Prima documentazione generale della situazione meteorologica relativa alla grande alluvione del novembre 1966 a cura del Consiglio Nazionale delle Ricerche QUADERNI de "La Ricerca Scientifica" .43. Copertina Indice G. Fea M. Giorgi: Premessa pag. 7 RELAZIONE DESCRITTIVA 1- Generalità sui fenomeni meteorologici pag. 9 2 - Anomalie climatologiche predisponenti le condizioni alluvionali (Tav.1-4) pag. 14 3 - Descrizione succinta degli eventi meteorologici dal 2 al 5 novembre1966 pag.16 4 - Evoluzione della circolazione a scala emisferica a 9100 ed a 5500 metri (Tav.5-26) pag.17 5 - Evoluzione della circolazione a scala euro-mediterranea a 3000 ed a 1500 metri (Tav.21-28) pag.19 6 - Evoluzione della distribuzione del contenuto di vapore a1500 metri a scala euro-mediterranea (Tav.29-30) pag.20 7 - Evoluzione della situazione barica e frontale al suolo a scala semiemisferica (Tav.31-46) pag.21 8 - Andamento delle variazioni di pressione di 24 in 24 ore a scala semiemisferica (Tav.47-50) pag.23 9 - Andamento della pressione e delle sue variazioni, nonché del vento, sulla regione Italiana (Tav.51-65) pag.24 10 - Andamento a grandi linee delle precipitazioni sulla regione Italiana (Tav.66-80) pag.28 11 - Evoluzione delle condizioni in quota su ciascuna delle cinque stazioni di radiosondaggio di Udine, Milano, Roma, Brindisi e Cagliari (Tav.81-86) pag.31 12 - Andamento ed evoluzione dei grandi sistemi di nubi osservati dal satellitemeteorologico ESSA II (Tav.87-88) pag.33 13 - I sistemi temporaleschi osservati dal radar meteorologico (Tav.89) pag.34 14 - Conclusioni finali pag.35 TAVOLE 1, 2, 3 4 Variazioni della temperatura media mensile dei mesi di giugno, luglio, agosto, settembre,ottobre o novembre 1966 dalla media mensile trentennale (dal « Die Grosswetterlagen Mitteleuropa »). Scarti delle altezze medie (in metri geopotenziali) della superficie isobarica di 500 mb (circa5500m) dei trimestri agosto-settembreottobre; settembre-ottobre-novembre; ottobre-novembre-dicembre 1966, dalla media pluriennale. 5, 6, 7, 8, 9, 10, 11, Topografiedella superficieisobarica di 300 mb (circa 9000 m) alle ore 12 01.00 e 13.00 locali,dal 2 al 5novembre1966. 13, 14, 15, 16, 17, 18, 19, 20 Topografie della superficie isobarica di 500 mb (circa 5500 m) alle ore 01.00 e 13.00 da 2 al 5 novembre1966. 21, 22, 23, 24, 25, 26, 27, 28 Topografie delle superficie isobariche di 700 e 850 mb (rispettivamente circa 3000 e 1500 in) alle ore 01.00 e 13.00 dal 2 al 5 novembre 1966. 29, 30 Umidità specifica alla superficie isobarica di 850 mb (circa 1500 m) alle ore 01.00 dal 2 al 5 novembre 1966. 31, 32, 33, 34, 35, 36, 37, 38, 39, 40, 41, 42, 43, 44, 45, 46 Analisi della situazione meteorologica al suolo relativa all'Europa ed all'Atlantico alle ore 01.00, 07.00, 13.00 e 19.00 dal 2 al 5 novembre 1966. 47, 48, 49, 50 Isallobare di 24 ore alle ore 07.00 dei giorni 2, 3, 4 e 5 novembre1966. 51, 52, 53, 54, 55, 56, 57, 58, 59, 60, 61, 62, 63, 64, 65 Analisi al suolo ed isallobare di 6 ore relative al'lItalia, dalle ore 07.00 del 2 novembre alle ore 19.00 del 5 novembre 1966. 66, 67, 68, 69, 70, 71, 72, 73, 74, 75, 76, 77, 78, 79, 80 Precipitazioni in millimetri nelle 6 ore precedenti, relative alle stesse ore delle analisi al suolo ed isallobare di 6 ore sull'Italia. 81 Legenda per le cronosezioni verticali. 82, 83, 84, 85, 86 Cronosezioni verticali relative alle stazioni di radiosondaggio di Udine, Milano, Roma, Brindisi e Cagliari, dalle ore 13.00 del 31 ottobre alle 13.00 del 6 novembre 1966. 87, 88 Fotografie dei sistemi nuvolosi sulla regione Euro-Mediterranea trasmesse dal satellite meteorologico U.S.A. " ESSA II " e ripreso dalla stazione. APT (Automatic Picture Transmission) di Offenbach (Germania) nei giorni 2, 3, 4 e 5 novembre 1966. 89 Rilevamento del radar-meteo dell'Aeronautica Militare Italiana alle ore 00.40 del 4 novembre 1966, installato nell 'Aeroporto di Roma/ Fiumicino. Pubblicazioni del Consiglio Nazionale delle Ricerche PREMESSA Sollecitati dalla Commissione di studio per la programmazione delle opere di sistemazione idraulica e di difesa del suolo istituita dal Ministro dei Lavori Pubblici (di concerto con quello dell'Agricoltura), abbiamo ritenuto opportuno riunire nelle pagine che seguono una documentazione che, pur non, essendo definitiva, fosse tale da consentire una prima visione generale degli eventi meteorologici verificatisi sulla regione mediterranea e soprattutto sulla nostra Penisola nei giorni del novembre 1966, durante i quali vaste aree della Toscana, del Veneto e dell'Emilia sono state colpite da un ' alluvione di eccezionale intensità. A questa documentazione sommaria si è fatta precedere anche qualche notizia atta a mostrare come, sin dalla fine estate e dall'inizio dell'autunno del 1966, gli scarti dalle medie pluriennali degli andamenti medi mensili di alcuni parametri relativi alla grande circolazione atmosferica o di essa determinanti, preparassero un inverno con caratteristiche generali fortemente accentuate, di cui l ' evento in questione è stato una manifestazione esasperata. Non abbiamo ritenuto, in questo primo sommario lavoro, introdurre documentazione e considerazioni relative alla serie di situazioni a grande scala presentatesi nell ' ultima decade di ottobre e che hanno preceduto, preparandola, quella fatale del 3, 4, 5 novembre; infatti un tale studio, pur interessante e quanto mai chiarificativo, avrebbe ritardato eccessivamente l'apparizione di questa documentazione di base di cui si è ben ravvisata l ' urgenza. Ci proponiamo per altro di far svolgere quanto prima una ricerca approfondita sia degli eventi generali preparatori che di quelli particolareggiati, che hanno interessato con tanta violenza il nostro Paese. Sarà nostra cura, inoltre, far compiere una ricerca generale estendentesi su di un lasso di tempo considerevole, non inferiore al decennio, al fine di esaminare in tutti i casi di alluvione le linee generali delle situazioni meteorologiche che le hanno determinate. Queste ulteriori ricerche, che potranno essere di grande ausilio in futuro anche nel caso degli eventi minori purtroppo tuttaltro che rari, richiederanno tuttavia un lasso di tempo dell ' ordine del biennio. Il presente lavoro è stato compiuto sul piano della cooperazione fra il CNR-Centro Nazionale Fisica dell'Atmosfera e Meteorologia e l ' Aeronautica Militare Italiana-ITAV, Servizio Meteorologico. — 7 — 8 Premessa Ci è grato segnalare i fisici Ten. Col. Adriano Gazzola e Ten. Col. Aldo Cicala, che hanno rielaborato con accurata perizia il vasto materiale di analisi di routine del Servizio Meteorologico, con i loro collaboratori Cap. Alfredo Meschini, Ten. Carlo Mauri, Serg. Elio Corsi ed il Sig. Colombo Pozzi; con essi ringraziamo altresì i Ten. Col. Biase Lecce e Fulvio del Trono per le notizie forniteci sulle variazioni a lungo periodo. Vivi elogi vanno anche ai tecnici Sig. Alberto Raponi e Sig. Fulvio De Ascanis i quali si sono prodigati con i mezzi tipografici del CENFAM, per condurre a termine nel tempo più breve ed in modo veramente soddisfacente la delicata stampa del numeroso materiale per la realizzazione del fascicolo nella edizione che è stata curata con ogni sollecitudini dal Magg. Diego Bottari. Desideriamo, inoltre, esprimere il nostro sincero ringraziamento al « Deutscher Wetterdieust» nuvolsi per averci gentilmente inviate le copie di interessanti ed eccellenti fotografie dei sistemi sulla regione Mediterranea, che abbiamo fatto riportare nel presente studio. Esse sono state ottenute dall ' Ufficio di Offenbach ( Francoforte) sulla base della emissione del satellite meteorologico americano ESSA II . Il Capo del Servizio Meteorologico dell'Aeronautica Militare Italiana Magg. Gen. Prof. Giorgio FEA Il Direttore del Centro Nazionale di Fisica dell' Atmosfera e Meteorologia Prof. Maurizio GIORGI RELAZIONE DESCRITTIVA ( l ) 1 – Generalità sui fenomeni meteorologici. La situazione della grande alluvione del novembre 1966 durante la quale rimasero più duramente colpiti il Veneto, la Toscana e parte dell ' Emilia, ha avuto le sue origini remote in alcune persistenti anomalie della circolazione generale dell ' atmosfera, le cui cause prime non è facile stabilire; tuttavia si può senz'altro affermare che queste anomalie hanno finito col determinare un attenuarsi di quello attivo scambio di energia normalmente in atto tra regioni artiche e regioni tropicali; tale scambio è necessario ad impedire l'eccesso di riscaldamento che la radiazione solare tenderebbe a produrre sulle zone tropicali e l ' eccesso di raffreddamento che la radiazione emessa dalla terra verso lo spazio tenderebbe a produrre sulle calotte polari. Lo scambio di energia fra le due regioni sopra ricordate avviene in parte attraverso le correnti marine ma sopratutto mediante le invasioni di aria calda verso Nord e le invasioni di aria fredda verso il Sud. Questi fenomeni di scambio di energia a grande scala conseguono allo sviluppo di grandi onde trasversali (cioè con lento moto oscillatorio e quasi orizzontale delle masse d'aria, che si verifica secondo i meridiani) le quali, con dimensioni di uno o più continenti, caratterizzano le cosidette ' correnti occidentali '. Queste ultime sono costituite da quella vastissima fascia di venti, che fluiscono in ' media' secondo i paralleli nel senso da Ovest verso Est, tra i 30 ed i 60 gradi di latitudine, in uno spessore di atmosfera, che dal suolo può giungere in certi periodi dell ' anno ad oltre 15 000 metri; queste correnti presentano dei massimi di intensità stretti ed allungati, detti perciò ' correnti a getto ', prevalentemente intorno la quota di 10 000 metri. Le correnti occidentali variano da situazioni nelle quali esse fluiscono quasi esattamente secondo i paralleli, senza onde o con onde di piccola ampiezza, e perciò con scambio fra artico e tropici estremamente limitato (Fig. 1-a e 1-b), a situazioni con onde di ampiezza grandissima, talché il moto, pur conservando (come accennato) una componente ' media ' secondo i paralleli, risulta prevalentemente secondo i meridiani (Fig. 1-c); queste onde ampissime consentono uno scambio di energia assai intenso. Normalmente si passa progressivamente dalla prima situazione alla seconda attraverso stadi, che si concludono con la 'rottura ' delle onde ed irruzione di aria fredda polare talvolta sino verso l'equatore ed invasioni di aria calda tropicale anche sin verso le calotte polari e con il ripristino della circolazione prevalentemente secondo i paralleli (Fig. 1-a). Ciò perché le correnti con onde a piccola ampiezza e perciò con scarso scambio fanno accentuare progressivamente il contrasto termico tra zone polari e tropicali; le correnti stesse 1 ( ) Si è cercato di svolgere questa relazione nella forma meno tecnica possibile e premettendole in forma descrittiva e sommaria una sintesi dei fenomeni meteorologici fondamentali e particolarmente dei grandi processi della circolazione generalo. Ciò affinché la documentazione, che si presenta, possa essere di ausilio anche a coloro che, pur non esperti in materia, sono tuttavia interessati ai problemi concernenti i fenomeni alluvionali. — 9 — 10 Documentazione generale sull'alluvione del novembre 1966 vanno quindi intensificandosi rendendo via via più instabili ed ampie le onde trasversali che le caratterizzano. Lungo i margini di contatto e di scorrimento delle masse (l'aria calde, prevalentemente da Sud, e fredde, da Nord, si formano negli strati inferiori dell'atmosfera onde minori (Fig. 2), FIG. 1 - Onde nelle grandi correnti occidentali. che generano vortici ad asse verticale costituenti i ' cicloni extratropicali ', caratteristici delle medie latitudini. Essi sono di intensità generalmente assai inferiore a quella ben nota dei cicloni tropicali (uragani e tifoni, del diametro massimo di poche centinaia di chilometri), ma sono invece assai più estesi di questi, avendo spesso diametri superiori al migliaio di chilometri. L'energia (li questi cicloni è legata sia alla energia di moto (o cinetica) delle correnti fredde e calde dal cui contrasto traggono origine, sia alla energia (li posizione (o potenziale), che scaturisce dalla differenza di temperatura e perciò di densità delle masse adiacenti; anche questa energia di posizione si traduce in energia (li moto quando le masse calde (più leggere) si sollevano per dar luogo alle masse fredde (più pesanti) che si abbassano. Nelle varie fasi di sviluppo di queste onde minori si può spesso individuare un ' fronte caldo ' cioè la linea (contrassegnata in Fig. 3-a con piccoli semicerchi), che al suolo delimita ' l'avanzata dell aria calda; questa avanza scivolando sulla fredda, preesistente (Fig. 3-b), dando luogo a nubi prevalentemente stratificate (le principali sono i