CALATAFIMI SEGESTA FESTIVAL 2011
Rappresentazioni Classiche - Segesta Eventi
27 luglio – 28 agosto
Programma
Mercoledì 27 luglio ore 21,30
NOA
[ CIRCUITO DEL MITO ]
“NOAPOLIS - NOA SINGS NAPOLI”
con i Solis String Quartet, Gil Dor e Zohar Fresco
Camconcerti Srl
La grande interprete israeliana, donna di pace dai mille passaporti (nata in Israele da genitori yemeniti, vissuta fino a
17 anni negli Stati Uniti e poi trasferitasi a Tel Aviv), rende omaggio alla canzone napoletana d’autore, dalle villanelle
del ‘400 a Roberto Murolo, portando alla luce le vie segrete che legano il Sud d’Italia al Medio Oriente.
Noa stessa racconta così la sua folgorazione Napoli: «Israele e Napoli: tante persone in una piccolissima area, popoli
migranti che trovi ovunque nel mondo, salpati per mare sui “bastimenti” per scampare alle guerre, agli incendi, ai
saccheggi, ma con il pensiero comunque sempre rivolto alla propria casa. Zion o Napoli: c’è sempre questa voglia ‘e
turnà! E poi, il fortissimo senso dell’ironia, che è diretta conseguenza della sofferenza. Prendi una canzone come
“Tammurriata nera”, dramma umano di una donna intrappolata: tutti ridono del bambino nero ma lei vive una
tragedia. Esattamente come una storia yemenita che mi cantava mia madre…».
Venerdì 29 luglio ore 21,00
SERATA ROTARY
DONNE SENZA TEMPO
da “Troiane” di Euripide
di Giuseppina Coppola
con Antonio Mercadante, Rossella Schillaci, Federica Coppola, Tony Biondo, Alessia Guinci,
Miriam Coppola, Francesco Cammarata, Baldo Sabella, Rossella Schillaci, Lidia Schillaci
e con la ballerine della Scuola di danza “Arte e movimento” (le donne troiane)
coreografie Irene Mistretta
scenografie Giuseppe Monticciolo
costumi Antonella Paratore
consulenza drammaturgica e aiuto regia Ezio Zefferi
regia Giuseppina Coppola
Rotary Club di Castellammare del Golfo Calatafimi Segesta “Terre degli Elimi” in collaborazione
con Associazione Triquetra – O.N.L.U.S.
«Protagoniste della tragedia – dice Giuseppina Coppola - sono le donne, Ecuba, Cassandra, Andromaca e, in qualche
modo, pure Elena; sole e umiliate, costrette a subire, senza potersi difendere, gli oltraggi dei vincitori.
Ad Andromaca i vincitori hanno tolto tutto: il marito, il figlio e si sono impadroniti pure del suo dolore, impedendole di
piangere il figlio morto. Euripide fa emergere la follia di chi crede che la forza basti da sola a piegare un essere umano.
Per certi versi alcuni passaggi della tragedia ricordano pagine di “Se questo è un uomo” di Primo Levi.
Pur rimanendo pressoché fedeli al contenuto dell’opera di Euripide, abbiamo operato nel testo un lavoro di “sottrazione
di peso” come direbbe Calvino, per offrire uno spettacolo fruibile ad un pubblico variegato, non necessariamente
appassionato di teatro classico. Abbiamo cercato di vedere, secondo una nuova prospettiva, il rapporto tra vincitori e
vinti. Se infatti le donne sembrano estremamente più deboli dei loro carnefici, in realtà queste prigioniere, prive di
tutto, ridotte a oggetti di scambio, sono animate da un’indomabile volontà che le spinge a lottare, ciascuna a suo
modo, per conservare qualcosa di se stesse, al di là del crollo di tutto il loro mondo. Questo è, in particolare, il ruolo di
Ecuba, custode vivente della memoria del suo popolo. Grottesche sono, invece, le figure dei vincitori, anche di quelli
che non compaiono in scena, Agammenone, Odisseo, Menelao … per i quali, per altro, si prepara un amaro ritorno in
patria, come profetizza Cassandra o come dice la stessa Ecuba. “Di quelli che si dicono fortunati, non ritenete felice
nessuno prima che muoia” ».
Sabato 30 luglio ore 21,30
GIOVANNI SOLLIMA
[ EVENTO ]
“BAROCK CELLO”
“È lunga la storia del rock … da Bach ai Slayer”
Musiche di Bach, De Ruvo, Hendrix, Corbetta, Nirvana, Slayer, Sollima
E20 Srl Unipersonale
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CALATAFIMI SEGESTA FESTIVAL 2011
Rappresentazioni Classiche - Segesta Eventi
27 luglio – 28 agosto
«BaRock cello è un progetto nato alcuni anni fa – dice Sollima – ma, fin dall’inizio, in continua evoluzione. Ho iniziato a
portare in giro un programma per violoncello solo apparentemente assai informale, costituito in buona parte da una
letteratura dimenticata, il barocco bolognese, la prima scuola violoncellistica in Italia e, credo, in Europa (Antonii,
Gabrielli, Jacchini, fino a Galli, Di Ruvo e altri)… I loro brani, per lo più Sonate nella forma delle Fantasie, Ricercari e
Intrattenimenti, hanno, almeno secondo me, una componente “sperimentale” notevolissima e non dissimile da certi
brani della letteratura Rock degli ultimi 30 o 40 anni (Beatles, Jimi Hendrix, Slayer, ecc.) …
Domenico Galli, nel ‘600 costruisce un violoncello e compone per esso dodici sonate. Lo sviluppo tecnico ed espressivo
(oltre che formale) andava di pari passo con quello puramente “liuteristico”. Più o meno come accadrà qualche
centinaio d’anni dopo con la chitarra di Jimi Hendrix. È per questo che il programma BaRock cello presenta forti
contrasti sul piano sonoro e temporale, ma Sollima ha pensato ad un respiro alternato e ad una sorta di linea comune
o linee parallele, dove la relazione tra autore/esecutore e strumento è quasi identica, anche a distanza di secoli».
