatti ha scelto di lavorare in fase di accoglienza soprattutto su quella che presumibilmente diventerà in futuro l’utenza SIL, più che non su persone in età adulta e con una situazione di disabilità ormai stabilizzata. Il progetto orientamento è quindi un intervento di accoglienza del disabile in fase precoce. Il Servizio organizza periodicamente incontri con le scuole medie, ed anche colloqui a scadenze fisse con le insegnanti di sostegno e l’insegnante della classe. In questi incontri e colloqui la scuola segnala gli allievi in situazione di handicap, dotati di certificazione. Durante gli incontri e i colloqui il servizio inizia a conoscere i futuri utenti e raccoglie informazioni e documentazione sulla situazione personale scolastica e familiare. Nello stesso periodo vengono fissati incontri con la neuropsichiatra infantile per ampliare le informazioni. Successivamente vengono proposti incontri di orientamento, a cui i ragazzi partecipano con gli insegnanti di sostegno. Nell’ambito del Progetto Orientamento, il Servizio organizza periodicamente un intervento per i ragazzi disabili della scuola che dura due o tre giornate, realizzate nel Centro di Orientamento Professionale. A queste giornate di orientamento vengono inoltre invitati insegnanti delle scuole medie, della formazione professionale, operatori della psichiatria. I ragazzi sperimentano i laboratori d’informatica, meccanica, elettrica con test e prove pratiche. Alla fine delle giornate si stabilisce se i ragazzi sono idonei al successivo percorso di formazione professionale. L’unità multidisciplinare di cui il SIL fa parte ha infatti il compito finale di dare l’approvazione alla frequenza dei corsi. Questa fase permette al Servizio di osservare i ragazzi, i loro interessi e le motivazioni, ed anche i loro limiti. Finita la fase delle prove di orientamento, viene fornita una restituzione ai genitori, una valutazione condivisa da noi e dagli insegnanti rispetto a quello che abbiamo osservato e quello che valutiamo essere il possibile percorso formativo e di inserimento. Oltre al progetto orientamento, vi sono anche utenti adulti che giungono al Servizio su segnalazione dei servizi sociali, spesso anche in carico ad altri servizi specialistici, secondo un percorso di accoglienza più comune allo standard dei SIL. I Servizi Sociali hanno in carico la persona disabile e, con altri servizi specialistici territoriali, gestiscono diversi interventi che fanno parte di un progetto globale sulla persona. Il SIL partecipa a questo progetto globale per la parte di sua competenza. Non raramente in fase di accoglienza il Servizio opera anche sul versante dell’accompagnamento al riconoscimento ed all’ottenimento della certificazione di invalidità. Il SIL ha ridotto al minimo gli aspetti riguardanti la documentazione informativa. Per scelta, ed anche per la ristrettezza delle risorse (non è presente al suo interno alcuna figura amministrativa) si è deciso di concentrare l’operatività prioritariamente sulla relazione e sul contatto educativo con le persone in carico. Non vi sono interventi strutturati di diagnosi. La diagnosi delle situazioni individuali si basa essenzialmente su colloqui condotti presso la sede del servizio, possibilmente anche con la presenza di un familiare. I colloqui hanno come obiettivo quello di sondare i vari aspetti della sua situazione esistenziale e pratica e verificare, in base al tipo d’invalidità, quali sono le reali capacità della persona e le sue esperienze formative o lavorative. Non esistono griglie di valutazione, o altri strumenti strutturati, in base all’assunto che sia più importante creare una significativa relazione educativa. Anche nella costruzione del progetto individuale l’attenzione è dedicata soprattutto all’aspetto relazionale, nel senso che il progetto di inserimento è essenzialmente un contratto educativo. In fase di progettazione individuale, il Servizio invita la persona disabile a scrivere (con il nostro aiuto) una domanda al direttore del Consorzio, nella quale chiede di partecipare sia il progetto orientamento, sia l’inserimento lavorativo, tenendo conto che il progetto prevede la borsa lavoro, che non costituisce rapporto di 65 Area Politiche sociali e pari opportunità lavoro e che è possibile l’interruzione del progetto nel momento in cui il servizio lo ritenga opportuno. La domanda viene firmata tanto dall’utente che dai genitori. Questa richiesta che è anche un contratto, ed è dal punto di vista del Servizio la parte fondamentale del progetto, poiché mette in atto concretamente l’investimento e formula una vera e propria domanda d’aiuto. Del progetto fa ovviamente anche parte la convenzione di inserimento lavorativo, dove vengono specificati tutti gli aspetti pratici dell’inserimento (luoghi, tempi, impegni reciproci, forme di riconoscimento e di compenso, durata, tutor e verifiche). Non è mai previsto che un’operatrice del Servizio affianchi la persona disabile nella sua attività lavorativa. Viene individuata però una persona di riferimento interna al luogo di lavoro che sia concretamente a contatto con la persona disabile Sono previsti momenti di verifica mensili, in occasione della sostituzione del foglio presenze. Il colloquio di verifica coinvolge il referente interno all’azienda, mentre con l’utente vengono colloqui periodici di monitoraggio presso la sede del servizio. 66 Area Politiche sociali e pari opportunità SERVIZIO PER L’INTEGRAZIONE LAVORATIVA (AGENZIA REGIONALE DEL LAVORO DELLA VALLE D’AOSTA) Riferimenti Responsabile: Indirizzo: Comune Provincia Regione Telefono: Fax: E-mail: Sito web: Dot.ssa Marisa Rey Via Garin, 1 Aosta Aosta Valle d’Aosta 0165.275611 0165.275686 [email protected] LA STORIA DEL SERVIZIO In Valle d’Aosta l’ASL gestisce unicamente i servizi sanitari, tutto ciò che riguarda l’ambito sociale fa capo all’Assessorato ai servizi sociali della Regione. Nell’ambito dell’Assessorato alle attività produttive e politiche del lavoro ha sede il Dipartimento politiche del lavoro che, al suo interno, inquadra la Direzione dell’Agenzia regionale del lavoro, all’interno della quale opera il Servizio per l’integrazione lavorativa (SIL). La Direzione regionale del lavoro gestisce la Legge 68/99, mentre il Servizio per l’Integrazione Lavorativa ha titolarità sugli altri interventi a sostegno dell’inserimento lavorativo delle fasce svantaggiate. A partire dagli anni ’80, la Regione si è fatta carico dell’inserimento lavorativo di persone con invalidità civile, costituendo un gruppo di lavoro di collaboratori esterni all’Amministrazione, incaricato di gestire la Legge Regionale 54/81, volta a favorire l’inserimento lavorativo per mezzo del sostegno economico e di servizi reali all’impresa21. Nel 1987 la Regione ha istituito l’Agenzia del lavoro, nell’ambito della quale è stato al principio creato in fase sperimentale un servizio per l’integrazione lavorativa di disabili e svantaggiati. Il progetto si è subito configurato come un intervento finalizzato a favorire l’occupazione piuttosto che uno di tipo socio-assistenziale. All’avvio del servizio gli operatori hanno svolto un lavoro di mappatura sia degli utenti che delle aziende e hanno creato un modello d’intervento sull’inserimento lavorativo22. Completata la fase sperimentale il SIL si è consolidato quale unico servizio di integrazione lavorativa sul territorio regionale. FUNZIONAMENTO DEL SERVIZIO E METODOLOGIA DI INTERVENTO Il Servizio è formato da una coordinatrice e cinque operatori dell’integrazione lavorativa, di cui tre sono anche educatori. Gli operatori sono coinvolti direttamente nella gestione dell’utenza segnalata 21 La legge, rivolta unicamente a persone con invalidità civile superiore al 67%, riconosceva dei contributi significativi all’azienda, ovvero un contributo che poteva arrivare fino a un massimo del 60% del costo del lavoro del disabile, (percentuale calcolata in relazione alla mancata produttività del soggetto disabile) ed erogato a tempo indeterminato. Questo incentivo è stato utilizzato, in seguito, per le cooperative sociali e anche nelle aziende pubbliche e poteva arrivare in questi casi ad un massimo del 100% di copertura del costo del lavoro. 22 All’origine del SIL vi è un intervento di formazione di operatori, ed una ricerca -intervento sul territorio. Al corso di formazione per operatori avevano priorità di accesso persone con diploma di educatore professionale. La scelta è stata quella di formare una specifica figura professionale, l’operatore d’integrazione lavorativa. 67 Area Politiche sociali e pari opportunità dei servizi territoriali, e si occupano anche della mappatura delle aziende e della ricerca delle postazioni lavorative. Nella riunione di coordinamento quindicinale, il coordinatore ha il compito di abbinare il soggetto e l’azienda, sulla base dell’intervento precedentemente svolto da parte degli operatori. Fin da principio il SIL non ha avuto una semplice identità da servizio socio-educativo. Riconosce importanza all’utenza e quindi rileva ed analizza i bisogni dei soggetti, ma considera altrettanto primario il compito di fungere da interfaccia con le aziende, che non hanno come finalità l’intervento di tipo assistenziale. Il progetto di inserimento lavorativo è considerato un tassello fondamentale all’interno di quello che è il progetto di vita del soggetto disabile. Progetto che deve naturalmente essere gestito nel tempo da un servizio sociale o da un servizio territoriale. Su questa base il SIL tende a non occuparsi di persone che non siano a priori in carico ai servizi socio-sanitari, o al Ser.T. in caso di tossicodipendenza. Il SIL ha adottato un percorso tipo articolato nelle seguenti fasi: osservazione ed orientamento, formazione, inserimento lavorativo e monitoraggio. Le modalità di accesso degli utenti al Servizio sono essenzialmente due: una mediata dai servizi che hanno in carico la persona, l’altra di l’accesso diretto da parte dell’interessato. Se la persona accede al SIL attraverso i servizi sociali, ciò avviene attraverso l’acquisizione di una scheda di segnalazione. Alla segnalazione seguono gli incontri degli operatori del servizio sociale per approfondire la situazione, che ad un certo punto coinvolgono anche l’interessato, Per quanto riguarda l’accesso diretto, tanto la persona normodotata che la persona svantaggiata accedono allo sportello lavoro dell’Agenzia. Nel momento in cui la persona richiede di potersi iscrivere nella banca dati e di svolgere un colloquio di approfondimento, se dichiara una invalidità o dichiara di essere in carico a servizi territoriali, verrà chiamata a svolgere un colloquio con un operatore del SIL. Nel corso di questo colloquio gli verrà presentato il Servizio, la modalità operativa che lo caratterizza, le opportunità che offre, le forme di sostegno e gli strumenti con cui si realizza l’inserimento lavorativo. Gli verrà inoltre proposta una presa in carico da parte del servizio sociale di base. In questo momento il SIL sta adottando il colloquio esplorativo come strumento di indagine e valutazione. Colloquio che si svolge in tre momenti: con l’interessato, con i servizi sociali di appartenenza e con la famiglia, laddove il soggetto sia giovane e viva nel nucleo di provenienza. Sta inoltre sperimentando come strumento di conoscenza la messa in trasparenza validata degli apprendimenti e il bilancio di competenze. Non viene utilizzato all’interno del SIL alcun strumento di misurazione quantitativa. Riguardo alla fase diagnosi e valutazione delle capacità lavorative, alla data dell’intervista il Servizio stava lavorando ad un progetto FSE finalizzato a definire un modello di valutazione delle capacità lavorative. Gli elementi che costituiscono il progetto sono la rilevazione dei bisogni, gli obiettivi, gli strumenti utilizzati e il ruolo dei soggetti coinvolti. La borsa lavoro viene utilizzata pochissimo, ed in alternativa all’assunzione per persone per le quale non esistono capacità produttive tali da giustificare un’assunzione, ma al tempo stesso il soggetto trae beneficio dall’essere inserito in un’attività produttiva. Attualmente il SIL ha disposto, nel nuovo piano della politica del lavoro, la possibilità di utilizzare la borsa lavoro con persone svantaggiate come strumento temporaneo da usare nei periodi di particolare difficoltà (in particolare per soggetti psichiatrici che con persone con trascorsi di tossicodipendenza). Per quanto riguarda le assunzioni, possono esservi contratti a tempo pieno o part-time, a tempo indeterminato e determinato. Il SIL dispone degli incentivi regionali per l’assunzione di soggetti disabili accanto a quelli che sono gli sgravi contributivi della 68, si tratta di incentivi economici a termine e a scalare (per un massimo di tre anni). L’incentivo dato per il costo del lavoro arriva ad un 68 Area Politiche sociali e pari opportunità massimo di 70% al primo anno, poi il 60% nel secondo infine il 40%. Rispetto al concreto percorso di inserimento, il tirocinio è lo strumento più utilizzato. Nella fase di inserimento l’operatore dell’integrazione lavorativa si reca in azienda con l’utente e accanto a lui svolge le stesse mansioni con l’obiettivo di consentire un apprendimento per imitazione e di porsi come modello nei confronti dei colleghi. La presenza dell’operatore è ovviamente destinata a diminuire nel tempo ed è finalizzata ad ottenere un aumento del grado di autonomia della persona. La scelta dell’affiancamento dell’utente è motivata dal tentativo di sollevare l’azienda dall’ incombenza del tutoraggio interno. Il SIL individua all’interno dell’azienda due referenti: uno istituzionale e uno operativo. Quest’ultimo è anche la persona con la quale vengono effettuate le valutazioni periodiche. Dal momento dell’assunzione del soggetto sono previste quattro verifiche nel corso del primo anno che diventano tre nel secondo anno e successivamente due. La verifica si svolge attraverso un colloquio con il soggetto direttamente in azienda o fuori dal posto di lavoro, a secondo dell’opportunità. E’ previsto un colloquio con il referente aziendale e con il responsabile aziendale. Successivamente vi è una restituzione ai servizi segnalanti rispetto all’andamento del progetto. Il SIL ha relazioni di forte prossimità con i servizi socio-sanitari territoriali, sia per la parte facente capo all’assessorato alla sanità (servizi sociali), sia la parte che fa capo all’ASL, (Ser.T, Psichiatria, Riabilitazione Handicap); ed inoltre con la la casa circondariale. Altri soggetti con i quali collabora, oltre al mondo delle imprese, sono le cooperative sociali e gli enti di formazione. L’interazione più forte per il SIL è con la Direzione regionale del lavoro che è l’organismo che gestisce di fatto la Legge 68. Gli uffici ministeriali, che hanno le competenze di legge per gestire il collocamento mirato, di fatto non dispongono degli strumenti tecnici necessari e si appoggiano parzialmente all’Agenzia ed al SIL. Non esiste tuttavia a riguardo alcun protocollo d’intesa formalizzato. Alle cooperative sociali è riconosciuta la possibilità di farsi direttamente carico dell’attività di tutoraggio. Il Servizio riconosce il costo del lavoro del tutor interno fino a un massimo del 30% delle ore di tirocinio. 69 Area Politiche sociali e pari opportunità SERVIZIO INSERIMENTI LAVORATIVI (CONSORZIO INTERCOMUNALE SERVIZI SOCIALI DI CHIVASSO) Riferimenti Responsabile: Indirizzo: Comune Provincia Regione Telefono: Fax: E-mail: Sito web: Via Po 55 Chivasso Torino Piemonte 011.9172455 011.9114991 [email protected] LA STORIA DEL SERVIZIO Il Servizio Inserimenti Lavorativi sul territorio di Chivasso è nato nel 1993, per iniziativa e all’interno della U.S.S.L. La creazione del servizio nasceva dall’esigenza di definire percorsi di autonomia a favore di soggetti inseriti nel centro diurno disabili. L’equipe era composta da quattro persone: un operatore di cooperativa, due educatori di cui uno di cooperativa e l’altro dell’U.S.S.L. e l’assistente sociale. Vi erano poi un amministrativo e uno psichiatra presente dieci ore alla settimana. Con la nascita dei consorzi (legge regionale 62/1996) si è verificata una separazione netta tra sanità e servizi socio-assistenziali, che sono passati (SIL compreso) nell’ambito della gestione del Consorzio Intercomunale. Oggi il Servizio Inserimenti Lavorativi è gestito, tramite gara d’appalto, dalla cooperativa sociale Valdocco di Torino. Il titolare del servizio è il CISS. (consorzio comunale servizi sociali) che racchiude diciannove comuni per un totale di quarantamila abitanti (Chivasso capofila). Il consorzio ha una sua struttura politica e amministrativa, il responsabile legale è il direttore. Il SIL è composto da tre operatori che si occupano della gestione dell’inserimento degli utenti e un operatore che si occupa di progetti europei e coordina il lavoro di rete con altri servizi. Attualmente il comune ha delegato anche la gestione del settore svantaggio sociale al SIL. FUNZIONAMENTO DEL SERVIZIO E METODOLOGIA DI INTERVENTO Il servizio non ha un coordinatore, vi è un responsabile che è un dipendente del consorzio ed ha un ruolo più istituzionale che operativo. Vi è poi un operatore che coordina i progetti sul territorio e 3 altri operatori della mediazione a tempo pieno. Sono tutti educatori professionali. Il sistema di accesso al SIL prevede che gli utenti siano accolti su segnalazione del servizio sociale di base. L’assistente sociale del servizio è titolare dell’intero progetto individuale dell’utente, mentre il SIL cura esclusivamente l’aspetto legato all’inserimento lavorativo. In teoria questo assetto è condiviso e a livello pratico i Servizi sociali tendono in alcuni casi a delegare al SIL l’intera progettualità. A volte le persone disabili si rivolgono direttamente al SIL, per avere informazioni sul funzionamento del servizio. Nei caso di accesso diretto al servizio, la persona viene inviata all’assistente sociale del servizio sociale di base la quale fa una segnalazione formale al SIL. Rispetto ai neoutenti, il SIL chiarisce di non avere le finalità di un centro di collocamento, ma di essere un servizio in grado di fornire strumenti diversificati per l’inserimento lavorativo. L’accesso 70 Area Politiche sociali e pari opportunità è seguito da una fase di conoscenza della persona, nel corso della quale viene compilata una scheda di osservazione e si cerca di individuare un percorso adatto in base alle capacità e competenze. Nella fase di diagnosi della situazione gli operatori del SIL mirano in particolare a mettere a fuoco le capacità di problem solving e di spostarsi sul territorio, il livello di motivazione e di autonomia. A tal fine vengono utilizzati differenti approcci (consulenza esplorativa, bilancio di competenze, counselling diagnostico) a secondo del bisogno e del tipo di persona. Rispetto alla fase della progettazione individuale, fondamentale è l’aspetto che riguarda gli obiettivi e le modalità per conseguirli: le aree generali degli obiettivi di un progetto riguardano sempre la capacità d’autonomia, le capacità tecniche richieste nell’ambiente lavorativo e quelle relazionali. Le tipologie fondamentali di progetto individuale che propone il SIL di Chivasso sono generalmente tre: vi può essere il progetto finalizzato all’assunzione, oppure il progetto con finalità formative, oppure ancora il progetto con valenza socializzante, quando si ritiene che non vi siano concrete possibilità di inserimento al lavoro in senso stretto. Il progetto ha forma scritta e viene firmato anche dall’utente. Il SIL non prevede alcun affiancamento da parte degli operatori sul posto di lavoro. La procedura prevede l’identificazione di un referente aziendale, che svolge un ruolo di accompagnamento rispetto alla concreta mansione lavorativa. Gli strumenti utilizzati per l’inserimento fanno riferimento alle tre tipologie di percorsi proposte: percorso finalizzato all’assunzione, formativo e socializzante. Il SIL utilizza le borse lavoro finalizzandole all’assunzione, il tirocinio finalizzandolo ad una percorso formativo. Dal punto di vista istituzionale sono lo stesso strumento, sono gli operatori del servizio a dare una connotazione diversa a secondo della finalizzazione del progetto. La fase di verifica si articola in tre momenti distinti: con la famiglia, con l’utente e il referente d’azienda, con l’utente presso il servizio. La congruenza con il progetto globale di vita dell’utente disabile viene periodicamente verificata con l’Assistente sociale di base. I tempi e modalità della verifica sono diversi a secondo del percorso, e vengono specificati nel progetto individuale. Sulla base delle verifiche effettuate è stata rilevata la necessità di creare progetti riguardanti anche il tempo libero e la socializzazione, in collaborazione e con gestione a carico del servizio di educativa territoriale. Il SIL di Chiasso ha rapporti operativi continuativi con L’ASL, con gli altri consorzi del territorio, con il Centro per l’impiego, con i servizi territori specialistici dell’ASL, con i comuni appartenenti al consorzio ed infine con la cooperazione sociale. Ha invece scarsi rapporti con le associazioni di categoria e imprenditoriali. Negli ultimi anni è stato creato un Gruppo Interservizi che ha cercato di mettere a confronto tutte le esperienze lavorative presenti sul territorio. L’ASL. di riferimento racchiude territorialmente tre consorzi socio-assistenziali intercomunali, i quali hanno esperienze diverse d’inserimento lavorativo, tutte riferite al settore disabili e invalidi fisici. Diversamente la competenza dell’inserimento di soggetti psichiatrici è dell’ASL. (servizio igiene mentale), quella dei tossicodipendenti del Ser.T. Il gruppo interservizi riunisce tutti questi diversi soggetti, ed ha l’obiettivo di definire linee strategiche comuni a tutti i servizi sul territorio. Riguardo ai Centri di Formazione Professionale, esistono protocolli d’intesa per definire le modalità di rapporto fra servizi rispetto a percorsi di formazione frequentati dagli utenti SIL. Gli operatori del SIL hanno svolto inoltre momenti di formazione con i docenti dei CFP. I rapporti fra SIL e Ufficio Provinciale/Centri per l’impiego sono definiti da una formale convenzione. La convenzione prevede: che i SIL realizzino il percorso Match in collaborazione con i gli operatori dei centri per l’impiego; che definiscano insieme il percorso delle persone in carico; 71 Area Politiche sociali e pari opportunità se la persona è immediatamente occupabile, che il SIL si occupi della fase di accompagnamento e di tutoraggio, se la persona dovesse aver bisogno di un percorso formativo, che il SIL gestisca il corso di formazione realizzati con i finanziamenti erogati dalla Provincia. Ai SIL, attraverso i consorzi, viene riconosciuto economicamente il lavoro svolto. Sulla base della convenzione, ogni anno i SIL comunicano alla Provincia quanti utenti sono in grado di gestire in collaborazione con i Centri per l’impiego. 72 Area Politiche sociali e pari opportunità SERVIZIO INSERIMENTI LAVORATIVI (CONSORZIO SOCIO ASSISTENZIALE DEL CUNEESE) Riferimenti Responsabile: Indirizzo: Comune Provincia Regione Telefono: Fax: E-mail: Sito web: Dottor Mario Salvatore – Resp. Area Handicap CSAC via Quintino Sella 19 Cuneo Cuneo Piemonte 0171.601661-67919 0171.347125 [email protected] LA STORIA DEL SERVIZIO A Cuneo il SIL esiste come servizio strutturato dall’anno 1996. Esso è nato all’interno del Consorzio Socio Assistenziale del Cuneese (CSAC). Nell’anno 2002 il consorzio si è ingrandito grazie alla fusione di due consorzi preesistenti: CSAC e Consorzio Intercomunale per i Servizi alla Persona di Borgo S. Dalmazzo. L’esperienza di servizio per l’integrazione lavorativa non ha mai avuto come referente l’ASL, ma è nata inizialmente all’interno di un centro diurno per persone disabili. L’allora direttore del centro diurno, che è anche l’attuale direttore del CSAC, all’inizio degli anni ’90 favorì la nascita, nell’ambito dell’operatività del centro, di due cooperative sociali, favorendo lo sviluppo delle loro attività e mettendole in condizioni di poter operare un numero significativo di inserimenti. Alcuni operatori del Centro cominciarono in questo modo a sviluppare competenze riguardo alla mediazione lavorativa. Nel 1999 venne redatto il regolamento del SIL, in accordo e in condivisione con gli altri consorzi limitrofi. La scelta di definire un regolamento comune a più servizi aveva come obiettivo quello di porre le basi per una cultura ed una condivisione di modalità operative allargata ad un territorio più vasto di quello dei comuni del CSAC. Nel 2002, all’interno del processo di fusione dei consorzi, vennero uniti i SIL di Cuneo e Borgo S. Dalmazzo. Attualmente, il SIL fa parte dell’unità operativa handicap del CSAC, mentre il SIL di Borgo continua a mantenere la sua sede territoriale. FUNZIONAMENTO DEL SERVIZIO E METODOLOGIA DI INTERVENTO Attualmente i SIL è formato dalla coordinatrice e da 6 operatori. Gli operatori sono educatori professionali ed OS: all’interno del servizio tuttavia occupano tutti indistintamente il ruolo di operatori della mediazione. L’operatore della mediazione è la figura garante dell’intero percorso di inserimento. Il responsabile del servizio, che è anche responsabile dell’area handicap del consorzio, è uno psicologo. La riunione d’equipe è mensile, ed al bisogno può essere anche più frequente. Non esistono momenti di supervisione, da tempo sono richiesti dagli operatori con molta insistenza. Il SIL sta definendo una procedura in base alla quale ogni presa in carico da parte sua dovrà essere mediata da una precedente presa in carico da parte del servizio sociale di base, il quale solo in secondo momento contatterà il SIL e segnalerà formalmente ed operativamente il nuovo utente. Attualmente questa procedura non è generalizzata a tutte le prese in carico. 