Lis Aganis Ecomuseo delle Dolomiti Friulane pagine dall’ecomuseo » 2 percorso sassi tra i sassi e le rocce si celano tesori dal passato, dai muretti a secco, dalle borgate abbandonate, dalle antiche fornaci, le pietre mormorano e raccontano storie di vita vissuta, ricordi e tradizioni. Lis Aganis Ecomuseo delle Dolomiti Friulane Lis Aganis suo significato e il valore che conserva e sa raccontare in Ecomuseo delle Dolomiti Friulane L’Ecomuseo è un nuovo modo di concepire il patrimonio quanto parte di una storia. locale inteso non come somma di musei tradizionali, ma come sistema complesso e armonico di connessioni, differenze e specificità, da valorizzare e far conoscere in primo luogo alle comunità e con le comunità, a quei turisti attenti che sapranno cogliere il significato delle peculiarità che rendono unici questi luoghi. La mostra è stata promossa dall’Associazione Lis Aganis. Ecomuseo delle Dolomiti Friulane nell’ambito del progetto di realizzazione di un Ecomuseo della Montagna Pordenonese, finanziato dall’Iniziativa Comunitaria Leader+ Azione 1.2.2. Sostegno alle attività culturali. L’esposizione è stata curata dalla Cooperativa STAF di Barcis, sulla base delle informazioni e segnalazioni fornite dai singoli soci dell’Associazione, con l’intento di raccontare per immagini il territorio visto dalle stesse comunità locali. Informazioni e testi forniti da: Comune di Andreis, Comune di Budoia, Comune di Cavasso Nuovo, Comune di Clauzetto, Comune di Cimolais, Comune di Erto e Casso, Comune di Fanna, Comune di Meduno, Comune di Montereale Valcellina, Comune di Polcenigo, Comune di Sequals, Comune di Tramonti di Sopra, Comune di Tramonti di Sotto, Comune di Vivaro, Associazione Museo Casa Clautana, Associazione Scarpeti di Poffabro, Circolo culturale Menocchio, Cooperativa S.T.A.F., Gruppo Archeologico Cellina Meduna, Insieme par Cas, Pro Loco Val Tramontina, Società Operaia Mutuo Soccorso e Istruzione di Lestans. Foto di: Michele Bernardon, Antonio Cossutta, Isabel Costantin, Roberto De Zorzi, Roberto Mazzoli, Elettra Mian, Luca Tonegutti. I disegni delle pagine 37 e 38 sono di Federica Zendron. I testi e i disegni delle pagine 12 e 13 sono tratti da Perco D. 2002. I testi e il disegno delle pagine 28 e 29 sono tratti da Baccichet M. - Pagnucco D. 2005. Grafica Interattiva, Spilimbergo - Stampa Grafiche Tielle, Sequals DIRE, FARE, ESSERE… TERRITORIO! Lis Aganis Ecomuseo delle Dolomiti Friulane nasce su impulso dell’Iniziativa Comunitaria Leader + nell’agosto 2004. L’Associazione conta oggi 45 soci (19 Comuni, la Comunità Montana del Friuli Occidentale, il Bacino Imbrifero Montano del Livenza, 20 Associazioni Culturali, 1 Direzione Didattica, 2 Istituti Comprensivi) e 26 Cellule tematiche inserite nei percorsi ecomuseali acqua, sassi e mestieri. Le Cellule Ecomuseali sono luoghi in cui ognuno può vivere esperienze ed emozioni, fare laboratori, acquisire conoscenze e saperi… sentirsi protagonista del territorio per conservare e mantenere vivo il patrimonio della Comunità locale. Gli obiettivi principali dell’Ecomuseo sono la promozione culturale, sociale e civile; il recupero e la valorizzazione dei patrimoni locali; la promozione di una migliore qualità della vita nelle aree rurali e il sostegno a forme di sviluppo sostenibile per il territorio locale. L’Ecomuseo è un processo in continua evoluzione, un laboratorio territoriale, un nuovo modo di concepire il patrimonio locale, inteso come l’insieme delle vite, dei beni e valori diffusi, delle tante piccole cose, ognuna unica per il PERCHÉ QUESTO NOME? C’era una volta una donna con tanti bambini da crescere. Un giorno incontrò una salamandra sulla sponda di un ruscello e la aiutò a partorire… era una agana. L’agana le regalò una matassa di lana il cui filo non finiva mai. Con quella matassa, lavorando, la donna poté allevare i suoi figli. La matassa passò di mano in mano e si dice che continui a girare. La matassa è il nostro territorio: risorsa da usare insieme, ognuno a modo suo, a seconda delle necessità… senza esaurirla. Lis Aganis, figure femminili legate al mito e alla leggenda, che abitano attorno ai corsi d’acqua e nelle grotte, hanno sempre mantenuto un rapporto ambiguo e ambivalente nei confronti degli esseri umani. Con nomi e caratteristiche diverse, fanno parte del mondo leggendario di quasi tutti i paesi della montagna pordenonese. L’Ecomuseo vuole simbolicamente rappresentare l’opportunità per il territorio di uscire da quelle forme di isolamento che lo caratterizzano, portando alla luce le sue potenzialità. L’Ecomuseo è una rete innanzitutto di persone, poi di luo- 8 ghi e spazi, da scoprire, condividere, contribuire a mante- duno, Comune Montereale Valcellina, Comune Pinzano al nere vivi. Tagliamento, Comune Polcenigo, Comune Sequals, Comune Tramonti di Sopra, Comune Tramonti di Sotto, Comu- COSA FACCIAMO – Laboratori con esperti locali, per scuole e famiglie. – Percorsi didattici per la valorizzazione del nostri siti, pensati per la Scuola… ma non solo. – Attività di ricerca e documentazione allo scopo di recuperare la memoria e le emozioni del passato. – Materiali didattici, divulgativi e informativi per farci conoscere e soprattutto per accogliervi a braccia aperte. – Visite di studio nei luoghi dell’Ecomuseo alla scoperta di tutto ciò che ci rende unici. – Mostre, eventi e giornate dedicate a temi specifici: archeologia, mosaico, antichi mestieri, mulini e farine, antiche fornaci e sapori della nostra terra… L’Ecomuseo Lis Aganis con L. R. 10/2006 è stato riconosciuto Ecomuseo Regionale. Si tratta di un importante traguardo che qualifica la nostra realtà e riconosce il valore del lavoro condiviso da noi tutti in questi anni! CHI SIAMO… DALLA A ALLA Z Ass. Amici della Centrale Malnisio, Ass. Archeo 2000, Ass. Arti Tessili, Ass. Culturale Gahagi, Ass. Da li Mans di Carlin, Ass. GR.A.PO, Ass. Insieme par Cas, Ass. Intorn al Larin, Ass. L’Artistica, Ass. Museo Casa Clautana, Ass. Scarpeti, BIM - Livenza, Circolo Culturale Menocchio, Circolo Culturale Meduno, Comune Andreis, Comune Budoia, Comune Castelnovo del Friuli, Comune Cavasso Nuovo, Comune Cimolais, Comune Clauzetto, Comune Erto e Casso, Comune Fanna, Comune Frisanco, Comune Maniago, Comune Me- ne Travesio, Comune Vivaro, Comunità Montana del Friuli Occidentale, Consorzio Pro Loco Cellina-Meduna, Cooperativa STAF, Direzione Didattica Maniago, Gr. Archeologico Cellina Meduna, Gr. Festeggiamenti Malnisio, Istituto Comprensivo Meduno, Istituto Comprensivo Montereale, Pro Loco Valtramontina, Pro Loco Tramonti di Sopra, SOMSI - Lestans, UISP - Pordenone. Per ricevere informazioni o segnalare iniziative, contattare il nostro ufficio: Lis Aganis - Ecomuseo delle Dolomiti Friulane Viale Venezia 18/A - 33085 Maniago (Pn) Tel. e fax 0427 764425 [email protected] www.ecomuseolisaganis.it 10 Percorsi di pietra Dominisia, Clauzetto La lavorazione e l’utilizzo della pietra hanno dato una particolare impronta all’ambiente antropizzato: case in pietra, soglie e portali, decorazioni artistiche, muri a secco, fornaci, acciottolati, fontane e lavatoi... I luoghi dell’abitare e del lavoro, gli spazi pubblici e quelli funzionali alla viabilità realizzati con questa risorsa comune a tutto il territorio e varia per caratteristiche e reperimento. Tramonti di Mezzo Claut Pradis, Tramonti di Sopra Abitato di Casso Da queste considerazioni nasce la mostra che presenta alcuni esempi dell’uso della pietra in base alle segnalazioni che sono state fatte dalle Associazioni e dai Comuni che costituiscono l’Ecomuseo Lis Aganis. L’intento è quello di raccontare per immagini il territorio, senza trascurare le informazioni di storia e tradizione locale che di volta in volta sono state indicate da parte delle comunità stesse. 