LO STORYTELLING 1 INDICE INTRODUZIONE ............................................................................................................................... 3 COSA È LO STORYTELLING............................................................................................................. 3 IL POTERE DELLE STORIE ................................................................................................................ 3 EMOZIONI ......................................................................................................................................... 5 TRAMA................................................................................................................................................ 6 LA STRUTTURA ................................................................................................................................. 7 LA VOCE ............................................................................................................................................. 9 CONCLUSIONI ................................................................................................................................ 12 2 INTRODUZIONE "Ogni grande amore inizia con una storia" Ci siamo mai chiesti per quale motivo, in quanto esseri umani, non sogniamo in modo razionale? Perché i nostri sogni non sono semplici rappresentazioni di fatti ma andiamo oltre, proviamo qualcosa? Oppure il motivo per il quale l’industria cinematografica o dei videogiochi sono così grandi? Immaginiamo in un solo giorno quanti giornali, film, serie tv, favole e gossip sono stati letti, visti e raccontati. Le storie non sono soltanto la forma d’arte più prolifica al mondo ma addirittura concorrono con tutte le attività che svolgiamo durante il giorno: lavoro, svago, cibo, esercizi fisici, etc. Raccontiamo e ascoltiamo storie anche al di fuori delle nostre ore di veglia, lo facciamo anche mentre dormiamo (!). Gesù, considerato come il più potente comunicatore di sempre, usava delle parabole1. Raccontava semplici storie su argomenti nei quali le persone si ritrovavano, anche se a volte non ne comprendevano il senso profondo. Tuttavia, a più di 2000 anni di distanza i suoi messaggi ancora risuonano come se fossero stati creati ieri. Per quale motivo? Nelle prossime pagine cercheremo di spiegare cosa si cela dietro a tutti questi interrogativi, sottolineando l’importanza fondamentale di saper creare un messaggio e saperlo trasmettere. La chiave di tutto ciò ha un nome e si chiama "storytelling". COSA È LO STORYTELLING Lo storytelling, in senso lato, è il trasmettere eventi di qualsiasi genere in forma scritta, audio, visiva e/o figurativa spesso interpretandoli o migliorandoli. Storie o narrative sono state condivise in ogni cultura come forma di intrattenimento, educazione, preservazione culturale ed instaurazione di valori morali. Lo storytelling, in senso stretto e più attuale, viene definito invece come l’arte interattiva di utilizzare parole e azioni allo scopo di rivelare gli elementi e le immagini di una storia, suscitando l’immaginazione dell’ascoltatore. IL POTERE DELLE STORIE La nostra mente è predisposta alle storie. Perché ci piacciono così tanto le storie? Perché ce le ricordiamo meglio dei numeri? È quello che ha cercato di dimostrare Jennifer Aaker una ricercatrice dell’Università di Stanford che incuriosita dagli effetti dello storytelling sulla mente umana ha deciso di prendere ognuno dei suoi In origine, comparazione esemplificativa, svolta (a differenza dell'allegoria) su motivi di affinità oltre che di analogia; per antonomasia, presso gli scrittori cristiani, narrazione di un fatto verosimile, atto ad adombrare una verità o a illustrare un insegnamento morale o religioso, caratteristica della predicazione di Gesù. 1 3 studenti e far ascoltare loro una presentazione di 60 secondi su diversi prodotti. In particolare, per uno dei prodotti, ha deciso di focalizzare la presentazione non tanto sulle specifiche ma su una storia. Alla fine tutti i suoi studenti hanno dovuto riempire una scheda in cui elencavano tutto quello che potevano