Duo Fossat-Lamberto Concerto per pianoforte a quattro mani

Duo Fossat-Lamberto
Concerto per pianoforte a quattro mani
Patrizia Fossat, Mario Lamberto, pianoforte
J. Brahms
16 Valzer op.39 per pianoforte a 4 mani
n. 1 in Si maggiore Tempo giusto
n. 2 in Mi maggiore
n. 3 in sol diesis minore
n. 4 in mi minore Poco sostenuto
n. 5 in Mi maggiore Grazioso
n. 6 in Do diesis maggiore Vivace
n. 7 in do diesis minore Poco più andante
n. 8 in Si bemolle maggiore
n. 9 in re minore
n.10 in Sol maggiore
n.11 in si minore
n.12 in Mi maggiore
n.13 in Do maggiore
n.14 in la minore
n.15 in La maggiore
n.16 in re minore
J. Brahms
6 Danze ungheresi per pianoforte a 4 mani
n.1 in sol minore Allegro molto
n.2 in re minore Allegro non troppo
n.3 in fa maggiore Allegretto
n.4 in fa minore Poco sostenuto
n.5 in fa diesis minore Allegro
n.6 in re bemolle maggiore Vivace
…..........................
R. Wagner
Idillio di Sigfrido per pianoforte a 4 mani
revisione e riduzione di J. Rubinstein
M. Ravel
Ma mère l'Oye per pianoforte a 4 mani
1. Pavane de la Belle au bois dormant
2. Petit Poucet
3. Laideronnette, Impératrice des Pagodes
4. Les entretiens de la Belle et de la Bête
5. Le jardin féerique
I Sedici Valzer op.39 per pianoforte a 4 mani furono composti da Brahms nel 1865. L'amore per la danza si
accorda alla creatività melodica del compositore, ispirata dalle atmosfere del Ländler (danza popolare
tedesca). Vi si trovano pagine brillanti o malinconiche, di sapore zigano o contrappuntistico, con echi
provenienti da Schubert, Schumann e Chopin.
Le Danze ungheresi per pianoforte a quattro mani sono state scritte da Johannes Brahms agli inizi della sua
carriera musicale. Per guadagnarsi da vivere suonò con piccoli complessi che si esibivano nel porto di
Amburgo. A questa esperienza di genti, culture e musiche eterogenee è da attribuirsi la fonte delle sue prime
ispirazioni etnomusicali. Nel 1852, il diciannovenne Brahms iniziò la composizione delle danze ungheresi
per puro diletto. Il lavoro continuò sino al 1869, quando a Bonn l'editore Simrock pubblicò i primi due
quaderni che raccoglievano le prime dieci composizioni. Queste ebbero in tutta Europa un notevole successo
e furono immediato oggetto delle più svariate trascrizioni. Fritz Simrock decise allora di pubblicare nel 1880
a Berlino il terzo e il quarto quaderno che, composti rispettivamente di sei e cinque danze, esaurivano la
serie. Nella partitura originale le danze venivano qualificate come ungheresi perché in quel tempo il folklore
magiaro era del tutto sconosciuto e confuso con la musica zigana. Le musiche originarie sono state
rintracciate per quasi tutte le danze: la danza n. 1 ha origine nella Isteni czàrdas di Sárközy; la danza n. 3
riprende la canzone nuziale Tolnai Lakadalmas di Rizner; la danza n. 4 si ispira alla melodia Kalocsay
Emlék; la danza n. 6 trae motivo da Rózsa Bokor di Adolph Nittinger. Brahms, a testimonianza della sua
onestà intellettuale, non diede mai regolare numero d'opera alle danze ungheresi. Esistono anche le versioni
orchestrali (1873) di cui solo la n.1, la n.3 e la n.10 in Fa maggiore sono sicuramente orchestrate dall'autore.
