I disagi della civiltà. Freud, Marcuse, Recalcati

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Liceo delle Scienze umane – Linguistico –
Economico-sociale
“G. Galilei”
Gozzano
I disagi della civiltà.
Freud, Marcuse, Recalcati
Prof. Francesco Spina
13 aprile 2016
«Ogni briciola di verità abbiamo dovuto strapparcela a furia di lotta; in
compenso abbiam dovuto sacrificare quasi tutto ciò cui di solito sono
attaccati il cuore, il nostro amore, la nostra fiducia nella vita. Per
questo occorre grandezza d'animo: servire la verità è il più duro dei
servizi. – Che significa essere onesti nelle cose dello spirito?
Significa essere severi contro il proprio cuore, disprezzare i “bei
sentimenti”, farsi un caso di coscienza di ogni sì e di ogni no!».
F. Nietzsche, L'anticristo
IL PERCORSO DELLA LEZIONE
Sigmund Freud: repressione delle pulsioni e sviluppo della
civiltà
Herbert Marcuse: l'utopia di una civiltà non-repressiva
Massimo Recalcati: i nuovi disagi della società ipermoderna
IL PROBLEMA
Il problema che affronteremo è il nesso stringente e
inaggirabile tra la psiche e le pulsioni dell'individuo, da un
lato, e la costruzione della civiltà umana, dall'altro.
Un nesso conflittuale.
FREUD
1. FREUD: LA PRIMA APPARIZIONE DEL PROBLEMA
NELLA SUA OPERA
[Dalla Minuta N, allegata alla lettera del 31 maggio 1897.]
«Definizione del “sacro”
Il “sacro” si basa sul fatto che gli uomini hanno sacrificato, per
il vantaggio di una più vasta comunità, una parte della loro
libertà sessuale e di perversione. L'orrore dell'incesto
(qualcosa di empio) è basato sul fatto che, formando una
comunità sessuale (anche in epoca infantile), i membri di una
famiglia rimarrebbero permanentemente uniti e diverrebbero
incapaci di legarsi a estranei. Quindi l'incesto è antisociale, e la
civiltà consiste in questa progressiva rinuncia. Al contrario: il
“superuomo”»
(S. Freud, Lettere a Wilhelm Fliess, 1887-1904, Bollati
Boringhieri, Torino 1986, p. 284)
2. TOTEM E TABÙ (1912): L'ORIGINE DELLA CIVILTÀ
Facendo riferimento alle opere di altri autori (tra cui Darwin),
Freud sostiene:
L'ipotesi dell'assassinio del padre dispotico, da parte
dell'«orda primordiale»
I figli uniscono le proprie forze per vincere il padre; dopo di
che lo divorano crudo
Legame tra nascita della comunità e senso di colpa
3. IL DISAGIO DELLA CIVILTÀ (1929):
IL FINE DELLA CIVILTÀ
La felicità corrisponde al programma del principio di piacere
La felicità quale scopo della vita dell'individuo
Due significati del termine “felicità”: assenza di dolore e
soddisfacimento dei bisogni
Principio di piacere vs. principio di realtà
Sacrificio del piacere = infelicità
IL PESSIMISMO FREUDIANO
«Se la civiltà impone sacrifici tanto grandi non solo alla
sessualità ma anche all'aggressività dell'uomo, allora
intendiamo meglio perché l'uomo stenti a trovare in essa
la sua felicità. Di fatto l'uomo primordiale stava meglio,
perché ignorava qualsiasi restrizione pulsionale. In
compenso la sua sicurezza di godere a lungo di tale
felicità era molto esigua. L'uomo civile ha barattato una
parte della sua felicità per un po' di sicurezza».
IL PESSIMISMO FREUDIANO
«Quando giustamente protestiamo contro lo stato attuale della nostra
civiltà, accusandolo di appagare troppo poco le nostre esigenze di un
assetto vitale che ci renda felici, di lasciar sussistere molto dolore
che probabilmente potrebbe essere evitato, quando con critica
spietata ci sforziamo di mettere a nudo le radici della sua
imperfezione, sicuramente esercitiamo un nostro giusto diritto e non
ci mostriamo nemici della civiltà. Possiamo aspettarci di ottenere
cambiamenti nella nostra civiltà con l'andare del tempo, tali che
soddisfino meglio i nostri bisogni e sfuggano a questa critica. Ma
forse ci abitueremo anche all'idea che ci sono difficoltà inerenti
all'essenza stessa della civiltà e che esse resisteranno di fronte
a qualsiasi tentativo di riforma».