ricordare su ogni prodotto. Il risultato? Sorprendente. Soltanto il 5% degli studenti si ricordava delle statistiche dei prodotti presentati, mentre il 63% era riuscito a ricordare la storia raccontata. Infatti, una storia raccontata è 22 volte più facile da ricordare rispetto agli stessi fatti raccontati da soli. Vi è mai capitato di ascoltare una lezione piena di fatti e numeri e non ricordarne una gran quantità? Questo perché in queste situazioni solo due parti del nostro cervello sono attivate. Sono quelle che sono perlopiù responsabili di processare il linguaggio - queste funzioni ci permettono di dare un senso alle parole che ascoltiamo. Tuttavia, quando ci raccontano una storia tutto il nostro cervello si sveglia. Oltre alle parti responsabili per processare il linguaggio, anche tutte le sezioni legate alle emozioni si attivano e viviamo gli eventi della storia quasi come se fossimo noi in prima persona. Straordinario (!). Ecco perché quando per esempio le aziende fanno pubblicità costruiscono storie invece di snocciolare semplici numeri. E questo vale per tutti i tipi di interazione. Siamo programmati per ricordare storie. Lo storytelling è il modo più potente per comunicare Quando pensiamo a campagne pubblicitarie come quelle della Nike o della Apple ci accorgiamo spesso che non è il prodotto ad essere al centro dell’attenzione, ma ci si concentra piuttosto sul concetto che vuole trasmettere il brand2. Il consumatore non compra un prodotto, ma la storia che questo prodotto racconta. Il marketing tradizionale ormai non basta più. Fatti, numeri o scritte in grassetto annoiano il consumatore. Tuttavia le storie, quelle non bastano mai. Siamo programmati per vivere le storie come un regalo. Oggi, le pubblicità che hanno successo sono quelle che ispirano il pubblico. Le storie ci aiutano a capire chi siamo e non solo, ci prendono per mano e ci fanno interagire con il brand, ci danno la possibilità di viaggiare in compagnia. Questo ci dà un indizio, non c’è bisogno di budget multimilionari per veicolare un messaggio che funzioni. Virtualmente chiunque è in grado di creare un video memorabile per il proprio target. Il trucco sta nel concentrarsi meno sulle caratteristiche del prodotto per concentrarsi di più sulle emozioni che suscitiamo nelle persone, creare il "perché" del nostro brand, condividere storie di persone che il nostro brand ha aiutato a cambiare e così via. Esplorare il lato più emozionale diventa quindi fondamentale. Le aziende usano le storie per motivare i loro dipendenti, per spiegare chi sono, catturare e trasferire il sapere, costruire comunità e coinvolgere clienti. Stanno scoprendo che avere una forte storia aiuta il business a formare una solida identità. Ovviamente lo storytelling non per forza viene spontaneo a chiunque. Questo è il motivo per il quale in questo modulo impareremo a costruire storie per creare scenari convincenti che ci permettano di raggiungere i nostri obiettivi. È giunta l’ora di trovare la nostra storia. Il brand rappresenta il simbolo distintivo, "la faccia" di un'azienda (logo, nome, etc.). Viene però spesso utilizzato come sinonimo di azienda. 2 4 EMOZIONI Come dare un cuore alle nostre storie Qual è il motivo per il quale alcune storie permettono di connetterci con il nostro pubblico, mentre altre vengono dimenticate in un attimo? Cosa fa sentire le persone coinvolte e disponibili ad ascoltare il messaggio e in ultima istanza procedere secondo quello che viene loro indicato? Che la nostra storia sia scritta, registrata o presentata su un palco, le regole che seguono le conferiranno un impatto emozionale che il nostro pubblico non potrà dimenticare. 