L'Idillio di Sigfrido (in tedesco Siegfried-Idyll, WWV103) è una composizione per orchestra da camera
scritta da Richard Wagner nel 1870. È stata concepita come regalo di compleanno per la sua seconda moglie
Cosima, nell'anno del loro matrimonio, in seguito alla nascita del loro figlio Siegfried (6 giugno 1869). La
prima esecuzione si è tenuta a sorpresa presso la villa della famiglia Wagner, al risveglio di Cosima, nella
mattina di Natale del 1870, nella quale lei festeggiava anche il suo trentatreesimo compleanno. La musica è
fittamente intessuta di sentimenti personali del compositore e del suo amore per la moglie e la famiglia, ha
un carattere molto intimo e sentimentale e la successione degli episodi è contrassegnata da temi distinti. Il
primo tema dell'Idillio verrà riutilizzato nel Sigfrido, come tema di Brunilde (Ewig war ich) nella scena
finale dell'opera, così come altri due temi in Hort der Welt e in Sie ist mir ewig, ist mir immer Erb''. Nella
composizione è presente anche il tema di una antica ninna nanna tedesca, Schlaf, Kindchen, Schlafe (dormi,
bimbo, dormi), trascritta da Wagner nel 1868 prima della nascita di Siegfried. L'orchestrazione originale è
contenuta, anche per via dell'ambiente ristretto nel quale era programmata l'esecuzione, e prevede flauto,
oboe, 2 clarinetti, fagotto, 2 corni, tromba e archi. La versione per pianoforte a 4 mani è stata realizzata da
Joseph Rubinstein.
Ma Mère l'Oye ("Mamma Oca") è una suite di Maurice Ravel, originalmente composta per panoforte a 4
mani e successivamente ampliata e trascritta per orchestra. La versione pianistica, pubblicata nel 1910, è
composta di cinque pezzi, ispirati da altrettante illustrazioni tratte da un libro di fiabe per l'infanzia (di qui il
sottotitolo Cinq pièces enfantines). Pavane de la Belle au bois dormant ("Pavana della Bella addormentata
nel bosco"): è una danza lenta in tempo di 4/4, basata su una semplice melodia dal tono misterioso. Petit
poucet ("Pollicino"): è un brano moderato, che utilizza una lunga successione di bicordi di terza per evocare
l'immagine di una camminata solitaria nel bosco. Laideronnette, Impératrice des pagodes ("Laideronnette,
Imperatrice delle pagode"): è una marcia veloce che alterna una sezione vivace, sviluppata nei registri acuti,
a una sezione più lenta e riflessiva, nei registri gravi, secondo lo schema A-B-A. L'utilizzo dell'armonia
quartale e della scala pentatonica le donano una sonorità tipicamente "orientaleggiante". Les Entretiens de la
Belle et la Bête ("Le conversazioni della Bella e la Bestia"): è il brano strutturalmente più complesso della
raccolta, nel quale la raffinatezza della scrittura armonica riesce a trasmettere la sensazione di una delicata
serenità e al tempo stesso di una sottile inquietudine. Le Jardin féerique ("Il giardino fatato"): è un brano
moderato, che esordisce come un corale sommesso e si sviluppa in crescendo fino allo sfolgorante finale,
caratterizzato da ampi glissati nei registri alti. Solo i primi due pezzi derivano direttamente dalla raccolta di
fiabe Ma Mère l'Oye di Charles Perrault, mentre gli altri discendono da altre fonti ( Madame d'Aulnoy per
"Laideronnette", Jeanne-Marie Leprince de Beaumont per "La Bella e la Bestia"; rimane dubbia l'ispirazione
del "Giardino fatato"). Questa versione fu scritta per i figli di Ida e Cipa Godebski, Mimie e Jean.
Contrariamente alle speranze dell'autore, non fu possibile affidare la prima esecuzione pubblica ai due
bambini, che furono perciò sostituiti da Jeanne Leleu e Geneviève Durony. Nella sua autobiografia, il
compositore afferma: «Il proposito di evocare in questi pezzi la poesia dell'infanzia mi portò naturalmente a
semplificare il mio stile e a raffinare i miei mezzi espressivi». La suite è piuttosto semplice dal punto di vista
tecnico, ma possiede lo stesso rigore formale e la stessa profondità di ispirazione delle opere più complesse.