Un nuovo tassello per scoprire il lato oscuro del Genoma Info

Roma, 23 febbraio 2015
COMUNICATO STAMPA
Un nuovo tassello per scoprire il lato oscuro del Genoma
Un team del dipartimento di Biologia e Biotecnologie "Charles Darwin" della Sapienza, coordinato da
Patrizio Dimitri, in collaborazione con il Drosophila Genome Project di Berkeley ha condotto uno
studio per aggiungere un nuovo importante tassello nell’esplorazione del genoma di Drosophila
melanogaster, organismo modello per lo studio delle malattie umane.
I risultati della ricerca sono apparsi nell'articolo "The Release 6 Drosophila melanogaster reference
genome", pubblicato nell'ultimo numero dalla prestigiosa rivista americana Genome Research.
Lo studio ha consentito di approfondire le conoscenze citologiche e molecolari sull'eterocromatina,
da sempre considerata il "lato oscuro del genoma" che nella specie umana rappresenta circa il 30%
del genoma. I ricercatori hanno elaborato una mappa dettagliata della eterocromatina della
Drosophila melanogaster che ha permesso di evidenziare al suo interno nuovi geni essenziali. Tra
questi, è stato identificato il gene Myosin 81F codificante per una nuova proteina della famiglia delle
miosine, che oltre alle funzioni motrici canoniche potrebbe svolgerne altre ancora sconosciute.
Inoltre, Myosin 81F, è un gene gigantesco, forse il più grande identificato in Drosophila, con le sue 2
milioni e 500mila coppie di basi di DNA, dimensioni paragonabili addirittura a quelle di un intero
genoma batterico. Tali dimensioni sono dovute alla presenza di ampie regioni, gli introni, che
rappresentano più del 90% del gene. I grandi introni non codificano un prodotto proteico, ma
potrebbero giocare un ruolo importante nel regolare l'attività di Myosin 81F.
“L'eterocromatina - spiega Patrizio Dimitri - è stata da sempre assimilata ad una sorta di discarica
genomica di "junkDNA", ovvero "DNA spazzatura" non a caso anche sui libri di testo di Genetica
essa è sinonimo di inattività genetica. In realtà – continua il ricercatore - l'eterocromatina contiene
una sorprendente ed eterogenea varietà di sequenze geniche funzionali, alcune di grandi
dimensioni, che sono necessarie per lo sviluppo ed il differenziamento cellulare di Drosophila
melanogaster. Anche nella specie umana – conclude Dimitri - mutazioni del DNA
dell'eterocromatina potrebbero alterare lo sviluppo dando origine a patologie ereditarie, sebbene non
esistano ancora dati sperimentali a supporto di questa ipotesi”.
La ricerca, durata sei anni, è stata finanziata dal National Institutes of Health (NIH) e dall'Istituto
Pasteur-Fondazione Cenci Bolognetti.
Focus
La Drosophila melanogaster come organismo modello per lo studio delle malattie umane.
Fin dai primi del 1900, la Drosophila melanogaster, il comune moscerino della frutta, è un organismo modello
indispensabile per gli studi di Genetica e Biologia dello sviluppo. I recenti progressi compiuti nel campo della
genomica hanno messo in evidenza una vasta gamma di processi biologici in comune tra Drosophila melanogaster
e mammiferi. Ne è emerso che, malgrado la grande distanza evolutiva che separa specie umana e Drosophila
melanogaster (circa 700 milioni di anni), molti geni, prodotti proteici e meccanismi fondamentali di sviluppo sono
condivisi. Basti pensare che circa il 70% dei geni umani noti associati a malattie genetiche possiede un
corrispondente gene omologo in Drosophila melanogaster. Non a caso, negli ultimi anni la Drosophila melanogaster
rappresenta l'organismo di elezione per delucidare le basi genetiche e molecolari della tumorigenenesi,
dell'invecchiamento e dell'insorgenza di svariate malattie umane, tra cui morbo di Parkinson, morbo di Alzheimer,
SLA, Corea di Huntington e varie cardiomiopatie ereditarie.