nembostrati) con precipitazioni a carattere continuo, mentre la pressione nella zona che precede il fronte va diminuendo (Fig. 3-c). Documentazione generale sull'alluvione del novembre 196t 11 Più agevolmente. in genere, si può individuare anche un `fronte freddo ', cioè la linea (contrassegnata in Fig. 3-a con piccole cuspidi) che al suolo delimita l'avanzata dell'aria fredda: questa avanza incuneandosi sotto l'aria calda e la solleva (Fig. 3-b) dando luogo prevalentemente a nubi a forte sviluppo verticale (le principali sono i cumulonembi) con formazione di precipitazioni intermittenti, rovesci, temporali, mentre la pressione, nella zona che segue il fronte, va aumentando rapidamente ed irregolarmente (Fig. 3-c). Quando il fronte caldo, che precede il fronte freddo e che generalmente avanza più lentamente di questo, è ' raggiunto dal fronte freddo si forma una specie di sistema misto detto ' occlusione (che nelle carte meteorologiche si indica con una linea contrassegnata da semicerchi alternati a cuspidi). La zona press ' a poco triangolare, che si trova tra fronte caldo e fronte freddo e che si chiama settore caldo, ha, al proprio vertice, il centro del ciclone, corrispondente al minimo di pressione (indicato con una B in Fig. 3-a). Fin. -- Grande irruzione di aria fredda. Il moto della onda ciclonica ' (come indicano le grandi frecce della Fig. 3 in a ed in b) è prevalentemente secondo il moto delle masse calde. Questo moto può essere seguito abbastanza agevolmente tramite le carte di variazione della pressione (o carte delle isallobare), nelle quali l'avanzare dei fronti caldi può essere seguito mediante il moto delle aree con pressione in diminuzione (nuclei negativi, che in generale precedono i fronti caldi (Fig. 4-a) ed indicano comunque invasioni di aria calda, più leggera o l ' approssimarsi di vortici ciclonici) o mediante il moto delle aree con pressione in aumento (nuclei positivi, che seguono i fronti freddi (Fig. 4-b) o comunque pongono in evidenza zone di invasione di aria fredda, più pesante o l'allontanarsi dei vortici). I cicloni costituiscono zone di pressione relativamente bassa, nelle quali la circolazione delle masse (l'aria si svolge nel senso opposto a quello delle lancette dell ' orologio (moto antiorario) e collegate in generale, come abbiamo sommariamente descritto, con tempo cattivo, dovuto soprattutto ai moti ascendenti delle masse d'aria calda. In contrapposto si hanno gli anticicloni, zone di pressione relativamente alta, nelle quali la circolazione delle masse si svolge nello stesso senso delle lancette dell ' orologio (moto orario) e collegate a condizioni di tempo buono, dovuto a lenti moti discendenti (e perciò con riscaldamento per passaggio da pressione bassa a pressione alta) delle masse, spesso fredde, che li costituiscono. I moti orari ed antiorari si riferiscono al nostro emisfero. Il moto delle masse d ' aria negli strati inferiori può essere immediatamente dedotto (a meno di effetti di deviazione legati alla orografia o di attrito che interviene all'incirca nei primi 500 metri) da quelle carte meteorologiche sulle quali sono riportate le linee di egual 12 Documentazione generale sull ' alluvione del novembre 1966 pressione ridotta al livello del mare (o isobare). Infatti tale moto si svolge, a causa della rotazione terrestre, con grande approssimazione parallelamente a queste linee (Fig. 5-a). Per la quota si ricorre a carte che danno, ciascuna, con le linee di livello, la forma di una determinata superficie isobarica; tali carte son dette, per analogia con le carte geografiche rap- Fig . 3 - Schema di onda ciclonica extratropicale e sua registrazione barografica. presentanti l 'orografia, carte di topografia assoluta: orbene il vento fluisce parallelamente alle linee di livello di ogni superficie isobarica (Fig. 5-b). Le isobare, nelle carte isobariche, o le linee di livello, nelle carte di topografia, rappresentano dunque in prima approssimazione le linee di flusso delle masse d ' aria. Nel nostro emisfero il vento fluisce lasciando alla sua destra la pressione più alta (o le quote più alte, nelle carte di topografia) ed alla sua sinistra la pressione più bassa (o le quote Documentazione generale sull'alluvione del novembre 1966 13 più basse, nelle carte di topografia). Ad ogni latitudine l'intensità del vento è direttamente proporzionale alla fittezza delle linee, cioè al cosidetto ' gradiente barico ' o, rispettivamente, topografico '. Come sopra accennato, è soltanto nello strato più vicino al suolo od al mare (per uno spessore di circa 500 metri) che la resistenza determinata dalla natura del suolo stesso può ridurre il valore della velocità anche fino alla metà di quel valore teorico detto ' geostrofico ' cui si avvicina invece nella ' libera atmosfera '; l'effetto del suolo o del mare può anche far variare la direzione del vento che da quella parallela alle isobare può risultare deviata, rispetto a queste, di una trentina di gradi verso le zone di bassa pressione. Fio. 4 – Nuclei isallobarici di 3 ore associati: a) ad un fronte caldo; b) ad un fronte freddo. I moti di sollevamento delle masse calde, che scivolano al di sopra di quelle fredde nei fronti caldi, o sono incalzate e forzate a salire dalle masse fredde nei fronti freddi (si veda ancora la Fig. 3-b), fanno subire alle masse calde stesse una espansione conseguente al sollevamento (la pressione infatti diminuisce col crescere della quota, dimezzandosi all'incirca ogni cinque chilometri e mezzo); questa espansione determina un raffreddamento, cui conseguono i processi di condensazione, che danno luogo ai sistemi più cospicui di nubi e di precipitazione. Fenomeni analoghi si producono, peraltro, anche in presenza dei grandi sistemi orografici, quando le masse d'aria son costrette dal loro stesso moto a sollevarsi al di sopra delle montagne (Fig. 6-a); in talune circostanze, come quando l'aria calda è incalzata da aria fredda (Fig. 6-b), il processo assume intensità particolarissime. Formazioni di nubi a grande sviluppo verticale con temporali e rovesci possono aversi inoltre senza contrasti fra due masse d'aria, cioè in masse d'aria omogenea, se queste sono instabilizzate ' per riscaldamento ed umidificazione dal basso, come quando l'aria fredda viene a muoversi su un mare caldo, quale è il Mediterraneo specie nel periodo autunnale; oppure, ed ancor più quando ' in quota ' si hanno invasioni di aria particolarmente fredda. Le condizioni di instabilità, tanto maggiori quanto più rapidamente scende, con il crescere della quota, la temperatura osservata (in media nel primo grande strato atmosferico, la troposfera che va dal suolo a 11 chilometri, la temperatura decresce di 6,5 gradi per chilometro), possono essere rilevate su ogni singola stazione dai sondaggi verticali di pressione, temperatura ed umidità effettuati a mezzo di ' radiosonde' portate da palloni dal suolo fino a circa 30 000 metri di quota. I dati ricavati da questi sondaggi, riportati su opportuni nomogrammi aerologici, permettono appunto di valutare, dall ' andamento della temperatura e del contenuto di vapore in funzione della pressione e quindi della quota, se si svilupperanno o meno moti verticali e se questi daranno luogo, ed in che entità, a formazioni nuvolose ed a precipitazioni. 14 Documentazione generale sull ' alluvione del novembre 1966 Su grandi superficie il fenomeno può essere studiato effettuando dapprima l ' esame della distribuzione (che è quasi orizzontale) della temperatura, quale risulta da ciascuna delle carte di topografia (li una opportuna serie di superficie isobariche; le carte normalmente prescelte sono: quella di 850 mb, che in media corrisponde a 1500 metri; quella di 700 mb che corrisponde a 3000 metri; quella di 500 mb che corrisponde a 5500 metri; quella di 300 mb che corrisponde a 9100 metri; quella di 200 mb che corrisponde a 12000 metri e quella di 100 mb che corrisponde a 16 000 metri. Si confrontano poi fra loro queste distribuzioni di temperatura osservate simultaneamente a vari livelli (o più esattamente, come detto, a varie pressioni). Fio. 5 — a) Isobare e venti; b) topografie o venti. Tutto l'insieme degli elementi osservati o misurati presso le singole stazioni (che effettuano in tutto il globo le loro osservazioni alle stesse ore dette ' sinottiche ', internazionalmente stabilite) viene riportato con opportuno simbolismo sulle ' carte generali ' sulle quali oltre alle isobare son tracciati anche i fronti. I dati di temperatura, umidità, visibilità, il tipo e le quantità di nubi ed i tipi e le quantità delle precipitazioni, insieme alle caratteristiche dei ' venti (tutti elementi riportati con un simbolismo internazionale) permettono all analista di rendersi conto della natura e della entità dei fenomeni in atto; ed inoltre, con l'ausilio delle altre documentazioni già sommariamente accennate, gli consentono di definire appunto ed in particolare i fronti, sia in posizione, sia in intensità. 2 -- Anomalie climatologiche predisponenti le condizioni alluvionali (Tav. 1-4). Tornando alle condizioni stagionali anomale, che hanno determinato nel nostro Paese i disastrosi eventi del 3,4 e 5 novembre, esse son poste in evidenza nel loro evolvere dalla serie di 6 cartine delle prime tre tavole (' Variazioni della temperatura media mensile dei mesi di giugno, luglio, agosto, settembre, ottobre e novembre 1966 dalla media trentennale '), tratte dal bollettino del Servizio Meteorologico tedesco ('Die Grosswetterlagen Mitteleuropa '). Documentazione generale sull'alluvione nel novembre 1966 15 In queste cartine sono riportate per ciascuno dei mesi dal giugno al novembre del 1966, gli scarti (dalla media mensile trentennale) della temperatura media mensile osservata appunto nel 1966. Saltano agli occhi da un lato gli scarti negativi, che proprio nell'ottobre raggiungono per la zona artica il valore straordinario di ben 6 gradi; d ' altro lato gli scarti positivi che per l ' Europa centro-meridionale e la regione mediterranea raggiungono i 4 gradi. Per l 'Europa e per la regione Mediterranea appunto è la preparazione ad invasioni di aria artica particolarmente fredda e quindi atta a divenire molto instabile una volta giunta sul Mar Mediterraneo più caldo del normale; aria pronta inoltre a contrastare violentemente con le masse tropicali o temperate ivi esistenti o sopravvenienti. FiG. 6 — Effetti orografici, semplice e con fronte freddo. La intensa e frequente migrazione verso Sud delle masse fredde e quella analoga verso masse calde, verificatesi nel successivo mese di novembre, sono a loro volta indicate dagli scarti dalla media trentennale della temperatura media di questo mese, che mostrano una zona negativa sulle regioni occidentali con un massimo di 4 gradi sulla penisola Iberica ed una zona positiva sulle regioni orientali con un massimo di 4 gradi sull'Asia Minore e di 3 gradi sin sulla Russia settentrionale. 16 Documentazione generale sull 'alluvione del novembre 1966 La quarta tavola (' Scarti delle altezze medie (in metri geopotenziali) della superficie isobarica di 500 mb (circa 5500 m) dei trimestri agosto-settembre-ottobre; settembre-ottobre-novembre, ottobre-novembre-dicembre 1966, dalla media pluriennale') rappresenta invece gli scarti dalla media decennale della grande circolazione a 5500 metri: in ognuna delle 3 cartine sono riportati in metri gli scarti medi trimestrali (centrati su settembre, ottobre e novembre) dalla media trimestrale (centrata sugli stessi mesi), ottenuta da dieci anni di osservazioni, dell ' altezza sul livello del mare alla quale si trovava, stazione per stazione, la superficie isobarica di 500 mb. A questi scarti di quota corrisponde uno scarto nella direzione ed intensità dei venti predominanti; l ' andamento di questi scarti presentato dai venti predominanti è appunto indicato dalle frecce. Le tre cartine pongono in evidenza una zona di abbassamento della superficie isobarica dalla sua quota media (fiancheggiata da due zone di innalzamento), zona che in settembre va dalle regioni Scandinave sino al largo della penisola Iberica. In ottobre e novembre, la zona di abbassamento, facendo quasi perno sulla Scandinavia settentrionale, si sposta nella sua parte meridionale dall ' Atlantico verso la regione Mediterranea; simultaneamente le due zone in aumento ai suoi lati si rinforzano. Il significato di questi fatti è, da un lato, una accentuata intensità e frequenza delle invasioni di aria artica sull ' Atlantico, fino a giungere sul Mediterraneo; dall ' altro l ' accentuarsi delle invasioni d ' aria tropicale dall ' Africa attraverso il Mediterraneo centro-orientale e l'Europa orientale; pertanto, per il contrasto tra queste due correnti prevalenti, sono derivate nell'andamento stagionale frequenti ed accentuate perturbazioni sulla regione Mediterranea ed in particolare su quella Italiana. 