Problematica Conoscere, e quindi saper leggere, le esigenze della propria comunità è un elemento indispensabile per poter progettare e migliorare le politiche sociali e sanitarie di un territorio. L’ estratto dell’ analisi epidemiologica denominata “Atlante di Mortalità della Zona Territoriale 2 di Urbino”, successivamente esposto, è necessario per introdurre la Problematica socio-sanitaria su cui questa zona implementerà i propri sforzi per l’anno 2008-2009. La dimensione dell’ analisi Nel Periodo dal 31/12/1998 al 31/12/2002, sono stati registrati 5.100 decessi relativi alla popolazione della Zona Territoriale 2 di Urbino (29 Comuni) ovunque deceduti. Nel Periodo dal 31/12/2003 al 31/12/2007, sono stati registrati 4.838 decessi relativi alla popolazione della Zona Territoriale 2 di Urbino (29 Comuni) ovunque deceduti. Sono stati esclusi i soggetti deceduti nella Zona Territoriale 2 di Urbino, ma non residenti, mentre sono stati inclusi i soggetti deceduti al di fuori dei comuni della Zona Territoriale 2 di Urbino ma residenti all’ interno della suddetta Zona Territoriale. In questo modo è stato possibile calcolare tutti gli indicatori sulla base del comune di residenza, indipendente dal luogo in cui era avvenuto il decesso. In totale l’ analisi è stata condotta su un numero di 9.938 decessi per 10 anni di osservazione. Per tutte le analisi è stata considerata la causa di morte iniziale, quella cioè che ha dato inizio al concatenamento morboso che ha portato al decesso. Per consentire un confronto della situazione Zonale con altre realtà geografiche, nella parte dedicata all’analisi della mortalità generale sono stati riportati i valori dei tassi standardizzati di mortalità su 100.000 abitanti per alcune delle principali cause di morte rilevati nelle Marche (attuando una media delle Province) e in Italia (prendendo il dato medio). I confronti interni alla Zona Territoriale, invece, sono stati effettuati mediante alcuni indicatori calcolati per diverse dimensioni di analisi (covariate). In particolare, si è voluta offrire la possibilità di effettuare confronti fra due periodi temporali (1998-2002 e 20032007), nei Singoli Comuni di Riferimento. Per un ulteriore approfondimento sono stati calcolati indicatori di mortalità a livello comunale utilizzando tecniche di analisi in grado di tenere conto della scarsa numerosità di eventi che si verificano in queste situazioni. 1 Mortalità Generale Lo stato di salute di una popolazione è spesso misurato, per certi versi paradossalmente, dalla frequenza di morte di coloro che la compongono; peraltro questo indicatore è sempre parso sufficientemente soddisfacente per tale scopo. La misurazione della mortalità può essere considerata strumento di evidenziazione delle disuguaglianze e permette di individuare, almeno in maniera approssimativa, i bisogni di salute tutt’ora insoddisfatti. Relativamente ai tassi standardizzati di mortalità per l’anno 2007 la Zona Territoriale 2 di Urbino, con 598,48 morti ogni 100.000 abitanti (ogni anno), si colloca molto al di sotto della media Regionale e Nazionale. Il numero assoluto di decessi nella Zona Territoriale 2 di Urbino oscilla intorno a 800-900 per anno ormai da oltre dieci anni, e poiché la popolazione aumenta e cresce il peso degli anziani, ciò può essere inteso quale diminuzione della mortalità. Fa eccezione a questo fenomeno il 2003, anno nel quale, a causa delle elevate e prolungate temperature dei mesi estivi, si è assistito ad un aumento del numero dei decessi che si sono attestati intorno ai 1.000. In modo corrispondente, i tassi di mortalità hanno registrato un aumento a partire dalla classe 60-64 anni, soprattutto nelle donne. Nel 2004 la mortalità nella popolazione anziana si è considerevolmente ridotta, quasi a compensare l’eccesso evidenziato nel 2003. Se si escludono questi