73 Area Politiche sociali e pari opportunità In fase di accoglienza il SIL chiede quindi al Servizio di base di raccogliere le prime informazioni indicate dalla scheda di segnalazione condivisa, di valutare che la persona abbia la documentazione adatta ad accedere all’inserimento lavorativo, di presentare il servizio in maniera generale, esplicitando tuttavia che il SIL non trova posti di lavoro ma offre percorsi caratterizzati da una durata temporale predefinita. La diagnosi della situazione da prendere in carico viene condotta, a partire dalla scheda di osservazione, ricostruendo quanto più approfonditamente possibile la storia della persona, al fine di delineare un possibile quadro della sua maturità affettiva e relazionale. Alla persona vengono sottoposte schede di autovalutazione23 ed inoltre viene svolta un’analisi delle capacità, tenendo in considerazione soprattutto quelle integranti. La diagnosi indaga le abilità basilari riguardanti l’autonomia, le abilità grossomotorie e finimotorie, le abilità manuali e quelle integranti quali l’orientamento, l’uso dei servizi della comunità (telefono, orologio, denaro, ecc..), le abilità relazionali e le eventuali capacità lavorative. Rispetto alla fase di segnalazione e presa in carico, il SIL utilizza una scheda di osservazione, solo parzialmente informatizzata, condivisa con i servizi territoriali. In fase di diagnosi della situazione, non viene utilizzato alcuno strumento di misurazione quantitativa. All’interno del servizio si utilizza infatti un approccio valutativo qualitativo, basato sulla relazione e l’interazione con la persona, volto ad ottenere una ricostruzione “storica”. Per il futuro occorre tenere presente che la Regione Piemonte sta operando per diffondere l’uso dell’ ICF come strumento di valutazione. Al termine della valutazione è sempre previsto un momento di restituzione, che ha anche lo scopo di formalizzare la presa in carico della persona da parte del servizio. In fase di restituzione vengono inoltre coinvolti i familiari, poiché è ritenuto fondamentale che essi condividano la presa in carico, il percorso e gli obiettivi e che si instauri una alleanza tra famiglia e SIL. Le tipologie fondamentali di tirocinio che il SIL adotta sono: la formazione in situazione (percorsi che danno alla persona occasioni per crescere, maturare e meglio strutturarsi, ma anche per costruire capacità relazionali e professionali che ancora non possiede); la formazione finalizzata all’assunzione; il tirocinio socializzante. I primi mesi di tirocinio vengono intesi come fase pre-progettuale: si tratta cioè di tirocini osservativi con i quali si valuta la persona in situazione. Alla fine della fase osservativa, vengono abbozzati gli obiettivi individuali e strutturato un primo progetto. Gli obiettivi verranno poi aggiornati, meglio definiti e se necessario cambiati in corso d’opera. Ogni percorso è seguito da due operatori, anche se uno solo dei due è il titolare e responsabile. Tra agli strumenti con cui si realizza l’inserimento vero e proprio, quello maggiormente utilizzato è il tirocinio previsto dal d. Legge 142/98. Per quanto riguarda l’assunzione, quando è possibile il SIL punta a concordare con l’azienda l’apprendistato. Lo stage è inteso come fase di un progetto formativo erogato da una agenzia di formazione, quindi come intervento che non compete al Servizio. Tutte le assunzioni a contratto di persone disabili in carico al SIL sono state effettuate nel quadro delle convenzioni ex art. 11 della Legge 68/99. Per scelta operativa e filosofia di servizio la persona disabile non è mai affiancata dall’operatore del SIL sul luogo di lavoro. E’ invece sempre individuato un referente aziendale del progetto individuale di inserimento. I momenti di verifica del percorso di inserimento sono periodici e condotti tanto sul posto di lavoro, con il referente interno, che presso la sede del servizio. Vengono anche svolti costantemente 23 Metodologia costruita in formazione con Carlo Lepri. 74 Area Politiche sociali e pari opportunità incontri con i familiari della persona disabile, per ascoltare e monitorare anche il loro punto di vista. A secondo dell’opportunità della situazione i colloqui con i familiari avvengono con o senza la presenza dell’interessato. Il SIL ha relazioni stabili con il Centro per l’impiego, il Servizio sociale di base, il Dipartimento di Salute Mentale, le scuole del territorio, l’ASL, le cooperative sociali e le aziende. Collabora invece pochissimo con le associazioni di disabili. Nel passato ha collaborato con agenzie di formazione, inserendo persone in carico in corsi prelavorativi. Il risultato tuttavia è stato negativo, nel senso che non è stato possibile, a detta degli intervistati, condividere obiettivi e progettualità comuni. Con il mondo del volontariato vengono condivisi progetti riguardanti la vita non lavorativa delle persone disabili. Il responsabile del SIL fa parte del Comitato Tecnico provinciale. A parte questo, l’interazione con il Comitato avviene solo nel caso di tirocini formativi finalizzati all’assunzione per i quali esso deve dare la sua approvazione. Il SIL opera a fianco dei Centri per l’impiego in maniera formalizzata. Una apposita convenzione prevede infatti che un operatore del SIL affianchi il CPI nell’inserimento di alcune delle persone in carico al centro stesso, in particolare nella selezione degli utenti, nella ricerca delle aziende, nella progettazione del tirocinio e nel suo monitoraggio. 75 Area Politiche sociali e pari opportunità SERVIZIO INSERIMENTI LAVORATIVI – AGENZIA DISABILI (COMUNE DI PARMA) Riferimenti Responsabile: Indirizzo: Comune Provincia Regione Telefono: Fax: E-mail: Sito web: dott. Pietro Stefanini via Torello de Strada 11a – 43100 Parma Parma Parma Emilia-Romagna 0521.218891-218894-218864 0521.218893 [email protected] www.comune.parma.it LA STORIA DEL SERVIZIO Il SIL è presente all’interno del Comune di Parma dal 1996. L’esperienza del SIL è però più antica e risale agli inizi degli anni ’80 con l’attività di un nucleo di operatori che si occupavano dell’inserimento lavorativo nell’ambito di progetti finanziati dalla comunità europea. Questi operatori sono stati in seguito assorbiti prima dall’azienda sanitaria locale e dal ‘96 dal Comune. Nel ’98 è stata costituita l’Agenzia Disabili del Comune per dare risposta alle differenti tipologie di bisogno che si possono presentare; il SIL è un’unità operativa all’interno dell’Agenzia che dipende dal Settore Servizi Sociali del Comune. Ha in carico in modo continuativo da 180 a 190 persone disabili certificate ogni anno. Il turnover dei nuovi inserimenti annuali è tra le 30 e le 50 persone. Interlocutore importante è sicuramente il SILD (Servizio Inserimento Lavorativo Disabili della Provincia) che è il servizio che organizza per conto della Provincia l’attuazione della legge ’68. Non esistono invece interazioni dirette con il Comitato tecnico provinciale, anche se a volte gli educatori del SIL sono invitati a parteciparvi e ad illustrare le tipologie e le caratteristiche degli utenti presi in esame Esistono incontri formalizzati con il Consorzio di Solidarietà Sociale che coordina diverse cooperative di avviamento al lavoro sia di tipo A sia di tipo B; incontri non formalizzati, ma frequenti, con altri servizi con i quali la disabilità si confronta e possono essere i Ser.T (Servizio per le Tossicodipendenze) o i servizi psichiatrici del territorio: il servizio ha infatti in carico persone interessate da problematiche complesse che vedono la situazione di disabilità connessa a molti diversi generi di patologie e condizioni di svantaggio. Periodicamente il SIL incontra le associazioni dei disabili su tematiche di interesse comune, che possono essere poste all’attenzione dal Servizio stesso o direttamente dalle associazioni. FUNZIONAMENTO DEL SERVIZIO E METODOLOGIA DI INTERVENTO Il SIL dispone di quattro educatori professionali con qualifica specifica che lavorano in quattro poli della città. In questi poli si lavora in equipe multidisciplinari integrate, con assistenti sociali che si occupano quasi esclusivamente dell’area adulti, in cui all’interno è presente la sezione disabili. Gli educatori dell’inserimento lavorativo hanno momenti di coordinamento, attraverso riunioni d’equipe all’interno del proprio servizio di appartenenza, ed hanno anche momenti di equipe territoriale con l’assistente sociale, ed a volte anche con l’assistente sociale settore minori. In questo fase il SIL non dispone di figure di psicologi, ma dovrebbero essere inseriti nei poli prossimamente. 76 Area Politiche sociali e pari opportunità Il servizio è poi sotto il coordinamento del responsabile dell’Agenzia disabili, che è coordinatore anche del SIL e di tutti i diversi progetti del servizio per l’inserimento lavorativo. La figura garante dell’unitarietà dell’intero percorso nei confronti dell’utente è l’educatore. La segnalazione da parte del servizio di polo territoriale può avvenire tramite l’assistente sociale o l’educatore, a seconda del percorso della persona disabile e la sua famiglia ha fatto precedentemente. L’accoglienza rispetto ad un nuovo utente che il servizio non conosce viene fatta all’interno del polo territoriale. La persona si rivolge all’assistente sociale o all’educatore, i quali compiono un esame della sua situazione personale e familiare. In questa sede viene condotta una valutazione con un approccio vicino alla consulenza esplorativa, ed in alcune situazioni al bilancio di competenze. La presa in carico formale da parte del SIL avviene attraverso una relazione che l’Assistente sociale e l’Educatore formulano con i dati relativi all’utenza e un’ipotesi progettuale che viene poi presentata in sede di coordinamento, per una valutazione più approfondita della situazione. Al tavolo di coordinamento sono presenti, oltre agli educatori e all’assistente sociale, il responsabile dell’Agenzia, il rappresentante del Consorzio Solidarietà Sociale, un educatore professionale dell’area psichiatrica. In futuro, probabilmente, sarà presente anche un componente del gruppo di lavoro del SILD della provincia. In fase di accoglienza il SIL utilizza una scheda di segnalazione che attualmente è solo cartacea, ma dovrebbe diventare informatizzata. Il Servizio tiene conto di quanto contenuto nelle certificazioni di invalidità, ma sente fortemente la mancanza di una approfondita analisi funzionale degli utenti in carico. Da parte sua, per ovviare parzialmente a questa mancanza, utilizza una scheda di rilevazione dell’utenza (cartacea) dove possono essere inseriti degli elementi che riguardano il bilancio di competenze. Gli elementi del progetto d’inserimento lavorativo che il SIL considera importanti sono l’individuazione del luogo di lavoro, dei tempi e delle modalità con cui l’utente può raggiungere il luogo, delle competenze da svolgere all’interno del luogo di lavoro e il referente, cioè chi curerà in modo diretto l’inserimento della persona nel contesto lavorativo. Il SIL definisce inoltre i tempi di valutazione, i tempi di presenza al lavoro, le ferie e i giorni di malattia considerati tollerabili rispetto al percorso formativo. Il SIL si occupa anche della mappatura delle aziende e delle postazioni lavorative. Le metodologia di intervento prevede che la presa in carico sia il più precoce possibile, vale a dire avvenga già nell’età infantile e adolescenziale e che avvenga sotto questo aspetto un passaggio all’interno dei servizi sociali che si occupano di minori a quelli che si occupano di adulti Sempre riguardo alla progettazione del percorso individuale, esiste uno schema di accordo per l’inserimento che contiene alcuni dati oggettivi: la durata, la presenza giornaliera, le polizze assicurative di riferimento, gli obiettivi, i compiti, le modalità, i tempi di verifica dell’inserimento; il valore del sussidio formativo, le assenze, gli impegni dell’impresa che ospita queste persone soprattutto per quanto riguarda il tema della sicurezza, gli obblighi del tirocinante. Il progetto viene sottoscritto dai tre componenti: la persona interessata, l’educatore e l’azienda. Se la persona in carico necessita di un periodo di formazione, il SIL ha strutturato una stabile possibilità di proposta ai centri di formazione professionale. In questo caso la persona continua ad essere in carico al SIL. Gli strumenti con i quali viene posto in essere l’inserimento sono lo stage, il tirocinio, la borsa lavoro, che è gestita direttamente dal Servizio. Due sono le tipologie di borsa lavoro: una finalizzata alla formazione professionale ed alla assunzione a contratto della persona; l’altra che serve a supportare la motivazione del ragazzo a uscire di casa. Si tratta di inserimenti lavorativi che hanno più una valenza di tipo sociale. La collaborazione con i Servizi provinciali si attiva nel momento in cui il SIL ritiene l’utente pronto per un’assunzione regolare sulla base della 68. La proposta fatta alla Provincia dall’assistente sociale e dall’educatore viene portata al tavolo di coordinamento. 77 Area Politiche sociali e pari opportunità Di norma il SIL non prevede l’affiancamento sul luogo di lavoro da parte dell’operatore. Il tutor è presente solo in casi eccezionali e per un tempo limitato. Il tutor aziendale, che è richiesto in ogni progetto, è invece un referente interno, per la persona inserita e per l’operatore della mediazione. I tempi ed i modi della verifica sono previsti nel progetto, tenendo conto che un momento di verifica deve avere luogo almeno una volta ogni tre mesi. Durante la verifica, che coinvolge l’Educatore con il referente aziendale, l’utente non sempre è presente. Se lo si ritiene necessario, si organizzano altri momenti di verifica presso il SIL in cui sono presenti familiari della persona disabile. 78 Area Politiche sociali e pari opportunità SERVIZIO INTEGRAZIONE LAVORATIVA (COMUNE DI REGGIO EMILIA) Riferimenti Responsabile: Indirizzo: Comune Provincia Regione Telefono: Fax: E-mail: Sito web: Claudio Pedocchi Galleria S. Maria, 1 – 42100 Reggio Emilia Reggio Emilia Reggio Emilia Emilia Romagna 0522.456721 0522.327100 [email protected] [email protected] - LA STORIA DEL SERVIZIO A Reggio Emilia le prime progettazioni riguardanti percorsi d’integrazione lavorativa hanno fatto capo principalmente alle USSL, ed hanno avuto come riferimento e modello l’esperienza di Genova. Per diversi anni il comune di Reggio ha gestito il SIL attraverso un’operatrice USSL, che tuttavia operava funzionalmente all’interno dei servizi sociali comunali Attraverso legami tra Comune e la cooperativa sociale di tipo A Anemos, creatisi sulla base di alcuni percorsi di progettazione condivisi nell’area disabili, si è arrivati nel 1998 alla gestione del SIL comunale da parte di Anemos. Il SIL è dunque attualmente un servizio inserito nei servizi sociali comunali e gestito da una cooperativa sulla base di una convenzione. Il SIL di Reggio Emilia ha relazioni stabili e significative con i servizi sociali del comune, con la provincia ed i servizi provinciali, nel momento in cui un percorso di tirocinio può trasformarsi in assunzione sulla base della l. 68, con le aziende e le cooperative sociali. Poi, attraverso i nuclei territoriali, con i Servizi specialistici territoriali e con l’ASL. I nuclei territoriali sono una peculiarità del contesto reggiano. Essi sono realtà nate sulla base della programmazione provinciale, e sono un tentativo innovativo di pratica del collocamento mirato e di applicazione del dettato della legge ’68. Sostanzialmente la provincia, attraverso accordi formali con Comuni, ASL e con il privato sociale ha costruito luoghi di messa in rete fra enti, servizi e realtà territoriali che lavoravano sull’inserimento lavorativo dei disabili. Ogni nucleo territoriale, che lavora entro l’area di un distretto del territorio provinciale, è formato da un coordinatore, che in alcuni casi viene dalla cooperazione, in altri dalla provincia, in altri ancora dall’ASL, da una figura di riferimento del Ser.T, da un operatore dei servizi sociali di base per zona del distretto, un operatore del servizio di salute Mentale, un pre-selezionatore aziendale del centro per l’impiego, una figura di tutoraggio che viene solitamente fornita dalla cooperazione sociale. L’equipe è dunque momento di raccordo operativo e di cogestione dei progetti fra tutti i servizi e soggetti territoriali che in qualche modo si occupano dell’integrazione socio-lavorativa. Non vi sono di fatto interazioni con il Comitato Tecnico, perché il Servizio si occupa della fase dei percorsi di inserimento che riguarda la pre-assunzione (momenti formativi e tirocini). FUNZIONAMENTO DEL SERVIZIO E METODOLOGIA DI INTERVENTO Il SIL di Reggio Emilia si avvale di un coordinatore e di tre Educatori professionali con orari parttime. (90 ore a settimana di servizio complessivo su tutti e tre gli operatori). Dal punto di vista organizzativo ed operativo, il servizio si riunisce in equipe a scadenza quindicinale, più raramente 79 Area Politiche sociali e pari opportunità ma con continuità ha incontri di supervisione con il gruppo di lavoro dell’Unità Valutativa Handicap. Per la presa in carico degli utenti, il SIL lavora a stretto contatto con le Assistenti sociali che sono le referenti del progetto complessivo sulla persona disabile. Quando la persona viene segnalata dai Servizi Sociali, l’equipe valuta la richiesta e la possibilità reale di un inserimento lavorativo in azienda e fissa un incontro con la famiglia e l’utente spiegando quali sono le caratteristiche del Servizio . Gli operatori si confrontano quindi su obiettivi ed interessi dell’utente e cominciano ad ipotizzare postazioni lavorative in azienda, dove il neoutente possa essere messo alla prova ed osservato. La diagnosi della situazione dell’utente avviene attraverso colloqui in profondità. A volte si verificano le capacità e le modalità relazionali della persona, ponendo il neoutente “in situazione”, vale a dire in un contesto, anche non strettamente lavorativo, in cui gli si chiede di relazionarsi e svolgere semplici compiti ed attività. Gli elementi approfonditi in fase di valutazione sono da un lato i vari livelli di competenze di base che possiede la persona; dall’altro le possibilità e le occasioni presenti in quel momento sul territorio. Il progetto individuale di tirocinio è la traduzione delle prime nelle seconde. Esiste una relazione o presentazione da parte dei servizi sociali precedente all’incontro con l’utente. Nel passato esistevano schede di segnalazione prodotte da ciascun servizio territoriale; poi il Servizio ha concordato e condiviso con i Servizi una scheda di segnalazione standard che risponde meglio ai bisogni informativi del SIL. Si tratta di una scheda strutturata , creata con la consulenza dello studio APS (Analisi Psico-Sociale) di Milano, ed è frutto di un lavoro di progettazione tra centri diurni, la cooperazione, il comune e l’ASL. La scheda registra, oltre al tema lavoro e formazione pregressa, anche gli ambiti della vita familiare, relazionale e sociale della persona disabile. Nel corso dei primi colloqui gli operatori del SIL utilizzano, se lo ritengono utile, delle schede orientative. In fase di diagnosi della situazione si tiene ovviamente conto dei verbali di invalidità, ma si tiene conto soprattutto delle informazioni provenienti dai servizi segnalanti, o che hanno avuto in carico i neoutenti, ed inoltre da quei luoghi dove sono state svolte le precedenti esperienze formative. Molte informazioni arrivano dalla scuola e dai periodi di stage svolti precedentemente. A volte capita di chiedere informazioni anche alle aziende, se vi è una esperienza lavorativa passata. Rispetto alla conoscenza delle aziende del territorio e al reperimento di postazioni lavorative, il SIL è completamente autonomo rispetto ai Centri per l’impiego. Il Servizio ha infatti in carico una fascia di utenti significativamente diversa dal target medio delle persone seguite dal CPI. Quest’ultimo opera per l’assunzione del disabile sulla base della 68, mentre la gran parte del lavoro del SIL ha a che fare con tirocini formativi, intesi come momento di integrazione sociale oltre che lavorativa. Nel caso in cui il percorso di inserimento richieda dei momenti formativi, il SIL favorisce l’iscrizione degli utenti che ne hanno necessità ai corsi formativi ENAIP o CESLIP, mantiene in i contatti con l’agenzia formativa, considera comunque il periodo formativo come rientrante nel proprio progetto e nella propria presa in carico. La metodologia del SIL di Reggio non prevede l’affiancamento dell’operatore sul luogo di lavoro. Esso vi può essere solo in alcuni casi particolari, come ad esempio nel periodo iniziale dell’inserimento, oppure nel caso di cambiamenti significativi all’interno del contesto lavorativo, oppure ancora, se si valuta che è il caso, per problemi nati in azienda e quindi per capire cosa non sta funzionando. Un referente del percorso di inserimento, che può essere un capo reparto o una persona che comunque sia “vicina”e contattabile dal disabile inserito è sempre individuato nell’ambito dell’azienda. Rispetto al concreto inserimento nella postazione lavorativa, il SIL ha tra i suoi strumenti il tirocinio formativo, utile all’osservazione, all’addestramento ed allo sviluppo delle competenze ed il tirocinio 80 Area Politiche sociali e pari opportunità con borsa lavoro finalizzato all’assunzione. Se il tirocinio finalizzato ha buon esito, si aprono diverse possibili forme di contratto di assunzione (apprendistato, tempo determinato, ecc..) In fase di valutazione, viene utilizzata una griglia che mira a registrare cambiamenti e variazioni nelle competenze relazionali e nelle abilità pratiche; si verifica insomma se la persona riesce a svolgere positivamente la mansione assegnata, e se soprattutto sa stare in maniera adeguata all’interno dell’ambiente lavorativo. Per quanto riguarda la periodicità dei momenti di valutazione, gli operatori del SIL prevedono un incontro al mese con l’utente e l’azienda sul posto di lavoro. A seconda del bisogno, vengono anche svolti colloqui con il solo utente, solitamente presso la sede del servizio. Il SIL si è da tempo posto il problema della creazione d’impresa. Alcuni utenti (si tratta di 5 persone) sono stati inseriti in un corso di formazione che doveva concludersi nella nascita di una cooperativa sociale che operasse nel settore informatico. Il corso è stato completato e la cooperativa è nata, ma non si è ancora giunti in fase operativa. 81 Area Politiche sociali e pari opportunità SERVIZIO INTEGRAZIONE LAVORATIVA (AUSL 2 FERMIGNANO) Riferimenti Responsabile: Indirizzo: Comune Provincia Regione Telefono: Fax: E-mail: Sito web: Dirigente Sert dott. Roberto Reale via Milano n. 23 Fermignano Fermignano Urbino - Pesaro Marche 0722/301616 [email protected] www.asl2.marche.it/ail STORIA DEL SERVIZIO Il Progetto di integrazione lavorativa è partito nel 1998 seguendo l’esempio veneto di costituzione dei servizi di integrazione lavorativa all’interno delle Aziende USL, in stretto contatto con i Centri per l’impiego. La prima convenzione per l’attivazione dei tirocini è stata predisposta con l’Agenzia Regionale dell’Impiego e con i Comuni nel 1998. Era infatti l’Agenzia Regionale dell’Impiego a gestire i tirocini regolati con la Legge Regionale 31/97, che riprendeva il D.M. 142/98 nazionale. I primo progetto pilota è stato Prometeo ed era costituito da un corso di specializzazione di due anni (200 ore), con stage all’estero, indirizzato ad Operatori del Servizio Integrazione Lavorativa. Il corso ha formato venti operatori, già occupati all'interno della Azienda USL, allo scopo di creare un servizio di consulenza interno. Successivamente al primo è stato attivato un secondo corso più breve di 100 ore. Per predisporre una figura di tutor, formare gli operatori e creare un parco aziende è stato utilizzato il finanziamento a valere su un Progetto Operativo Multiregionale (Prometeo Due) che aveva come utenti persone con disabilità o in situazione di emarginazione o disagio. Il POM è stato presentato dalle tre Comunità Montane e dal Comune di Urbania, come Ente Capofila, con ‘Azienda USL in qualità di Ente Gestore. Esso è stato attivo dal 31 dicembre 2000 fino al marzo 2002. Con il suo finanziamento è stato possibile utilizzare le risorse per disporre di tutor che monitorassero le persone in azienda (nel quadro di un protocollo di intesa con il Centro per l’impiego), per fare marketing e disporre di una banca dati computerizzata sulle aziende ha di fatto permesso di raccordare il percorso di riabilitazione svolto dalla ASL e le conoscenze dei Comuni sugli utenti con il lavoro del Collocamento per la disabilità difficile. In un primo periodo il Progetto è stato gestito come un progetto sperimentale del Ser.T. Successivamente è stato utilizzato il fondo regionale per la lotta alla droga, ma la mancanza di fondi ha determinato una “pausa” dal giugno 2003 fino al momento dell’intervista. Le aziende obbligate visitate durante il progetto sono state circa 90 e circa 20 sono stati i tirocini attivati. Il 6 ottobre 2004 è stato firmato un accordo fra i tre Ambiti Territoriali, la Provincia di Pesaro e l’Azienda USL con il quale il progetto ha assunto dignità di Servizio con il nome di Servizio di Integrazione Lavorativa. FUNZIONAMENTO DEL SERVIZIO E METODOLOGIA DI INTERVENTO Il Servizio di Integrazione Lavorativa si è dotato di una organizzazione di tipo piramidale con un Gruppo Guida e un Gruppo Tecnico, il primo è un gruppo di accordo politico-amministrativo sugli 82 Area Politiche sociali e pari opportunità obiettivi pluriennali e il secondo è il gruppo costituito dagli Operatori, dalle tre Assistenti Sociali rappresentanti dei Servizi Specialistici: Handicap, Salute Mentale e Tossicodipendenze, chiamate “Esperti” e da un Coordinatore (Assistente Sociale). Il G.T. farà riunioni settimanali anche con il Centro per l’Impiego che mette a disposizione un proprio operatore. Le tipologie di utenza di cui si occupa il Servizio sono: persone con disabilità psico-fisica e mentale, utenti del Servizio di Salute Mentale e del Ser.T., in possesso della certificazione prevista dalla Legge 104/92 e, nel caso del Collocamento Mirato, di quella ex Legge 68/99. Nell’ambito della salute mentale non tutti gli utenti sono certificati come invalidi. In questi casi la persona viene inserita in percorsi mirati usufruendo della L.R. 18, dell’art. 18 l. 196/97, dei tirocini della L.R. 31/97 e del D.M. 142/98. Le segnalazioni al Servizio dovrebbero provenire dall’UMEA dato che è questa che predispone il Progetto Educativo Individualizzato (PEI). In realtà le segnalazioni giungono anche dai Comuni tramite i Servizi Sociali. Abitualmente, dopo la segnalazione venivano svolti colloqui con gli utenti utilizzando una Scheda dell’Utente oltre che la Scheda di Segnalazione. Questi modelli sono stati mutuati dall’esperienza veneta e adattati per il progetto. Nella scheda di segnalazione erano riportati i dati generali e la patologia dell’utente, mentre nella Scheda Utente erano presenti l’anamnesi familiare, gli inserimenti lavorativi pregressi, i contatti con gli altri servizi, la formazione professionale, le motivazioni, gli interessi e le capacità. Per una diagnosi approfondita della situazione dell’utente venivano incontrati gli Operatori del Servizio che aveva in carico la persona e che effettuava la segnalazione e venivano utilizzate le schede della l. 104 o della Invalidità Civile. La diagnosi approfondita veniva comunque svolta anche dal servizio. Dal 2000 è stata utilizzata l’osservazione in situazione sul posto di lavoro. Con la nascita del Servizio i colloqui verranno svolti nella nuova sede del SIL. I progetti del SIL non sono comunque percorsi di collocamento, ma di formazione o di tirocinio. I Tirocini di Formazione e Orientamento sono realizzati nelle aziende private mediante stipula di convenzione (D.M. 142/98 – L.R. 31/97 – L 196/97 ) e sono tirocini di preparazione al lavoro. Nella convenzione sono presenti i seguenti elementi: dati anagrafici, condizione attuale (studente, disoccupato, ecc), azienda ospitante, sede del tirocinio, stabilimento – reparto - ufficio, orario di accesso ai locali, periodo del tirocinio, tutor aziendale, obiettivi del tirocinio, modalità del tirocinio, descrizione del processo produttivo e delle attività aziendali, mansione e orientamento. Viene inoltre chiesto al Comune di erogare la Borsa-Lavoro Le azioni di orientamento sono attivate prima di iniziare il tirocinio, per fare emergere le aspirazioni lavorative e le potenzialità. I Progetti di Osservazione in Situazione sono finalizzati a valutare le potenzialità e le attitudini del soggetto in situazione lavorativa. Dal 2000 viene utilizzata l’osservazione in situazione nelle ditte: due ore per tre volte alla settimana per due settimane. In questo modo l’operatore conosce la persona, vede se si allontana, se è pericolosa, se è in grado di accettare le indicazioni, se riesce a lavorare nel gruppo di lavoro e se riesce a essere competente nel compito affidatogli. I Progetti di Formazione sono finalizzati alla maturazione psicologica, relazionale e all’apprendimento di abilità lavorative specifiche. I Progetti di pre-collocamento al lavoro sono finalizzati a favorire l’apprendimento di abilità lavorative legate al processo produttivo dell’azienda individuata. Sono attuati in collaborazione del Centro per l’Impiego allo scopo di raggiungere l’assunzione. I corsi di formazione sono infine gestiti dal Centro per l’Impiego. La relazione per i progetti formativi viene preparata dall’Esperto, l’Assistente Sociale del Servizio di riferimento che fa parte del SIL e per l’UMEA lo fa il tutor. Il monitoraggio dei tirocini viene effettuato tramite la visita del tutor in azienda una ora una volta alla settimana e con un colloquio svolto dall’Assistente Sociale referente o dal tutor. Anche dopo l’assunzione è prevista la presenza del tutoraggio almeno due ore al mese in azienda e una fuori. Il monitoraggio prosegue anche dopo l’assunzione. 