Lis Aganis - Sfogliami

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Lis Aganis
Ecomuseo delle Dolomiti Friulane
pagine dall’ecomuseo » 2
percorso sassi
tra i sassi e le rocce
si celano tesori dal passato,
dai muretti a secco, dalle borgate
abbandonate, dalle antiche fornaci,
le pietre mormorano e raccontano
storie di vita vissuta, ricordi e tradizioni.
Lis Aganis
Ecomuseo delle Dolomiti Friulane
Lis Aganis
suo significato e il valore che conserva e sa raccontare in
Ecomuseo delle Dolomiti Friulane
L’Ecomuseo è un nuovo modo di concepire il patrimonio
quanto parte di una storia.
locale inteso non come somma di musei tradizionali, ma
come sistema complesso e armonico di connessioni, differenze e specificità, da valorizzare e far conoscere in primo
luogo alle comunità e con le comunità, a quei turisti attenti che sapranno cogliere il significato delle peculiarità
che rendono unici questi luoghi.
La mostra è stata promossa dall’Associazione Lis Aganis.
Ecomuseo delle Dolomiti Friulane nell’ambito del progetto di realizzazione
di un Ecomuseo della Montagna Pordenonese, finanziato dall’Iniziativa
Comunitaria Leader+ Azione 1.2.2. Sostegno alle attività culturali.
L’esposizione è stata curata dalla Cooperativa STAF di Barcis,
sulla base delle informazioni e segnalazioni fornite dai singoli soci
dell’Associazione, con l’intento di raccontare per immagini
il territorio visto dalle stesse comunità locali.
Informazioni e testi forniti da:
Comune di Andreis, Comune di Budoia, Comune di Cavasso Nuovo, Comune
di Clauzetto, Comune di Cimolais, Comune di Erto e Casso, Comune di
Fanna, Comune di Meduno, Comune di Montereale Valcellina, Comune di
Polcenigo, Comune di Sequals, Comune di Tramonti di Sopra, Comune di
Tramonti di Sotto, Comune di Vivaro, Associazione Museo Casa Clautana,
Associazione Scarpeti di Poffabro, Circolo culturale Menocchio, Cooperativa
S.T.A.F., Gruppo Archeologico Cellina Meduna, Insieme par Cas, Pro Loco Val
Tramontina, Società Operaia Mutuo Soccorso e Istruzione di Lestans.
Foto di: Michele Bernardon, Antonio Cossutta, Isabel Costantin, Roberto De
Zorzi, Roberto Mazzoli, Elettra Mian, Luca Tonegutti.
I disegni delle pagine 37 e 38 sono di Federica Zendron.
I testi e i disegni delle pagine 12 e 13 sono tratti da Perco D. 2002.
I testi e il disegno delle pagine 28 e 29 sono tratti da
Baccichet M. - Pagnucco D. 2005.
Grafica Interattiva, Spilimbergo - Stampa Grafiche Tielle, Sequals
DIRE, FARE, ESSERE… TERRITORIO!
Lis Aganis Ecomuseo delle Dolomiti Friulane nasce su impulso dell’Iniziativa Comunitaria Leader + nell’agosto
2004. L’Associazione conta oggi 45 soci (19 Comuni, la Comunità Montana del Friuli Occidentale, il Bacino Imbrifero
Montano del Livenza, 20 Associazioni Culturali, 1 Direzione Didattica, 2 Istituti Comprensivi) e 26 Cellule tematiche inserite nei percorsi ecomuseali acqua, sassi e mestieri. Le Cellule Ecomuseali sono luoghi in cui ognuno può vivere esperienze ed emozioni, fare laboratori, acquisire conoscenze e saperi… sentirsi protagonista del territorio per
conservare e mantenere vivo il patrimonio della Comunità locale.
Gli obiettivi principali dell’Ecomuseo sono la promozione
culturale, sociale e civile; il recupero e la valorizzazione
dei patrimoni locali; la promozione di una migliore qualità
della vita nelle aree rurali e il sostegno a forme di sviluppo
sostenibile per il territorio locale.
L’Ecomuseo è un processo in continua evoluzione, un laboratorio territoriale, un nuovo modo di concepire il patrimonio locale, inteso come l’insieme delle vite, dei beni e
valori diffusi, delle tante piccole cose, ognuna unica per il
PERCHÉ QUESTO NOME?
C’era una volta una donna con tanti bambini da crescere.
Un giorno incontrò una salamandra sulla sponda di un ruscello e la aiutò a partorire… era una agana.
L’agana le regalò una matassa di lana il cui filo non finiva
mai. Con quella matassa, lavorando, la donna poté allevare i suoi figli. La matassa passò di mano in mano e si dice
che continui a girare.
La matassa è il nostro territorio: risorsa da usare insieme, ognuno a modo suo, a seconda delle necessità… senza esaurirla.
Lis Aganis, figure femminili legate al mito e alla leggenda,
che abitano attorno ai corsi d’acqua e nelle grotte, hanno sempre mantenuto un rapporto ambiguo e ambivalente nei confronti degli esseri umani. Con nomi e caratteristiche diverse, fanno parte del mondo leggendario di quasi tutti i paesi della montagna pordenonese.
L’Ecomuseo vuole simbolicamente rappresentare l’opportunità per il territorio di uscire da quelle forme di isolamento che lo caratterizzano, portando alla luce le sue potenzialità.
L’Ecomuseo è una rete innanzitutto di persone, poi di luo-
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ghi e spazi, da scoprire, condividere, contribuire a mante-
duno, Comune Montereale Valcellina, Comune Pinzano al
nere vivi.
Tagliamento, Comune Polcenigo, Comune Sequals, Comune Tramonti di Sopra, Comune Tramonti di Sotto, Comu-
COSA FACCIAMO
– Laboratori con esperti locali, per scuole e famiglie.
– Percorsi didattici per la valorizzazione del nostri siti,
pensati per la Scuola… ma non solo.
– Attività di ricerca e documentazione allo scopo di recuperare la memoria e le emozioni del passato.
– Materiali didattici, divulgativi e informativi per farci conoscere e soprattutto per accogliervi a braccia aperte.
– Visite di studio nei luoghi dell’Ecomuseo alla scoperta
di tutto ciò che ci rende unici.
– Mostre, eventi e giornate dedicate a temi specifici: archeologia, mosaico, antichi mestieri, mulini e farine,
antiche fornaci e sapori della nostra terra…
L’Ecomuseo Lis Aganis con L. R. 10/2006 è stato riconosciuto Ecomuseo Regionale.
Si tratta di un importante traguardo che qualifica la nostra realtà e riconosce il valore del lavoro condiviso da noi
tutti in questi anni!
CHI SIAMO… DALLA A ALLA Z
Ass. Amici della Centrale Malnisio, Ass. Archeo 2000, Ass.
Arti Tessili, Ass. Culturale Gahagi, Ass. Da li Mans di Carlin,
Ass. GR.A.PO, Ass. Insieme par Cas, Ass. Intorn al Larin, Ass.
L’Artistica, Ass. Museo Casa Clautana, Ass. Scarpeti, BIM
- Livenza, Circolo Culturale Menocchio, Circolo Culturale
Meduno, Comune Andreis, Comune Budoia, Comune Castelnovo del Friuli, Comune Cavasso Nuovo, Comune Cimolais, Comune Clauzetto, Comune Erto e Casso, Comune
Fanna, Comune Frisanco, Comune Maniago, Comune Me-
ne Travesio, Comune Vivaro, Comunità Montana del Friuli Occidentale, Consorzio Pro Loco Cellina-Meduna, Cooperativa STAF, Direzione Didattica Maniago, Gr. Archeologico Cellina Meduna, Gr. Festeggiamenti Malnisio, Istituto
Comprensivo Meduno, Istituto Comprensivo Montereale,
Pro Loco Valtramontina, Pro Loco Tramonti di Sopra, SOMSI - Lestans, UISP - Pordenone.