Domenica 31 luglio ore 21,00
[ Castello Eufemio di Calatafimi Segesta ]
IL ROSARIO
da Federico de Roberto
progetto, drammaturgia e regia Clara Gebbia ed Enrico Roccaforte
direzione musicale e musiche originali Antonella Talamonti
con Filippo Luna
e con Nenè Barini, Germana Mastropasqua, Alessandra Roca
costumi Grazia Ermelinda Materia
Associazione culturale Teatro Iaia
Il Rosario di de Roberto è la storia di una vicenda familiare di una madre e quattro figlie e descrive una realtà politica,
sociale e familiare come un ordine che non muta, non può mutare e non muterà. Il lavoro drammaturgico che la
compagnia ne fa modifica il testo dell’autore, ma non ne tradisce la sostanza, ne restituisce piuttosto il senso di una
metafora attualissima, rafforza la struttura compositiva già ricca di spunti musicali e ritmici sorprendenti.
«La nostra lettura – dicono Gebbia e Roccaforte – dà alla vicenda il senso di una metafora attualissima: quella della
dialettica oppressiva tra potere immobile e arte come possibile fonte di cambiamento».
Martedì 2 e mercoledì 3 agosto ore 21,00
ORFEO DE’ PAZZI
da “La Fabula di Orfeo” di Agnolo Poliziano
drammaturgia Aurelio Gatti, Ernesto Lama
regia e coreografie Aurelio Gatti
con Ernesto Lama, Elisa Turlà
e con Gianna Beduschi, Paola Bellisari, Giuseppe Bersani, Benedetta Capanna, Monica
Camilloni, Annalisa D’Antonio, Gioia Guida, Giorgio Napolitano
coro Laboratorio “Teatro dei Territori” di Calatafimi Segesta
MDA Produzioni Danza in collaborazione con Fonderia 900/Teatri di Pietra e con il Calatafimi
Segesta Festival
Tra la fine del Settecento fino al periodo delle grandi esposizioni internazionali, tra illuminismo e progressismo,
rivoluzioni e invenzioni, pratica frequente era lo studio della mente umana e delle sue manifestazioni. In una serie di
documenti inediti ritrovati nelle raccolte mediche tra Napoli, Nola e Salerno, è emerso che – antesignana del moderno
psicodramma e della danza terapia – era la pratica del mettere in scena con i “malati d’animo” drammi e commedie e
canti, deducendo da questa pratica un recar sollievo ai malati. Tra le opere citate in questi documenti, compaiono titoli
classici o comunque ispirati al tema classico.
L’Orfeo de’ Pazzi è nato da questa suggestione e il lavoro, sviluppatosi utilizzando diversi linguaggi (teatro, danza e
musica), è giunto a una messa in scena corale della Fabula di Orfeo di Agnolo Poliziano, opera che per molti è
storicamente il primo dramma per musica e pantomima dell’età rinascimentale. Asciutta nel linguaggio ed esplicita
nella forma, è una materia poetica duttile che ben si presta a una rilettura in chiave contemporanea; l’idea che fosse
una comunità di “malati d’animo” ad interpretare il mito e la sua scrittura poetica, è venuta fuori spontaneamente per
meglio aderire a una espressività corporea, senza sottotesti e fronzoli.
Lo spettacolo è l’esito finale di un laboratorio residenziale tenutosi nella Città di Calatafimi Segesta con
giovani attori del territorio, integrati nella compagnia.
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CALATAFIMI SEGESTA FESTIVAL 2011
Rappresentazioni Classiche - Segesta Eventi
27 luglio – 28 agosto
Giovedì 4 agosto, ore 21,30
VINICIO CAPOSSELA
[ EVENTO ]
“MARINAI, PROFETI E BALENE”
con Mauro Ottolini (trombone, conchiglie, ottoni, flauti, kalimba, temporale), Achille Succi
(ance, flauti, shakuhachi, shehnai, tin whistel), Alessandro “Asso” Stefana (chitarre, banjo,
baglama), Glauco Zuppiroli (contrabbasso), Zeno De Rossi (batteria, conga, gong delle nuvole,
teste di morto), Francesco Arcuri (sega musicale, campionatore, steel drum saz, santoor),
Vincenzo Vasi (Theremin, campionatore, marimba voce, glockenspiel)
Musica e suoni Srl
Una nuova avventura creativa, un nuovo disco, un nuovo spettacolo hanno per protagonista il Mare: una materia così
vasta, un’opera così fuori misura, d’aver indotto a chiamarla la Marina Commedia di Vinicio Capossela.
«Un’antica metafora vuole che nel temerario navigare gli uomini trovino virtù e conoscenza, e che là, sullo spaesante
mare, cioè lontano dalla terraferma e dalle ferme leggi degli uomini, meglio comprendano la loro esistenza e il loro
destino.
Marinai, Profeti e Balene ci porta con sé su quelle rotte estreme, ci dice che è tempo di mettere noi per l’alto mare
aperto. Si tratta, beninteso, dello smisurato mare immaginario di Vinicio Capossela, quello che alcuni libri immortali
hanno popolato di favole, spettri, voci e creature fuori scala. ( … )
Figlio della lunghissima immaginazione occidentale, Vinicio è stato spesso il fededegno Ismaele di burrasche e
naufragi. Stavolta invece si volge alla sostanza mitica della sua vita e vi vede una verità intollerabile. Quale sia, lo dirò
alla fine. Intanto, godiamoci la crociera.
Ecco subito gli oceani ottocenteschi di Conrad e di Melville, squassati da prediche, da incubi freddi, da volti gravi come
suoni d'organo; ed ecco il mare rapsodico di Omero, con la sua aria da kolossal, il suo eroe illuminista e i suoi dei
fenomenali. Ovunque incombe l’oltremare dei presagi, attrazioni locali che influenzano le bussole di chiesuola di
chiunque navighi nell’apparente anomia del finimondo. Ascoltiamo le voci veggenti di Tiresia, del carenato Padre
Mapple, delle retrospettive Sirene. E quella biblica di Giobbe, col suo bell’acciaio martellato di dolore. Da sotto la
superficie specchiante delle acque, risuonano gli abissi disneyani di Céline e sospira in apnea il tentacolare Polpo
D'Amore. E finalmente affiora Lui, il più grande di tutti, il più terrificante e il più richiesto: il mostruoso Leviatano,
l'orrenda balena senza colore, incarnazione del male assoluto!
Ed ecco ancora le voci di Lord Jim, Billy Budd, Odisseo, Calipso, Polifemo, l’Aedo, le Pleiadi... tutte incastonate in una
fantasmagoria di ballate, gighe, prison songs, canzoni da giaccone, da peplo, da uniforme, da scafandro, o in pezzi di
pura evocazione, brevi e perfette colonne sonore della vita tra i flutti. Anche i mezzi di bordo sono strabilianti:
aulofoni, plettri atavici, flauti primordiali, lire cretesi, gamelan, ghironde, viole barocche, onde Martenot, macchine
celibi, e cori, tanti cori, di tutti i tipi, le mille disincarnate voci del mare.