3 — Descrizione succinta degli eventi meteorologici dal 2 al 5 novembre 1966. Quelle sopra descritte costituiscono le anomalie climatologiche generali preparatorie della eccezionale situazione alluvionale del 3-5 novembre 1966. Nelle fasi particolari immediatamente precedenti il fenomeno, va detto che sull ' Atlantico si era andato rinforzando ed estendendo assai più a Nord del consueto un poderoso anticiclone che, unitamente ad una saccatura sull ' Europa occidentale, aveva iniziato a convogliare masse fredde dalle regioni polari sin verso il Mediterraneo già, dal 25 ottobre. A questa prima irruzione d ' aria polare ne erano sopravvenute altre nei giorni successivi, finché quella, del 3 novembre raggiungeva ed invadeva anche le regioni settentrionali dell'Africa, con tanta energia al suolo e sino alle più alte quote troposferiche, da produrre una contro corrente calda ed umida intensissima dall ' Africa sino alle regioni Baltiche. Lungo la linea di contrasto fra le due correnti opposte, linea che si andava spostando lentamente da ponente verso levante, si vennero formando nei giorni 3 e 4 e nei bassi strati atmosferici una serie di onde e quindi di vortici ciclonici intensi, a rapida evoluzione e moto veloce (da Sud verso Nord) lungo la linea stessa. La situazione di tali vortici alle ore 19 locali ' ( Tempo Medio Europa Centrale; sulle carte le ore sono indicate in ore Z, cioè riferite all ora di Greenwich) del 3 novembre era: un primo vortice centrato sulla zona del confine AlgeroTunisino, un secondo sulla Sardegna meridionale ed un terzo sul Golfo Ligure; 12 ore dopo, h alle 7 del mattino del 4, se ne trovava un primo centrato tra la Sardegna e la Sicilia, un secondo sul Mar Ligure e a Nord dell'Elba ed un terzo sul centro della Valpadana, mentre un altro si sviluppava a Nord delle Alpi occidentali; 24 ore dopo, alle 7h del 5, per quanto riguarda la nostra regione, non restava che un minimo residuo sul Golfo di Genova. Questi vortici peraltro già a 1500 metri apparivano come unica e profonda saccatura collegata ad un poderoso vortice ciclonico, che durante il 4 dall'Islanda veniva a portarsi sino a Sud dell'Irlanda, alimentando così ulteriormente di aria fredda tutto il sistema in svi- Documentazione generale sull'alluvione del novembre 1966 17 luppo sul Mediterraneo. I vortici stessi, malgrado la vita relativamente effimera, hanno determinato, specie col loro allineamento e negli strati inferiori dell'atmosfera, quella intensità dei venti che per zone così estese e per i nostri climi deve considerarsi eccezionale. I venti meridionali intensissimi e la particolare ricchezza di vapore dell ' aria, che si son manifestati dalla Tunisia e dalla Libia prima lungo tutto il nostro Paese e poi sino alle regioni Baltiche, non sono state tuttavia le sole cause meteorologiche dei disastrosi eventi. Infatti vanno considerati altri due effetti concomitanti e di peculiare importanza per la dinamica del fenomeno sulla Toscana e sul Veneto: il primo è l'effetto di convogliamento sul ' versante Tirrenico delle masse calde fluenti da Sud tra l Appennino ad Est ed il blocco delle masse fredde il cui limite, disposto press ' a poco secondo i meridiani, procede lentamente da Ovest; questo 'canale ' tra Appennini e masse fredde, che si va via via restringendo con l'avanzare di queste ultime, costringe le masse d'aria a procedere sempre più velocemente ed a subire il secondo effetto cioè il sollevamento forzato orografico, dovuto allo sbarramento opposto dall'Appennino centro-settentrionale che, orientato da Sud-Est a Nord-Ovest, si oppone diagonalmente al moto. Le masse calde superano l ' ostacolo di preferenza tra il massiccio del Gran Sasso e quello del Monte Cimone convogliandosi con rinforzi dinamici attraverso i passi fra Toscana e Romagna. Esse scaricano in pioggia intensa ed insistente per effetto del ' raffreddamento prodotto dall ascesa forzata, gran parte del loro vapore proprio sui versanti Toscani, specie allorché il limite dell ' aria fredda giunge a toccare la Versilia bloccando ogni uscita dell ' aria calda verso il Golfo Ligure. ' Il getto d ' aria meridionale così ottenuto, affiancato alle correnti convogliate lungo l Adriatico, subiva un nuovo e più poderoso effetto orografico sulle Alpi orientali, che investiva frontalmente, soprattutto alla testa della vasta conca, che esse presentano sull ' Adige; qui più ancora che sulla Toscana l'effetto di condensazione per ascendenza forzata è stato ingente e duraturo. Più duraturo in quanto il limite della massa fredda occidentale si è andato portando da Ovest ad Est con la spinta maggiore sulle nostre regioni centrali, procedendo come se essa provenisse da un centro press' a poco a Sud-Ovest della Sardegna; aprendosi cioè a ventaglio e diluendo da questo centro nel settore compreso tra la direzione di Nord-Est e quella di Sud-Est. Talché mentre la linea di contrasto superava in modo relativamente rapido l'Appennino (sopratutto nel settore centrale) essa tendeva a stazionare sulla regione Veneta. Allo stesso fenomeno può in parte essere imputata la persistenza (fino alle prime ore del 5) del minimo centrato sul Golfo Ligure, di cui più sopra si è fatto cenno. Una tendenza iniziale alla stazionarietà dei fenomeni, concentrati soprattutto sulla regione Tirrenica e sull ' alto Adriatico, può essere attribuita al rapido elevarsi della pressione sulle regioni orientali, ben messa in evidenza al suolo dalle carte delle isallobare, ma forte anche in quota in conseguenza dell ' accumularsi delle masse portate dalle correnti meridionali; tale aumento di pressione ha ostacolato in primo tempo il moto verso Est del sistema, moto che il sopraggiungere di nuove masse fredde da Ovest ha poi reso più celere. 4 Evoluzione della circolazione a scala emisferica a 9100 ed a 5500 metri (Tav. 5-26). Quanto più sopra sommariamente descritto può essere seguito più da vicino attraverso l ' esame delle Tav. 5-89, tratte dalla documentazione del Servizio Meteorologico dell'Aeronautica, ma opportunamente selezionata e semplificata. Tale documentazione, riteniamo, può considerarsi sufficiente per le esigenze informative, elle ci siamo proposti di soddisfare, pur non essendo definitiva; ciò in quanto i dati e le analisi su cui essa si basa sono ancora essenzialmente quelli immediatamente disponibili nel lavoro di routine del Servizio al momento 2 18 Documentazione generale sull'alluvione del novembre 1966 degli eventi; sarà necessario infatti un confronto di detta documentazione con i dati originali e corretti dei singoli Paesi, cosa che potrà essere fatta in un secondo tempo, in singoli studi più approfonditi. Le tavole 5-12 (' Topografie della superficie isobarica di 300 mb (circa 9000 m) alle ore 01 e 13 locali, dal 2 al 5 novembre 1966 ' ) mostrano per i giorni 2, 3, 4 e 5 novembre 1966 l'evoluzione delle correnti in quota, quasi ai limiti della troposfera cioè all'altezza media di 9100 metri, correnti che possono dedursi dall'andamento delle linee di livello della superficie isobarica di 300 mb (tracciate a linee continue di 60 in 60 metri: i valori sono indicati soltanto con le due cifre delle centinaia e delle decine). Risulta evidente, sin dal giorno un flusso violento settentrionale presso le coste europee ' dell Atlantico. Tale flusso dalla Groenlandia e dall ' Atlantico settentrionale giunge sin verso la penisola Iberica ed il Marocco; indi, costeggiando l'Africa settentrionale, percorre il Mediterraneo occidentale e centrale come vento da Ovest e prosegue, come vento meridionale e sud-occidentale, dal Mediterraneo orientale giungendo, attraverso la penisola Balcanica e l 'Asia Minore, sin verso le regioni settentrionali della Russia europea. La vastissima ansa o 'saccatura ' che dall ' Artico attraverso la Scandinavia e l ' Europa centrale giunge al Mediterraneo, risulta in prevalenza colma di aria fredda (le isoterme indicate a tratteggio son tracciate di 4 in 4 gradi centigradi), che sull ' Artico, alla quota di 8400 metri cui si trova la 301) mb, ha la temperatura di -56 °C e sulla nostra regione (in corrispon°C denza del 40° parallelo), alla quota di 9000 metri della 300 mb, ha una temperatura di -52 (in ottobre la media a Roma a 300 mb è -44,8 °C e in novembre -47,7 ° C). Sulla zona centrale dell'Atlantico tra il 40° ed il 60° parallelo, alla quota di 9420 metri della 300 mb, l'aria è invece relativamente calda, avendo una temperatura di -42 °C. Anche sulle regioni orientali, dall'Egitto ai Mari Nero e Caspio, alla quota di 9300 metri della 300 mb, le masse d'aria son relativamente calde, avendo una temperatura di -44°C. Questa situazione evolve nei giorni successivi, tendendo nelle prime ore del 3 dapprima ad un inizio di distacco ed isolamento della saccatura dalla corrente occidentale principale che fluisce molto più a Nord, tra il 50° e 1'80° parallelo, e ad un principio di una sua trasformazione in vortice chiuso, situato tra la penisola Iberica e l'Europa centrale; ciò anche per un avanzamento della zona di 'alta' atlantica verso Nord-Est, sino alla Scandinavia. Successivamente durante il 3 stesso, una nuova sacca dall ' Atlantico settentrionale si spinge verso questo vortice isolato, che a sua volta si va restringendo ed allungando nel senso dei meridiani; all'inizio del 4 la sacca nord atlantica si è già fusa con detto vortice in una unica saccatura stretta e profonda, la quale determina sul suo lato occidentale un flusso settentrionale intensissimo, diretto dalla Groenlandia fino all ' interno del Marocco e dell ' Algeria, mentre sul suo lato orientale determina un flusso meridionale quasi altrettanto intenso che dalla Tunisia si spinge sino alla Scandinavia. L ' Atlantico occidentale è invece in regime di 'alta ' con aria, che per la quota alla quale si trova (9660 m) è caldissima (-32 °C); analogamente si muovono masse calde sulla zona dal Mediterraneo centro-orientale sino alla Finlandia ed alla Scandinavia centrale, con temperature che vanno da -40 ° C (Egitto) a -48 ° C (Scandinavia), mentre nella saccatura l ' aria fredda raggiunge i -56 °C (sulla Irlanda) ed i -52 °C (sulla penisola Iberica). Il contrasto tra le due correnti settentrionale e meridionale raggiunge in questo periodo la fase più acuta, che mantiene ancora all ' inizio del 5, quando la parte meridionale della saccatura stessa porta progressivamente il suo asse dalle coste mediterranee spagnole (ove si trova all ' inizio del 4) prima verso le Baleari, quindi verso la Sardegna e lungo il Tirreno, per lasciare infine a metà del 5 un intenso vortice secondario (che presenta una temperatura di -48 0 C) sulla Sicilia. La sacca principale si allarga intanto formando un largo vortice a Sud Documentazione generale sull'alluvione del novembre 1966 19 dell'Irlanda, mentre d'altro canto ad esasperare la situazione si rinforza la zona d'alta che si estende dal Mediterraneo orientale ai paesi Baltici. Da notare, nella successione di queste carte, la comparsa alle ore 12 del 4 novembre, collegata col minimo presso le isole Britanniche, di una ' bolla ' d ' aria apparentemente più calda; in realtà si tratta di un abbassamento della regione sovrastante la troposfera, cioè della stratosfera; questa per effetto del raffreddamento e quindi della contrazione verticale della troposfera è scesa al di sotto dei 300 mb, portando al livello di questa superficie isobarica i valori più elevati della sua temperatura, peraltro quasi costante con la quota. Non molto diverso da quello sopra descritto è il comportamento delle correnti a 5500 metri, che risulta dalle Tav. 13-20 (' Topografie della superficie di 500 mb (circa 5500 m) alle ore 01 e 13 locali, dal 2 al 5 novembre 1966 ' ). 