Per ricevere informazioni o segnalare iniziative,
contattare il nostro ufficio:
Lis Aganis - Ecomuseo delle Dolomiti Friulane
Viale Venezia 18/A - 33085 Maniago (Pn)
Tel. e fax 0427 764425
[email protected]
www.ecomuseolisaganis.it
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Percorsi di pietra
Dominisia, Clauzetto
La lavorazione e l’utilizzo della pietra hanno dato una particolare impronta all’ambiente antropizzato: case in pietra,
soglie e portali, decorazioni artistiche, muri a secco, fornaci, acciottolati, fontane e lavatoi...
I luoghi dell’abitare e del lavoro, gli spazi pubblici e quelli
funzionali alla viabilità realizzati con questa risorsa comune a tutto il territorio e varia per caratteristiche e reperimento.
Tramonti di Mezzo
Claut
Pradis, Tramonti di Sopra
Abitato di Casso
Da queste considerazioni nasce la mostra che
presenta alcuni esempi dell’uso della pietra
in base alle segnalazioni che sono state fatte
dalle Associazioni e dai Comuni che costituiscono l’Ecomuseo Lis Aganis.
L’intento è quello di raccontare per immagini
il territorio, senza trascurare le informazioni
di storia e tradizione locale che di volta in volta sono state indicate da parte delle comunità
stesse.
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Formazione delle rocce
• precipitazione chimica diretta (sale, gessi, travertino…).
La successione sedimentaria dell’area può essere schematicamente suddivisa in:
1) una porzione inferiore (più antica) di tipo carbonatico
costituita da dolomie, calcari e calcari dolomitici.
2) una porzione superiore (più recente) calcareo-marnosa e terrigena costituita da calcari marnosi, rocce flyschioidi, arenarie, marne e conglomerati.
Le rocce che affiorano nel territorio della Comunità Montana del Friuli occidentale sono tutte di origine sedimentaria e si sono formate in massima parte in ambienti marini tra il Triassico superiore (più di 200 milioni di anni fa)
e il Miocene (5 milioni di anni fa).
Le rocce sedimentarie sono un gruppo molto eterogeneo
di rocce che derivano dal deposito di materiali di varia
natura in differenti tipi di ambienti (sia marini che continentali). I materiali accumulati, attraverso il processo di
diagenesi (compattazione e cementazione del sedimento),
diventano roccia.
Le rocce sedimentarie possono essere il risultato di differenti processi:
• accumulo meccanico di grani di varia natura e provenienza (derivanti anche da disgregazione di preesistenti rocce) da parte di correnti idriche in ambiente
marino, lagunare, lacustre o fluviale, di correnti eoliche
o di ghiacci in ambiente continentale;
• sedimentazione di biocostruzioni, cioè di impalcature
rigide costruite da organismi marini (molluschi, spugne, coralli);
Al di sopra di questi complessi rocciosi si trovano le formazioni continentali del Quaternario depositatesi negli ultimi
1,8 milioni di anni e costituite da materiali per lo più incoerenti: depositi morenici, depositi alluvionali, detriti di
falda e accumuli di frana.
Le formazioni rocciose depositatesi dalla fine del Triassico
al Miocene sono:
Formazione
Tipo di roccia
Dolomia Principale
a) Dolomia Di Forni
Dolomie
Norico-Retico
Dolomie grigio scure (bituminose)
Calcari Selciferi
Calcari con liste e noduli di selce
Lias
Calcare del Vajont
Calcari oolitici grigio-nocciola
Dogger-Malm inf.
Calcare di Soccher
a) Facies Formazione di Fonzaso
b) Facies Rosso Ammonitico sup.
c) Facies Biancone
Malm-Cretacico sup.
Complesso di Scogliera
Calcare del Cellina
Calcare del Monte Cavallo
Calcare di Andreis
Calcari di scogliera in varie facies Malm-Cretacico sup.
Biocalcareniti gradate (selcifere)
Calcari micritici grigi (selciferi)
Calcari micritici nodulari rossi
Calcari micritici chiari (selciferi)
Periodo
Scaglia Rossa
Calcari marnosi e marne rosse
Campaniano-Paleocene
Flysch del Cellina
Alternanza di arenarie e marne
Paleocene sup.-Eocene inf.
Arenarie, marne, calcareniti
Miocene
Successione Molassica
Arenaria di Preplans
Marna di Bolago
Arenaria di San Gregorio
Marna di Monfumo
Formazione del Monte Baldo
Marna di Tarzo
Arenaria di Vittorio Veneto
Conglomerato del Montello
Nelle carte geologiche vengono evidenziate con lo stesso colore le aree in cui affiorano rocce sedimentarie dello
stesso periodo geologico (ad esempio rosa: Triassico, blu:
Giurassico, verde: Cretacico). Le diverse tonalità di colore
distinguono le varie epoche e vari tratteggi sullo stesso
colore indicano facies o rocce differenti formatesi nella
stessa epoca (ma in ambienti diversi). Nella legenda i vari
tipi di roccia vengono descritti sinteticamente.
In questo modo è possibile sapere per qualsiasi punto della
carta che roccia affiora sul terreno e in che periodo questa
si è formata. Naturalmente in una determinata area al di
sotto delle rocce affioranti ce ne possono essere altre di
tipo diverso relative ad altri periodi geologici. Questo può
essere evidenziato attraverso le sezioni geologiche o attraverso schemi che definiscono i rapporti stratigrafici tra
le varie formazioni rocciose.
Schema dei rapporti stratigrafici tra le formazioni rocciose affioranti
nell’area della Valcellina e Valle del Vajont
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Carta geologica delle Tre Venezie - foglio “Maniago” scala 1:100.000. Rilievo della eseguito dalla dott.ssa Silvia Zenari negli anni 1920/1926. Copia anastatica a cura del
servizio Geologico d’Italia - Roma 1987
Coni di deiezione
Laughiano. Arenarie marnose, molasse micacee
glauconitiche con denti di pesci a Pecten praescabriusculus
Alluvioni attuali
Eocene. Complesso arenaceo-marnoso a facies di Flysch
con lenti e banchi di brecciole nummulitiche
Torbiere
Scaglia rossa con brecce a cemento marnoso rosso e strati arenacei
marnosi (forse in parte ancora dell’Eocene)
Detriti di falda e frana
1. Calcari di scogliera in generale
2. Calcari a Rudiste
Detriti di falda e frana misti a sfasciume morenico
Cretaceo inferiore con facies di Biancone
più o meno selcifero a stratificazione sottile
Depositi fluvioglaciali ed alluvionali per lo più grossolani e sciolti,
terrazzati; alluvioni argillose alla base dei colli morenici
Malm. 1. Calcari selciferi bianchi o rossastri in trati sottili; calcari
mandorlati ross, calcari brecciati. 2. Calcari e Marne a Nerinee
Morene würmiane e in parter postwürmiane
Dogger. Calcarii oolitici compatti
Conglomerati diluviali di varia età
Lias. Calcari selciferi compatti a stratificazione varia
e superiormente calcari marnosi (Toarciano)
Conglomerati prewürmiani
Retico. Calcari chiari compatti con grossi Megalodon e
Dicerocardion, a stratificazione distinta
Pontico. Conglomerati calcarei
con intercalazioni argillo-marnose lignitifere e fossili continentali
Norico. 1. Dolomia normale e calcari dolomitici (Dolomia principale)
2. Dolomia milonitizzata
Tortoniano. Conglomerati calcarei ad Ostrea carssissima
con lignite e lenti sabbiose a Potamides bidentatus;
molasse e sabbie ad Ancilla glandiformis
Norico inferiore. Calcari bituminosi e calcari marnosi dolomitici;
lenti di Boghead
Elveziano. Marne ed arenarie marnose a Venus Dujardini
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Provenienza
e tipi di pietra
Erto - Cava Buscada
Meduno - Cava
di Ponte Racli, inizio ’900
Clauzetto - Cava dei Piani
Una semplice distinzione può essere fatta sul modo di approvvigionamento del materiale lapideo tra il masso roccioso, il grosso ciottolo e la pietra di cava. I primi forniti
con abbondanza dai lavori di scasso e aratura dei fondi
messi a coltura e dai greti dei torrenti, la seconda reperibile dagli affioramenti di banchi di pietra, siano essi di rocce carbonatiche (calcari, calcari dolomitici, dolomie) o di
rocce terrigene (arenarie del flysch e molasse), facilmente
estraibili dai rilievi delle Prealpi carniche.