1. Non complichiamo le cose La maggior parte delle storie seguono un disposizione basilare, con un numero limitato di personaggi da scegliere: L’eroe: il protagonista deve essere amichevole e immedesimabile Il cattivo: combatte contro l’eroe Il mittente: colui che indica all’eroe la sua meta L’aiutante (magico): aiuta l’eroe nella sua battaglia La principessa (o premio): l’eroe la meriterebbe già dall’inizio della storia, ma è incapace di sposarla a causa di un male ingiusto. Il viaggio dell’eroe spesso volge al termine quando sposa la principessa Il donatore: prepara l’eroe o aiuta l’eroe con un oggetto magico Il falso eroe: si prende il merito delle azioni dell’eroe o prova a sposare la principessa 2. Creare e soddisfare un desiderio Per convincere il pubblico del proprio prodotto o idea bisogna dimostrare che questo soddisfi un'esigenza o un desiderio. Nella maggior parte delle storie tutto va bene fino al momento in cui qualcosa di brutto succede e l'eroe dovrà combattere per rimettere le cose di nuovo in ordine. 3. Rendiamolo memorabile Le storie che raccontiamo possono apparire tutte simili, per questo motivo bisogna definire ciò che ci rende speciali. Fatti e numeri sembrano essere il modo più ovvio per mettere in evidenza il successo o trasferire informazioni, tuttavia le storie sono il formato perfetto per prolungare ed intensificare quello che vogliamo trasmettere. Bisogna trovare il “something else” (Forbes). 4. Cerchiamo di essere interattivi Immaginiamo di raccontare una storia ad una sola persona, una persona cara ad esempio. Scriviamo come se stessimo parlandole direttamente. Le conversazioni sono bidirezionali, cerchiamo di fare domande o suscitare riflessioni interne, anche se siamo noi stessi a rispondere. Il linguaggio deve essere sempre positivo, ma soprattutto deve essere comprensibile per il nostro pubblico. 5 5. Rispettiamo il nostro pubblico C'è un'enorme differenza tra il raccontare una storia e cercare di vendere un prodotto. Se la storia ad esempio parla di come aiutare i propri clienti a superare una problematica con un prodotto, bisogna mostrare chiaramente il come. Questo non vuol dire parlare soltanto di quanto siamo forti, si tratta di far capire al pubblico quanto può essere felice utilizzandolo. Un esempio di quello di cui abbiamo parlato è lo spot della Lyso Form del 2014 in cui si vede un bambino (in questo caso sarebbe la principessa da salvare) attaccato dai batteri (il cattivo) e dove la mamma (l'eroe) lo salva grazie al prodotto (l'aiutante magico) e quindi riescono a scampare la minaccia. Ora, è interessante notare come attraverso un semplice spot il brand cerchi di far leva sulle emozioni di chi lo vede. Infatti questo spot mira a conquistare le mamme per le quali, il bene più prezioso è la salute del proprio figlio e farebbero di tutto pur di proteggerlo dalle minacce, di qualsiasi genere esse siano. In questo caso, addirittura è il bambino che incita la madre a combattere i batteri con il prodotto in questione chiamandola "super mamma" e quindi facendo leva sul suo più grande desiderio (istintivo e razionale) ovvero essere un eroe per il proprio figlio e soprattutto essere riconosciuta come tale. Adesso la domanda è: come fare a decidere che tipo di storia raccontare? C'è un modo semplice per risolvere la questione. Ritrovare delle trame universali che ci permettano di raccontare le nostre storie in modo molto più semplice. Nella prossima sezione impareremo come trovare quella giusta e creare il nostro messaggio per il pubblico. TRAMA Di seguito illustreremo le 7 trame base di Christopher Booker, il quale ha cercato di raccogliere tutte le possibili trame dei racconti in 7 categorie distinte. Non si tratta di una lista a prova di errore, ma difficilmente un libro, film o un'opera teatrale cadranno al di fuori di questa lista. 1. Sconfiggere il mostro Cosa hanno in comune Avatar e Star Wars: una nuova speranza? In entrambe queste storie il protagonista combatte per distruggere il cattivo o la forza del male che sta minacciando la sua casa. Spesso l'eroe si troverà in situazioni in cui per lui sembra che tutto sia finito, ma il suo coraggio e le sue risorse lo aiuteranno a sconfiggere il mostro. 2. Dalle stalle alle stelle L'eroe dalle umili origini riesce a conquistare quello che tanto desiderava - soldi, potere, un partner per poi perdere tutto e dover combattere per riconquistare la propria felicità. Il protagonista in genere non si rende conto di aver già raggiunto la propria felicità e non accontentandosi finisce col precipitare, per poi, in ultima battuta, riconquistare quello che aveva perso accompagnato dalla propria crescita personale. Alcuni esempi: Cenerentola e The Wolf of Wall Street. 