eventi, si osserva una riduzione dei tassi di mortalità fra il 1998 e il 2007 intorno al 3,5%. Prendendo in considerazione il quinquennio 2003-2007 la mortalità maschile risulta più elevata con il 51% dei decessi. Pur essendosi lievemente ridotta la differenza nell’ arco degli ultimi anni, una persona di sesso maschile nata nel 2007 nella Zona Territoriale 2 di Urbino ha una attesa di vita di 5 anni più breve rispetto a quella di una sua coetanea. Va anche sottolineato come l’aumento della vita media sia non più attribuibile alla riduzione della mortalità infantile, come avveniva fino agli anni ‘70-’80, ma piuttosto al contributo delle età intermedie e avanzate. Tutti i tumori (codice ICD IX: 140-239) Il trend dei tassi standardizzati di mortalità per tutti i tumori nella Zona Territoriale 2 di Urbino mostra un andamento decrescente nel periodo 1998-2007. La differenza tra i due sessi negli ultimi anni tende a ridursi, analogamente al trend nazionale. I valori Zonali sono inferiori a quelli Regionali e Nazionali, nel sesso femminile il differenziale è mediamente 2 costante intorno al -6% circa, in quello maschile si osserva una riduzione nel periodo con una differenza media percentuale, negli ultimi anni, non superiore al 4-5%. Dal 2003 al 2007 sono stati osservati 1.222 decessi e un tasso standardizzato di 195,19. Analizzando la mortalità per tutti i tumori negli anni 2003-2007 ripartiti per classi di età e sesso, è possibile notare una percentuale di decessi elevata nei maschi (23% del totale) di età compresa tra i 75 e 79 anni e nelle femmine (20% del totale) nella classe di età 80-84. Il dato sopra citato ci viene confermato dalla media dell’ età di morte che nel sesso maschile è 74,58 anni e nel sesso femminile è 77,80. Mortalità per Tumori Maligni dal 2003 al 2007, fra Maschi (M) e Femmine (F), nei Comuni della Zona Territoriale 2 Urbino: Tasso standardizzato / 100.000 abitanti tassi standardizzati / 100.000 750 600 450 346,07 295,24 300 221,78 245,43 195,19 162,25 150 0 MASCHI FEMMINE T.G. M+F T.S.I. Malattie del sistema Circolatorio (codice ICD IX: 390-459) Il trend di mortalità per le Malattie del sistema circolatorio nella Zona Territoriale 2 di Urbino presenta un andamento in netta e costante diminuzione dal 1998 al 2007 in entrambi i sessi. Negli anni 1998-2002 il valore era pari a 500,72 morti ogni 100.000 abitanti per le femmine e 458,2 morti ogni 100.000 abitanti per i maschi, mentre nel 20032007 il valore è 452 per le donne e 405 per gli uomini. I valori Zonali di entrambi i sessi sono inferiori del 3% sul valore medio regionale e dell’ 8% sul valore medio nazionale. Dal 2003 al 2007 sono stati osservati 1.776 decessi e un tasso standardizzato di 232,20. 3 Analizzando la mortalità per le Malattie del sistema circolatorio negli anni 2003-2007 ripartiti per classi di età e sesso, è possibile notare una percentuale di decessi elevata nei maschi (22% del totale) tra la popolazione di età compresa fra 80 e 84 anni e nelle femmine (23% del totale) nella classe di età 85-89. Il dato sopra citato ci viene confermato dalla media dell’ età di morte che nel sesso maschile è 80,10 anni e nel sesso femminile è 85,11. Infarto Acuto del Miocardico: il Tasso standardizzato ci indica per i maschi un valore inferiore al dato Regionale di -9 morti ogni 100.000 abitanti e di -10 morti ogni 100.000 abitanti (ogni anno) sul dato medio Nazionale. Per il sesso femminile il dato è di +1 morto ogni 100.000 abitanti (ogni anno) sulla media Regionale e risulta equivalente alla media Nazionale. L’ Infarto miocardico acuto è prevalente nel sesso maschile con il 56% di decessi. Il Trend di mortalità negli ultimi 10 anni ci enuncia che è in ascesa nel sesso maschile di +21,75 morti ogni 100.00 abitanti ed è diminuzione nel sesso femminile di 7 morti ogni 100.000 abitanti (ogni 10 