Info
Patrizio Dimitri
docente di Genetica – dipartimento Biologia e Biotecnologie "Charles Darwin
T (+39) 0649917948 M (+39) 329 0119430
[email protected]
http://bbcd.bio.uniroma1.it/bbcd/cv/dimitri-patrizio
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Ricerca e Sviluppo
Salute: studio italiano svela nuovo tassello lato oscuro
genoma
13:22 23 FEB 2015
(AGI) - Roma, 23 feb. - Svelato un un nuovo importante tassello nell'esplorazione del genoma di
Drosophila melanogaster, organismo modello per lo studio delle malattie umane. Un gruppo di
ricercatori dell'Universita' Sapienza di Roma ha effettuato uno studio, pubblicato sulla rivista
Genome Research, che ha consentito di approfondire le conoscenze citologiche e molecolari
sull'eterocromatina, da sempre considerata il "lato oscuro del genoma" che nella specie umana
rappresenta circa il 30 per cento del genoma. I ricercatori hanno elaborato una mappa dettagliata
della eterocromatina della Drosophila melanogaster che ha permesso di evidenziare al suo interno
nuovi geni essenziali. Tra questi, e' stato identificato il gene "Myosin 81F" codificante per una
nuova proteina della famiglia delle miosine, che oltre alle funzioni motrici canoniche potrebbe
svolgerne altre ancora sconosciute. Inoltre, Myosin 81F, e' un gene gigantesco con le sue 2 milioni
e 500mila coppie di basi di DNA, dimensioni paragonabili addirittura a quelle di un intero genoma
batterico. Tali dimensioni sono dovute alla presenza di ampie regioni, gli introni, che
rappresentano piu' del 90 per cento del gene. I grandi introni non codificano un prodotto proteico,
ma potrebbero giocare un ruolo importante nel regolare l'attivita' di Myosin 81F. "L'eterocromatina ha spiegato Patrizio Dimitri, uno dei ricercatori dello studio - e' stata da sempre assimilata ad una
sorta di discarica genomica di "junkDNA", ovvero "DNA spazzatura" non a caso anche sui libri di
testo di Genetica essa e' sinonimo di inattivita' genetica.
In realta', l'eterocromatina contiene una sorprendente ed eterogenea varieta' di sequenze
geniche funzionali, alcune di grandi dimensioni, che sono necessarie per lo sviluppo ed il
differenziamento cellulare di Drosophila melanogaster. Anche nella specie umana mutazioni del
DNA dell'eterocromatina potrebbero alterare lo sviluppo dando origine a patologie ereditarie,
sebbene non esistano ancora dati sperimentali a supporto di questa ipotesi". (AGI) .
ABBONATI
Ricerca: studio Sapienza fa luce sul 'lato
oscuro' Dna grazie a moscerino
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BREAKING NEWS FOCUS.IT Roma,
23 feb (AdnKronos Salute) - Capire e analizzare le
conoscenze citologiche e molecolari sull'eterocromatina, da sempre considerata il 'lato
oscuro del genoma' (e le cui mutazioni sono collegate a molte patologie ereditarie),
grazie ad una mappa dettagliata della eterocromatina della 'Drosophila melanogaster'. Il
comune moscerino della frutta è infatti l'organismo modello per lo studio delle malattie
umane. La ricerca è stata messa a punto dal team del dipartimento di Biologia e
biotecnologie 'Charles Darwin' della Sapienza, coordinato da Patrizio Dimitri, in
collaborazione con il 'Drosophila Genome Project' di Berkeley (Usa).
Lo studio ha aggiungere un nuovo importante tassello nell’esplorazione del genoma
della 'Drosophila melanogaster'. I risultati della ricerca sono stati pubblicati nell'ultimo
numero della rivista 'Genome Research'. "Tra i geni mappati dal lavoro - sottolinea la
ricerca - è stato identificato il gene Myosin 81F codificante una nuova proteina della
famiglia delle miosine, che oltre alle funzioni motrici canoniche potrebbe svolgerne altre
ancora sconosciute. Inoltre, Myosin 81F, è un gene gigantesco, forse il più grande
identificato nella 'Drosophila', con le sue 2,5 mln di coppie di basi di Dna, dimensioni
paragonabili addirittura a quelle di un intero genoma batterico. Tali dimensioni - osserva
il lavoro - sono dovute alla presenza di ampie regioni, gli introni, che rappresentano più
del 90% del gene. I grandi introni non codificano un prodotto proteico, ma potrebbero
giocare un ruolo importante nel regolare l'attività di Myosin 81F".
"L'eterocromatina - spiega Patrizio Dimitri - è stata da sempre assimilata ad una sorta di
discarica genomica di 'junkDna', ovvero 'Dna spazzatura': non a caso anche sui libri di
testo di genetica è sinonimo di inattività genetica. In realtà – continua il ricercatore l'eterocromatina contiene una sorprendente ed eterogenea varietà di sequenze geniche
funzionali, alcune di grandi dimensioni, che sono necessarie per lo sviluppo ed il
differenziamento cellulare della 'Drosophila. Anche nella specie umana mutazioni del
Dna dell'eterocromatina potrebbero alterare lo sviluppo dando origine a patologie
ereditarie, sebbene - conclude - non esistano ancora dati sperimentali a supporto di
questa ipotesi". La ricerca, durata sei anni, è stata finanziata dal National Institutes of
Health (Nih) e dall'Istituto Pasteur-Fondazione Cenci Bolognetti.