3. Viaggio e ritorno Il protagonista viaggia verso luoghi sconosciuti, incontrando nuovi personaggi e superando una serie di prove, cercando di ritrovare la strada di casa. Le sue nuove amicizie e la saggezza acquisita gli permetteranno di ritrovare sé stesso e la via di ritorno. Questa trama è tipica dei racconti per bambini poiché spesso parla di un eroe alla scoperta di una terra magica. Alcuni esempi sono Alice nel paese delle meraviglie e il Mago di Oz. 6 4. La ricerca L'eroe parte alla ricerca di un premio specifico, superando una serie di ostacoli, sfide e tentazioni. Ha dei difetti che nel passato lo hanno limitato e che dovrà migliorare per raggiungere la sua meta. Generalmente è circondato da compagni di viaggio con abilità complementari che lo aiuteranno durante il cammino. Alcuni esempi: Indiana Jones: I predatori dell'arca perduta o Il signore degli anelli. 5. La commedia Una commedia è una storia leggera che si struttura intorno a situazioni confusionarie (spesso riguardanti equivoci o qui pro quo) che portano a conflitti e situazioni bizzarre prima di concludersi in un lieto fine e celebrazioni. A volte la commedia si concentra su due protagonisti che sono destinati a stare insieme ma che a causa di forze esterne rimangono separati. Alla fine della confusione centrale entrambi ritrovano sé stessi e riescono a vivere felici e contenti. Alcuni esempi: Scemo & + scemo e La dura verità. 6. Tragedie In questa trama, il protagonista è di natura buono anche se intimorito e frustrato. Deve resistere alle tentazioni ed è obbligato a infrangere le regole della società, innescando una serie di eventi che lo porteranno alla rovina o alla morte. A volte accade che il personaggio rimpianga i suoi errori verso la fine della storia, ma spesso è troppo tardi e muore o è comunque rovinato. Alcuni esempi: Scarface e Sweeney Todd . 7. Rinascita Il protagonista è malvagio o sgradevole ma gli vengono rivelati gli errori del suo modo di fare e durante la storia dovrà essere in grado di redimersi. Generalmente ha bisogno di qualcuno che lo aiuti a diventare migliore, in genere si tratta di un bambino o la persona che il protagonista ama, che avrà il ruolo di mostrare al protagonista come la sua visione del mondo è distorta e ridargli la speranza. Alcuni esempi: La Bella e la bestia e Cattivissimo me. Come anticipato all'inizio della sezione, probabilmente troverete dei racconti che combinano più di una di queste trame, tuttavia abbiamo ora degli ottimi punti di partenza per strutturare i nostri racconti e amplificare quindi al massimo il nostro messaggio. La trama rappresenta solo l'inizio del nostro viaggio, nella prossima sezione impareremo il come raccontarla. LA STRUTTURA Siamo "programmati" per ricordarci le storie. Il nostro obiettivo sarà quindi quello di creare un contenuto che catturi i cuori e le menti del nostro pubblico grazie all'ausilio di una delle seguenti tecniche di storytelling. Iniziamo con una storia, il resto farà storia. 1. Il Mito Il Mito è una struttura di storia che viene ritrovata in parecchie legende, racconti folkloristici e religiosi nel mondo. Nel Mito, l'eroe è chiamato ad abbandonare la propria casa per iniziare un tortuoso percorso. Si migra da un posto che conosce ad un luogo sconosciuto e minaccioso. Dopo aver superato diverse prove, tornerà a casa con un premio o una rinnovata saggezza - qualcosa che 7 aiuterà la sua comunità. Molte storie moderne ricalcano questa struttura, dal Re leone a Star wars. Usare il Mito per dare forma ad una presentazione per esempio può aiutare a spiegare cosa ci ha portato ad avere questi argomenti da condividere. 2. La montagna La struttura della montagna è un modo per mappare la tensione e il dramma all'interno di una storia. È per molti versi simile al Mito poiché ci aiuta a strutturare gli eventi che accadono nel nostro racconto. Tuttavia è diverso perché in questo caso non c'è per forza un lieto fine. La prima parte della storia serve a trasmettere il contesto nel quale si svolge, ed è seguita da una serie di piccole sfide e azioni crescenti che porteranno ad una conclusione culminante. È simile alle serie TV, ogni episodio è fine a sé stesso, ma contribuisce a costruire il gran finale di fine stagione. 