83 Area Politiche sociali e pari opportunità Il SIL usufruisce, tramite il Centro per l’Impiego, della lista delle aziende della l. 68, ed ha con questo ultimo una convenzione per l’attuazione dei tirocini. 84 Area Politiche sociali e pari opportunità SERVIZIO INSERIMENTI LAVORATIVI DISABILI (COMUNE DI LECCO) Riferimenti Responsabile: Indirizzo: Comune Provincia Regione Telefono: Fax: E-mail: Sito web: Dott. Marino Bottà via Carlo Alberto 120 Lecco Lecco Lombardia 0341.295532 0341.295591 [email protected] LA STORIA DEL SERVIZIO La storia del servizio di inserimento lavorativo a Lecco ha inizio all’interno dei corsi di formazione professionale per persone disabili, finalizzati al collocamento obbligatorio. All’interno del CFP di Lecco si è cominciato a pensare e strutturare un’attività di accompagnamento ed inserimento lavorativo per i ragazzi che uscivano dai corsi professionali; Marino Bottà (attuale direttore del SILD, pedagogista, che all’epoca lavorava all’interno del CFP) venne designato come responsabile di questa iniziativa. Nel 1991 il progetto, , fu rivolto in maniera prioritaria alle persone con disabilità intellettiva senza certificazione di invalidità. Negli anni dal 1991 al 1993, in piena crisi del mercato del lavoro, il progetto venne ampliato, includendo gli utenti in graduatoria nella lista invalidi del collocamento obbligatorio. Nel settembre del 1993 l’esperienza ha ricevuto un assetto istituzionale, con la nascita del SIL interno al Comune di Lecco. In questo quadro, nel luglio 1997 la ASL ha stipulato una apposita convenzione con il Comune di Lecco con cui si impegnava a finanziare e sostenere la gestione del servizio (denominato Servizio di Integrazione Socio-lavorativo SISL), nel quadro delle proprie competenze in materia d’inserimento lavorativo di soggetti svantaggiati e disabili. Sulla base dello stesso accordo il servizio ampliava il numero di tipologie di disagio prese in carico agli ex tossicodipendenti e alle persone con problemi psichiatrici, su tutto il territorio provinciale. Nel 2000 la Provincia di Lecco nello strutturare il proprio Ufficio collocamento mirato, ha recuperato l’esperienza del SISL comunale, concordando un protocollo, con la ASL in cui si dichiarava disponibile a continuare il servizio di inserimento per le fasce deboli del mercato del lavoro già in carico al SILD. Attualmente il SILD della Provincia di Lecco è strutturato quindi in un Ufficio collocamento disabili che opera in base alla Legge ‘68 e prende in carico tutti i soggetti con invalidità certificata e in un Servizio fasce deboli, che segue gli invalidi e i soggetti svantaggiati. Il SILD ha 900 invalidi iscritti e 200 soggetti delle fasce deboli in carico al servizio. Rispetto al servizio fasce deboli, per la parte economica il SILD rendiconta all’ASL che opera su delega dei Comuni. FUNZIONAMENTO DEL SERVIZIO E METODOLOGIA DI INTERVENTO Il SILD è composto da un responsabile del servizio (Pedagogista), tre educatori (rispettivamente un Educatore professionale, uno Psicologo e un Pedagogista), un Amministrativo e una Psicologa che segue i colloqui di presa in carico. Il gruppo si riunisce con cadenza settimanale. All’interno della riunione vengono presentati i casi e vengono prese tutte le decisioni operative. 85 Area Politiche sociali e pari opportunità La metodologia del SILD è fondata sulla progettazione individualizzata globale relativa alla persona disabile in carico ai servizi sociali. Rispetto a tale progettazione il SILD integra la parte che riguarda il lavoro. Il servizio riceve la domanda o la segnalazione da parte dei servizi sociali di base. L’utente viene convocato telefonicamente e con comunicazione scritta. Il percorso di accoglienza prosegue attraverso un colloquio con l’educatore e, in un secondo tempo, con il coordinatore e la psicologa. In fase di accoglienza il SILD raccoglie tutto quel che riguarda i dati anagrafici, le informazioni riguardo alla situazione familiare e sociale della persona, il curriculum vitae, gli studi, le esperienze di lavoro, le competenze informatiche e linguistiche, la valutazione funzionale, il verbale d’invalidità civile, la disponibilità di reddito, la scheda dei tirocini, se svolti. La relazione/scheda con tutte le informazioni che riguardano l’utente viene predisposta coinvolgendo sia la famiglia che le aziende in cui la persona ha avuto esperienze pregresse. In fase di valutazione della situazione, il coordinatore svolge la diagnosi funzionale valutando quali sono i bisogni, le potenzialità e le difficoltà dell’utente. Dopo aver effettuato la diagnosi, e tenendo ovviamente anche conto delle certificazioni di invalidità, se le informazioni e le letture che risultano non sono complete e soddisfacenti al fine di orientare il percorso di inserimento lavorativo, il coordinatore propone un tirocinio di osservazione che permetta di conoscere adeguatamente la persona. La diagnosi funzionale non segue un percorso specifico e stabilito. Sulla base della esperienza maturata dagli operatori e dell’interazione con l’utente il Servizio delinea una diagnosi funzionale “ad hoc”. In tale ambito non si utilizzano neppure dei veri e propri strumenti di misurazione delle competenze o delle caratteristiche funzionali. Esiste invece una scheda in cui viene riassunta la valutazione funzionale comprendente lo sviluppo senso-motorio, l’autonomia personale e sociale. Vengono inoltre indagate le aree psico-relazionale, area cognitiva e operativa Il progetto personalizzato mira in termini generali a coniugare il contesto in cui vive la persona, i suoi aspetti psicologici, le risorse e aspettative con le caratteristiche e le peculiarità del luogo di lavoro dove si pensa di inserire l’utente. Infine, altro aspetto fondamentale, il progetto mira anche a coinvolgere tutti quei soggetti che in qualche modo si collocano nell’intorno relazionale dell’utente. L’utente è sempre in carico ad un operatore di riferimento del Servizio. Tutte le tipologie di utenti possono essere prese in carico da tutti gli operatori. La scelta di attribuzione dell’educatore di riferimento avviene dopo una riflessione svolta in equipe e tenendo in considerazione alcune caratteristiche dell’utente, quale il sesso e l’età. Il progetto è costituito dai dati anagrafici, una premessa di presentazione della situazione della persona (non troppo specifica), la motivazione al percorso, l’indicazione del tutor referente interno, l’organizzazione nel luogo di lavoro, mansione e orari, clausole in cui si specifica che l’azienda è tenuta a non far fare straordinari al lavoratore, ciò che si prevede per i casi di infortunio, specifiche riguardo ai rimborsi spese o alla borsa lavoro. Il progetto viene firmato dall’azienda, dal lavoratore (se minore, firma il genitore) e dal responsabile del servizio. Se nel progetto è previsto il coinvolgimento di altri servizi, è stipulato un patto di servizio che prevede le responsabilità e competenze di ogni sevizio ed ente. Come Collocamento disabili il SILD dispone di una propria banca dati e ha la conoscenza di circa mille aziende sul territorio. E’ quindi in grado di sapere quali posizioni lavorative propongono, quali profili ricercano, le persone che ci lavorano, il contesto relazionale che offrono. Rispetto al concreto percorso di inserimento lavorativo, per quanto riguarda le assunzioni a contratto, vengono utilizzati tutti gli strumenti contrattuali a disposizione. In tutti gli altri casi vengono proposti i tirocini, come strumento per accedere con un accompagnamento al mondo del lavoro. Il tirocinio può essere sostenuto da una borsa lavoro, quindi con un intervento economico che va a vantaggio del lavoratore. Gli educatori svolgono il ruolo di tutor anche, se necessario, sul posto di lavoro. Il Servizio richiede però sempre anche una figura interna all’azienda, che svolga il ruolo di referente. 86 Area Politiche sociali e pari opportunità Le verifiche sono costanti e rientrano nel monitoraggio del tirocinio. Sono più frequenti frequenti all’inizio del percorso, per poi diventare meno assidue, poiché si lavora molto sul versante della autonomia dell’utente. Nel corso delle verifiche gli operatori del SILD si confrontano con il responsabile di riferimento che può essere il direttore generale o il direttore della produzione. Il SILD mantiene relazioni privilegiate con i Ser.T., i CPS come servizi specialistici dell’ASL.; con l’azienda ospedaliera; per i detenuti ha rapporti con i CSSA; collabora con tutti i centri di formazione professionale, con i sindacati, con le associazioni degli imprenditori, con studi di consulenza del lavoro. Ha ovviamente rapporti stretti con il Comune e la Provincia, ma anche, secondo una modalità più operativa, con l’agenzia delle entrate, la magistratura e poi tutta l’area del privato sociale: le cooperative soprattutto di tipo B, le comunità per minori. Il SILD un rapporto diretto con molte di loro, ed in alcuni casi ha anche supportato in varie forme il loro processo di avvio. Il SILD. il quanto tale non ha interazione con il Comitato Tecnico Provinciale, tuttavia il responsabile del SILD. fa parte del comitato come segretario responsabile. Rispetto alla raccolta della documentazione, il SILD dispone di schede cartacee ed inoltre di un programma informatico creato dal Servizio stesso, che raccoglie tutte le informazioni sulla persona. Il database viene progressivamente aggiornato con le note di diario, dove ogni operatore annota le telefonate, le visite, la documentazione aggiuntiva, ovvero qualsiasi cambiamento e passaggio di percorso. Il programma è costruito in maniera tale da poter essere interrogato, nel senso che è possibile estrapolare informazioni e categorie di dati sulla base di parametri specifici. 87 Area Politiche sociali e pari opportunità SERVIZIO INTEGRAZIONE PER PERSONE CON HANDICAP (CONSORZIO CISSABO, BIELLA) Riferimenti Responsabile: Indirizzo: Comune Provincia Regione Telefono: Fax: E-mail: Sito web: Francesco Garzetti via Marconi 18 – 13836 Cossato Cossato Biella Piemonte 015.9899611 015.9899600 [email protected] LA STORIA DEL SERVIZIO Il Consorzio CISSABO. è una struttura sovracomunale che riunisce 29 comuni del biellese orientale (territorio dell’ex USSL 48) per la gestione di servizi socio assistenziali. E’ nato nel 1993, quando le USSL sono state aziendalizzate. E’ infatti in quell’anno che i comuni del biellese orientale hanno deciso di riprendere la gestione dei servizi sociali (prima delegati all’USSL) e di costituirsi in consorzio. All’interno del Consorzio l’attività di integrazione lavorativa disabili è svolta da uno specifico servizio, il Servizio per l’Integrazione delle persone con Handicap (SIPH), che non si occupa solo di interventi nell’area dell’inserimento lavorativo, ma opera su tutta l’area della integrazione sociale delle persone disabili, di cui il lavoro è un aspetto ed uno specifico progetto. Il SIPH è un servizio educativo che prende in carico la persona, la accoglie e costruisce una relazione con essa, ne valuta le potenzialità, costruisce e condivide con essa un progetto di integrazione sociale che non sempre e non per forza è un progetto di inserimento lavorativo. Il SIPH non si occupa quindi solo di mediazione lavorativa, anche se questa è una parte importante della sua operatività. Su territorio del biellese gli interventi di inserimento lavorativo hanno tuttavia una storia ben più lunga di quella del consorzio. Un servizio per l’inserimento lavorativo dei disabili era nato all’interno dei servizi sociali del Comune di Cossato già nell’anno 1981, come progetto sperimentale sulla base di un finanziamento CEE. Nell’83 diventava un servizio stabile, in seguito passa all’USSL. Il progetto sperimentale iniziale nacque fortemente ispirato all’esperienza genovese; i primi operatori dell’inserimento lavorativo di Cossato andarono infatti a formarsi direttamente a Genova. FUNZIONAMENTO DEL SERVIZIO E METODOLOGIA DI INTERVENTO Il SIPH è formato dal coordinatore e da 6 educatori professionali, che operano tutti anche sull’aspetto inserimento lavorativo. Esiste un momento di supervisione settimanale del gruppo degli educatori, condotta da uno psicologo, intervento che ha avuto inizio nel ’95. Esiste anche un momento settimanale di riunione d’equipe, che ha un taglio organizzativo-gestionale. Su ciascun percorso individuale di integrazione gli operatori lavorano “in coppia”. Si tratta di una scelta organizzativa volta a garantire in ogni caso la continuità dell’intervento e della presa in carico relazionale. All’interno del SIPH si condivide che un “doppio sguardo” sia in grado di leggere in maniera più complessa e meno “monolitica” la situazione e gli sviluppi della persona disabile. 88 Area Politiche sociali e pari opportunità Il SIPH non opera come un servizio di secondo livello, non riceve cioè la persona da un servizio sociale di base, ma la prende in carico fin dall’inizio, al momento della sua uscita dal percorso scolastico e della sua entrata nell’età adulta. Assieme ai servizi sociali e in una prima fase assieme alla Neuropsichiatria si dà corso ad una progettazione nella quale il SIPH si occupa interamente dell’aspetto che riguarda l’area dell’integrazione sociale. Di fronte alla richiesta di lavoro dell’utente e della sua famiglia, il Servizio punta a chiarire che quello che viene offerto è un percorso di sviluppo e di crescita nel quale un obiettivo può essere certo il lavoro, ma non è l’unico. In questa fase si mira a definire ed approfondire meglio la domanda ed a collegarla ad altri bisogni e necessità, senza la considerazione delle quali non può esistere l’obiettivo lavoro. Le informazioni ritenute importanti riguardano la situazione familiare, la formazione scolastica e quella professionale, le esperienze lavorative passate, le aspettative. Tenendo conto che per lo più vengono prese in carico persone giovani che escono dal percorso scolastico, di particolare interesse è l’area dell’autonomia “sociale” che la persona è in grado e che i familiari sono disposti a lasciarle gestire. Attraverso i colloqui viene stilato, in forma non strutturata e non sistematica, un bilancio di competenze. Quello che viene ritenuto significativo nei primi colloqui non è tanto operare una diagnosi sulla persona, quanto costruire ed instaurare con lei una relazione significativa ed una condivisione delle esperienze. Il progetto individuale punta a “mettere alla prova” e sviluppare le competenze che la persona utilizza per entrare in relazione e interagire positivamente con il contesto lavorativo. Esso è costruito sull’abbinamento fra le caratteristiche individuali della persona e le peculiarità del contesto di lavoro e mira a far sì che la persona acquisisca capacità riguardo al rispetto dei tempi e dei ritmi del lavoro, o alla autonomia negli spostamenti. Il progetto specifica anche luoghi, tempi, mansioni, obblighi del tirocinante, obblighi dell’azienda, dettaglia quale tipo di intervento di facilitazione offre il servizio; chiarisce inoltre se il tirocinio ha finalità socializzante, esplorativa oppure se ha finalità di inserimento lavorativo in senso stretto. Esso delinea anche le modalità con cui avverrà il monitoraggio da parte del servizio ed i tempi delle verifiche. Indica infine chi sono i due operatori responsabili del percorso ed indica il referente interno all’azienda. Nel momento in cui per un utente si individua un percorso di inserimento in tirocinio, si è già superata l’ipotesi che possa aver necessità di un percorso formativo preliminare. Nel caso sia necessario il SIPH si rivolge ad agenzie formative del territorio o a progetti che sviluppano percorsi di formazione, compie l’accompagnamento dell’utente, poiché il percorso formativo, benché di fatto sviluppato da altri soggetti, fa parte della progettualità e della presa in carico del servizio. Per quanto riguarda la conoscenza e la banca dati aziende, il SIPH utilizza in gran parte i propri contatti e la propria conoscenza della realtà territoriale. Negli ultimi tempi il Centro per l’impiego, dopo anni in cui si è dovuto a sua volta “formare” e divenire realmente operativo, comincia ad essere una buona risorsa per reperire postazioni lavorative. In fase di accoglienza ed in fase di diagnosi, le informazioni vengono raccolte in cartella con documentazione cartacea. Rispetto alla fase dell’inserimento vero e proprio, il Servizio utilizza come strumento il tirocinio con borsa lavoro. Nella fase successiva, quando si apre la possibilità di una assunzione a contratto, conta anche molto la disponibilità e le intenzioni dell’azienda. Le possibilità del dopo-tirocinio sono oggetto di discussione e di mediazione anche con l’interlocutore azienda. Negli anni passati sono stati effettuati diversi inserimenti a contratto attraverso contratti di formazione lavoro. Ultimamente il part-time è attualmente la forma di contratto standard che viene proposta a quegli utenti che riescono a passare ad assunzione. Riguardo alla fase della verifica del percorso di inserimento, avendo una supervisione d’equipe interna al Servizio che dal ’95 utilizza in parte la metodologia dello psicodramma, gli operatori del SIPH hanno esportato tale metodologia anche in fase di verifica e monitoraggio. Sono stati infatti formati piccoli gruppi di utenti in tirocinio con i quali l’andamento viene analizzato e verificato 89 Area Politiche sociali e pari opportunità attraverso tale tecnica; si chiede alle persone disabili di “rimettere in scena” situazioni e vissuti della loro attività lavorativa. Gli operatori del Servizio affiancano la persona sul posto di lavoro nella fase iniziale dell’inserimento e solo quando ve ne è realmente bisogno. In alternativa puntano a responsabilizzare la persona stessa e a sostenere la sua capacità di gestirsi in autonomia. Su un altro versante operano per responsabilizzare il contesto lavorativo ed il referente interno, che è sempre richiesto. Spesso di fatto più che lavorare sull’affiancamento del disabile il servizio lavora sulla valorizzazione e sul sostegno al tutor interno. Vi sono costanti incontri di monitoraggio (spesso sul posto di lavoro) con la persona disabile inserita, nei quali si fa il punto su quanto sta accadendo sul posto di lavoro e si offre sostegno relazionale. A scadenze periodiche viene incontrato il tutor aziendale, di solito senza la presenza dell’utente in carico. E’ prevista anche una valutazione finale del percorso, nella quale si cerca di definire e condividere quali obiettivi sono stati raggiunti. Il SIPH si relaziona con i servizi sociali, che dal punto di vista istituzionale appartengono sempre al CISSABO, con le scuole superiori, con la neuropsichiatria, con la quale condivide i progetti educativi individualizzati. Risulta invece più difficile individuare referenti ASL di persone disabili adulte. Altri interlocutori significativi del Servizio sono il terzo settore (cooperative sociali, consorzi sociali) e il mondo dell’associazionismo. Seguono le aziende, gli Enti locali e l’Ufficio provinciale collocamento disabili, soprattutto in relazione alle convenzioni della Legge 68 che quest’ultimo gestisce. Non esistono in pratica rapporti con il Comitato tecnico provinciale, anche se uno degli operatori del SIPH ha fatto parte dell’organo. Il Servizio gestisce inoltre progetti di inserimento che, per quanto riguarda la parte “istituzionale”, fanno riferimento alle convenzioni ex art. 11 l. 68, di cui è referente il centro per l’impiego. Più che una co-gestione dell’inserimento vi è tuttavia una sorta di spartizione dei compiti: il centro per l’impiego gestisce il rapporto istituzionale con l’azienda e la relativa convenzione, il SIPH si occupa della parte della mediazione socio-lavorativa e del percorso educativo. 90 Area Politiche sociali e pari opportunità SIL CONSORZIO ISONTINO SERVIZI INTEGRATI (GRADISCA D’ISONZO) Riferimenti Responsabile: Indirizzo: Comune Provincia Regione Telefono: Fax: E-mail: Sito web: dott. Ieusig Giuseppe via Zorutti 35 Gradisca d’Isonzo Gorizia Friuli Venezia Giulia 0481/960953 [email protected] LA STORIA DEL SERVIZIO Il servizio si occupa di inserimento lavorativo dal marzo 1994. L’attività è organizzata come servizio specialistico di secondo livello, che opera secondo le modalità di un gruppo operativo inserito nel Consorzio Isontino Servizi Integrati (consorzio di Enti Locali composto dalla Provincia e da tutti i Comuni del territorio di riferimento), la cui popolazione residente ammonta a 140.000 abitanti. All’interno del Servizio esiste una suddivisione territoriale, non ufficiale e non categorica, per cui vi sono operatori che seguono prevalentemente i casi del Distretto Socio Sanitario Alto Isontino (comprendente il comune di Gorizia e limitrofi) ed altri quelli del Distretto Socio Sanitario Basso Isontino (comprendente il comune di Monfalcone e limitrofi). Il 60% circa degli utenti del servizio è rappresentato da disabili intellettivi. Gli altri sono persone con disabilità fisica molto grave, o anche con deficit neurologici. Un gruppo più ristretto è composto da persone con molteplici disabilità o con disabilità sensoriale. Da un po’ di tempo il servizio si occupa anche di utenti della psichiatria, sulla base di un protocollo d’intesa firmato con il DSM nel febbraio 2004. Il Servizio collabora stabilmente con il Servizio del Lavoro della Provincia, l’Equipe Multidisciplinare dell’Ambito, la Commissione medica per l’accertamento delle condizioni di disabilità, il Dipartimento di Salute Mentale, le scuole e gli enti di formazione, il Servizio Sociale comunale. L’attività del servizio prevede l’interazione con il Comitato tecnico provinciale previsto dall’art. 6 della legge 68/99: un operatore del SIL è parte integrante del Comitato Tecnico. Il SIL ha stabili rapporti con le associazioni dei disabili che segnalano casi difficili e sostengono l’azione del Servizio e la realizzazione dell’obiettivo comune: la maggiore integrazione del disabile, in questo caso lavorativa. Il servizio ha inoltre un buon rapporto con la cooperazione sociale, che però viene considerata come le altre aziende, solo con un maggior tasso di accoglienza (motivo per cui le cooperative sociali vengono interpellate nei casi che si presentano più complicati). Essenzialmente il servizio fa riferimento ai fondi della legge regionale 17 del 1994 che regolamenta i tirocini, il fondo della legge regionale 41 del 1996 per i progetti sperimentali (libretto delle competenze, progetto per gruppi di genitori), il fondo per le politiche sociali. La maggior fonte del finanziamento è con la legge 17. 91 Area Politiche sociali e pari opportunità FUNZIONAMENTO DEL SERVIZIO E METODOLOGIA D’INTERVENTO Il servizio è formato da cinque professionisti. Vi è un responsabile del servizio, con il titolo di assistente sociale ed è garante dell’unitarietà del processo. Altri tre sono operatori della mediazione e sono garanti del percorso nei confronti dell’utente. Un’altra operatrice, laureata in Scienze dell’Educazione e specializzata in orientamento, da aprile 2004 collabora con il Servizio con funzioni di operatore dell’orientamento e della mediazione, pur se in un rapporto di precariato. Il SIL partecipa ai progetti individuali dell’équipe multidisciplinare segnalando le necessità rispetto all’inserimento lavorativo (trasporto, supporto ausiliario ecc.). L’ingresso al SIL avviene attraverso due modalità: l’equipe multidisciplinare territoriale, che risiede nell’Azienda sanitaria o la segnalazione da parte del Servizio del Lavoro, sulla base delle indicazioni del profilo socio-lavorativo della L. 68. Le autosegnalazioni e le segnalazioni del Servizio Sociale Comunale vengono ricondotte ai due canali citati. Al momento dell’accoglienza sono presenti il coordinatore del servizio e uno degli operatori del servizio, in base al territorio di provenienza dell’utente (Alto Isontino o Basso Isontino): questo in linea teorica sarà l’operatore che seguirà tutto il percorso. A tale incontro può partecipare anche un famigliare. Il momento dell’accoglienza avviene attraverso uno o più colloqui conoscitivi e informativi che permettono al candidato di conoscere il funzionamento del Servizio e agli operatori di formulare un progetto di inserimento e scegliere la borsa lavoro più idonea alle capacità dell’utente. In questa fase (della durata approssimativa di due settimane) si cerca da un lato di acquisire, attraverso colloqui conoscitivi e di approfondimento, informazioni oggettive sulla disabilità, sul percorso scolastico, formativo e lavorativo svolto, sulle condizioni famigliari e abitative, sulle attività quotidiane della persona. Dall’altro, si cerca di reperire informazioni sulla personalità del candidato, sui suoi desideri, motivazioni, interessi, aspettative e proiezioni personali rispetto ad un possibile lavoro. All’atto dell’accoglimento il soggetto deve presentare una serie di documenti quali autocertificazione di nascita, residenza e stato di famiglia, fotocopia del verbale di riconoscimento dell’invalidità civile, fotocopia della certificazione ai sensi dell’art. 3 L. 104/92 (se posseduta), fotocopia del codice fiscale, scelta della modalità di riscossione della borsa-lavoro, dichiarazione d’accettazione del programma formativo, la liberatoria ai sensi della legge sulla privacy e l’eventuale documentazione sanitaria relativa alla specifica situazione. Gli operatori del SIL possiedono già una valutazione redatta dall’Équipe Multidisciplinare, o dagli operatori e dal Responsabile dei Centri Diurni qualora si tratti di un utente “interno”; in alcuni casi dispongono anche della relazione conclusiva della Commissione Medica ai sensi della L. 68/99, da cui ricavano la percentuale di invalidità civile, le possibilità di espressione delle capacità globali del disabile, la potenzialità lavorativa e suggerimenti in ordine a forme di sostegno e strumenti tecnici necessari per l’inserimento o il mantenimento al lavoro della persona disabile. Ulteriori informazioni vengono raccolte con altri colloqui contattando direttamente le persone o le istituzioni che si sono occupate precedentemente del soggetto in questione (famiglia, scuola, Centri Diurni o Enti di formazione e )aziende. Seguono uno o più incontri per approfondire la situazione con consulenze esplorative e l’acquisizione della certificazione medica della Commissione 104 e del profilo socio-lavorativo. È norma che durante questa fase siano presenti sempre due operatori, i cui nomi andranno indicati sull’istruttoria. Uno rappresenta il referente ufficiale del progetto, l’altro è colui che, in caso di assenza del primo, può assumerne il ruolo. Sulla base di quanto raccolto l’operatore referente decide, discutendone anche in gruppo, la modalità formativa più idonea da attuare ai sensi della L.R. 17/94 (tirocinio formativo in situazione, borsa inserimento lavorativo o integrazione lavorativa socio-assistenziale) e l’azienda a cui abbinare la persona. 