12 Formazione delle rocce • precipitazione chimica diretta (sale, gessi, travertino…). La successione sedimentaria dell’area può essere schematicamente suddivisa in: 1) una porzione inferiore (più antica) di tipo carbonatico costituita da dolomie, calcari e calcari dolomitici. 2) una porzione superiore (più recente) calcareo-marnosa e terrigena costituita da calcari marnosi, rocce flyschioidi, arenarie, marne e conglomerati. Le rocce che affiorano nel territorio della Comunità Montana del Friuli occidentale sono tutte di origine sedimentaria e si sono formate in massima parte in ambienti marini tra il Triassico superiore (più di 200 milioni di anni fa) e il Miocene (5 milioni di anni fa). Le rocce sedimentarie sono un gruppo molto eterogeneo di rocce che derivano dal deposito di materiali di varia natura in differenti tipi di ambienti (sia marini che continentali). I materiali accumulati, attraverso il processo di diagenesi (compattazione e cementazione del sedimento), diventano roccia. Le rocce sedimentarie possono essere il risultato di differenti processi: • accumulo meccanico di grani di varia natura e provenienza (derivanti anche da disgregazione di preesistenti rocce) da parte di correnti idriche in ambiente marino, lagunare, lacustre o fluviale, di correnti eoliche o di ghiacci in ambiente continentale; • sedimentazione di biocostruzioni, cioè di impalcature rigide costruite da organismi marini (molluschi, spugne, coralli); Al di sopra di questi complessi rocciosi si trovano le formazioni continentali del Quaternario depositatesi negli ultimi 1,8 milioni di anni e costituite da materiali per lo più incoerenti: depositi morenici, depositi alluvionali, detriti di falda e accumuli di frana. Le formazioni rocciose depositatesi dalla fine del Triassico al Miocene sono: Formazione Tipo di roccia Dolomia Principale a) Dolomia Di Forni Dolomie Norico-Retico Dolomie grigio scure (bituminose) Calcari Selciferi Calcari con liste e noduli di selce Lias Calcare del Vajont Calcari oolitici grigio-nocciola Dogger-Malm inf. Calcare di Soccher a) Facies Formazione di Fonzaso b) Facies Rosso Ammonitico sup. c) Facies Biancone Malm-Cretacico sup. Complesso di Scogliera Calcare del Cellina Calcare del Monte Cavallo Calcare di Andreis Calcari di scogliera in varie facies Malm-Cretacico sup. Biocalcareniti gradate (selcifere) Calcari micritici grigi (selciferi) Calcari micritici nodulari rossi Calcari micritici chiari (selciferi) Periodo Scaglia Rossa Calcari marnosi e marne rosse Campaniano-Paleocene Flysch del Cellina Alternanza di arenarie e marne Paleocene sup.-Eocene inf. Arenarie, marne, calcareniti Miocene Successione Molassica Arenaria di Preplans Marna di Bolago Arenaria di San Gregorio Marna di Monfumo Formazione del Monte Baldo Marna di Tarzo Arenaria di Vittorio Veneto Conglomerato del Montello Nelle carte geologiche vengono evidenziate con lo stesso colore le aree in cui affiorano rocce sedimentarie dello stesso periodo geologico (ad esempio rosa: Triassico, blu: Giurassico, verde: Cretacico). Le diverse tonalità di colore distinguono le varie epoche e vari tratteggi sullo stesso colore indicano facies o rocce differenti formatesi nella stessa epoca (ma in ambienti diversi). Nella legenda i vari tipi di roccia vengono descritti sinteticamente. In questo modo è possibile sapere per qualsiasi punto della carta che roccia affiora sul terreno e in che periodo questa si è formata. Naturalmente in una determinata area al di sotto delle rocce affioranti ce ne possono essere altre di tipo diverso relative ad altri periodi geologici. Questo può essere evidenziato attraverso le sezioni geologiche o attraverso schemi che definiscono i rapporti stratigrafici tra le varie formazioni rocciose. Schema dei rapporti stratigrafici tra le formazioni rocciose affioranti nell’area della Valcellina e Valle del Vajont 14 Carta geologica delle Tre Venezie - foglio “Maniago” scala 1:100.000. Rilievo della eseguito dalla dott.ssa Silvia Zenari negli anni 1920/1926. Copia anastatica a cura del servizio Geologico d’Italia - Roma 1987 Coni di deiezione Laughiano. Arenarie marnose, molasse micacee glauconitiche con denti di pesci a Pecten praescabriusculus Alluvioni attuali Eocene. Complesso arenaceo-marnoso a facies di Flysch con lenti e banchi di brecciole nummulitiche Torbiere Scaglia rossa con brecce a cemento marnoso rosso e strati arenacei marnosi (forse in parte ancora dell’Eocene) Detriti di falda e frana 1. Calcari di scogliera in generale 2. Calcari a Rudiste Detriti di falda e frana misti a sfasciume morenico Cretaceo inferiore con facies di Biancone più o meno selcifero a stratificazione sottile Depositi fluvioglaciali ed alluvionali per lo più grossolani e sciolti, terrazzati; alluvioni argillose alla base dei colli morenici Malm. 1. Calcari selciferi bianchi o rossastri in trati sottili; calcari mandorlati ross, calcari brecciati. 2. Calcari e Marne a Nerinee Morene würmiane e in parter postwürmiane Dogger. Calcarii oolitici compatti Conglomerati diluviali di varia età Lias. Calcari selciferi compatti a stratificazione varia e superiormente calcari marnosi (Toarciano) Conglomerati prewürmiani Retico. Calcari chiari compatti con grossi Megalodon e Dicerocardion, a stratificazione distinta Pontico. Conglomerati calcarei con intercalazioni argillo-marnose lignitifere e fossili continentali Norico. 