( …) Una metafora più recente ci vuole tutti su una stessa barca, per giunta governata dalle leggi marziali di pochi,
pochissimi uomini. I Marinai, i Profeti e le Balene di Vinicio, simboli di vita naturante e di epopea umana, ci dicono
invece che siamo stati tutti mangiati dal mostruoso, plenario, capitale Leviatano. E qui dentro, finché ce ne stiamo
buoni buoni, non ci sarà né virtù, né conoscenza e nemmeno un cazzo di destino». Marco Castellani
Venerdì 5 agosto ore 21,00
CALATAFIMI SEGESTA
[ Castello Eufemio di Calatafimi Segesta ]
CITTA’ DEL MITO E DELLA STORIA
Anteprima del documentario (ingresso libero)
testo e regia Giovanni Montanti
Produzione Città di Calatafimi Segesta
Realizzazione Editrice Il Sole
Un angolo di Sicilia capace di suscitare forti emozioni, un luogo dove mito e storia si fondono, dove la natura si fa
palcoscenico. Il tempio di Segesta e il suo teatro antico, i ruderi del castello, i vicoli dei quartieri medievali, le chiese,
le opere d’arte, il museo etno-antropologico, il museo garibaldino, Pianto Romano (monumento ai caduti della storica
battaglia del 15 maggio 1860), il bosco Angimbè. Il documentario è una suggestiva passeggiata tra i luoghi simbolo di
Calatafimi Segesta, un viaggio nella storia antica e recente di un paese che conserva memoria del suo passato, anche
negli eventi che scandiscono il suo ricco calendario liturgico, dalla processione della Mmaculatedda a quella del Corpus
Domini e del SS. Crocifisso, dalla devozione per la Vergine del Giubino a quella per i SS. Quattro Coronati.
Sabato 6 e domenica 7 agosto ore 21,00
LA DIVINA COMMEDIA – IL PURGATORIO
uno spettacolo di Physical-visual theatre e poesia
ideazione e regia Adriano Milani
con Sergio Licatalosi, Adriano Milani, Tiziana Scrocca, Luca Stetur
musiche originali Massimo Barsotti
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CALATAFIMI SEGESTA FESTIVAL 2011
Rappresentazioni Classiche - Segesta Eventi
27 luglio – 28 agosto
scene Adriano Milani, Mirella Lampertico, Riccardo Macinai
luci Marco Falai e Tommaso Checcucci
video Tommaso Branconi
Associazione culturale Jack and Joe Theatre in collaborazione con il Calatafimi Segesta Festival,
la Città del Teatro di Cascina, Comune di San Casciano V.P. e il Circuito dei Teatri di Pietra
La compagnia già da anni è ospite dei principali festival internazionali, dove presenta le sue creazioni di physical
theatre, una concezione del teatro caratterizzata da una forte multidisciplinarietà. Ora è la Divina Commedia di Dante
l’opera su cui Adriano Milani si cimenta, opera che da quel remoto 1300 appartiene all’Umanità, superando il suo
tempo e vivendo ormai in eterno.
«Lo spettacolo che abbiamo creato – dice Milani – è ambientato soprattutto in Purgatorio, uno dei libri meno sondati
della Divina Commedia, luogo comparabile alla vita terrena, sospesa tra il bene e il male, barcollante tra valore e viltà,
modestia e vanità, incerta del futuro. Ricco di simboli rituali. E dunque: il viaggio…, l’amore…, le stelle…, il sogno si
muovono visionari all’interno di una scenografia fatta di aria, quasi impalpabile, che gonfiandosi e sgonfiandosi in
perenne movimento assume forme e colori che danzano insieme agli attori durante tutto lo spettacolo. Il testo
originale della Divina Commedia è il filo conduttore di una messa in scena moderna e multi-linguaggio, il non-verbale,
la danza, la pantomima e inserti video accompagnano la recitazione dei canti».
La prima di Segesta porta in scena il risultato di un laboratorio residenziale tenutosi nella Città di
Calatafimi Segesta con alcuni anziani del paese, integrati nella compagnia.
Domenica 7 agosto ore 5,00
[ ALBA AL TEATRO ANTICO ]
ODISSEA PENELOPE
da “Odissea” di Omero
di Giuseppe Argirò
con Iaia Forte
e con Sara Dominici (pianoforte)
regia Giuseppe Argirò
Associazione Donne di Itaca Lab di Adriana Palmisano
Liberamente ispirato all’Odissea di Omero, Iaia Forte con abile trasformismo vocale, veste i panni dei personaggi
coinvolgendo gli spettatori nel gioco teatrale delle diverse metamorfosi. Gli eroi omerici, attraverso la riscrittura e la
regia di Giuseppe Argirò, diventano grotteschi, brillanti; privati della loro antichità rinascono moderni e profondamente
umani in un’interpretazione che si avvale di un repertorio musicale, particolarmente accattivante e sofisticato, con i
brani di Debussy, Sakamoto, Scriabin, Bartok, Allevi, Chopin, Albeniz, Noia, Rossini, Ravel, Piazzolla, Satie, Tiersen,
Nymann, Shumann. L’esecuzione al pianoforte di Sara Dominici diventa una partitura per l’attrice, unendo le due
forme espressive nella rappresentazione di un vero e proprio concerto teatrale.
«Odissea Penelope – dice Argirò – racchiude nel titolo la sua necessità d’essere, anticipando il punto di vista tutto al
femminile dell’attesa: il travaglio interiore della fedeltà a una idea. L’adesione consapevole dell’eroina di Itaca alle
vicende di viaggio di Ulisse, esprime la rivendicazione del dolore, dell’abbandono e della solitudine. Penelope e Ulisse
compiono lo stesso viaggio: Penelope viaggia nella sua anima rimanendo ferma, stanziale, apparentemente immobile;
libera nella costrizione e prigioniera della sua libertà, rivendica il diritto all’assenza. Ulisse attraversa tutti i mondi
possibili alla ricerca della conoscenza, eppure ritorna al punto di origine, alla sua terra, ricongiungendo il principio con
la fine. Odissea Penelope rivendica il diritto della donna a esistere, a chiamarsi con un nome proprio, affermando
un’identità che non può essere decisa a priori da nessun sistema culturale. Nella memoria si consuma la violenza.
Rimane il dolore muto e silenzioso che nega qualsiasi forma di rimozione ritrovando, nella parola e nel teatro, l’unica
forma di rappresentazione possibile».