92 Area Politiche sociali e pari opportunità Nei casi dubbi si ricorre ad un progetto di osservazione, che può essere di due tipi: svolto direttamente dal SIL oppure in collaborazione con i Centri Diurni. Nel primo caso può essere realizzato prima dei tirocini ed ha una durata che varia da 4 a 6 mesi; viene stipulata una Convenzione con l’Azienda e la persona non percepisce alcuna indennità. Lo scopo è quello di verificare se le persone possiedono i prerequisiti lavorativi, cioè le capacità relazionali, organizzative, gestionali necessarie ad una vita autonoma e quindi allo svolgimento di un lavoro, valutare il tipo di apprendimento lavorativo, la percezione che il disabile ha del lavoro stesso e il significato che gli attribuisce, il livello di elaborazione psicomentale e quello di maturazione affettiva per poter accedere agli strumenti della L.R. 17/94. Nel caso in cui invece la persona mostri capacità sufficienti ad avvicinarsi al mondo del lavoro, può essere attivata direttamente una Borsa di Inserimento Lavorativo. Il Servizio Lavoro fornisce al Servizio la lista delle aziende soggette all’obbligo. Questi aspetti sono regolati da una convenzione che prevede la collaborazione molto stretta in tutte le fasi, come partnership, nei casi in cui la Commissione 68 preveda il supporto del Servizio. In linea generale le fasi previste per ogni tipologia di inserimento, se pur adattate di volta in volta alle singole situazioni, sono: la presentazione all’azienda del progetto, l’individuazione delle aree idonee al tirocinio, la stesura del programma addestrativo (obiettivi, mansioni, tempi), la presentazione del tirocinante e l’inizio dell’attività lavorativa, gli interventi di supporto e di verifica. A volte può essere necessaria, da parte dell’operatore, un’opera di sensibilizzazione dell’ambiente lavorativo all’accoglienza di persone disabili o la proposta di modifiche al contesto organizzativo; altre volte invece viene richiesta, da parte dell’azienda, la presentazione del candidato prima di dare il consenso e stipulare un apposito protocollo d’intesa o convenzione. Su tale protocollo vengono riportati i dati generali del tirocinante e dell’azienda, la tipologia dello strumento scelto e la durata, l’area aziendale individuata, le mansioni o compiti e gli orari, il nome del referente aziendale e dell’operatore del SIL o i nominativi del gruppo di lavoro. Inoltre si esplicita che la competenza ad assicurare i tirocinanti contro gli infortuni e le malattie connesse allo svolgimento del tirocinio, nonché la responsabilità civile verso terzi, spetta all’ente che gestisce il progetto, in questo caso al SIL. Raramente l’Azienda ospitante ha voluto conoscere il tirocinante prima di accettare il progetto; questo sia perché come affermato non sussiste alcun tipo di rapporto contrattuale di lavoro tra il tirocinante e l’azienda, sia perché quest’ultima non assume obblighi di ordine economico o giuridico. Qualora insorgano degli impedimenti al prosieguo dell’attività il progetto può essere sospeso. L’accompagnamento del disabile nell’inserimento lavorativo rappresenta un supporto che l’operatore del SIL fornisce sia al soggetto che all’azienda, per consentire a entrambi di gestire in maniera positiva l’incontro. Nei confronti della persona con disabilità si tratta prima di tutto di analizzare la posizione lavorativa da ricoprire scomponendola in compiti (task analysis della posizione di lavoro) secondo un ordine temporale e logico alla sua portata e componendo poi ogni compito in operazioni elementari, per poi assisterlo costantemente nel primo periodo ripetendogli in modo preciso e chiaro i passaggi o meglio ancora facendoli esplicitare a lui stesso, suggerendogli le norme di comportamento adeguate allo specifico contesto lavorativo e mantenendo alta la sua motivazione al lavoro. Nei confronti dell’azienda si tratta di sviluppare nel datore e nei colleghi, spesso soprattutto in questi ultimi, capacità di accoglienza e accettazione, di eliminare rifiuti e competizione suggerendo modalità relazionali, ma anche lavorative e organizzative da mettere in atto con il disabile e soprattutto ottenendo la sua “complicità” e collaborazione nella riuscita dell’inserimento ai fini della maturazione personale, dello sviluppo dell’autonomia della persona e della sua responsabilizzazione. L’intero percorso di inserimento lavorativo del disabile viene costantemente osservato e valutato attraverso la scheda Elementi di valutazione che riporta come indicatori il grado di socializzazione, l’entrata nella dimensione lavorativa, l’apprendimento del compito, la professionalità e l’autonomia. Questa scheda non viene compilata solitamente all’inizio, a metà dell’ esperienza e alla fine 93 Area Politiche sociali e pari opportunità (tenendo comunque a mente tali indicatori, inerenti la sfera strutturale e funzionale del tirocinante, per l’osservazione sistematica in situazione). Per quanto riguarda i tempi delle verifiche sul posto di lavoro, da quotidiane all’inizio, divengono poi, nel corso del tempo, a seconda del bisogno, più saltuarie, mantenendo comunque sistematicità e continuità. Anche il ritiro mensile del foglio delle presenze che i tirocinanti devono completare e firmare ogni volta che arrivano sul posto di lavoro e che lo lasciano, costituisce un’occasione di verifica dell’andamento del percorso formativo. In prossimità della scadenza dei progetti, quando si prospettano delle modificazioni o vi sono delle crisi e qualora la persona stessa lo richieda vengono effettuati anche degli incontri individuali al di fuori del contesto lavorativo. Durante questi colloqui, in cui solitamente sono presenti entrambi gli operatori, il tirocinante e i famigliari, si cerca di fare insieme il punto della situazione, di chiarire eventuali problemi anche non legati direttamente al contesto lavorativo o di esplicitare desideri e attese personali, di proporre delle ipotesi di sviluppo del proprio percorso formativo-addestrativo e quindi di condividere le scelte. È importante ricordare che il consenso di tutte le parti, in special modo della famiglia, sugli obiettivi e sulle modalità di raggiungimento, la collaborazione per la loro realizzazione e il mantenimento degli accordi presi rappresentano alcuni degli elementi indispensabili per il successo dei singoli progetti. Un ulteriore momento di verifica e soprattutto di confronto sui singoli casi è rappresentato dall’incontro settimanale, solitamente il mercoledì, tra gli operatori del SIL e il Responsabile, durante il quale vengono scambiate informazioni e comunicazioni e si discute sulle questioni riguardanti il Servizio. Conclusa l’esperienza di inserimento l’art. 7 della L.R. 17/94 prevede che, su richiesta dell’interessato, il Servizio elabori una relazione contenente le informazioni relative al percorso svolto dalla persona (compiti, tempo, competenze acquisite, risultati). Ora questa relazione viene stesa anche in riferimento al profilo socio- lavorativo che deve essere stilato dalla Commissione Medica dell’Azienda Sanitaria preposta all’accertamento delle condizioni di disabilità ai sensi dell’art. 4 della L. 68|99. L’attività del Servizio non termina in caso di assunzione del disabile. Gli operatori infatti svolgono anche azioni di monitoraggio dell’attività lavorativa, rimanendo disponibili nei confronti del disabile e dell’azienda per risolvere eventuali problemi o difficoltà insorte, apportare modifiche se necessario all’organizzazione lavorativa, per riportare l’equilibrio e non compromettere l’inserimento lavorativo. 94 Area Politiche sociali e pari opportunità SIL PIEVE DI CADORE (ULSS DI BELLUNO) Riferimenti Responsabile: Indirizzo: Comune Provincia Regione Telefono: Fax: E-mail: Sito web: Enrico Verdozzi v. Carducci, 30 Pieve di Cadore BL Veneto [email protected] LA STORIA DEL SERVIZIO La ULSS 1 è nata dall’unione di tre ULLS. Il servizio di inserimento lavorativo è nato nel ’91 in quella che era precedentemente l’ULLS 1 e che adesso è il distretto del Cadore. Anche Agordo esistevano delle esperienze d’inserimento lavorativo gestito direttamente dal servizio psichiatrico, l Ser.T. e da altri servizi specialistici. Dopo il ’94, anno in cui è avvenuta l’unificazione delle ULLS, si è deciso di creare un unico servizio di inserimento lavorativo con tre sedi periferiche: una a Belluno, una ad Agordo e una a Pieve di Cadore. Il SIL è presente all’interno del Comitato Tecnico Provinciale di cui l’accordo di programma del 2000 stabilisce la composizione: il medico legale è nominato dall’ULLS 1 e il medico del lavoro dall’ULLS 2, quindi ci sono i rappresentanti dei centri per l’impiego che a livello provinciale sono quattro e i rappresentanti dei SISL. Per quanto riguarda l’individuazione delle posizioni lavorative e l’attivazione delle convenzioni di tirocinio, il SIL si relaziona in maniera costante con il Centro per l’impiego. Il SIL ha inoltre rapporti con le associazioni che rappresentano le persone in situazione di svantaggio. FUNZIONAMENTO DEL SERVIZIO E METODOLOGIE DI INTERVENTO Al SIL lavorano sette operatori, tutti educatori, in stretto contatto con tutti i servizi sociosanitari e tutti quelli che fanno riferimento all’ULLS e i tre centri per l’impiego uno per ogni distretto. Gli interventi di inserimento lavorativo sono coordinati dall’unità valutativa multidimensionale che mette in relazione i servizi che a vario titolo sono coinvolti nel sostenere i percorsi di emancipazione della persona in carico al SIL. In quella sede si cerca di coordinare integrare ed armonizzare i diversi interventi, viene individuata una persona referente del caso, che ha il compito di relazionarsi con la persona ma anche di monitorare che gli impegni presi in sede di unità valutativa multidisciplinare vengano rispettati dai diversi servizi. Le modalità di accesso al servizio sono fondamentalmente tre: autosegnalazione con una domanda scritta in cui sono comprese delle indicazioni rispetto alla privacy; segnalazione da parte di un servizio che ha già in carico la persona; 95 Area Politiche sociali e pari opportunità accesso di fatto in quanto in possesso dei requisiti della 68: il comitato tecnico quando riceve la valutazione della disabilità incarica il centro per l’impiego e il SISL di quel territorio di predisporre un progetto. Attualmente il primo contatto fra il servizio e la persona si stabilisce tramite un appuntamento: l’operatore che si occupa della prima accoglienza sarà in linea di massima lo stesso che successivamente sarà referente per il caso lungo tutto il percorso. In ogni distretto c’è una riunione d’equipe settimanale dove si discute dei casi mentre ogni 20/30 giorni ce n’è una sovradistrettuale. Le informazioni ricavate dalla valutazione della disabilità e le informazioni che si raccolgono nei diversi colloqui con la persona o dai servizi che la seguono, ispirano la fase iniziale del progetto di avvicinamento al lavoro. Dopo il primo colloquio, il referente svolge un approfondimento della situazione mediante una condivisione con gli altri servizi coinvolti: tale fase, in base a quanto stabilito da un regolamento interno, impegna l’operatore per 15 giorni. Per la formulazione di un progetto vengono adottate in linea di massima due modalità: se dagli elementi raccolti emerge che la persona ha sufficienti risorse per affrontare in maniera autonoma l’esperienza lavorativa si cerca di mantenere un atteggiamento di consulenza, suggerendo strategie o azioni che valorizzino e attivino le sue risorse. Quando invece si prevede che una persona per accedere al mondo del lavoro debba fare una serie di esperienze o che necessiti di uno o più periodi di prova sul campo, si attiva quello che viene chiamato un progetto di osservazione che inizialmente sarà di breve durata (circa tre mesi). Lo scopo è quello di capire il funzionamento della persona. Successivamente si passa direttamente o a una fase formativa o direttamente a un progetto di collocamento. Quest’ultimo non avviene in ambiente protetto ma in ambiente lavorativo reale. Il servizio adotta principalmente due strumenti: il Tirocinio formativo ed il Tirocinio di osservazione. Nella fase formativa finalizzata al collocamento, vengono stipulate convenzioni ai sensi della Legge 68. Se invece si prevede che il percorso debba essere più lungo di due anni, allora si tende ad utilizzare una convenzione di borsa lavoro di cui è titolare l’ULLS per poi passare in una fase finale ad una convenzione di cui è titolare la provincia. Non vi sono esperienze di collocamento presso cooperativa ai sensi dell’art. 12 della legge ’68, in quanto non vi è sul territorio una sufficiente rete di privato sociale. La scelta delle aziende avviene alla luce della pluriennale esperienza di collaborazione con il SIL. Le aziende non sono infatti tutte soggette ad obbligo, poiché il servizio ha rapporti con un numero più ampio di imprese rispetto a quelle obbligate. I progetti che rientrano in un percorso formativo e sono finalizzati al collocamento, sono concordati con il Centro per l’impiego. Anche nel caso dei progetti che non prevedono il percorso di collocamento in senso stretto, il servizio segnala comunque al CPI le aziende coinvolte. La attività di mediazione impegna fortemente le risorse del SIL: tale approccio è spesso l’unico modo per andare a modificare quelle posizioni lavorative che le aziende soggette all’obbligo hanno indicato ma che sono, per complessità di mansione, difficilmente adattabili ai soggetti con disabilità. I tirocini presso l’azienda prevedono sempre il coinvolgimento di due tutor: uno interno e un operatore del SIL che, dopo i primi giorni di formazione, tende a non essere più presente in azienda. La cadenza delle verifiche dipende dalla fase e dalla complessità del progetto, ma generalmente ogni 15 giorni c’è un contatto con l’azienda per avere un ritorno. Inoltre il servizio tiene un legame costante con la rete formale ed informale che sostiene la persona inserita nel percorso di collocamento. 96 Area Politiche sociali e pari opportunità SIL (AZIENDA SANITARIA DI PORDENONE) Riferimenti Responsabile: Indirizzo: Comune Provincia Regione Telefono: Fax: E-mail: Sito web: dott. Luciano Innocente Pordenone Pordenone Friuli Venezia Giulia 0434/21502 [email protected] LA STORIA DEL SERVIZIO Su territorio provinciale di Pordenone si è cominciato a lavorare all’integrazione lavorativa dei disabili alla fine degli anni ’70, poiché le politiche di deistituzionalizzazione avevano riportato sul territorio persone disabili anche con problematiche medio-gravi. Il Servizio è stato costituito formalmente nel 1990 nell’ambito del Consorzio di Comuni, sulla base della Legge 59 che finanziava le attività di integrazione lavorativa sotto forma di borse lavoro. Prezioso è stato il supporto iniziale del dottor Montobbio e del dottor Lepri, del Centro studi di Genova. La Regione aveva affidato loro nel 1992 l’elaborazione di una specifica Normativa, che è sfociata poi nella Legge regionale 17, che ha di fatto anticipato in maniera importantissima quelle che sono state poi le innovazioni della 68, e del Progetto obiettivo. Dalla proposta della normativa e del Progetto obiettivo all’approvazione sono passati due anni. Il servizio ha una sede periferica per ogni distretto (ce ne sono 5), sulla base della coincidenza fra servizi sociali territoriali e sanitari. Non c’è invece perfetta coincidenza rispetto all’organizzazione territoriale dei Centri per l’impiego. Rispetto all’utenza di riferimento del SIL, esiste un nucleo storico che riguarda l’area della disabilità: persone con insufficienza mentale e affette da Sindrome di Down. Recentemente ci si è mossi verso un’integrazione maggiore dei pazienti psichiatrici. Le problematiche legate alle situazioni di nuova marginalità sociale, oppure alla individuazione di lavoratori deboli (ad es. gli ‘over 50 o le donne fra i 35 e i 45 anni) non sono oggi parte dei target del SIL, anche se sono in preparazione progetti specifici24. La mappa delle relazioni esterne è composta dai seguenti soggetti e regolata dai seguenti protocolli: Comitato tecnico; Centri per l’impiego; Medicina Legale; Servizi Sociali; Protocollo tra SIL e SPSAL (Dipartimento di prevenzione) per la valutazione di idoneità lavorativa per i casi più complessi; Protocollo operativo con il DSM per la presa in carico integrata; Protocollo con Punto Lavoro del Comune di Pordenone per consulenza a casi sociali complessi; Protocollo con alcuni Istituti Professionali. All’interno del sistema di collocamento mirato si sono costituiti due organismi, che sono la Commissione dell’accertamento della disabilità, che ha il compito di valutare i casi, e poi il comitato tecnico, che ha più il compito di regia. Inoltre il servizio si relaziona con il mondo della cooperazione, anche se questo rimane spesso solo una risorsa per i progetti di integrazione socio assistenziale. Gli operatori del SIL auspicano che la C’è una sorta di esperienza pilota, basata su un regime di collaborazione molto stretta con il Comune di Pordenone, per sviluppare un Servizio di supporto sull’area dello svantaggio sociale, all’interno della quale troviamo le donne che hanno difficoltà a rientrare nel mercato del lavoro, altre persone in condizione di marginalità e le persone ‘over 50’. 24 97 Area Politiche sociali e pari opportunità cooperazione possa essere un luogo di tirocinio e formazione soprattutto per le situazioni di maggiore fragilità, ma l’offerta oggi è ritenuta insufficiente, rispetto alla domanda FUNZIONAMENTO DEL SERVIZIO E METODOLOGIA DI INTERVENTO Al SIL lavorano 10 educatori. Gli Operatori sono anche mediatori di linguaggio, secondo la filosofia che una cosa è il linguaggio dell’azienda, un’altra è il linguaggio degli Operatori di servizio e altra cosa ancora è il linguaggio della famiglia. Uno dei canali principali di accesso è rappresentato dalla richiesta all’Ufficio invalidi, seguita dal vaglio della Commissione di accertamento della disabilità che può eventualmente contenere l’indicazione di avvalersi del supporto del SIL. Non c’è quindi una modalità di accesso diretto. Nel caso di soggetti presi in carico in base alla 68, attualmente è previsto che il primo colloquio avvenga alla presenza degli operatori del Centro per l’impiego. Secondo questa seconda modalità in via di sperimentazione, il primo colloquio viene svolto presso il CPI. Non c’è un operatore incaricato in particolare di seguire la fase di accoglienza. Lo sforzo principale è quello di riuscire a costruire una dimensione di natura valutativa. L’approccio metodologico che sta facendosi strada consiste nel passare da un modello che prevede una dimensione di tipo narrativo storico, rispetto alla storia del caso, ad un modello che si focalizzi sulla congruenza fra i bisogni dell’utente e gli obiettivi di progetto da realizzare. A riguardo uno dei nodi più grossi resta sempre quello della ricostruzione della storia della persona. Dopo l’accoglienza la progettazione si svolge lungo due filoni principali di attività: uno è quello dei progetti di integrazione sociale, l’altro riguarda i processi che prevedono l’inserimento lavorativo. All’interno di quest’ultimo ci sono due percorsi. Uno è denominato la fase di empowerment, di sviluppo dei requisiti dell’occupabilità e prevede periodi di formazione che permettono di acquisire abilità lavorative ma soprattutto sull’asse della maturazione socio relazionale. L’altro è quello dell’accesso al lavoro, una volta accertati i prerequisiti dell’occupabilità. I percorsi di inserimento lavorativo possono prevedere certamente anche delle fasi formative che sono gestite dalle agenzie formative o da cooperative sociali di tipo A. Il SIL possiede una propria banca dati, costituita dalle Aziende che nel corso degli anni hanno collaborato con il servizio. Su questo aspetto il dirigente segnala peraltro che, per certi aspetti, i CPI hanno di fatto delegato al SIL il monitoraggio delle aziende soggette all’obbligo, oltre che un lavoro di promozione riguardante le Convenzioni di integrazione lavorativa. Nella fase di inserimento è sempre prevista la presenza dei tutor aziendali e la disponibilità degli operatori In genere, dopo l’avvenuto collocamento, la persona disabile rimane in carico per 2 anni al SIL, poi viene comunicata all’azienda la formalizzazione delle dimissioni dal servizio. In caso di bisogno il servizio rimane comunque sempre a disposizione. 98 Area Politiche sociali e pari opportunità SIL DI SCHIO (ULSS N. 4 DI SCHIO) Riferimenti Responsabile: Indirizzo: Antonio Saccardo via Lago di Garda, 18/2 Comune Provincia Regione Telefono: Fax: E-mail: Sito web: Schio Vicenza Veneto 0445/634611 0445/634680 [email protected] http://ulss.www.portal.tradenet.it/pages_253.html LA STORIA DEL SERVIZIO Il Servizio di Inserimento Lavoratico dell’Azienda ULSS n. 4 Alto Vicentino ha iniziato la propria attività nell’aprile del 1986. In quegli anni la legge 482/68 incontrava difficoltà applicative e le persone con disabilità psichica erano escluse per legge da processi d’inserimento lavorativo. Nel 1980 la Regione Veneto emanò la Legge regionale 46, affidando alle ULSS (non ancora aziendalizzate) il compito di promuovere iniziative per sostenere l’integrazione lavorativa di tutti i cittadini disabili. Nel territorio regionale si diede così avvio a numerose iniziative sperimentali, affidando lo svolgimento di queste funzioni ad operatori sociali. La ULSS n° 4, assieme a poche altre, cercò di affrontare il problema in modo organico ed elaborò un progetto la cui struttura organizzativa è sostanzialmente rimasta invariata nel corso degli anni, pur adeguandosi costantemente all’evoluzione del quadro normativo e istituzionale. Anzitutto venne istituito il Servizio inserimento lavorativo handicappati (SILH), con il compito specifico di favorire l’inserimento lavorativo delle persone con disabilità. Inoltre, venne attivato il Gruppo Guida (un livello politico di gestione laddove il SILH agiva a livello tecnico) formato da referenti che rappresentavano: l’Ufficio provinciale del lavoro, l’Ispettorato del lavoro, l’INPS, le associazioni datoriali, le organizzazioni sindacali, la cooperazione sociale. Il SILH fu inizialmente istituito per rispondere in particolare alle esigenze delle persone con disabilità intellettiva e psichica. Nel corso degli anni, anche in relazione ai positivi risultati ottenuti, altre tipologie di persone svantaggiate o altri servizi di supporto alla persona si sono rivolti a questo servizio. E’stata così avviata una sperimentazione in collaborazione con i servizi territoriali di Psichiatria (1987-88), allargata successivamente alle persone con tossicodipendenza. Negli anni 1990 - 1991, dopo un confronto con realtà significative in ambito nazionale, il progetto è stato ridefinito, modificando il nome del servizio da SILH a SIL (Servizio integrazione lavorativa) ed estendendo l’azione ad altre fasce di utenza. Questo progressivo ampliamento dei destinatari trova conferma nel Piano Sociale di Zona 2001/2003, che ha previsto che il SIL debba occuparsi del sostegno e accompagnamento al lavoro di: persone disabili di cui all’articolo 1 della legge n. 68/99; persone riconosciute in stato di handicap ai sensi della legge n. 104/92; persone svantaggiate inviate dai servizi socio sanitari (con problemi di salute mentale, tossicodipendenti, alcolisti); altre persone in situazione di disagio (minori a rischio, senza fissa dimora, casi sociali, ex detenuti, ecc.). Questi target sono stati confermato dai provvedimenti regionali conseguenti all’istituzione dei SIL nelle Aziende ULSS (L.R 16/01). Attualmente il ventaglio di utenza si sta ulteriormente estendendo, per ricomprendere le categorie di lavoratori svantaggiati definiti con il decreto 276/03. 99 Area Politiche sociali e pari opportunità FUNZIONAMENTO DEL SERVIZIO E METODOLOGIA DI INTERVENTO Il SIL è formato da un’équipe di 11 operatori: un responsabile, un operatore amministrativo e nove educatori professionali. Esiste un elemento di forte omogeneità professionale dovuta anche al fatto che una buona parte delle competenze specifiche per le pratiche dell’inserimento lavorativo sono state acquisite, per quanto riguarda gli operatori con maggiore anzianità di servizio, attraverso l’esperienza e, per quelli più giovani, attraverso una trasmissione per via interna del sapere. Presso il SIL c’è un educatore professionale preposto all’accoglienza e all’orientamento informativo. Il SIL riceve le persone su appuntamento, entro un massimo di 10 giorni dal momento della richiesta. Nel corso di colloqui individuali si forniscono quindi informazioni sul servizio e sui percorsi possibili e viene effettuata una prima analisi della situazione e delle prospettive d’intervento. In particolare, utilizzando apposite schede, vengono raccolte informazioni sulla persona, sulle esperienze lavorative pregresse e sulle sue aspettative. L’accoglienza e l’orientamento informativo è svolto in stretto raccordo con il centro per l’impiego. Per prima cosa gli operatori cercano di decodificare la domanda, capire che cosa la persona si aspetta e se conosce il servizio e quello che lo stesso è in grado di offrire. Laddove necessario, vengono svolti più incontri per approfondire la situazione. Le informazioni che si acquisiscono sono relative alle seguenti aree: dati anagrafici, situazione familiare, istruzione, formazione, stato occupazionale, esperienze professionali, informazioni sulla condizione di svantaggio, servizi di riferimento, situazione economica, richieste e aspettative. Per ciascun persona viene redatto un profilo funzionale, compilato sulla base delle informazioni raccolte da varie fonti ed in particolare conseguentemente ad un’osservazione della persona in un ambiente di lavoro. Si tiene conto anche delle valutazioni espresse dalla Commissione medica integrata ex L.104/92. Inoltre l'operatore raccoglie informazioni da altri servizi che hanno avuto relazioni significative con la persona e dai famigliari, per ricostruirne la storia, per capirne le inclinazioni e iniziare ad intravedere i percorsi possibili. In collaborazione con il Centro per l’impiego viene redatto un bilancio di competenze/capacità. Le fasi operative fondamentali dell’intervento del SIL sono: conoscenza della persona; definizione di obiettivi e strumenti; ricerca di opportunità d’inserimento adeguate alle caratteristiche di ogni singolo utente; costruzione di un percorso d’inserimento nel luogo di lavoro che preveda la possibilità di acquisire le competenze necessarie, ma anche di costruire un positivo sistema di relazioni interpersonali con i colleghi e di adattare compiti e funzioni sulla base dell’esperienza; sostegno e accompagnamento nelle primi fasi dell’inserimento sul luogo di lavoro e anche nelle eventuali situazioni di criticità che dovessero manifestarsi successivamente; verifica continua quale strumento di adattamento per la persona, per l’ambiente di lavoro e per il servizio. Se la situazione lo richiede sono previsti anche interventi di riqualificazione professionale, svolti dal centro di formazione professionale della Provincia o dalle agenzie formative del territorio. Il confronto e l’abbinamento tra le posizioni lavorative disponibili e il profilo dei lavoratori vengono effettuati congiuntamente con il Centro per l’impiego. Il Comitato Tecnico Provinciale rappresenta l’ambito in cui vengono formalizzate le decisioni. Successivamente viene fatto un primo incontro con il datore di lavoro per acquisire la disponibilità a collaborare. Vi è poi un secondo momento che prevede che l'operatore del SIL effettui una analisi approfondita dell’azienda (organizzazione, sistema sociale, lay out, tecnologie, ecc) e dei suoi bisogni, individuando quindi ruoli e mansioni disponibili. 