1. Dolomia normale e calcari dolomitici (Dolomia principale) 2. Dolomia milonitizzata Tortoniano. Conglomerati calcarei ad Ostrea carssissima con lignite e lenti sabbiose a Potamides bidentatus; molasse e sabbie ad Ancilla glandiformis Norico inferiore. Calcari bituminosi e calcari marnosi dolomitici; lenti di Boghead Elveziano. Marne ed arenarie marnose a Venus Dujardini 16 Provenienza e tipi di pietra Erto - Cava Buscada Meduno - Cava di Ponte Racli, inizio ’900 Clauzetto - Cava dei Piani Una semplice distinzione può essere fatta sul modo di approvvigionamento del materiale lapideo tra il masso roccioso, il grosso ciottolo e la pietra di cava. I primi forniti con abbondanza dai lavori di scasso e aratura dei fondi messi a coltura e dai greti dei torrenti, la seconda reperibile dagli affioramenti di banchi di pietra, siano essi di rocce carbonatiche (calcari, calcari dolomitici, dolomie) o di rocce terrigene (arenarie del flysch e molasse), facilmente estraibili dai rilievi delle Prealpi carniche. L’arenaria è una roccia sedimentaria costituita in preva- lenza da granuli di sabbia tenuti assieme da cemento calcareo. Rocce di questo tipo si trovano Aviano - Cava nella successione Molassica o in associazione con la marna (roccia formata in ugual parte da calcare e argilla) a formare il Flysch. Quest’ultimo è una roccia che deriva dalla sedimentazione di materiali marini profondi, depositati da correnti provocate da frane sottomarine della scarpata continentale. Si presenta come un’alternanza di strati di arenarie e marna. È riferibile al periodo eocenico (da 60 a 40 milioni di anni fa). Calcari, calcari dolomitici e dolomie sono rocce sedimentarie caratterizzate dalla presenza di minerali carbonatici. Nel territorio della destra Tagliamento esistevano ed esistono cave in cui vengono estratti questi tipi di roccia per costruzione. Una specificità del territorio è data dal Rosso Ammonitico. Si tratta di un calcare nodulare che si è formato durante il periodo Giurassico superiore (da 160 a 140 milioni di anni fa) e rappresenta una sedimentazione di mare profondo in cui non di rado si possono osservare macrofossili di am- moniti (molluschi marini attualmente estinti, caratterizzati da una conchiglia avvolta a spirale) che danno il nome al calcare. Un tempo commercializzato sotto il nome di “ramello”, questo tipo di calcare veniva estratto dalla cava del Monte Buscada, in Comune di Erto e Casso. I ciottoli poligenici caratterizzano l’alta pianura friulana, in quanto derivano dalla disgregazione delle retrostanti catene montuose ad opera degli agenti meteorici (acqua, ghiaccio, neve…). Frisanco - Muro in arenaria I frammenti di diverse dimensioni vengono trasportati dai torrenti Cellina e Meduna fino all’imbocco dell’alta pianura dove, in seguito alla diminuzione della pendenza, vengono abbandonati a ventaglio, andando a formare i caratteristici terreni alluvionali chiamati Magredi. L’origine del materiale è da ricercare nelle rocce delle Prealpi carniche. Dalla forma e dalle dimensioni dei ciottoli si può dedurre la tipologia del trasporto. Paludana - Greto del torrente Meduna Erto - Muro in ramello, particolare ammonite Vivaro - Ciottoli in calcare Gorgazzo, Polcenigo - Muro in calcare, particolare Lestans - Ciottoli in arenaria e calcare 18 Lavorazione della pietra: fasi e funzioni operative mensioni richieste. Il pezzo proveniente dalla cava necessitava di aggiustamenti dimensionali e di regolarizzazione delle superfici. Pica e pica-martellina REPERIMENTO DELLA MATERIA PRIMA Estrazione dal banco, mediante taglio nella roccia, del blocco o lastra desiderati con utilizzo di cunei, punte e mazzuolo. Casso - Pietra con segni di lavorazione RIFINITURA DEI PEZZI L’operazione di rifinitura avveniva in bottega; iniziava sugli spigoli, ossia si contornavano le superfici con battute a scalpello. L’operazione di finitura poteva essere eseguita con la martellina, dalle estremità seghettate in vario modo OPERAZIONI ACCESSORIE, LA FORATURA Varie erano le occasioni in cui era necessario eseguire fori sulla pietra, ad esempio una delle più ricorrenti riguardava la sede per gli innesti dei cardini di porte e infissi. Per la foratura si utilizzavano trapani e fioretti. a seconda del tipo di finitura richiesto. Altro strumento molto usato per finiture di pregio è la bocciarda: robusto mazzuolo del peso di 2-2,5 kg con estremità dentate rettangolari. SAGOMATURA Per la realizzazione di architravi, stipiti, mensole e qualsivoglia forma, lo scalpellino si avvaleva di sagome, generalmente metalliche o di legno. Bocciarde, martelline e scalpelli Fanna, piazza XX Settembre Finitura con bocciarda Castellavazzo 1999, esempio di sagoma metallica. Ghet, Castelnovo del Friuli, capitello Mazzuoli e punte Cunei Castellavazzo 1999 Rifinitura con martellina Erto - Cava Buscada SGREZZATURA DEI BLOCCHI L’operazione avveniva in cava per eliminare le più grossolane sporgenze ed irregolarità del blocco o lastra ricavati. Venivano utilizzati particolari mazzuoli, una specie di piccone con entrambe le estremità di ferro appuntite. LEVIGATURA E LUCIDATURA La maggior parte delle opere aveva una naturale eleganza già con la rifinitura a scalpello, martellina o bocciarda. Se la commessa prevedeva la levigatura e lucidatura, il lapicida procedeva con l’aiuto principalmente di pietra molare. Lestans, via Dante - Portone Sottocolle, Polcenigo - Pilastro di portone lavorato Fanna, Piazza XX Settembre Particolare cornice “Mai” SQUADRATURA E SPIANATURA Operazione importante in quanto premessa per la corretta impostazione del pezzo da lavorare nel rispetto delle di- Castellavazzo 1999 Rifinitura con bocciarda Lavorazioni ad urto (Rodeghiero G.F. 2003) Castellavazzo 1999 Lavorazioni con punta, mazzuolo e martello 20 Costruire con la pietra Valle del Vajont Tridis, Tramonti di Sotto Il patrimonio edilizio esistente è un’importante risorsa legata alla presenza umana, in grado di tramandare la storia, le tradizioni e la cultura locale, i modi di vita, l’organizzazione sociale, produttiva e il rapporto con l’ambiente. L’importanza ed il ruolo della pietra come materiale da costruzione si comprende in relazione al rapporto esistente tra gli edifici stessi, le caratteristiche dei siti dove sono sorti e le risorse disponibili in loco. Frutto di un’esperienza consolidata, l’abitazione ru­ra­le è stata un’espressione genuina e spontanea, ma sempre attenta alle necessità funzionali di chi la doveva abitare e coerente con le attività che vi si svolgevano (allevamento, agricoltura, pic­colo artigianato, ecc.). L’orientamento teneva sem- Coltura, Polcenigo pre in considerazione il percorso del sole durante tutto l’anno, così da assicurare l’essiccazione dei foraggi e delle derrate alimentari, ma anche la buona esposizione dei locali nei mesi invernali. Lo sviluppo del nucleo abitativo è spesso condizionato dalla morfologia del suolo, dalle condizioni climatiche o dalla presenza di percorsi significativi. Tramonti di Mezzo, Tramonti di Sotto Le case di Casso, realizzate a partire dal XVII-XVIII secolo, sono costruite in verticale, con un notevole sviluppo in altezza (quattro o cinque piani), allo scopo di risparmiare il poco terreno fertile circostante. L’andamento caratteristico delle vie con le case a schiera è dettato dalla pendenza del terreno e dalla roccia che bisogna scavare per ricavare il piano su cui costruire. Risultano quasi tutte avere due accessi distinti: al piano terra sul lato sud e al secondo o terzo piano sul lato nord. Fino ai primi decenni del secolo scorso le abitazioni erano collegate con portici che poi sono stati chiusi, dando così origine al tipo attuale di abitazione. Le abitazioni presentano un piano seminterrato che poggia sulla roccia, un piano terra con funzione di cucina con il caratteristico larin (caminetto) spesso senza camino, scale interne sul lato nord, in pietra fino al primo piano poi in legno, che conducono ai piani superiori dove si trovano le camere da letto; l’ultimo piano un tempo era destinato a soffitta per seccare i fagioli e la frutta, provviste per il lungo inverno. Le finestre erano piccole e quelle al piano terra munite di inferriate, le più piccole erano a bocca di lupo; la porta era sormontata da un sopraluce indispensabile per illuminare gli interni bui. Casso - Tetti in pietra, particolare delle lastre di copertura, gocciolatoio in pietra Elemento specifico di questa costruzione, unico nel suo genere nella montagna pordenonese, è il tetto, costituito da lastre di pietra provenienti dalla zona “Landre de Favris”, verso Longarone e dai “Coi de le pale”. La pietra per la struttura dei fabbricati, invece, veniva ricavata dalla zona chiamata “Val da Camp”. 