CAPITOLO 1 Cenni Preliminari nel caso vi foste persi un po’ di TEORIA 1.1. NOTE SUONI NATURALI Qualsiasi corpo sonoro, se percosso e lasciato vibrare genera un insieme di armonici, tra i quali l’armonico fondamentale, dà il nome alla nota stessa. Quindi le note che noi abbiamo identificato e riunito come “scale” e inserite nel nostro sistema temperato, esistono già in natura. Fig. 1 - Le note sono sette: nome italiano nomenclatura internazionale DO C RE D MI E FA F SOL G LA A SI B LA NOMENCLATURA INTERNAZIONALE, che attribuisce alle note le prime sette lettere dell’alfabeto, parte non da DO, prima nota, ma dal LA, quindi da come si deduce nella tabella appena vista: A=LA B=SI C=DO D=RE E=MI F=FA G=SOL. Il sistema di notazione musicale ad oggi è il PENTAGRAMMA (per noi chitarristi c’è anche la tablatura). Il pentagramma è formato da cinque righe e quattro spazi che le dividono, ci sono poi note fuori pentagramma che portano delle lineette addizionali, queste vanno a continuare un “virtuale” rigo musicale di riferimento, una volta usciti dal pentagramma. Fig. 2 Oltre alle note viste fin qui, ci sono i semitoni. Si può affermare che nel nostro sistema temperato il semitono è la minima distanza “nominabile” fra due suoni. Ciascun tasto della chitarra è un semitono. Il semitono è la metà del tono, 2 semitoni formano un tono (appunto... deduzione geniale!). Si chiama intervallo di tono la distanza d’intonazione che passa tra due suoni in mezzo ai quali si trovi un altro suono intermedio; se questo suono intermedio non è presente, l’intervallo viene denominato semitono. Il quadro completo delle 12 note sarà quindi: (da ora in avanti useremo indifferentemente la nomenclatura italiana e quella internazionale) Fig. 3 DO RE DO# o REb MI FA RE# enarm. enarm. o MIb FAb MI# tono tono SOL FA# o SOLb LA SOL# o LAb tono SEMI TONO SI LA# o SIb DO enarm. enarm. DOb SI# tono tono SEMI TONO Per correttezza, vi riporto l’esatta scrittura della SCALA CROMATICA, in caso la tabella sopra creasse incomprensioni: Fig. 4 Da qui deduciamo: quando le note seguono una consequenzialità “crescente” si usano i # come alterazioni transitorie, nel caso questa consequenzialità sia discendente, si usano i bemolle. ALTERAZIONI Come appena visto, le note alterate portano i segni # e b, questi simboli portano il nome di alterazioni o accidenti musicali; ciascuno di essi ha una funzione ben specifica, e precisamente: # gb bb = DIESIS: altera la nota in senso ASCENDENTE di un semitono. = DOPPIO DIESIS: altera la nota in senso ASCENDENTE di 2 semitoni. = BEMOLLE: altera la nota in senso DISCENDENTE di un semitono. = DOPPIO BEMOLLE: altera la nota in senso DISCENDENTE di 2 semitoni. = BEQUADRO: porta le note alterate al loro stato naturale, siano state esse modificate da alterazioni Transitorie o Costanti. Quando le alterazioni sono indicate in pentagramma precedono la nota, mentre, nel caso si parli di note o le si debbano scrivere insieme a frasi in grafia normale, si pongono dopo la nota, per esempio si scrive DO# oppure Do diesis e si dice DO DIESIS, così vale per bemolli, doppie alterazioni etc. SEMITONO DIATONICO O CROMATICO Il semitono può appartenere a 2 specie: DIATONICO o CROMATICO. Si tratta di semitono • DIATONICO quando si trova tra due note di nome diverso; • CROMATICO quando si trova tra due note di nome uguale. Esempio: MI-FA= tra queste due note l’intervallo è di semitono SI-DO= DIATONICO FA#-SOL= DIATONICO DO-Reb= DIATONICO LA-LA#= CROMATICO SIb-SI= CROMATICO DIATONICO ALTERAZIONI TRANSITORIE E COSTANTI Le alterazioni (o accidenti) possono essere TRANSITORIE o COSTANTI. TRANSITORIE: sono quelle alterazioni che si trovano lungo il corso di una partitura ed hanno l’effetto di alterare tutte le note di uguale nome e posizione all’interno della misura. COSTANTI : sono le alterazioni che vengono poste tra il segno di chiave e quello di tempo. Hanno l’effetto di alterare tutte le note corrispondenti per l’intera