2017-01-04 “Ala scola dela Baucara” (*)
Care amiche, cari amici
Forse vi sembrerò ossessionato, ma ancora non riesco a darmi una
motivazione della scelta del Governo, annunciata in pompa magna
la notte del “salvataggio pubblico” di Mps, secondo cui tutti i
possessori di bond subordinati saranno ristorati al 100%.
Mettiamo pure in conto l’età, che potrebbe rendere i neuroni un
po’ meno “tonici”, passi pure che non ho sicuramente la
preparazione di un Ministro del Tesoro ex FMI, ma a me, quando
le cose non mi quadrano, rimane un “tarlo” che francamente mi
disturba.
Immagino che qualcuno di voi stia pensando:
“Ma perché ti agiti tanto? Non è meglio un bel todos caballeros,
che ci mette al riparo dalle inevitabili proteste in caso di ristoro
parziale?”
No ragazzi! Ci ho riflettuto, e non è assolutamente meglio così!
Tanto più quando questo “ristoro” grava sulle tasche di tutte le
“Siore Maria” e dei tutti i “Sior Bepi”.
Il fatto è che nessuno, ma dico proprio nessuno della “casta” che
ci governa, ha avuto finora il buon senso, o il coraggio, di
spiegare “bene” il perché di una tale scelta, preferendo lasciare
campo libero alle proteste, financo dei Vescovi.
Una motivazione, per quanto cervellotica, o dettata da fini
motivazioni giuridiche, ci deve pur essere, se all’una e trenta di
notte il premier Gentiloni ed il Ministro Padoan hanno
annunciato urbi et orbi: “daremo il 100% a tutti”.
Attenzione alle prossime scadenze elettorali? Può essere!
Ma se questa fosse la chiave di lettura, non vedo in verità un saldo
positivo fra l’accontentare 40.000 obbligazionisti del Monte, e
scontentarne un altro buon numero di altre realtà.
Leggevo ieri sul sito Phastidio.net, un sito per certi versi
“alternativo” in quanto cerca di fornire interpretazioni non
allineate al potere, un articolo in cui l’estensore confessava di
“non aver ancora ben chiaro se il salvataggio del Monte sarà un
vero burden sharing, a cui cioè partecipano i risparmiatoriinvestitori, o più propriamente un bail-out travestito da burden
sharing, in cui cioè il conto arriva ai contribuenti”.
Permettetemi di dire che quella del bail-out travestito da burden
sharing è un’immagine straordinaria.
Ma del tutto reale, purtroppo, se il Parlamento dovesse approvare
il decreto governativo così com’è, riconoscendo tutto a tutti.
La domanda rimane sempre la stessa: tutti gli obbligazionisti
junior sono uguali, e devono godere delle medesime tutele?
Io, nel mio piccolo, mi permetto di dissentire, gridando alto e forte
che non è così.
Il discrimine, è inutile girarci attorno, resta sempre il momento
dell’acquisto del titolo.
Se l’investitore ha comprato l’obbligazione all’emissione, e c’è il
sospetto che non sia stato ben informato sulla rischiosità del titolo,
o non avesse una Mifid adeguata, visto che esiste la tutela
dal misselling, un rimborso può anche starci. In fondo è la strada
scelta per ristorare gli obbligazionisti delle quattro banche fallite.
Anche in questo caso, per la verità, si potrebbe fare i sofisti, nel
senso che un conto è la “Siora Maria o il “Sior Bepi”, un conto
investitori ben forniti di mezzi alla ricerca di buoni rendimenti.
Ma come caspita si fa a rimborsare il 100% ad un risparmiatore
“scafato” che ha comprato il titolo sul mercato, anche pochi giorni
prima del decreto, magari a 50?
Ma lo capirebbe anche un bambino che chi ha fatto queste
operazioni si porterebbe a casa una plusvalenza epocale,
guadagnando il 100% dell’investimento, con i soldi dei
contribuenti italiani, neonati compresi.
Ma dove hanno studiato questi Pericle chiamati a scolpire sulla
roccia i sacri testi della Legge?
“Ala scola della Baucara?” (*)
Non è vero che le distinzioni fra chi ha comprato all’emissione, e
chi in un secondo momento, sono difficili da fare. Basta guardare
i partitari della Banca, e non servono master alla Bocconi per
farlo.
Nella malaugurata ipotesi che Camera e Senato approvassero il
decreto, io mi auguro fortemente che queste incongruenze, per
usare un eufemismo, vengano sollevate dalle Autorità europee in
fase di trattativa per l’ammissione della ricapitalizzazione
pubblica della Banca.
E devo dire che quasi mi vergogno a sperare che debba essere
l’Europa a garantire agli italiani il rispetto di un principio della
Costituzione italiana, quello dell’uguaglianza dei cittadini sancito
dall’art. 3.
Ma può anche darsi che “ala scola dea Baucara” l’art. 3 non sia in
programma.
Un abbraccio a tutti, e buon ponte dell’Epifania.
Umberto Baldo
(*) E’ un’espressione veneta per dire “alla scuola dei bauchi”.
Bauco in veneto significa sempliciotto.