22 Valle del Cellina CLAUT Gli edifici di Claut, come altri della zona, per il loro valore architettonico sono stati recuperati in seguito al sisma del ’76, con specifica Legge Regionale (L.R. 30/art. 8). I materiali utilizzati sono sassi e pietra squadrata di provenienza locale (Cava del Ciafurle, loc. Massurie), legati con malta. Caratteristica di questi edifici sono il basso porticato e una loggia a piccoli archi, a sesto ribassato. La tipologia, sviluppatasi a partire dal XVIII secolo, sembra richiamare la casa signorile della pianura friulana e questo si potrebbe spiegare come conseguenza dei frequenti scambi che si tenevano soprattutto con il centro di Maniago. In Valcellina il tipo è stato adattato all’ambiente, assumendo caratteristiche così proprie da ritenersi autonomo rispetto al modello (Peressi L. 1962). Anche l’inserimento dell’ascensore è avvenuto nel rispetto della struttura edilizia originale: il vano ascensore con il secondo corpo scala è stato concepito completamente aperto, sul modello tipologico dell’architettura locale (AA. VV. 1995). Claut, abitazioni con loggiati e porticati ANDREIS L’ex latteria di Andreis costruita nell’anno 1923 si trova ai margini del nucleo storico dell’abitato, è stata ristrutturata agli inizi degli anni ’90, trasformando la struttura in edificio pubblico, attualmente vi ha sede il Centro visite del Parco Naturale Dolomiti Friulane. Il progetto di ristrutturazione, volendo conservare integralmente le caratteristiche tipologiche fondamentali, ha eliminato i piccoli ampliamenti realizzati a ridosso in periodi successivi ed ha esaltato il volume compatto e regolare del fabbricato. Andreis - Latteria Sociale Turnaria (anni ’20) e Centro visite del Parco Naturale delle Dolomiti Friulane NOTE STORICHE Prima dell’intervento di ristrutturazione l’edificio si presentava con un corpo principale, molto compatto a pianta rettangolare e con tre piani, a cui erano stati aggregati in epoca successiva due annessi con funzione di macelleria (lato nord) e porcilaia (lato ovest). Al piano terra si trovavano i locali per la raccolta e la pesatura, la lavorazione e la stagionatura del formaggio; il primo piano era adibito a sala riunioni e ad abitazione del casaro; il secondo piano era utilizzato come soffitta. La latteria è rimasta attiva fino agli anni ’70. Montereale Valcellina - Palazzo Toffoli Andreis Esempi di architettura tipica MONTEREALE VALCELLINA Il complesso di Palazzo Toffoli, edificato a partire dal XVII secolo, era costituito da edifici destinati ad abitazione privata ed annessi rustici disposti attorno ad una corte interna delimitata in parte da un alto muro di cinta. Di proprietà e destinazione pubblica, è ora un Centro culturale, sede della Biblioteca civica e del Museo archeologico. Montereale Valcellina Via Cellina Montereale Valcellina Via Nuova 24 Valle del Colvera La casa a ballatoio rappresenta la caratteristica abitazione tradizionale di Poffabro, in cui su ogni piano, compreso il sottotetto, si affacciano dei ballatoi in legno di dimen- ferita è quella che ritrae la Vergine Maria, da sola, con il bambino o con il cuore trafitto da sette spade. Un altro soggetto molto rappresentato è Sant’Antonio. Poffabro - Abitazione di Giacomo Marizza, noto come “Barba Jacu da la Marizza”, artista locale nato e vissuto a Poffabro dal 1826 al 1909. L’abitazione conserva una meridiana e due affreschi opera dello stesso e diversi elementi architettonici particolarmente interessanti Poffabro Case con ballatoi sioni particolarmente ampie (2,5 m ca.). I ballatoi sono sostenuti da pilastri in pietra che li inglobano parzialmente, giungendo da terra fino alle falde del tetto. L’ampiezza di questo elemento è legata anche al fatto che serviva per spostarsi orizzontalmente da una stanza all’altra, infatti gli ambienti interni dell’abitazione non comunicavano tra loro. NOTE BIOGRAFICHE Giacomo Marizza fu per molti anni sagrestano della chiesa di San Nicolò a Poffabro, imparò a dipingere e scolpire il legno da autodidatta. È a lui che si deve la realizzazione di alcuni affreschi e di molte statue lignee di soggetto quasi sempre mariano, che ancora oggi trovano posto nelle nicchie situate lungo le strade di Poffabro, nei santuari e nelle chiese della Val Colvera. L’iconografia pre- Valle del Meduna La borgata di Frassaneit (Tramonti di Sopra) presenta abitazioni e annessi edificati in sasso, pietra squadrata e legno locale, realizzati nel corso dei XVIII-XIX secoli; è stata abbandonata dalla fine degli anni ’50 del 1900. Campone, Tramonti di Sotto Mulino Barzanai Frassaneit, Tramonti di Sopra Poffabro Meridiana di casa Marizza nari; il sistema viene messo in azione grazie al canale di derivazione tratto dal vicino torrente Chiarzò. Movada (Tramonti di Sotto) è diventato un luogo mitico nell’immaginario della valle: ad ogni siccità i ruderi delle case emergono dal lago di Redona come degli spettri di un passato antico. La borgata, assieme a Redona e alla vecchia strada della Val Meduna, fu sommersa negli anni ’50 per dar vita al bacino idroelettrico. Il mulino Barzanai, di proprietà della famiglia Rugo Fedele di Campone, è costruito in sasso locale leggermente sbozzato, Movada, Tramonti di Sotto databile al XVII-XVIII secolo. Si tratta di un antico mulino ad acqua con ruota in legno che conserva i macchinari e l’attrezzatura molitoria origi- Testimonianze Sono nato nella prima casa di Frassaneit di Sopra; lì c’erano cinque o sei case tutte abitate. Nella mia famiglia eravamo in dieci: nonni, genitori e bambini; cinque fratelli, cinque camere da letto, la cucina grande con il pavimento in sasso, il secchiaio, il focolare per fare da mangiare. Le case a Frassaneit, all’interno, erano tutte intonacate e tutte a due piani, con il ballatoio. Sopra Frassaneit c’era lo stavolo, per pascolare e fare il fieno; si andava in estate. Le case erano fatte di sasso, il tetto in legno: i sassi si portavano su dal Meduna, a schiena, e si scavava la terra fino a quando non si trovava ghiaia buona per ottenere sabbia. Mio marito portava una gerla