HealthDesk
RICERCA DI BASE
Un nuovo tassello per scoprire
il lato oscuro del genoma
LUNEDÌ 23 FEBBRAIO 2015, 17:30
Un team del dipartimento di Biologia e Biotecnologie "Charles Darwin"
della Sapienza, coordinato da Patrizio Dimitri, in collaborazione con il
Drosophila Genome Project di Berkeley ha condotto uno studio per
aggiungere un nuovo importante tassello nell'esplorazione del genoma di
Drosophila melanogaster, organismo modello per lo studio delle malattie
umane.
La ricerca, apparsa sull'ultimo numero di Genome Research, ha consentito
di approfondire le conoscenze citologiche e molecolari sull'eterocromatina,
da sempre considerata il "lato oscuro del genoma" che nella specie umana
rappresenta circa il 30% del genoma.
I ricercatori hanno elaborato una mappa dettagliata della eterocromatina
della Drosophila melanogaster che ha permesso di evidenziare al suo
interno nuovi geni essenziali. Tra questi, il gene Myosin 81F codificante per
una nuova proteina della famiglia delle miosine, che oltre alle funzioni
motrici canoniche potrebbe svolgerne altre ancora sconosciute. Inoltre,
Myosin 81F, è un gene gigantesco, forse il più grande identificato in
Drosophila, con le sue 2 milioni e 500 mila coppie di basi di Dna,
dimensioni paragonabili addirittura a quelle di un intero genoma batterico.
«L'eterocromatina è stata da sempre assimilata ad una sorta di discarica
genomica di "Dna spazzatura", in realtà contiene una sorprendente ed
eterogenea varietà di sequenze geniche funzionali», spiega Patrizio Dimitri.
«Anche nella specie umana mutazioni del Dna dell'eterocromatina
potrebbero alterare lo sviluppo dando origine a patologie ereditarie,
sebbene non esistano ancora dati sperimentali a supporto di questa
ipotesi».
Ricerca: studio Sapienza fa luce
sul 'lato oscuro' Dna grazie a
moscerino
23 febbraio 2015
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Panorama
Scienza
Salute
Ricerca: studio Sapienza fa luce sul 'lato oscuro' Dna grazie a moscerino
ADNKRONOS
Roma, 23 feb (AdnKronos Salute) - Capire e analizzare le conoscenze citologiche e
molecolari sull'eterocromatina, da sempre considerata il 'lato oscuro del genoma' (e le
cui mutazioni sono collegate a molte patologie ereditarie), grazie ad una mappa
dettagliata della eterocromatina della 'Drosophila melanogaster'. Il comune moscerino
della frutta è infatti l'organismo modello per lo studio delle malattie umane. La ricerca è
stata messa a punto dal team del dipartimento di Biologia e biotecnologie 'Charles
Darwin' della Sapienza, coordinato da Patrizio Dimitri, in collaborazione con il
'Drosophila Genome Project' di Berkeley (Usa).
Lo studio ha aggiungere un nuovo importante tassello nell’esplorazione del genoma
della 'Drosophila melanogaster'. I risultati della ricerca sono stati pubblicati nell'ultimo
numero della rivista 'Genome Research'. "Tra i geni mappati dal lavoro - sottolinea la
ricerca - è stato identificato il gene Myosin 81F codificante una nuova proteina della
famiglia delle miosine, che oltre alle funzioni motrici canoniche potrebbe svolgerne altre
ancora sconosciute. Inoltre, Myosin 81F, è un gene gigantesco, forse il più grande
identificato nella 'Drosophila', con le sue 2,5 mln di coppie di basi di Dna, dimensioni
paragonabili addirittura a quelle di un intero genoma batterico. Tali dimensioni - osserva
il lavoro - sono dovute alla presenza di ampie regioni, gli introni, che rappresentano più
del 90% del gene. I grandi introni non codificano un prodotto proteico, ma potrebbero
giocare un ruolo importante nel regolare l'attività di Myosin 81F".
"L'eterocromatina - spiega Patrizio Dimitri - è stata da sempre assimilata ad una sorta di
discarica genomica di 'junkDna', ovvero 'Dna spazzatura': non a caso anche sui libri di
testo di genetica è sinonimo di inattività genetica. In realtà – continua il ricercatore l'eterocromatina contiene una sorprendente ed eterogenea varietà di sequenze geniche
funzionali, alcune di grandi dimensioni, che sono necessarie per lo sviluppo ed il
differenziamento cellulare della 'Drosophila. Anche nella specie umana mutazioni del
Dna dell'eterocromatina potrebbero alterare lo sviluppo dando origine a patologie
ereditarie, sebbene - conclude - non esistano ancora dati sperimentali a supporto di
questa ipotesi". La ricerca, durata sei anni, è stata finanziata dal National Institutes of
Health (Nih) e dall'Istituto Pasteur-Fondazione Cenci Bolognetti.