Lunedì 8 agosto ore 21,00
TEMPESTA
[ CIRCUITO DEL MITO ]
Acrobazie e Visioni dall’opera di William Shakespeare
con Emanuele Pasqualini, Emmanuelle Annoni, Marcel Zuluaga Gomez, Lara Quaglia, Giorgia
Penzo
costumi Paul Mochrie
maschere Andrea Cavarra
scenografia Keiko Shiraishi e Emanuele Pasqualini
regia teatrale e video di Davide Schinaia
Produzione 2009-2010 Comune di Riccione- Assessorato alla Cultura/ Compagnia Maan in
collaborazione con Compagnia Pantakin da Venezia – Organizzazione e distribuzione Tiven
Group
Arriva a Segesta, grazie al Circuito del Mito, l’allestimento circense, mirabolante ed energico, della compagnia
veneziana Maan-Pantakin, che tanti successi ha già mietuto in Italia e all’estero.
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CALATAFIMI SEGESTA FESTIVAL 2011
Rappresentazioni Classiche - Segesta Eventi
27 luglio – 28 agosto
Penultima opera scritta da Shakespeare, La tempesta (1611-1612) è probabilmente la più importante delle sue
commedie. Prospero duca di Milano, interessato più ai libri e alla magia che al ducato, è spodestato dal fratello
Antonio. Imbarcato su una nave con la figlioletta Miranda, arriva in un'isola. Qui abitano Calibano figlio della strega
Sycorax, e alcuni spiriti, tra cui Ariel. Prospero riduce tutti al proprio servizio. Dodici anni dopo, con le sue arti
magiche, fa naufragare vicino l'isola una nave che trasporta Alonso re di Napoli con il figlio Ferdinando e Antonio,
fratello di Prospero. Tutti riescono a raggiungere l'isola, ma Ferdinando resta isolato dai compagni, incontra Miranda e
se ne innamora ricambiato. Prospero gli fa un incantesimo. Ariel, per ordine del suo padrone, terrorizza Antonio e
Alonso, che si pentono delle loro malefatte. Prospero libera Ferdinando dall'incantesimo, gli dà in sposa Miranda,
perdona il fratello a patto che restituisca il ducato. Dal canto suo Prospero rinuncia alla magia, libera Ariel e salpa per
l’Italia lasciando Calibano padrone dell’isola.
L’opera è intrisa di mistero, parla del desiderio di libertà, di perdono e riconciliazione. Questo allestimento cerca di
restituire lo stupore e l’incanto di cui è permeato il testo, mescolando il popolare al colto, con numeri acrobatici e
maschere, ma anche con l’uso di una tecnologia video che consente di interagire con lo spazio architettonico in cui la
messa in scena ha luogo.
Martedì 9 agosto h 21,00 [ Castello Eufemio di Calatafimi
Segesta ]
GARIBALDI E I MILLE … VINI SOLLO LE
STELLE
(ingresso libero)
Degustazione di vini, musica jazz, arte di strada, postazione astronomica
Evento dedicato alla conoscenza e divulgazione dei vini prodotti lungo la via che portò Garibaldi e i Mille alla conquista
della Sicilia
Mercoledì 10 agosto ore 21,00
BACCANTI - DIONISO PERDUTO IDDIO
da Euripide e Rainer Maria Rilke
di Dario Garofalo e Cinzia Maccagnano
con Dario Garofalo, Cinzia Maccagnano
e con Luna Marongiu, Cristina Putignano, Raffaele Gangale, Valerio Malorni, Oriana Cardaci
scene e costumi Marta Montevecchi
movimenti di scena Luna Marongiu
musiche originali Lucrezio De Seta
regia Cinzia Maccagnano
Bottega del Pane – Freezer 09
Dioniso, figlio di Zeus e di Semèle, arriva a Tebe con sembianze d'uomo. Vuole affermare la propria origine divina,
imporsi come dio nella città dove regna il cugino Pentèo, figlio di Àgave, sorella di Semèle. Al nuovo culto si adeguano
il profeta Tiresia e l'antico re Cadmo: vi si oppone invece, con feroce caparbietà, Pentèo, il giovane sovrano. Dioniso,
dopo averlo sedotto e avergli sconvolto la mente, gli suggerisce di andare a spiare tra i boschi le Baccanti, ma
travestito per prudenza da donna: lo guiderà lui stesso. Scoperto, Pentèo viene fatto a pezzi da sua madre Àgave,
invasata da Dioniso e convinta di uccidere una fiera. Ricondotta alla ragione da Cadmo, Àgave contempla impotente
l’atroce destino della fragilità umana.
La scena è occupata da una macchineria teatrale, specie di contemporanea “machina” in disuso. I personaggi sono
ricostruiti fin nella sessualità dichiarata o presunta secondo il personale rapporto con l’avvento di Dioniso, messaggero
di Dio e dio fatto uomo, Disordine rigeneratore, Legge impietosa di natura. C’è una coralità destinata ad accogliere
Dioniso (Tiresia, Cadmo, Àgave e le Baccanti) ed un eroe destinato a soccombere per sua mano, Pentèo. La musica è
elemento dominante nella messa in scena, un’opera sonora in grado di parlare ancora dove l’azione deve sospendersi
e le parole farsi inarticolato senso.
Giovedì 11 agosto ore 21,00
CASSANDRA
da Omero, Eschilo, Euripide, Seneca, Baudrillard
e il contributo di Massimo Fini
drammaturgia Elisabetta Pozzi, Aurelio Gatti
con Elisabetta Pozzi
Hal Yamanouchi
e con Carlotta Bruni, Rosa Merlino, Martina Armaro
musica originale Daniele D’Angelo
coreografie Aurelio Gatti
costumi Livia Fulvio
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CALATAFIMI SEGESTA FESTIVAL 2011
Rappresentazioni Classiche - Segesta Eventi
27 luglio – 28 agosto
MDA Produzioni Danza in coproduzione con MISTRAS e Teatri di Pietra
Un nuovo lavoro dedicato a una figura tra le più fragili delle eroine classiche, con la straordinaria Elisabetta Pozzi come
protagonista di una drammaturgia ricca di suggestione ispirata a Euripide, Omero e Virgina Wolf.
Attraverso il mito di Cassandra si giunge all'idea di una consapevolezza "solitaria" del percepire l'imminente , quasi a
suggerire l'esistenza di una empatia universale, in cui la tragedia non è quanto avviene, ma l'impotenza a comunicarlo.