anni). La media dell’ età di morte è diminuita di -1 anno nei maschi passando da 75 a 74 anni ed è invece inversamente aumentata nelle femmine di +1 anno passando da 81 a 82 anni. (per una visione più dettagliata consultare da pag. 75 a pag. 77). Mortalità per Malattie Cardiocircolatorie dal 2003 al 2007, fra Maschi (M) e Femmine (F), nei Comuni della Zona Territoriale 2 Urbino: Tasso Grezzo e Tasso Standardizzato Italiano 100.000 tassi standardizzati / 100.000 750 600 452,58 450 300 429,09 405,13 232,2 231,01 226,3 150 0 MASCHI FEMMINE T.G. M+F T.S.I. 4 Malattie Apparato Respiratorio (codice ICD IX: 460-519) Il trend di mortalità per le Malattie dell’ apparato respiratorio nella Zona Territoriale 2 di Urbino presenta un andamento in ascesa dal 1998 al 2007 in entrambi i sessi. Negli anni 1998-2002 il valore era pari a 56,40 morti ogni 100.000 abitanti per le femmine e 106 morti ogni 100.000 abitanti per i maschi, mentre nel 2003-2007 il valore è 80,4 per le donne e 121,4 per gli uomini. I valori Zonali di entrambi i sessi sono superiori del 19% sul valore medio regionale e del 5% sul valore medio nazionale. Dal 2003 al 2007 sono stati osservati 417 decessi e un tasso standardizzato di 55,00. Analizzando la mortalità per le Malattie dell’ apparato respiratorio negli anni 2003-2007 ripartiti per classi di età e sesso, è possibile notare una percentuale di decessi elevata nei maschi (26% del totale) tra la popolazione di età compresa 85 e 89 anni e nelle femmine (27% del totale) nella classe di età 85-89. Il dato sopra citato ci viene confermato dalla media della età di morte che nel sesso maschile è di 81,78 anni e nel sesso femminile è di 83,11. Mortalità per Malattie Apparato Respiratorio dal 2003 al 2007, fra Maschi (M) e Femmine (F), nei Comuni della Zona Territoriale 2 Urbino: Tasso standardizzato / 100.000 abitanti tassi standardizzati / 100.000 160 121,45 120 100,75 80,43 80 64,66 55,00 42,75 40 0 MASCHI FEMMINE T.G. M+F T.S.I. 5 La problematica scelta L’ estratto, appena esposto, dell’ analisi epidemiologica, denominata Atlante di Mortalità, ci introduce alle motivazioni di scelta delle Malattie del Sistema Cardiocircolatorio come Problematica su cui incentrare i futuri sforzi della Zona Territoriale 2 di Urbino. Da una prima lettura dei dati emerge che il 38,7% dei decessi derivano dalle Malattie del sistema Cardiocircolatorio, il 25,3% dei decessi sono causati da Tumori Maligni, il 9,6% sono per Malattie dell’ Apparato Respiratorio e il 2,8% sono per Traumatismi. Percentuale delle cause di morte sul totale della mortalità dal 2003 al 2007, fra Maschi (M) e Femmine (F), nei Comuni della Zona Territoriale 2 Urbino 45,0% 38,7% 30,0% 25,3% 15,0% 9,6% 2,5% 0,0% M. S. Cardiocircolatorio Tumori Maligni Mallattie A. Respiratorio Traumatismi All’ interno delle Malattie del sistema circolatorio è stato selezionato, anche per la possibilità di intervenire su più cause scatenanti l’ evento sfavorevole, lo Scompenso cardiaco. Lo Scompenso Cardiaco I mutamenti socio-demografici e i progressi della medicina hanno profondamente cambiato lo scenario dei bisogni assistenziali, spostando l’asse delle cure dalle patologie acute a malattie croniche che, spesso coesistenti fra loro, colpiscono una popolazione sempre più anziana e assorbono una porzione sempre maggiore della spesa sanitaria. La cronicità è quindi il nuovo scenario con cui i professionisti e le istituzioni devono confrontarsi per 6 sviluppare risposte assistenziali efficaci e sostenibili. L’esigenza primaria di offrire ai pazienti chiari punti professionali di riferimento lungo tutto il percorso di cura, può trovare soluzioni solo dalla consapevolezza messa in atto da esplicite strategie socio-sanitarie condivise da tutti gli attori coinvolti nel percorso del paziente. Lo scompenso cardiaco è oggi una delle patologie