Critica di Mimmo Giuffré Capire l’informale di Capodaglio é come apprezzare la musica jazz, due forme d’arte oggi all’avanguardia. Prof. Mimmo Giuffre’ Milano (Italia) Critica di Adriano Morandi Le anime bianche Sulle sue tele antonio Capodaglio riporta messaggi di grande speranza, di ricongiungimento, di intima gioia. Dalla staticità iniziale (splendido, di questo periodo, il dipinto New York), é passato alla creazione di figure che occupano lo spazio e vi creano movimento. La leggerezza é, nelle creazioni dell'artista, elemento essenziale così come le anime: lingue di luce, tracce di colore, leggere e vaganti. Così la sua pittura senza fratture si offre allo sguardo della gente con umiltà, quasi in punta di piedi. l'artista mostra i problemi di oggi, riflessi, ma non spenti, offre la speranza ferma, limpida e chiara. I suoi grandi quadri affascinano come il " Sole " (un rombo di 130x130 cm), punto di partenza della vita, con colori forti e vivaci e masse di materia in movimento attorno al disco centrale che da luce e vita ad ogni cosa. Le sue figure umane che penetrano nello spazio infinito con irresistibile forza, i suoi lavori di grande valore contenutistico, possono essere visti, conosciuti, compresi ed ammirati da tutti. Prof. Adriano Morandi Camignolo (Svizzera) Critica di Dalmazio Ambrosioni La pittura vertiginosa di Antonio Capodaglio Un carattere progressivo percorre l'opera di Antonio Capodaglio. Non tanto negli strumenti dell'operare (materia, colori, tecnica) quanto nel rapporto con il tempo, che nell'infinito scorrere lascia dietro di sè come una lunga scia interiore, una sorta di pacata irrequietezza, di desiderio di indagine e di scoperta. Lo vediamo nel senso di sommovimento, di stravolgimento e di vertigine che gradualmente é andato occupando le tele attraverso sviluppi inattesi. Da un verismo di tipo arcadico (la nostalgia di qualcosa) ad immagini più libere in cui prende campo la memoria fino ad un gesto pittorico sempre più mosso, appunto inquieto, proprio di chi é alla ricerca di qualcosa di ulteriore rispetto al dato di partenza. Dal figurativo all'astratto La pittura di Antonio Capodaglio (pittura antica anche sul piano dei riferimenti fattasi sempre più presente e attuale e smaniosa di guardare al futuro) é volta a cogliere l'inadeguatezza delle cose e delle situazioni riguardo alle domande interiori. Questo suo bisogno di pittura richiama la ricerca di un "altrove" più ampio, posto al dì là dei territori acquisiti lungo il percorso figurativo, che era rivolto alla raffigurazione delle cose. Le opere più recenti, mentre lasciamo il figurativo e il realismo sulle strade progressive dell'astratto, ci dicono che il mondo che ci circonda (gli oggetti, le figure, i paesaggi, le situazioni, le stesse emozioni...) raramente sono come sembrano. Più spesso hanno una natura e una storia diverse da quelle che appaiono. Allora giunge a spingere le immagini pittoriche sino a quel confine dove le cose ancora non sono, ma cominciano ad essere. Dove si sfruttano e si collegano. Dove insediano le loro architetture. Dove entrano a far parte di una storia nuova. E finalmente possono assumere non solo un aspetto ma anche un nuovo linguaggio pittorico. Impronta classica A raccogliere e rilanciare il senso di vertigine della pittura di Antonio Capodaglio interviene l'impronta classica. Le sue prospettive interiori si sviluppano alla stregua di racconti sospesi tra realtà e simbologie. Percorrono sentieri che si snodano lungo il crinale del tempo attraverso arditi passaggi, svolte improvvise e inattese. Evocano memori, ridestano la coscienza di qualcosa di antico, di ancestrale, che diventa operante proprio adesso, nelle strettoie del tempo presente. A ben guardare questi quadri poggiano su un'impronta classica, che conferisce solennità arcaica e denota l'adesione ad una necessità di base ove s'intrecciano molti