piena di sabbia; tutto a schiena, faceva tanti viaggi in una giornata. La legna veniva presa nel bosco, soprattutto castagno, veniva squadrata con una mannaia. La calce si faceva in una fornace. Mio suocero andava a prendere i sassi nel Meduna, i più rotondi, e faceva la fornace. Li metteva dentro nella fornace e faceva fuoco per tre giorni. (Pagnucco D. 2002) 26 CURIOSITÀ A servizio del borgo venne ricavato nella roccia uno specifico edificio che faceva da cella frigorifera per la conservazione dei latticini. È da questa borgata che nasce la pitina, prodotto tipico divenuto presidio Slow food. Pedemontana POLCENIGO A Polcenigo il prospetto principale dell’abitazione, che si affaccia sulla corte interna o sull’aia privata delimitata da muri in sasso, si caratterizza per la presenza di uno o più ballatoi in legno, a seconda dell’altezza dell’edificio, e per la struttura muraria conservata nell’originaria configurazione in pietra a vista. Coltura, Polcenigo Le pietre di cava di maggiori dimensioni sono usate per i punti critici dell’edificio, quali spigoli, stipiti e architravi delle aperture. Interessanti anche i dettagli: i conci che compongono gli archi d’ingresso, i gocciolatoi in pietra delle finestrelle dei depositi e delle vecchie stalle, gli esili sostegni lignei dei ballatoi, i porticati e i loggiati. In legno (soprattutto di castagno e acacia) sono le strutture orizzontali dei solai, l’orditura del tetto, i ballatoi, le scale, gli infissi. La corte esterna è in molti casi lastricata in pietra. Movada, Tramonti di Sotto Gorgazzo, Polcenigo I muri perimetrali sono realizzati alternando filari di pietre di dimensioni più modeste e meno finemente sbozzate con strisce sottili di malta di calce, prodotta in loco nelle apposite fornaci, pietrisco e frammenti di tegole e mattoni. BUDOIA Vengono segnalate due abitazioni del XVII secolo caratterizzate da loggiato e pilastri in pietra, che meglio rappresentano le caratteristiche tipologiche e architettoniche dei fabbricati di Budoia, recuperate nel rispetto della tradizione locale. La materia prima è ricavata dal torrente Artugna. Budoia - Via Roma Budoia - Via dei Colli San Giovanni, Polcenigo Coltura, Polcenigo 28 Magredi L’area che si estende tra i torrenti Meduna e Cellina da sempre ha rappresentato un’importante fonte di materia prima per le realizzazioni edilizie della zona. Si tratta di ciottoli sempre ricercati perchè si prestano ad essere rotti secondo la giusta vena. DEPANDANCE VILLA CIGOLOTTI L’edificio è stato costruito con sassi del torrente Meduna, si sviluppa su due piani, con scala esterna e poggiolo dalla parte del cortile. La famiglia Cigolotti GLESIÙTE Piccolo sacello di culto edificato dai parrocchiani nel 1944 con sassi raccolti nelle zone magredili, utilizzati allo stato naturale e legati con malta. La grotta venne realizzata su un precedente capitello intitolato a San Marco, come ex voto dedicato alla Madonna di Lourdes per aver risparmiato il paese da un rastrellamento tedesco durante il conflitto mondiale. Tuttora la comunità di Basaldella l’11 febbraio ricorda la festività di Maria con la celebrazione della messa nella grotta, la recita del rosario e la fiaccolata serale. Vivaro - Casa presbiteriale di proprietà della Curia diocesana, edificata nel 1777, utilizzata come canonica e ora scuola materna LATTERIA DI VIVARO Attualmente di proprietà del Comune di Vivaro, è affidata alla gestione agrituristica (piano terra ristorazione, primo piano ricezione). Originariamente il piano terra veniva usato come caseificio sociale mentre il primo piano ospitava gli uffici comunali e le scuole elementari; durante la seconda guerra mondiale vi aveva sede anche il comando tedesco. La latteria, importante riferimento produttivo e sociale per la comunità locale, venne utilizzata dagli abitanti di Vivaro, Tesis e Dandolo e rimase in servizio fino al 1981. Vivaro - Latteria costruita nel 1925 ed inaugurata nel 1929, edificata da scalpellini e muratori locali in sasso a vista, squadrato, proveniente dai torrenti Meduna e Cellina Basaldella, Vivaro Dependance di Villa Cigolotti di origine trentina, in seguito ai propri interessi commerciali si stabilì a Montereale Valcellina e divenuta nobile nel 1736, predispose una serie di operazioni legate al nuovo rango sociale assunto. Proprio in quegli anni, a Basaldella acquistò diversi terreni, tanto da giustificare nel 1740 la costruzione di una residenza patrizia per la villeggiatura, realizzata seguendo la tipologia delle ville venete settecentesche. Dopo alterne vicende, Villa Cigolotti è stata adibita ad attività turistico-alberghiera; la dependance, restaurata alla fine del XX secolo, occupa le scuderie ed include anche la latteria del paese. EX CANONICA L’edificio, a due piani con salone centrale e stanze di servizio a destra e a sinistra, secondo i canoni dell’abitazione importante nel 1700, è stato costruito con sassi dei torrenti Cellina e Meduna. Il parroco Don Giusto Pancino l’ha utilizzata come canonica fino al 1973. 30 Dettagli architettonici PORTONI DI PIETRA Portone di accesso dalla via pubblica (Fanna, via Mioni 3) ad un palazzo signorile del 1621 di proprietà promiscua; originariamente inserito in un muro di cinta, attualmente addossato ad una abitazione. Esile arco a tutto sesto in pietra squadrata liscia con chiave leggermente sporgente che reca la data 1621. Il portone è riconoscibile in una raffigurazione degli inizi del 1600 all’interno di una carta rappresentativa dei beni comunali, commissionata dalla Repubblica Veneta. Portone di via Dante 29, Lestans di proprietà di Pravisani Dario, databile alla fine del 1800, classificato dal Piano Regolatore Comunale di interesse storico. Lestans - Via Dante 54. Portone “ex Cargnelli Gambarel” (primi del 1900) Fanna - Via Mioni TESTE DI PIETRA La presenza di teste di pietra scolpita negli edifici, spesso sopra le porte d’ingresso delle abitazioni o i portali di accesso ai cortili, è caratteristica di diversi centri. Questa realizzazione in parte è dovuta allo stile architettonico prescelto, di matrice veneto-venziana, in parte è legata a una specifica tradizione locale. Sequals - Cortile Municipio Lestans quelle creazioni realizzate fora pal mont. La nostra zona infatti, come altre del vicino bellunese, è stata per secoli tributaria di forza lavoro, soprattutto nell’edilizia, verso Venezia prima (XVII-XVIII) e verso l’estero poi. Claut Erto Barcis - Palazzo Centi In quest’ultimo caso, si tratta di volti spesso enigmatici o grotteschi che, oltre a una funzione decorativa, sembrano avere il ruolo di muti custodi della casa e dei suoi abitanti. La testa rappresenta l’uomo nella sua interezza, e l’uso di decapitare e di esibire ed appendere le teste come trofeo era piuttosto diffuso ed è attestato da numerose fonti storiche (negli scrittori antichi Diodoro e Strabone e nella iconografia religiosa San Giovanni Evangelista, San Nicasio e San Dionigi). Infine, non possiamo neppure escludere