100 Area Politiche sociali e pari opportunità Il SIL si avvale di tutti gli strumenti offerti dalla normativa per avviare al lavoro la persona con disabilità. Occorre tuttavia evidenziare che il tirocinio è lo strumento di mediazione fondamentale per la realizzazione dei progetti individuali e per scandire tempi e modalità di ciascuna esperienza. L’utilizzo del tirocinio per l’inserimento lavorativo di persone svantaggiate è stato sperimentato dai SIL veneti fin dagli anni 80, anticipando così la sua introduzione e regolamentazione, avvenuta (a livello nazionale con il cosiddetto “pacchetto Treu”) nel 1997, quale strumento generale di politica attiva del lavoro. La Provincia di Vicenza, assumendo in modo convinto il concetto di decentramento e valorizzazione del territorio, non ha istituito un servizio a livello provinciale per l’applicazione della legge 68. Ha invece affidato tale compito ai centri per l'impiego, che hanno piena autonomia nel governare il proprio territorio, sulla base degli indirizzi stabiliti dal livello provinciale. È stata quindi affidata ai centri per l'impiego piena responsabilità e autonomia operativa nel gestire gli interventi, nonché le relazioni con i lavoratori, le aziende e le parti sociali. Questa scelta ha dato buoni frutti ed ha favorito lo sviluppo di un forte rapporto di collaborazione tra il SIL e il centro per l’impiego, regolato da uno specifico protocollo d’intesa tra Provincia e Azienda ULSS. Tutte le azioni e gli atti amministrativi inerenti l’applicazione della legge 68 vedono il coinvolgimento formale e sostanziale del SIL. Nel territorio di Schio si sta andando verso una gestione unitaria dei due servizi (SIL e centro per l’impiego), con l’obiettivo di offrire ai cittadini un unico punto di riferimento e di utilizzare in modo più efficiente le risorse disponibili. Il SIL svolge una vera e propria funzione di mediazione al lavoro anche perché è molto radicato sul territorio. Vi sono inoltre ottimi rapporti con le associazioni di categoria. Ogni persona disabile o svantaggiata inserita al lavoro ha un operatore del SIL di riferimento, il quale è anche il punto di riferimento per l'azienda, per la famiglia, per gli altri servizi coinvolti. Egli non affianca la persona sul posto di lavoro, ma si limita a presentarla ed eventualmente accompagnarla al momento dell’avvio del percorso. Per tutte le forme d'inserimento viene individuato un tutor aziendale. Spesso si hanno due figure di riferimento: qualcuno che lavora accanto all’utente (che può essere il capo reparto, l'operaio) e un rappresentante della direzione che sia poi in grado di assumere le decisioni sul proseguo del progetto. Il SIL agisce in modo sinergico e complementare con la rete delle agenzie educative, formative, sociali e sanitarie del territorio, con le quali collabora per sostenere il progetto di vita della singola persona, rispondendo in modo integrato alla ricca articolazione di bisogni e problemi che normalmente intersecano il processo d’inserimento lavorativo. Particolarmente significativo è lo sviluppo di un rapporto forte e privilegiato con il Centro per l’Impiego locale. L'azione del SIL è sostenuta da una vasta rete di collaborazioni: Comuni, Provincia, Associazioni Imprenditoriali, Organizzazioni Sindacali, Cooperative sociali, Centri di Formazione Professionale, Volontariato. Queste organizzazioni compongono il Gruppo Guida, che garantisce l'adesione e il coordinamento delle forze sociali, politiche, economiche coinvolte nell'attuazione degli interventi, creando disponibilità e rimovendo eventuali ostacoli. Il responsabile del SIL è componente del Comitato Tecnico Provinciale previsto dalla Legge 68. Il servizio ha un forte rapporto di collaborazione anche con le associazioni dei disabili presenti sia a livello locale, sia a livello regionale. Il SIL realizza progetti personalizzati d’inserimento lavorativo, che costituiscono una parte del più ampio progetto di vita della singola persona. Per questo collabora con tutte le realtà coinvolte nella predisposizione e realizzazione di progetti individuali. In questa prospettiva, assai interessante è la partecipazione del SIL alle Unità Valutative Multidimensionali Distrettuali, una metodologia d’intervento che prevede che i diversi servizi che intervengono nel sostegno della persona, si incontrino presso il Distretto Socio Sanitario per valutare la singola situazione nella sua globalità e con un approccio interdisciplinare, progettando e realizzando interventi coerenti e fra loro collegati. 101 Area Politiche sociali e pari opportunità Quest’ambito operativo comune costituisce la soluzione tecnico-organizzativa che permette di sostanziare l’esigenza di ricondurre i progetti d’integrazione lavorativa alla storia individuale di ciascun utente in modo che diventi parte integrante del progetto di vita individuale. 102 Area Politiche sociali e pari opportunità SIL CAMPP (CONSORZIO PER L’ASSISTENZA MEDICO PSICOPEDAGOGICA DI UDINE) Riferimenti Responsabile: Indirizzo: Comune Provincia Regione Telefono: Fax: E-mail: Sito web: dott.ssa Merlo Daniela v. Tricesimo, 47 Udine UD Friuli Venezia Giulia 0432/471569 0432/481103 [email protected] LA STORIA DEL SERVIZIO L’ente ha iniziato ad occuparsi dei tirocini lavorativi fin dal 1977. Nel 1981 è stata emanata la legge n. 87, che prevedeva l’utilizzo delle borse di lavoro. La legge è stata emanata nel dicembre ’81 e nel gennaio ’82 l’ente ha subito cominciato ad attivare le borse di lavoro. Nel 1984 è stato ufficialmente istituito un Ufficio tirocini. Nel 1994 è stata emanata la Legge regionale n. 17 ed il relativo progetto obiettivo. Si è così arrivati al riconoscimento ufficiale che gli inserimenti lavorativi sono seguiti da servizi territoriali costituiti da equipe di operatori specializzati. Nel dicembre 1995 infine il Consorzio per l’Assistenza Medico Psicopedagogica (CAMPP), su delega della Regione Friuli Venezia Giulia ha costituito il Servizio di Inserimento Lavorativo, ha nominato il Coordinatore del Servizio e identificato gli Operatori della mediazione incaricati di fornire a tempo pieno questo servizio. La Regione ha previsto un budget per la gestione delle borse di lavoro con l’erogazione del finanziamento anticipato, che trasferisce direttamente al CAMPP. Il bacino d’utenza fa riferimento ad un territorio corrispondente a tre aziende sanitarie, Alto e Medio Friuli e Bassa Friulana, con una popolazione di circa 550.000 abitanti. Vi sono una sede centrale a Udine e tre uffici periferici: uno a Tolmezzo per l’Alto Friuli, un ufficio a Cervignano del Friuli per la Bassa Friulana e uno a Codroipo. Presso ogni ufficio sono presenti degli operatori della mediazione che si coordinano con l’Ufficio Centrale di Udine. Fino al giugno 2003 il servizio si è occupato esclusivamente dei disabili fisici, psichici e sensoriali, riconosciuti invalidi civili ed iscritti nelle liste di collocamento, così come previsto dalla Legge regionale 17. Non ha mai seguito persone con disabilità di tipo intellettivo alle quali fosse stato riconosciuto il diritto all’indennità di accompagnamento, in quanto valutate non essere in grado di compiere gli atti quotidiani della vita. Successivamente alla convenzione stipulata con la Provincia di Udine nel luglio 2003 per l’effettuazione del Servizio di Accompagnamento previsto dalla Legge 68/99, il Servizio si occupa anche di persone afferenti ai Servizi DSM e Ser.T. La principale fonte di finanziamento del Servizio è costituita dai Fondi previsti dalla legge regionale n. 17/94, che sono a copertura degli importi delle borse lavoro. In secondo luogo il Consorzio, per i costi derivanti dal personale e per quelli di gestione, riceve sia delle rette annuali dai Comuni consorziati o convenzionati, sia dei finanziamenti dalla Regione FVG in base alla legge regionale n. 41/98. Per quanto riguarda la Convenzione stipulata con la Provincia di Udine per l’erogazione del Servizio di Accompagnamento previsto dalla legge n. 68/99, il Consorzio riceve un finanziamento a copertura dei costi di gestione. 103 Area Politiche sociali e pari opportunità FUNZIONAMENTO DEL SERVIZIO E METODOLOGIA D’INTERVENTO Attualmente l’equipe del SIL è composta da 15 persone. Una ha compiti di coordinamento. Le altre persone, principalmente psicologi ed assistenti sociali, sono operatori della mediazione e seguono i singoli progetti. A sostegno dell’attività del SIL ci sono il Servizio Sociale dei Comuni e le equipe di valutazione distrettuale (UVD), che si svolgono presso le Aziende per i Servizi Sanitari e coinvolgono gli specialisti che di volta in volta sono chiamati ad intervenire. La Regione Friuli Venezia Giulia, nel recepimento della legge 68 attraverso la legge regionale n. 12/2001, ha previsto e promosso la partecipazione del SIL all’Interno del Comitato Tecnico. Il Comitato Tecnico segnala direttamente al SIL le persone con particolari difficoltà di inserimento al lavoro e si avvale dell’operato dello stesso per le funzioni di monitoraggio delle esperienze in atto. Il SIL è garante, sia per l’azienda ospitante che per il lavoratore, del buon esito dell’inserimento. I Servizi di primo livello, che hanno in carico il progetto di vita delle persone disabili, coinvolgono il SIL nel momento in cui la persona è ritenuta pronta per una formazione o per l’inserimento lavorativo. L’Equipe specialistica verifica il possesso dei requisiti minimi richiesti per la definizione di un progetto di tipo lavorativo e lo invia al SIL. Quindi per quanto riguarda il SIL si interviene nel progetto di vita di una persona solo per l’aspetto lavorativo. L’accesso dell’utente al servizio avviene sempre successivamente alla segnalazione da parte del Servizio sociale di base, dei Distretti Sanitari o del Comitato Tecnico. Inizialmente alla persona che accede alla struttura, viene presentato il Servizio e l’offerta formativa o lavorativa che può essere attivata, nonché le modalità e gli strumenti di mediazione. Curano questo primo contatto la coordinatrice del servizio e l’operatore della mediazione referente per il territorio di residenza dell’interessato. Vi è quindi la fase di raccolta delle informazioni utili alla definizione di un progetto. Ogni informazione è ritenuta utile ad analizzare una situazione, quindi viene raccolta l’anamnesi completa degli aspetti sanitari relazionali e familiari. Ci si sofferma in particolare sulle problematiche conseguenti alla disabilità specifica e quelle derivanti dai vissuti precedenti; si indaga sugli interessi personali, le aspirazioni lavorative. Partendo dalle informazioni della valutazione psicodiagnostica e anamnestica, vengono formulate delle proposte che prevedano un percorso formativo graduale con progressivo incremento della difficoltà fino al raggiungimento degli obiettivi prefissati. La borsa lavoro prevista dalla legge regionale n. 17/94 di fatto è considerata oltre che un momento di osservazione in situazione, anche uno strumento formativo. Il referente del progetto è il Coordinatore del SIL e l’Operatore della mediazione. Il Servizio in questi anni di esperienza, ha maturato una certa abilità nell’analisi ergonomica delle varie postazioni lavorative ed ha elaborato una propria banca dati. Oltre a ciò esiste una forte collaborazione tra il Servizio ed i Centri per l’Impiego: in base alla Convenzione stipulata tra il CAMPP e la Provincia di Udine per l’erogazione del Servizio di Accompagnamento da parte del SIL, il Servizio ha uno stretto rapporto con i Centri per l’impiego. C’è una condivisione delle problematiche inerenti l’inserimento al lavoro dei disabili con particolari difficoltà, per i quali il SIL si fa carico della definizione di progetti individualizzati con l’ausilio delle informazioni fornite dai CPI riguardo alle aziende disponibili. E’ stata avviata un’attività congiunta di analisi delle realtà produttive locali, al fine di avere una conoscenza approfondita delle imprese, sia per gli aspetti più di pertinenza dei CPI che per le analisi ergonomiche. Si stanno ottenendo dei buoni risultati, con l’eccezione dei lavoratori disabili affetti da patologia psichiatrica, i quali per definizione incontrano maggiori difficoltà nell’integrarsi nel mondo del lavoro. Mensilmente presso ogni sede periferica del SIL viene effettuata una riunione di programmazione tra gli operatori del servizio e dei CPI, e si è avviata un’attività di autoformazione e formazione tradizionale finalizzata all’acquisizione di un linguaggio e una cultura comuni. Il servizio inserimento lavorativo propone alla persona un inserimento tramite lo strumento del tirocinio previsto dalla L.R. 17/94, al fine di sviluppare potenzialità e risorse e a comprendere i 104 Area Politiche sociali e pari opportunità limiti oggettivi e soggettivi dell’individuo. Se l’esperienza risulta positiva, si concorda con l’azienda soggetta all’obbligo, un percorso di borsa lavoro come previsto dalla L.n. 68/99. All’interno dell’azienda, tra i dipendenti disponibili, viene sempre individuata la figura di un tutor che affianca il disabile nel suo percorso formativo. Nel protocollo d’intesa stipulato tra il SIL e l’azienda ospitante vengono richiamati sia il tutor aziendale, sia l’operatore della mediazione referente del progetto. Tutti gli utenti seguiti dal servizio vengono avviati al lavoro successivamente alla stipula di una convenzione ex art. 11, essendo persone con particolari difficoltà di integrazione lavorativa. La quasi totalità delle esperienze avviate ha avuto esito positivo in quanto il Servizio progetta nel dettaglio gli inserimenti lavorativi e li segue monitorando costantemente l’andamento. Vengono effettuate verifiche periodiche: inizialmente sono più frequenti, poi col tempo si svolgono con cadenza mensile. Nel caso in cui si verifichino situazioni di crisi da parte dell’utente, l’operatore del SIL si reca in azienda, per un approfondimento ed una valutazione della natura della crisi, intervenendo quindi direttamente sul problema. Se viene valutato necessario, possono essere attivati il Servizi Sociale e altri servizi specialistici. Gli altri Servizi con i quali il SIL collabora sono: i Servizi sociali dei Comuni e le Aziende per i Servizi Sanitari attraverso le Equipe Multidisciplinari per l’Handicap, i Dipartimenti di Salute Mentale ed i Servizi per le Tossicodipendenze. La segnalazione dei candidati per eventuali progetti viene effettuata da molteplici agenzie di invio, in relazione alla richiesta di intervento. In particolare, rispetto alle persone che necessitano di percorsi formativi, viene richiesta una valutazione psicodiagnostica all’Equipe per l’handicap o ai servizi di riferimento. Il SIL ha sempre mantenuto dei rapporti di collaborazione con le Associazioni presenti sul territorio, valutando indispensabile la condivisione degli obiettivi e delle azioni da intraprendere per il raggiungimento degli stessi. Le Associazioni con frequenza segnalano al SIL situazioni di disoccupazione dei propri associati e supportano gli sforzi del Servizi con azioni di sensibilizzazione nei confronti degli organi politici. Nel nostro territorio non operano molte Cooperative sociali di tipo B, come ad esempio nella vicina Regione Veneto. Nonostante ciò l’attività di integrazione lavorativa da loro svolta riveste un’importante ruolo soprattutto per i casi multiproblematici. Il Servizio collabora da sempre con numerose cooperative nell’ambito di progetti per persone che necessitano periodi di formazione in ambiente protetto. 105 Area Politiche sociali e pari opportunità SIL DI VERONA (ULSS N. 20 DI VERONA) Riferimenti Responsabile: Indirizzo: Comune Provincia Regione Telefono: Fax: E-mail: Sito web: dott.ssa Francesca Rizzonelli corso Porta Palio, 30 Verona Verona Veneto 045/8006726 045/8012467 [email protected] LA STORIA DEL SERVIZIO Il Servizio è operativo dall’89 e riguarda il territorio dell’ULSS 20 cui afferiscono 4 distretti socio sanitari e 36 comuni. Orientativamente nel territorio dell’ULSS 20 la popolazione è di 440.000 persone; si tratta di un territorio molto articolato che va dalla bassa alla montagna. Vi sono due sedi decentrate del SIL: una a Colognola ai Colli e una a Cologna Veneta. Il SIL inizialmente si è occupato di disabili fisici e psichici (deficit intellettivi) e sensoriali. Dal ’94 il Servizio si è strutturato anche per persone con problematiche psichiatriche e infine dal ’96 sono partiti i progetti dedicati a persone con problematiche di dipendenza da sostanze Il Servizio collabora con i servizi invianti, specialmente i servizi psichiatrici e i SERT. Vi è inoltre uno stretto rapporto con i servizi sociali, con i servizi specialistici dell’ ULSS, con il Servizio collocamento mirato della Provincia, titolare per legge del collocamento. Il Comitato Tecnico comprende anche il responsabile SIL delle altre due ULSS. FUNZIONAMENTO DEL SERVIZIO E METODOLOGIE DI INTERVENTO L’equipe è costituita da 14 operatori con professionalità varie (1 responsabile, 4 assistenti sociali 7 educatori. 1 psicopedagogista e 1 amministrativo). Ogni operatore segue l’intero processo della presa in carico: dalla valutazione delle competenze all’attivazione di percorsi di osservazione – formazione – lavoro – mediazione – monitoraggio e verifica in azienda, nonché di consulenza a utenti ed aziende. I comuni hanno delegato all’ULSS tutto quanto attiene ai servizi relativi ai disabili, sia per quanto riguarda l’integrazione scolastica, l’assistenza domiciliare, la frequenza dei Centri educativi occupazionali diurni (CEOD) e l’integrazione lavorativa. La conferenza dei sindaci è comunque l’organismo che insieme all’ULSS, progetta il piano di zona, effettua l’analisi dei servizi e delle attività esistenti, programma e pianifica le azioni future. Agli utenti che si rivolgono al Servizio, sia telefonicamente che di persona, vengono date informazioni generiche sulle offerte del SIL e sulle prassi da seguire. Data la vastità del territorio dell’ULSS 20 e poiché non tutti i servizi territoriali di base effettuano una selezione rispetto alle segnalazioni al SIL, il colloquio filtro è svolto da 2 assistenti sociali e avviene per le persone non segnalate da altri servizi e che proprio per la loro patologia possono accedere direttamente al servizio: esso ha lo scopo di valutare da un punto di vista personale, familiare, clinico, sociale e professionale l’esistenza di pre-requisiti per la presa in carico. 106 Area Politiche sociali e pari opportunità Tutti i casi segnalati vengono suddivisi tra gli operatori, nella riunione mensile d’equipe, a seconda del carico di lavoro. Ad ogni utente viene abbinato un operatore di riferimento. Limitatamente all’area est è possibile effettuare la suddivisione in base al territorio di provenienza degli utenti. Per Verona, invece, non c’è questa puntuale differenziazione. L’operatore di riferimento effettua il colloquio di presa in carico e porta avanti tutto il percorso. L’operatore compie un primo screening delle competenze valutando caratteristiche, abilità, qualifica, esperienze lavorative, in possesso della persona e progettare un piano di lavoro con i servizi specialistici che danno il loro contributo relativamente agli aspetti clinici, farmacologici, psicoterapici. Le varie fasi sono tutte molto strutturate. Dalla scheda telefonica utilizzata successivamente anche per l’informatizzazione dei dati, al colloquio di presa in carico alla verifica in azienda: una scheda per ognuna di queste fasi aiuta l’operatore a lavorare in modo più sistematico. Esiste una scheda per il colloquio di consulenza che potrà trasformarsi in presa in carico o forse no. Esistono poi le schede che i servizi specialistici inviano per la segnalazione al SIL (contengono una storia clinica, eventuali indicazioni e controindicazioni rispetto al lavoro e le eventuali interferenze rispetto alla terapia farmacologia). Non c’è un’archiviazione informatica di contenuti descrittivi. Ogni operatore dispone di una “cartella socio–lavorativa” in cui fissa gli interventi principali del percorso dell’utente e le prestazioni erogate. Le informazione provenienti dalla Commissione 104 sono ritenute basilari per comprendere il quadro diagnostico. La condivisione delle singole azioni con l’utente è ritenuta della massima importanza. La persona viene informata e responsabilizzata sia all’inizio del percorso, sia successivamente, attraverso colloqui individuali o con la famiglia, a seconda delle situazioni. Per la ricerca delle aziende il SIL si riferisce ad una banca dati precedente alla legge 68. D’altra parte la legge 482, sia pur con altri criteri, richiedeva il contatto delle aziende. Vi era perciò già una banca dati dall’89 ad oggi. La visita aziendale e l’analisi della mansione sono oggi strumenti preziosi per il lavoro. La mansione va analizzata nei singoli dettagli per realizzare l’abbinamento persona – posizione lavorativa. Attualmente il comitato tecnico ratifica l’abbinamento utente - mansione, allo scopo di rilasciare il nulla osta. L’azienda invia la scheda - mansione per specificare cosa andrà a fare la persona e quindi il Comitato Tecnico valuta se ci sono delle controindicazioni. Esiste una convenzione siglata nel 2004, tra provincia e i SIL delle tre aziende ULSS, all’interno della quale si è anche tentato di elaborare un accordo operativo per scendere nello specifico delle situazioni, delle realtà e delle metodologie. In questo quadro la banca dati è stata costruita dal SIL. Nel quadro dell’accordo il SIL riceve copia delle convenzioni di programma, nelle quali le aziende definiscono un piano di assunzioni triennale e individuano le mansioni. Il SIL effettua quindi una visita aziendale con uno strumento mirato e individua le persone da prendere in carico. Essendo il SIL un servizio incardinato nell’area dei servizi sociali, usufruisce di un budget, all’interno del finanziamento dell’ULSS, che copre le quote per i tirocini, gli incentivi alle aziende che assumono utenti seguiti dal SIL e il progetto inserimento sociale in contesto lavorativo, per persone che, pur non arrivando al collocamento mirato, è importante mantengano abilità e autonomie acquisite. Gli interventi sono tutti sul bilancio sociale, ad eccezione di quelli relativi ai progetti con il Dipartimento Salute Mentale che afferiscono al bilancio sanitario. Inoltre esistono progetti specifici ad esempio il progetto “lavoro competente”, in collaborazione con i Ser.T., è finanziato dalla legge 309. I finanziamenti della legge 68/99 sono a carico della provincia. Le quote del fondo regionale, suddiviso tra le Province, vengono date alle aziende ed il SIL di Verona non detiene i dati. La borsa lavoro del tirocinio è erogata direttamente dal SIL ed è mensile. Le persone firmano quotidianamente un foglio di presenza, in base al quale alla fine del mese vengono conteggiate le 107 Area Politiche sociali e pari opportunità ore. Percepiscono due euro e dieci centesimi all’ora, in base alle ore effettivamente lavorate. E’ l’amministrazione del servizio che segue questa pratica e fa tutti i conteggi. Nel momento in cui si verifica l’esistenza di una disponibilità generica all’interno di un’ azienda si cerca di capire in maniera appropriata le esigenze dell’organizzazione e le possibilità di accoglienza da parte di quella realtà. L’accompagnamento sul luogo di lavoro prevede che ci sia un tutor aziendale individuato dal datore di lavoro e un accompagnatore che coincide con l’operatore di riferimento. Quando se ne ravvisa l’opportunità, il SIL può suggerire alle aziende di mettersi in contatto con l’INAIL per l’eventuale finanziamento relativo agli adattamenti dei posti di lavoro. Per far fronte alle situazioni di crisi, il SIL si attiva su segnalazione dell’utente o dell’azienda, a volte prestando consulenza ad aziende anche per persone che non sono ufficialmente in carico. Nel corso degli anni il servizio è diventato un punto di riferimento reale per le aziende. Con le associazioni dei disabili il contatto è stabilito soprattutto attraverso la consulta dell’handicap che fa capo al comune di Verona e anche con le singole associazioni, ma non sono fortissimi i rapporti; con alcune di esse c’è un’ottima collaborazione (ad esempio con l’AISM, associazione italiana sclerosi multipla che invia numerose persone in consulenza). Il rapporto con la cooperazione sociale è rilevante perché nel corso degli anni il SIL ha realizzato molti inserimenti e attivato diverse collaborazioni. In questo momento il settore è in crisi in quanto da qualche anno tutte le cooperative lamentano carenza di commesse di lavoro per conto terzi; pertanto hanno grosse difficoltà ad assorbire, non potendosi espandere verso nuove attività. Certamente c’è stata una contrazione negli ultimi anni nella possibilità di assunzione di nuovi lavoratori: è rimasta la possibilità di accogliere persone in tirocinio a scopo osservativo - formativo. 108 Area Politiche sociali e pari opportunità SISL - SERVIZIO INSERIMENTI SOCIO LAVORATIVI (CONSORZIO PER L’ISTRUZIONE E LA FORMAZIONE ARTIGIANA E PROFESSIONALE DEI COMUNI DI SESTO SAN GIOVANNI, COLOGNO MONZESE E CINISELLO BALSAMO) Riferimenti Responsabile: Indirizzo: Comune Provincia Regione Telefono: Fax: E-mail: Sito web: Dott. Luca Badini Via Benedetto Croce 12 Sesto S. Giovanni Milano Lombardia 02.2408912 02.2408912 [email protected] LA STORIA DEL SERVIZIO Il SISL dipende funzionalmente dal Consorzio per l’Istruzione e la Formazione Artigiana e Professionale (CIFAP., consorzio intercomunale costituito dai Comuni di Sesto San Giovanni, Cologno Monzese e Cinisello Balsamo (provincia di Milano). I tre Comuni hanno costituito nel corso degli anni ’80 il Consorzio Intercomunale per la gestione della formazione, della riqualificazione professionale e del reinserimento lavorativo soprattutto a favore di lavoratori in uscita dai grandi impianti industriali del territorio (si tratta di una delle aree a maggior concentrazione di grandi imprese dell’intero territorio nazionale). Il tema forte, fin dalla fine degli anni ’80, era infatti quello della smantellamento e della riconversione dei grandi impianti di imprese come la Breda, la Pirelli, la Magneti Marelli e di tutto il loro indotto. In questo quadro il CIFAP è stato fin dall’inizio molto più attivo nell’area della formazione e della riqualificazione professionale che non dell’inserimento lavorativo in senso stretto. Il servizio che, sempre dagli anni ’80 e su delega formale dei tre Comuni, ha gestito in senso pieno l’inserimento lavorativo rivolto ai disabili è stato invece il SIL. dell’ASL. Dall’anno 2000, i tre Comuni hanno iniziato a ragionare sulla possibilità di riassumere la delega, individuando il CIFAP. quale ente gestore del servizio ed un terzo ente, individuato attraverso gara d’appalto, titolare della gestione operativa del servizio inserimenti lavorativi. La gara per la gestione per un anno del servizio SISL, indetta nello stesso anno, è stata vinta dal consorzio sociale CS&L. Nel 2004 è stata indetta una seconda gara (questa volta sulla base della normativa europea sugli appalti, quindi aperta a tutti i possibili soggetti) di nuovo vinta da CS&L. Si è a questo punto passati dalla fase della prima sperimentazione a quella della operatività piena. Alla fine del 2005 è prevista la messa a regime definitiva del servizio. Per quanto riguarda gli utenti, la messa a regime del SISL prevede, alla fine dei tre anni, un numero di progetti di inserimento che dovrebbe stabilizzarsi sui 170. Per quanto riguarda la tipologia di utenza, per i primi 3 anni il progetto è di indirizzare l’inserimento al 70% su utenti disabili (con certificazione di invalidità ed iscrizione alle liste per il collocamento speciale) ed al 30% su utenti che appartengono all’area dello svantaggio sociale generico (compresa l’area penale), all’area dei minori in difficoltà e dello svantaggio psichiatrico non certificabile come invalidità. Quando il servizio sarà a regime non ci sarà più alcuna divisione in “quote di svantaggio”: si risponderà semplicemente al bisogno che si presenta. 