Una messa in scena che prosegue l'esperienza di Sorelle di Sangue – Crisotemi e che si caratterizzata per l'uso di
diversi codici espressivi: la musica, la danza e la parola – per restituire una lirica del tragico, scarna ed essenziale, in
cui la contemporaneità "passa" attraverso l'interprete diventando significato del presente.
Profetessa inascoltata, ancora bambina, alla nascita di Paride predisse il suo ruolo di distruttore della città, profezia
non creduta da Priamo ed Ecuba ma confermata da Esaco, interprete di sogni, che consigliò ai sovrani di esporre il
piccolo sul monte Ida. Paride però si salvò e quando divenne adulto tornò a Troia per partecipare ai giochi e durante la
competizione, fu riconosciuto dalla sorella, che chiese al padre e ai fratelli di ucciderlo, scatenando la reazione
contraria, facendo ritornare il giovane Paride al suo rango originale di principe. Profetizzò sciagure quando il fratello
partì per raggiungere Sparta, predicendo il rapimento di Elena e la successiva caduta di Troia. Ritenuta una delle più
belle fra le figlie di Priamo ebbe diversi pretendenti. Quando il cavallo di legno fu introdotto in città, rivelò a tutti
l’inganno, ma rimase inascoltata. Solo Laocoonte credette alle sue parole e si unì alla sua protesta, venendo per
questo punito dal dio Poseidone, che lo fece uccidere da due serpenti marini assieme ai figli.
Venerdì 12 e sabato 13 agosto ore 21,00
MILES GLORIOSUS
di Tito Maccio Plauto
traduzione Renato Raffaelli
con Vanessa Incontrada
Maximilian Nisi
e con Luca Cairati, Sandra Cavallini, Mauro Eusti , Elisa Cutrupi, Nicola Borghesi, Luca Damiani
musiche Paolo Capodacqua
scene Matteo Soltanto
costumi Laetizia Favart
regia Cristiano Roccamo
Associazione Teatro Vivo – Plautus Festival Sarsina
Plauto scriveva per un pubblico popolare, cercava di assecondare il gusto del pubblico e di ottenere l’applauso della
platea attraverso i più collaudati espedienti farseschi: le sorprese e le battute comiche, gli equivoci e gli scambi di
persona, le beffe e i raggiri, la caricatura e la parodia, i giochi di parole, i doppi sensi grossolani, l’esaltazione dei
piaceri materiali, la ricerca del guadagno e del denaro con ogni mezzo.
Plauto è il padre del teatro comico popolare moderno. Eppure le sue commedie hanno ricevuto pesanti critiche in
epoche dominate dal gusto classico o classicistico, perché non rappresentavano un’arte raffinata, morigerata e
decorosa. Ma a partire dai primi decenni del Novecento il comico farsesco torna di moda e riacquista un valore
artistico. La fortuna del teatro di Plauto segue l’onda dei film comici di Charlie Chaplin. Nel mondo di Plauto non
esistono né moralità, né umanità: i rapporti tra gli uomini si basano sull’inganno e sulla frode, oppure mirano a
ricavare guadagno o piacere. I sentimenti e gli affetti sinceri, quando ci sono, sono comici e non commoventi.
In questa lettura drammaturgica, l’intreccio architettato con cura dal servo astuto ai danni del soldato e a vantaggio
del giovane innamorato viene rispettato con una messa in scena semplice, senza quarta parete, legata alle tecniche
della farsa e del lazzo comico, del ritmo e del respiro della commedia.
«Attori che dialogano tra loro – dice Cristiano Roccamo –, che dialogano con il pubblico… come voleva Plauto e come si
aspetta chi va ad assistere ad una commedia: di essere compreso nella commedia con il proprio essere presente in
platea, per realizzare quell'evento unico e inscindibile che fa di quella rappresentazione la propria catarsi. Plauto ci dà
gli strumenti. Gli attori la loro energia».
Domenica 14 agosto ore 19,30
CASINA
di Tito Maccio Plauto
con gli attori del Progetto Europeo Masks on Stage: Emilie Vessiere, Virginie Dano, Anna
Macheda, Leonardo Goncalves, Riccardo Bartoletti, Aroa Ferrer, Giorgia Goldoni, Esther Grigoli
maschere Andrea Cavarra
regia Cristiano Roccamo e Luca Cairati
Associazione Teatro Vivo – Agenzia Europea per la Cultura – Plautus Festival di Sarsina – Città
di Arles
Il nucleo della commedia è il contrasto tra un giovane e il suo vecchio padre. Questi è Lisidamo, figura di senex
libertino, che si innamora della stessa ragazza amata dal figlio. La fanciulla contesa è per l’appunto Casina, la ragazza
dal profumo di cannella, una trovatella raccolta in casa da Lisidamo e da sua moglie Cleostrata. Com’è facile
immaginare, il conflitto si risolverà in favore del giovane, grazie alla ingegnosa opposizione di Cleostrata, che in questa
commedia incarna la figura della uxor morosa, cioè il tipo della moglie scorbutica.
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CALATAFIMI SEGESTA FESTIVAL 2011
Rappresentazioni Classiche - Segesta Eventi
27 luglio – 28 agosto
La nota commedia di Plauto viene allestita da una compagnia multilingue riunitasi attorno a un progetto europeo
promosso dall’Associazione Teatro Vivo e dal Plautus Festival di Sarsina, cui si sono aggiunti altri partner.
Lo spettacolo è recitato in francese, spagnolo, italiano, portoghese, tedesco e ceco.
Lunedì 15 agosto ore 21,00
L’ALTRO ANFITRIONE
da Tito Maccio Plauto
Traduzione e adattamento di Rino Marino
con Paolo Graziosi
e con Rino Marino, Graziano Piazza, Elisabetta Arosio, Vincenzo Ferrera
scene Sergio Tramonti
costumi Elena Del Guerra
consulenza musicale Ajmone Mantero
regia Paolo Graziosi ed Elisabetta Arosio
Associazione Culturale SuKaKaifa
Quello di Plauto è, forse, l’archetipo che sta all’origine delle tante versioni che hanno intrigato i più grandi autori di
teatro di tutti i tempi, a cominciare da Molière, passando per Kleist e Dryden, per finire con Giraudoux, il quale ne
scrisse la trentottesima versione, tanto per capire quanti autori si siano confrontati con questo meraviglioso soggetto
dei doppi. Arduo, quindi, per un uomo di teatro affrontarne oggi la messa in scena, senza cadere nel già visto.