5 – Evoluzione della circolazione a scala euro-mediterranea a 3000 ed a 1500 metri (Tav. 21-28). Le Tav. 21-28 (' Topografie delle superficie isobariche di 700 e 850 mb (rispettivamente 3000 e 1500 m) alle ore 01 e 13, dal 2 al 5 novembre 1966 ' ) danno l ' andamento della circolazione sulla regione centrale Europea e Mediterranea alle quote di circa 3000 e 1500 metri; esse riportano le topografie delle superficie isobariche di 700 e 850 mb, con le relative isoterme. A 3000 metri, all'inizio del 2, si ha un vortice dal Golfo di Guascogna alla Polonia, isolatosi da una saccatura sulla Scandinavia; questo vortice rapidamente si allunga (a metà del 2 stesso) dal largo del Portogallo sino alla Russia Bianca, e quindi (il 3) è spezzato da ' promontorio ' di pressione più alta che dal Mediterraneo centro-orientale si spinge verso il Baltico; la parte occidentale del votice a metà del 3 è centrato sulla Francia meridionale e si ' porta, all inizio del 4, sul Golfo di Lione, intensificandosi e collegandosi ad una saccatura, che da un vasto vortice sull'Islanda si protende attraverso la Francia sino al Mediterraneo. Il centro del vortice stesso, durante il 4, dall'Islanda si porta sull'Irlanda. E all'inizio del 4 che l'azione di convogliamento delle masse calde dalla regione LibicoTunisina, verso la nostra Penisola e l'Europa centro-orientale, già iniziata il giorno precedente, raggiunge la. massima intensità, accompagnata da un analogo ed opposto convogliamento di masse fredde dal Nord Atlantico, attraverso la penisola Iberica, alle regioni Marocchina ed Algerina. Tale azione continua durante tutto il 4, pur spostandosi l ' asse del sistema lentamente verso levante; mentre il 5, attenuatasi e poi scomparsa la saccatura, il vortice centrato sull'Irlanda finisce con lo spingere la massa d'aria fredda dalla zona mediterranea occidentale sino al di là della nostra Penisola, sulla zona Carpatico-Danubiana, apportando così venti freddi da Sud-Ovest (corrente di ritorno). 11 moto delle masse calde e fredde interessanti gli strati più prossimi al suolo (e dai quali hanno fondamentalmente origine nubi e precipitazioni) può essere seguito ancor meglio dalle topografie di 850 mb, le cui isoterme (salvo un incremento di circa 8 gradi) possono ritenersi significative per la distribuzione a grande scala della temperatura al livello del mare. Infatti le temperature lette in capannina, cioè al suolo, risentono assai degli ' e ffetti locali ' che intervengono negli strati più bassi: si risente in particolare della ' variazione diurna ' legata di giorno agli effetti di riscaldamento per la insolazione e di notte agli effetti di raffreddamento per perdita di energia dovuta alla emissione di radiazione verso lo spazio (radiazione notturna) ; questi effetti, pur importanti di per sè e per ogni singola località, mascherano le caratteristiche proprie delle masse d'aria principali. La 850 mb mostra dunque il giorno 2 un vasto vortice su tutta l'Europa centrale, con un minimo sul Golfo di Guascogna. Esso produce un forte afflusso di masse calde dalla regione 20 Docu mentazione generale sull 'alluvione del novembre 1966 Libico-Egiziana sino a Nord del Mar Nero, mentre la zona centrale del vortice è occupata da aria relativamente fredda. All'inizio del 3 il vortice si è spezzato, presentando un minimo sulla Russia centrale ed un altro tra i Pirenei e le Baleari; nel contempo dal Mediterraneo centro-orientale un ' promontorio ' si va spingendo verso la regione Danubiana. Mentre a causa di questo promontorio persiste un afflusso caldo verso le regioni orientali e questo afflusso si va estendendo dalle estreme nostre regioni meridionali a quelle centrali, il vortice occidentale richiama più intensamente masse fredde dal Mar del Nord verso la penisola Iberica e da qui verso il Mediterraneo occidentale e le regioni Marocchine ed Algerine. Il fenomeno si accentua ancora a metà del 3, quando spintosi il promontorio orientale sino al Baltico ed alla Scandinavia, le masse calde giungono sino alla Germania (+ 4 °C) mentre sull ' Algeria, le Baleari e verso il Mar Ligure vengono a più forte contrasto con le masse fredde avanzanti da Ovest. All ' inizio del 4 il minimo si è trasformato in una profonda e stretta saccatura, collegata con un vortice ciclonico sull ' Islanda il quale inizia a muoversi verso l'Irlanda. che raggiunge. per divenire quasi stazionario, già nel pomeriggio del 4. L ' afflusso caldo meridionale ha raggiunto in queste ore la massima intensità e si spinge sino al Baltico. L'afflusso freddo sulla penisola Iberica e verso il Mediterraneo occidentale è ancora intenso ed una fascia di forte gradiente termico orizzontale, all ' incirca lungo l ' isoterma +4 °C, corre da Gibilterra alla Sardegna e da qui, attraverso le Alpi, sino al Baltico. Alle ore 12 del 4 tale fascia dalla Sardegna si è spostata alle coste della Penisola: tra la Francia meridionale, ove la temperatura è di -4 °C, e l'alto Adriatico, ove essa è di +8 °C, si hanno ben 12 gradi di differenza; la stessa differenza è riscontrata tra le Baleari (0 °C) e la Sicilia (12 °C}. La isoterma 0 °C corre da Gibilterra alle Baleari e da qui alla Danimarca, mentre la + 8 °C va da Tunisi a Roma, Venezia e Berlino, per ridiscendere poi verso i Dardanelli. ' All inizio del 5 tutta la massa fredda dall'Europa occidentale si muove verso Est riuscendo a scalzare l'aria calda la cui massa, pur portandosi anch'essa verso Est inizia durante il giorno 5 a spezzarsi in due blocchi principali: uno collegato con le masse africane, occupa l ' area compresa tra il Mediterraneo orientale e l'Asia Minore (con un massimo di 18 °C) in ' ' prossimità dell Egitto) ; l altro (con un massimo di 8 °C) è giunto sino ai Paesi Baltici. La fascia di maggior gradiente termico, pur indebolita, all ' inizio del 5 va dal Mediterraneo ' ' centrale, lungo la Calabria, traversa la zona centrale della Penisola, l alto Adriatico, l Istria e prosegue verso il Baltico. A metà del 5 tale fascia è ancor più diffusa e dallo Jonio, attraverso il canale d'Otranto prosegue ancora verso il Baltico traversando la Iugoslavia e la Poh lonia. In ventiquattro ore (dalle 12 h del 4 alle 12 del 5) la temperatura è scesa (sempre a 1500 metri di quota) di circa 8 o 9 gradi su quasi tutta la nostra regione: da 8 °C a 0 °C sul Veneto e da 12 °C a 3 °C sulla Sicilia. 6 -- Evoluzione della distribuzione del contenuto di vapore a 1500 metri a scala euro-mediterranea (Tav. 29-30). Le Tav. 29-30 (' Umidità specifica alla superficie isobarica di 850 mb, alle ore 01, dal 2 al 5 novembre 1966 ' ) mostrano la distribuzione del contenuto di vapore a 850 mb, cioè ' ancora a 1500 metri circa. Tale contenuto è espresso in grammi per chilogrammo d aria (cioè, anche approssimativamente, in grammi per metro cubo). Le regioni Europee sud-orientali, occupate da aria calda all'inizio del giorno 2, mostrano il massimo contenuto di vapore, che da 6 g/kg sul Mar Nero scende a 3 g/kg sulla penisola Iberica. Documentazione generale sull'alluvione del novembre 1966 21 Le regioni settentrionali ed occidentali, occupate da aria fredda, son povere di vapore con minimi di 0,5 g/kg sulla regione Russa e sull ' Olanda. 24 ore dopo si nota particolarmente un incremento tra la regione dell'Egeo e la Cirenaica (6 g/kg); tale incremento si risente sino al basso Tirreno (5 g/kg). ' L'incremento si estende e si accentua il giorno successivo accompagnando l invasione di aria calda: dalla regione Egizia, con 8 g/kg, i massimi di contenuto si spingono a tutta la nostra regione, con 7 g/kg dalla Sardegna all ' Italia centrale, e toccano il Baltico, con 4 g/kg. Sulla Francia e sui Paesi Bassi si hanno minimi, più elevati dei precedenti, di 2 g/kg. Il giorno 5 il contenuto è aumentato dalla Libia allo Jonio (8 g/kg) e così sulla Grecia, sulla regione Carpatico-Danubiana (6 g/kg) e sino a tutta la regione Baltica meridionale (4 g/kg). Il contenuto è diminuito invece sulla Sardegna e sulle nostre regioni centro-settentrionali per il sopraggiungere dell'aria fredda. L ' elevato contenuto di vapore dell ' aria, che, con i venti meridionali, ha investito la nostre Penisola, è ovviamente una delle ragioni che hanno determinato la particolarissima intensità delle precipitazioni. 7 – Evoluzione della situazione barica e frontale al suolo a scala semisferica ( Tav. 31-46). Le Tav. 31-46 (' Analisi della situazione meteorologica al suolo relativa all'Europa ed all ' Atlantico alle ore 01, 07, 13 e 19, dal 2 al 5 novembre 1966 ' ) danno l ' evolvere della grande situazione al suolo dall ' America del Nord agli Urali; vi sono riportate le isobare ed i fronti principali; i valori in millibar della pressione ridotta al livello del mare sono indicati con le sole decine ed unità e le linee son tracciate di 4 in 4 mb. Le regioni con pressione relativamente più alta ed in particolare gli anticicloni sono indicate con la lettera A; quelle con pressione relativamente più bassa ed in particolare i vortici ciclonici sono indicate con la lettera B. All'inizio del giorno 2 una fascia di alta pressione corre dal Canada attraverso tutto l'Atlantico sino alla Russia centrale, con centri anticiclonici particolarmente intensi a Sud di Terranova (1040 mb), ad Ovest delle isole Britanniche (1036 mb) ed a Nord del Caspio (1044 mb). Si ha invece pressione bassa all'ingrosso tra il 60° e 1'80° parallelo, con vortici ciclonici ad Ovest (992 mb), a Sud (1004 mb) ed a Est (996 mb) della Groenlandia e presso la Nuova Zemlya (984 mb). La pressione è relativamente bassa anche lungo la zona che dalla parte sud-occidentale del Nord Atlantico attraverso la regione mediterranea giunge al Mar Nero, con minimi ad Ovest delle isole del Capo Verde (1008 mb) e sulla Francia (1008 mb). Il grosso delle correnti occidentali fluisce dunque, a questo momento, più a Nord del 60 ° parallelo, e la intera regione mediterranea sembrerebbe isolata e difesa dalla fascia degli anticicloni più a settentrione; tuttavia nel settore orientale dell ' anticiclone atlantico, dal Mar del Nord e dalla regione Scandinava un notevole flusso di masse fredde è diretto verso Sud lungo le coste Europee e, per effetto del minimo centrato sulla zona di Bordeaux, verso la penisola Iberica (un fronte freddo si trova sul Golfo di Guascogna subito a Nord dei Pirenei e press'a poco parallelo a questa catena di monti, estendendosi verso l'Atlantico) e quindi verso il Mediterraneo ove, lungo le coste africane, fluiscono moderati venti da ponente, che volgono poi verso l'Asia Minore ed il Mar Nero ove due sistemi di fronti, collegati ad una regione di bassa sull'Egeo, sono in fase di lenta evoluzione. Sull'Europa centrale i venti fluiscono prevalentemente da Est. La regione centrale ed orientale del Mediterraneo è in aria relativamente calda; la regione nord-occidentale in aria piuttosto fredda. Mentre il sistema sull'Europa sud-orientale evolve durante il 2 novembre portandosi a Documentazione generale sull'alluvione del novembre 1966 23 traverso la Toscana, il Lazio e la Sicilia giunge in Tripolitania, mentre un unico vasto minimo di 996 mb è ora centrato sul Ligure. Sei ore dopo (alle 19 h del 4) il minimo mediterraneo di 992 mb è sul Veneto, mentre quello atlantico è centrato subito a Sud dell'Irlanda (976 mb); i due tendono a formare un unico vasto vortice, mentre l'anticiclone sulle regioni orientali inizia ad attenuarsi ed a portarsi verso Est. I fronti dal Veneto, lungo l'alto Adriatico ed attraverso l'Italia meridionale percorrono il Mediterraneo centrale. I fenomeni alluvionali son cessati dal mezzogiorno sulla Toscana, ma persistono ancora sul Veneto ed Alto Adige; ed il maltempo imperversa su tutto l' Adriatico ove piogge, piene e venti fortissimi meridionali han portato a determinare acque eccezionalmente alte e burrascose a Venezia. ' Alle 6h del 5 il vortice centrato a Sud dell Irlanda (con 972 mb) domina i fenomeni sul' l Europa centro-occidentale: sono scomparsi i minimi sul Mediterraneo, ove si ha ancora una piccola saccatura, che dall ' Italia meridionale si protende verso la piccola Sirte lungo la parte meridionale del fronte freddo, che da questa zona, attraverso il canale d'Otranto e la Iugoslavia giunge verso Berlino. A questo momento tre anticicloni, ciascuno di 1028 mb, rispettivamente sull'Artico, a Sud della Groenlandia ed al centro dell'Atlantico, in combinazione col vortice presso l'Irlanda, producono un flusso d'aria freddissima dall'Oceano Artico direttamente alla penisola Iberica. Il fronte di avanzata di quest'aria freddissima alle 19 h del 5 dalla penisola Brettone, attraverso Francia e Spagna, si prolunga in Atlantico verso le Azzorre e di qui verso la Groenlandia. Il fronte secondario si trova ad Ovest della Sardegna, dalla Francia alla Tunisia, e quello principale, legato ai fenomeni alluvionali, dal Baltico seguendo all'incirca il 20° meridiano Est, giunge alla Grecia (ad Ovest della quale un piccolo minimo si trova ancora presso il canale d'Otranto) e si prolunga verso la Cirenaica. Il Mediterraneo centrale è sede ora di un moderato anticiclone (di 1016 mb). L'anticiclone orientale, ora a Nord del Caspio, si è nuovamente rinforzato sino a 1040 mb. 8 – Andamento delle variazioni di pressione di 24 in 24 ore a scala semiemisferica (Tav. 47-50). Per quanto riguarda il campo barico al suolo nella successione degli eventi dal 2 al 5 novembre, particolarmente significative sono le Tav. 47-50 (' Isallobare di 24 ore alle ore 07, nei giorni 2, 3, 4 e 5 novembre 1966') che ad intervalli di 24 ore rappresentano, ciascuna, le variazioni di pressione tra l'ora sinottica cui ogni carta si riferisce e le 24 ore precedenti: in ciascuna carta cioè sono riportate le linee di egual variazione di