ARGENTINO, 76 ANNI
Attualità
di Piero Coda
D. Lovetsky/AP
L’
elezione di papa Francesco è
un segno straordinario in continuità con ciò che ha donato
alla Chiesa Benedetto XVI,
rinunciando al ministero di
vescovo di Roma. In continuità: perché con la scelta del nome di Francesco, per la prima volta nella storia
della Chiesa, il nuovo papa ha voluto
inscrivere il suo ministero nella luce
profetica della testimonianza evangelica di Francesco d’Assisi.
Il fatto che il papa si sia riferito
alla fratellanza, da vivere tra tutti, è
un’esplicitazione di questa volontà di
seguire lo spirito più autentico del
Vangelo nel nostro tempo. Mi pare
poi molto significativo il fatto che
egli abbia voluto rivolgersi innanzitutto alla Chiesa di Roma come suo
vescovo e pastore, e da qui estendere
il suo saluto a tutte le Chiese e a tutte
le persone di buona volontà.
Anche il gesto di chiedere al popolo di Roma l’intercessione della
sua preghiera per ricevere la benedizione da Dio, prima di impartire lui
stesso la benedizione, ha un significato profondamente evangelico e ci
richiama allo spirito del Vaticano II,
che ha messo al centro della visione
della Chiesa il “popolo di Dio”, la comunità dei credenti. Quel momento
di silenzio e di preghiera ha reso presente Dio nel suo popolo.
Sottolineerei inoltre lo stile se
così posso dire laico, per nulla clericale, con cui si è rivolto alla gente
raccolta in piazza San Pietro con un
semplice «buonasera» e poi con un
«buonanotte e buon riposo». Senza
dire del richiamo alla fiducia reciproca, importante perché attesta un
preciso stile di servizio pastorale
che così si preannuncia: papa Bergoglio sembra cioè voler affrontare
le grandi sfide che attendono il vescovo di Roma, per una riforma
della Chiesa e per un rilancio dell’evangelizzazione, come egli stesso
ha detto, a partire da Roma e poi in
IL PAPA
DELL’ALTRO MONDO
JORGE MARIO BERGOGLIO, NUOVO VESCOVO
DI ROMA, HA GIÀ INDICATO ALCUNE PRIORITÀ
DEL SUO PONTIFICATO: SOBRIETÀ E FRATELLANZA
tutto il mondo, nella logica della trasparenza e della reciprocità.
Ha colpito altresì la sua promessa
di volersi recare a pregare Maria l’indomani, come poi ha fatto, per mettere il suo ministero sotto il manto
della madre del Bell’amore e della
misericordia. Papa Bergoglio è un gesuita, e quindi ha esperienza diretta di
un grande carisma che ha illuminato
la vita della Chiesa nella modernità.
E si è voluto chiamare Francesco, che
è il carismatico per eccellenza. Sembra voler così vivificare il ministero
Città Nuova - n. 6 - 2013
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IL NUOVO PAPA
di Pietro con l’amore e la profezia che
la Chiesa sperimenta nella sua storia
in Questo primo incontro con la sua
Chiesa di Roma e con la Chiesa universale è certamente un segno grande
di speranza per i cattolici, ma anche
per i cristiani e per tutta l’umanità.
Come ci ha chiesto, ci uniamo anche
noi nella preghiera per vivere nella
fraternità più vera questo passo nuovo
di fiducia e di impegno che oggi ci è
chiesto, perché il Vangelo possa essere
luce, lievito e sale nel nostro mondo.
Piero Coda
L. Bruno/AP
At t ualità
FRANCESCO
GESUITA
SUCCESSORE
DI PIETRO
Da Buenos Aires
Un latino-americano a Roma
Primo papa latino-americano, primo dei figli di Ignazio di Loyola a diventare vescovo di Roma, Jorge Mario Bergoglio è nato a Buenos Aires nel 1936, il 17 dicembre, figlio di una coppia
di italiani, Mario e Regina, lui ferroviere e lei casalinga. Bergoglio era arcivescovo di Buenos
Aires dal 1998. È stato presidente della Conferenza episcopale argentina per due volte. È
stato nominato cardinale da Giovanni Paolo II nel 2001. Conosciuto per i suoi modi semplici e
austeri, preferiva muoversi senza auto, utilizzando i mezzi pubblici. È nota la sua sensibilità
per la questione sociale. Da buon latino-americano, ha nel sangue la questione della giustizia e la scelta preferenziale per i poveri, che ha sottolineato continuamente durante la sua
azione pastorale. L’aver messo l’accento sul fatto di essere vescovo della Chiesa di Roma,
colui che “nella carità” presiede a tutte le altre Chiese, non sarà certo sfuggito ai leader
delle altre Chiese e comunità cristiane quasi a voler aggiungere una sfumatura ecumenica a
un evento eminentemente cattolico. Papa Bergoglio ha sottolineato l’inizio di un cammino di
un vescovo col suo popolo. Conoscendo chi ha pronunciato queste parole, direi che presto ne
coglieremo maggiormente il senso già nei primi passi del suo pontificato.