croniche a più alto impatto sulla sopravvivenza, sulla qualità di vita dei pazienti e sull’assorbimento di risorse. Tuttavia la risposta complessiva dei sistemi ai bisogni di questi pazienti non è tutt’ora ottimale, per le eterogeneità culturali, professionali, organizzative, presenti a tutti i livelli e la mancanza di un coordinamento generale, che si riverberano in un’assistenza spessa discontinua e frammentaria. Emerge, quindi, la necessità di ridefinire i ruoli e le responsabilità delle diverse figure professionali nell’ambito di una nuova ed efficace rete assistenziale al paziente cronico. Lo scompenso cardiaco è una patologia ad elevata prevalenza, che colpisce l’1,5-2% della popolazione. La prevalenza e l’incidenza dello scompenso cardiaco aumentano in maniera esponenziale con l’età e i principali determinanti dell’assorbimento di risorse per la gestione sono i costi dell’assistenza ospedaliera. Un’analisi approfondita sui ricoveri ospedalieri per questa patologia ci indica un tasso standardizzato per età nel 2003 pari a 315/100.000 maschi e 320/100.000 donne. Su 100 ricoveri per scompenso cardiaco, circa 70 sono primi episodi e 30 sono ricoveri ripetuti, con una lieve tendenza dal 2001 al 2003. Questo dato indica come un’azione di prevenzione secondaria, indirizzata a ridurre il numero delle riospedalizzazioni, potrebbe da sola consentire un risparmio di grande rilevanza nell’utilizzo delle risorse assorbite dal ricovero ospedaliero di questa patologia. Lo scompenso cardiaco è spesso l’ evoluzione finale comune a molte malattie cardiache: Malattia Coronarica (l’ infarto miocardico) Ipertensione arteriosa Cardiomiopatie Malattie delle valvole cardiache Cardiopatie congenite Le fasi e le evoluzioni dello Scompenso Cardiaco sono inscritte in 4 fasi di gravità: STADIO A pazienti non ancora malati ma con patologie a rischio di evoluzione verso lo scompenso (ipertensione arteriosa, diabete mellito, malattia coronarica, uso di farmaci cardiotossici, storia di malattia reumatica, storia familiare di cardiomiopatia). 7 STADIO B pazienti con cardiopatia, senza sintomi di scompenso (precedente infarto miocardico, malattia delle valvole cardiache, ipertrofia delle pareti del cuore). STADIO C pazienti con cardiopatia che accusano sintomi di scompenso. STADIO D pazienti con scompenso avanzato o refrattario alle normali terapie che richiedono interventi di centri specializzati o sono in attesa di trapianto. Per stabilizzare e rallentare il passaggio allo stadio successivo è importante, oltre ad una diagnosi precoce e ad una corretta impostazione della terapia, una stretta collaborazione tra il paziente ed il proprio medico. 8 Soluzioni Elementi chiave per il coordinamento della rete assistenziale sono la creazione di un’efficace rete informatica per il collegamento delle strutture territoriali e ospedaliere e la formazione di un organismo guida. Tale organismo è formato in accordo con le specificità locali dalle seguenti figure professionali (attori coinvolti): dirigente dell’azienda sanitaria (con funzioni di coordinamento) rappresentante/i dei distretti referente/i per lo scompenso cardiaco della struttura ospedaliera rappresentante/i dei MMG altri (responsabile assistenza domiciliare integrata ADI), servizi socioassistenziali. I compiti di questo organismo sono: promuovere la definizione del percorso diagnostico terapeutico (PDT) e la riorganizzazione delle strutture ospedaliere e del territorio, favorire la formazione della rete ospedaliera e il coinvolgimento dei MMG definire le modalità di continuità assistenziale ospedale-territorio, gli accessi agli ospedali, alle cure intermedie, all’assistenza domiciliare, ai servizi sociali definire gli indicatori di struttura, di processo e di esito con monitoraggio dell’assistenza anche attraverso il ricorso a momenti formali