3. Cerchi concentrici Si tratta di una tecnica di storytelling dove si trovano tre o più narrative le une all'interno delle altre. Si posiziona la storia più importante ovvero il messaggio centrale, al centro mentre si usano le storie intorno per elaborare e spiegare il principio centrale. La prima storia che iniziamo sarà l'ultima a finire, la seconda sarà la seconda a finire e così via. Per illustrare meglio il concetto, immaginiamo un amico che ci racconta di una persona significativa nella sua vita, qualcuno che gli ha insegnato una lezione importante. Il primo cerchio è costituito dalla storia del vostro amico, il secondo dalla persona significativa. Al centro invece troviamo la lezione importante. 4. Linee di contrasto Le linee di contrasto sono un modo per mappare la struttura delle presentazioni. La designer grafica Nancy Duarte ha utilizzato le linee di contrasto per analizzare i discorsi più famosi graficamente. Ha scoperto che i migliori discorsi hanno successo perché contrastano il nostro mondo ordinario con uno ideale. Mettono a paragone il "cos'è" con il "cosa potrebbe essere". Facendo in questo modo, il narratore richiama l'attenzione sui problemi che viviamo all'interno della società, delle nostre vite personali, del nostro lavoro (o studio). Il narratore procede quindi nella creazione del desiderio di cambiamento del suo pubblico. Si tratta di una tecnica altamente emozionale che porterà la platea ad ascoltare e a dare supporto. 5. In media res3 (nel mezzo delle cose) Si usa il termine in media res quando si inizia la propria narrazione all'apice dell'azione, prima di ripartire dal principio per spiegare come si è arrivati fino a quel punto. Catapultando il pubblico nel pieno del racconto si sentirà coinvolto fin dal primo istante per scoprire come si è arrivati fin lì. Bisogna fare attenzione però a non rivelare troppo dell'azione fin dall'inizio. Bisogna cercare di nascondere qualcosa di bizzarro o inaspettato, qualcosa che richieda più spiegazioni. Dare al pubblico quel tanto che basta per restare concentrati man mano che si torna indietro a rivelare i dettagli della storia. 6. Idee convergenti Si tratta di una struttura che mostra al pubblico come diversi modi di pensare convergano a formare un unico prodotto o idea. Può essere utilizzato per spiegare la nascita di un movimento o spiegare L'espressione si riferisce allo stile epico di Omero, la cui arte narrativa fa cominciare il racconto da avvenimenti già in corso, a differenza di altri poeti che iniziano ab ovo. 3 8 come una singola idea rappresenti l'unione di pensiero di diverse grandi menti che hanno lavorato insieme per un comune obiettivo. Le idee convergenti sono diverse rispetto ai cerchi concentrici poiché tutte le storie hanno uguale importanza e concorrono insieme a formare l'idea centrale della storia. Per esempio i fondatori di Google, Larry Page e Sergey Brin, benché molto diversi tra loro sono riusciti insieme a creare qualcosa di unico. Insieme. 7. Falsa partenza Una storia si dice con falsa partenza quando si inizia con il raccontare qualcosa all'apparenza prevedibile quando all'improvviso c'è una rottura e si ricomincia daccapo. Si trascina il pubblico in un falso senso di sicurezza per sconvolgerlo all'improvviso cambiando le carte in tavola. Questo format è perfetto quando si desidera parlare di un fallimento in qualcosa che obbliga a tornare all'inizio e ricominciare con una diversa valutazione delle cose. Oppure del modo innovativo in cui si è risolto un problema. Il pubblico rimarrà colpito da questo cambio di direzione, rivolgendo più attenzione al messaggio proposto. 