che si tratti anche di un “ricordo” dei lunghi periodi trascorsi all’estero per lavoro, una sorta di imitazione di Sequals duto all’epoca dalla famiglia committente. L’ingresso al sottoportico, ad arco a tutto sesto, è delimitato a destra da due colonne sovrapposte, forse recuperate dalla struttura portante della Loggia Comunale demolita nel corso del XVIII secolo. Le finestre, realizzate in pietra, sono ad arco a tutto sesto, con ghiera a tre fasce, inscritte in una cornice rettangolare architravata. Otto mascheroni di pietra decorano gli archi di ciascuna apertura, in corrispondenza della chiave di volta. NOTE STORICHE La notte del 15 aprile 1809 il palazzo ospitò il viceré d’Italia Eugenio di Beauharnais, figlio adottivo di Napoleone, che vi tenne consiglio di guerra nell’imminenza della battaglia detta “dei Camolli” o “di Fontanafredda”, nella quale fu poi sconfitto dall’esercito austriaco dell’Arciduca Giovanni. Polcenigo - Palazzo Fullini Zaia Polcenigo Palazzo Fullini Zaia Polcenigo Via San Giovanni Lestans - Via Dante 29 POLCENIGO Un chiaro richiamo allo stile veneto è da vedere nel Palazzo Fullini Zaia del tardo ’600. Si tratta di un palazzo signorile forse progettato dall’architetto Domenico Rossi, a pianta rettangolare di notevoli dimensioni che, con la sua imponenza architettonica, rispecchia il prestigio go- Polcenigo - Palazzo Fullini Zaia 32 Decorare con la pietra Ponti e sentieri Casso - Mulattiera Orgnese - Via Spilimbergo. Terrazzo, particolare Muro di cinta adiacente ad un’abitazione privata situata a Cavasso Nuovo, in via Roma 25, realizzato negli anni 1993/2004 dallo stesso proprietario Boschian Dario con tessere di mosaico intervallate da pietruzze del torrente Meduna. Riproduce edifici storici di Cavasso Nuovo ed altri manufatti famosi nel mondo, ricordando anche l’attacco terroristico alle Torri Gemelle di New York dell’11 settembre 2001. Nel 2003 i mosaici sono stati ripresi da una troupe televisiva di RAI International e trasmessi lo stesso anno in tutto il mondo. L’intero edificio è circondato da mosaici e sassi del Meduna e può essere considerato un piccolo museo all’aperto. Abitazione privata in stile liberty, situata ad Orgnese, in via Spilimbergo 49, edificata nel 1927 dal proprietario Maraldo Luigi. Attualmente la proprietà è di Pellegrino Enrico, ex imprenditore pensionato, amante dell’arte, che, avvalendosi di abili artigiani, ha riportato la villa al suo splendore originale. I pavimenti delle varie stanze della villa, in un alternarsi di mosaici e terrazzi, rappresentano una delle massime espressioni di quell’arte di cui i nostri terrazzieri hanno lasciato opere indelebili nei posti più disparati del mondo. Sono stati realizzati dallo stesso Maraldo Luigi. NOTE BIOGRAFICHE Boschian Dario ha frequentato la Scuola Mosaicisti di Spilimbergo, divenuto terrazziere è emigrato a New Orleans nel 1959, è rientrato a Cavasso nel 1991. Negli anni ’50 ha decorato gli altari della Madonna Immacolata, del Sacro Cuore e di Sant’Antonio nella chiesa parrocchiale di San Remigio. Maraldo Luigi, nato a Cavasso Nuovo nel 1882 e morto nel 1960, emigrò in Germania e in Inghilterra alla fine dell’800, agli inizi del ‘900 lo troviamo negli Stati Uniti, a Detroit nello Stato del Michigan, dove lavora come terrazziere presso la ditta Wayne Mosaic & Tile Co. di Angelo Michielutti anch’egli originario di Cavasso. Numerosi sono gli emigranti della zona che avevano trovato occupazione nel settore del terrazzo, in Germania tra la fine dell’800 e lo scoppio della prima guerra mondiale, negli Stati Uniti nel primo dopoguerra. Cavasso Nuovo - Via Roma Tipico manufatto viario situato sul rio Molât immediatamente a monte della confluenza con il torrente Cosa, in un ambiente carsico particolarmente suggestivo, si tratta di un piccolo ponte ad arco in pietra e relativa viabilità di accesso in acciottolato di proprietà del Comune di Clauzetto. Databile al XIX secolo, è costruito con tecnica a secco, utilizzando pietre locali, ha una lunghezza di ca. 11 m, con una luce di 4 x 2,2 m; pregevole la fattura di questo manufatto su cui transitava la vecchia strada di collegamento Clauzetto-Pradis, della quale è conservato un tratto di circa 30 m. Questa mulattiera, come altre presenti sul territorio comunale di Clauzetto, rappresenta uno dei più notevoli esempi di posa dell’acciottolato secondo la tecnica definita clapadòrie. Clauzetto - Clapadòrie Pradis di Sotto, Clauzetto Triviât, Clauzetto Scalinata che conduce alla fontana 34 Fontane Clauzetto - Fontana del Nujaruç Le fontane nascono per la necessità di approvvigionare d’acqua le abitazioni, per abbeverare gli animali, per lavare i panni. Rappresentano un importante punto di incontro per la popolazione in quanto situate al di fuori dei cortili o in punti nodali della viabilità minore. Si tratta di luoghi intorno a cui si sviluppa la socialità, specie quella femminile, e che vedono il fluire dei ritmi della vita quotidiana. Il loro uso e la loro manutenzione sono oggetto di regole precise che debbono essere rispettate da tutti gli utilizzatori. Ciascuna funzione elabora una tipologia particolare: • Fontane (circolari, esagonali, ottagonali) a colonnina, con più becchi, servono per l’approvvigionamento idrico; Frisanco - Fontana Cavasso Nuovo - Fontana, lavatoio, abbeveratoio • a vasca singola o doppia per gli abbeveratoi; • a vasche con piani inclinati per i lavatoi. Spesso le varie tipologie sono associate in un unico complesso così che la vasca della prima fontana, destinata all’uso domestico, è collegata ad una seconda utilizzata ad abbeveratoio e a volte ad una terza per il lavatoio. CLAUZETTO Le fontane, realizzate da artigiani del posto, sono in pietra calcarea locale lavorata a scalpello. Fontana di Triviât (1910), conserva uno splendido esempio di scalinata costeggiata da muri in pietra discendenti al livello della fonte, costituita da un semplice vano da cui scaturisce la sorgente. Fontana di Dominisia (1882), situata immediatamente a valle dell’omonima borgata, rappresenta un interessante esempio caratterizzato dal vano di attingimento della sorgente collegato, grazie a una canaletta pensile, al grande lavatoio in pietra. Alla fontana si accede attraverso una scala discendente in tipico acciottolato (clapadòrie), delimitata da muretti Triviât, Clauzetto - Fontana a secco. Dominisia, Clauzetto Particolare canaletta Dominisia, Clauzetto Fontana, lavatoio ANDREIS La fontana, situata immediatamente fuori del nucleo abitato di Bosplans, si affaccia con uno slargo sull’antica mulattiera della Valcellina, che, superata forcella La Croce, passando per Bosplans, collegava la valle alla pianura friulana. Tutta l’area è stata oggetto di lavori di consolidamento (muro a secco e acciottolato) e di valorizzazione negli anni ’90. Grande vasca costituita da un unico blocco in pietra scavato a mano, di forma poligonale irregolare a sei lati (misure 2,7x2 m ca.). Sul cippo della fonte in pietra sono visibili