L’arenaria è una roccia sedimentaria costituita in preva-
lenza da granuli di sabbia tenuti
assieme da cemento calcareo.
Rocce di questo tipo si trovano
Aviano - Cava
nella successione Molassica o in
associazione con la marna (roccia
formata in ugual parte da calcare e argilla) a formare il
Flysch. Quest’ultimo è una roccia che deriva dalla sedimentazione di materiali marini profondi, depositati da
correnti provocate da frane sottomarine della scarpata
continentale. Si presenta come un’alternanza di strati di
arenarie e marna. È riferibile al periodo eocenico (da 60 a
40 milioni di anni fa).
Calcari, calcari dolomitici e dolomie sono rocce sedimentarie caratterizzate dalla presenza di minerali carbonatici. Nel territorio della destra Tagliamento esistevano
ed esistono cave in cui vengono estratti questi tipi di roccia per costruzione.
Una specificità del territorio è data dal Rosso Ammonitico.
Si tratta di un calcare nodulare che si è formato durante il
periodo Giurassico superiore (da 160 a 140 milioni di anni
fa) e rappresenta una sedimentazione di mare profondo in
cui non di rado si possono osservare macrofossili di am-
moniti (molluschi marini attualmente
estinti, caratterizzati da una conchiglia
avvolta a spirale) che danno il nome al
calcare. Un tempo commercializzato
sotto il nome di “ramello”, questo tipo
di calcare veniva estratto dalla cava del
Monte Buscada, in Comune di Erto e
Casso.
I ciottoli poligenici caratterizzano l’alta pianura friulana, in quanto derivano
dalla disgregazione delle retrostanti
catene montuose ad opera degli agenti
meteorici (acqua, ghiaccio, neve…).
Frisanco - Muro in arenaria
I frammenti di diverse dimensioni vengono trasportati dai torrenti Cellina e
Meduna fino all’imbocco dell’alta pianura dove, in seguito
alla diminuzione della pendenza, vengono abbandonati a
ventaglio, andando a formare i caratteristici terreni alluvionali chiamati Magredi. L’origine del materiale è da ricercare nelle rocce delle Prealpi carniche. Dalla forma e
dalle dimensioni dei ciottoli si può dedurre la tipologia del trasporto.
Paludana - Greto del torrente Meduna
Erto - Muro in ramello, particolare ammonite
Vivaro - Ciottoli in calcare
Gorgazzo, Polcenigo - Muro in calcare, particolare
Lestans - Ciottoli in arenaria e calcare
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Lavorazione della pietra:
fasi e funzioni operative
mensioni richieste. Il pezzo proveniente dalla cava necessitava di aggiustamenti dimensionali e di regolarizzazione
delle superfici.
Pica e pica-martellina
REPERIMENTO DELLA MATERIA PRIMA
Estrazione dal banco, mediante taglio nella roccia, del
blocco o lastra desiderati con utilizzo di cunei, punte e
mazzuolo.
Casso - Pietra con segni di lavorazione
RIFINITURA DEI PEZZI
L’operazione di rifinitura avveniva in bottega; iniziava sugli spigoli, ossia si contornavano le superfici con battute
a scalpello. L’operazione di finitura poteva essere eseguita
con la martellina, dalle estremità seghettate in vario modo
OPERAZIONI ACCESSORIE, LA FORATURA
Varie erano le occasioni in cui era necessario eseguire fori
sulla pietra, ad esempio una delle più ricorrenti riguardava
la sede per gli innesti dei cardini di porte e infissi. Per la
foratura si utilizzavano trapani e fioretti.
a seconda del tipo di finitura richiesto. Altro strumento molto usato per finiture di
pregio è la bocciarda: robusto mazzuolo
del peso di 2-2,5 kg con estremità dentate rettangolari.
SAGOMATURA
Per la realizzazione di architravi, stipiti,
mensole e qualsivoglia forma, lo scalpellino si avvaleva di sagome, generalmente
metalliche o di legno.
Bocciarde, martelline
e scalpelli
Fanna, piazza XX Settembre
Finitura con bocciarda
Castellavazzo 1999, esempio
di sagoma metallica. Ghet,
Castelnovo del Friuli, capitello
Mazzuoli e punte
Cunei
Castellavazzo 1999
Rifinitura con martellina
Erto - Cava Buscada
SGREZZATURA DEI BLOCCHI
L’operazione avveniva in cava per eliminare le
più grossolane sporgenze ed irregolarità del
blocco o lastra ricavati. Venivano utilizzati
particolari mazzuoli, una specie di piccone
con entrambe le estremità di ferro appuntite.
LEVIGATURA E LUCIDATURA
La maggior parte delle opere aveva una naturale eleganza
già con la rifinitura a scalpello, martellina o bocciarda. Se
la commessa prevedeva la levigatura e lucidatura, il lapicida procedeva con l’aiuto principalmente di pietra molare.
Lestans, via Dante - Portone
Sottocolle, Polcenigo - Pilastro
di portone lavorato
Fanna, Piazza XX Settembre
Particolare cornice
“Mai”
SQUADRATURA E SPIANATURA
Operazione importante in quanto premessa per la corretta
impostazione del pezzo da lavorare nel rispetto delle di-
Castellavazzo 1999
Rifinitura con bocciarda
Lavorazioni ad urto (Rodeghiero G.F. 2003)
Castellavazzo 1999
Lavorazioni con punta,
mazzuolo e martello
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Costruire con la pietra
Valle del Vajont
Tridis, Tramonti di Sotto
Il patrimonio edilizio esistente è un’importante risorsa legata alla presenza umana, in grado di tramandare la storia,
le tradizioni e la cultura locale, i modi di
vita, l’organizzazione sociale, produttiva e
il rapporto con l’ambiente.
L’importanza ed il ruolo della pietra come
materiale da costruzione si comprende in
relazione al rapporto esistente tra gli edifici stessi, le caratteristiche
dei siti dove sono sorti e le
risorse disponibili in loco.
Frutto di un’esperienza consolidata, l’abitazione ru­ra­le è stata un’espressione
genuina e spontanea, ma
sempre attenta alle necessità funzionali di chi la doveva abitare e coerente con le
attività che vi si svolgevano
(allevamento, agricoltura,
pic­colo artigianato, ecc.).
L’orientamento teneva sem-
Coltura, Polcenigo
pre in considerazione il percorso
del sole durante tutto l’anno,
così da assicurare l’essiccazione dei foraggi e delle derrate
alimentari, ma anche la buona
esposizione dei locali nei mesi invernali.