109 Area Politiche sociali e pari opportunità FUNZIONAMENTO DEL SERVIZIO E METODOLOGIA DI INTERVENTO Il SISL è composto da 1 coordinatore dell’equipe, (26 h sett.); 1 psicologa interna al servizio, con esperienza specifica in processi di integrazione socio-lavorativa (14 h sett.); si occupa delle valutazioni psicologica e di idoneità al lavoro (colloqui iniziali); collabora con l’equipe rispetto agli abbinamenti utente/postazione lavorativa ed è il supervisore dell’equipe rispetto ai casi. A questi si aggiungono 1 referente per le segnalazioni e per i primi colloqui/garante dell’unitarietà del percorso per tutti gli utenti (38 h sett.). Si occupa di raccogliere ed approfondire le segnalazioni da parte dei servizi territoriali e svolgere i primi colloqui insieme alla psicologa. E’ l’operatrice che tiene i contatti con i servizi e che, insieme al coordinatore, segue il percorso degli utenti dal punto di vista amministrativo, della documentazione e della generalità del progetto individuale (una sorta di figura di “assistente sociale interna” al servizio). 1 operatore si occupa esclusivamente del rapporto con le aziende (referente aziende o ricercatore aziendale, 30 h sett.). 5 tutor-operatori della mediazione (3 a 38 h sett.; 2 a 30 h sett.) seguono concretamente gli utenti nel loro percorso di inserimento. 1 segretaria part time si occupa infine del disbrigo delle pratiche amministrative. I 4 operatori tutor e la segretaria sono assunti a tempo determinato (per la durata dell’appalto) dal consorzio sociale CS&L; la psicologa è a rapporto libero professionale, il coordinatore e i 3 rimanenti operatori hanno un contratto come collaboratori a progetto con il consorzio CS&L. Il SISL ha due distinti ambiti di supervisione: un gruppo di supervisione di progetto (che pone a tema il processo, il metodo e l’operatività complessiva del servizio), condotto da 2 figure interne al consorzio CS&L, e cioè il responsabile dell’area progetti e da una psicologa con esperienza di inserimento lavorativa; dei momenti periodici di supervisione d’équipe (rivolti all’analisi dei casi individuali) condotti dalla psicologa interna all’equipe. Al momento della segnalazione il SISL acquisisce i progetti individuali degli utenti in carico ai servizi sociali comunali; la progettazione individuale interna al Servizio (che viene poi discussa e condivisa con il servizio sociale comunale) specifica ed approfondisce l’aspetto di integrazione socio-lavorativa nel più generale progetto individuale. Spesso il progetto di inserimento lavorativo “ristruttura” in parte il progetto individuale complessivo, dato che vengono aggiunti o modificati specifici interventi di aiuto alla persona o al suo nucleo familiare. Successivamente all’invio della scheda di segnalazione e dopo almeno un colloquio con il servizio sociale segnalante, il neo utente viene invitato presso il servizio per uno o più colloqui con l’operatrice referente delle segnalazioni e la psicologa. Il messaggio relazionale fondamentale al futuro utente è: il Servizio non in grado di offrire immediatamente il lavoro, ma può costruire insieme percorsi che possono condurre all’ottenimento di un lavoro stabile. Nei colloqui con l’utente viene approfondito il quadro delle abilità professionali, delle difficoltà incontrate in esperienze lavorative precedenti, di quelle che la persona si immagina o teme possano presentarsi come difficoltà future. Vengono approfonditi inoltre il quadro familiare e quello sociorelazionale e la situazione economica. Solo in un secondo tempo viene chiarita con l’utente la situazione clinico-patologica. Infine gli si chiede di esprimersi riguardo alle sue aspirazioni, motivazioni e desideri rispetto al futuro lavorativo. In tutti i casi viene svolto un bilancio delle capacità della persona (non un bilancio delle competenze completo e formale) ed anche un counselling diagnostico, al fine di individuare, quando ciò non esista già nella passata storia della persona, quali servizi anche di carattere strettamente medicoclinico siano adeguati a prendere in carico e tenere sotto controllo la situazione complessiva. Il percorso di valutazione iniziale viene restituito in forma di colloquio all’utente. Caso per caso si valuta l’opportunità o meno di allargare il colloquio di restituzione anche agli operatori del servizio 110 Area Politiche sociali e pari opportunità sociale inviante. La restituzione all’utente si conclude con una proposta di possibile percorso di inserimento. Tutti questi aspetti divengono i presupposti per il lavoro dell’equipe abbinamento, equipe ristretta formata dall’operatrice referente delle segnalazioni, dall’operatore referente delle aziende e dal coordinatore. L’equipe abbinamento formula un primo progetto di abbinamento (una sorta di ipotesi preliminare al progetto di inserimento vero e proprio), delinea cioè la tipologia di postazioni lavorative adatte alla persona e individua la rosa di possibilità esistenti sul territorio vista la tipologia individuata. Nel momento in cui si individua concretamente una posizione lavorativa, e dopo la candidatura della persona ed il colloquio con il responsabile aziendale, viene elaborato il progetto di inserimento vero e proprio, che comprende: mansione; orari di lavoro; tempistica degli eventuali diversi passaggi dell’inserimento; lavorazioni di cui si occuperà la persona; sede di lavoro; tipo di strumento di inserimento (tirocinio non finalizzato, borsa lavoro finalizzata, eventualmente prorogabile); indennità di tirocinio o di borsa lavoro. Nel caso in cui vengano individuati bisogni di formazione da parte della persona da inserire, valutata la disponibilità ad intraprendere un percorso formativo, il SISL si occupa di mettere in contatto la persona disabile con agenzie di formazione del territorio. Si tratta comunque di un compito “di confine” rispetto al mandato, poiché i percorsi formativi non rientrano nella progettazione specifica riguardante i percorsi di inserimento lavorativo. Rispetto ai profili degli utenti si opera quasi sempre una verifica di compatibilità fra le valutazione del SISL e quelle compiute dall’Ufficio per il Collocamento Disabili della Provincia. Non è mai previsto un affiancamento per il 100% dell’orario di lavoro della persona, però esistono situazioni, spesso legate alla fase formativa dell’inserimento, in cui la presenza dell’operatore SISL sul posto di lavoro è consistente. E’ sempre richiesta la figura di un tutor/referente aziendale. Ciascun progetto individuale prevede momenti strutturati di verifica del percorso di inserimento a cui possono partecipare alcuni dei diversi attori coinvolti (servizio inviante, servizio specialistico, tutor SISL, tutor aziendale interno, persona disabile). Il progetto individuale specifica anche la periodicità delle verifiche. Vi è poi il monitoraggio quasi quotidiano derivante dai continui contatti tra l’operatore SISL., la persona inserita e il tutor interno. Le verifiche mirano essenzialmente ad evidenziare i progressi ed i cambiamenti, o viceversa le situazioni di difficoltà su cui è necessario intervenire per produrre un cambiamento. I primi referenti del SISL sono gli enti segnalanti, vale a dire i Servizi Sociali dei comuni di Cinisello Balsamo, Sesto S. Giovanni e Cologno Monzese, articolati nelle rispettive aree di intervento (area handicap; area adulti in difficoltà; area minori, area stranieri) e i servizi specialistici territoriali: Centri Psico-Sociali, Servizi Tossicodipendenza e Nuclei Operativi Alcoologia; indirettamente i Centri Servizi Sociali Adulti (area detenzione). Vi sono poi altri servizi sociali o sociosanitari che hanno in carico la situazione degli utenti che si rivolgono al SISL e con i quali entriamo in contatto, come ad esempio l’area disabilità dell’ASL e l’UOMI (unità Operativa Malattie Infettive). Oltre ai servizi in senso stretto sociale, la rete di collaborazioni del SISL comprende: Servizio Collocamento Disabili della Provincia di Milano; Centri per l’impiego; Consorzi e Cooperative Sociali; Centri Socio Educativi; Aziende del territorio; Parrocchie; Sindacati, soprattutto nei casi di prevenzione della espulsione dai contesti lavorativi o per la ricollocazione ad espulsione avvenuta; Associazioni del territorio, sia come luoghi di inserimento lavorativo finalizzati all’osservazione o alla formazione, sia come possibili ambiti di intervento sugli utenti del servizio sugli aspetti non lavorativi (es. tempo libero). Di fatto non esistono rapporti diretti con il Comitato Tecnico; frequenti e continui sono invece con il Servizio Collocamento Disabili della Provincia. In fase di accoglienza il SISL utilizza una serie di strumenti predisposti che vengono archiviati sia in forma cartacea che in formato elettronico. Prima di tutto la scheda di segnalazione, normalmente corredata da documentazione allegata dal servizio sociale (certificazione di invalidità, iscrizione al 111 Area Politiche sociali e pari opportunità collocamento, eventuali titoli o diplomi, fotocopia del libretto di lavoro, ecc; formato cartaceo). Poi le schede di colloquio, che vengono utilizzate anche come prima restituzione al servizio sociale. Inoltre, viene costruito il curriculum vitae delle persone. Un altro strumento di cui il Servizio si avvale sono i risultati delle interviste e degli approfondimenti orientativi Match, svolti da parte dell’Ufficio per l’Inserimento dei Disabili della Provincia. Il Servizio non utilizza ne griglie né scale di valutazione; dispone di una griglia il cui scopo non è tanto di misurare, quanto di sistematizzare le informazioni e le valutazioni ricevute o raccolte. Al progetto individuale è allegata la griglia abbinamento, che è la documentazione che specifiche a quanti e quali aziende l’utente è stato potenzialmente abbinato; in quante il potenziale abbinamento si è concretizzato in invio di candidatura e colloqui, ed in quale si è concretizzato in inserimento vero e proprio (se vi è stato più di un inserimento oltre a quello attuale). E’ insomma ricostruibile la storia del percorso-utente senza l’utente, l’iter che il SISL compie per giungere all’inserimento lavorativo in senso proprio. Gli strumenti utilizzati per l’avviamento dell’inserimento sono il tirocinio (percorso non ancora finalizzato all’assunzione, i cui obiettivi prevalenti possono essere l’osservazione, la formazione, valutazione o verifica) e la borsa lavoro (percorso finalizzato in un tempo stabilito all’assunzione). Questo vale sia per l’inserimento in realtà profit attraverso la l. 68/99 (che per quanto ci riguarda assorbe circa l’80% dell’utenza disabile) sia per l’inserimento in realtà del terzo settore (cooperative sociali, l. 381/91), che assorbono il rimanente 20%. 112 Area Politiche sociali e pari opportunità UNITÀ OPERATIVA HANDICAP ADULTO (AUSL DI BOLOGNA) Riferimenti Responsabile: Indirizzo: Comune Provincia Regione Telefono: Fax: E-mail: Sito web: Direttore Unità Operative dott. Adriano Salsi Dipartimento Cure Primarie AUSL BO, via Tiarini 10/12 40129 BO Bologna Bologna Emilia Romagna 051/706323, diretto: 051/706327 [email protected] LA STORIA DEL SERVIZIO Il servizio è nato nei primi anni ottanta a seguito della legge regionale n. 2 del 1980. Obiettivo prioritario del servizio è quello di predisporre azioni che contengano gli effetti invalidanti dei deficit, limitando gli handicap sia da un punto di vista puramente funzionale che sociale e psicologico con azioni tendenti a prevenire e rimuovere situazioni di bisogno, emarginazione e disagio psico-sociale, favorire l’autonomia economica, psicologica e sociale, favorire l’inserimento o il reinserimento lavorativo. L’Unità operativa è suddivisa in due distretti e quattro equipe, l’organizzazione del lavoro e la metodologia operativa all’interno delle equipe è la stessa. Il servizio si basa sulla idea del lavoro di rete, per tale motivo non ha un medico o specialisti propri, ma si avvale di consulenze specialistiche grazie ai protocolli stipulati con gli altri servizi della AUSL. L’Unità Operativa Handicap Adulto è organizzata con: Assistenti Sociali che curano la accoglienza, fanno l’istruttoria per definire, assieme le persone che vengono al servizio, il bisogno e il tipo di intervento che può essere effettuato, l’area educativa, che conta due settori: in un settore gli educatori seguono le attività educative, il tempo libero e i gruppi educativi, nel secondo gli educatori seguono la transizione al lavoro, l’osservazione, la valutazione, l’accompagnamento al lavoro. Il Servizio ha come utenti persone disabili ma segue anche persone senza certificazione di invalidità. Inizialmente la maggioranza degli utenti aveva deficit di tipo intellettivo, ma tale situazione si sta modificando e stanno emergendo patologie invalidanti e utenti “al limite” fra tale Servizio e la Psichiatria. Tutti gli utenti hanno una età compresa fra i 18 e i 65 anni. FUNZIONAMENTO DEL SERVIZIO E METODOLOGIA DI INTERVENTO Il servizio è formato da figure prettamente socio-educative rappresentate dagli Assistenti Sociali ed Educatori in pianta organica. Vi sono poi collaborazioni con gli altri servizi presenti all’interno della AUSL: 113 Area Politiche sociali e pari opportunità la Medicina dei Servizi; un medico partecipa alle riunioni aiutando la equipe nella lettura delle patologie e delle diagnosi e fa da tramite con le strutture sanitarie per la raccolta delle informazioni sull’utente, la Salute Mentale; uno Psichiatra partecipa ogni quindici giorni ai gruppi operativi agli incontri agendo da facilitatore rispetto alle segnalazioni fra la Psichiatria e il servizio. Complessivamente fra Educatori ed Assistenti sociali (con un rapporto due a uno) si raggiungono le 45 unità. L’accoglienza al Servizio viene effettuata dall’Assistente Sociale che svolge i colloqui per operare una lettura dei bisogni di concerto con la persona e la sua famiglia. In questa fase viene utilizzata per la raccolta dati una scheda di accesso. Le informazioni che vengono fornite all’utente riguardano le normative, che possono interessare il soggetto con disabilità, e il Servizio stesso, in modo tale che la persona già attraverso il primo colloquio conosca la metodologia di lavoro e possa decidere se partecipare o meno agli interventi. Completata la fase conoscitiva o “istruttoria” l’Assistente Sociale riporta le informazioni al gruppo operativo che sancisce la presa in carico della persona e definisce l’equipe di lavoro. Qualora nell’incontro di equipe emerga che il problema prevalente è quello lavorativo, l’operatore dell’area lavoro inizia a incontrare la persona e a raccogliere tutti quegli elementi utili per effettuare una valutazione del percorso pregresso (lavori precedenti, curriculum, formazione corsuale). Viene poi effettuata una osservazione delle competenze guidata dall’utilizzo di una griglia (la Scheda di autopresentazione) e da una scheda di autoosservazione (la scheda Ricerca Attiva). La raccolta di queste osservazioni, e degli elementi che emergono dai colloqui consente di capire assieme alla persona cosa è possibile ed opportuno fare. Qualora dopo una serie di incontri viene verificato che la persona è grave e non ha ancora le abilità per poter usufruire di una borsa-lavoro vengono coinvolti anche gli operatori sociali per attivare i possibili percorsi sociali. L’equipe di lavoro compila la Scheda di Progetto precisando obiettivi, tipologia dell’intervento, articolazione dello stesso, risorse e verifiche. Nel progetto possono essere presenti più obiettivi ed interventi diversificati in tempi diversi. Le modalità con le quali avvengono la formazione e l’avviamento al lavoro degli utenti del Servizio sono: formazione tramite corso in aula e stage, assunzione diretta, Borsa-Lavoro, che può essere o gestita interamente dal Servizio oppure in convenzione con un ente di formazione che gestisce la borsa-lavoro con un operatore che va in azienda due volte alla settimana per monitorare l’andamento e il Servizio mantiene delle proprie verifiche con l’utente. La finalità della borsalavoro è triplice: mantenimento: per persone che non andranno mai a lavorare, ma che non beneficerebbero di un centro diurno o di situazioni protette; osservativa: per conoscere la persona in situazione e per la formazione al lavoro, viene dato un forfait per il rimborso spese; mediazione all’inserimento: viene dato un incentivo corrispondente al lavoro eseguito (non paragonabile ad uno stipendio) ma è raro che porti all’assunzione non potendo usufruire delle aziende con l’obbligo della l. 68. Le verifiche sono indicate nel progetto e dipendono dalla persona, in alcuni casi la verifica è settimanale ed in altri casi vengono effettuati solo tre interventi: all’inizio con la presentazione, a metà e a fine percorso. Le verifiche vengono svolte con il tutor aziendale e quelle “istituzionali” con il responsabile del personale o del reparto, anche dopo l’inserimento lavorativo, il Servizio rimane un punto di riferimento per l’azienda e la persona per circa due anni. La rete di relazioni esterne del servizio comprende varie istituzioni ed organizzazioni. La Azienda USL, in particolare: i servizi di Psichiatria, di riabilitazione e di Neuropsichiatria Infantile che 114 Area Politiche sociali e pari opportunità segnala le persone prima del termine della formazione per poter iniziare la conoscenza della persona già durante l’ultimo anno di scuola e dare continuità ai percorsi. La Provincia, con l’Area del lavoro. Il Servizio può accedere all’elenco delle aziende con obbligo di legge 68/99 che hanno stipulato una convenzione con il Centro per l’Impiego, non a quello completo. Tale elenco, con il nominativo, la sede dell’azienda e le mansioni lavorative disponibili, viene inviato periodicamente dalla Provincia. Qualora sia possibile un abbinamento il Servizio consegna alla Provincia la “Scheda di Segnalazione dell’Utente”. Tale scheda è stata costruita nei tavoli di coordinamento fra Provincia e Unità Operativa Handicap Adulto. Il Servizio segnala i propri utenti ai corsi di formazione professionale, che partono annualmente e vengono gestiti da vari enti, effettua le verifiche assieme all’ente di formazione. La formazione Professionale viene inoltre scelta per l’utenza più problematica che ha necessità di un sostegno forte in questo modo tali persone sono monitorate due volte alla settimana dalla Formazione Professionale e una terza dal Servizio. Le società sportive per l’area del tempo libero, dato che a Bologna vi è un progetto “Handicap e Sport” coordinato dal Comune. Le Associazioni, con cui alcuni utenti sono associati o che diventano sede di un percorso di borsalavoro. Le Cooperative Sociali. Le persone che non possono accedere ad un inserimento lavorativo classico attraverso il Centro per l’impiego hanno la possibilità con la cooperativa di fare esperienze di tipo lavorativo attraverso lo strumento della borsa-lavoro. 115 Area Politiche sociali e pari opportunità UNITÀ OPERATIVA HANDICAP ADULTO: AGENZIA LAVORO (AUSL DI CESENA) Riferimenti Responsabile: Indirizzo: Comune Provincia Regione Telefono: Fax: E-mail: Sito web: dott.ssa Nadia Bertaggia via Santaguzzi n. 35 47023 Cesena Cesena Cesena Emilia Romagna 0547/22248 [email protected] LA STORIA DEL SERVIZIO Il Servizio per l’Handicap Adulto è nato circa dieci anni fa per dare continuità agli interventi rivolti all’età evolutiva. L’Unità Operativa Handicap Adulto gestisce servizi sanitari e sociali su delega dei comuni. L’inserimento lavorativo è una delle attività che sono offerte alle persone disabili con progetti sono diversificati in base alle competenze, caratteristiche, motivazioni e desideri della persona all’interno di un più generale progetto di vita. I servizi per le persone disabili toccano tutta una serie di aspetti connessi alla sfera occupazionale: Centri di Terapia Occupazionale; le attività sono caratterizzate da un alto grado di protezione e una bassa attività lavorativa, vi sono anche piccole attività produttive realizzate nei centri su commessa esterna come l’assemblaggio di materiali o il confezionamento di abbigliamento; Centri di Formazione Lavoro; rimane l’aspetto di attività occupazionale, ma vi è anche la possibilità che le persone attraverso un percorso facciano stage all’esterno e nelle migliori ipotesi possano avvicinarsi a percorsi lavorativi veri e propri, la maggior parte delle persone rimangono comunque in un contesto di laboratorio protetto; Servizi di inserimento lavorativo; centri che lavorano allo sviluppo delle competenze lavorative attraverso attività interne ai laboratori di addestramento al lavoro e soprattutto attraverso dei veri e propri percorsi di formazione al lavoro in aziende private o in cooperative sociali. Il Progetto di Agenzia Lavoro nasce nel contesto del circondario di Cesena, dove sono attive da tempo, positive esperienze di integrazione sociale e lavorativa di persone disabili, realizzate grazie alla collaborazione continua dell’azienda USL con Enti di Formazione e Cooperative Sociali. In tale contesto l’Azienda USL di Cesena con i Comuni del Circondario ha avviato la realizzazione di un Progetto Agenzia Lavoro finalizzato alla promozione dell’inserimento lavorativo delle persone disabili e svantaggiate nelle aziende del territorio partendo dall’idea del confronto fra le varie esperienze di inserimento lavorativo realizzate dal Servizio Disabili Adulti, dalla Psichiatria e dai Comuni. Con la costituzione di un gruppo misto di operatori di tutti i servizi iniziando un lavoro di analisi interna dei servizi aziendali con l’obiettivo di omogeneizzare le metodologie e gli strumenti di lavoro e creare un gruppo di coordinamento unico nel territorio. Sono state quindi ridefinite le tipologie di progetti e sono stati individuati tre livelli di intervento sul versante lavorativo: 116 Area Politiche sociali e pari opportunità percorsi di acquisizione di competenze, percorsi di tipo formativo nel corso dei quali la persona viene seguita e accompagnata negli apprendimenti delle competenze lavorative che di ruolo allo scopo di transitare al lavoro vero e proprio; tirocinio finalizzato al lavoro, è il progetto che segue l’acquisizione di competenze, percorsi socio-assistenziali lavorativi, per chi non ha la possibilità di fare tirocini verso il lavoro abbiamo immaginato dei percorsi nei quali la persona può stare in un contesto lavorativo con un supporto costante dei servizi. I percorsi sono progettati dalla equipe multiprofessionale del servizio che si occupa di valutazione del bisogno, d’intesa con la famiglia e con l’interessato. Per la realizzazione dei progetti l’equipe si avvale di collaborazioni esterne come l’Ente di Formazione ENAIP e una rete molto consistente di cooperative di tipo B. Il gruppo di lavoro dell’Agenzia Lavoro funge anche da team di riferimento per i diversi servizi per la segnalazione dei casi, ed ha quindi anche una funzione di consulenza e supporto per l’individuazione dei percorsi più adeguati alla persona. L’Agenzia Lavoro ha inoltre incrementato il lavoro di ricerca delle risorse e quindi il rapporto con le aziende private e ha seguito i percorsi di tirocinio lavorativo fino alla conclusione con l’assunzione mantenendosi come punto di riferimento per dare più garanzie al mantenimento del posto di lavoro. Nel 2003 l’Agenzia Lavoro ha ricevuto 32 segnalazioni: 9 situazioni si sono risolte con la consulenza, 24 persone sono state valutate e 7 sono andate in percorsi di acquisizione di competenze e 5 sono state assunte tramite tirocinio finalizzato all’assunzione. L’Unità Operativa Disabili Adulti ha 103 progetti avviati. FUNZIONAMENTO DEL SERVIZIO E METODOLOGIA DI INTERVENTO Nella Agenzia Lavoro le figure professionali sono: la Responsabile (dott.ssa Nadia Berteggia Psicologa e Pedagogista), Assistenti Sociali e Pedagogisti. Gli Educatori, che seguono i progetti personalizzati, non sono interni all’Agenzia Lavoro, ma provengono dalla Cooperativa CAD di Forlì. Una volta ricevuta la segnalazione l’Agenzia Lavoro effettua una raccolta di informazioni (dati anagrafici, contesto socio-ambientale, certificazioni sanitarie, interventi socio-sanitari e assistenziali, esperienze scolastiche e lavorative, tempo libero) utili alla conoscenza e alla valutazione della persona disabile. Le conoscenze acquisite vengono esaminate in equipe dove vengono formulate le ipotesi sul percorso da proporre e viene individuato un referente. Se c’è consonanza di punti di vista con la persona disabile e la famiglia si arriva al progetto. Il progetto è una sorta di contratto che viene definito dal servizio che propone, dall’azienda che accoglie e dalla persona interessata. Nel progetto vengono indicati gli obiettivi, la durata, il sistema di monitoraggio. I progetti individuali possono anche prevedere interventi di formazione e riqualificazione professionale soprattutto per le persone con disabilità acquisita. I corsi sono fatti da Enti di formazione e finanziati dalla Provincia o dalla Regione, a volte anche Cooperative Sociali o privati. L’Agenzia Lavoro predisponendo i progetti personalizzati per le persone con disabilità o svantaggio utilizza due principali modalità di formazione e avviamento al lavoro: percorso di acquisizione delle competenze, che comprende l’individuazione ed analisi della postazione di lavorala presentazione della persona, gli incontri di sensibilizzazione sul luogo di lavoro, l’individuazione del tutor aziendale, la predisposizione di un progetto addestrativi, l’apertura delle polizze assicurative da parte della AUSL di Cesena, l’avvio dell’esperienza con 117 Area Politiche sociali e pari opportunità il supporto del tutor della mediazione, le verifiche in itinere, e la valutazione finale (durata fino a un massimo di quattro anni); tirocinio finalizzato all’assunzione, che può essere di due tipi, a seconda che si attui o meno in forza della Legge 68/99; l’obiettivo del tirocinio è un inserimento stabile al lavoro (durata un anno). La spesa assicurativa, il tutoraggio e l’assegno di presenza alla persona vengono coperti dall’Agenzia Lavoro L’Agenzia utilizza l’elenco delle aziende obbligate predisposto dalla Provincia al fine di effettuare il confronto fra le posizioni lavorative disponibili e il profilo degli utenti. L’azienda viene quindi supportata nella predisposizione della convenzione con i Servizi provinciali. Il servizio svolge inoltre una vera e propria funzione di mediazione fra le esigenze del lavoratore disabile e quelle dell’azienda con una intensità e con modalità diverse a seconda della situazione. La presenza di un tutor sul posto di lavoro é prevista in quei casi in cui la persona non riesce a reggere l’inserimento lavorativo senza una intermediazione. A volta la mediazione può essere limitata all’avvio del progetto, ma nella maggior parte dei casi prosegue anche dopo. La presenza del tutor ha una frequenza che può andare da quotidiana ad intervalli di 15 giorni. Nel corso del primo anno la frequenza è maggiore che negli anni successivi. 