8. La struttura a Petalo Questo tipo di struttura permette di organizzare diversi oratori e storie intorno ad un tema centrale. È molto utile se si hanno diverse storie interconnesse che si desidera raccontare o si vogliono collegare ad un unico messaggio. Si raccontano così storie una per una prima di tornare al centro. I petali possono anche sovrapporsi quando una storia ne introduce un'altra, ma ognuna deve essere una narrazione completa anche se presa da sola. Così facendo si possono raccogliere diverse testimonianze intorno ad una teoria centrale. Facendo capire questo al pubblico si riuscirà a trasmettere il vero valore del messaggio. Ovviamente ci sono anche altri tipi di struttura che possono essere utilizzati, però questi esempi possono servire come valida base da cui partire per poter appunto strutturare la propria storia. Nella prossima parte, parleremo della "Voce" che racconta la storia. Questo fattore ha una grande influenza su come il messaggio viene percepito dal pubblico. Troviamo la voce giusta e le storie si racconteranno da sole. LA VOCE Cosa si intende di preciso quando si tratta di voce? Iniziamo con il chiederci come mai così tanti film hanno sempre gli stessi personaggi. L'eroe dal passato burrascoso, il ragazzo sfortunato in amore, il poliziotto alcolizzato e così via. Tutti questi personaggi rappresentano la voce dei nostri racconti e riappaiono spesso in libri e film di diversi generi ma soprattutto nel modo in cui categorizziamo le persone nella vita reale. Il motivo ce lo spiega lo psicologo Carl Jung che ha sempre sostenuto che alcuni di questi personaggi vengono percepiti istintivamente familiari perché hanno qualcosa che stimola il nostro istinto primario e fanno parte di "un'incoscienza collettiva" che tutti condividiamo. Questi personaggi si chiamano archetipi di Jung4. Se riusciamo a capire quali archetipi fanno al caso nostro, riusciremo a lavorare sulle storie e sulla voce perfetta per completare il nostro racconto e conseguentemente fare leva sull'incoscienza collettiva del nostro pubblico. Di seguito proporremo alcuni esempi legati a diversi brand che ci faranno capire nel dettaglio come possono essere utilizzati. Si tratta di una rappresentazione mentale primaria, che fa parte dell'inconscio collettivo e si manifesta in simboli presenti in tutte le culture e in ogni epoca storica. L'archetipo è il prodotto delle esperienze primordiali dell'umanità relative agli aspetti fondamentali della vita. 4 9 1. L'innocente Sente il bisogno di essere libero e felice, il suo più grande timore è di fare qualcosa di sbagliato ed essere punito per quello. Per esempio Wall-E e Audrey Hepburn. Il pubblico innocente preferisce che ci si rivolga a lui in modo semplice, diretto e onesto. Questo si presta in particolare per brand "ottimisti" e positivi come McDonald's. 2. L'eroe La priorità dell'eroe è quella di provare quanto vale, la sua più grande paura è la debolezza e il fallimento. Per esempio Erin Brokovich e Michael Jordan. I brand che puntano sull'eroe si rappresentano come superiori ai propri competitor. La cosa peggiore che può accadere è che un competitor sia valutato superiore o abbia valore maggiore. Un brand che si presta bene a questo archetipo è la Duracell. 3. La persona nella media Il suo desiderio è quello di appartenere, sentirsi parte di qualcosa. La sua più grande paura è quella di essere lasciato solo o al di fuori della massa. Pensiamo a personaggi come Bilbo Baggins o Homer Simpson. Questo archetipo preferisce la qualità e l'affidabilità del brand. Preferiscono la famiglia all'estraneo e quindi investirà emozionalmente nel brand nel quale crede. Le aziende che puntano a questo archetipo sono fiere del loro approccio terra-terra. La loro immagine è onesta e affidabile. La cosa peggiore che possa accedere è quella di sembrare elitari o avari. Ad esempio la pubblicità del pandoro Bauli. 4. L'allevatore Questo archetipo è guidato dal bisogno di proteggere gli altri, la sua più grande paura è quella di essere egoista e di non avere gratitudine per suoi sacrifici. Personaggi come Gandhi danno un'idea. Questo archetipo vuole che i suoi sforzi siano riconosciuti. Pubblicità aggressive non funzionano su questo genere, mentre quelle emozionali hanno un forte impatto. I brand che puntano a questo archetipo esprimono spesso concetti come protezione e sicurezza. La pubblicità di P&G sulle mamme con slogan "Il lavoro più impegnativo del mondo, è anche il migliore del mondo. Grazie di cuore, mamma" per le Olimpiadi è un esempio. 