Lo sviluppo del nucleo abitativo è spesso condizionato
dalla morfologia del suolo, dalle condizioni climatiche
o dalla presenza di percorsi significativi.
Tramonti di Mezzo, Tramonti di Sotto
Le case di Casso, realizzate a partire dal XVII-XVIII secolo,
sono costruite in verticale, con un notevole sviluppo in
altezza (quattro o cinque piani), allo scopo di risparmiare il
poco terreno fertile circostante. L’andamento caratteristico delle vie con le case a schiera è dettato dalla pendenza
del terreno e dalla roccia che bisogna scavare per ricavare
il piano su cui costruire.
Risultano quasi tutte avere due accessi distinti: al piano
terra sul lato sud e al secondo o terzo piano sul lato nord.
Fino ai primi decenni del secolo scorso le abitazioni erano
collegate con portici che poi sono stati chiusi, dando così
origine al tipo attuale di abitazione.
Le abitazioni presentano un piano seminterrato che poggia
sulla roccia, un piano terra con funzione di cucina con il
caratteristico larin (caminetto) spesso senza camino, scale
interne sul lato nord, in pietra fino al primo piano poi in
legno, che conducono ai piani superiori dove si trovano
le camere da letto; l’ultimo piano un tempo era destinato
a soffitta per seccare i fagioli e la frutta, provviste per il
lungo inverno.
Le finestre erano piccole e quelle al piano terra munite di
inferriate, le più piccole erano a bocca di lupo; la porta era
sormontata da un sopraluce indispensabile per illuminare
gli interni bui.
Casso - Tetti in pietra, particolare delle lastre di copertura, gocciolatoio in pietra
Elemento specifico di questa
costruzione, unico nel suo genere nella montagna pordenonese, è il tetto, costituito
da lastre di pietra provenienti
dalla zona “Landre de Favris”,
verso Longarone e dai “Coi de
le pale”.
La pietra per la struttura dei
fabbricati, invece, veniva ricavata dalla zona chiamata “Val
da Camp”.
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Valle del Cellina
CLAUT
Gli edifici di Claut, come altri della zona, per il loro valore
architettonico sono stati recuperati in seguito al sisma del
’76, con specifica Legge Regionale (L.R. 30/art. 8).
I materiali utilizzati sono sassi
e pietra squadrata di provenienza locale (Cava del Ciafurle, loc. Massurie), legati con
malta. Caratteristica di questi
edifici sono il basso porticato e una loggia a piccoli archi, a sesto ribassato. La tipologia, sviluppatasi a partire
dal XVIII secolo, sembra richiamare la casa signorile della pianura friulana e questo si
potrebbe spiegare come conseguenza dei frequenti scambi
che si tenevano soprattutto
con il centro di Maniago. In
Valcellina il tipo è stato adattato all’ambiente, assumendo
caratteristiche così proprie da
ritenersi autonomo rispetto al
modello (Peressi L. 1962).
Anche l’inserimento dell’ascensore è avvenuto nel rispetto della struttura edilizia originale: il vano ascensore con
il secondo corpo scala è stato concepito completamente
aperto, sul modello tipologico dell’architettura locale (AA.
VV. 1995).
Claut, abitazioni
con loggiati e porticati
ANDREIS
L’ex latteria di Andreis costruita nell’anno 1923 si trova ai
margini del nucleo storico dell’abitato, è stata ristrutturata agli inizi degli anni ’90, trasformando la struttura in
edificio pubblico, attualmente vi ha sede il Centro visite
del Parco Naturale Dolomiti Friulane.
Il progetto di ristrutturazione, volendo conservare integralmente le caratteristiche tipologiche fondamentali,
ha eliminato i piccoli ampliamenti realizzati a ridosso in
periodi successivi ed
ha esaltato il volume
compatto e regolare
del fabbricato.
Andreis - Latteria Sociale
Turnaria (anni ’20)
e Centro visite
del Parco Naturale
delle Dolomiti Friulane
NOTE STORICHE Prima dell’intervento di ristrutturazione l’edificio si
presentava con un corpo principale, molto compatto a pianta rettangolare e con tre piani, a cui erano stati aggregati in epoca successiva due annessi con funzione di macelleria (lato nord) e porcilaia (lato
ovest). Al piano terra si trovavano i locali per la raccolta e la pesatura, la
lavorazione e la stagionatura del formaggio; il primo piano era adibito
a sala riunioni e ad abitazione del casaro; il secondo piano era utilizzato
come soffitta. La latteria è rimasta attiva fino agli anni ’70.
Montereale Valcellina - Palazzo Toffoli
Andreis
Esempi di architettura tipica
MONTEREALE VALCELLINA
Il complesso di Palazzo Toffoli, edificato a partire dal XVII
secolo, era costituito da edifici destinati ad abitazione privata ed annessi rustici disposti attorno ad una corte interna delimitata in parte da un alto muro di cinta. Di proprietà e destinazione pubblica, è ora un Centro culturale, sede
della Biblioteca civica e del Museo archeologico.
Montereale Valcellina
Via Cellina
Montereale Valcellina
Via Nuova
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Valle del Colvera
La casa a ballatoio rappresenta la caratteristica abitazione tradizionale di Poffabro, in cui su ogni piano, compreso
il sottotetto, si affacciano dei ballatoi in legno di dimen-
ferita è quella che ritrae la Vergine Maria, da sola, con il bambino o con
il cuore trafitto da sette spade. Un altro soggetto molto rappresentato
è Sant’Antonio.
Poffabro - Abitazione di Giacomo
Marizza, noto come “Barba Jacu
da la Marizza”, artista locale nato
e vissuto a Poffabro dal 1826 al
1909. L’abitazione conserva una
meridiana e due affreschi opera
dello stesso e diversi elementi
architettonici particolarmente
interessanti
Poffabro
Case con ballatoi
sioni particolarmente
ampie (2,5 m ca.). I ballatoi sono sostenuti da
pilastri in pietra che li
inglobano parzialmente, giungendo da terra
fino alle falde del tetto.
L’ampiezza di questo
elemento è legata anche al fatto che serviva
per spostarsi orizzontalmente da una stanza all’altra, infatti gli ambienti interni dell’abitazione non comunicavano tra loro.
NOTE BIOGRAFICHE Giacomo Marizza fu per molti anni sagrestano
della chiesa di San Nicolò a Poffabro, imparò a dipingere e scolpire
il legno da autodidatta. È a lui che si deve la realizzazione di alcuni
affreschi e di molte statue lignee di soggetto quasi sempre mariano,
che ancora oggi trovano posto nelle nicchie situate lungo le strade di
Poffabro, nei santuari e nelle chiese della Val Colvera. L’iconografia pre-
Valle del Meduna
La borgata di Frassaneit (Tramonti di Sopra) presenta abitazioni e annessi edificati in sasso, pietra squadrata e legno locale, realizzati nel corso dei XVIII-XIX secoli; è stata
abbandonata dalla fine degli anni ’50 del 1900.
Campone, Tramonti di Sotto
Mulino Barzanai
Frassaneit, Tramonti di Sopra
Poffabro
Meridiana di casa Marizza
nari; il sistema viene messo in azione grazie al canale di
derivazione tratto dal vicino torrente Chiarzò.
Movada (Tramonti di Sotto) è diventato un luogo mitico
nell’immaginario della valle: ad ogni siccità i ruderi delle
case emergono dal lago di Redona come degli spettri di un
passato antico.