S. Freud, Il disagio della civiltà (1929), in Opere (Volume 9), Bollati
Boringhieri, Torino 1989, pp. 602-603
IL SENSO DI COLPA E LA SUBLIMAZIONE
Per frenare le pulsioni aggressive verso gli altri, l'uomo le
rivolge contro se stesso
Il Super-io (coscienza morale) è talmente severo che non fa
distinzione tra il male commesso e quello che si aveva solo
intenzione di commettere
Il passaggio dalla natura alla cultura avviene anche
attraverso la sublimazione: deviazione dei desideri verso
mete socialmente apprezzate (arte, cultura, illusione religiosa,
amore del prossimo)
IL SUPER-IO
«Che mezzi usa la civiltà per frenare la spinta aggressiva che le si
oppone, per renderla innocua, magari per abolirla? Di alcuni di questi
metodi già abbiamo fatto la conoscenza, ma non di quello che
sembra essere il più importante. Possiamo studiarlo nella storia dello
sviluppo individuale. Che cosa avviene nell'individuo a rendere
innocuo il suo desiderio di aggressione? Qualcosa di assai curioso,
che non avremmo indovinato e che pure è assai semplice.
L'aggressività viene introiettata, interiorizzata, propriamente
viene rimandata là dove è venuta, ossia è volta contro il proprio
Io. Qui viene assunta da una parte dell'Io, che si contrappone come
Super-io al rimanente, e ora come “coscienza” è pronto a dimostrare
contro l'Io la stessa inesorabile aggressività che l'Io avrebbe
volentieri soddisfatto contro altri individui estranei. Chiamiamo
coscienza della propria colpa la tensione tra il rigido Super-io e l'Io ad
esso soggetto; essa si manifesta come bisogno di punizione».
S. Freud, Il disagio della civiltà, cit., p. 610
MARCUSE
CENNI BIOGRAFICI
Nasce a Berlino nel 1898, da una famiglia ebraica dell'alta
borghesia
Studia alle università di Friburgo e di Berlino, dove viene
influenzato dai pensieri di Heidegger e di Husserl; ma poi i
suoi interessi si orientano verso il marxismo e la filosofia
critica della società
Negli anni '30, entra in contatto con l'«Istituto per la ricerca
sociale» di Francoforte e inizia a collaborare con Max
Horkheimer
All'avvento del nazismo, si trasferisce negli Stati Uniti
insieme ai “francofortesi”, diventando membro dell'«Institute
of Social Research» della Columbia University
CENNI BIOGRAFICI
Insegna anche a Boston (dove nel '65 perde la cattedra per
via delle sue idee radical-marxiste) e a San Diego
Nel '66 torna a insegnare in Europa, a Berlino Ovest
È tra i principali ispiratori teorici dei movimenti studenteschi
del Sessantotto
Muore a Starnberg (Germania) nel 1979
Opere fondamentali:
Eros e civiltà (1955)
L'uomo a una dimensione.
industriale avanzata (1964)
L'ideologia
della
società
1. EREDITÀ FREUDIANA
Uno dei meriti di Marcuse, rispetto alla comprensione del
pensiero di Freud, consiste nell'aver sottolineato la centralità
delle teorie “politiche” di Freud
Dunque, non si tratta di semplici applicazioni dei suoi concetti
psicologici alla sfera della società
LA SOSTANZA POLITICA E SOCIOLOGICA
DELLE NOZIONI PSICOLOGICHE
«Le tradizionali linee di demarcazione tra psicologia da un lato
e filosofia politica e sociale dall'altro, sono state rese antiquate
dalla condizione dell'uomo della nostra epoca […]. Problemi
psicologici diventano dunque problemi politici».
