“MILLE MODI DI COMUNICARE” OBIETTIVi: - prendere consapevolezza del proprio modo di comunicare; - comprendere il significato della comunicazione; - acquisire strumenti concreti per migliorare la propria capacità comunicativa. il significato della comunicazione Questa terza parte è prevalentemente teorica ma necessaria per chiarire alcuni presupposti e far riflettere sugli elementi che entrano in gioco nella comunicazione. Sarà cura dell’educatore cercare di attirare l’attenzione, utilizzando lucidi, facendo domande per coinvolgere e soprattutto offrendo pochi, ma chiari concetti di base. L’educatore chiede ad un partecipante di leggere la definizione di comunicazione in un vocabolario e chiede se sono soddisfatti della spiegazione scritta, se è esauriente o meno. Sicuramente non lo sarà e si chiede perché. L’educatore allora propone alla lavagna (o cartellone) di raccogliere, con la classica tecnica del brainstorming, tutte le idee dei partecipanti sul termine comunicazione, per arricchirlo di nuovi significati . Scrive al centro la parola COMUNICAZIONE e chiede a tutti velocemente di associare, in base alle loro esperienze, altri termini che spieghino il suo significato. Questo esercizio (durata 5 minuti) serve per far cogliere agli educatori la complessità del significato di comunicazione, legata proprio alle diverse esperienze di comunicazione che ciascuno di noi quotidianamente fa. L’educatore guida invita ad una riflessione, con l’aiuto di un primo lucido che riporta l’attenzione sulla seguente constatazione: TUTTI COMUNICANO, MA QUANTI SONO QUELLI CHE LO FANNO CONSAPEVOLMENTE? Che cosa voglio dire esattamente? Qual è il modo migliore per dirlo? E’ il momento giusto? Che impressione voglio dare di me? Qual è il modo migliore per riuscirci? Quali effetti sta provocando la mia comunicazione sul mio interlocutore? Che sensazioni sto suscitando in lui? Che cosa mi dice il suo atteggiamento? Quali sono le sue reazioni? Proprio perché non si vuole dare per scontata la propria capacità di comunicare e si è sperimentata la complessità di significati che ruotano attorno a questa esperienza, si tenta ora assieme di analizzare gli elementi fondamentali che entrano in gioco nel processo di comunicazione: SCHEMA GENERALE DELLA COMUNICAZIONE Ruolo e atteggiamento CONTESTO luogo e tempo canale codice EMITTENTE MESSAGGI O DESTINATARIO LINGUAGGIO SCOPI Dichiarati /nascosti FEEDBACK SPIEGAZIONE SCHEMA A CURA DELL’EDUCATORE: Ogni comunicazione ha dei soggetti protagonisti: l’emittente e il destinatario. Trasmettiamo dei messaggi (o contenuti) con un linguaggio che potrà essere verbale o non verbale. Ogni forma di linguaggio utilizza un codice (ad esempio la grammatica italiana) che deve essere lo stesso usato dal destinatario (altrimenti il messaggio non passa: si pensi a tutte le volte che si utilizza un linguaggio troppo complicato o lontano dalla realtà dei ragazzi oppure si pensi ai codici usati dai nostri ragazzi oggi, diversi da quelli di un tempo).Ogni linguaggio utilizza anche un particolare canale di comunicazione, cioè un mezzo fisico di trasmissione: la carta, l’aria per i discorsi, il telefono (ogni canale ha le sue caratteristiche di efficacia, quali utilizzo con i ragazzi?). Inoltre ogni comunicazione avviene in un contesto dato dalle circostanze di luogo e di tempo (è diverso comunicare in un prato, rispetto che in una stanza chiusa, lo stesso discorso oggi è espresso in modo diverso da venti anni fa). La comunicazione è ancora condizionata dal ruolo che i soggetti ricoprono o sentono di avere (si pensi al ruolo dell’educatore nei confronti dei ragazzi) e dagli atteggiamenti personali (ad esempio nei confronti dei singoli ragazzi, dovuti a simpatie o antipatie). Gli atteggiamenti che assumiamo nella comunicazione sono connessi anche agli scopi che a volte sono espliciti, chiari, dichiarati, ma altre volte sono tenuti nascosti (pensiamo ad alcuni comportamenti dei ragazzi, difficili da accettare che nascondono dietro bisogni, scopi ecc..). “I principi della comunicazione” L’educatore guida offre alcuni chiari e fondamentali principi su cui si basa la comunicazione, invitando a confrontarli con il proprio stile di comunicazione per migliorarne l’efficacia. Ogni principio sarà accompagnato da brevi esercitazioni da proporre ai partecipanti. 