Cenni teorici - Andrea Rosatelli

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Cenni teorici
Molte volte quando ci si avvicina alla teoria si è sempre un pò intimoriti, spaventati forse dalla
complessità apparente del saper leggere la musica, quasi come se ci trovassimo a studiare chissà
quale materia complessa, fisica astronomica? Scienza delle particelle? Trigonometria?
Per tua fortuna nulla di tutto questo, dobbiamo imparare un linguaggio paragonabile a quello che
parli tutti i giorni, per cui se leggono e scrivono bambini di 6 anni figurati se sarà un problema per
te conoscere la musica!
Non è difficile arrivare a conoscere le regole di un linguaggio che ci affascina ed emoziona ogni
giorno ma ricordati che la teoria musicale è solo un mezzo, il fine sarà sempre quello di suonare…
Ok partiamo da zero: il sistema che usiamo per suonare è il sistema temperato, dove i suoni sono
divisi in 7 note naturali e 5 alterate e la distanza tra queste è misurata con i semitoni e i toni
Immagina il centimetro nelle distanze, i grammi per una bilancia o il litro per i liquidi, nella
musica le misure vengono calcolate con i toni e i semitoni...
Le note naturali dal basso verso l’alto sono:
DO RE MI FA SOL LA SI
Nel sistema anglosassone le note portano il nome di alcune
lettere: DO = C, RE = D, MI = E, FA = F, SOL = G, LA = A e SI = B )
Tra queste note però non c’è sempre la stessa distanza, ovvero c’è un tono tra do re, re mi, fa sol,
sol la e la si, un semitono invece tra mi fa e si do.
Quindi tra le note che distano un tono ( per esempio tra Do e Re ) deve esserci un altro suono
rispetto a Mi Fa distanziate solo da un semitono,
Per cui se estendiamo tutte le note da Do in poi salendo di semitono troveremo anche le note
alterate:
DO
DO#/REb
RE
RE#/MIb
MI
FA
FA#/SOLb
SOL
SOL#/LAb
LA
LA#/SIb
SI
DO
Come puoi vedere le note alterate hanno una doppia nomenclatura, in # o in b, scopriremo il perchè
nei prossimi capitoli, per ora ci basta sapere che Do# e Reb hanno la stessa altezza, quindi in pratica
sono la stessa nota, ma in teoria…
Ok, capiamo come usare tutto ciò sul basso: il rapporto tra tono e semitono com’è facile dedurre
dalla parola è che il semitono è la metà del tono, e visto che nel nostro strumento ogni tasto
corrisponde ad un semitono vorrà dire che per spostarti di un semitono dovrai muoverti di un tasto,
per un tono di due…
Ok, ora che abbiamo scoperto che nel nostro strumento ogni tasto corrisponde a un semitono
dobbiamo trovare le note sul basso e dove sono scritte…
Alle scuole medie superiori sicuramente avrai studiato la chiave di violino ( se ancora non le hai
frequentate buon per te e complimenti per la tua giovane età! ) dove le note vengono scritte sul
pentagramma, ovvero su una struttura orizzontale composta da 5 linee orizzontali e quattro spazi
che intercorrono tra di esse, sul secondo rigo c’è la nota sol e tutte le altre di conseguenza, in pratica
:
La chiave di violino viene chiamata anche di SOL proprio per la nota che indica nel
pentagramma
Se usassimo questa chiave però avremmo un problema, infatti la prima nota che vedi scritta, il DO,
nel basso corrisponde al quinto tasto della corda Sol, la più alta nel quattro, quindi per leggere tutte
le note più basse saremmo costretti ad aggiungere molti tagli addizionali, complicando la scrittura e
di conseguenza la lettura delle note, per cui useremo la chiave di basso che si trova esattamente
sotto le chiave di violino :
In questa chiave ( detta anche di Fa, indicato sul quarto rigo… ) come puoi vedere il Do di cui
parlavo è situato in alto con un taglio addizionale sull’ultimo rigo, per cui tutte le note si estendono
in basso!, perfetto… Quindi :
Ora la prima nota che nella chiave di violino indicava il Do indica il Mi in chiave di basso, ovvero
la prima corda a vuoto del nostro strumento, ecco anche le altre 3, ovvero il LA, il RE e il SOL:
Se usiamo un cinque o un sei corde ecco le atre due corde :
Bene, ora che abbiamo trovato le corde a vuoto e di conseguenza tutte le altre note
( infatti se sulla corda MI vai sul primo tasto trovi FA, e così via di semitono in semitono… ) siamo
pronti per suonare!