pressione o isallobare di 24 ore, di 4 in 4 mb; in linea sottile continua, le variazioni positive (pressione in aumento); in tratteggio, le variazioni negative; le linee di variazione nulla sono continue grosse. La prima tavola relativa alle 7 h del 2 novembre mostra un fortissimo nucleo ' negativo' tra la Groenlandia ed il Nord Atlantico con un massimo di 38 mb centrato sulle coste sudorientali della Groenlandia, coincidente col vortice ciclonico ivi in rapido approfondimento; lo stesso indica l'attenuarsi dell'anticiclone sull'Atlantico al largo delle isole Britanniche. Questo nucleo principale è collegato ad un secondo nucleo negativo di 15 mb centrato sulla regione nord-occidentale della penisola Iberica; ciò indica il rinforzo e lo spostamento verso Sud del vortice situato sul Golfo di Guascogna. Altro notevole nucleo negativo (con massimo di 8 mb) si trova a Nord del Mar Nero ed indica lo spostarsi verso quella regione delle perturbazioni situate sul Mar Nero stesso. La pressione è invece in fortissimo aumento in tutta la regione dalla Terra di Baffin (ove si ha un nucleo isallobarico con massimo di 25 mb) al largo di Terranova (nucleo con massimo di 18 mb). L'effetto combinato di questa variazione positiva e di quella negativa sul nord Atlantico è essenziale alla preparazione dell ' invasione di aria fredda che seguirà; così 24 Documentazione generale sull'alluvione del novembre 1966 come la variazione negativa sulla penisola Iberica è importante per la preparazione della strada che questa invasione seguirà per giungere poi sul Mediterraneo. Preparatoria delle correnti calde dalla regione Libico-Tunisina verso le nostre regioni è la variazione positiva con massimo di 11 mb sul Mediterraneo centrale. Il nucleo positivo con massimo di 15 mb sulla penisola Scandinava blocca al momento il moto verso Est del nucleo negativo atlantico, rendendone più insistente l'azione e costringendolo a spostarsi fondamentalmente verso Sud-Est, come può constatarsi 24 ore dopo, alle 7h del 3, quando il massimo di questo nucleo negativo (28 mb) si viene a trovare tra Islanda ed isole Britanniche. Nello stesso intervallo di tempo il nucleo negativo sulla penisola Iberica si è spostato ad Est indebolendosi (massimo 10 mb) ma estendendo la sua azione dall ' Europa centrale all ' Africa nord-occidentale. Importante a, questo momento è l ' azione del nucleo positivo, che dal Mediterraneo centro-orientale si è portato verso Nord, col centro ad Ovest del Mar Nero, intensificandosi sino a 18 mb, e domina ora, l ' intera regione dal Baltico alle coste Cirenaico-Egiziane e tende a rinforzare il flusso caldo meridionale dall ' Africa all ' Europa centrale. Per il flusso freddo settentrionale sull'Atlantico è invece importantissimo il vasto nucleo di variazione positiva della pressione che dalle regioni settentrionali del Canada sino alle Terre del Nord sovrasta la Groenlandia e gran parte del Mar Glaciale Artico, presentando un massimo di 28 m b . Il nucleo positivo di 12 mb centrato sul Golfo di Guascogna indica invece ' l' avanzare dell aria fredda. h Alle 7 del 4 novembre il nucleo negativo atlantico si è portato col centro di 38 mb sull'Irlanda interessando tutta l ' Europa centro-occidentale e fondendosi completamente con il nucleo già, esistente sulla zona centrale della regione Mediterranea; ne è divenuto così un semplice ma intenso prolungamento dominante da Nord a Sud la nostra regione; esso pre' cede di poco nel suo lento moto verso Est l avanzata delle perturbazioni. Il nucleo positivo sul Golfo di Guascogna si è portato col centro, rinforzato a 15 mb, al largo di Gibilterra e domina la penisola Iberica, il Mediterraneo occidentale e la vicina regione Nord ' ' ' Africana, indicando l ulteriore avanzata dell aria fredda. Il rinforzo ulteriore dell alta pressio' ne sulle regioni orientali dell Europa producenti il flusso meridionale è indicato dal nucleo positivo il cui centro si è portato a Nord-Est del Mar Nero, mantenendo la sua intensità di 18 mb. La pressione è ancora in aumento sulle regioni dalla Groenlandia al Mar Glaciale con massimi rispettivamente di 20 e 22 mb. ' ' Alle 7 h del 5 novembre l intera nostra regione, il Mediterraneo centrale e l Africa setten' Algeria alla Cirenaica, per l ' irruzione di aria fredda, sono in regime di aumento trionale dall di pressione con un massimo di 16 mb presso la Sicilia. Il nucleo negativo principale trascinato dalle correnti settentrionali è ora centrato (con 38 mb) sul Golfo di Guascogna, mentre un secondo nucleo negativo di 22 mb, staccatosi da quello sotto la spinta delle correnti meridionali, è giunto sul Golfo di Riga. I nuclei positivi dell ' Artico e delle estreme regioni settentrionali hanno un massimo di 26 mb sull'Islanda; il massimo di variazione positiva estende il suo dominio al Nord Atlantico; un altro massimo di 21 mb si trova presso la Nuova Zemlya, che si collega col massimo di 22 mb del nucleo, già di 18 mb, che dalla zona a Nord-Est del Mar Nero è ora giunto con rapido moto verso Est al centro degli Urali, lasciando così libero il campo alle perturbazioni, che dalle nostre regioni si vanno ormai spostando rapidamente anch 'esse verso Est. 9 Andamento della pressione e delle sue variazioni, nonchè del vento, sulla regione Italiana (Tav. 51-65). Le Tav. 51-65 (' Analisi al suolo ed isallobare di 6 ore relative all'Italia dalle ore 07 del 2 novembre alle ore 19 del 5 novembre 1966') relative alla sola regione Italiana, danno ogni Documentazione generale sull'alluvione del novembre 1966 25 6 ore dalle 7 h del 2 novembre alle 19 del 5 novembre, gli andamenti del campo barico (le isobare tracciate con linee nere sottili di 2 in 2 mb) e delle sue variazioni di 6 in 6 ore che si sono osservati al suolo (le isallobare di 6 ore tracciate, di millibar in millibar, in rosso se negative ed in azzurro se positive: la linea di variazione nulla è in nero, grossa). I due campi isobarico ed isallobarico si sono rappresentati sovrapposti per meglio metterne in evidenza le correlazioni. Inoltre, per farle meglio risaltare, le aree di massima variazione negativa o positiva sono state marcate con un tratteggio rispettivamente in rosso o in azzurro. Sulle cartine sono stati riportati anche i venti, indicati col metodo internazionale delle ' bandierine ' orientate verso la direzione di provenienza del vento munite di ' barbette ' in funzione della velocità, secondo la figura seguente. La prima di questa serie di cartine non mostra fenomeni particolari, se non un minimo di pressione (1010 mb) ad Ovest della Sardegna con una debole saccatura, che da essa si spinge sino a tutto l'Adriatico. Il gradiente è ovunque piuttosto debole, la circolazione prevalente è debole e moderata da Ovest, dalla Tunisia allo Jonio; da Sud-Est lungo l'Adriatico e dall'Albania alla Iugoslavia; in prevalenza da Est sulle regioni settentrionali. La pressione sulla nostra regione risulta generalmente in moderato aumento, con massimi di 4 mb in 6 ore sul medio e basso Tirreno; è invece in debole diminuzione (2 mb) dalla regione Algerina sino ad Ovest della Sardegna. Sei ore dopo si è estesa la bassa ad Ovest della Sardegna; il gradiente è aumentato e su quest ' isola i venti che provengono da Sud, raggiungono, al suolo e sulle sue coste meridionali, i 55 km/h. La pressione diminuisce sulla regione Algero-Tunisina ed aumenta invece ancora sul nostro Paese con massimi ancora di 4 mb, che si trovano ora spostati sulla Campania e verso Est sul medio e basso Adriatico. Alle ore 19, per una estensione dell ' abbassamento della pressione a tutta la regione sudoccidentale dell'area considerata in questa carta (benché ancora di 1 o 2 mb soltanto) e per un ulteriore aumento della pressione nella regione occidentale, con massimo ancora di 4 mb centrato ora sulla Iugoslavia, il gradiente si va rinforzando ed i venti vanno assumendo prevalente componente meridionale: i più forti (5.5 km/h) sono ora osservati sull ' Arcipelago Toscano. Alle 1h del 3 il minimo ad Ovest della Sardegna si è rinforzato ancora per un ulteriore abbassamento della pressione, che interessa ora l ' alto ed il medio Tirreno, il Ligure e la regione delle Alpi occidentali sino appunto ad Ovest della Sardegna. Cosicché seguita ad aumentare il gradiente sulla regione Tirrenica e sul Ligure perché prosegue l'aumento di pressione sulla zona orientale, ora estendentesi dalle Alpi centro-orientali, alla Iugoslavia, Albania e Italia 26 Documentazione generale sull'alluvione del novembre 1966 meridionale. Il vento più forte (di 55 km/h) è ora osservato alla stazione tirrenica dell ' Argentario. Nell ' intervallo dalle 1 h alle 7 h del 3 la pressione scende su quasi tutta la regione, ma con massimi di 4 e 5 mb sulla zona algerina, ad Ovest della Corsica e delle Alpi occidentali; ciò fa aumentare rapidamente il gradiente e, salvo sulle regioni settentrionali, ove i venti sono intorno Est, determina un rinforzo dei venti meridionali, specie sulla zona dalla Sicilia all' Appennino centro-settentrionale e sull'Arcipelago Toscano: 55 km/h a Palermo, al Circeo, al Terminillo, 65 km/h a Gorgona e 70 km/h a Pianosa ed a Sud dell ' Elba. Si va delineando un fronte caldo dal Mar Ligure alla foce del Po, che delimita (al suolo) l'invasione d'aria calda meridionale. Per un ulteriore abbassamento della pressione con massimi di 5 mb in 6 ore tra la Tunisia e la Sardegna. sulla Toscana, a Nord delle Alpi orientali (e di 4 sulla Valpadana), mentre essa è rimasta quasi invariata sull ' Albania e sulla Grecia, alle 13 h del 3 il gradiente è rinforzato ancora con 1022 mb lungo il 20° meridiano (all ' altezza dell ' Albania) e 1004 mb lungo 1 ' 8° (subito ad Ovest della Sardegna), con una differenza di 18 mb in 950 km, pari ad un vento geostrofico da Sud tra 65 e 70 km/h su tutte le regioni centro-meridionali, ma con massimi di circa 110 dal canale di Sicilia alle coste Tosco-Laziali; i venti più forti al suolo si osservano infatti appunto alle 13 h del 3 a Trapani (70 km/h) ed a Pianosa (80 km/h). Il fronte caldo al suolo è ben delineato ora dall ' Istria a Sud di Tolone, mentre un fronte freddo da qui costeggia la Sardegna e volge verso l'Algeria. Alle 19 h del 3 si son prodotti tre vortici ciclonici (di 1002 mb): uno sull'alto Tirreno ed il Ligure, l ' altro sulla Sardegna meridionale ed il terzo al confine tra Algeria e Tunisia, associato il primo al sistema di fronti già sopra indicati, e di cui il fronte caldo si trova ancora quasi nella stessa posizione, mentre il freddo tocca l'Arcipelago Toscano, traversa il minimo della Sardegna, per giungere al minimo situato sull'Algeria e la Tunisia. L'abbassamento della pressione è ora forte su tutta l'Italia centro-settentrionale, con con massimo di 7 mb in 6 ore sulla Toscana; altri nuclei negativi (di 4 mb) sono sul canale di Sicilia ed ancora a Nord delle Alpi orientali. Invece inizia ad aumentare la pressione (2 mb) a Sud-Ovest della Sardegna. Il gradiente è massimo ora sull ' Italia centrale (i venti, in numerose stazioni del Lazio, della Toscana e dell ' Umbria, toccano i 65 km/h) e sul medio e basso Tirreno, sino alla Sicilia (a Trapani il vento raggiunge gli 80 km/h) e sulla regione Veneta, ove esso determina venti da Est e Nord-Est, con 55 km/h a Rovigo. Alle 1h del 4 il gradiente è ancora aumentato sull ' Adriatico (ove il vento geostrofico tocca nella parte centrale i 140 km/h) e in tutta la regione ° ' ° ad Est del fronte freddo, che ora dalle coste Liguri e Toscane corre tra il 10 e 1 11 meridiano sino alla Tunisia; i venti meridionali fortissimi, specie nella fascia tra la Sicilia e le coste Dalmato-Istriane, toccano a Trapani ed al Terminillo i 100 km/h. La pressione è diminuita più intensamente sulla Venezia Giulia (6 mb), ove sta avanzando da Sud il fronte caldo, ed è ancora diminuita a Nord delle Alpi orientali, ove si va formando un vortice ciclonico (1002 mb ); la pressione si mantiene, invece, ancora alta su gran parte della penisola Balcanica e sulla regione Carpatico-Danubiana. La pressione diminuisce anche sul Piemonte (4 mb), sul medio e basso Tirreno (5 mb) ed intorno la costa orientale della Tunisia (5 mb). Per questa invasione dell ' aria fredda sono assai significativi anche i venti fortissimi da Nord-Ovest (secondo l'andamento assunto dalle isobare nel settore occidentale), ora osservati sulla Sardegna, ma il cui insorgere era iniziato già 6 ore prima. Alle 7 h del mattino del 4 novembre si osservano quattro vortici ciclonici: il primo (100 mb) subito a Nord delle Alpi orientali, il secondo (998 mb) centrato sulla Lombardia, il terzo (996 mb) tra la Toscana ed il Mar Ligure e il quarto (996 mb) tra la Sicilia e la Sardegna. Documentazione generale sull'alluvione del novembre 1966 27 La pressione è fortemente