H. Marcuse, Eros e civiltà, Einaudi, Torino 1964, p. 33
2. NOVITÀ E CRITICHE,
RISPETTO A FREUD
Marcuse non analizza la pressione e la repressione sociali
nei confronti della vita dell'individuo, in termini assoluti
Utilizza precise coordinate storico-economiche
Il capitalismo industriale avanzato pone delle questioni
nuove sulle modalità della repressione degli istinti
IL DOMINIO DELLA SOCIETÀ TECNOLOGICA
«Questa repressione, così differente da quella che
caratterizzava gli stadi precedenti, meno sviluppati, della nostra
società, opera oggi non da una posizione di immaturità naturale
e tecnica, ma piuttosto da una posizione di forza. Le capacità
(intellettuali e materiali) della società contemporanea sono
smisuratamente più grandi di quanto siano mai state, e ciò
significa che la portata del dominio della società sull'individuo
è smisuratamente più grande di quanto sia mai stata. La nostra
società si distingue in quanto sa domare le forze sociali
centrifughe a mezzo della Tecnologia piuttosto che a mezzo
del Terrore, sulla duplice base di una efficienza schiacciante e
di un più elevato livello di vita»
H. Marcuse, L'uomo a una dimensione. L'ideologia della
società industriale avanzata, Einaudi, Torino 1967, p. 8
CONFLITTUALITÀ TRA ISTANZE DELLA CIVILTÀ E
PRINCIPIO DI PIACERE
Un punto cruciale su cui Marcuse critica Freud consiste
nell'aver reso eterno (immodificabile e incancellabile)
l'antagonismo tra principio di piacere e principio di realtà
In questo senso, Freud ha confermato (rendendola
indiscutibile) la “modificazione repressiva (sublimazione)”
della felicità da parte della società
Ciononostante, Marcuse riconosce a Freud l'aver affermato
elementi che invalidano questo “stato delle cose”:
«... egli nega l'identità di ragione e repressione, sulla quale è
costruita l'ideologia della cultura» (H. Marcuse, Eros e civiltà,
cit., p. 50).
IL LAVORO ALIENATO
E IL PRINCIPIO DI PRESTAZIONE
La società capitalistica avanzata esercita il suo dominio in
maniera razionale ed efficiente soprattutto attraverso la
necessità del lavoro, cui l'individuo è sottoposto
Durata del lavoro: l'intera esistenza dell'individuo maturo
Quel poco di soddisfazione cui è possibile aspirare deve
passare attraverso il lavoro
Lavoro = attività per procurarsi i mezzi atti a soddisfare
bisogni
Questo sfruttamento è il risultato di una
organizzazione sociale, non è un “fatto naturale”
precisa
LAVORO = ALIENAZIONE
Desessualizzazione socialmente necessaria del corpo
«Sotto la legge del principio di prestazione, corpo e anima
vengono ridotti a strumenti di lavoro alienato» (H.
Marcuse, Eros e civiltà, cit., p. 75).
Il lavoratore è sottoposto a un orario di lavoro più o meno
duro, che prevede del “tempo libero”
Ma l'Es non conosce tempo, è “senza tempo”
LAVORO = ALIENAZIONE
Dal punto di vista “spaziale”, la sessualità è incanalata nella
forma della sessualità riproduttiva (atto sessuale procreativo),
al servizio della società
Ma la sessualità è, per sua natura, originariamente
“perversa-polimorfa”
Le pulsioni vengono unificate in questa forma
E ciò che vi si oppone viene considerato dalla società una
perversione
SOLUZIONI UTOPICHE
A questa situazione storico-economica, Marcuse oppone,
coerentemente con le premesse critiche del suo discorso, una
soluzione che oggi appare utopistica e anacronistica
Marcuse ritiene – CONTRO Freud – che possa esistere una
società non-repressiva
Una società in cui la totale “macchinazione” del lavoro possa
portare a una liberazione dell'uomo dal lavoro
E quindi a slegare il principio di piacere dalla necessità di
compromesso con il principio di realtà (che si concretizza nel
principio di prestazione)
Scena tratta da: La classe operaia va in Paradiso (Elio Petri, 1971)
RECALCATI
AGGIORNAMENTO DEL PROGRAMMA DE
IL DISAGIO DELLA CIVILTÀ
Lo psicoanalista italiano Massimo Recalcati ha tentato
un'attualizzazione della teorizzazione freudiana intorno alla
società e alla morale
Una proposta teorica molto recente, contenuta soprattutto nel
libro:
L'uomo senza inconscio. Figure della nuova
psicoanalitica, Raffaello Cortina, Milano 2010
clinica
Attualità del pensiero freudiano della società
UNA PREMESSA INNOVATIVA
«È un errore considerare il soggetto dell'inconscio come un
dato di natura, o peggio come un'essenza sovrastorica immune
dalle trasformazioni sociali. È un errore anche pensare che la
sua esistenza sia garantita in quanto espressione ontologica
della realtà umana. Di conseguenza è, a mio giudizio, un grave
errore non contemplare la possibilità disastrosa che il soggetto
dell'inconscio possa declinare, eclissarsi, persino estinguersi».