di audit clinicoorganizzativo definire gli indicatori di risultato clinici come la qualità della vita, l’aderenza alla terapia o la soddisfazione sui processi di cura, in prospettiva del miglioramento continuo della qualità dell’assistenza fornita monitoraggio sistematico di tutte le componenti del percorso assistenziale con particolare riguardo alle criticità e alle problematiche del sistema promuovere la crescita culturale e la comunicazione fra tutti i professionisti coinvolti attraverso il supporto e la consultazione reciproca, la condivisione dei protocolli diagnostico-terapeutici, la gestione condivisa dei casi complessi, gli eventi formativi, il materiale didattico ed educativo. 9 Ai fini di una realizzazione ottimale del percorso di cura del paziente è necessaria una continuità assistenziale socio-sanitaria tra l’ospedale e il territorio. E’ possibile rilevare 3 fasi interagenti tra loro: 1- Osservazione epidemiologica territoriale (territorio) 2- Osservazione socio-sanitaria intra-ospedaliera (ospedale) 3- Osservazione socio-sanitaria eventi sentinella MMG (territorio) 1-Osservazione epidemiologica territoriale (territorio) creazione set di indicatori socio-sanitari per rilevare gli stili di vita e i fattori di rischio della popolazione oggetto dell’analisi: - popolazione residente - indice di vecchiaia e invecchiamento - indice di dipendenza senile - tipo di convivenza degli anziani - numero totale di esenzioni da ticket rilasciate per invalidità - indice di grandi vecchi >75, >85 - numero di soggetti in sovrappeso o obesi - numero di persone per abitudini al fumo (fumatori, ex fumatori, non fumatori) - fumatori per classe di consumo medio di sigarette - consumatori di alcol di cui consumatori fuori pasto - percentuale di popolazione che pratica attività fisica sistematica - numero ospiti anziani presenti in RSA, prevalenza e incidenza - numero di anziani che si sono sottoposti ad accertamenti diagnostici e visite mediche - numero pazienti in ADI - indicatori di mortalità 2-Osservazione socio-sanitaria intra-ospedaliera (ospedale) Fattori di rischio in ingresso: - peso entrata, peso uscita - altezza - Indice di massa corporea (IMC) 10 - fumo (ex-fumatore, fumatore, non fumatore) - colesterolo - diabete - ipertensione - cardiopatia ischemica - BPCO - insufficienza renale (parametro scelto 1.4) - anemia (assenza, lieve, grave) - creatinemia Fattori clinici - F.E. (<30, 30-40, >40) - Classenyha Terapia entrata - Diuretico - ACE-inibitori - Beta bloccante - Correzione dei fattori di rischio (fumo, IMC, peso, diabete, colesterolo, ipertensione, altri) Terapia uscita - CRT-D - ICD - Classe di uscita 3-Osservazione socio-sanitaria eventi sentinella MMG (territorio) I primi attori dell’assistenza sanitaria a livello territoriale sono i distretti e i medici di medicina generale. Una corretta gestione del malato cronico con scompenso cardiaco richiede una sinergia di azione di tutte le figure coinvolte, con una stretta relazione tra la rete territoriale e la struttura ospedaliera. Per la riorganizzazione della politica sanitaria territoriale per le malattie croniche è necessario: Implementare a livello locale i programmi di diagnosi e cura delle patologie croniche 11 Coinvolgere i MMG nella discussione dei progetti, dei protocolli e dei PDT, favorendone il processo di formazione Supportare dal punto di vista organizzativo ed informativo gli operatori sanitari per migliorare l’assistenza dei pazienti con scompenso cardiaco Identificare insieme agli altri referenti della rete assistenziale, gli indicatori di struttura, percorso e risultato, con focalizzazione sulla fase territoriale SCRENNING PAZIENTI A RISCHIO (cardiopatie, I.P.A. , D.M. , C.I. , I.R. , IMA , valvulopatia) Pazienti a rischio - Ecocardio - DVSA - ecg + P.N. Sospetto Scompenso Cardiaco - Valutare