5. Il creatore Il creatore è guidato dal desiderio di produrre qualcosa di eccezionale, è terrorizzato dalla mediocrità. Pensiamo al Doc Brown di Ritorno al futuro. Il consumatore creatore evita la pubblicità in generale ma tende ad apprezzare quelle che vanno oltre i confini, sono innovative. Sono difficili da conquistare ma una volta accaparrati possono diventare una clientela devota. I brand che si rivolgono a tale archetipo si posizionano come chiave per sbloccare la creatività. La cosa peggiore che possono fare è quelle di essere percepiti come non autentici o dozzinali. Apple è un chiaro esempio di brand che fa leva su questo genere di archetipo. In contrasto con Microsoft, che invece dà spazio a fatti concreti e ordine. Apple invece promuove i suoi prodotti come l'ultima frontiera creativa. 6. L'esploratore L'esploratore ha bisogno di avventura e vuole scoprire il mondo per conto suo. Ha paura della conformità e del vuoto interiore. Un esempio è Indiana Jones. L'esploratore segue i brand che promuovono libertà e scoperta di sé stessi, in particolare quelli che invitano il cliente a imbarcarsi in un'avventura con loro. Non sono interessati a pubblicità domestiche. I brand esploratori promuovono loro stessi come mezzo per aiutare gli altri a sperimentare il nuovo e l'ignoto. La cosa 10 peggiore sarebbe quella di apparire come troppo rigidi o "aziendali". La North Face è un classico esempio di esploratore. 7. Il ribelle Il ribelle necessita di rivoluzioni o vendetta, la sua più grande paura è l'impotenza. Un classico è James Dean. I consumatori ribelli apprezzano le cose non convenzionali e rigettano lo status quo. Preferiscono contenuti shock e unici in cui non c'è la vendita esplicita del prodotto. I brand che puntano su questo archetipo si posizionano come alternativa alle tendenze generali e si sforzano ad emergere. Quando hanno successo diventano cult. La peggior cosa che possano fare è quella di diventare troppo famosi o banali. Un esempio è l'Harley Davidson. 8. L'amante Prova piacere nelle relazioni, nel lavoro e nel suo ambiente. Ha paura di non essere desiderato e amato. Marylin Monroe e Kim Kardashian sono due esempi. I consumatori di questo archetipo avvalorano l'estetica dei beni e servizi. Sono fortemente attratti da brand premium che li faranno sentire più attraenti rispetto agli altri. I brand amanti promuovono loro stessi come glamour, con enfasi sul piacere sensuale. Le pubblicità si concentrano spesso su come il prodotto faccia sentire il consumatore. I brand amanti non possono farsi percepire come economici e troppo strutturati, pena la perdita della loro misticità e quindi del cliente. Victoria's Secret è un esempio. 9. Il mago Il mago vuole capire l'universo e il suo posto al suo interno, ma teme le conseguenze della sua esplorazione. Steve Jobs rappresenta bene questa tipologia. I consumatori mago devono percepire che possono acquisire saggezza o influenzare persone grazie all'utilizzo dei prodotti. Le pubblicità devono essere il più possibile creative e ispiratrici per catturare il pubblico. I brand maghi si vendono come il modo per trasformare il sapere e l'esperienza. Si focalizzano sull'individuo e non sul gruppo e attirano il consumatore dicendogli di fidarsi dei propri istinti (e acquistare il prodotto). La cosa peggiore che un brand di questo genere possa fare è di essere visto troppo strutturato e rigido. Per esempio BMW. 10. Il governante Il governante è guidato dalla sua sete di potere e controllo. Il suo più gran timore è quello di essere rovesciato e il caos. Margaret Thatcher e Jay-Z ne sono un esempio. Il consumatore governante è naturalmente dominante e non apprezza essere dipendente o sentirsi preso in giro dalle pubblicità. Darà valore al brand che rinforzerà la sua sensazione di potere e stabilità. Il brand governante ha voce autoritaria, spesso diffondendo l'idea che sono leader nel loro campo. La loro immagine è solida, pulita e "mascolina". È sbagliato per questi brand farsi percepire come deboli o essere sconfitti pubblicamente da un competitor. Un esempio è quello dell'American Express. 