M. Recalcati, L'uomo senza inconscio, cit., p. IX
Storicità assoluta del concetto di inconscio
CHE COS'È L'INCONSCIO FREUDIANO?
1. Un'esperienza di verità
Non una verità universale, non la verità del logos filosofico
Ma una verità intima, soggettiva, singolare
CHE COS'È L'INCONSCIO FREUDIANO?
2. Un'esperienza della differenza
Il soggetto che esperisce la propria verità inconscia fatica a
riconoscervisi: non è un'esperienza di identità a sé
Indebolimento della centralità dell'Io e marchio dell'unicità
assoluta e irriducibile del soggetto
CHE COS'È L'INCONSCIO FREUDIANO?
3. Un'esperienza di desiderio
Apertura del soggetto verso l'Altro
a. l'Altro che ci abita
b. l'Altro come oggetto del desiderio verso cui tendere
LE DUE TENDENZE FONDAMENTALI
DEL NOSTRO TEMPO
La psicopatologia contemporanea non è più caratterizzata
dalle nevrosi, come ai tempi di Freud
Si riconoscono due tendenze fondamentali:
1. Rafforzamento narcisistico dell'Io = Io senza inconscio
2. Esigenza imperiosa di godimento = Es senza inconscio
Inconscio = rimozione
Il soggetto contemporaneo tende a liquidare l’esperienza
freudiana dell’inconscio (inteso come verità, differenza,
desiderio)
L'UOMO IPERMODERNO
Recalcati predilige il termine “ipermodernità” a quello di
“postmodernità”
«... il nostro tempo esalta a tal punto la nozione di individualità,
amplifica a tal punto la riduzione dell'uomo al potere dell'Io,
che finisce per provocarne una vera e propria idolatria cinica.
L'uomo ipermoderno è l'homo felix, l'uomo che ha rinunciato a
ogni versione della trascendenza e si considera davvero
l'unica ragione del mondo».
Borrelli, De Carolis, Napolitano, Recalcati, Nuovi disagi nella
civiltà. Un dialogo a quattro voci, Einaudi, Torino 2013, p. 11
DEFINIZIONE DEI TERMINI
1. L’età moderna (o modernità) ha inizio con l’Illuminismo,
inteso come uscita da uno stato di «minorità», da parte
dell’uomo: è l’età in cui si passa dalla centralità teologica di
Dio a quella morale e psicologica dell’Io
2. Rispetto a questa fase, il postmoderno si pone come
oltrepassamento
dell’orizzonte
della
modernità
(accentuazione della discontinuità: oltre, al di là, dopo il
moderno)
3. L’ipermoderno, invece, non è un superamento del
moderno, un distacco da esso: è un’esasperazione interna
della modernità. La contemporaneità accentua in maniera
spasmodica la centralità dell’uomo, dell’individuo: intensifica
il «programma antropocentrico» della modernità.
L'EVAPORAZIONE DEL PADRE
L'autorità paterna ha smesso di dare regole ed esercitare
una funzione di orientamento della vita del soggetto
Il godimento si distacca dal desiderio: non viene più rimosso
e sottoposto alla minaccia di “castrazione” edipica
Perdita dell'esperienza del limite
Cosa resta del padre? La paternità nell'epoca ipermoderna:
conferenza tenuta da Massimo Recalcati
presso l'auditorium dell'Istituto Magistrale “Bellini” di Novara
(29 febbraio 2012)
IL DISCORSO DEL CAPITALISTA
La nostra è l'epoca dell'iperconsumo del capitalismo
tecnologico
Il capitalismo promette illusoriamente la soddisfazione
illimitata del desiderio
Fornisce al soggetto una quantità infinita di oggetti di
godimento, che però ne rilanciano costantemente
l'insoddisfazione e l'infelicità
TRE PATOLOGIE-PARADIGMA
DEL NOSTRO TEMPO:
1. LA TOSSICOMANIA
La tossicomania, come spinta compulsiva al godimento,
rappresenta quella forma perversa del Super-io sociale
ipermoderno, che impone al soggetto, non più di rinunciare al
godimento, ma, al contrario, il dovere del godimento.