iscrizioni graffite non leggibili. Si può presumere che il grande blocco della fontana sia un grande trovante Bosplans, Andreis Fontana lavorato proprio sul posto in cui era adagiato (ante XVII secolo). In una carta d’archivio del 1641 viene nominata la piera dell’acqua, mentre in un altro atto notarile del 1674 viene ricordata la fontana della Crivola, cioè quella sotto il peraro. Fontana de Busplans di Federico Tavan Fontana de Busplans Vecja fontana Un clap scavât da l’om Muscle e liedra i era za Uchì al a bevût Atila cui siô cjavai E ljê à dit: “Jo de te pora no nd ài”. Fontana di Bosplans, vecchia fontana; una pietra scavata dall’uomo; muschio ed edera c’erano già; qui ha bevuto Attila con i suoi cavalli e lei ha detto: “Io di te paura non ho”. Testimonianze Questa fontana serve per questa frazione qui, sotto la chiesa. Si doveva aspettare anche un’ora, con il secchio, per prendere un po’ d’acqua, perchè ne veniva appena un filo sottile. Per qui passavano anche i coscritti. Cantavano con la bandiera; non come ora che vanno ognuno per suo conto. Veniva giù tutta la squadra; venivano giù, cantavano, bevevano, si ubriacavano. (Quaderni del Menocchio, il gallo forcello 1997) 36 Fornaci da calce Complementare alla lavorazione della pietra e altrettanto necessaria per le differenti realizzazioni edilizie è la produzione di calce, attività particolarmente diffusa e attestata nelle nostre valli. La scelta del luogo dove sorge la fornace è legata a diverse condizioni: il posto in cui la calce deve essere utilizzata, la disponibilità di pietrame e sassi idonei a diventare calce, ricchi di carbonato di calcio, la presenza dell’acqua per ottenere la calce spenta, la disponibilità di legname per alimentare il fuoco. Solitamente sono edificate vicino a qualche grosso masso oppure adiacenti a un pendio, in modo da favorirne la stabilità e la tenuta contro l’uscita del calore. La tecnica di costruzione prevede l’innalzamento di un edificio circolare con base interna di 3-4 m di diametro, apertura superiore di 2 m ed un’altezza di circa 3 m, i massi sono scalpellati a cuneo in modo che si incastrino circolarmente. Nella parte anteriore si costruisce, a livello del terreno, un foro-porta che permette l’alimentazione del combustibile. Se la costruzione della fornace ed il presidio della stessa durante la cottura (3 giorni, 900°C) e il raffreddamento (6-7 giorni) erano attività destinate all’uomo, i sassi e la calce venivano trasportati dalle donne con la gerla o con una particolare portantina, la siviera (friulano di Tramonti di Sopra), ripagate spesso con un po’ di polenta e formaggio. Tra gli usi più comuni della calce, ricordiamo il suo impiego in edilizia per ottenere la malta, per intonacare ed imbiancare le pareti, come disinfettante nei trattamenti di piante da frutto e della vite; un tempo, in caso di epidemie, molto usata anche nelle abitazioni e per combattere le malattie del bestiame e degli animali da cortile. Piana di Pinedo, Cimolais Sezione verticale di fornace caricata Tramonti di Sopra - Bocca della fornace e vasca per spegnere la calce Casera Settefontane, Claut Parte di struttura emergente dal terreno Parte inserita sul pendio Tramonti di Sopra Foro di alimentazione, particolare NOTE STORICHE La produzione della calce in Val Meduna si è sviluppata tra la fine del ‘400 e gli inizi del ‘500, per soddisfare una domanda che era esclusivamente locale, ma già a partire dal ‘600, la valle divenne uno dei principali centri di produzione di calce per l’area dello spilimberghese. Chiave di volta “il coni” Forno ad arco molto ribassato 38 Sedili, macine, croci… feriore sono un monumento storico rarissimo... ricordo dei costumi dei nostri antenati... (Bidoli G.L. 1904) Nel 1994 l’Amministrazione comunale ha ricollocato le due pietre storiche nella piazza dove anticamente erano poste. Muri a secco Questo muro a secco chiude un lato di appezzamento agricolo e delimita una strada locale a Pinzano al Tagliamento. Massurie, Claut - Panca in pietra Casso - Particolare ...Oggi ancora in tutti e tre i villaggi di Tramonti osservansi sulla piazza certe pietre allineate una acconto all’altra e addossate a qualche muro, pietre che servivano di sedili ai capi delle ville quando si raccoglievano in vicinia. Fra quelle pietre se ne vede una più alta delle altre, che costituiva il posto d’onore. Al suono della campana i capi della Villa si adunavano in piazza, e ognuno prendeva posto sedendo sopra una pietra; al posto d’onore sedeva il Meriga o Anziano. Le discussioni e le deliberazioni si facevano alla presenza del popolo e un pubblico notaro le trascriveva Tramonti di Sotto - Piazza Santa Croce. seduta stante. Sedili della vicinia Quelle pietre, specialmente quelle che si osservano nella piazza della Villa in- Sequals Macina ex mulino Zatti Frassaneit - Macina Claut - Parte di macina riutilizzata nel muro di una casa La pietra è sicuramente il materiale più duraturo per delimitare spazi e definire confini. La delimitazione di proprietà private o la perimetrazione delle aree di pascolo si ottiene spesso con muri a secco costruiti con i sassi derivanti dalla spietratura dei terreni. Nella Piana di Pinedo, a Cimolais, presso il Parco Faunistico è tuttora ben conservato un muretto a secco del 1850, realizzato con ciottoli e massi. La struttura delimita la strada di accesso ad un piccolo borgo, formato da tre case e tre stalle, utilizzato fino alla fine degli anni ’60 per i pascoli estivi degli animali. Croci stradali a Malnisio (sx) e a Montereale Valcellina (dx) Piana di Pinedo, Cimolais Piana di Pinedo, Cimolais Particolare Pinzano al Tagliamento Casso - Muro a secco che delimita una mulattiera 40 Pietre archeologiche NELLA CASA DEI DOLII [DI CAELINA] Un caso importante è stato quello delle pietre rinvenute a Montereale nella cantina interrata di una casa del V sec. a.C. Si tratta di due macine a sella. Servivano per trasformare cereali in farina (o per frammentare altro?). PIETRE DA MACINA Macina a sella della Casa dei dolii. Macina a sella con parte fissa (levigatoio) e parte mobile (macinello). Anche nella campagna di Montereale sono stati ritrovati frammenti di macina rotatoria. I più antichi sono del periodo della “romanizzazione” del territorio. Le macine rotatorie sono facili da usare e da trasportare. Macine simili furono in uso (e lo sono ancora) nelle case contadine fino a non molti decenni fa. Durante la Seconda Guerra mondiale, furono usate per far farina, di nascosto e, in qualche forno pubblico, per raffinare il sale. Montereale Valcellina “Il grano introdotto in bocca, viene triturato dalla durezza dei denti [molari], e la parte rimasta fuori dai denti viene riportata ad essi dalla lingua. C’è stato chi, seguendo l’esempio di quel che avviene in bocca, ha sovrapposto pietra dura a pietra dura, come dente sovrapposto a dente, con una parte immobile che aspetta il sollevarsi della parte mobile, in modo che con l’attrito delle due pietre il grano possa