diminuita durante le 6 ore precedenti su tutta la Penisola, sul Tirreno e fin sul Mediterraneo centrale a Sud della Sicilia: è su quest'Isola che si ha il nucleo negativo più forte, di 7 mb, ma il nucleo di 6 mb è esteso dal Golfo di Gaeta sin quasi a Tripoli. Altro nucleo negativo di 5 mb interessa la Lombardia, parte dell'Emilia e la Toscana settentrionale. Il fronte caldo si va addossando alle Alpi, da Brescia ad Udine; quello di ' avanzata dell aria fredda, pur colle sue ondulazioni (che in qualche tratto assumono carattere di fronte caldo), corre ora da Brescia verso Sud attraverso tutto il Tirreno ed il canale di Sicilia sino oltre Pantelleria. I venti sono sempre fortissimi da Nord-Ovest sulla zona di mare ad occidente del fronte, ' e tra Sardegna e Pantelleria assumono velocità geostrofiche dell ordine di 170 e 180 km/h. Ad oriente del fronte, che le variazioni negative di pressione indicano, specie sul Tirreno, ora in via di rapido spostamento verso levante, i venti fortissimi (Trapani e Terminillo danno ancora 100 e 110 km/h) sono ancora meridionali; si noti peraltro dall'andamento delle bandierine indicanti il vento al suolo la deviazione della direzione geostrofica, cioè il Sud, a quella di Sud-Est per effetto della resistenza del suolo e della orografia. Nella zona di Venezia tuttavia la forza dei venti osservati al suolo è ancora contenuta, tra 30 e 45 km/h. Sci ore dopo (alle 13 h del 4) invece, anche sull'intera fascia costiera da Ravenna al Tagliamento, il vento medio sinottico (cioè la velocità media assunta dal vento nei 10 minuti che precedono l'istante cui si riferiscono le varie osservazioni compiute dalle stazioni: la singola raffica può superare di un terzo tale velocità) sorpassa i 55 km/h con massimo di 65 ' a Venezia. Il vento geostrofico su gran parte della zona centrale dell Adriatico e nel tratto dal Gargano alla Calabria tocca i 200 km/h. Mentre il fronte caldo resta ancora addossato alle Alpi orientali, il fronte freddo corre ora da Brescia a Firenze e Roma, traversa il Tirreno e quindi la Sicilia (all'altezza di Cefalù) giungendo presso Malta. Il flagello sta cessando di imperversare sulla zona di Firenze e sulla Toscana in generale, mentre si va spostando via via verso le regioni meridionali; le precipitazioni insistono su tutto il Veneto, specie sul Trentino. Il moto di spostamento verso Est del fronte, divenuto ora meno lento, è accompagnato o preceduto da intensi nuclei negativi con massimi di 6 mb tra Calabria e Sicilia, di ben 8 mb sul Lazio, ancora di 6 mb tra Toscana ed alto Adriatico. Altro nucleo negativo si osserva sul Piemonte. La pressione è ora in sensibile diminuzione in tutta la regione orientale, dalle Alpi Carniche (6 mb in 6 ore) all'Albania. L'Italia settentrionale e centrale son dominate da una bassa pressione (996 mb) con minimi verso Imperia (994 mb) e Firenze (992 mb). La pressione è in aumento dalla Sardegna al canale di Sicilia, ove si ha il massimo di 6 mb; questo indica il rapido spostamento del fronte verso oriente specie in questo settore, sotto la spinta delle masse fredde, che giungono irruenti da Nord-Ovest. Alle 19 h del 4 infatti il fronte si trova allineato lungo il percorso che da Belluno, lungo l ' asse dell ' alto e medio Adriatico, tocca il Gargano, traversa Puglie, Basilicata, parte della Calabria e giunge poco ad Ovest di Malta. Il fronte caldo, avanzando assai lentamente verso Nord si trova al centro delle Alpi orientali, dove la pressione è diminuita di 6 mb; altri nuclei negativi si trovano al centro dell 'Adriatico (6 mb) e sullo Jonio (5 mb). La pressione è in forte aumento nella regione abbandonata dal fronte ed ormai invasa dall ' aria fredda, che irrompe da Sud-Ovest verso la Toscana e l'Emilia; da, Ovest sul Lazio e da Nord-Ovest sulla Campania, sul basso Tirreno e la Sicilia. A questo momento la situazione barica presenta, infatti, un minimo tra Piemonte e Mar Ligure (994 mb) ed un altro (992 mb) centrato sulla zona di Belluno, da cui si diparte una saccatura lungo l ' alto e medio Adriatico. Il nucleo positivo ha il suo massimo di ben 10 mb centrato sul Lazio. I fenomeni più intensi seguono lo spostamento del fronte tendendo ad interessare specie lo Jonio ed il basso Adriatico; ma non cessano le intense precipitazioni sul Friuli 28 ' Documentazione generale sull alluvione del novembre 1966 e sulla Venezia Giulia ove la quasi stazionarietà del fronte e gli effetti orografici producono effetti disastrosi. Ma 6 ore dopo, alle 1 h del 5 novembre, l ' aria fredda ha invaso tutto l ' Adriatico e le regioni venete mentre il fronte si è spostato finalmente ad Est anche nella parte settentrionale; esso parte ora da un minimo barico (di 996 mb) sulla Carinzia, percorre la Iugoslavia e seguendo poi all ' incirca il 18° meridiano, traversa il basso Adriatico, le Puglie (all ' altezza di Brindisi) ed infine lo Jonio seguito da forti nuclei di variazione positiva: 5 mb sul Veneto, 7 mb sul medio Adriatico, 5 mb ad Est della Sicilia. Le condizioni, pessime ora sulla zona del canale d ' Otranto, vanno generalmente migliorando sul resto del Paese; si hanno tuttavia venti fortissimi (80 km/h) intorno Ovest con temporali sulla Versiglia per un minimo (di 994 mb) centrato sul Monferrato, che interessa la regione dal Mar Ligure al Piemonte. Forti precipitazioni residue si hanno ancora nell ' alto Friuli. Alle ore 7 del 5 il fronte si è portato ancora più ad Est, all'incirca lungo il 19° meridiano che taglia a metà il canale d ' Otranto. Completatasi l ' invasione di aria fredda, la regione Italiana e quella Iugoslavo-Albanese, dalla catena Alpina al Mediterraneo centrale, hanno la pressione in aumento, con nuclei di 6 mb sul Piemonte, sul medio Adriatico e Iugoslavia e dal Golfo di Manfredonia a quello di Taranto. A questo momento la pressione va scendendo invece ad Ovest delle Alpi e della Sardegna (per effetto del violento ciclone giunto presso l ' Irlanda). I venti, ovunque già in fase di atte' nuazione , ruotano a Sud-Ovest sia sul Mar Ligure e nella zona dell Arcipelago Toscano, ove ' sono piuttosto forti, sia sull intero bacino Tirrenico. Un debole minimo barico è ancora centrato su Imperia.Alle 13 h del 5 la pressione è ancora aumentata su tutta la regione già descritta, ma con massimi di variazione dalle 6 ore precedenti sulla parte settentrionale: si osservino il nucleo di 6 mb sul Piemonte e quello di 8 mb sul Veneto. Diminuisce ancora invece la pressione ad Ovest della Sardegna mentre dal Golfo di Lione penetra in zona un minimo che appare di 998 mb. Sul Mar Ligure e dalla Sardegna all ' Italia centrale i venti divengono da Sud e Sud-Ovest, particolarmente forti sull ' Arcipelago Toscano (70 km/h). Riprendono le precipitazioni intense sulla Liguria e sulla Sardegna nord-occidentale. Alle 19 h la pressione è ancora generalmente in aumento; ma tale aumento è molto forte (5 e 6 mb nelle 6 ore) lungo l ' Appennino settentrionale, la catena Alpina e la Iugoslavia; cosicché, per differenza si forma un piccolo ma intenso vortice ciclonico centrato sul Mar Ligure; esso rinforza sulla regione ulteriormente i venti, che raggiungono presso la Spezia 90 km/h da Sud-Est: il peggioramento fa persistere le precipitazioni intense sulla Liguria e sulla Sardegna nord-occidentale. 10 – Andamento a grandi linee delle precipitazioni sulla regione Italiana (Tav. 66-80). ' Le Tav. 66-80 (' Andamento a grandi linee delle precipitazioni sulla regione Italiana ) riportano l ' andamento delle precipitazioni in forma assai schematica, perché tracciate sulla base delle sole 160 stazioni della rete aeronautica ( 2 ), ma assai espressiva per seguire l ' andamento generale del fenomeno e per poterlo confrontare con gli altri simultaneamente osservati: il confronto è particolarmente interessante se fatto con i fronti e con i venti. Le linee di egual precipitazione (o isoiete) sono relative al totale in millimetri caduto nelle 6 ore precedenti quella cui ciascuna cartina li riferisce; i valori riportati son quelli di 0,5; 5; 10: 20; 30 e 50 millimetri in 6 ore, e le aree con precipitazione maggiore di 20 millimetri son rese evidenti con un tratteggio. (2 ) Lo studio estremamente più particolareggiato e preciso potrà esser fat to sulla completai e scrupolosa documentazione, preparata a cura del Servizio ldrografico Centrale del Ministero dei Lavori Pubblici. Documentazione generale sull'alluvione del novembre 1966 29 Alle ore 7 del 2 novembre i venti moderati freddi nord-occidentali per instabilità e per effetto orografico producono precipitazioni sul versante Tirrenico dell'Appennino meridionale (massimo 10 mm sul Napoletano ed a Sud della Sila), che si attenuano 6 ore dopo (massimo 5 mm sul Cilento). Nulla di rilevante alle ore 19, al primo insorgere dei venti meridionali; debolissime precipitazioni in Liguria e Piemonte c sul Golfo di Policastro. ' ' Rinforzatosi il flusso meridionale bloccato dall Appennino Ligure e dall aria fredda discendente da esso, iniziata la formazione del fronte caldo, alle ore 1 del 3 sulla Liguria si osservano. durante le 6 ore precedenti, nella zona di Genova, massimi di 50 mm; nelle 6 ore seguenti. per ulteriore rinforzo del flusso meridionale, le precipitazioni si estendono anche a ' quasi tutta la Valpadana ed a parte della Toscana; un massimo di 20 mm si osserva sull Appennino nord-occidentale: di 10 mm sul Piemonte, sulla Lombardia ed a Sud di Volterra. Precipitazioni orografiche, con nucleo di 20 mm a Sud di Palermo, si osservano anche in Sicilia. Alle ore 13 del 3, incrementatosi ancora il flusso meridionale (il fronte caldo dal Ligure ' all ' Adriatico è ora ben definito), si rinforza il massimo sull Appennino ligure (50 mm); e si presenta un massimo di 10 mm nella zona di Venezia. ' Deboli quantitativi appaiono sul versante Tirrenico dell Italia centrale in Calabria ed in Puglie. L'effetto orografico (massimo 10 mm) è ancora piuttosto forte. Alle ore 19 del 3 il flusso meridionale è ormai fortissimo; il fronte freddo, che lento avanza da Ovest, nel tratto dell ' arcipelago Toscano, va incanalando e costringendo le masse calde umide sopravvenienti a sormontare l'Appennino settentrionale; il flusso caldo procede fino ' alle Alpi, che son pure superate: piove intensamente su tutto l Appennino settentrionale con massimo di 50 mm sull'Appennino Ligure; altro massimo di 50 mm si osserva sulla Toscana, nella zona da Firenze a Grosseto. Iniziano le precipitazioni intense anche sul Veneto (massimi di 20 mm). Deboli precipitazioni nelle 6 ore precedenti sulla Sardegna da poco raggiunta dal fronte, sul Lazio, sulla Calabria e sulla Sicilia. h ' È all' 1 del 4 novembre che le precipitazioni delle 6 ore precedenti estese su tutta l Italia centro-settentrionale raggiungono valori particolarmente elevati sul Lunigiano e su tutta la ' striscia dalla Toscana alle Alpi orientali, con massimi di 50 mm estesi l uno dal Grossetano alla zona di Firenze e l'altro sul Friuli: anche nella regione Bergamasca si ha un notevole massimo di 20 mm. Verso il Piemonte, invece, i quantitativi sono assai modesti. Quanto già ' ' illustrato per l evoluzione della situazione sull Italia ed un riesame delle cartine relative alle topografie di 700 e 850 mb relative a questo momento, chiariscono le ragioni del fenomeno: vogliamo sottolineare il fatto che i forti quantitativi di pioggia vanno attribuiti anche alla durata, legata alla lentezza con la quale, specie sulle regioni settentrionali, il fronte freddo si è andato spostando da Ovest ad Est. Più tardi, infatti, cioè dalle 13" alle 19" del 4, quando il fronte procedente verso Est spazzerà le regioni meridionali, non si ripeteranno tra il Gran Sasso ed i rilievi Calabro-Lucani i fenomeni osservati tra il Cimone ed il Gran Sasso, non solo perché in questo tratto più settentrionale l'Appennino presentava ai venti un'arcatura più accentuata che nell ' analogo tratto più meridionale, ove pur si sono avuti cospicui fenomeni orografici, ma soprattutto perché i fenomeni, per il rapido spostarsi del fronte, nel meridione hanno avuto durata minore. Un primo effetto orografico si ha sul massiccio centrale dell'Appennino, limitato ora ad un massimo di 5 mm durante le 6 ore precedenti. Precipitazioni forti, nelle 6 ore che precedono le ore 1 del 4, si hanno anche in Sardegna, con massimi di 50 mm al centro della regione orientale, durante le fasi nelle quali il vortice formatosi nella sua zona meridionale si è andato spostando ad Est dell ' isola, dando modo ai 30 Documentazione generale sull ' alluvione del novembre 1966 fenomeni termodinamici propri del vortice di combinarsi con gli effetti orografici, dovuti ai venti da Sud-Est e quindi da Nord-Est dal settore settentrionale, insorti sull ' isola durante il movimento e lo sviluppo