Nuovo imperativo etico: il consumo infinito dell'oggetto di
godimento.
«Il soggetto tossicomane è un prodotto sociale del discorso del
capitalista, ovvero di quel discorso che […] impone come solo
contenuto della soddisfazione il consumo (infelicemente)
infinito dell'oggetto di godimento che la potenza tecnologica
della produzione e del mercato rendono illimitatamente
disponibile».
M. Recalcati, L'uomo senza inconscio, cit., p. 199
2. LA DEPRESSIONE
La depressione non è un'invenzione della ipermodernità: è un
affetto che ha sempre accompagnato l'essere umano, messo a
confronto con la “fragilità ontologica” dell'esistenza.
La “diffusione epidemica” in epoca contemporanea la rende, però, un
“nuovo sintomo”, una patologia dai caratteri inediti.
Oggi, la depressione è «l'altra faccia di una maniacalità altrettanto
diffusa», «sembra […] legata acriticamente a una circolazione
impazzita del godimento» (M. Recalcati, L'uomo senza inconscio,
cit., p. 225).
«Le depressioni contemporanee non si producono più per un venir
meno dell'oggetto d'amore, dunque da un'assenza dell'oggetto, ma
da un eccesso di presenza dell'oggetto di godimento che cala sul
soggetto la sua colla spessa. Sono depressioni da confort, da
routine, depressioni che scaturiscono all'apice maniacale del
divertissement» (Ibid., pp. 225-226).
3. L'ANORESSIA
L'anoressia è una sorta di religione della cura di sé, della cura
igienista per il proprio corpo, è «il culto esaltato del proprio corpo»
che si rovescia nel proprio contrario: la mortificazione del corpo.
«... l'igienismo estremista del regime anoressico è un sintomo del
discorso del padrone contemporaneo che prescrive un falso
paradigma (light) di salute del corpo. […] Il principio di prestazione
del programma sociale della Civiltà ipermoderna esige che il corpo si
robotizzi in nome della salute e del suo ideale normativo, anche se
questa robotizzazione del corpo è tendenzialmente contraria alla
vita» (M. Recalcati, L'uomo senza inconscio, cit., p. 92).
Una religione non mistica (apertura all'Altro, incontro con l'Altro, con
la trascendenza), ma autistica (ripiegamento narcisistico, chiusura
del soggetto in se stesso, rafforzamento a senso unico del proprio Io,
inteso come icona speculare).
PROPOSTA POSITIVA E PROGRAMMATICA
DEL DISCORSO DI RECALCATI
«È questo un terreno privilegiato dove essa [la psicoanalisi]
potrà rilanciare il suo progetto etico: mostrare che la cura
dall'incombenza sempre più cupa della pulsione di morte e
del suo potere devastatore non avviene nelle forme di una
normalizzazione psicologica, come un'ortopedia disciplinare
dell'Io, ma può accadere solo riabilitando l'alleanza del
soggetto col suo desiderio inconscio».
M. Recalcati, L'uomo senza inconscio, cit., p. XVI
Si tratta di: «promuovere la singolarità irriducibile del soggetto
come obiezione a ogni sua assimilazione conformistica».
Secondo l'autore, l'inconscio freudiano come dimensione del
desiderio inconscio ha una “potenza creativa” positiva che
va promossa, contro le tendenze distruttive della
contemporaneità.
BIBLIOGRAFIA
S. Freud:
Lettere
a Wilhelm Fliess, 1887-1904, Bollati Boringhieri,
Torino 1986
Il disagio della civiltà (1929), in Opere (Volume 9), Bollati
Boringhieri, Torino 1989
H. Marcuse:
Eros e civiltà, Einaudi, Torino 1964
L'uomo a una dimensione. L'ideologia della società industriale
avanzata, Einaudi, Torino 1967
BIBLIOGRAFIA
M. Recalcati:
L'uomo senza inconscio. Figure della nuova clinica
psicoanalitica, Raffaello Cortina, Milano 2010
Cosa resta del padre? La paternità nell'epoca ipermoderna,
Raffaello Cortina, Milano 2011
Borrelli, De Carolis, Napolitano, Recalcati:
Nuovi disagi nella civiltà. Un dialogo a quattro voci, Einaudi,
Torino 2013
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