La commedia è ambientata a Tebe in Beozia ed è una commedia fondata sull'equivoco. Si narra di Giove che arriva a
Tebe per conquistare la bella Alcmena, mentre il marito di lei, Anfitrione, combatte contro i teleboi. Il Dio impersona
proprio Anfitrione e aiutato da Mercurio ne approfitta per godersene la moglie. Mercurio intanto prende le sembianze
del servo di nome Sosia. All'improvviso ritornano a casa i veri personaggi e dopo una serie di equivoci, Anfitrione si
placa, onorato di aver avuto per rivale un Dio. Alcmena alla fine partorisce due gemelli, uno figlio di Giove e uno figlio
di Anfitrione.
«Noi - scrivono Graziosi e Arosio - partendo dalla bella traduzione tra prosa e versi di Rino Marino, abbiamo preferito
trattare il testo di Plauto come fosse un canovaccio della commedia dell’arte, con quell’immediatezza comica e
sgangherata che fa del teatro d’attore un teatro per attori che vogliono, prima di tutto, divertirsi e divertire. Abbiamo
inoltre collocato la vicenda - per restituirgli l’arcaicità, l’esotismo e la magia di Plauto - in un altrove vagamente
etnico-fantastico sia visivamente che acusticamente».
Martedì 16 agosto ore 21,30
FRANCESCO DE GREGORI
[ EVENTO ]
in CONCERTO
Musica e Suoni Srl
Dopo lo strepitoso successo di Work in Progress che lo ha portato in giro per l'Italia insieme con Lucio Dalla, con cui ha
rinverdito sui palcoscenici dello Stivale l’indimenticabile successo di Banana Republic, Francesco De Gregori torna in
tour e fa tappa anche al Teatro Antico di Segesta. Il cantautore che ha da poco compiuto 60 anni, presenterà al
pubblico i brani del suo nuovo album Per Brevità Chiamato Artista. In tutto nove canzoni: appunto, Per brevità
chiamato artista che dà il titolo al lavoro, Finestre rotte, Celebrazioni, Volavola, Ogni giorno di pioggia che Dio manda
in terra, L’angelo di Lyon, Carne umana per colazione, L’imperfetto e L’infinito. In scaletta anche molti dei cavalli di
battaglia della sua lunga e prolifica carriera, per un concerto che si preannuncia indimenticabile.
Giovedì 18 e venerdì 19 agosto ore 19,30
AULULARIA
di Tito Maccio Plauto
con Franco Oppini, Enzo
regia di Maurizio Annesi
Teatro San Leonardo
Garinei, Gegia
È sicuramente una delle commedie più conosciute e rappresentate di Plauto. Appartenente al periodo della maturità
del commediografo latino, la sua datazione è stata fissata nel primo decennio del II secolo a. C. È inoltre, tra le
commedie plautine, una di quelle che ha ispirato la drammaturgia posteriore sul grande tema dell’avarizia.
La storia, ambientata ad Atene, s’incentra sulla figura di Euclione, un povero vecchio, che, per opera del lare familiare,
trova, sepolta nel suo giardino, una pentola piena di monete d’oro. Il vecchio divenuto, quindi, improvvisamente ricco,
trasforma il suo status: da povero a spilorcio, sospettoso di tutto e di tutti, persino di Uva, la sua domesticacompagna, considerandoli potenziali ladri della pentola. In una girandola di situazioni, in cui il genio plautino fa
emergere con la sua vis comica i lati più nascosti dell’animo umano, si svolge tutta la vicenda ricca di intreccio, di
movimento e di personaggi, alcuni che rappresentano i valori sani, altri quelli malvagi.
Una commedia ricca di colpi di scena e di parti esilaranti, dove però trova spazio anche la riflessione sul doppio animo
dell’uomo, l’eterno conflitto tra il bene e il male.
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Rappresentazioni Classiche - Segesta Eventi
27 luglio – 28 agosto
L’allestimento di Maurizio Annesi predilige questo aspetto, il grande gioco della vita dove tutti i personaggi concorrono
alla giostra dell’umanità, con i loro vizi e le loro virtù, ma sempre con l’occhio benevolo dell’ironia e della
consapevolezza che, alla fine, tutti dobbiamo fare i conti con le nostre debolezze e con il fatto che presto o tardi, poco
o nulla rimarrà di noi. «Una grande commedia – dice Annesi –, a cui si aggiunge il fatto che l’epilogo finale scritto da
Plauto non ci è pervenuto; e questo ne fa motivo di attrazione perché ci permette di poter concludere la storia
mettendoci un poco della nostra visione della vita».
Sabato 20 agosto ore 19,30
EDIPO RE
di Sofocle
traduzione Federico Condello
regia Enrica Sangiovanni e Gianluca Guidotti
con Enrica Sangiovanni, Gianluca Guidotti, Franco Belli, Alfredo Puccetti
sax Andrea Guidotti
percussioni Duccio Bonciani
sculture Antonio Crivelli
Archivio Zeta Associazione culturale
Archivio Zeta si confronta ancora una volta con un testo antico ma contemporaneo, il massimo capolavoro tragico che
da Aristotele a Kafka, da Freud a Pasolini ha influenzato buona parte del pensiero occidentale.
È la tragedia ritenuta capolavoro di Sofocle, nonché il più paradigmatico esempio dei meccanismi della tragedia greca.
La data di rappresentazione è ignota, ma si ipotizza che essa possa collocarsi al centro della attività artistica del
tragediografo (430-420 a.C. circa). L’opera si inserisce nel cosiddetto ciclo Tebano, ossia la storia mitologica della città
di Tebe, e narra come Edipo, re carismatico ed amato, nel breve volgere di un solo giorno venga a conoscere la
orrenda verità sul suo passato: senza saperlo ha ucciso il proprio padre per poi generare figli con la propria madre.
Sconvolto da queste rivelazioni, che fanno di lui un uomo maledetto dagli dei, Edipo reagisce accecandosi, perde il
titolo di re di Tebe e chiede di andare in esilio.
«Questo Edipo – dicono Enrica Sangiovanni e Gianluca Guidotti – è nato in collaborazione con il Comune di Fiesole, a
cento anni di distanza dall’inaugurazione del Teatro Romano di Fiesole che, primo in Italia, nel 1911 ospitò un Edipo in
un sito archeologico. Si è venuta a creare, anche grazie alla musica dal vivo dei sax e delle percussioni, una sorta di
partitura jazz che ha fatto risaltare l’ironia tragica e la rapidità del testo di Sofocle, il ritmo inesorabile dell’inchiesta, la
suspence e i giochi meta-teatrali che sono alla base delle incongruenze e ambiguità che a ogni svolta dello spettacolo
vengono alla luce».