durata del pezzo, o fino a che non venga posto un altro segno di chiave con nuove alterazioni costanti. Fig. 5 TONALITA’ TONALITÀ CON DIESIS La tonalità la si deduce dal numero dei diesis o bemolle posti in chiave come alterazioni costanti. Le alterazioni costanti non hanno un ordine casuale ma seguono le regole del “ciclo delle quinte” (vedere grafico a fine capitolo). Per mettere in ordine le scale diatoniche maggiori in modo che la successiva abbia sempre solo una alterazione in più della precedente, dobbiamo metterle in fila per quinte. Ecco come fare. La scala diatonica maggiore che in DO è: DO RE MI FA SOL LA SI DO, come si può osservare nella tabella con il quadro completo di tutte le note più sopra, segue un preciso schema di Toni e Semitoni. Gli intervalli che compongono la scala maggiore (fate riferimento sempre alla tabella) sono: TONO TONO SEMITONO TONO TONO TONO SEMITONO. Con la prossima tabella vediamo di costruire un po’ di scale maggiori. Per costruire una scala maggiore si scrivono le sette note (più l’Ottava sopra che è ancora la Nota Fondamentale) senza alterazioni, poi si controlla che tra esse vi siano gli intervalli necessari per darle la caratteristica di scala maggiore. Per esempio, costruendo la scala di SOL, dopo aver scritto tutte le note senza alterazioni, ci si accorge che tra MI e FA (sesto e settimo grado della scala) c’è soltanto un semitono; visto che il precedente intervallo RE/MI è giusto, non ci resta che alzare il FA di un semitono portandolo a FA#, cosa che ci permetterà di avere un tono tra MI e FA# e un semitono tra FA# e SOL. E’ importante scrivere prima tutte le note e POI mettere le alterazioni per rispettare le regole ENARMONICHE. Se noi costruissimo per esempio la scala di DO# diremmo: DO# più un tono = RE#, più un tono = MI# quindi FA, poi più un semitono FA#, più un tono SOL#, più un tono LA#, più un tono SI# quindi DO. TOTALMENTE SBAGLIATO!!! Le scritte sottolineate “quindi” sarebbero da sostituire con le frasi: “che è l’equivalente enarmonico di”. Stiamo parlando di scale diatoniche e quindi tutti gli intervalli debbono essere diatonici. Un po’ di righe fa abbiamo spiegato che il semitono diatonico si trova tra due note di nome diverso! Quindi una scala DIATONICA deve avere TUTTE le note che portino un nome diverso. Ecco la tabella: Fig. 6 TONO TONO SEMITONO TONO TONO TONO SEMITONO DO RE MI FA SOL LA SI DO SOL LA SI DO RE MI FA# SOL RE MI FA# SOL LA SI DO# RE LA SI DO# RE MI FA# SOL# LA MI FA# SOL# LA SI DO# RE# MI SI DO# RE# MI FA# SOL# LA# SI FA# SOL# LA# SI DO# RE# MI# FA# DO# RE# MI# FA# SOL# LA# SI# DO# Questo è il quadro completo di tutte le tonalità Maggiori che riportano i DIESIS in chiave. La parte evidenziata (corrispondente al settimo grado della scala) corrisponde ai diesis così come sono nell’ordine di apparizione nella scala dei diesis: FA DO SOL RE LA MI SI. E’ importante ricordarli a memoria. Come potete osservare, ciascun diesis è in successione al precedente di una quinta ascendente (circolo delle quinte). TONALITA’ CON BEMOLLE Dopo aver visto quindi le tonalità con i DIESIS, vediamo quelle con i BEMOLLE. Il principio di costruzione delle scale è lo stesso appena visto, ma in questo caso, per avere i gradi che rispettino la tabella TONO TONO SEMITONO TONO TONO TONO SEMITONO (importante memorizzarla), dovremo abbassare qualche grado. Qui il circolo delle quinte si presenterà come QUINTE DISCENDENTI. Il discorso sull’importanza dell’enarmonia vale tanto qui come nella tabella dei DIESIS. DO bemolle è l’equivalente enarmonico di SI, ma nella scala di SOLb il quarto grado non è SI, è DOb!!! Fig. 7 TONO TONO SEMITONO TONO TONO TONO DO RE FA SOL SIb DO RE MIb FA SOL LAb SIb DO Reb REb MIb FA SOLb SOLb LAb SIb DOb REb Mib SEMITONO MI FA SOL LA SI DO LA SIb DO RE MI FA Mib FA SOL LA SIb LAb SIb DO RE MIb MIb FA SOL LAb LAb SIb DO REb DOb REb MIb FA SOLb Fab SOLb LAb SIb DOb La parte evidenziata corrispondente al