riferimenti: il tempo, l'evocazione e la memoria, lo spazio, il territorio e le sue architetture. Sempre tra admosfere sospese, in un misto di contemplazione, di pensiero, di gesto pittorico. Questi dipinti sembrano uscire da un affresco antico sul quale, nel tempo, si sono incisi gli effetti di successivi andirivieni, graffiti dai solchi leggeri. Si sono posate e aggrumate polveri a formare materia pittorica, rilievi lungo i quali s'indirizza la gestualità del pittore. La luce come un manto Un elemento che connota fortemente l'opera di Antonio Capodaglio é il colore. Nel declinare delle sfumature, nel succedersi e nell'intrecciarsi dei toni si riverberano lo scorrere del tempo, il velo della natura, l'arditezza delle forme. Sono coloriture vertiginose nel senso che sfumano la consistenza degli elementi fisici ed esaltano la percezione interiore. l'ocra non é più la terra, l'azzurro non é il cielo né il mare, il verde non é l'erba né il giallo la luce del sole, e il rosso, il viola, le tonalità dei grigi... però tutti hanno un'intrinseca capacità di vibrazioni di trasparenze, di riflessi, di velature. La luce alita sulle superfici, anima il movimento. E' una luce robusta, a volte radente. Una luce che incide sulla materia pittorica e permette di distinguere la vera natura delle cose, al dì là delle prime apparenze. Dalmazio Ambrosioni Critico d'arte e giornalista Porza (Svizzera) Critica di Giuseppe Miele Alla ricerca dell'infinito La pittura di Antonio Capodaglio gioca con un certo impressionismo con cui si punta alla rivalutazione dell'animo e ad una certa ricerca dell'infinito. Le opere di Capodaglio vanno analizzate in un contesto che porta verso l'interiore dell'uomo che sconfina nell'infinito, le scoperte di nuove realtà sono affidate a figure evanescenti. L'intensità dei colori da una caratteristica di quasi luminosità che diventa alleata del messaggio che l'artista intende trasmettere. Giuseppe Miele giornalista Cadro (Svizzera) Critica di Claudio Bonomi La scoperta di un pittore di casa nostra È per la Commissione Cultura del comune di Rivera, un piacere nonché un onore avere l'occasione di scoprire la passione della pittura di un nostro concittadino, nella persona di Antonio Capodaglio. Risale a pochi mesi orsono, quando una telefonata del pittore ci comunicava l'intezione di presentare la sua collezione di quadri presso la Casa dei Landfogti. Dopo una visita nel suo atelier, siamo stati attratti in modo positivo dai suoi quadri. Risulta quindi doveroso da parte della Commissione Cultura dare il proprio sostegno a questa iniziativa. Originario di Ponte S. Pietro, provincia di Bergamo, Antonio Capodaglio é giunto in Svizzera nel 1973, all'età di 22 anni. Il suo primo comune fu Airolo, dove appunto in questo periodo, durante il tempo libero, iniziò ad occuparsi di poesia e di disegno d'arte contemporanea. Nel 1974 convolò a nozze con Franca, dove dalla loro unione nacque, nel 1978, il figlio Luca. Nel nostro comune vi giunse alla fine del 1978 dove ebbe a dare avvio alla sua attività in proprio. La famiglia e gli impegni professionali gli presero molto tempo al punto di dover lasciare in disparte quelli che erano i suoi hobby preferiti. L'amore per questi ultimi non gli é comunque mai andato perso e in particolare per la pittura, che da circa 6 anni ha ripreso in modo costante con un'indentità espressiva, frutto esclusivo di una propria vocazione. Nel pensiero di questa sua espressione artistica, nella quale non si può nascondere un certo sentimento religioso, gioca un ruolo fondamentale, un forte senso individuale, la condizione dell'essere umano, uomo o donna che sia. La Commissione cultura é certa che questa esposizione potrà essere motivo di un'ulteriori occasioni di conoscenza e riflessione ai nostri concittadini, permettendo loro di addentrarsi in quello spazio infinito che l'arte figurativa può offrire. Claudio