Domenica 21 agosto ore 5,00
[ ALBA AL TEATRO ANTICO ]
L’INFINITO GIACOMO
Vizi e virtù di Giacomo Leopardi
Ritratto inedito del poeta attraverso le sue opere
di Giuseppe Argirò
con Giuseppe Pambieri
musiche di Mozart, Bach, Beethoven, Chopin, Rachmaninov
regia Giuseppe Argirò
Associazione Donne di Itaca Lab di Adriana Palmisano
Spettacolo perfetto per l’Alba di Segesta, L’infinito Giacomo ha inizio proprio in quella che Bergman chiamava “l’ora del
lupo”: quell’ora tra la notte e l’alba in cui il sonno è più profondo, il limen tra il sogno e la veglia è più labile, i sogni (o
gli incubi) più vividi. In questo spazio sospeso, fisico e temporale, prendono forma e voce i versi e l’animo di Giacomo
Leopardi.
«L’imperfezione del genio – dice Giuseppe Argirò –, in tutta la sua irregolarità, conduce alla solitudine, a un
pellegrinaggio estenuante nell’universo. Leopardi è un re senza regno, è Amleto che arriva oltre il limite del
conoscibile, supera la coscienza affermando la vita nel suo groviglio inestricabile di bene e male; per il genio tutto è
noia, è tedio incommensurabile. Il poeta di Recanati, con lucido disincanto, affonda a piene mani nella verità e ne trae
la radice del dolore. È inutile chiedersi a che punto sia la notte; la notte non finisce… mai. I regni, i globi, i sistemi, i
mondi, non sono che una pallida rappresentazione del pensiero dell’uomo, ma l’anima giace nelle profondità ed è a
tutti invisibile tranne al poeta che può profanare il suo mistero e consegnarlo all’uomo. Leopardi, affettuosamente
Giacomo, nel nostro viaggio, non appare così distaccato e lontano dai piaceri terreni, non ci sembra affatto
disinteressato a ciò a cui aspira la gente comune. Giacomo è vulnerabile, ansioso, riservato, schivo, eppure è pervaso
da un desiderio inesauribile di vita. Giacomo è goloso, non può fare a meno di dolci, cioccolata, paste alla crema e
gelati. In questo ricorda Mozart, altra creatura divina nella sua sregolatezza. Non a caso alcune delle sue più
scandalose composizioni, fanno da contrappunto agli aneddoti più divertenti della vita di uno dei massimi autori
italiani. La biografia romanzata che esce fuori dalle pagine dell’Epistolario e dello Zibaldone, ci aiuta a costruire un
ritratto singolare ed inedito del nostro poeta. Leopardi, con grande sincerità, confessa le sue paure come la sua fobia
per l’acqua, un fastidio che giungerà al parossismo e alla comicità, culminando nel rifiuto del bagno almeno
settimanale. Non mancano gli spunti divertenti per riflettere sul suo rapporto con l’eros e la sessualità. Nelle sue
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stesse parole, il desiderio di una vita normale, è incessante: il dono della poesia appare spesso come una maledizione
divina che lo segna come diverso, lo condanna a una sofferenza eterna e lo affranca contro ogni sua volontà dal
mondo che lo circonda».
Domenica 21 agosto, ore 21,30
GIOVANNI ALLEVI
[ EVENTO ]
“ALIEN”
Agave Srl
Alien è il titolo del nuovo disco di inediti di piano solo di Giovanni Allevi prodotto da Bizart e distribuito da Sony Music;
è stato registrato presso il prestigioso auditorio di Lugano della Radiotelevisione svizzera, “tempio” della musica
classica, dove si sono esibiti i più grandi artisti del genere. Lo stesso Allevi ha definito questo suo ultimo lavoro «il
disco più dolce, impetuoso e passionale che sia mai uscito dalle mie dita». «Ho lasciato – dice il compositore e pianista
– che la musica fluisse senza alcuna limitazione, verso una costruzione complessa, dove la tecnica compositiva è
sempre al servizio della espressività».
Alien è un lavoro sperimentale, in cui la ricerca musicale è tesa verso la dilatazione delle forme ed il raggiungimento
di una purezza del suono, volti ad esaltare le sonorità e i ritmi della contemporaneità.
Martedì 23 agosto ore 21,00
[ Castello Eufemio di Calatafimi Segesta ]
BATTITI DEL CONTEMPORANEO
Concerto per percussioni
di Giuseppe Marino
con Giuseppe Marino (timpani, vibrafono, marimba, batteria, rullante classico)
e Michele Pentrella (pianoforte)
Associazione culturale e musicale Calatafimi Segesta
Giovane musicista nativo di Calatafimi Segesta, Giuseppe Marino ha il ritmo nel sangue, come un nero di Harlem, e
pervade di ritmo tutta la sua esistenza, tutto il suo quotidiano. Ecco perché, pur agli esordi della carriera, è diventato
presto uno degli allievi prediletti di Tullio De Piscopo e ha già al suo attivo collaborazioni prestigiose: Luca Pincini e
Gilda Buttà, Vibrazioni, Blu Vertigo, partecipazione al recentissimo tributo a Frank Zappa all’Auditorium Parco della
Musica di Roma, dove ha suonato con alcuni musicisti della band storica di Zappa. In questo concerto esegue brani di
autori contemporanei, espressamente composti per percussioni. Il Maestro Pentrella lo accompagna al piano in alcune
esecuzioni, oltre a eseguire brani per pianoforte solo, che aggiungono colore e respiro ai “battiti” della serata.
Giovedì 25 agosto ore 21,00
[ Castello Eufemio di Calatafimi Segesta ]
INCHIESTA SULLA SPEDIZIONE DEI MILLE
di Giacomo Frazzitta
con Giacomo Frazzitta (Ippolito Nievo)
Enrico Russo (coscienza di Ippolito)
e con Franz Rallo (pianoforte), Emilio Vinci (chitarra), Roberto Gervasi (percussioni), Giuseppe
Lo Grasso (basso), Aldo Bertolino (tromba), Nicola Genova (trombone), Lea Fazio (cantastorie
e voce)
regia Giacomo Frazzitta
Associazione culturale ARCO
Uno spettacolo dedicato al 150° anniversario dell'unità d'Italia che evidenzia l'importanza della Sicilia nel progetto
unitario. Il protagonista dell’inchiesta è Ippolito Nievo che nel 1859 si arruola tra i Cacciatori delle Alpi di Garibaldi e
l’anno seguente partecipa alla spedizione dei Mille unendosi alle truppe garibaldine il 5 maggio 1860 a Quarto, da dove
salperà a bordo del Lombardo insieme con Nino Bixio e Cesare Abba.