rompersi e poi, con il ripetersi dell’operazione, possa essere ulteriormente frantumato...” (Posidonio di Apamea, I sec. a.C.). NEI CAMPI E NEI MURI Tra le pietre che si vedono nei campi o nei muri ve ne sono alcune che sono state lavorate e utilizzate, in epoche lontane, come macine. Si tratta in genere di frammenti, a volte di non facile interpretazione. Si distinguono per il colore, la granulometria, la forma. Setacciatura per eliminare dalla farina i piccoli frammenti lasciati dalla macina. Ghiaie calcaree del terrazzo alluvionale del Cellina, pietre e ciottoli selezionati, pareti di contenimento e pilastri di sostegno in legno di quercia, grandi dolii in terracotta e due macine a sella sul pavimento in terra battuta, impermeabile, della ben arieggiata cantina-magazzinolaboratorio della Casa dei dolii. Un macinello con tramoggia è stato rinvenuto, frammentato, nella Casa dei dolii, in via Castello. Da dove proveniva la pietra dalla quale è stato ricavato? Pietra locale o importata? Nel macinello con tramoggia il grano scende sul levigatoio e viene macinato. Macina rotatoria di uso famigliare o militare. Montereale. Parte fissa di macina rotatoria. Per grano o per sale? PIETRE RITUALI Pietre nel rituale funerario della necropoli protostorica a incinerazione del Dominu (VIII-VII sec. a.C.): lastre calcaree tutto attorno all’urna del defunto, una piccola lastra di arenaria sotto l’ossuario e “una pietra sopra” da segnacolo. 42 La base, in pietra locale, di una piccola ara votiva dedicata, da Tiberio Poppaio figlio di Tiberio, al Timavo, divinità delle acque: Ti(berius) Poppai(us) Ti(beri) F(ilius) Temavo D(onum) D(at) L(ibens) M(erito). Siamo all’inizio del primo secolo avanti Cristo. Tiberio Poppaio era un venditore ambulante originario della zona di Teramo. Nei suoi viaggi per affari era arrivato sano e salvo, dopo aver attraversato acque alquanto pericolose, fino alla attuale Montereale, che ai suoi tempi si chiamava ancora, molto probabilmente, Caelina [poi Celina > Selina]. L’aretta è stata rinvenuta, “pochissimi anni” prima del 1883, da Giovanni Cossettini, in una sua braida “a monte del paese”, verso la stretta del Cellina, nelle vicinanze dell’attuale Cimitero. La ricostruzione epigrafica è di Gino Bandelli. Il disegno archeologico è di Giuliano Righi. CONVERSAZIONE CON UNA PIETRA Busso alla porta della pietra. – Sono io, fammi entrare. Voglio venirti dentro, dare un’occhiata, respirarti come l’aria. – Vattene – dice la pietra. – Sono ermeticamente chiusa. Anche fatte a pezzi saremo chiuse ermeticamente. Anche ridotte in polvere non faremo entrare nessuno. (…) Busso alla porta della pietra. Sono io, fammi entrare. Dicono che in te ci sono grandi sale vuote, mai viste, belle invano, sorde, senza l’eco di alcun passo. Ammetti che tu stessa ne sai poco. (…) – Non entrerai – dice la pietra. – Ti manca il senso del partecipare. Nessun senso ti sostituirà quello del partecipare. Anche una vista affilata fino all’onniveggenza a nulla ti servirà senza il senso del partecipare. Non entrerai, non hai che un’idea di quel senso, appena un germe, solo una parvenza. (…) – Se non mi credi – dice la pietra – rivolgiti alla foglia, dirà la stessa cosa. Chiedi a una goccia d’acqua, dirà come la foglia. Chiedi infine a un capello della tua testa. Scoppio dal ridere, d’una immensa risata che non so far scoppiare. Busso alla porta della pietra. – Sono io, fammi entrare. – Non ho porta – dice la pietra. Wislawa Szymborska (da: Sale, traduzione di Pietro Marchesani, Libri Scheiwiller 2005). Pietre e legno carbonizzato della Casa dei dolii in corso di scavo, in un disegno di IV elementare, Grizzo di Montereale Valcellina. 44 Riferimenti bibliografici AA.VV., 1945-1995 Architettura nel Friuli Occidentale, 1995 AA.VV., Fontana di Bosplans, Quaderni del Menocchio, Il gallo forcello, n. 11, 1997 AA.VV., Polcenigo. Mille anni di storia, 1997 AA.VV., Polcenigo: storia, tradizioni, ricordi, 1994 AA.VV., Benvenuti a Polcenigo, 2005 Associazione Scarpeti Poffabro (a cura di), Passeggiando a Poffabro, s.d. Baccichet M., Insediamenti storici e paesaggio in Val Meduna, voll. 1-2, 2000 e 2003 Baccichet M. - Pagnucco D., Fornaci da calce in Tramonti di Sopra, 2005 Bianco F., I Paesaggi del Friuli, 1997 Bidoli G.L., Origini, denominazioni, monumenti di Tramonti, in “Pagine Friulane”, 1904 Chinellato F. - Croatto G., Percorsi di architettura spontanea dalla Valcellina alla Val Colvera, 2002 De Vecchi S., Paesaggi di Pietra, 2001 Fadelli A., Polcenigo. Studi e documenti in memoria di Luigi Bazzi, 2002 Peressi L., La casa valcellinese, 1962 Pagnucco D. (a cura di), Lis cjàsis da la gènt, 2002 Penzi D., Architettura spontanea, ambiente e tradizione nel Friuli occidentale, 1999 Perco D. (a cura di), Uomini e pietre nella montagna bellu­n ese, 2002 Rodeghiero G.F. (a cura di), La pietra e l’uomo nella Pedemontana Vicentina, 2003 Tomasella P. - Dorigo F. (a cura di), Le case della memoria: ambiente e paesaggio pedemontano nelle fotografie di Sergio De Paoli (1928-1979), 2003 Indice Lis Aganis, Ecomuseo delle Dolomiti Friulane . . . . . pag.7 Percorsi di pietra . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . » 11 Formazione delle rocce . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . » 14 Provenienza e tipi di pietra . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . » 16 Lavorazione della pietra: fasi e funzioni operative » 18 Costruire con la pietra . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . » 20 Valle del Vajont . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . » 21 Valle del Cellina . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . » 22 Valle del Colvera . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . » 24 Valle del Meduna . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . » 25 Pedemontana . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . » 26 Magredi . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . » 28 Dettagli architettonici . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . » 30 Decorare con la pietra . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . » 32 Ponti e sentieri . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . » 33 Fontane . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . » 34 Fornaci da calce . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . » 36 Sedili, macine, croci… . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . » 38 Muri a secco . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . » 39 Pietre archeologiche . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . » 40 Riferimenti bibliografici . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . » 44 Nella collana “Pagine dall’Ecomuseo” 1. Marmotte e cacciatori del Paleolitico a Pradis, a cura di Marco Peresani, 2008 (percorso acqua), 48 La pubblicazione nasce dalla mostra fotografica realizzata dall’associazione nel 2006 «Un invito per scoprire il territorio seguendo le diverse “tracce di pietra”».