© Riproduzione Riservata
L’Università Sapienza getta nuova luce sul “lato oscuro del Genoma”
drosophilaL’esplorazione del Genoma compie un passo avanti, grazie a una ricerca pubblicata sulla
prestigiosa rivista americana Genome Research. Lo studio è stato condotto in collaborazione con il
Drosophila Genome Project di Berkeley da un gruppo di ricercatori del dipartimento di Biologia e
Biotecnologie "Charles Darwin" dell’Università Sapienza, coordinato da Patrizio Dimitri.
I ricercatori hanno indagato il genoma di Drosophila melanogaster, il moscerino della frutta – organismo
modello per lo studio delle malattie umane – focalizzandosi in particolare sull’eterocromatina: una
componente ancora poco conosciuta che costituisce circa il 30% del genoma.
Dalla mappa dettagliata dell’eterocromatina di Drosophila melanogaster, elaborata dal gruppo di ricerca,
sono emersi nuovi geni essenziali, tra cui Myosin 81F, di dimensioni paragonabili a quelle di un intero
genoma batterico. Questo gene codifica per una nuova proteina della famiglia delle miosine, che oltre alle
funzioni motrici canoniche potrebbe svolgerne altre ancora sconosciute.
“L'eterocromatina – spiega Patrizio Dimitri – è stata da sempre assimilata ad una sorta di discarica
genomica di "junkDNA", ovvero "DNA spazzatura". In realtà – continua il ricercatore – contiene una
sorprendente ed eterogenea varietà di sequenze geniche funzionali, alcune di grandi dimensioni, che sono
necessarie per lo sviluppo ed il differenziamento cellulare di Drosophila melanogaster. Anche nella specie
umana – conclude Dimitri - mutazioni del DNA dell'eterocromatina potrebbero alterare lo sviluppo dando
origine a patologie ereditarie, sebbene non esistano ancora dati sperimentali a supporto di questa ipotesi”.
Fonte Università Sapienza
Data pubblicazione 03/03/2015
Abstract dell’articolo
Fatti . PA Informa . Economia, affari e finanza . L’Università Sapienza getta nuova luce sul "lato oscuro del
Genoma"
ECONOMIA, AFFARI E FINANZA
33 %
33 %
33 %
L’Università Sapienza getta nuova
luce sul "lato oscuro del Genoma"
Articolo pubblicato il: 03/03/2015
L’esplorazione del Genoma compie un passo avanti, grazie a una ricerca pubblicata sulla
prestigiosa rivista americana Genome Research. Lo studio è stato condotto in collaborazione con il
Drosophila Genome Project di Berkeley da un gruppo di ricercatori del dipartimento di Biologia e
Biotecnologie "Charles Darwin" dell’ Università Sapienza, coordinato da Patrizio Dimitri. I
ricercatori hanno indagato il genoma di Drosophila melanogaster, il moscerino della frutta –
organismo modello per lo studio delle malattie umane – focalizzandosi in particolare
sull’eterocromatina: una componente ancora poco conosciuta che costituisce circa il 30% del
genoma. Dalla mappa dettagliata dell’ eterocromatina di Drosophila melanogaster, elaborata dal
gruppo di ricerca, sono emersi nuovi geni essenziali, tra cui Myosin 81F, di dimensioni paragonabili
a quelle di un intero genoma batterico. Questo gene codifica per una nuova proteina della famiglia
delle miosine, che oltre alle funzioni motrici canoniche potrebbe svolgerne altre ancora sconosciute.
“L'eterocromatina – spiega Patrizio Dimitri – è stata da sempre assimilata ad una sorta di discarica
genomica di "junkDNA", ovvero "DNA spazzatura". In realtà – continua il ricercatore – contiene
una sorprendente ed eterogenea varietà di sequenze geniche funzionali, alcune di grandi dimensioni,
che sono necessarie per lo sviluppo ed il differenziamento cellulare di Drosophila melanogaster.
Anche nella specie umana – conclude Dimitri - mutazioni del DNA dell'eterocromatina potrebbero
alterare lo sviluppo dando origine a patologie ereditarie, sebbene non esistano ancora dati
sperimentali a supporto di questa ipotesi”.
Comunicato stampa
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TAG: genoma, gene, eterocromatina