La pressione atmosferica L’aria “pesa” sulla Terra a causa della gravità che la attira, e il peso si distribuisce su tutta la superficie terrestre Come cambia la pressione atmosferica? Cambia per 3 fattori: 1. ALTITUDINE: in alta montagna la colonna d’aria soprastante è più corta e con aria rarefatta 2. TEMPERATURA DELL’ARIA: l’aria calda si espande, cioè diventa meno densa e si sposta verso l’alto, quindi il suo peso diminuisce 3. UMIDITÀ DELL’ARIA: L’ARIA UMIDA PESA MENO DI QUELLA SECCA perché il vapore, fatto di molecole H2O, leggere, si sostituisce agli altri gas più pesanti (azoto e ossigeno), quindi l’aria umida sale! umidità dell’aria il vapore acqueo non si vede: nuvole e nebbia non sono vapore, ma goccioline: l’acqua è condensata! Più l’aria è calda più vapore può starci, cioè il limite di saturazione (quantità massima di vapore che può esservi contenuto) aumenta. Se raffreddo la massa d’aria, invece, una parte del vapore si condensa: si formano le nubi. Quando l’aria sale verso l’alto, la condensazione del vapore avviene sia per raffreddamento, che per l’espansione della massa d’aria. Il vento il vento è originato da differenze di pressione atmosferica fra due zone. Le masse d’aria si spostano sempre da zone di alta pressione (anticicloni), a zone di bassa pressione (cicloni). I venti si originano dal fatto che nelle zone di bassa pressione, l’aria, maggiormente riscaldata, si dilata e si innalza, richiamando al suo posto quella delle zone anticicloniche circostanti. I venti planetari Le basse latitudini vengono riscaldate più dei poli: questo causa il movimento delle masse d'aria dall'Equatore verso i poli. Sulle regioni equatoriali, maggiormente riscaldate si trova una zona di BASSA pressione: a nord e a sud di questa zona spirano gli alisei, che si formano a causa del movimento di aria che si sposta dalla zona di alta pressione subtropicali del 30° parallelo, verso quelle si bassa pressione equatoriali. A causa della forza di Coriolis, nell'emisfero boreale gli alisei deviano verso destra (alisei di nordest), mentre nell'emisfero australe deviano verso sinistra (alisei di sud-est). i venti occidentali: Fra le latitudini di 25° e 35° N e 25° e 35° S si trovano zone di alta pressione che, invece di costituire fasce continue, si concentrano in celle anticicloniche poste sugli oceani. Il movimento a spirale dell'aria divergente da queste due zone si dirige sia verso l'Equatore, generando gli alisei, sia verso i poli, generando i venti occidentali, che spirano tra le latitudini di 35° e 60° N e 35° e 60° S. venti polari: Le zone polari, artica e antartica, sono caratterizzate da venti orientali (perché provenienti da est), detti anche polari, che si spostano dalle zone di alta pressione polare verso le fasce di bassa pressione subpolare. I monsoni Il monsone è un vento ciclico, caldo, tipico dell'Oceano Indiano, che ne influenza profondamente il clima. Il nome deriva dall'arabo mawsim che significa "stagione". I monsoni sono anche associati alla circolazione atmosferica a scala globale: l’alternanza stagionale non deriva soltanto dall’inversione del gradiente termico, tra oceano e continente, ma è anche conseguenza dello spostamento stagionale in latitudine delle fasce planetarie dei venti. I monsoni nel mondo Zone con clima simile (tropicale con stagione secca e umida) si trovano anche sulle coste dell'Africa, della Penisola Arabica, dell'America centrale atlantica, del Venezuela e dell'Amazzonia. Uragani o cicloni tropicali dove si formano: la maggioranza degli uragani si forma in determinate regioni oceaniche (tra 5° e 30° di latitudine) e in determinate stagioni dell'anno: in condizioni cioè in cui è massima la temperatura della superficie del mare (almeno 26 °C). Le suddette regioni coincidono con la zona delle calme equatoriali: sono zone caratterizzate da assenza di venti e da forti riscaldamenti della superficie marina a causa della costante azione della radiazione solare Come si formano: in queste zone vi è un forte riscaldamento degli strati bassi dell’atmosfera, unito all’assenza di vento, che favorisce la convezione dell’aria, cioè il suo moto verticale verso l’alto. L’aria umida e fortemente riscaldata sale violentemente verso l’alto; raffreddandosi il vapore si condensa, liberando grandi quantità di calore latente, che risucchia fortemente gli strati sottostanti. La deviazione dei venti data dalla rotazione terrestre (effetto di Coriolis) innesca invece la rotazione di tale massa d’aria . Il ciclone ruota in senso antiorario nel nostro emisfero, con velocità sempre maggiori mano a mano che ci si avvicina al centro del vortice. Raggiunta la maturità, aumenta l’area interessata da forti piogge e battuta dai venti (150 km/ora) che può raggiungere anche un raggio di 380 Km. Gli uragani diminuiscono d’intensità quando il ciclone si sposta sulla terraferma non ricevendo così l’apporto di calore-umidità dal mare, oppure perché si sposta verso latitudini più alte dove le acque superficiali sono più fredde. Le correnti marine Se la terra non ruotasse e non ci fossero i venti, ci sarebbe in ogni emisfero un unico flusso negli oceani: acque superficiali calde verso i Poli e correnti profonde gelide verso l’Equatore. I venti e la rotazione terrestre invece imprimono alle masse d’acqua la spinta che forma correnti circolari, che distribuiscono il calore sulla Terra mitigando il clima delle zone costiere. I climi del pianeta Il clima consiste nell’insieme delle condizioni di temperatura, pressione e venti, umidità e precipitazioni, che caratterizzano – nel corso dell’anno – l’aria presente su un determinato luogo (= elementi del clima). Per definire adeguatamente il clima di una località si devono registrare i dati meteorologici tutti i giorni dell’anno per almeno trent’anni. Gli elementi del clima dipendono da numerosi fattori, come la latitudine, la presenza di montagne più o meno elevate, la distanza dal mare (o da altri bacini idrici di rilievo), le correnti marine. Per questo motivo, le condizioni climatiche sono diverse da un luogo all’altro del nostro pianeta. In base alle temperature e alle precipitazioni sono stati individuati 5 gruppi climatici fondamentali, che indicheremo procedendo dall’Equatore verso i poli: 1. climi caldi umidi, detti anche climi megatermici umidi (le temperature medie mensili superano sempre i 15 °C e le precipitazioni sono abbondanti ) 2. climi aridi (precipitazioni scarsissime) 3. climi temperati, detti anche climi esotermici (inverni non rigidi e precipitazioni generalmente moderate) 4. climi freddi, detti anche climi micro termici (prevalgono i mesi freddi. Le precipitazioni sono moderate o scarse e si verificano soprattutto durante l’estate) 5. climi nivali (la temperatura media del mese più caldo è sempre inferiore a 10 °C. Le precipitazioni (soprattutto nevose) sono scarse) Ciascun gruppo comprende diversi tipi climatici. L’andamento del clima di un certo luogo può essere visualizzato costruendo un grafico, chiamato climatogramma, nel quale sono di solito indicati i valori medi della temperatura e delle precipitazioni – gli elementi principali del tempo e del clima – nei diversi mesi dell’anno. Il clima influenza la distribuzione della vegetazione sulla Terra e, di conseguenza, la vita e le attività umane.