118 Area Politiche sociali e pari opportunità UFFICIO BORSA LAVORO (AUSL DI LUCCA) Riferimenti Responsabile: Indirizzo: Comune Provincia Regione Telefono: Fax: E-mail: Sito web: Dott. Bartolomei Carlo, Resp. Settore Sociale: dott.ssa Cavani Mirella via S. Alessio Monte S. Quirico Lucca Lucca Toscana 0583-9701, 0583/970761 [email protected] LA STORIA DEL SERVIZIO L’esperienza di integrazione lavorativa è partita nel 1992 con l’avvio della cosiddetta Preformazione Professionale, nata attraverso la Legge regionale 73/82. Questo tipo di intervento aveva come finalità la riabilitazione o l’insegnamento tramite attività polivalenti, offerte nell’ambito di un Centro diurno. I primi inserimenti sono stati fatti negli anni 1993 e 1994, con la realizzazione di stage conclusivi presso le aziende. In seguito il servizio della Formazione Professionale è intervenuto per mezzo dell’apertura di corsi rivolti agli utenti della Preformazione in settori particolari come la falegnameria o l’elettricità. Completato questo iter i ragazzi passavano in altri Centri diurni denominati Progetti Lavoro, gestiti da Cooperative sociali e da Associazioni. Negli anni 1994 e 1995 sulla base della Legge regionale 72/97 è stato infine avviato il progetto denominato Borsa Lavoro, la cui finalità non era più formativa o preformativa, ma lavorativa. L’Ufficio Borse Lavoro è stato successivamente organizzato nell’ambito del Servizio di Assistenza Sociale, ed è stato collocato nella sede del Centro Direzionale. Inizialmente le borse lavoro avevano una finalità riabilitativa ed erano rivolte a soggetti abbastanza gravi e problematici. Avevano una durata piuttosto lunga e il contributo poteva andare dalle 300.000 alle 500.000 lire al mese sulla base delle presenze giornaliere. Il Servizio ha cercato, negli anni, di ampliare il progetto includendo inserimenti lavorativi veri e propri. A questo scopo dal 2000 l’Ufficio Borse Lavoro sta collaborando con la Provincia, il Centro per l’impiego, il Servizio Assistenza Lavoro e l’Orientamento. Con l’avvento della 68 il Servizio ha avuto maggiori possibilità di fare progetti con una forte proiezione lavorativa perché le aziende che si erano sensibilizzate o comunque avevano un forte obbligo all’assunzione. Gli inserimenti sono avvenuti soprattutto negli Enti Pubblici: Comune, Provincia e Azienda USL e nel 2002 è nata la possibilità, grazie alla 68 di utilizzare le richieste nominative. Nel 2003 la Provincia insieme alla USL 2 e alla USL 12 di Viareggio ha organizzato un convegno per sviluppare la collaborazione con le parti sociali al fine di favorire, sia la responsabilità dell’obbligo che l’attivazione di stage formativi organizzati dagli uffici provinciali e dal progetto Borse Lavoro. Sulla Base di questo una cooperativa lucchese la SOECO ha effettuato la ricerca delle aziende disponibili agli stage e alle borse lavoro, reperendone cinquanta. Parallelamente è stato attivato un corso per mediatori all’inserimento lavorativo organizzato dalla Provincia. Le fonti di finanziamento a cui fa prevalentemente riferimento l’Ufficio di Borse-Lavoro sono quelle Sanitarie Azienda USL n. 2 e Valle del Serchio e Sociali. 119 Area Politiche sociali e pari opportunità FUNZIONAMENTO DEL SERVIZIO E METODOLOGIA DI INTERVENTO Il servizio dispone di un coordinatore Responsabilee di una amministrativa. Il servizio di Salute Mentale dell’AUSL ha una convenzione che assicura la presenza di un tutor per i casi di assunzione, in forza della Legge 68/99, per i quali la Commissione sanitaria l. preveda un inserimento con l’aiuto di un operatore della mediazione. Per l’applicazione delle borse lavoro sono le Assistenti Sociali ad avere la responsabilità delle proposte e del progetto, nonché l’impegno di verificare dell’andamento degli inserimenti. Le tipologie di utenza di si occupata prevalentemente l’Ufficio sono: persone disabili e utenti del servizio di Salute Mentale. L’inserimento in borsa lavoro avviene tramite le Equipe presenti nel territorio di Salute Mentale e di Gruppo Operativo Multidisciplinare (GOM) che formulano proposte su utenti che stanno svolgendo o hanno svolto un percorso riabilitativo e per i quali ritengono utile fare un’esperienza lavorativa per acquisire ulteriori abilità. Nella segnalazione viene trasmesso un fascicolo dove sono riportate le caratteristiche dei ragazzi, le proposte del progetto, la proposta del contributo economico, la situazione socio-economica della famiglia, il tipo di invalidità, il percorso da fare, l’attività che intendono fare, tali informazioni vengono incrociate con le proposte aziendali. Le Equipe propongono una Borsa Lavoro dove ci sono aspetti di integrazione lavorativa o sociale, negli ultimi anni questi progetti non hanno contributo assistenziale. Nella segnalazione viene fatto riferimento anche alla priorità dell’intervento facendo riferimento a tre fattori: iscrizione alla borsa lavoro, situazione socio-economica e capacità residue lavorative. La priorità viene data in base a parametri che riguardano il bisogno di lavorare come terapia o recupero. L’accoglienza avviene tramite un colloquio approfondito finalizzato a comprendere quale adattabilità la persona mostra rispetto ai lavori disponibili. Le informazioni più importanti acquisite dall’utente sono: l’età, la patologia, le modalità con cui trascorre la vita quotidiana, che tipo di cure effettua, quali sono i suoi hobby, che tipo di rapporto ha con la famiglia, se fa delle cose in casa, se esce, se ha amicizie, se ha la patente e si può spostare autonomamente, che tipo di situazione economica ha, come vive il lavoro, cosa gli piacerebbe fare, con chi potrebbe lavorare, che tipo di attività vorrebbe fare, se ha già lavorato, quante ore ritiene di potersi impegnare. Se la richiesta da parte della equipe non è molto chiara o comunque vi è bisogno di una conoscenza più approfondita viene attivato un percorso di tipo osservativo di un mese e ½ per capire se la persona riesce ad acquisire abilità lavorative in azienda. Per queste attività l’Ufficio Borse Lavoro si avvale della convenzione con il Centro per l’Impiego. Per i progetti di borsa-lavoro viene predisposta una relazione dal Responsabile dell’Ufficio BorseLavoro firmata anche dal datore del lavoro e viene mantenuto il progetto redatto dai componenti dell’Equipe della Salute Mentale o del GOM, aggiungendo l’accordo con l’azienda sede di tirocinio. Il progetto viene poi formalizzato dal Coordinatore e dalle Assistenti Sociali che hanno in carica il soggetto. Si utilizza una Scheda di Progetto Borsa Lavoro contenente i seguenti dati: anagrafici, composizione familiare, autonomia personale, titolo di studio, curriculum formativo e/o lavorativo, valutazione problematiche del soggetto, gli interessi dichiarati dalla persona verso il lavoro, punti di forza e/o debolezza verso il lavoro, diagnosi sanitaria, eventuale terapia farmacologia in corso, tipo di invalidità, % invalidità, indennità di accompagnamento, assegno di frequenza, accertamento di handicap, iscrizione ufficio di collocamento ordinario, iscrizione ufficio di collocamento obbligatorio, ipotesi di progetto lavorativo, Unità Operativa referente del progetto, proposta di incentivo economico da erogare da parte della AUSL 2, eventuale delegato alla riscossione, azienda – sede, dati azienda, referente aziendale, orario, data inizio intervento, ipotesi durata intervento, aziende disponibili alla assunzione con legge 68/99, utilizzo del fondo sociale o del fondo sanitario. La firma è della equipe della Salute Mentale o del Gruppo Operativo Multidisciplinare. Per le borse lavoro di integrazione lavorativa è prevista una collaborazione stretta con il SAL del Centro per l’Impiego in modo da non creare doppioni. Per tale motivo alla borsa lavoro è stata data 120 Area Politiche sociali e pari opportunità la caratteristica di percorso a lungo termine propedeutico al lavoro mentre la formazione effettuata dal CPI. è un breve periodo di osservazione dove c’è una concentrazione maggiore di attività specifiche e specialistiche per osservare se la persona riesce ad avere delle abilità lavorative in azienda. Qualora la formazione con il CPI non ha maturato la possibilità di un inserimento lavorativo allora la persona, pur rimanendo in carico anche al CPI. inizia con la AUSL la borsa lavoro con un percorso di verifica. I soggetti in borsa lavoro vengono monitorati dal Coordinatore o dall’Assistente Sociale che hanno l’impegno della verifica dell’andamento degli inserimenti, normalmente una volta alla settimana e se ci sono proposte idonee alle capacità tali soggetti sono proposti alle aziende tramite collaborazione con il Centro per l’Impiego. Sono stati effettuati avviamenti, assieme al Centro per l’Impiego, anche tramite l’istituto della convenzione prevista dall’art. 11 della legge 68/99 per le assunzioni nella azienda USL di circa 40 persone. La presenza di un tutor è prevista per le assunzioni l. 68/99 qualora la Commissione Sanitaria indichi la necessità di un servizio di mediazione, in tali casi il Servizio Sociale attiva la Cooperativa che gestisce il tutoraggio. I percorsi formativi attivati dalla Provincia sono corsi formativi di vario tipo che da in appalto ad Agenzie Formative, la metodologia è questa: la Provincia chiede agli Enti pubblici quale è il loro bisogno di figure professionali per facilitare l’inserimento lavorativo di persone disabili, sulla base di tali richieste viene fatto un progetto di formazione e viene aperto il bando a cui partecipano le Agenzie Formative. Nella fase finale della formazione, nel momento in cui un Ente Pubblico propone un’assunzione, si utilizza una Griglia di valutazione. La griglia è una scala di valutazione con punteggio da 1 a 5 della: comunicazione, capacità sensoriali e senso percettive, motricità, percezione del corpo, capacità di orientarsi nello spazio e nel tempo, elaborazione mentale (ad esempio come affronta i problemi se chiede o no aiuto agli altri), motivazioni, autostima, identità, capacità decisionale, assunzione di modelli e ruoli. Attualmente è in cantiere un progetto di 1 mese e mezzo o due finalizzato all’osservazione di soggetti abili al lavoro. Tali corsi di osservazione sono mirati all’osservazione più che ad una assunzione diretta. Invece per corsi formativi più lunghi viene fatto un lavoro più riferito alle esigenze delle aziende che hanno l’obbligo all’assunzione. I servizi con i quali il Servizio collabora stabilmente sono: il Centro per l’Impiego, Associazioni di Aziende e Comuni. E’ in atto dal 2002 una convenzione tra la AUSL 2 e 12 di Viareggio con il Centro per l’Impiego, le Associazioni di Aziende e i Comuni che stabilisce una condivisione delle risorse presenti, la collaborazione al fine di favorire sia la responsabilità dell’obbligo che l’attivazione di stage formativi organizzati dalla Provincia e Borse Lavoro della USL e dove vi è da parte della provincia il riconoscimento dei corsi di borsa lavoro come propedeutici al lavoro. 121 Area Politiche sociali e pari opportunità UNITÀ ORGANIZZATIVA LAVORO – SERVIZIO INTEGRAZIONE LAVORATIVA SIL (AZIENDA ULSS N.22, BUSSOLENGO) Riferimenti Responsabile: Indirizzo: Comune Provincia Regione Telefono: Fax: E-mail: Sito web: dott.ssa Liliana Menegoi via Carlo Alberto Dalla Chiesa Bussolengo Verona Veneto 045/6712352 045/6769344 [email protected] LA STORIA DEL SERVIZIO L’attività del Servizio inizia nell’88 nel territorio dell’ex ULSS n.26, primo SIL nella provincia di Verona. L’Azienda ULSS n.22 nasce nel 1995 dalla fusione dell’ex ULSS n.26 e dell’ex ULSS n.33 La Azienda ULSS n.22 è composta da 37 comuni (di cui 15 con meno di 3000 abitanti). Si tratta di un territorio molto disomogeneo, perché ha una zona montana, una zona sulla costa orientale del lago di Garda e una in pianura, per un totale di oltre 240 mila abitanti. L’organizzazione del servizio dispone di una sede centrale a Bussolengo presso il centro polifunzionale del distretto e una sede presso l’ULSS a Villafranca. In aggiunta, vengono spesso utilizzati gli uffici dei Comuni come punto di appoggio per svolgere i colloqui vicino al luogo di residenza. L’unità organizzativa lavoro è composta da un’unica équipe sovradistrettuale, i cui operatori sono suddivisi per ambiti territoriali. L’unità si articola nel Servizio Integrazione Lavorativa (SIL) e nel Servizio Integrazione Territoriale (SIT). In questo modo si è voluto disporre di un gruppo di operatori che si occupano solo di inserimento sociale in ambito lavorativo delle persone le cui disabilità siano tali da non permettere obiettivi occupazionali. Gli utenti sono persone residenti nel territorio dell’ULSS n.22, iscritte agli elenchi provinciali della Legge 68, con accesso diretto o segnalate dai Servizi sociali, dai Centri di Salute Mentale, Ser.T. o Servizio Alcoologia, infine minori a rischio seguiti dai servizi dell’ULSS. Il territorio su cui opera il SIL ha la caratteristica di essere molto frammentato, con piccole realtà dove il rapporto con i comuni è strettissimo, diversamente dalle grandi città: tutto ciò che riguarda la costruzione di un piano di zona, l’organizzazione dei servizi alla persona, è costantemente concordato, mediato tra gli amministratori locali e i dirigenti e i responsabili dei servizi dell’ULSS. C’è maggiore vicinanza tra il cittadino e il singolo amministratore; c’è una conoscenza più capillare. FUNZIONAMENTO DEL SERVIZIO E METODOLOGIA DI INTERVENTO L’équipe è composta da 11 operatori (7 SIL e 4 SIT), un responsabile, un amministrativo ed uno psichiatra consulente a part-time.. Ogni sei mesi viene svolta una valutazione dei carichi di lavoro, sia per operatore che per territori distrettuali di riferimento. Degli 11 operatori, 5 sono educatori professionali animatori, 6 laureati (1 sociologia, 2 psicologia, 2 scienze dell’educazione, 1 scienze politiche). Peculiarità di questo servizio è la figura dello 122 Area Politiche sociali e pari opportunità psichiatra, esperto in inserimento lavorativo e terapia familiare (part-time, per nove ore settimanali), che svolge funzioni di consulenza e di supervisione. In questi anni si è cercato di semplificare al massimo l’accessibilità al servizio. L’accesso può avere luogo previo appuntamento, oppure su invio dei servizi specialistici. Il primo contatto con il servizio avviene tramite l’operatore territoriale di riferimento coadiuvato solitamente dal consulente psichiatra. Le principali informazioni fornite alla persona riguardano la presentazione del servizio, la necessità di una adesione ad un progetto terapeutico (se il caso lo richiede), l’importanza di una motivazione (personale e famigliare) ad intraprendere un percorso lavorativo. Se una persona viene preventivamente segnalata da un servizio, si può disporre di informazioni a supporto dell’incontro di presentazione. Di fatto questa modalità di accesso comporta che all’arrivo dell’utente vi possa essere già una ipotesi di percorso condivisa con il servizio inviante. Nel caso di un primo contatto su appuntamento vengono raccolte informazioni sulla situazione sociale, sanitaria, (il consulente psichiatra cura l’approfondimento diagnostico/psicologico), formativa, lavorativa, in modo da poter conoscere e meglio individuare le esigenze della persona. All’interno dell’équipe vengono individuati due operatori per ogni utente: uno definito “in prima” ossia l’operatore referente del territorio e uno definito “in seconda”, quale appoggio nell’elaborazione, supervisione, conduzione degli interventi e sostituzione in caso di necessità. La diagnosi approfondita viene effettuata avvalendosi anche della valutazione dell’accertamento della disabilità ai sensi della L.68/99. Inoltre per i casi in cui è prevista l’attivazione di un tirocinio, ci si avvale di una ulteriore valutazione di idoneità, che viene fatta dal medico del lavoro dello SPISAL della ULSS. In questa fase vengono raccolte le informazioni sulle competenze e capacità, sulle passate esperienze formative e lavorative, si valutano le abilità e le inclinazioni, si definisce con precisione il quadro diagnostico. Anche in questa fase, il coinvolgimento dell’interessato è determinante per la pianificazione degli interventi. L’intento è quello di far condividere e sottoscrivere l’adesione al progetto sia alla persona che alla famiglia. Se una persona non ha mai fatto esperienze di lavoro, prima si attiva un tirocinio osservativo, per consentire una migliore valutazione delle sue capacità, poi eventualmente si può passare ad un tirocinio finalizzato alla formazione specifica in qualche particolare settore produttivo Attraverso una costante valutazione relazionale ed operativa del soggetto, il SIL definisce se una persona raggiunge capacità e produttività sufficienti per proporre un passaggio alla fase successiva definita progetto a sbocco occupazionale. In questo caso si attiva un contatto con le aziende soggette all’obbligo della L.68/99 e si elabora un progetto/tirocinio a sbocco occupazionale. Caratteristica propria del SIL è quella di progettare ed attivare interventi rispettando le esigenze della persona e quelle della azienda e svolgendo un ruolo di vera e propria mediazione. Nella progettazione di un tirocinio in azienda viene sempre individuata, in accordo con l’azienda stessa, una figura di riferimento per il soggetto che verrà inserito (tutor aziendale) la quale collaborerà con il servizio per la raccolta e scambio delle informazioni sull’andamento dell’esperienza. L’operatore del SIL affianca il tirocinante durante l’avvio del tirocinio, con l’obiettivo di favorire la sua integrazione nel gruppo e facilitare l’apprendimento delle semplici mansioni assegnategli. E’ comunque, un affiancamento temporaneo, che mira a sviluppare una autonomia del tirocinante. Successivamente l’operatore attua un monitoraggio più o meno ravvicinato a seconda dell’evoluzione dell’esperienza e delle necessità espresse dal tirocinante stesso. L’attivazione della Unità Valutative Multidimensionali Distrettuali (UVMD), finalizzata alla concertazione di diverse istanze per la definizione di un preciso progetto individualizzato è ritenuta una metodologia di lavoro efficace per la presa in carico globale ed effettiva della persona. Ogni persona viene seguita con un proprio progetto di inserimento che prevede modalità e tempi propri di monitoraggio, verifica e valutazione dell’esperienza. In caso di crisi, l’operatore di riferimento viene sollecitato da parte dell’interessato/familiari o dell’azienda, ad intervenire per un approfondimento, risoluzione del problema e se necessario può riattivare la rete dei servizi territoriali o specialistici di riferimento del caso. 123 Area Politiche sociali e pari opportunità Sono stati effettuati avviamenti da parte del servizio per mezzo dell’istituto della convenzione prevista dall’art. 11 della legge 68/99, anche se, secondo la coordinatrice del SIL, con un lavoro più approfondito sul monitoraggio delle aziende soggette all’obbligo e un lavoro sulle convenzioni di programma più organizzato, tali convenzioni sarebbero più numerose. Non vi sono esperienze di inserimento presso cooperativa ai sensi dell’art. 12 della legge 69. Da sempre il servizio tiene rapporti con le cooperative sociali di tipo B del territorio. Attualmente si sta partecipando ad un progetto FSE promosso dalla MAG di Verona con l’obiettivo di rilanciare le reti dell’economia sociale nella realtà veronese. Come SIL dell’Azienda ULSS 22 è stato promosso un percorso formativo, un confronto tra le cooperative sociali di tipo B presenti nel nostro territorio, finalizzato al sostegno e sviluppo della cooperazione sociale. I tirocini sono un efficace strumento di mediazione ai fini dell’inserimento lavorativo. La legge 68/99 con il collocamento mirato prevede azioni di orientamento, formazione, accompagnamento al lavoro che tendono a personalizzare l’incontro tra le capacità i diritti del lavoratore disabile e le esigenze produttive delle imprese. L’attività viene svolta in rete con tutti i servizi socio-sanitari. I CSM per quanto riguarda pazienti con problemi psichiatrici, i SERT per problemi di dipendenza da alcool e sostanze, i Servizi per minori dei Consultori familiari e i Servizi Sociali. Nella ULSS 22 in due dei tre distretti l’organizzazione dei Servizi Sociali vede gli assistenti sociali dipendenti dell’ULSS operare presso i Comuni dove assolvono sia le competenze dell’ULSS per l’area disabilità, che quelle comunali (L.R.55/82). Questo sempre nel tentativo di dare un unico referente per il cittadino. Altro servizio con cui vi è collaborazione è lo SPISAL. Tale collaborazione si concretizza su più livelli: consulenza e scambio di informazioni sulle aziende, formazione congiunta, visite ai tirocinanti da parte dei medici del lavoro per idoneità alle mansioni individuate dal SIL-SIT, partecipazione a progetti particolari di prevenzione. Inoltre gli operatori del SIL sono membri del Comitato Tecnico e da circa quattro anni si sta operando affinché tale organismo possa effettivamente svolgere un ruolo di sostegno e sviluppo del complesso sistema del collocamento mirato nella provincia di Verona. Il Comitato per ora sta svolgendo funzioni di tipo valutativo sull’idoneità da rilasciare ad abbinamenti (lavoratore disabile ed azienda) già realizzati. E’ in programma per l’anno prossimo di lavorare molto di più sia con le associazioni dei disabili, che con i rappresentanti delle associazioni datoriali del territorio in previsione dell’avvio di un nuovo Gruppo Guida, all’interno del Piano di Zona, sulle problematiche del lavoro per i disabili e le persone svantaggiate. 124 Area Politiche sociali e pari opportunità UNITÀ OPERATIVA INTEGRAZIONE LAVORATIVA (ASL DI BRESCIA) Riferimenti Responsabile: Indirizzo: Comune Provincia Regione Telefono: Fax: E-mail: Sito web: Giovanna Lorini Via Ugoni 6/A Brescia Brescia Lombardia 030.2895216-201 [email protected] LA STORIA DEL SERVIZIO Le prime esperienze di servizi pubblici d’inserimento lavorativo, organizzate da enti di area sanitaria, iniziano a Brescia negli anni ‘80, sulla base di un finanziamento regionale. Già dal 1993 queste esperienze hanno incominciato a coordinarsi e ad essere integrate istituzionalmente all’interno delle USSL, come veri e propri servizi strutturati. Nel 1999 le USSL sono state accorpate in un’unica ASL provinciale, ed i servizi per l’inserimento lavorativo sono stati quindi riuniti in un’unica Unità Operativa d’Integrazione Lavorativa, che si è costituita allo scopo e che afferisce al servizio disabilità ed handicap dell’ASL. Questo anche se di fatto UOIL ed i suoi Nuclei Operativi (NIL; si tratta di 5 servizi territoriali sull’area della provincia di Brescia) si occupano, oltre che di persone disabili, di utenza che appartiene anche a altre aree di servizio all’interno dell’ASL. Per esempio le dipendenze, o l’area minori; ma anche altre aree di servizio esterne all’ASL: utenze di servizi sociali comunali, utenze dei centri psicosociali. I NIL dipendono da un’unica unità operativa, sono regolati dalla medesime linee guida, hanno gli stessi strumenti, le forme di finanziamento sono identiche per tutta la provincia, le trattative con i comuni per le deleghe annuali sono a carico dell’unita operativa per tutti i NIL. Questi ultimi sono dunque vere e proprie articolazioni operative territoriali di una stessa struttura organizzativa. FUNZIONAMENTO DEL SERVIZIO E METODOLOGIA DI INTERVENTO (Nil Garda-Valsabbia, preso con esempio). Il NIL dispone di un coordinatore, due psicologhe, due educatori e un assistente sociale. Gli educatori sono le figure che accompagnano effettivamente la persona al lavoro, che la osservano e che mediano con il caporeparto delle aziende. Chi mantiene uno sguardo d’insieme su tutti gli interventi ed utenti è il coordinatore, che va a trattare con l’azienda, svolge le principali verifiche, dà indicazioni all’equipe settimanale che comprende tutti gli operatori del NIL; è insomma la figura che garantisce che la struttura del servizio vada nella stessa direzione. Esistono quindi sono due figure garanti del percorso individuale dell’utente; una più a distanza che è il coordinatore , una “ravvicinata” che è l’educatore. Vi sono poi figure esterne al Servizio con cui si fanno colloqui nei momenti di particolari difficoltà; possono essere ad es. lo psichiatra del CPS o lo psicologo dell’area handicap. I NIL prendono in carico utenti segnalati dai servizi territoriali, per i quali esista quindi una precedente progettazione individualizzata. I progetti individuali vengono comunicati dall’ente 125 Area Politiche sociali e pari opportunità segnalante al momento della presa in carico dal parte del Servizio, ed hanno origine da una forma di accordo tra Servizi Sociali del comune e ASL. Chi accoglie inizialmente l’utente è il coordinatore che tra l’altro lo informa su che tipo di servizio sia il NIL. Nella fase di accoglienza il NIL si occupa anche della parte relativa all’adeguatezza della documentazione formale. La provincia richiede infatti l’applicazione integrale dell’art. 2 della Legge 68, in base alla quale la relazione conclusiva è il requisito per l’ammissione al sistema dei servizi. In fase di valutazione dell’utente il NIL utilizza una metodologia di contatto basata sulla relazione e poco pre-strutturata in base ad un modello. Si ritiene infatti che l’approccio relazionale attraverso il colloquio individuale aiuti a mettere a fuoco caratteristiche della persona. Rispetto alla segnalazione, l’UOIL dispone di una scheda condivisa con la rete dei servizi territoriali; la scheda è cartacea. Viene informatizzato un riassunto, raccolto per macrodati, della scheda anagrafica. Rispetto al progetto individuale, i punti fondamentali su cui il NIL pone l’attenzione sono: 1. La scelta mirata dell’educatore. Mirata in base alla patologia della persona, alla zona di lavoro; si valuta inoltre se la persona ha più bisogno di una figura maschile piuttosto che femminile. 2. La definizione dell’obiettivo generale del progetto. Si tratta di definire con chiarezza se si tratta di un percorso di inserimento con finalità osservativa (per pochi casi, sono utenti su cui si hanno seri dubbi che siano persone proponibili per il lavoro); addestrativa (per utenti che fanno un percorso, che non sono pronti per essere collocati, ma hanno bisogno di una formazione lunga); collocativa (quando è già concordato con l’azienda la fine del progetto, gli obiettivi sono stati raggiunti e si prevede l’assunzione). 