Saluto del Vescovo

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Diocesi di Adria-Rovigo
APERTURA DEL 28° SINODO DIOCESANO
SALUTO DEL VESCOVO
Adria, 21 settembre 2008
Eminenza Reverendissima,
le porgo con gioia un cordiale e fraterno saluto e le esprimo, anche a
nome di tutta la Chiesa di Dio che è in Adria-Rovigo, il più vivo ringraziamento, per aver
accettato di presiedere, quale Metropolita della Provincia Ecclesiastica Veneta, la celebrazione
di apertura del 28° Sinodo di questa Chiesa diocesana. La ringrazio vivamente fin d’ora anche
per la riflessione che ci proporrà sul “discernimento come esperienza ecclesiale”, che
costituisce l’impegno principale di tutto il cammino sinodale.
1. Riuniti dall’amore di Dio
Siamo convocati dallo Spirito del Signore Risorto in assemblea liturgica perché, nell’ascolto
della Parola e nella frazione del pane, si manifesti il mistero del nostro essere “Chiesa di Dio”
in Adria-Rovigo. E ci siamo raccolti in questa Chiesa Cattedrale, perché essa è la Chiesa madre
di tutta la diocesi, segno di unità fra tutte le comunità ecclesiali che la compongono, scrigno,
libro aperto e memoria tangibile della fede del popolo di Dio vissuto fin dai primi secoli
dell’era cristiana in questa terra polesana.
In questa contesto di preghiera, vogliamo dare inizio a quello straordinario evento di grazia
che è il 28° Sinodo diocesano. Con esso desideriamo dare alla nostra Chiesa un volto più
conforme a Cristo, perché sia segno e strumento di salvezza nel mondo di oggi e sia capace di
testimoniare e di annunciare con più efficacia l’amore di Dio agli uomini e alle donne del
nostro tempo.
Portiamo nel cuore tutti gli uomini e le donne del nostro amato Polesine, con le loro fatiche
e le loro speranze, con le loro gioie e i loro dolori. Ci sentiamo solidali con la loro vita e
desideriamo contribuire alla loro crescita umana, sociale e spirituale con l’umile servizio della
nostra testimonianza e del nostro rinnovato impegno. E’ per amore di questo popolo santo e per
la sua edificazione, che abbiamo deciso di intraprendere questo cammino sinodale.
2. In ascolto degli uomini del nostro tempo
Diamo inizio al nostro cammino sinodale, lasciandoci guidare dalla domanda rivolta dalla
folla a Pietro e agli altri apostoli il giorno di Pentecoste, dopo aver ricevuto l’annuncio della
risurrezione di Gesù: “Fratelli, che cosa dobbiamo fare?” (At 2,37). Ci poniamo questo
interrogativo, per sollecitare tutti a una ricerca franca e responsabile.
In questo primo anno sinodale vogliamo fare spazio all’ascolto della realtà sociale ed
ecclesiale e vogliamo liberare la parola per esprimere le nostre preoccupazioni e le nostre attese
su punti che sono avvertiti come nodali per il futuro della nostra Chiesa e per la vita degli
uomini d’oggi. Queste voci saranno raccolte e costituiranno l’oggetto di un approfondito
confronto durante le assemblee sinodali, che saranno animate dallo stesso spirito di ricerca che
deve caratterizzare tutto il percorso sinodale.
Nei nostri incontri sinodali analizzeremo le fatiche e i cambiamenti che sono in atto nel
tessuto sociale ed ecclesiale e nella coscienza degli stessi credenti; i fenomeni complessi che
investono le nostre famiglie; le trasformazioni che toccano il mondo giovanile; le cause che
generano povertà ed emarginazione. Confronteremo con franchezza le nostre esperienze e le
nostre letture della realtà.
3. Attenti a cogliere i “segni del Regno”
Ma in questa ricerca cercheremo di discernere come Colui che “dimora” nell’amore del
Padre, dimora con la sua potenza di amore e di vita anche in questo mondo complesso e
faticoso. Illuminati da questa convinzione di fede che l’amore di Dio, per il suo Figlio e nel suo
Figlio, non abbandonerà mai questo nostro mondo e questa nostra umanità, eviteremo lo sterile
lamento sui mali del nostro tempo e cercheremo di leggere dentro le pieghe della vita di oggi i
“segni del Regno”, i segni dell’azione salvifica di Dio.