del vortice. Alle 7 h del 4, sull' isola il vento ha assunto la direzione da Nord-Ovest, mentre il fronte ed il vortice si sono allontanati verso Est; le precipitazioni assai ridotte sono principalmente di origine orografica e prevalgono, con 10 mm, sull ' estremo nord-occidentale. Perdurano le precipitazioni al centro-nord. Esse sono su tutta la regione Veneta con massimi di 50 mm ancora sul Friuli, in Toscana e sull'Appennino Tosco-Emiliano con altri massimi di 50 mm; si osserva ancora il massimo di 20 mm sul Bergamasco. Per l'intensificarsi dei venti e l'avvicinarsi del fronte si accentuano le precipitazioni orografiche sul massiccio centrale con massimo di 10 mm. Scarse precipitazioni in Puglie: inizio di effetti orografici sul versante Jonico della Calabria (5 mm). Alle 13 h il massimo di 50 mm sulla regione Veneta si è portato più a Nord, interessando soprattutto l ' Alto Adige. Il massimo della regione Bergamasca tocca i 30 mm; esso è dovuto ' all effetto orografico sui venti meridionali (assumenti qui componente da Sud-Est), che i monti delle Prealpi Veronesi, come uno sprone, dividono in due correnti: la principale diretta a Nord verso il Friuli e l ' Alto Adige e la secondaria diretta appunto a Nord-Ovest verso le Prealpi Bergamasche. Il massimo dell'Appennino Tosco- Emiliano è diminuito a 30 mm, mentre persiste a 50 mm quello tra Firenze ed il Grossetano. L ' avvicinarsi e l ' arrivo del fronte alla regione Laziale determina precipitazioni su tutta la parte centrale del versante Tirrenico specie lungo la fascia costiera, con 30 mm a Roma. Moderate precipitazioni in Sardegna (massimo di 5 mm) e sporadiche sulle estreme regioni meridionali, mentre sulla Sicilia l ' arrivo del fronte, ora a metà dell ' isola, ha dato un massimo di 20 mm nella zona sud-occidentale dell ' isola. Alle 19h è scomparso finalmente il massimo della Toscana; invece si osserva ancora, ed un po ' più estesa, la regione di intensa precipitazione sull ' alto Veneto, col massimo di 50 mm sul Trentino, mentre il massimo sul Bergamasco si è nuovamente ridotto a 20 mm. Il passaggio del fronte ha lasciato una vasta zona di intensa precipitazione con massimo di 30 mm sul massiccio centrale dell ' Appennino; massimi minori si osservano nella zona di Cassino (20 mm), sul Cilento (30 mm), sul Gargano (30 mm), sulle Murge (20 mm). Sulla regione a Nord ed a Sud della Sila, fronte ed orografia hanno determinato due massimi di 50 mm. In Sicilia sulla costa settentrionale per effetto orografico (il vento ora vi spira da settentrione) si registrano 10 mm. Alle 1 h del 5, per il deciso passaggio del fronte ad Est le precipitazioni nel Veneto si sono assai ridotte: persiste un massimo di 20 mm sul Friuli. A causa del formarsi del minimo barico tra Piemonte e Mar Ligure, producente venti da Sud-Ovest sulla Toscana settentrionale e venti da Sud sulla Liguria orientale, si ha su queste zone qualche precipitazione orografica con massimi di 5 mm: cause analoghe determinano i 5 mm osservati sulla costa occidentale sarda. Sulle regioni meridionali il fronte (ora all 'incirca lungo il 18° meridiano) lascia intense precipitazioni sul Gargano (20 mm) e specie intorno le Murge (50 mm) ed a Nord della Sila (30 mm). Scarse precipitazioni in Sicilia. Alle 7 h scompaiono le precipitazioni sulla Liguria, si riducono a 1/2 mm quelle in Toscana; il fronte, ormai passato più ad Est, lascia ancora 10 mm sulle Murge e 5 mm sulla Sila. Sulla costa occidentale sarda si osservano 5 mm prodotti dall ' avvicinarsi di un nuovo minimo barico da Ovest. Alle 13h l ' ulteriore avvicinarsi del minimo ho portato le precipitazioni sulla costa occidentale dell'isola a valori che toccano i 20 mm nella zona di Alghero, ed ha fatto riprendere quelle sulla Liguria (massimo di 20 mm) e sulla Toscana settentrionale (massimo di 5 mm Documentazione generale sull'alluvione del novembre 1966 31 sull'Appennino); anche sul Trentino sono segnalati 5 mm. Solo debolissime e sporadiche precipitazioni sono osservate presso la costa del medio e basso Tirreno. Alle 19 h del 5 il minimo formatosi sul Ligure dà precipitazioni dalla Liguria alla regione ' Alpina, con massimi di 20 mm sulla Riviera di ponente e sull Appennino Ligure, di 10 mm sul Varesotto, di 5 sul Trentino. Sono intensificate le precipitazioni sulla Sardegna, che sulla zona di Alghero raggiungono i 30 mm. 11 – Evoluzioni delle condizioni in quota su ciascuna delle cinque stazioni di radiosondaggio di Udine, Milano, Roma, Brindisi e Cagliari (Tav. 81-86). Delle Tav. 81-86 (' Evoluzione delle condizioni in quota su ciascuna delle cinque stazioni di radiosondaggio ' ), la prima costituisce la ' legenda ' per quelle successive le quali riportano per ciascuna delle cinque stazioni nazionali di sondaggio (Udine, Milano, Roma, Brindisi e Cagliari) le cronosezioni verticali cioè l ' andamento delle varie grandezze rilevate lungo la verticale (ordinate) in funzione del tempo (ascisse), in modo da offrire per ciascuna stazione un quadro del succedersi degli eventi. In ogni tavola si è riportata nella parte superiore la temperatura in °C linee nere (lo zero più grossa) e l'umidità relativa in percento (linee verdi); in quella inferiore vento in simboli internazionali ed umidità specifica in grammi di vapore per chilogrammo di aria (linee nere ) nello strato sovrastante la stazione stessa, fino all'altezza di 6 km, cioè per uno spessore che comprende un pò più della troposfera. Poiché la temperatura generalmente decresce con la quota (salvo occasionalmente in quegli strati detti ' inversioni ') è chiaro che il progressivo innalzamento di una certa isoterma significa in generale un riscaldamento dell ' atmosfera e viceversa il progressivo abbassamento significa un suo raffreddamento. Per consentire di correlare lo stato del tempo con l'andamento di quanto avviene lungo la verticale, alla base della figura superiore di ogni tavola sono riportate le osservazioni via via effettuate al suolo, limitatamente al vento (simboli internazionali), allo stato del cielo (copertura totale in ottavi e tipo di nubi, secondo i simboli ridotti riportati nella legenda), ai fenomeni in atto o appena verificatisi (simboli del così detto ' tempo presente '). Inoltre, nella striscia sottostante le osservazioni, sono stati indicati, segnando in nero la striscia, i periodi di pioggia: sotto ogni periodo si è riportato il totale in millimetri; l ' assenza della cifra indica che la precipitazione nel periodo considerato è stata così esigua da non esser misurabile. In ogni tavola si considera l ' intervallo di tempo dalle 12 h del 31 ottobre 1966 alle 12h del 7 novembre 1966 (i giorni e le ore sono indicati nella parte superiore della figura). La prima di queste tavole è relativa ad Udine; si può osservare immediatamente seguendo la quota della isoterma zero, che, da un periodo iniziale freddo nel quale tale isoterma ha raggiunto il minimo di circa 700 metri (ore 12 dell'1), l ' atmosfera inizia a riscaldarsi: poco dopo la mezzanotte del 2 lo zero sale bruscamente a 1500 metri e verso le 18 h del 2 subisce un nuovo sollevamento, dapprima brusco poi più lento sino a raggiungere verso le 15 h i 2000 metri. In questo primo intervallo di tempo nello strato inferiore dell 'atmosfera si osservano venti da Nord-Est; il limite superiore di questi è inizialmente di 2700 metri, ma esso scende progressivamente sino al suolo, quando i venti nelle prime ore del 4 spariscono. Essi sono sostituiti da venti da Sud-Ovest, la cui intensità debole nello strato subito sopra quello dei venti da Nord-Est, va progressivamente crescendo con la quota e col progredire del tempo da 45 a 70 km/h fino alle 13 h del 3, ora alla quale da 1000 a 3000 metri sono da Sud e da Sud-Sud-Ovest a quota inferiore. Tra le 13 h del 3 e le 1 h del 4 la quota dello zero sale rapidissimamente sino a 3800 metri, 32 Documentazione generale sull' alluvione del novembre 1966 ed allo stesso tempo i venti aumentano di intensità toccando velocità sino a 130 km/h che mantengono per 12 ore orientandosi, salvo negli strati inferiori, quasi esattamente a Sud. Con l ' annientare brusco della temperatura e del vento aumenta anche ed in modo forse ancor più spiccato, il contenuto di vapore, che raggiunge, negli strati a 3000 metri, ben 8 g per chilo d ' aria e presso il suolo 10 g/kg. Perché quest'aria calda di provenienza meridionale è così ricca di vapore ? Non certo per averlo raccolto dal deserto dal quale essa direttamente proviene, dopo aver attraversato un breve tratto di Mediterraneo; e nemmeno per averlo accumulato su questo mare, pur caldo; infatti questo mare, nel breve tempo disponibile, malgrado la turbolenza, non avrebbe avuto la possibilità di arricchire di vapore in modo così cospicuo e per uno spessore così notevole, come quelli osservati, l ' aria nel suo sorvolo durante il passaggio da Sud a Nord: l ' azione, certo presente, non può essersi che limitata agli strati superficiali. Come possono far comprendere ad esempio le prime cartine della serie relativa alla topografia a 500 mb, la ragione dell'elevato contenuto di vapore osservato è che l'aria calda, la quale il 4 ha sorvolato l ' Italia provenendo da Sud, è aria che era venuta a muoversi come vento occidentale sull ' Africa settentrionale e lungo il Mediterraneo (percorso da aria più fredda proveniente dal Mare del Nord attraverso la penisola Iberica) in parte dopo essersi arricchita ° ° di vapore per aver percorso tutto l'Atlantico tra il 25 ed il 45 parallelo. in parte di provenienza da regioni più settentrionali dell'Atlantico, ma associata alla precedente dopo aver ' acquistato calore e vapore per aver percorso sulla parte meridionale calda dell Oceano il lungo tratto periferico della saccatura che dal vortice sull'Europa occidentale si protende sino ' alla regione dell Atlantico a Sud delle isole Azzorre, tra il 30° ed il 40° parallelo. Successivamente queste masse calde ed umide. giunte verso la Tunisia, son fatte volgere a Nord e vengono quindi a contrastare con le masse fredde, che provenendo da Ovest per l' evolvere degli eventi le investono sul lato occidentale. Le piogge intense, che accompagnano questo flusso d'aria umida, son indicate nella striscia sottostante (dalle 18 h circa del 2 alle 20h del 4 cadono 188 mm). Il violento flusso d'aria da Sud, iniziato alle ore 1 del 4, cessa su Udine 24 ore dopo nello strato dal suolo a 3000 metri, quando quasi di colpo cadono temperatura e contenuto di vapore per l ' inizio d'arrivo da Sud-Ovest di aria molto più fredda e secca, che oltre 12 ore dopo, h alle 13 del 5 ha superato i 6000 metri. Lo zero termico è sceso da 3700 a 1400 metri; il contenuto di vapore a 3000 m da 8 g/kg è diminuito a meno di 2 g/kg. Successivamente tempera' tura e contenuto risalgono lentamente, quindi l arrivo di masse calde e secche da Ovest, inih ziato all' 1 del 6 alla quota di 6000 metri ed estendentesi progressivamente anche alle quote più basse (alle 12 h del 7 giunge a 1550 m circa) è posto in evidenza dal brusco risalire dello zero verso la mezzanotte del 6 e dalla nuova diminuzione del contenuto di vapore (alle ore 12 del 7, inferiore al mezzo g/kg). Si noti, in tutto il periodo, l'anticipo dell'arrivo delle masse ' calde in quota rispetto a quello al suolo caratteristico dei fronti caldi e viceversa l anticipo ' arrivo dell'aria fredda e secca al suolo rispetto a quello in quota. caratteristico dei dell fronti freddi: il fenomeno è posto ben in evidenza soprattutto dal mutare dei venti. L'umidità relativa dà il rapporto fra vapore contenuto e quantità massima contenibile per aria satura alla stessa temperatura di quella considerata, poiché il contenuto massimo cresce esponenzialmente col crescere della temperatura, per un dato contenuto effettivo; l'umidità relativa diminuisce quando la temperatura cresce, e viceversa cresce, quando la temperatura diminuisce. Perciò l ' umidità relativa in generale ha un andamento, che può essere anche assai diverso (la quello del contenuto di vapore: infatti essa può variare molto gradualmente aumentando quando l'aria si arricchisce di vapore, passando per esempio su di una superficie marina (e tanto meglio quanto più il mare è caldo); ma. varia invece molto rapidamente e crescendo, Documentazione generale sull'alluvione del novembre 1966 33 quando l'aria si raffredda: ciò sia per contatto con un suolo o un mare freddo (e si può arrivare alla produzione di nebbie), sia per il raffreddamento per sollevamento (e si arriva alla ' produzione di nubi e precipitazioni) : in quest ' ultimo caso l incremento di umidità relativa può essere rapidissimo e forte. Il contrario accade quando le masse si riscaldano passando su suolo caldo (non su mare caldo !) o, ancor più, quando subiscono moti discendenti. Quindi in generale nella libera atmosfera, cioè ad una certa distanza dal suolo, una umidità relativa elevata è indice piuttosto di moti ascendenti che di elevato contenuto di vapore ed una umidità relativa bassa è indice di moti discendenti piuttosto che di scarso contenuto di vapore. La massa calda e ricca di vapore che fluisce su Udine dal 3 al 4 è a forte umidità relativa per i moti ascendenti, che la caratterizzano: lo stesso accade per gli strati superiori durante il giorno 1 e così il 6. Invece moti ascendenti sono presenti il giorno 2 in quota tra 3 e 5 mila metri, il 5 nello strato sino a 1500 metri, e tra il 6 ed il 7 nello strato tra 2 e 6 mila metri. A Milano i fenomeni hanno andamento analogo, ma sono tutti assai meno vistosi; ancor meno lo sono a Roma (salvo per il vento), dove purtroppo, a causa delle raffiche di vento di oltre 100 km/h accompagnanti il passaggio del fronte, verso mezzogiorno del 4, la stazione è stata messa temporaneamente fuori uso e non ha potuto eseguire i due sondaggi delle 1 h e delle 13 h del 5. Anche a Brindisi l'andamento appare assai più graduale che a Udine; spicca tuttavia il forte aumento di vento, di contenuto di vapore e di umidità relativa tra il mezzogiorno e la mezzanotte del 4 subito prima del passaggio del fronte e la loro ricaduta subito dopo. A Cagliari è ben visibile l'arrivo dell'aria calda e umida durante il 3, ma senza moti ascendenti, che si hanno invece il 4, specie nella prima metà del giorno, come indica l'incremento dell ' umidità relativa tra 1500 e 3000 metri, quando l' aria calda è sollevata e scacciata poi dall ' aria fredda. 