quarto grado ci dà la scala dei bemolle così come appare secondo il circolo delle quinte discendenti: SI MI LA RE SOL DO FA. E’ importante ricordare questa sequenza, se può aiutarvi, ricordate che la successione dei diesis e bemolle sono al contrario: FA DO SOL RE LA MI SI per i diesis e SI MI LA RE SOL DO FA per i bemolle. COME SAPERE LA TONALITA’ DALLE ALTERAZIONI COSTANTI DATE IN CHIAVE: Il nome della tonalità dei DIESIS è dato dal semitono seguente l’ultimo # Il nome della tonalità dei BEMOLLE è dato dal penultimo b in chiave “... ma Varini, spiegati meglio... in pratica cosa vuol dire???” DIESIS: se in chiave ci sono 5 #, essi saranno FA DO SOL RE LA, il semitono che segue il LA# è SI! Se ci sono 5 #, siamo in tonalità di SI -- in chiave 1 #: FA, il semitono dopo FA# è SOL, siamo in tonalità di SOL! BEMOLLE: se in chiave ci sono 4 bemolle, essi saranno SI MI LA RE, il penultimo è quindi LA... bene, siamo in LAb -in chiave 1 b: è SIb, quando in chiave c’è solo un bemolle siamo in FA -- in chiave 2 b: sono SI e MI, il penultimo è SI, siamo in SIb. ... tutto chiaro? TONALITA’ MINORI Come avrete notato abbiamo parlato sino ad ora solo di tonalità Maggiori... e le minori? Ogni tonalità Maggiore ha la sua Tonalità relativa Minore una terza minore sotto (o una sesta maggiore sopra): ciò significa che la rel. Min. di DO è LAm. La costruzione della scala minore naturale (quella di cui stiamo parlando) è: TONO SEMITONO TONO TONO SEMITONO TONO TONO. Fig. 8 Riepilogando quanto fin qui detto possiamo affermare che per tonalità si intende il complesso dei suoni che compongono una scala diatonica di modo Maggiore o minore. Ciascuna tonalità viene espressa con un determinato numero di alterazioni costanti che servono a regolare le distanze passanti tra i suoni delle scale stesse. Mantenendo le stesse alterazioni costanti si hanno due tonalità che si dicono per questo RELATIVE: una Maggiore e una minore, la scala (o tonalità) relativa minore sta una terza minore sotto quella Maggiore. Per formare le scale Maggiori e relative minori basta ricorrere alle alterazioni costanti, per le scale Maggiori armoniche, minori armoniche e melodiche si deve ricorrere anche a quelle transitorie. COSTRUZIONE DELLE SCALE Le scale diatoniche e le tonalita’ sono in totale 30, di cui 15 maggiori e 15 minori. delle 30 (scale e tonalita’) ce ne sono pero’ sei omofone: formate cioe’ da suoni della stessa intonazione ma denominate in modo diverso (enarmonicamente). Fig. 9 tonalità modo numero # OMOFONIA DI tonalità modo numero b SI M 5 omofonia di DOb M 7 SOL# m 5 omofonia di LAb m 7 FA# M 6 omofonia di SOLb M 6 RE# m 6 omofonia di MIb m 6 DO# M 7 omofonia di REb M 5 LA# m 7 omofonia di SIb m 5 Il seguente schema è considerato il più comodo per la visualizzazione e memorizzazione di tutte le tonalità, è detto il CICLO DELLE QUINTE. In senso orario esterno al cerchio le tonalità con i #, in senso antiorario interno al cerchio le tonalità con i b; si noterà come le tre tonalità che si sovrappongono sono quelle OMOFONE appena viste. Fig. 10 CM Am (0 #) GM Em (1#) FM D m (1b) DM Bm (2#) Bb M Gm (2b) AM F#m (3#)Bm Eb M Cm (3b) Ab M Fm (4b) Db M Bbm (5b) C# M A#m (7#) Gb M Ebm (6b) F# M D#m (6#) Cb M Abm (7b) EM C#m (4#)Bm BM G#m (5#) SEGNI DI CHIAVE & VIOLINO o chiave di SOL: si riconosce poiché è la più Tutti gli esempi fin’ora riportati sono stati visti in chiave di “famosa” e la più utilizzata; ha i due punti proprio sul secondo rigo, quello appunto del Sol. Esistono però altre chiavi che servono per fissare il nome delle note. Ne esistono altre 2 specie, di DO e di FA: B ? DO = chiave di SOPRANO, MEZZO SOPRANO, di CONTRALTO e di TENORE FA = chiave di BARITONO e di BASSO L’insieme di queste sette chiavi (BASSO, BARITONO, TENORE, CONTRALTO, MEZZO SOPRANO, SOPRANO e VIOLINO) forma il SETTICLAVIO (sempre più di geniale intuizione!), che gli studenti dei conservatori debbono conoscere a menadito (ed io... sigh!!! Ammetto di non conoscere così bene!). Per la nostra finalità, ci serva per ora sapere solamente che esistono, lascio a voi la curiosità e la voglia di andare a studiarvele: funzionalmente ora non ci saranno utili. 