3. Definizione della possibile mansione e del tipo di ambiente lavorativo; 4. Le modalità con cui è possibile il raggiungere il luogo di lavoro. Gli strumenti con i quali i NIL realizzano in concreto gli inserimenti lavorativi sono i tirocini osservativi o addestrativi, che vengono utilizzati senza finalità di assunzione; i tirocini collocativi e assunzioni con varie forme contrattuali: apprendistato, contratto a tempo determinato, dopo un percorso contratto a tempo indeterminato. Sia i tirocini che le borse lavoro vengono definiti entrambi tirocini; le differenze sono nel contratto educativo e nell’obiettivo, non nella forma istituzionale. In tutti i casi di tirocinio un tutor del NIL può affiancare la persona sul luogo di lavoro, anche a orario pieno nel primo periodo. In alcuni casi anche al momento dell’assunzione è previsto ancora l’affiancamento di un educatore se sussistono problemi particolari. E’ inoltre richiesto un tutor aziendale, che è un riferimento operativo, di solito nella persona di un caporeparto. Il tutor interno può essere presente anche alla verifica finale; il confronto fra il tutor aziendale e l’operatore del NIL è comunque costante. Oltre alle modalità ed alle metodologie appena descritte, che si riferiscono agli interventi specifici, L’UOIL gestisce alcuni interventi riguardanti aspetti particolari dell’area integrazione sociolavorativa. Vi è ad esempio accoglienza del disagio sociale aspecifico: in alcuni casi vengono prese in carico persone che non rientrano in nessuna delle tipologie del disagio certificato, le quali tuttavia presentano un insieme di difficoltà personali e sociali, (quali ad es. assenza di reddito, età elevata) e si rivolgono ai NIL nella speranza che si possa fare un intervento che sostenga il reddito e la socialità. Vi sono interventi indiretti, quali l’erogazione dell’integrazione salariale alle cooperative sociali, a favore di quei soggetti non svantaggiati, ma problematici (la problematicità è certificata da una relazione dell’assistente sociale del comune), che la cooperativa ha assunto. Rispetto a queste persone la fiscalizzazione degli oneri prevista dalla l. 381/91 non funziona, e dunque le coop. pagano gli oneri sociali, in quanto non svantaggiati; con l’integrazione salariale l’UOIL finanzia il venti per cento del costo di questi inserimenti. 126 Area Politiche sociali e pari opportunità Per i ragazzi più giovani vengono proposti tirocini all’interno dell’azienda per dar loro la possibilità di sperimentarsi con un educatore, che aiuta a capire quali sono le problematiche e a crescere nella capacità di gestire la propria autonomia. In alcuni casi l’UOIL svolge solo una funzione formativa, nella convinzione che laddove non c’è disabilità, ma solo disagio, può darsi che alla fine del percorso formativo le risorse personali si siano strutturate in modo più accettabile per il mercato del lavoro. Dal punto di vista dell’integrazione con l’esterno, con i servizi segnalanti la situazione attuale è frutto di una storia articolata. In alcuni casi, come ad esempio riguardo alle aziende ospedaliere, la relazione funziona attraverso protocolli che si occupano di più temi oltre a quelli dell’inserimento lavorativo. Gli interlocutori più prossimi all’operatività dell’UOIL sono comunque proprio i servizi segnalanti: i servizi sociali comunali, l’area handicap dell’ASL, in alcuni casi la tutela minori, il Ser.T, contatti con il CSSA (carcere). Esiste poi una collaborazione costante con l’ente nazionale sordomuti di Brescia e con l’ufficio vertenze e l’ufficio handicap della CGIL. Riguardo al terzo settore, l’UOIL è giunto ad una collaborazione ampia e sincera, che permette di valutare compiutamente i possibili punti di incontro. Con Confcooperative si condividono progetti dell’ampiezza di Horizon e Equal. Da quando la Provincia ha iniziato a organizzarsi in base alla legge 68 l’integrazione con la UOIL é cresciuta. Tra il ’99 e il 2001, mentre la provincia cercava di trovare una forma operativa sufficientemente valida su questi temi, l’UOIL era di fatto l’unico soggetto territoriale che si occupasse ed operasse inserimenti lavorativi in ambito provinciale. Attualmente l’UOIL partecipa, come partner della provincia, alla realizzazione del collocamento mirato. Il coordinamento con la Provincia si concretizza in modo stabile attraverso un gruppo di lavoro con incontri più o meno bimestrali, indetti dalla provincia ai quali partecipano tutti i partner. Rispetto ai centri per l’impiego invece non vi sono particolari forme di collaborazione. L’unico contatto operativo si riduce di fatto all’iscrizione degli utenti all’UCM (Ufficio Collocamento Mirato) provinciale. La responsabile dell’UOIL interviene negli incontri del Comitato Tecnico come membro, tuttavia su questo versante non esistono altri tipi d’interazioni. 127 Area Politiche sociali e pari opportunità UNITÀ OPERATIVA INSERIMENTI LAVORATIVI - PROGETTO APPRENDISTA & STREGONE – AREA DISABILI (AZIENDA SPECIALE SOVRACOMUNALE OFFERTA SOCIALE DEI 29 COMUNI DELL’AREA VIMERCATE-TREZZO) Riferimenti Responsabile: Indirizzo: Comune Provincia Regione Telefono: Fax: E-mail: Sito web: Roberta Lorenzini Via Dante 1 Bernareggio Milano Lombardia 039.6884242 – 333.9064802 0396800505 [email protected] www.offertasociale.it LA STORIA DEL SERVIZIO L’UOIL progetto Apprendista & Stregone - area disabili, dipende dalla Azienda Speciale sovracomunale Offerta Sociale. Le unità operative in cui attualmente è articolato l’UOIL di Offerta Sociale sono 5: disabili, psicosociale, minori a rischio, dipendenze, carcere (in fase sperimentale). La storia dell’inserimento lavorativo disabili nel territorio del vimercatese è cominciata negli anni 1985-1986, ed ha avuto come epicentro il Centro Polivalente di Usmate-Velate, struttura quest’ultima che faceva capo alla Provincia. All’interno del Centro Polivalente, attraverso un fondo sperimentale proveniente dal bilancio provinciale e l’impiego di due operatrici destinate specificamente all’inserimento lavorativo, nasce il primo nucleo di un progetto di integrazione socio-lavorativa. Il progetto si è quindi stabilizzato e negli anni successivi è divenuto un servizio (UOIL) in carico prima alla USSL, poi all’ASL. Dal 1995 è cominciata una stretta collaborazione con il Servizio di Psichiatria che ha segnato anche l’inizio della diversificazione dell’UOIL in aree operative specifiche per tipo di utenza. Nel 2000 i 29 comuni dell’area distrettuale di Vimercate e dell’area distrettuale di Trezzo sull’Adda hanno formulato una Convenzione Intercomunale (con Vimercate capofila), ritirato le deleghe all’ASL per una serie di servizi tra cui l’inserimento lavorativo e iniziato a gestire la Convenzione. Il personale della ASL è stato mantenuto e trasferito attraverso la mobilità al Comune di Vimercate. Nel 2003 la Convenzione Intercomunale è stata trasformata nell’Azienda Speciale consortile Offerta Sociale, che è la forma istituzionale attuale nella quale vengono gestiti molti servizi dei 29 comuni dell’area Vimercate-Trezzo. FUNZIONAMENTO DEL SERVIZIO E METODOLOGIA DI INTERVENTO L’UOIL – area disabili è formata da 1 coordinatrice, 1 psicologa interna al servizio (8 h settimanali, rapporto di consulenza), 3 operatrici tutor (educatrici) in collaborazione coordinata (30 h settimanali), 1 psicologa (diversa dalla precedente) che si occupa della supervisione d’equipe. La psicologa interna lavora sia di supporto agli operatori che sui singoli percorsi di inserimento. Vi è poi un operatore – ricercatore aziendale il cui lavoro però non è rivolto alla sola area disabili, ma a tutte e 5 le unità operative del UOIL. Referenti principali del ricercatore aziendale sono i coordinatori delle diverse equipe, che, di fronte alle risorse per definizione scarse di postazioni lavorative, valutano le priorità e le distribuiscono tra le aree operative. Esiste all’interno dell’area disabili un progetto innovativo, denominato Gruppo Vivaio, rivolto a ragazzi disabili giovani che provengono da esperienze scolastiche, dal CFPH o da scuole 128 Area Politiche sociali e pari opportunità professionali del territorio. Si tratta di ragazzi ancora in fase adolescenziale, dotati di potenzialità di inserimento al lavoro, ma ancora bisognosi di un percorso di crescita personale. Il progetto Gruppo Vivaio, nato 2 anni fa, mira appunto a dare la possibilità di compiere al meglio questo percorso di crescita. Il Gruppo Vivaio occupa, oltre al personale già detto, 2 altri operatori (educatori, entrambi a 20 ore settimanali) un’altra psicologa (5 h settimanali) e di nuovo la psicologa supervisora. L’area disabili dispone di un momento mensile di supervisione di circa 2 ore, e di una riunione settimanale d’equipe che al bisogno può durare anche tutto il giorno. La riunione d’equipe ha un taglio più operativo o metodologico, la supervisione ha più un significato di sostegno-confrontolettura degli eventi. L’UOIL ha complessivamente in carico dai 100 ai 120 utenti all’anno, con una media di circa 30 segnalazioni nuove all’anno. La segnalazione degli utenti all’UOIL avviene per lo più da parte dei Servizi Sociali comunali, che inviano la persona sulla base di un proprio progetto individuale. UOIL e Servizio Sociale condividono quindi il progetto di inserimento lavorativo che va ad integrarsi con quello individuale globale. Il primo momento della segnalazione consiste nell’invio della scheda informativa, il cui schema è concordato tra UOIL e servizi territoriali; segue quindi un primo incontro tra operatori. Da qui in poi si dà avvio alla fase di osservazione (che comprende tanto una fase di accoglienza che di diagnosi della situazione), strutturata in 3 incontri. Il primo è un incontro informativo per il neoutente, viene condotto dalla coordinatrice e da una operatrice. La comunicazione in questo primo colloquio verte essenzialmente sul fatto che l’UOIL non è un ufficio di collocamento, non ha tanto e solo il compito di trovare un posto di lavoro ma offre un percorso verso la possibilità di potersi inserire in maniera stabile e soddisfacente in una realtà lavorativa. Il secondo colloquio consiste in prove di osservazione, non basate su test psicologici standard. Si tratta di prove di attenzione, di memoria, sull’orientamento spazio-temporale, sulla capacità di lettura, capacità di tipo manuale (semplici assemblaggi). Le informazioni raccolte in questi due colloqui vengono quindi trasmesse alla psicologa che condurrà il terzo colloquio. Quest’ultimo punta a mettere meglio a fuoco gli aspetti personologici già emersi nel corso dei primi due contatti Quanto emerso dai tre colloqui viene quindi discusso in equipe. Al termine viene redatto un documento conclusivo della fase di analisi, nel quale si comincia a delineare una bozza di progetto individuale. E’ sempre previsto un momento di restituzione della fase di osservazione all’utente. Al colloquio è presente la coordinatrice e l’operatrice che seguirà poi la persona nel suo percorso di inserimento. Nel corso della restituzione si fornisce anche qualche possibile linea di sviluppo ed ipotesi del successivo percorso. Precedentemente all’accoglienza del neoutente, gli operatori dell’UOIL ricevono la scheda di segnalazione da parte dal servizio sociale comunale segnalante (il modello di scheda è concordato con questi ultimi. La raccolta di informazioni in questa fase è sia cartacea che elettronica; la documentazione informatica è però più sintetica e basata sulla raccolta dati. La documentazione estesa e completa è quella cartacea raccolta in cartella. L’UOIL dispone di una scheda di osservazione nella quale sono anche registrati i risultati dei test ai quali vengono sottoposti i neoutenti. Gli strumenti utilizzati sono stati prodotti nel tempo internamente al servizio, non sono utilizzati strumenti standard. Il progetto individuale è sia cartaceo che informatizzato (informatizzato nella forma della convenzione con l’azienda ospitante), viene firmato anche dall’utente che ne ha una copia e viene trasmesso al servizio inviante ed ovviamente all’azienda ospitante. Rispetto al progetto individuale, gli elementi essenziali riguardano la scelta dell’azienda ospitante l’inserimento, luoghi e tempi dell’inserimento, mansioni che la persona dovrà svolgere, obiettivi a breve e a medio termine, modalità pratiche, regole/obblighi da seguire nel corso dell’esperienza di 129 Area Politiche sociali e pari opportunità inserimento, strumenti di supporto (soprattutto impegno economico e copertura assicurativa da parte del servizio). Il progetto individuale di inserimento lavorativo viene elaborato dall’equipe al completo, sulla base dei risultati della fase di analisi. Dal momento successivo tuttavia il referente del percorso diventa l’operatrice prescelta, che ovviamente continua a confrontarsi nel corso del tempo con i colleghi. Riguardo al reperimento di postazioni lavorative sul territorio e alla conoscenza delle realtà aziendali, se si tratta di progetti di tirocini formativi non finalizzati all’assunzione, l’UOIL si avvale quasi esclusivamente dei suoi contatti con il mondo della cooperazione sociale e della banca dati implementata dal proprio ricercatore aziendale. Se si tratta di percorsi finalizzati all’assunzione, si rivolge anche all’Ufficio Provinciale Collocamento Disabili ed al Progetto Match da loro gestito, che è comunque una risorsa per reperire aziende e postazioni lavorative. Molto meno frequenti e non molto significativi sono invece i contatti con i Centri per l’impiego. Capita non raramente che l’UOIL sia partner, come servizio, nelle convenzioni che le aziende, sulla base della legge 68/99, stipulano con la Provincia. In questo caso è Offerta Sociale che entra a far parte come soggetto partner nella convenzione quadro fra provincia ed azienda. L’UOIL stipula quindi, all’interno della convenzione quadro, le singole convenzioni di avviamento dei singoli tirocini all’interno dell’impresa. Rispetto al concreto inserimento nella realtà lavorativa, gli strumenti utilizzati dall’UOIL sono il tirocinio (progetto non finalizzato all’assunzione, che prevede un minore riconoscimento economico) e la borsa lavoro (progetto finalizzato all’assunzione, con un riconoscimento economico più consistente). Il tirocinio di solito non prevede più di 30 h alla settimana, ed ha un carattere più socializzante che lavorativo in senso stretto. Uno strumento significativo nel progetto di inserimento è anche l’assunzione a tempo determinato, che è anche un modo per consentire all’azienda di mettere alla prova la persona in senso pieno senza tuttavia assumersi il carico di un’assunzione a tempo indeterminato. Il progetto individuale prevede sempre, a scadenze periodiche, delle riunioni di verifica dell’andamento del percorso. Le verifiche vengono registrate nella scheda strutturata “osservazioni dell’azienda”. Gli operatori dell’UOIL richiedono sempre la presenza di un tutor interno al contesto lavorativo, che è referente tanto della persona inserita che dell’operatore che segue l’inserimento. La presenza dell’operatore del servizio sul posto di lavoro è assidua nel primo periodo dell’inserimento, poi nel tempo si riduce ad alcune visite periodiche a scadenza fissa. Il progetto individuale prevede sempre, a scadenze periodiche, delle riunioni di verifica dell’andamento del percorso alle quali sono presenti l’operatore UOIL di riferimento, il referente aziendale interno e la persona inserita. L’UOIL si relaziona in prima battuta con i Servizi Sociali dei comuni Che fanno capo ad Offerta Sociale, che sono i primi e naturali enti segnalanti (con loro sono state concordati strumenti e modalità comuni ed omogenee, prima fra tutti un modello standard di scheda di segnalazione). Poi, il Centro Psico-Sociale, più come servizio verso cui gli operatori dell’UOIL accompagnano alcuni utenti, piuttosto che come servizio segnalante. Vi è quindi l’ampio ambito del privato sociale: con le molte cooperative sociali del territorio vi è una assidua collaborazione. Le cooperative sociali sono fortemente presenti sul territorio del vimercatese ed hanno un significativo ruolo nelle politiche di integrazione lavorativa dei disabili. I rapporti fra il Servizio e le cooperative sono ormai storici e caratterizzati da una buona intesa reciproca. Secondo gli operatori dell’UOIL, le cooperative sociali hanno un insostituibile ruolo di formazione rispetto ai percorsi di inserimento, nel senso che in moltissimi casi sono il primo passaggio (che può durare anche un tempo lungo, un anno o due) della persona disabile verso il mondo del lavoro. La coordinatrice fa parte della segreteria del Comitato Tecnico Provinciale; a parte questa coincidenza di “doppia carica” non ci sono particolari altre interazioni pratiche fra UOIL-area disabili e Comitato. 130 Area Politiche sociali e pari opportunità Esistono rapporti con associazioni di volontariato, che spesso sono collegate all’attività delle cooperative sociali; spesso anzi nascono a partire dal lavoro e dal contesto della cooperazione sociale. In molti casi il volontariato si fa carico di offrire occasioni qualificate di tempo libero alle persone disabili del territorio. 131 Area Politiche sociali e pari opportunità UNITÀ PER L’ORIENTAMENTO E L’INTEGRAZIONE LAVORATIVA (COMUNE DI MONZA) Riferimenti Responsabile: Indirizzo: Comune Provincia Regione Telefono: Fax: E-mail: Sito web: Dott.ssa Silvia Preda via Appiani 17 – Monza (MI) Monza Milano (sta nascendo però la provincia di Monza) Lombardia 039.2372766 039.2301191 LA STORIA DEL SERVIZIO Il servizio d’integrazione lavorativa nasce a Monza nel 1982. In quell’anno, all’interno del Centro di formazione Professionale vennero individuati alcuni operatori che in breve tempo si trasferirono all’area dei servizi sociali e iniziarono a strutturare il nucleo di un SIL all’interno del Comune di Monza. Nel 1988, con l’erogazione di contributi permanenti da parte della Regione Lombardia al SIL come progetto complessivo d’intervento, si giunse alla istituzione formale del Servizio, che è sempre rimasto un servizio comunale. Gli utenti presi in carico nel 2003 sono stati 193. Di questi, 135 erano disabili e 8 sono pazienti psichiatrici senza certificazione d’invalidità civile. FUNZIONAMENTO DEL SERVIZIO E METODOLOGIA DI INTERVENTO L’assetto organizzativo comprende un coordinatore, 7 educatori ed uno psicologo (consulente), che con la sua specifica competenza integra la diagnosi e la conoscenza delle persone in carico al servizio e opera inoltre come supervisore al lavoro di equipe. Gli educatori sono tutti di ruolo, 2 part-time, tutti gli altri a tempo pieno. Cinque educatori lavorano su Monza, uno su Villasanta (comune limitrofo a Monza) e un educatore lavora all’interno di un’equipe che gestisce progetti che non fanno parte del lavoro ordinario. L’organizzazione dell’UOIL è di tipo decentrato e territoriale. Per ogni circoscrizione amministrativa del comune esiste infatti un’equipe di servizio sociale, che prevede alcune figure professionali: assistenti sociali, piscopedagogisti, psicologi, ASA, ed educatori. Ciascun educatore dell’UOIL è inserito in una di queste equipe e lavora a stretto contatto con gli operatori decentrati. Oltre ai 5 distretti del comune di Monza, l’UOIL coordina anche l’educatore del Servizio Inserimenti Lavorativi interno ai servizi sociali del comune di Villasanta, che ha delegato il servizio a appunto all’UOIL di Monza. E’ in previsione la delega anche da parte del comune di Brugherio (altro comune limitrofo), ed è possibile che in futuro ci possano essere anche altri piccoli comuni circostanti che si appoggeranno alla nostra struttura organizzativa. Dato che gli educatori dell’UOIL sono “dispersi” nelle equipe territoriali monzesi e nei servizi sociali di altri comuni, hanno bisogno di forti momenti di integrazione: a questo scopo svolgono una riunione d’equipe settimanale per l’analisi dei casi e la presa in carico, la programmazione generale, il sostegno agli operatori e le decisioni sull’orientamento del servizio. Gli operatori dell’UOIL, lavorando all’interno delle equipe sociali territoriali del comune, sono in relazione costante con la progettazione individuale che gli operatori sociali comunali costruiscono a 132 Area Politiche sociali e pari opportunità favore delle persone disabili. L’UOIL contribuisce, entro la propria competenza e particolare prospettiva, ad integrare il progetto, collaborando con osservazioni ed interventi specifici. Per quanto riguarda l’accesso al Servizio, spesso l’utente è già conosciuto dall’equipe territoriale. Il contatto con l’utente viene preceduto da un incontro tra operatori (di solito con l’assistente sociale). L’utente accede all’UOIL attraverso un incontro di conoscenza, nel corso del quale gli vengono fornite informazioni sul Servizio. In questo contesto viene posto l’accento sul fatto che non si tratta di un servizio che si occupa di collocare le persone, ma di un servizio educativo che prevede un percorso in cui la persona ha un ruolo attivo. L’UOIL opera anche con persone che hanno già lavorato, inviate dall’UCM della Provincia, che non hanno necessità di un percorso educativo, e il cui progetto di inserimento prevede un percorso di collocamento mirato sulla base della Legge 68. In questo caso il lavoro fondamentale degli operatori dell’UOIL è quello di mediare tra i bisogni della persona e quelli dell’azienda. In fase di diagnosi della situazione, gli operatori utilizzano il bilancio attitudinale, strutturato tenendo conto di alcune aree, tra cui i percorsi formativi, l’area motivazionale, gli strumenti acquisiti in passato e l’area delle aspettative. Di tutto ciò viene data una restituzione alla persona alla fine del percorso di osservazione e diagnosi. La cosa più importante in questa fase è capire se c’è un bisogno inespresso, operando una rilettura attenta e approfondita della domanda. Non vengono utilizzati altri strumenti strutturati. La scelta è stata quella di non dotarsi di troppi strumenti, ma di dare molta importanza alla relazione. In fase di accoglienza, vi sono diversi aspetti che l’UOIL tiene in considerazione e diverse aree su cui raccoglie informazioni. Per quanto riguarda l’area relativa alla patologia, si richiede il verbale d’invalidità. Dove ci fosse la necessità di un approfondimento, il Servizio può prendere contatto con il servizio specialistico. Riguardo all’area della formazione, vengono richieste informazioni su quali percorsi formativi la persona ha già svolto; quanto sono durati, che mansioni comprendevano e per quale motivo hanno avuto termine. Rispetto all’area della relazione e dei contatti sociali, gli operatori mirano a comprendere la situazione familiare dell’utente in carico o a capire se esiste una rete informale di aiuto intorno alla persona. In questa fase viene elaborato un diario dell’operatore e i dati salienti vengono strutturati in una scheda formalizzata e strutturata, in forma cartacea In questa scheda, “prolungata” dal materiale e dalla documentazione prodotta in fase di valutazione, esiste una voce che chiede di specificare l’ipotesi progettuale in base al bilancio attitudinale effettuato. E’ lì che viene espresso il progetto, che operativamente viene discusso, formulato ed approvato nella equipe settimanale. Gli elementi che costituiscono il progetto riguardano il tipo di percorso proposto (ad esempio un laboratorio formativo, piuttosto che un tirocinio finalizzato all’assunzione o alla crescita della persona). Vengono specificati eventuali bisogni di sostegno e i servizi da coinvolgere nella gestione della situazione. L’UOIL non si occupa direttamente d’interventi formativi. In caso di necessità si appoggia ad agenzie o progetti di formazione esterni. Gestisce però direttamente progetti di orientamento, spesso svolti attraverso un lavoro di gruppo. Le segnalazioni da parte del Centro per l’impiego riguardo alle postazioni lavorative disponibili in aziende non sono molto frequenti. Di fatto L’UOIL ha una sua banca dati. l’UOIL si rapporta al CPI su aspetti che riguardano la progettazione. Ci sono vari momenti di formalizzazione del progetto. Vi è inizialmente la relazione dell’educatore in cui vi sono le motivazioni che esplicitano la scelta di un percorso piuttosto che di un altro, ad esempio un tirocinio. Questo comporta una convenzione, la formulazione del progetto di tirocinio scritto e firmato dalle parti contraenti. Durante il tirocinio esiste un protocollo di verifiche con una scheda compilata in itinere che viene riportata sul diario degli interventi. 133 Area Politiche sociali e pari opportunità Riguardo agli strumenti con cui realizzare il concreto inserimento, l’UOIL utilizza il tirocinio (con copertura assicurativa) con o senza borsa lavoro, a seconda di quello che si ritiene opportuno a livello educativo. Gli operatori usualmente non svolgono accompagnamento in azienda, succede solo in alcuni casi nei quali e particolarmente presente e fondamentale il bisogno di accompagnamento. Riguardo alla fase di verifica del percorso, non esiste uno standard, ma si valuta in base alle situazioni. Generalmente si fanno colloqui periodici con la persona inviata in tirocinio, con il tutor aziendale, separatamente o insieme a seconda dell’opportunità, presso il servizio o in azienda. Viene svolto un monitoraggio anche ad assunzione avvenuta. Nel primo anno successivo all’inserimento lavorativo il monitoraggio è formalizzato. Poi l’UOIL lascia la possibilità alla persona di contattare l’educatore e il servizio ove sussista la necessità. All’interno del comune di Monza l’UOIL ha rapporti stretti con il settore educazione, che gestisce anche il CFP e con il quale il Servizio cogestisce progetti Fondo sociale europeo. Sempre all’interno del comune ha contatti con il settore personale, per gli inserimenti lavorativi all’interno dell’Ente locale, e attraverso di esso con gli altri uffici che si rendono disponibili ad ospitare tirocini. Esiste un collegamento con il Servizio prevenzione e reinserimento per ex-tossicodipendenti, con il quale vengono cogestiti progetti anche su individuali. All’esterno, significativi sono i rapporti con l’ASL, con i suoi servizi riabilitativi e con il suo SIL; con le scuole, i CFP, alcuni servizi del privato sociale, le associazioni di volontariato e le cooperative sociali. Esistono collegamenti stretti con il Comune di Villasanta, con il dipartimento di salute mentale dell’Azienda Ospedaliera San Gerardo (Monza), con organizzazioni sindacali, con associazioni industriali, con i centri lavoro, con i Servizi per l’impiego e la Provincia di Milano, in particolare con i servizi per il collocamento obbligatorio mirato e infine con le aziende del territorio. Il Servizio non interagisce formalmente con il Comitato Tecnico Provinciale. Nella provincia di Milano esiste un coordinamento dei Servizi per l’Inserimento Lavorativo. Negli ultimi tempi sembra che la provincia stia valorizzando maggiormente il coordinamento: la legge 68 prevede infatti fondi regionali, per ottenere i quali le province devono sottoporre alla regione dei piani di utilizzo. Con l’UCM della Provincia i momenti di interazione riguardano la conoscenza diretta degli utenti e i dati riguardo ai profili ricavati dal sistema Match. 134 Area Politiche sociali e pari opportunità BIBLIOGRAFIA 135 Area Politiche sociali e pari opportunità Albini P.- Crespi M.- di Seri E. - Il nuovo diritto al lavoro dei disabili. La legge n. 68/99 di riforma del collocamento obbligatorio aggiornata allo schema di regolamento di esecuzione del 4 agosto 2000, Cedam, Padova, 2000. Barnes C. - A Working Social Model? Disability and Work in the 21st Century. Paper presented at the Disability Studies Conference and Seminar, Apex International Hotel, Edinburgh, 9 December 1999. Bruni M., Alcune note economiche in tema di handicap, in M. G. 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