12 – Andamento ed evoluzione dei grandi sistemi di nubi osservati dal satellite meteorologico ESSA II (Tav. 87-88). Le Tav. 87-88 (' Andamento ed evoluzione dei grandi sistemi di nubi osservati dal satellite meteorologico ESSA II '), ci sono state gentilmente fornite dal Servizio Meteorologico Tedesco che ha presso la sua sede di Offenbach (Francoforte) un ottimo ricevitore APT (Automatic Picture Transmission) per le immagini teletrasmesse dai satelliti meteorologici. Il satellite effettua le sue riprese da una quota di 1500 km circa, alla quale percorre traiettorie quasi polari in poco meno di due ore. Ogni ripresa riguarda un tratto di superficie terrestre di forma press ' a poco quadrata di 2500 km di lato. Le riprese sono effettuate ad intervalli di circa 6 minuti una dall ' altra, in modo che, data la velocità del satellite (circa 24 000 km/h), esse possono parzialmente sovrapporsi in modo da assicurare la continuità delle informazioni. In ogni immagine, sulla fotografia originale sono stati disegnati meridiani e paralleli, nonché i contorni geografici, in modo da poter immediatamente ubicare i sistemi nuvolosi osservati. Nella prima fotografia appaiono i sistemi di nubi osservati, dal Baltico alla Sardegna, e dalla Gran Bretagna al Mar Nero verso le 10 h del 2 novembre. L ' i mmagine è dunque relativa h al momento centrale dell'intervallo di tempo fra le due situazioni al suolo delle 7 h e delle 13 del 2. Di fatto si possono osservare sul Mediterraneo nord-occidentale e verso il Golfo di Guascogna, sistemi di nubi collegati con l ' area di bassa pressione, che nell 'intervallo si va portando col vortice centrale sulla penisola Iberica: le nubi sono più dense e continue nel settore dei venti meridionali di questo vortice, cioè tra Lione, la Sardegna e la costa Spagnola. Dietro il 3 34 Documentazione generale sull'alluvione del novembre1966 fronte freddo, che si collega a questo sistema Iberico, cioè sui Pirenei e sul Golfo di Guascogna, si riesce ad osservare i sistemi lacunari tipici delle masse fredde, i quali tendono a disporsi talvolta secondo archi normali alle linee di flusso e talvolta secondo allineamenti paralleli a queste. Scarsi annuvolamenti sulla nostra Penisola; invece dalla penisola Balcanica e dal Mar Nero alle rive del Baltico ed alla Russia centrale si presentano sistemi quasi compatti collegati nella parte meridionale con le perturbazioni esistenti appunto sulla penisola Balcanica e sul Mar Nero; nella parte settentrionale della zona i sistemi di nubi son collegati con le masse d' aria migranti verso settentrione per la presenza dell ' anticiclone centrato a Nord-Est del Caspio. Tali masse da un lato si vanno raffreddando e dall ' altro vanno interagendo con le masse che, sulle regioni settentrionali, fluiscono verso Est provenendo dall ' Atlantico: si possono distinguere nella fotografia parte delle due fasce di nubi, che rispettivamente accompagnano e precedono l ' occlusione, che dal centro ciclonico presso la Nuova Zemlya lungo tutta l'Europa settentrionale giunge all ' estremo Sud della Norvegia. La seconda fotografia comprende press'a poco la regione limitata ad Ovest sull'Atlantico dal 20° meridiano, a Nord e a Sud rispettivamente dal 55° al 30° parallelo, ed a Est infine da una linea che dall ' oasi di Gat va verso l ' Ucraina. Essa segue a circa 24 ore di distanza m la precedente e si riferisce alle 10h 49 del 3 novembre. Risulta evidentissima la lunga fascia di nubi che dalle Canarie attraverso Marocco ed Algeria passando tra le Baleari e la Sardegna, giunge all ' Italia centro-settentrionale, all ' Austria ed alla Iugoslavia settentrionale, seguendo nel primo tratto il limite d ' avanzata dell ' aria fredda; nell ' ultimo l 'avanzata dell ' aria calda. Nella foto appaiono sulla Francia e sulla Spagna settentrionale, anche i sistemi dovuti allo sviluppo del vortice sulle Baleari ed in particolare, sulla zona Atlantica, al largo della penisola Iberica, i sistemi lacunari tipici delle masse fredde irrompenti da Nord che tra il Golfo di Guascogna e le isole Britanniche si allineano secondo le linee di flusso. Nella terza fotografia, relativa alle 9 h 31m del 4 novembre, appaiono la regione mediterranea e l'Europa centro-orientale. Risulta evidente la larga striscia di nubi quasi compatte, che accompagna il sistema di perturbazioni; sistema messo in evidenza dalla carta delle analisi al suolo dell ' Europa delle ore 7 del 4, che dall' Europa centrale giunge alla regione LibicoTunisina, in una delle fasi più drammatiche degli eventi meteorologici che andiamo descrivendo. Alle 10h 07 m del 5 novembre la immagine trasmessa dal satellite mostra spiccatamente il sistema di nubi, ormai passato a levante del nostro Paese, che accompagna l'avanzata dell'aria fredda, il cui fronte, dalla estremità meridionale della Danimarca, attraverso Austria, Iugoslavia e Grecia, giunge alla Cirenaica ed al desero Libico. La foto mostra inoltre i sistemi di nubi che, dalla Manica alla regione Algero-Marocchina con estensioni dal Ligure all ' Europa centrale, collegati col vortice ciclonico giunto a Sud dell'Irlanda, accompagnano nuove perturbazioni minori in arrivo. 13 — I sistemi temporaleschi osservati dal radar meteorologico (Tav. 89). L'ultima tavola, la 89 (' Rilevamento del radar-meteo dell'Aeronautica Militare Italiana alle ore 00 h 40m del 4 novembre 1966, installato nell'aeroporto di Roma/Fiumicino'), riporta la posizione ed alcune caratteristiche degli ammassi nuvolosi più spessi e densi in pieno sviluppo lungo il fronte, che rappresenta il limite tra aria fredda proveniente dal quadrante nord-occidentale ed aria calda irrompente da Sud. Tale fronte, orientato sul Tirreno quasi esattamente da Nord a Sud, si va spostando lentamente verso Est; la figura si riferisce proprio all'inizio del 4 novembre (alle 00 h 40 m ), cioè al momento nel quale la parte settentrio- Documentazione generale sull'alluvione del novembre 1966 35 naie del sistema ha iniziato ad investire la Toscana e sta per avere inizio la fase disastrosa dei fenomeni descritti. La figura è la riproduzione della immagine presentata dal radar del Centro Meteorologico dell ' Aeronautica Militare sito presso l ' Aeroporto di Roma/Fiumicino. L ' antenna di questo radar ruotando intorno un asse verticale esplora sistematicamente col suo fascio orizzontale (o lievemente inclinato) tutta l ' area del cerchio centrato su Fiumicino e con un raggio che, per le nubi più dense ed alte, può giungere a 300 e 400 km. Infatti la portata del sistema, che segue la legge dell ' ottica (si lavora su una lunghezza d'onda di 3 cm), è limitata ovviamente in ogni caso dalla curvatura terrestre. Questa però in media è attenuata dall ' andamento dell'indice di rifrazione dell ' aria, che agisce come se la terra anziché un raggio medio di 6367 km ne avesse uno di circa 8500. Cosicché il fascio, che parte orizzontalmente dal radar di Fiumicino (posto praticamente al livello del mare), si trova a passare a 300 ed a 400 km di distanza alle quote rispettivamente di circa 5300 e 9500 metri (anziché di 7100 e 12 600 come avverrebbe in assenza di aria); su Firenze (in linea d'aria a 230 chilometri da Fiumicino) il fascio passerebbe a 3100 metri. L ' i mmagine radar in questione mostra, dunque, sostanzialmente un allineamento di grossi ammassi nuvolosi particolarmente densi ed avente una base che, sulla Toscana e sino alla latitudine di Fiumicino, risulta assai larga, ma si va poi restringendo verso Sud; il sistema si perde press'a poco all'altezza di Capo Bellavista. Va notato che la densità delle nubi e delle precipitazioni in atto doveva essere fortissima per essere stata rilevata al di là della cortina di nubi e pioggia, che nello stesso momento sovrastava la zona Laziale, tutto intorno la stazione di Fiumicino. La possibilità di brandeggiare leggermente il fascio radar ha consentito di determinare la quota della sommità degli ammassi nuvolosi del fronte che, sulla Toscana e fino quasi alla latitudine di Fiumicino, si è trovata esser di circa 11 000 metri. Tale quota non del tutto rara alle nostre latitudini per singole torri ' temporalesche isolate, appare eccezionale in un ammasso così cospicuo come quello osservato e questo dato conferma l ' entità straordinaria dei fenomeni in atto. Nello stesso momento le nubi nella zona intorno a Roma risultavano toccare massimi isolati a 6000 metri. Disgraziatamente il radar meteorologico di Fiumicino, in quel periodo ancora in prova, dopo la osservazione descritta ebbe un guasto, che ne impedì per parecchie ore il funzionamento, talché ci manca una documentazione, altrimenti preziosa, degli eventi successivi. 14 – Conclusioni finali. Questa sommaria sintesi degli eventi meteorologici svoltisi dal 2 al 5 novembre 1966 non pretende in alcun modo di esaurirne i relativi problemi, dei quali ci siamo soltanto limitati a suggerirne qua e là alla intuizione del lettore la soluzione per qualcuno tra i più interessanti ed essenziali. Essa è e va considerata, infatti, soprattutto una semplice descrizione della documentazione fondamentale che abbiamo riportata, la quale peraltro, come abbiamo già avuto occasione di ricordare, non deve considerarsi completa e può presentare inoltre qualche imperfezione. Tuttavia anche così, nella sua forma attuale, la riteniamo utile a chi voglia avere una prima visione generale dello svolgimento dei fenomeni, che sono alle origini meteorologiche della catastrofe. Oltre alla documentazione in sè ci preme aver poste in evidenza le modalità con le quali gli elementi meteorologici vadano seguiti, tanto nel loro prepararsi climatologico, quanto nel loro evolvere, sia nelle linee generali, osservabili alla grande scala quasi emisferica, sia nei particolari, risultanti alle scale minori, cioè continentale e subregionale. 36 Documentazione generale sull'alluvioue del novemabre 1966 Soprattutto dovrebbe apparire quanto importi per una conoscenza approfondita dei fenomeni lo studio degli eventi in quota, almeno sino ai più. alti livelli troposferici; come pure dovrebbe risultare evidente l'essenziale contributo ottenibile dai moderni e modernissimi mezzi d'informazione, cioè dai radar e dai satelliti meteorologici. Ma lasciando gli aspetti scientifici della meteorologia, è essenziale aver presente che per i suoi aspetti pratici, cioè per ottenere informazioni immediate e complete e per previsioni attendibili a breve e lunga scadenza, occorre ima organizzazione estesa e completa la quale possa agire senza soste ed in continuo collegamento con le altre organizzazioni analoghe dei paesi del globo intero; questa organizzazione nel nostro Paese è già operante ed è quella del Servizio Meteorologico dell'Aeronautica. Essa va soltanto aiutata e potenziata, accelerandone i piani di sviluppo e di collaborazione con i vari Enti interessati, piani peraltro già stabiliti o favoriti dallo Stato Maggiore dell'Aeronautica e dal Ministero della Difesa, secondo i programmi ed i suggerimenti, che provengono dalla Organizzazione delle Nazioni Unite attraverso la sua agenzia specializzata, che è appunto la Organizzazione Meteorologica Mondiale.