La borgata, assieme a Redona
e alla vecchia strada della Val
Meduna, fu sommersa negli
anni ’50 per dar vita al bacino
idroelettrico.
Il mulino Barzanai, di proprietà
della famiglia Rugo Fedele di
Campone, è costruito in sasso
locale leggermente sbozzato,
Movada, Tramonti di Sotto
databile al XVII-XVIII secolo.
Si tratta di un antico mulino ad acqua con ruota in legno
che conserva i macchinari e l’attrezzatura molitoria origi-
Testimonianze
Sono nato nella prima casa di Frassaneit di Sopra; lì c’erano cinque o sei case tutte abitate. Nella mia famiglia eravamo in dieci: nonni, genitori e bambini; cinque fratelli,
cinque camere da letto, la cucina grande con il pavimento
in sasso, il secchiaio, il focolare per fare da mangiare.
Le case a Frassaneit, all’interno, erano tutte intonacate e
tutte a due piani, con il ballatoio. Sopra Frassaneit c’era lo
stavolo, per pascolare e fare il fieno; si andava in estate.
Le case erano fatte di sasso, il tetto in legno: i sassi si
portavano su dal Meduna, a schiena, e si scavava la terra
fino a quando non si trovava ghiaia buona per ottenere
sabbia.
Mio marito portava una gerla piena di sabbia; tutto a
schiena, faceva tanti viaggi in una giornata. La legna veniva presa nel bosco, soprattutto castagno, veniva squadrata con una mannaia.
La calce si faceva in una fornace. Mio suocero andava a
prendere i sassi nel Meduna, i più rotondi, e faceva la fornace. Li metteva dentro nella fornace e faceva fuoco per
tre giorni. (Pagnucco D. 2002)
26
CURIOSITÀ A servizio del borgo venne ricavato nella roccia uno specifico edificio che faceva da cella frigorifera per la conservazione dei
latticini. È da questa borgata che nasce la pitina, prodotto tipico divenuto presidio Slow food.
Pedemontana
POLCENIGO
A Polcenigo il prospetto principale dell’abitazione, che si
affaccia sulla corte interna o sull’aia privata delimitata da
muri in sasso, si caratterizza per la presenza di uno o più
ballatoi in legno, a seconda dell’altezza dell’edificio, e per
la struttura muraria conservata nell’originaria configurazione in pietra a vista.
Coltura, Polcenigo
Le pietre di cava di maggiori dimensioni sono usate per i
punti critici dell’edificio, quali spigoli, stipiti e architravi
delle aperture. Interessanti anche i dettagli: i conci che
compongono gli archi d’ingresso, i gocciolatoi in pietra
delle finestrelle dei depositi e delle vecchie stalle, gli esili
sostegni lignei dei ballatoi, i porticati e i loggiati. In legno
(soprattutto di castagno e acacia) sono le strutture orizzontali dei solai, l’orditura
del tetto, i ballatoi, le scale,
gli infissi. La corte esterna
è in molti casi lastricata in
pietra.
Movada, Tramonti di Sotto
Gorgazzo,
Polcenigo
I muri perimetrali
sono realizzati alternando filari di
pietre di dimensioni più modeste
e meno finemente sbozzate con strisce sottili di
malta di calce, prodotta in loco
nelle apposite fornaci, pietrisco e
frammenti di tegole e mattoni.
BUDOIA
Vengono segnalate due abitazioni del XVII secolo caratterizzate da loggiato e pilastri in pietra, che meglio rappresentano le caratteristiche tipologiche e architettoniche dei fabbricati di Budoia, recuperate nel rispetto della
tradizione locale. La materia prima è ricavata dal torrente
Artugna.
Budoia - Via Roma
Budoia - Via dei Colli
San Giovanni,
Polcenigo
Coltura, Polcenigo
28
Magredi
L’area che si estende tra i torrenti Meduna e Cellina da
sempre ha rappresentato un’importante fonte di materia
prima per le realizzazioni edilizie della zona. Si tratta di
ciottoli sempre ricercati perchè si prestano ad essere rotti
secondo la giusta vena.
DEPANDANCE VILLA CIGOLOTTI
L’edificio è stato costruito con
sassi del torrente Meduna, si
sviluppa su due piani, con scala
esterna e poggiolo dalla parte
del cortile. La famiglia Cigolotti
GLESIÙTE
Piccolo sacello di culto edificato dai parrocchiani nel 1944
con sassi raccolti nelle zone magredili, utilizzati allo stato
naturale e legati con malta. La grotta venne realizzata su
un precedente capitello intitolato a San Marco, come ex
voto dedicato alla Madonna di Lourdes per aver risparmiato il paese da un rastrellamento tedesco durante il conflitto mondiale. Tuttora la comunità di Basaldella l’11 febbraio
ricorda la festività di Maria con la celebrazione della messa
nella grotta, la recita del rosario e la fiaccolata serale.
Vivaro - Casa
presbiteriale di
proprietà della
Curia diocesana,
edificata nel 1777,
utilizzata come
canonica e ora
scuola materna
LATTERIA DI VIVARO
Attualmente di proprietà del Comune di Vivaro, è affidata
alla gestione agrituristica (piano terra ristorazione, primo
piano ricezione). Originariamente il piano terra veniva
usato come caseificio sociale mentre il primo piano ospitava gli uffici comunali e le scuole elementari; durante la
seconda guerra mondiale vi aveva sede anche il comando
tedesco. La latteria, importante riferimento produttivo e
sociale per la comunità locale, venne utilizzata dagli abitanti di Vivaro, Tesis e Dandolo e rimase in servizio fino al
1981.
Vivaro - Latteria costruita nel 1925 ed inaugurata nel 1929,
edificata da scalpellini e muratori locali in sasso a vista, squadrato,
proveniente dai torrenti Meduna e Cellina
Basaldella, Vivaro
Dependance
di Villa Cigolotti
di origine trentina, in seguito ai propri interessi commerciali si stabilì a Montereale Valcellina e divenuta nobile nel
1736, predispose una serie di operazioni legate al nuovo
rango sociale assunto. Proprio in quegli anni, a Basaldella
acquistò diversi terreni, tanto da giustificare nel 1740 la
costruzione di una residenza patrizia per la villeggiatura,
realizzata seguendo la tipologia delle ville venete settecentesche. Dopo alterne vicende, Villa Cigolotti è stata
adibita ad attività turistico-alberghiera; la dependance,
restaurata alla fine del XX secolo, occupa le scuderie ed
include anche la latteria del paese.
EX CANONICA
L’edificio, a due piani con salone centrale e stanze di servizio
a destra e a sinistra, secondo i
canoni dell’abitazione importante nel 1700, è stato costruito
con sassi dei torrenti Cellina e
Meduna. Il parroco Don Giusto
Pancino l’ha utilizzata come canonica fino al 1973.
30
Dettagli architettonici
PORTONI DI PIETRA
Portone di accesso dalla via pubblica (Fanna, via Mioni 3)
ad un palazzo signorile del 1621 di proprietà promiscua;
originariamente inserito in un muro di cinta, attualmente
addossato ad una abitazione. Esile arco a tutto sesto in
pietra squadrata liscia con chiave leggermente sporgente
che reca la data 1621. Il portone è riconoscibile in una
raffigurazione degli inizi del 1600 all’interno di una carta
rappresentativa dei beni comunali, commissionata dalla
Repubblica Veneta. Portone di via Dante 29, Lestans di
proprietà di Pravisani Dario, databile alla fine del 1800,
classificato dal Piano Regolatore Comunale di interesse
storico.