1) NON SI PUÒ NON COMUNICARE. TUTTO È COMUNICAZIONE Pensiamo alla sala d’aspetto di uno studio medico. Entriamo e cerchiamo lo sguardo degli altri per accennare un saluto. Qualcuno sta leggendo, solleva gli occhi per un attimo e poi riprende a leggere. Non vuole comunicare con noi. Nondimeno ci ha comunicato la sua intenzione di non voler comunicare. Oppure immaginiamo al gruppo giovanissimi. Non solo la presenza ma anche l’assenza di qualcuno ci comunica qualcosa. Tutto comunica: le sedie disposte in un certo modo, la pulizia o meno di un ambiente, la scelta di un luogo rispetto ad un altro: Gesù sceglie ad esempio di insegnare lungo il mare e sale su una barca. Persino il silenzio, paradossalmente comunica qualcosa. Gesù fa spesso silenzio prima e dopo un discorso…. 2) IL SIGNIFICATO DI UNA COMUNICAZIONE È NELLA RISPOSTA CHE SI RICEVE In questa definizione risulta centrale il feedback, cioè l’informazione di ritorno. Spesso siamo troppo concentrati su ciò che dobbiamo dire (il contenuto, le informazioni, gli insegnamenti) piuttosto che fare attenzione anche e soprattutto ai messaggi diretti o indiretti che i nostri interlocutori continuamente ci inviano (segnali di stanchezza, indifferenza, segnali di richiesta attenzione, affetto, coinvolgimento, aiuto….). Assumersi la responsabilità del risultato della propria comunicazione significa fare tesoro delle informazioni di ritorno e cioè del feedback. Se non riesco a trasferire un contenuto, è la mia comunicazione che va cambiata, non è il ricevente che non ha capito. 3) IN OGNI COMUNICAZIONE ESISTE UN ASPETTO DI CONTENUTO E UN ASPETTO DI RELAZIONE Il contenuto è ciò che si comunica, il messaggio che si trasmette ed è percepito a livello consapevole. La relazione definisce il tipo di rapporto che esiste tra le persone ed è spesso percepita a livello inconsapevole. Non trasmetto solo un messaggio ma instauro anche una relazione. Al centro non c’è il contenuto da far passare ma la persona che ho di fronte. Perché la mia comunicazione sia efficace è indispensabile conoscere i nostri interlocutori, capire le loro attese, bisogni, desideri, inviare continuamente segnali di relazione. LA COMUNICAZIONE AVVIENE A DIVERSI LIVELLI: VERBALE, PARAVERBALE, NON VERBALE. 7% Verbale 38% Paraverbale 55% Non verbale Il livello verbale è quello delle parole che uso. La nostra eloquenza dovrebbe essere: - - originale: rifuggire le banalità, i modi di dire, i pregiudizi, le frasi fatte, gli intercalari (ehhh, cioè, quindi, …); figurata: i vocaboli che usiamo dovrebbero essere facilmente memorizzabili; usare vocaboli che lascino vedere, facciano sentire, diano consistenza ad odori, profumi, imitino il tatto, per stimolare tutti i sensi della persona. Pensiamo al brano del vangelo letto: Gesù usa immagini, racconti, per evocare, catturare attenzione, per far riferimento ad esperienze,…. semplice e chiara: comprensibile, alla portata di tutti, linguaggio e termini positivi non negativi (no ad espressioni che sottomettono, avviliscono, deprimono, mortificano od umiliano). Il livello paraverbale è definito dalla qualità della voce: volume, tono, timbro, ritmo e velocità. Come usiamo la nostra voce?Ho u tono pacato, oppure aggressivo, distaccato, ecc… Su cosa devo lavorare per essere più efficace? (sul volume, sul tono, sulla velocità). Il livello non verbale è definito dall’atteggiamento del corpo: mimica facciale, sorriso (sorridiamo o siamo spesso imbronciati, seri, ??), sguardo (diamo importanza a tutti con lo sguardo o preferiamo guardare sempre le stesse persone?), distanza interpersonale (a seconda di come ci avviciniamo fisicamente o meno alle persone comunichiamo cose diverse), contatto fisico (sono consapevole dell’importanza di “toccare” le persone in certe situazioni? Strette di mano, abbracci, baci, carezze, mano sulla spalla, ecc…), postura (come mi pongo fisicamente nello spazio, sto sempre seduto, o per attirare l’attenzione mi alzo, mi muovo, mi avvicino alle persone, ecc…, sono ricurvo, ingessato, impacciato nei movimenti???), gesti (uso una certa gestualità nella comunicazione?). Il livello non verbale è quello che influisce di più nella comunicazione. Dò attenzione a questi elementi non verbali o non li ritengo importanti? Cerco di cogliere i messaggi non verbali dei ragazzi che ho di fronte, al di là delle parole che dicono? Possiamo fingere con il verbale, ma essere traditi con il non verbale…