professional L’uso dei prismi nel paziente con visione parziale Fabrizio Bonci Dip Optom (ITA), BSc Optom (HU), MCOptom (UK), Consultant Optometrist. Budapest (HU) Researcher at Division of Clinical Neuroscience and Mental Health, Imperial College London (UK) [email protected] Abstract L’approccio optometrico del paziente con visione parziale per un deficit nella visione periferica si differenzia da quello del paziente con scotoma centrale. Sebbene i sistemi ingrandenti possono in un certo senso agevolare e facilitare i pazienti con scotoma centrale durante le attività quotidiane, risultano però svantaggiosi in quei pazienti che hanno perso una o più aree del campo visivo periferico. I prismi, possono essere applicati non solo nei pazienti con un deficit del campo visivo periferico, ma nelle elevate addizioni, nella riabilitazione visiva e nel paziente affetto da nistagmo congenito. INTRODUZIONE L’esame optometrico del paziente con visione parziale si differenzia sostanzialmente da quello di routine. Esso include la valutazione della patologia oculare che ha determinato la condizione di visione parziale del paziente, il residuo visivo e la prescrizione di ausili ottici e non ottici. Come spesso accade nei paesi anglosassoni, dove la figura dell’optometria è ben consolidata da anni, il paziente con visione parziale viene refertato nei centri di ipovisione presenti negli hospital eye service direttamente da un nostro collega optometrista e dal medico oftalmologo che constata la condizione visiva del paziente. Gli optometristi che lavorano nell’area dell’ipovisione sono spesso abituati a prescrivere ausili ottici ingrandenti, che aumentano l’immagine retinica dell’oggetto. L’immagine retinica può essere ingrandita semplicemente avvicinando 20 | PROFESSIONAL OPTOMETRY | LUGLIO 2012 l’oggetto agli occhi del paziente, addizionando potere positivo nella correzione per vicino, o utilizzando sistemi ottici più complessi come telescopi o video ingranditori. Esistono però delle condizioni visive dove non sempre è possibile applicare la “regola”: Ingrandisco l’immagine retinica nel tentativo di migliorare la visione del paziente, cioè ci sono patologie oculari che conducono il paziente a uno stato di visione parziale, dove, proprio l’ingrandimento dell’ immagine retinica dell’oggetto risulta svantaggioso. I prismi possono essere utili in quei pazienti che hanno perso uno o più settori del campo visivo. L’articolo descrive le principali indicazioni, in cui è opportuno prescrivere le lenti prismatiche nel paziente con visione parziale. L’uso dei prismi nelle elevate addizioni Quando prescriviamo un occhiale per compensare un’ametropia, indirettamente stiamo eseguendo una correzione prismatica. Questo perché ogni lente oftalmica è un prisma. Se osserviamo il profilo di una lente positiva, possiamo renderci conto, che questa lente è formata proprio da due prismi fusi per le due basi, e vice versa per le lenti negative ove i prismi sono uniti per i due vertici. È possibile quindi effettuare una correzione prismatica proprio eseguendo un decentramento ottico di un lente oftalmica. Nelle elevate addizioni come spesso accade nel paziente affetto dalla degenerazione maculare relativa all’età, considerata la ridotta distanza di lettura dovuta all’elevato potere addizionato, i prismi hanno la funzione di ridurre l’atto e lo sforzo di convergenza del paziente. In questi casi è opportuno non eseguire il decentramento della lente, bensì ordinare professional Figura 1 Un esempio di un occhiale con elevato addizione prescritto in un paziente affetto da degenerazione maculare relativa all’età. I prismi sono orientati con la base interna per ridurre lo sforzo di convergenza del paziente. (Per cortesia di M. Giannetti, Fotottica 1860). direttamente all’azienda costruttrice la lente oftalmica includendo anche la prescrizione prismatica, facendosi progettare la lente con la superficie anteriore convessa per ridurre l’aberrazione astigmatica e le distorsioni delle immagini. Questo perché il decentramento ottico negli elevati poteri comporta svariati problemi: necessità di utilizzare lenti con grandi diametri, aumento delle aberrazioni e distorsioni delle immagini, effetto ingrandente dell’occhio, e aumento del peso della lente. Riferendoci alla regola di Fonda1 per ogni diottria di addizione dobbiamo aggiungere una diottria prismatica per ogni occhio, con la base orientata verso l’interno (base nasale). Quindi se prescriviamo un occhiale in un soggetto affetto da una patologia maculare con