Lestans - Via Dante 54. Portone
“ex Cargnelli Gambarel” (primi del 1900)
Fanna - Via Mioni
TESTE DI PIETRA
La presenza di teste di pietra scolpita negli edifici, spesso sopra le porte d’ingresso delle abitazioni o i portali di
accesso ai cortili, è caratteristica di diversi centri. Questa
realizzazione in parte è dovuta allo stile architettonico
prescelto, di matrice veneto-venziana, in parte è legata a
una specifica tradizione locale.
Sequals - Cortile Municipio
Lestans
quelle creazioni realizzate fora pal mont.
La nostra zona infatti, come altre del vicino bellunese,
è stata per secoli tributaria di forza lavoro, soprattutto
nell’edilizia, verso Venezia prima (XVII-XVIII) e verso l’estero poi.
Claut
Erto
Barcis - Palazzo Centi
In quest’ultimo caso, si tratta di volti spesso enigmatici o
grotteschi che, oltre a una funzione decorativa, sembrano
avere il ruolo di muti custodi della casa e dei suoi abitanti.
La testa rappresenta l’uomo nella sua interezza, e l’uso di
decapitare e di esibire ed appendere le teste come trofeo era piuttosto diffuso ed è attestato da numerose fonti
storiche (negli scrittori antichi Diodoro e Strabone e nella
iconografia religiosa San Giovanni Evangelista, San Nicasio e San Dionigi). Infine, non possiamo neppure escludere che si tratti anche di un “ricordo” dei lunghi periodi
trascorsi all’estero per lavoro, una sorta di imitazione di
Sequals
duto all’epoca dalla famiglia committente. L’ingresso al
sottoportico, ad arco a tutto sesto, è delimitato a destra
da due colonne sovrapposte, forse recuperate dalla struttura portante della Loggia Comunale demolita nel corso
del XVIII secolo.
Le finestre, realizzate in pietra, sono ad arco a tutto sesto,
con ghiera a tre fasce, inscritte in una cornice rettangolare
architravata.
Otto mascheroni di pietra decorano gli archi di ciascuna
apertura, in corrispondenza della chiave di volta.
NOTE STORICHE La notte del 15 aprile 1809 il palazzo ospitò il viceré d’Italia Eugenio di Beauharnais, figlio adottivo di Napoleone, che
vi tenne consiglio di guerra nell’imminenza della battaglia detta “dei
Camolli” o “di Fontanafredda”, nella quale fu poi sconfitto dall’esercito
austriaco dell’Arciduca Giovanni.
Polcenigo - Palazzo Fullini Zaia
Polcenigo
Palazzo Fullini Zaia
Polcenigo
Via San Giovanni
Lestans - Via Dante 29
POLCENIGO
Un chiaro richiamo allo stile veneto è da vedere nel Palazzo Fullini Zaia del tardo ’600. Si tratta di un palazzo
signorile forse progettato dall’architetto Domenico Rossi,
a pianta rettangolare di notevoli dimensioni che, con la
sua imponenza architettonica, rispecchia il prestigio go-
Polcenigo - Palazzo Fullini Zaia
32
Decorare con la pietra
Ponti e sentieri
Casso - Mulattiera
Orgnese - Via Spilimbergo. Terrazzo, particolare
Muro di cinta adiacente ad un’abitazione privata situata
a Cavasso Nuovo, in via Roma 25, realizzato negli anni
1993/2004 dallo stesso proprietario Boschian Dario con
tessere di mosaico intervallate da pietruzze del torrente
Meduna. Riproduce edifici storici di Cavasso Nuovo ed altri manufatti famosi nel mondo, ricordando anche l’attacco terroristico alle Torri Gemelle di New York dell’11 settembre 2001. Nel 2003 i mosaici sono stati ripresi da una
troupe televisiva di RAI International e trasmessi lo stesso
anno in tutto il mondo. L’intero edificio è circondato da
mosaici e sassi del Meduna e può essere considerato un
piccolo museo all’aperto.
Abitazione privata in stile liberty, situata ad Orgnese, in via
Spilimbergo 49, edificata nel 1927 dal proprietario Maraldo Luigi. Attualmente la proprietà è di Pellegrino Enrico,
ex imprenditore pensionato, amante dell’arte, che, avvalendosi di abili artigiani, ha riportato la villa al suo splendore originale. I pavimenti delle varie stanze della villa, in
un alternarsi di mosaici e terrazzi, rappresentano una delle
massime espressioni di quell’arte di cui i nostri terrazzieri
hanno lasciato opere indelebili nei posti più disparati del
mondo. Sono stati realizzati dallo stesso Maraldo Luigi.
NOTE BIOGRAFICHE
Boschian Dario ha frequentato la Scuola Mosaicisti di Spilimbergo, divenuto terrazziere è emigrato a New Orleans nel 1959, è rientrato a
Cavasso nel 1991. Negli anni ’50 ha decorato gli altari della Madonna
Immacolata, del Sacro Cuore e di Sant’Antonio nella chiesa parrocchiale
di San Remigio. Maraldo Luigi, nato a Cavasso Nuovo nel 1882 e morto
nel 1960, emigrò in Germania e in Inghilterra alla fine dell’800, agli inizi
del ‘900 lo troviamo negli Stati Uniti, a Detroit nello Stato del Michigan,
dove lavora come terrazziere presso la ditta Wayne Mosaic & Tile Co. di
Angelo Michielutti anch’egli originario di Cavasso. Numerosi sono gli
emigranti della zona che avevano trovato occupazione nel settore del
terrazzo, in Germania tra la fine dell’800 e lo scoppio della prima guerra
mondiale, negli Stati Uniti nel primo dopoguerra.
Cavasso Nuovo - Via Roma
Tipico manufatto viario situato sul rio Molât immediatamente a monte della confluenza con il torrente Cosa, in un
ambiente carsico particolarmente suggestivo, si tratta di
un piccolo ponte ad arco in pietra e relativa viabilità di accesso in acciottolato di proprietà del Comune di Clauzetto. Databile al XIX secolo, è costruito con tecnica a secco,
utilizzando pietre locali, ha una lunghezza di ca. 11 m, con
una luce di 4 x 2,2 m; pregevole la fattura di questo manufatto su cui transitava la vecchia strada di collegamento
Clauzetto-Pradis, della quale è conservato
un tratto di circa 30
m. Questa mulattiera,
come altre presenti sul
territorio comunale di
Clauzetto, rappresenta uno dei più notevoli
esempi di posa dell’acciottolato secondo la
tecnica definita clapadòrie.
Clauzetto - Clapadòrie
Pradis di Sotto, Clauzetto
Triviât, Clauzetto
Scalinata che conduce
alla fontana
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Fontane
Clauzetto - Fontana
del Nujaruç
Le fontane nascono per la necessità di approvvigionare
d’acqua le abitazioni, per abbeverare gli animali, per lavare
i panni. Rappresentano un importante punto di incontro
per la popolazione in quanto situate al di fuori dei cortili o
in punti nodali della viabilità minore. Si tratta di luoghi intorno a cui si sviluppa la socialità, specie quella femminile,
e che vedono il fluire dei ritmi della vita quotidiana. Il loro
uso e la loro manutenzione sono oggetto di regole precise
che debbono essere rispettate da tutti gli utilizzatori.
Ciascuna funzione elabora una tipologia particolare:
• Fontane (circolari, esagonali, ottagonali) a colonnina, con
più becchi, servono per l’approvvigionamento idrico;
Frisanco - Fontana
Cavasso Nuovo - Fontana,
lavatoio, abbeveratoio
• a vasca singola o doppia per gli
abbeveratoi;
• a vasche con piani inclinati per i
lavatoi.