Gesù stesso ci sollecita ad accostarci al mistero della sua persona e a cogliere la sua
presenza e la sua azione amorosa e vivificante nel cuore degli uomini d’oggi, nelle vicende
della nostra storia, nella ricchezza e nella fatica delle nostre esperienze ecclesiali.
In questo tempo sinodale vogliamo dimorare con più intensità “presso di Lui”, anzi
vogliamo “dimorare in Lui”, ascoltando la sua parola e vivendo del suo amore: “Se osserverete
i miei comandamenti, dimorerete nel mio amore” (Gv 15,10).
Siamo certi che solo questo “dimorare in Lui”, nell’accoglienza della Parola e nell’esperienza della comunione, assicurerà l’efficacia del nostro cammino sinodale: “Chi dimora in me ed
io in lui, questi fa molto frutto, perché senza di me non potete fare nulla” (Gv 15,5).
Coltiviamo la fondata speranza che, rimanendo uniti a Cristo, Capo della Chiesa e chiave
interpretativa di tutta la storia umana, saremo in grado, mano a mano che procederà
l’esperienza sinodale, di saper leggere con più profondità i problemi del nostro tempo e il
momento storico che la nostra Chiesa sta attraversando.
Guarderemo, con attenzione e con passione, a queste realtà, per scoprirvi insieme “le cose
grandi” che Dio, nel suo amore, sta compiendo e gli appelli sempre più pressanti che Egli ci
rivolge perché rinnoviamo l’impegno della nostra fedeltà e della nostra testimonianza. E
pregheremo perché “la nostra carità si arricchisca in ogni genere di discernimento” (Fil 1,9).
4. Con l’aiuto dello Spirito Santo
Per attuare questo compito, infatti, sentiamo il bisogno di invocare su tutta la nostra Chiesa
diocesana una rinnovata effusione dello Spirito. E’ lo Spirito del Signore risorto, infatti, che
può “guidarci alla verità tutta intera” e “annunziarci le cose future” (cf. Gv 16,13).
E’ Lui che può farci scoprire la perenne attualità del mistero di Cristo e della sua salvezza e
può farci comprendere come questa offerta di salvezza prende corpo anche oggi dentro gli
eventi problematici del nostro mondo.
Allo Spirito chiediamo che susciti nella nostra Chiesa, particolarmente in questo tempo
sinodale, il dono della profezia. Il Concilio Vaticano II ci ha ricordato che tutto «il popolo
santo di Dio partecipa dell’ufficio profetico di Cristo col diffondere dovunque la viva
testimonianza di Lui» (LG 12). E ha precisato che «Cristo, il grande Profeta… adempie il suo
ufficio profetico… non solo per mezzo della Gerarchia, la quale insegna in nome e con la
potestà di Lui, ma anche per mezzo dei laici, che perciò costituisce suoi testimoni e li provvede
del senso della fede e della grazia della parola (cf. At 2,17-18; Ap 19,10), perché la forza del
Vangelo risplenda nella vita quotidiana, familiare e sociale» (LG 35).
Avvertiamo il bisogno che questo spirito di profezia animi tutta la nostra Chiesa, perché è
urgente la necessità che il Vangelo del Signore Gesù torni ad alimentare la vita delle nostre
famiglie e delle nostre comunità, scosse da profondi mutamenti; informi il futuro delle nuove
generazioni, che sono in ricerca e spesso non hanno punti di riferimento; diventi speranza per
quanti sono in situazioni di sofferenza e di disagio sociale.
Affidiamo questo cammino sinodale a Maria, Madre e modello della Chiesa, e invochiamo
su di esso la protezione dei nostri Santi Patroni Bellino e Apollinare.
Adria-Rovigo, 21 settembre 2008
+ Lucio Soravito de Franceschi
Vescovo di Adria-Rovigo
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