un’addizione di +6.00 diottrie, dobbiamo aggiungere 6 diottrie prismatiche base interna sia nell’occhio destro che in quello sinistro. Un secondo metodo2, è quello di aggiungere due diottrie prismatiche all’addizione prescritta. Riferendoci all’esempio precedente, per ricavare il potere prismatico da aggiungere all’occhiale, le sei diottrie di addizione vengono sommate alle 2 dpr, quindi l’entità del prisma sarà di 8 dpr. oculare e l’inattenzione visiva. Uno studio condotto a Londra9, su 171 pazienti cha hanno avuto uno stroke emisferico, ha messo in evidenza che l’inattenzione visiva (visual neglect) era dell’ 82% nei pazienti con ischemia nell’emisfero celebrale destro e del 65% nei pazienti con ischemia nell’emisfero di sinistra. I prismi deviano la radiazione luminosa verso la base del prisma mentre l’occhio verso l’apice del prisma stesso. Nel paziente con emianopsia, quindi la base del prisma viene orientata verso la zona di non visione del paziente, ciò comporta uno spostamento dell’area di non visione verso il centro, ottenendo quindi una visione più centralizzata. I prismi hanno ulteriori vantaggi, permettono anche di correggere una posizione anomala del capo e di ridurre l’ampiezza dei movimenti oculari in questi pazienti. Lo spostamento dell’area di non visione verso il centro, e la correzione dell’eventuale posizione anomala del capo, può essere ottenuta con poteri prismatici compresi tra 8-10 dpr e 15 dpr. Mentre la riduzione delle ampiezze dei movimenti oculari si ottiene applicando dei prismi di Fresnel a settore con la base orientata verso l’area di Emianopsia Lo stroke, conosciuto anche con il nome di attacco acuto cerebrovascolare, rappresenta la terza causa di morte dopo le malattie cardiovascolari e il cancro3. È stato stimato4 che questa patologia ogni hanno nel Regno Unito colpisce circa 110.000 persone, e circa la metà di queste rimane disabile. Le amputazioni del campo visivo in questi pazienti, includono: l’emianopsia omonima, quadrantopsia, difetti altitudinali, e l’emianopsia incompleta5-8. Altri disturbi visivi, spesso associati alla perdita del campo visivo, sono l’oftalmoplegia internucleare, i disturbi della motilità Figura 2 Questo semplice disegno, mostra come devono essere applicati i prismi di Fresnel nel caso dell’emianopsia omonima. I prismi devono essere orientati con la base nella direzione dell’area di non visione riferita dal paziente. PROFESSIONAL OPTOMETRY | LUGLIO 2012 | 21 professional non visione del paziente, facendo però attenzione che il prisma non interferisce con la visione del paziente. Secondo Weiss10, il prisma dovrebbe essere applicato a 15 mm dal limite del campo visivo del paziente, se questo è di 5 gradi o inferiore. Mentre Ferraro e coll11 suggeriscono di applicare il prisma di Fresnel con l’apice più possibile vicino al foro pupillare, prestando sempre l’attenzione che esso non disturbi la visione del paziente. Costrizioni del campo visivo Molte delle patologie che noi conosciamo, come la retinopatia pigmentosa, il glaucoma ed in special modo la retinopatia proliferativa del paziente diabetico e il suo trattamento mediante fotocoagulazione panretinica producono delle vere e proprie costrizioni del campo visivo. Il paziente con la visione a tunnel tende ad urtare contro gli oggetti e ad avere difficoltà di seguire un oggetto, perdendo quindi la fissazione. Figura 3 L’immagine mostra il fondo oculare di un paziente diabetico affetto dalla retinopatia diabetica nella forma proliferativa e il relativo trattamento di fotocoagulazione panretinica. Questi pazienti tendono ad avere un deficit periferico del campo visivo (per cortesia del NEI). L’approccio optometrico in questi pazienti è diverso da quello dove la condizione di visione parziale è stata causata da uno scotoma centrale del campo visivo come nel caso di una maculopatia. Nel paziente con scotoma centrale, la prescrizione di ausili ingrandenti facilita queste persone durante le loro attività quotidiane di routine. Mentre risultano particolarmente svantaggiosi nei pazienti che hanno un deficit della visione periferica, questo perché, l’immagine retinica ingrandita dall’ausilio ottico si andrebbe a formare in un area retinica affetta dalla patologia e quindi, in un area priva di visione. In questi casi risulta invece utile ridurre la dimensione dell’immagine retinica mediante l’uso del telescopio inverso, o utilizzando delle lenti ad elevato potere negativo, nel tentativo di sfruttare al meglio 22 | PROFESSIONAL OPTOMETRY | LUGLIO 2012 il residuo visivo