1.2. RITMO Fin qui abbiamo visto i nomi e le distanze passanti tra i suoni, ma non abbiamo ancora parlato di ritmo. Per Platone il ritmo era l’ordine del movimento... Le note riportate sul pentagramma indicano quindi QUALE nota eseguire, ma ciascuna nota deve riportare anche la durata da assegnarle. Ogni nota ha la sua relativa PAUSA del medesimo valore: Fig. 11 PUNTO DI VALORE Il punto di valore, posto dopo una nota accresce la stessa della metà del suo valore. Così una nota da _ puntata, avrà una durata pari a _ + 1/8 o 3/8. DOPPIO PUNTO DI VALORE: quando una nota si trova seguita da due punti, il secondo vale la metà del primo. La nostra nota da _ con doppio punto varrà quindi come: _ + 1/8 + 1/16 Fig. 12 Nell’esempio appena visto entra in gioco la LEGATURA DI VALORE. Quando tra due note uguali si pone una Legatura, la seconda nota non va suonata ma va ad accrescere il valore della prima. Ci si chiederà, allora perché usare la legatura se si può usare il punto e viceversa? A volte una nota all’interno di una misura deve continuare a suonare anche sulla misura successiva. Il punto accresce il valore stesso della nota all’interno della misura; se rispetto al tempo indicato in chiave la nota puntata non può stare nella battuta, si mette la stessa nota nella misura successiva e la si lega. A volte usare le legature può essere comodo anche a livello di visualizzazione per evitare sincopi o molte figure all’interno della misura. Fig. 13 Nell’esempio 1 qui sopra, per allungare della metà del suo valore l’ultima semiminima non si sarebbe potuto utilizzare il punto, quindi si è legata la nota ad una nota da 1/8 della misura successiva. Nell’esempio 2, si vedono due esempi di scrittura della stessa misura: nella prima misura è più semplice a livello di visualizzazione, mentre nella seconda sono più percepibili le pulsazioni a quarti, nel senso che si vedono bene i 4/4 della misura... nel secondo modo si evitano le SINCOPI, e debbo dire che alcune regole di grafia imporrebbero la netta suddivisione delle divisioni del secondo e terzo quarto di ogni misura; potremmo quindi affermare che nell’esempio 2 l’esatta grafia è quella della seconda misura. Nell’esempio 3 altre 2 misure identiche per valore, ma con espressione grafica diversa: nella misura 1 la semiminima puntata vale come _+1/8, nella 2 la semiminima è stata legata ad una croma - stesso risultato. SINCOPE Dicesi SINCOPE la nota che si trovi tra due o più note di valore uguale tra loro. Nei 3 esempi appena visti più sopra, abbiamo una SINCOPE sulla seconda misura di esempio 1; nella prima misura di esempio 2; e una specie di sincope sulla prima dell’esempio 3. DEFINIZIONE: ogni successione di note sincopate prende un movimento contrario all’ordine naturale del tempo. IL SEGNO DI TEMPO Viene posto in chiave subito dopo le alterazioni costanti e sta ad indicare la durata delle misure e il tipo di movimento. E’ esposto come una frazione dove il numeratore (quello che sta sopra) indica il numero dei movimenti e il denominatore (quello sotto) la durata di questi. Fig. 14 Il tempo di 4/4 è spesso rappresentato con una specie di “C”, come nella prima misura qui sopra. I tempi “terzinati” si ottengono moltiplicando il numeratore x3 e il denominatore x2. E’ questo il caso di 12/8, il tempo, sempre pari, derivato da 4/4. Il successivo 6/8 è derivato dal 2/4... infatti: numeratore 2x3=6 - denominatore 4x2=8 / risultato = 6/8. Questi sono tempi pari, esistono anche i tempi dispari quali il _, dal quale deriva (secondo la “formuletta appena vista) il tempo di 9/8. Ci sono poi i tempi composti quali il 5/4, il 9/4, il 7/8 etc, etc; questi tempi nascono dall’unione di un tempo pari e uno dispari o viceversa: 2/4+3/4 (o 3/4+2/4)=5/4... ... ...