Alberto Barlocci
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Città Nuova - n. 6 - 2013
P. Leguizamon/AP
È
tutto il continente dell’America
Latina che si esprime in un papa,
così come la Chiesa dell’Oltrecortina si era espressa in Giovanni
Paolo II. Se la Chiesa dell’Est europeo
era stata la più eroica e fedele nel martirio, quella del Sud America è stata la
più vivace nel periodo postconciliare.
Ha fatto suoi i problemi dei poveri e
della giustizia; ha inventato le comunità di base, penetrazione capillare del
Vangelo fin negli ambienti più umili e
dimenticati; ha elaborato una teologia
capace di rispondere alle attese della
gente. Da lì doveva venire il papa per
la Chiesa universale.
Ma già queste parole, papa e Chiesa
universale, pur vere, non collimano pienamente con le prime parole pronunciate da Jorge Mario Bergoglio, che nel
suo breve discorso dalla Loggia delle
benedizioni non ha mai pronunciato la
parola papa, preferendo parlare di ve-
gnale che lo Spirito Santo vuol dare
alla Chiesa? È un invito a una nuova
comunione tra tutte le componenti
ecclesiali per rispondere insieme alle
attese e alle necessità urgenti delle
nostre società, un invito a quell’unità
chiesta da Gesù al Padre come indispensabile perché il mondo creda.
Priscilla Menin
scovo di Roma. Anche il suo ricordo,
il saluto e la preghiera erano rivolte a
Benedetto come «vescovo emerito di
Roma». È già un primo segnale di una
Chiesa che si vuole radicata sempre più
nel tessuto concreto del popolo di Dio,
al punto che prima di benedirlo ne invoca la benedizione.
Un vescovo di Roma che prende il
nome di Francesco. Non ne ha ancora
spiegato la motivazione, ma è naturale pensare a Francesco d’Assisi e a
ciò che esso ha sempre rappresentato
per la Chiesa intera e per tanti uomini
e donne al di là della Chiesa stessa: il
richiamo alla Chiesa dei poveri, a uno
stile di vita essenziale, sobrio, semplice. Ed è un secondo segnale.
Un vescovo di Roma gesuita. Da
quanti secoli non sedeva più sulla
cattedra di Pietro un religioso? Ora
è come se le due componenti principali della Chiesa si incontrassero in
sintesi armoniosa: il profilo petrino e
il profilo carismatico. Due realtà che
lungo la storia spesso hanno vissuto
in tensione tra di loro si trovano riunite nella stessa persona: il successore di Pietro è anche membro di una
famiglia carismatica. Un ulteriore se-
La presidente dei Focolari
Papa Francesco,
splendida sorpresa
Papi benedettini, agostiniani, domenicani, francescani, cistercensi…,
mai gesuiti. La Compagnia di Gesù
è nata dal «sentire cum Ecclesia» di
Ignazio di Loyola. I gesuiti fanno al
papa uno speciale voto di obbedienza
in forza del quale egli può disporre
di ognuno di loro come meglio crede,
così che la missione apostolica abbia
«una più sicura direzione dello Spirito Santo». Così è stato lungo questi
cinque secoli: un gruppo di uomini
nelle mani del papa totalmente disponibile a continuare la missione di
salvezza di Gesù. Ancora un segno
di una Chiesa che non può rinchiudersi nei propri problemi interni, ma
è chiamata ad aprirsi sull’umanità intera per portare ovunque la novità e la
speranza del Vangelo.
Fabio Ciardi
Insieme a tutta la Chiesa sono veramente felice di questo momento, che fa
vedere sia la vitalità della Chiesa che la
freschezza dello Spirito Santo che trova
sempre il modo di sorprendere.
Oltre alla sorpresa, perché certamente
non era uno dei cardinali di cui si parlava,
c’è la gioia di pensare che anche questo
è un segno di novità, per la Chiesa di oggi, che mi pare stia vivendo un momento
speciale, cominciato con la rinuncia al
ministero di vescovo di Roma da parte di
Benedetto XVI e seguito da questo nuovo papa, che ha saputo suscitare un’eco
straordinaria in tutto il mondo.
Molto significativa la scelta del nome
Francesco, perché mi sembra esprimere
il desiderio di un ritorno alla radicalità
del Vangelo, ad una vita sobria, ad una
grande attenzione all’umanità e anche a
tutte le religioni.
E inoltre mi sembra particolarmente degno di nota che sia un gesuita a scegliere
il nome di Francesco: mi pare significhi
apertura ai carismi, a tutti i carismi, riconoscere quanto c’è di buono in ognuno di
essi e valorizzarlo.
Sono stata poi particolarmente colpita dal
suo stile semplice, familiare nella prima
uscita sulla loggia: mi è parso che sapesse toccare il cuore degli uomini, delle
donne, dei bambini presenti. Ritengo che
in questo momento in cui si riscontrano
gravi sofferenze nell’umanità, c’è bisogno
di qualcuno capace di toccare i cuori e di
far sentire a ciascuno la gioia di avere un
padre e un fratello che ci vuole bene.
Maria Voce
AP
Un recente incontro tra Benedetto XVI e il futuro papa Bergoglio.
A fronte: Francesco, inchinato dopo aver chiesto la preghiera dei fedeli;
in viaggio sulla metro di Buenos Aires.
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