11. Il giullare Vuole vivere nel momento e godersi la vita, la sua più grande paura è la noia. Jim Carrey rappresenta un buon esempio. I clienti giullari ritengono la pubblicità noiosa, ma amano tutto quello che è inusuale o ludico, in particolare quelle che illuminano le cose serie della vita. Il brand giullare dal suo canto deve dare l'impressione di vivere nel momento, usare immagini provocanti e spesso stuzzicare il suo pubblico in modo giocoso. I brand che hanno come target i giovani sono spesso giullari. La cosa peggiore per un brand del genere è quello di essere coinvolto in una causa legale o essere percepito come rigoroso. Un esempio, può essere quello delle M&M's. 11 12. Il saggio Il saggio è alla ricerca della verità e vuole trovare la saggezza in ogni situazione. La più grande paura è quella di essere fuorviato ed essere ignorante. Il maestro Yoda è un esempio. Il consumatore saggio crede che il sapere proviene dalla crescita, cerca costantemente nuove fonti di informazione. Preferisce pubblicità che lo sfidano a pensare in modo laterale. I brand saggi promettono insegnamenti e perciò fanno spesso uso di un vocabolario più ricercato e immagini simboliche. Sentono che il loro pubblico è in grado di carpire le loro idee ed apprezzare battute intellettuali. L'errore che devono assolutamente evitare è quello di diventare prevedibili e banali. Il National Geographic è un esempio. Esistono molti brand che sono una combinazione di tutti questi archetipi, tuttavia questa parte serve a trasmettere un inquadramento per strutturare al meglio la propria voce in base a chi si vuole raggiungere con il proprio messaggio. Questo permetterà di coinvolgere il proprio pubblico in un nuovo modo, più ragionato e sicuramente più efficace. "Prima si riesce a capire l'identità di un brand, ovvero il personaggio che meglio può rappresentarlo, prima sarà possibile iniziare ad impersonarlo e lasciare il segno nelle menti del proprio pubblico." Sunny Bonnell. CONCLUSIONI Una volta individuate trama, struttura e voce della nostra storia abbiamo in mano gli elementi principali per partire. Il resto, come per esempio eroi, cattivi e conflitti dipendono dalla propria creatività ma anche dall'empatia, la comprensione che si ha nei confronti del proprio pubblico, poiché per quello non esiste nessuna chiave di volta. Ricordiamoci di tenere sempre gli occhi aperti e ascoltare le storie degli altri, criticarle ma anche apprezzarne la bontà, perché bisogna rispettare chi ha il coraggio di esprimersi e mettere a nudo le proprie intuizioni. Per chiudere, andremo ad esplorare come un brand diventa storia. Partiamo dal principio: qual è la storia della Coca-cola? Non ha importanza nel senso stretto del termine. Questo perché è un brand che è andato oltre tale accezione. Avete visto la campagna di marketing in cui Coca-cola ha stampato sulle lattine e bottiglie nomi di persone? Si chiama "share a Coke" letteralmente condividi una Coca-Cola in cui il brand è il catalizzatore di storie che nascono tra persone. Questa campagna mi ha fatto capire molte cose. L'altro giorno mi trovavo in ufficio e per qualche motivo al ritorno dalla pausa pranzo una collega ha portato con sé una lattina di Coca-Cola con scritto "Alessandro" per portarla al nostro collega Alessandro appunto, che è stato a sua volta più che contento di riceverla. Prima di questa campagna nessuno dei due avrebbe neanche lontanamente pensato di portare con sé questa lattina, l'avrebbero buttata e sarebbe passata nel dimenticatoio. Invece, quello che sarebbe potuto essere un oggetto da riciclare è diventato un mezzo che due persone hanno utilizzato per consolidare la loro relazione, anche se in modo quasi impercettibile. E questa storia della mia collega che ha portato una lattina ad Alessandro è una storia che ricorderemo tutti e tre. Magari la ricorderai anche tu. Il futuro dello storytelling non è quello di raccontare qualcosa, il futuro si trova nello storymaking, dove un brand facilita e entra nelle storie che le persone creano e condividono tra loro. 12