centrale del paziente. I pazienti affetti da visione parziale periferica hanno però un altro problema, muovono esageratamente gli occhi nel tentativo di seguire o di ricercare un oggetto che precedentemente avevano percepito. In questo caso, il trattamento optometrico mediante l’uso dei prismi di Fresnel consiste nel ridurre il più possibile l’ampiezza dei movimenti oculari. I prismi di Fresnel di 20 dpr vengono applicati sulla superficie della lente, nei quattro settori: superiore, inferiore, nasale e temporale, lasciando quindi libera solo una piccola area di visione centrale. L’apice dei prismi deve essere orientato verso il centro della lente. I prismi nella localizzazione retinica preferenziale I prismi possono essere impiegati anche in quei pazienti con scotoma centrale che dopo un periodo di training hanno avuto difficoltà nel trovare e nell’esercitare la visione eccentrica. In special modo nei pazienti con la degenerazione maculare legata all’età, i prismi non solo hanno il beneficio nel facilitare il paziente nel trovare localizzazione retinica preferenziale, ma anche nello stabilizzare l’immagine retina e ad incrementare l’acuità visiva12. Una lente di +6.00 diottrie sferiche, è addizionata nell’occhio con la migliore acuità visiva, e successivamente sempre nello stesso occhio si antepone un prisma di 4 dpr. Il prisma viene orientato prima con la base alta e successivamente ruotato nelle varie direzioni, fino a quando il paziente riferisce ad ottenere una visione nitida. La stessa procedura viene poi ripetuta nell’occhio controlaterale, prestando sempre attenzione che il paziente non ci riferisca di vedere doppio. Nel caso in cui l’esaminato lamenta la diplopia, è opportuno prescrivere il prisma nell’occhio con la migliore acuità visiva13,14. L’uso dei prismi nel nistagmo congenito Il nistagmo congenito è un’oscillazione ritmica di uno o entrambi gli occhi presente alla nascita o subito dopo. Le cause possono essere oculari, o neurologiche ma molte frequentemente si manifesta senza una reale causa15. Le oscillazioni ritmiche provocano un eccessivo movimento dell’immagine retinica, che nei primi anni di vita ostacolano il normale sviluppo dell’acuità visiva e della visione binoculare. Questi bambini in genere hanno severe ambliopie, ipermetropie e astigmatismi e, a differenza del nistagmo acquisito nell’adulto, non lamentano di vedere gli oggetti “tremolare”, cioè il fenomeno dell’oscillopsia non è avvertito nei bambini affetti da nistagmo congenito. Un’altra caratteristica del nistagmo congenito, le oscillazioni aumentano quando il bambino è sotto stress, e diminuiscono durante l’atto della convergenza e dell’accomodazione, o mantenendo in modo inusuale la posizione del capo (punto di arresto). I prismi nel paziente con nistagmo, quindi posso essere prescritti nel tentativo di raggiungere professional il punto di arresto delle oscillazioni correggendo l’eventuale posizione anomala del capo. Prendiamo il caso di un paziente affetto da nistagmo, cha abbia la tendenza di ruotare la testa verso sinistra quando fissa un oggetto, in questo caso il punto di arresto viene ottenuto con il movimento degli occhi verso destra, cioè nella direzione opposta al movimento della testa. Nell’esempio considerato i prismi vengono prescritti con la base orientata nella stessa direzione del movimento della testa, cioè nell’occhio di sinistra il prisma sarà orientato con la base esterna, mentre nell’occhio di destra con la base interna. La convergenza può essere invece stimolata per ridurre le oscillazioni utilizzando dei prismi a base esterna in entrambi gli occhi con un potere prismatico di 20-40 dpr. Conclusioni I pazienti con visione parziale comunemente vengono trattati nei centri di ipovisione con l’intento di migliorare l’acuità visiva centrale medianti gli ausili ottici ingrandenti. Esistono però delle patologie oculari e neurologiche che provocano importanti deficit nella visione periferica. Questi pazienti tendono a urtare contro gli oggetti, ad avere difficoltà nel localizzare e fissare un oggetto. I prismi, in special modo quelli di Fresnel sono utili in quei pazienti con una condizione di visione parziale periferica. I prismi possono essere quindi anche considerati come mezzo riabilitativo nei pazienti con un deficit della visione centrale che hanno avuto difficoltà nel sviluppare la visione eccentrica, nel nistagmo e nelle elevate addizioni per ridurre lo sforzo di convergenza. Bibliografia 1. Fonda GE. 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