Negli esempi riportati fin ora non abbiamo mai incontrato le note alterate ma più avanti
capiterà... Queste sono sempre precedute dall’alterazione sul pentagramma, il diesis ( # )
o il bemolle ( b ) ; durano solo nella battuta dove sono indicate se non naturalizzate dopo dal
bequadro ( à ) , o su tutto il brano se inserite appena dopo la chiave di basso…
Non proprio direi, abbiamo scoperto le note ma ora dobbiamo dargli una durata, Altrimenti sai che
casotto!
Immagina di fare una suonata con un amico chitarrista, lui ti dice che ha scritto una canzone
bellissima e le note sono MI e LA ( wow, due corde a vuoto ! ), ma quanto durano, 30 secondi
l’una? Una mezz’ora? Troppo complicato, le mani ci servono per suonare, non per tenere il
cronometro…
Devi sapere che per stabilire la durata nel tempo delle note usiamo un sistema molto semplice
basato sulla divisione del pentagramma in battute, all’inizio di esso infatti c’è un numero scritto in
forma di frazione, ( 4/4 o C , ¾ 6/8 ecc.) che indica il numero delle pulsazioni con il numeratore e la
lunghezza della pulsazione con il denominatore ( es. 4/4 = 4 pulsazioni da ¼, ecc. ).
Quindi per chiudere la battuta devi avere una serie di figure con il valore espresso sempre in
frazione che sommate diano il valore indicato all’ inizio del pentagramma ( es. se all’inizio del
pentagramma c’è ¾ la somma delle figure, note o pause che siano deve dare sempre ¾ ).
Ok, ecco come si scrivono le figure musicali, le relative pause ( alcune volte è meglio stare zitti! )
quanto valgono e i loro nomi :
Queste figure però possono essere anche allungate nel proprio valore in due modi diversi, o
aggiungendo un punto subito dopo la figura ( in questo modo si aggiunge la metà del proprio
valore, quindi nell’esempio qui sotto, una nota di 2/4 con il punto il valore arriva a ¾ ) :
O legando fisicamente 2 note tramite una riga curva chiamata legatura di valore ( nell’esempio qui
sotto leghiamo una nota da 2/4 con una da ¼, valore totale 3/4 ) :
La velocità di tutte queste note e quindi delle pulsazioni è variabile però, perchè possiamo scrivere
o suonare le note e di conseguenza varie canzoni, ma dobbiamo stabilire se sono brani lenti, medi,
veloci ecc…
Tale velocità è indicata dai battiti per minuto, ovvero dal B.P.M, quindi se suoni un pezzo rock
velocissimo il numero del BPM sarà alto, tipo 180, se invece suoni un pezzo lento sarà basso, 60 o
giù di li…
Ti consiglio di acquistare un metronomo, utilissimo per lo studio della musica…
Inoltre devi sapere che a seconda della posizione delle note sul tempo, all’inizio del movimento o
spostate di una pausa di ottavo o sedicesimo ecc.. le note possono essere in battere ( all’inizio… ) o
in levare ( spostate di un… )
Per un bassista il tempo e’ tutto, siamo uno strumento melodico ma sempre ritmico, quindi
esercizi sempre con il metronomo…
Ok, l’ultimo concetto di cui ti voglio parlare ( Basta ti prego!!!! ) è che di tempi in realtà ne esistono
2, quelli semplici e quelli composti.
Si differenziano nella suddivisione, cioè quelli semplici sono suddivisi con figure binarie ( 4/4, ¾
7/4 ecc ) , mentre quelli composti in figure ternarie ( 6/8, 12 /8, ecc ).
So che quest’ultimo concetto può sembrare complicato ma ti assicuro che è in pratica
semplicissimo, nel dvd incluso porto alcuni esempi…
Prova a battere le mani su brani diversi per portare il tempo, vedrai che dove è facile portare
2 colpi su un movimento è difficile portarne 3 o viceversa…
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