presenza cardiopatia, ecg, Rx torace, BNP 1) Normale: scompenso cardiaco improbabile 2) Anormale: impostare terapia Terapia non farmacologica (Indagine telefonica a campione) - Esercizio fisico - Controllo del peso - Astensione dal fumo - Consumo di alcolici - Riduzione del consumo di sodio - Consumo di liquidi Terapia farmacologica - ACE-inibitori - Diuretici - Beta bloccante Follow-up (valutazione clinica casi specifici) Cause di peggioramento dello Scompenso Cardiaco (cause non cardiache) - Mancata osservanza del regime prescritto - Farmaci di recente prescrizione - Abuso di alcol 12 - Disfunzione renale - Infezione - Embolia polmonare - Disfunzione tiroidea - Anemia - Ipertensione arteriosa non controllata Cause di peggioramento dello Scompenso Cardiaco (cause cardiache) - F.A., Aritmie S.V. e Valvulopatia, Bradicardia - Ischemica miocardica asistematica o IMA - Eccessiva riduzione del precarico (diuretici + ACE inibitori) Checklist per i pazienti con scompenso cardiaco - Il paziente è clinicamente stabile ? 1) bilancio idrico stabile 2) assenza di segni di congestione 3) P.A. stabile 4) Frequenza cardiaca >= 50 o <= 100 5) Assenza di angina stabile o da sforzo 6) Assenza di aritmie maggiori sintomatiche 7) Capacità funzionale invariata 8) Funzione renale stabile 9) Natremia stabile - Il paziente ha eseguito ecg e eco ? - E’ chiarita l’ eziologia dello scompenso cardiaco ? - Il paziente attua un dosaggio farmacologico adeguato ? - L’ aderenza alla terapia è adeguata ? - Il paziente ha ricevuto adeguata formazione-informazione sullo scompenso cardiaco ? - Evitare l’ inerzia clinica Promuovere l’integrazione funzionale delle professionalità tecniche del territorio Promuovere la centralità del MMG per segnalare gli eventi sentinella utili a rispondere anticipatamente ai bisogni di salute Promuovere la centralità del MMG per ottimizzare attraverso le proprie competenze gli ingressi ospedalieri, utilizzando il territorio a supporto del cittadino 13 I fattori chiave di successo per la realizzazione del progetto sono i seguenti: definire, all’interno dell’ organizzazione dell’Azienda Sanitaria, il team multidisciplinare, che riunisca specifiche competenze nella gestione del paziente con scompenso cardiaco in cui siano chiari i ruoli e le responsabilità dei singoli componenti. Sviluppare un chiaro piano di lavoro, condiviso con le parti in causa, con obiettivi semplici, misurabili, sostenibili, realizzabili e temporalizzabili Garantire uno stretto coordinamento tra i professionisti, facilitare la comunicazione e l’ autovalutazione Predisporre adeguati percorsi formativi per l’acquisizione e l’aggiornamento delle competenze specifiche nella gestione dello scompenso cardiaco per specialisti, MMG, infermieri. Attivare una rete informatica per realizzare un collegamento efficiente fra strutture territoriali ed ospedaliere. 14 Risultati In una patologia tipica degli anziani la prospettiva di estendere questi risultati ad un’ampia popolazione di pazienti con scompenso cardiaco appare di grande rilevanza, considerando il miglioramento della qualità di vita un’ obiettivo strategico e fondamentale. Nel definire la rete assistenziale per il paziente è opportuno parlare, più che di diversi modelli di gestione, di differenti percorsi di cura che si caratterizzano in relazione alla severità della malattia e alla presenza di comorbilità, all’età e al tessuto sociale di riferimento. I principi fondanti la rete assistenziale del paziente, in stretta correlazione tra ospedale e territorio, dovranno essere unitari per quanto riguarda le linee guida generali di intervento, mentre diversificati per le differenti tipologie di pazienti, fino alla personalizzazione. La gestione integrata dei pazienti in una rete di sevizi territoriali richiede l’esplicitazione dei processi di cura, attraverso la