Spesso le varie tipologie sono associate in un unico complesso così che
la vasca della prima fontana, destinata all’uso domestico, è collegata
ad una seconda utilizzata ad abbeveratoio e a volte ad una terza per
il lavatoio.
CLAUZETTO
Le fontane, realizzate da artigiani del posto, sono in pietra
calcarea locale lavorata a scalpello.
Fontana di Triviât (1910), conserva uno splendido esempio
di scalinata costeggiata da muri in pietra discendenti al
livello della fonte, costituita da un semplice vano da cui
scaturisce la sorgente.
Fontana di Dominisia (1882), situata immediatamente a
valle dell’omonima borgata,
rappresenta un interessante
esempio caratterizzato dal
vano di attingimento della
sorgente collegato, grazie
a una canaletta pensile, al
grande lavatoio in pietra.
Alla fontana si accede attraverso una scala discendente
in tipico acciottolato (clapadòrie), delimitata da muretti
Triviât, Clauzetto - Fontana
a secco.
Dominisia, Clauzetto
Particolare canaletta
Dominisia, Clauzetto
Fontana, lavatoio
ANDREIS
La fontana, situata immediatamente fuori del nucleo
abitato di Bosplans, si affaccia con uno slargo sull’antica
mulattiera della Valcellina, che, superata forcella La Croce, passando per Bosplans, collegava la valle alla pianura
friulana. Tutta l’area è stata oggetto di lavori di consolidamento (muro a secco e acciottolato) e di valorizzazione
negli anni ’90.
Grande vasca costituita da un unico blocco in pietra
scavato a mano, di forma poligonale irregolare a sei lati
(misure 2,7x2 m ca.). Sul cippo della fonte in pietra sono
visibili iscrizioni graffite non leggibili. Si può presumere
che il grande blocco della fontana sia un grande trovante
Bosplans, Andreis
Fontana
lavorato proprio sul posto in cui era adagiato (ante XVII
secolo). In una carta d’archivio del 1641 viene nominata la
piera dell’acqua, mentre in un altro atto notarile del 1674
viene ricordata la fontana della Crivola, cioè quella sotto
il peraro.
Fontana de Busplans di Federico Tavan
Fontana de Busplans
Vecja fontana
Un clap scavât da l’om
Muscle e liedra i era za
Uchì al a bevût Atila cui siô cjavai
E ljê à dit: “Jo de te pora no nd ài”.
Fontana di Bosplans,
vecchia fontana;
una pietra scavata dall’uomo;
muschio ed edera c’erano già;
qui ha bevuto Attila con i suoi cavalli
e lei ha detto: “Io di te paura non ho”.
Testimonianze
Questa fontana serve per questa frazione qui, sotto la
chiesa.
Si doveva aspettare anche un’ora, con il secchio,
per prendere un po’ d’acqua,
perchè ne veniva appena un filo sottile.
Per qui passavano anche i coscritti.
Cantavano con la bandiera; non come ora
che vanno ognuno per suo conto.
Veniva giù tutta la squadra;
venivano giù, cantavano, bevevano, si ubriacavano.
(Quaderni del Menocchio, il gallo forcello 1997)
36
Fornaci da calce
Complementare alla lavorazione della pietra e altrettanto
necessaria per le differenti realizzazioni edilizie è la produzione di calce, attività particolarmente diffusa e attestata
nelle nostre valli.
La scelta del luogo dove sorge la fornace è legata a diverse
condizioni: il posto in cui la calce deve essere utilizzata,
la disponibilità di pietrame e sassi idonei a diventare calce, ricchi di carbonato di calcio, la presenza dell’acqua per
ottenere la calce spenta, la disponibilità di legname per
alimentare il fuoco. Solitamente sono edificate vicino a
qualche grosso masso oppure adiacenti a un pendio, in
modo da favorirne la stabilità e la tenuta contro l’uscita
del calore.
La tecnica di costruzione prevede l’innalzamento di un
edificio circolare con base interna di 3-4 m di diametro,
apertura superiore di 2 m ed un’altezza di circa 3 m, i
massi sono scalpellati a cuneo in modo che si incastrino
circolarmente. Nella parte anteriore si costruisce, a livello
del terreno, un foro-porta che permette l’alimentazione
del combustibile.
Se la costruzione della fornace ed il presidio della stessa
durante la cottura (3 giorni, 900°C) e il raffreddamento
(6-7 giorni) erano attività destinate all’uomo, i sassi e la
calce venivano trasportati dalle donne con la gerla o con
una particolare portantina, la siviera (friulano di Tramonti
di Sopra), ripagate spesso con un po’ di polenta e formaggio. Tra gli usi più comuni della calce, ricordiamo il suo
impiego in edilizia per ottenere la malta, per intonacare ed
imbiancare le pareti, come disinfettante nei trattamenti di
piante da frutto e della vite; un tempo, in caso di epidemie, molto usata anche nelle abitazioni e per combattere
le malattie del bestiame e degli animali da cortile.
Piana di Pinedo, Cimolais
Sezione verticale di fornace caricata
Tramonti di Sopra - Bocca della fornace e vasca
per spegnere la calce
Casera Settefontane, Claut
Parte di struttura
emergente dal terreno
Parte
inserita
sul
pendio
Tramonti di Sopra
Foro di alimentazione, particolare
NOTE STORICHE La produzione della calce in Val Meduna si è sviluppata tra la fine del ‘400 e gli inizi del ‘500, per soddisfare una domanda
che era esclusivamente locale, ma già a partire dal ‘600, la valle divenne
uno dei principali centri di produzione di calce per l’area dello spilimberghese.
Chiave di volta
“il coni”
Forno ad arco
molto ribassato
38
Sedili, macine, croci…
feriore sono un monumento storico rarissimo... ricordo dei
costumi dei nostri antenati... (Bidoli G.L. 1904)
Nel 1994 l’Amministrazione comunale ha ricollocato le
due pietre storiche nella piazza dove anticamente erano
poste.
Muri a secco
Questo muro a secco chiude un lato di appezzamento agricolo e delimita una strada locale a Pinzano al
Tagliamento.
Massurie, Claut - Panca in pietra
Casso - Particolare
...Oggi ancora in tutti e tre i villaggi di Tramonti osservansi
sulla piazza certe pietre allineate una acconto all’altra e
addossate a qualche muro, pietre che servivano di sedili ai
capi delle ville quando si raccoglievano in vicinia.
Fra quelle pietre se ne vede una più alta delle altre, che
costituiva il posto d’onore.
Al suono della campana i capi della Villa si
adunavano in piazza,
e ognuno prendeva
posto sedendo sopra
una pietra; al posto
d’onore sedeva il Meriga o Anziano.
Le discussioni e le deliberazioni si facevano alla presenza del
popolo e un pubblico
notaro le trascriveva
Tramonti di Sotto - Piazza Santa Croce.
seduta stante.
Sedili della vicinia
Quelle pietre, specialmente quelle che si osservano nella piazza della Villa in-
Sequals
Macina ex mulino Zatti
Frassaneit - Macina
Claut - Parte di macina riutilizzata nel
muro di una casa
La pietra è sicuramente il materiale più duraturo per delimitare spazi e definire confini.
La delimitazione di proprietà private o la perimetrazione
delle aree di pascolo si ottiene spesso con muri a secco
costruiti con i sassi derivanti dalla spietratura dei terreni.
Nella Piana di Pinedo, a Cimolais, presso il Parco Faunistico
è tuttora ben conservato un muretto a secco del 1850,
realizzato con ciottoli e massi.
La struttura delimita la strada di accesso ad un piccolo
borgo, formato da tre case e tre stalle, utilizzato fino alla
fine degli anni ’60 per i pascoli estivi degli animali.