Bonomi Presidente Commissione Cultura Comune di Rivera (Svizzera) Critica di Carlo Stella Emozioni Antonio Capodaglio, Tony per gli amici, originario di Ponte San Pietro (Bergamo), terra e patria che ha dato i natali a personaggi famosi della storia italiana del '900, annovera tra i suoi figli anche questo artista. In giovane età emigra in Svizzera in cerca di nuovi orizzonti come tanti giovani degli anni '70. Con il suo carattere eclettico, pazienza, con molta volontà e spirito di sacrificio, realizza la sua famiglia e il suo lavoro. Nella mente del giovane Capodaglio soggiorna l'amore per l'arte, in particolar modo la pittura e la poesia. Trascorsero gli anni, momenti di vita, i primi capelli grigi ma quel sogno per l'arte rimane. Ne è la prova che rovistando tra i suoi bauli e scaffali ho trovato dipinti di paesaggi autunnali, immensi campi di fiori, marine, barche ormeggiate e i primissimi "omini". Erano e sono le prime realizzazioni di quel sogno. Il dipinto (a mio giudizio personale) è "EGO" che attrae maggiormente il capire l'artista Capodaglio nella sua integrità espressiva. L'uomo, la forza del colore, le braccia al cielo sprigionano emozioni, opportunità a chi legge i dipinti di dare la sua personale interpretazione nonostante il titolo dell'autore (artista). Nei suoi dipinti sentirete il dialogo che l'artista vuole trasmettervi telepaticamente. CARLO STELLA Milano (Italia) Critica di Stefano Magnoli L'evanescenza dell'essere, intravista dalla leggerezza dei passaggi Orbene è una parola importante. Si può mai iniziare un'elogio così? Orbene questo è un elogio dell'arte, per l'arte ed all'arte. Transitare dalla vita è opera che ognuno di noi svolge con fiducia ed amore, quest'amore che ci lascia perplessi della sua forza, della sua caparbietà, del suo modo gentile e carezzevole di ammaliarci e con il tempo che ci plasma, ci rende migliori, ci nutre con gli affetti ed il nostro spirito più intimo ne esce rafforzato. Orbene vivere significa amare, amare significa essere riamati dai nostri cari, amare significa creare, ciò che non c'era, ciò che abbisognava di noi per poter sorgere e vivere. La vita è creazione e lo vediamo da questi dipinti, accesi e soffici, vellutati e intensi, proiettati e filiformi: evanescenti! E' proprio questa la bellezza della loro unicità. Si spiegano d'innanzi a te morbidamente, i loro accesi colori ti ammiccano e ti fanno luccicare gli occhi, non puoi distogliere lo sguardo poichè senti che è creazione, c'è amore che ti nutre, e sorgi come un NUOVO uomo che finalmente ha riscoperto se stesso e la propria forza interiore. Orbene la soffice trasparenza dell'Io che sorge dal fuoco creatore nutre l'artista e gli scorre nelle vene, egli prende il pennello lo intinge nei colori e la sua forza è nella leggerezza dei suoi personaggi che traspaiono nei passaggi delle poche, semplici, efficaci pennellate. Che gioia la vita, eccovela presentata a colori su tela in modo che non ci possa più sfuggire, poichè ora l'abbiamo colta e ci appartiene. Il percorso per arrivare a poche, ma efficaci pennellate è tutto avvenuto all'interno di quest'uomo in cui movimenti paludati nascondono una grandezza d'animo quasi infinita. E' solo il corpo che lo limita in questa esistenza, poichè la sua forza è il saper sostenere se stesso e tutti coloro che lo avvicinano in modo pacato, serio e gioviale, orbene GENTILE. Che sforzo questo percorso, ma cosa ambiamo? Gli esseri eretti che ci osservano dalla loro tela non ci giudicano, ma ci insegnano una via semplice e ponderata per poter continuare a nutrire il nostro spirito: è amore! I suoi dipinti sono come l'artista: diretti, sussurati, intensi e puramente umani. Poichè se ami è tutto più semplice. Orbene se sei curioso, se ti piace scoprire, se le novità non ti fanno paura, se AMI, quest'artista senz'altro ti piacerà. STEFANO MAGNOLI Paradiso (Lugano - TI - Svizzera)