definizione dei percorsi diagnostici e terapeutici (PDT), dei profili assistenziali, dei ruoli e delle responsabilità degli attori coinvolti. Se il fulcro dell’assistenza per una patologia cronica, come lo scompenso cardiaco, deve essere prevalentemente territoriale, di fondamentale importanza sono la presenza di PDT adeguati, anche all’interno dell’ospedale, e la necessità di garantire continuità di cure attraverso la collaborazione tra diverse strutture ospedaliere. Infine cruciale, come in tutte le patologie croniche, risulta essere la responsabilizzazione del paziente nella gestione della propria malattia, attraverso un appropriato intervento educativo (promozione della salute). Gli aspetti caratterizzanti un buon risultato finale dovranno essere: Miglioramento dello stato funzionale e della qualità della vita Educazione dei pazienti, adesione e capacità di autogestione della terapia Individuazione precoce dei casi a rischio di instabilizzazione Miglioramento della comunicazione tra ospedale e territorio Controllo territoriale della progressione della malattia Stesura linee guida di intervento Riduzione dei ricoveri ospedalieri Riduzione degli effetti collaterali della malpractice 15 Riduzione delle riospedalizzazioni Riduzione del rischio clinico Riduzione della mortalitàcx Costi/benefici Negli ultimi decenni, l’allungamento della durata media della vita e il miglioramento della cura delle principali malattie cardiovascolari, come l’ipertensione arteriosa, l’infarto miocardico acuto e le valvulopatie, hanno portato ad un progressivo aumento dei pazienti affetti da insufficienza cardiaca quale conseguenza evolutiva finale e comune delle sopraccitate malattie. Tale condizione, emersa da studi epidemiologici e clinici, si va imponendo come una delle maggiori cause di mortalità e morbilità della popolazione adulta al punto di essere considerata una vera e propria epidemia. Lo stadio avanzato della patologia è spesso caratterizzato da una progressiva refrattarietà alla terapia. L’andamento clinico è pertanto segnato da peggioramento progressivo con riacutizzazioni della patologia caratterizzate da sempre più frequenti accessi in ospedale e da una prolungata degenza. La prevalenza dell’insufficienza cardiaca è strettamente dipendente dall’età. Lo scompenso cardiaco raddoppia per ogni decade di età, andando dallo 0,05-0,08% nei soggetti di età <60 anni al 2% circa in quelli di 60-69 anni, fino al 6-8% nei soggetti di età >80 anni. Anche la riammissione in ospedale, dopo la prima ospedalizzazione, per l’elevata incidenza di recidive, è significativa. Nei 6 mesi successivi alla dimissione, vengono nuovamente ricoverati per recidiva di scompenso, circa il 15% dei pazienti con percentuali ancora maggiori, 30-45% nei pazienti anziani. Dallo studio EARISA è emerso che l’insufficienza cardiaca è causa del 18% dei ricoveri in reparti cardiologici, in genere con caratteristiche di ricoveri urgenti nel 79% dei casi, e di pazienti in terza-quarta classe nell’81% dei pazienti ricoverati. Questi dati rendono conto dell’enorme rilevanza dello scompenso cardiaco il quale oltre che essere un problema sanitario è anche economico. La spesa per il trattamento dello scompenso cardiaco è legata essenzialmente a tre componenti : 16 cure di mantenimento, cure per episodi di peggioramento dello scompenso cardiaco, procedure sostitutive (trapianto, cuore artificiale). Tra queste, le ospedalizzazioni sono la causa di spesa più importante comprendendo fino al 6070% della spesa totale della patologia. Nello scompenso cardiaco in fase avanzata i vantaggi sia di tipo clinico sia di tipo economico, ottenuti da una terapia ottimizzata (ACE-inibitori, BETA- bloccanti e diuretici) si riflettono in un miglioramento dell’andamento della patologia e di una riduzione conseguente delle ospedalizzazioni. 17