Croci stradali a
Malnisio (sx)
e a Montereale
Valcellina (dx)
Piana di Pinedo, Cimolais
Piana di Pinedo, Cimolais
Particolare
Pinzano al Tagliamento
Casso - Muro a secco
che delimita
una mulattiera
40
Pietre archeologiche
NELLA CASA DEI DOLII
[DI CAELINA]
Un caso importante è stato
quello delle pietre rinvenute a
Montereale nella cantina interrata di una casa del V sec. a.C.
Si tratta di due macine a sella.
Servivano per trasformare cereali in farina (o per frammentare
altro?).
PIETRE DA MACINA
Macina a sella
della Casa dei dolii.
Macina a sella
con parte fissa (levigatoio)
e parte mobile (macinello).
Anche nella campagna di Montereale sono stati ritrovati frammenti di macina rotatoria. I più antichi sono del
periodo della “romanizzazione” del territorio. Le macine
rotatorie sono facili da usare e da trasportare.
Macine simili furono in uso (e lo sono ancora) nelle case
contadine fino a non molti decenni fa. Durante la Seconda
Guerra mondiale, furono usate per far farina, di nascosto
e, in qualche forno pubblico, per raffinare il sale.
Montereale Valcellina
“Il grano introdotto in bocca, viene triturato dalla durezza
dei denti [molari], e la parte rimasta fuori dai denti viene riportata ad essi dalla lingua. C’è stato chi, seguendo
l’esempio di quel che avviene in bocca, ha sovrapposto
pietra dura a pietra dura, come dente sovrapposto a dente, con una parte immobile che aspetta il sollevarsi della
parte mobile, in modo che con l’attrito delle due pietre il
grano possa rompersi e poi, con il ripetersi dell’operazione, possa essere ulteriormente frantumato...” (Posidonio di
Apamea, I sec. a.C.).
NEI CAMPI E NEI MURI
Tra le pietre che si vedono nei
campi o nei muri ve ne sono alcune che sono state lavorate e
utilizzate, in epoche lontane,
come macine.
Si tratta in genere di frammenti,
a volte di non facile interpretazione. Si distinguono per il colore,
la granulometria, la forma.
Setacciatura per eliminare
dalla farina i piccoli frammenti
lasciati dalla macina.
Ghiaie calcaree del terrazzo alluvionale del Cellina, pietre e ciottoli selezionati, pareti di contenimento e pilastri
di sostegno in legno di
quercia, grandi dolii in
terracotta e due macine
a sella sul pavimento in
terra battuta, impermeabile, della ben arieggiata cantina-magazzinolaboratorio della Casa
dei dolii.
Un macinello con tramoggia
è stato rinvenuto,
frammentato, nella Casa
dei dolii, in via Castello.
Da dove proveniva la pietra
dalla quale è stato ricavato?
Pietra locale o importata?
Nel macinello con tramoggia
il grano scende sul levigatoio
e viene macinato.
Macina rotatoria
di uso famigliare o militare.
Montereale. Parte fissa di macina
rotatoria. Per grano o per sale?
PIETRE RITUALI
Pietre nel rituale funerario della
necropoli protostorica a incinerazione del Dominu (VIII-VII sec.
a.C.): lastre calcaree tutto attorno
all’urna del defunto, una piccola
lastra di arenaria sotto l’ossuario e
“una pietra sopra” da segnacolo.
42
La base, in pietra locale, di
una piccola ara votiva dedicata, da Tiberio Poppaio figlio di Tiberio, al Timavo, divinità delle acque: Ti(berius)
Poppai(us) Ti(beri) F(ilius) Temavo D(onum) D(at) L(ibens)
M(erito).
Siamo all’inizio del primo secolo avanti Cristo. Tiberio Poppaio era un venditore ambulante originario della zona di
Teramo. Nei suoi viaggi per affari era arrivato sano e salvo,
dopo aver attraversato acque alquanto pericolose, fino alla
attuale Montereale, che ai suoi tempi si chiamava ancora,
molto probabilmente, Caelina [poi Celina > Selina].
L’aretta è stata rinvenuta, “pochissimi anni” prima del
1883, da Giovanni Cossettini, in una sua braida “a monte del paese”, verso la stretta del Cellina, nelle vicinanze
dell’attuale Cimitero.
La ricostruzione epigrafica è di Gino Bandelli. Il disegno
archeologico è di Giuliano Righi.
CONVERSAZIONE CON UNA PIETRA
Busso alla porta della pietra.
– Sono io, fammi entrare.
Voglio venirti dentro,
dare un’occhiata,
respirarti come l’aria.
– Vattene – dice la pietra. –
Sono ermeticamente chiusa.
Anche fatte a pezzi
saremo chiuse ermeticamente.
Anche ridotte in polvere
non faremo entrare nessuno.
(…)
Busso alla porta della pietra.
Sono io, fammi entrare.
Dicono che in te ci sono grandi sale vuote,
mai viste, belle invano,
sorde, senza l’eco di alcun passo.
Ammetti che tu stessa ne sai poco.
(…)
– Non entrerai – dice la pietra. –
Ti manca il senso del partecipare.
Nessun senso ti sostituirà quello del partecipare.
Anche una vista affilata fino all’onniveggenza
a nulla ti servirà senza il senso del partecipare.
Non entrerai, non hai che un’idea di quel senso,
appena un germe, solo una parvenza.
(…)
– Se non mi credi – dice la pietra –
rivolgiti alla foglia, dirà la stessa cosa.
Chiedi a una goccia d’acqua, dirà come la foglia.
Chiedi infine a un capello della tua testa.
Scoppio dal ridere, d’una immensa risata
che non so far scoppiare.
Busso alla porta della pietra.
– Sono io, fammi entrare.
– Non ho porta – dice la pietra.
Wislawa Szymborska (da: Sale, traduzione
di Pietro Marchesani, Libri Scheiwiller 2005).
Pietre e legno carbonizzato
della Casa dei dolii in corso di scavo,
in un disegno di IV elementare,
Grizzo di Montereale Valcellina.
44
Riferimenti bibliografici
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1995
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AA.VV., Polcenigo. Mille anni di storia, 1997
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Meduna, voll. 1-2, 2000 e 2003
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Bianco F., I Paesaggi del Friuli, 1997
Bidoli G.L., Origini, denominazioni, monumenti di Tramonti, in “Pagine Friulane”, 1904
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Indice
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Percorsi di pietra . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . » 11
Formazione delle rocce . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . » 14
Provenienza e tipi di pietra . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . » 16
Lavorazione della pietra: fasi e funzioni operative » 18
Costruire con la pietra . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . » 20
Valle del Vajont . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . » 21
Valle del Cellina . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . » 22
Valle del Colvera . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . » 24
Valle del Meduna . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . » 25
Pedemontana . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . » 26
Magredi . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . » 28
Dettagli architettonici . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . » 30
Decorare con la pietra . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . » 32
Ponti e sentieri . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . » 33
Fontane . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . » 34
Fornaci da calce . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . » 36
Sedili, macine, croci… . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . » 38
Muri a secco . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . » 39
Pietre archeologiche . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . » 40
Riferimenti bibliografici . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . » 44
Nella collana “Pagine dall’Ecomuseo”
1. Marmotte e cacciatori del Paleolitico a Pradis, a cura di
Marco Peresani, 2008 (percorso acqua),
48
La pubblicazione nasce dalla mostra fotografica realizzata dall’associazione nel 2006
«Un invito per scoprire il territorio seguendo le diverse “tracce di pietra”».
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