Distintosi a Calatafimi e a Palermo, a Nievo sarà affidata l’intendenza di finanza dell’intera spedizione. Da quel
momento Nievo diverrà depositario di segreti scomodi e sarà messo sotto inchiesta dal Regno Sabaudo. Avendo
ricevuto nei primi mesi del 1861 l’incarico di riportare da Palermo i documenti amministrativi della spedizione, troverà
la morte durante il viaggio di ritorno dalla Sicilia, nella notte tra il 4 e il 5 marzo 1861 nel naufragio del vapore Ercole
sul quale viaggiava, avvenuto al largo della costa sorrentina, in vista del golfo di Napoli. Il suo corpo non sarà mai
ritrovato, né tanto meno i conti della spedizione dei Mille. Cosa si nasconde dietro questo tragico naufragio? Lo
spettacolo “inchiesta” rivela il “dietro le quinte” della spedizione, tra retroscena inediti e segreti inquietanti.
I diritti televisivi del progetto teatrale sono stati acquistati dalla Rai, che ne ha realizzato un documentario per la
trasmissione La Storia siamo noi di Giovanni Minoli.
Venerdì 26 agosto ore 21,00
[ Castello Eufemio di Calatafimi Segesta ]
UN CRISTU PI PASQUALI
di Giuseppe La Licata
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CALATAFIMI SEGESTA FESTIVAL 2011
Rappresentazioni Classiche - Segesta Eventi
27 luglio – 28 agosto
con Giuseppe La Licata
e con Roberta Petralia, Maurizio Scotto
Associazione Voltaire
E’ la storia/racconto di un bambino nato a Monte Pirtuso, sopra Positano, nato e vissuto un solo giorno. Una storia
amara e crudele come la mancanza di senso quando la vita non ha nemmeno cominciato a respirarti dentro. E dal
Paradiso, Pasquali racconta il suo inferno interiore invocando giustizia per l’immatura separazione dalla madre. Tra le
nuvole del Paradiso, Pasquali incontrerà Gesù per i dovuti chiarimenti e qui l’incontro con il Redentore si fa umano e
struggente, ma è da questo incontro impossibile e visionario, ove giustizia umana e divina si intrecciano, che Pasquali
tornerà a vivere una nuova forma di vita tra il suo essere bambino-fantasma-angelo; la grazia di un piccolo miracolo lo
restituirà infatti alla terra e alla madre Maria e gli regalerà ancora la sorpresa di un fratello il piccolo Gennarielle.
Singolare di questo assolo, il cui incipit è affidato ad alcuni frammenti video di un improbabile viaggio del piccolo
protagonista, è soprattutto il gioco della lingua che intreccia le forme del dialetto napoletano con quello siciliano, in
una commistione delicata delle sonorità tipiche delle due parlate.
Sabato 27 e domenica 28 agosto ore 21,00
TRUCULENTUS
da Tito Maccio Plauto
drammaturgia e traduzione di Aurelio Gatti e Sebastiano Tringali
con Eleonora Brigliadori
Sebastiano Tringali, Cinzia Maccagnano
e con Riccardo Diana, Claudia Ferri, Manuela Lomeo
regia Riccardo Diana e Aurelio Gatti
musica originale Aldo Azzaro
costumi Livia Fulvio
scene Petrokos Usaja
ARWEN FILMS / MDA PRODUZIONI DANZA
Pur considerata da Plauto una delle sue opere migliori, il Truculentus è stato raramente rappresentato. Secondo
Cicerone (De Senectute 50), Plauto si compiaceva molto, da vecchio, di questa sua commedia, che ricava il titolo da
un personaggio secondario, il servo rude e zoticone di Strabace. La protagonista della commedia, in realtà, è una
prostituta abile e rapace, di nome Fronesio. Ella inganna con sapienza i suoi tre spasimanti (uno dei quali è proprio il
servo di Strabace), che ruotano intorno alla sua casa: tipici caratteri della comicità plautina, che gareggiano fra loro
per acquisire i favori della donna.
L’allestimento che viene presentato a Segesta è un omaggio alla commedia plautina, un attento lavoro che introduce la
formula dell'en travestì, ampiamente utilizzata nella commedia dal '500 ai primi dell'800. Del resto, la condizione di
incertezza per l'andata in scena genera un percorso parallelo alla trama dell'opera, fornendo materia e argomenti per
un esilarante intreccio tra la vita del teatro e la tessitura della commedia.
Anche se l’opera mostra un gusto comico, nelle sue battute, forse troppo distante dal nostro sentire per ottenere
ancora l’effetto di irresistibile ilarità che Plauto sicuramente esercitava sul suo pubblico, questa messa in scena risulta
ugualmente pregevole, proprio per il tentativo – riuscito perfettamente – di far rivivere un mondo che affrontava già,
più di duemila anni fa, gli stessi argomenti sui quali ancora oggi basiamo gli spunti più divertenti del nostro teatro
comico: il fulcro del Truculentus è proprio questa donna disinibita, Fronesio, che, pur dalla sua bassa posizione sociale,
tiene in pugno ben tre uomini, senza che nessuno di essi riesca mai a protestare efficacemente. Potrà, dunque, essersi
affievolito l’effetto comico delle battute, ma non l’eterna freschezza del messaggio umano cui Plauto continuamente
allude, “strizzando l’occhio” al suo pubblico.
«Nella nostra messa in scena – dicono Riccardo Diana e Aurelio Gatti – corre, parallela alla vicenda plautina, la storia
di un “disastro” teatrale: la compagnia in meno di 5 minuti, viene a conoscenza che numerosi suoi attori sono andati
via. Nell'imminenza del segnale “chi è di scena”, la situazione precipita fino a far pensare che, probabilmente, non sarà
possibile affrontare lo spettacolo. Ma il teatro nel suo raccontarsi attraverso situazioni ora umane ora rocambolesche,
giunge sempre e ancora una volta al suo compimento. Eleonora Brigliadori (ora Diniarco ora Fronesio), Sebastiano
Tringali (tramutatosi per necessità nella vecchia Astafio), lo stesso direttore di scena, Cinzia Maccagnano (costretta in
un sorprendente Truculento): sono tutti elementi di una messa in scena totalmente dedicata e asservita all'interprete e
all'attore».
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