A08 125 Rosario Di Petta La sezione nello spazio architettonico del XX secolo ARACNE Copyright © MMVII ARACNE editrice S.r.l. www.aracneeditrice.it [email protected] via Raffaele Garofalo, 133 a/b 00173 Roma (06) 93781065 ISBN 978–88–548–0979–6 I diritti di traduzione, di memorizzazione elettronica, di riproduzione e di adattamento anche parziale, con qualsiasi mezzo, sono riservati per tutti i Paesi. Non sono assolutamente consentite le fotocopie senza il permesso scritto dell’Editore. I edizione: gennaio 2005 II edizione: gennaio 2007 5 Indice 7 Separare, distinguere, analizzare 23 Iconografia 111 Indice dei nomi 7 Separare, distinguere, analizzare Si entra a livello del suolo dal centro stesso dell’edificio, dove si trova la sala principale. L’elemento modulare, largo m. 7 e alto m. 4,5, permette d’assicurare un’illuminazione impeccabilmente regolare sulle pareti della spirale quadrata. Delle interruzioni lungo le pareti mettono in comunicazione i locali, aprono prospettive, permettono una quantità di sistemazioni diverse… Le Corbusier Si definisce sezione il luogo dei punti comuni ottenuti intersecando un volume con un piano comunque disposto. Tale definizione geometrica, se da un lato chiarisce in modo scientifico le peculiarità di una forma della rappresentazione dello spazio utilizzata fin dall’antichità, d’altro canto non racchiude in maniera esaustiva tutte le forme del significato che essa è in grado di conferire alla configurazione dell’opera architettonica. 8 Vitruvio definisce in maniera molto chiara i modi di rappresentazione dell’architettura: “Le forme della dispositio sono tre: iconografia, ortografia, scenografia. L’iconografia consiste nel tracciato eseguito col compasso e con la riga della pianta. L’ortografia è l’immagine della facciata nelle stesse proporzioni della pianta. La scenografia mostra l’alzato non solo di una faccia dei lati, ma anche delle parti in profondità e questo facendo convergere tutte le linee ad un punto centrale…Con questi tre modi si ottiene una rappresentazione perfetta e compiuta della disposizione di un edificio”. Il concetto di Raumgestaltung (configurazione dello spazio) ha assunto poi una posizione centrale nella riflessione sul significato dell’architettura. Schmarsow ha visto in esso la vera essenza dell’architettura, ed ha così intuito come la struttura dello spazio si costituisca principalmente in rapporto agli scopi dell’uomo. Eseguire delle sezioni in un progetto di architettura significa soprattutto rendere visibile il senso del vuoto (delle cavità che danno forma allo spazio) e del pieno (la struttura e i vari pesi).1 Accanto all’irrinunciabile valore generativo della pianta, la sezione ha assunto una importanza sempre maggiore nell’architettura del ventesimo secolo, costituendo in molti casi proprio lo spunto iniziale dell’intuizione compositiva, fino a diventare la matrice figurativa primaria per la genesi del progetto. Ciò è dovuto a ragioni profonde e a significati insiti nel processo del comporre l’architettura; basta infatti riflettere sui modi per catturare la luce all’interno del manufatto architettonico, oppure al modo di affrontare e cercare soluzioni al tema dei percorsi, alla maniera di relazionare significativamente spazi posti a quote differenti. 1 Cfr. F. Purini, Piantare e tagliare in “Spaziosport” n. 3, ottobre 1982. 9 E’ opportuno riflettere sul fatto che proprio nelle sezioni si manifesta in modo palese la differenza tra un edificio tradizionale in muratura ed uno con struttura in acciaio o in cemento armato, chiaramente ascrivibile ai modi del costruire del moderno. Tale differenza consiste essenzialmente in un maggiore grado di libertà della pianta, della sezione e della facciata; e come ha opportunamente rilevato Emanuele Severino, “tale libertà esprime la liberazione dalle strutture immutabili dell’episteme e dunque dalla concezione epistemica della matematica e della geometria. E, insieme, tale libertà è resa possibile dalle nuove tecniche del ferro e del cemento armato…In questo clima si sviluppa la progettazione di Adolf Loos (dislivello tra le stanze, loro diversa altezza…) e di Le Corbusier, che tende a ridurre l’architettura a tecnica e a matematica superiore che agisce su standard”.2 Solo attraverso le sezioni ortogonali, assonometriche o prospettiche possiamo comprendere le indicazioni compositive dell’intero edificio. In particolare, molte opere di Le Corbusier sembrano trovare la loro ragione costitutiva proprio nella sezione, che rappresenta così il nucleo genetico dello spazio che configura l’architettura. E’ sufficiente pensare al gioco di affacci su quote diverse che caratterizza casa La Roche o la villa Shodan; è evidente come tali composizioni siano state generate necessariamente da studi preliminari di accurate e numerose sezioni che, tramite quel processo di “ricerca paziente” enunciato più volte dallo stesso architetto, hanno dettato la configurazione spaziale definitiva. Anche il tema del percorso, molto presente nelle architetture del Maestro svizzero, viene esplicitato ed esaltato proprio dallo studio delle sezioni; basti pensare alla rampa centrale della villa 2 E. Severino, Tecnica e architettura, Raffaello Cortina editore, Milano, 2003, p. 96. 10 Savoie a Poissy, che è il vero fulcro compositivo intorno a cui si articola la ricchissima spazialità della casa. La passeggiata architettonica, infatti, prosegue dalla terrazza attraverso la rampa e giunge, in asse con una veduta verso la Senna, al solarium che, anche se piantumato a verde, richiama l’idea del ponte di una nave, un’immagine rafforzata dall’impiego di ringhiere di tipo nautico in tubolare d’acciaio dipinto bianco e da un vano a forma d’imbuto che contiene la scala. Così è proprio nella sezione che emerge quel principio del decentramento compositivo evidenziato dall’articolazione degli spazi principali alle estremità della composizione, attraverso cui è possibile determinare una progressione verso l’esterno che instaura un dialogo proficuo con il paesaggio circostante. Discorso analogo vale per la “rue interieure” da cui nasce la progettazione delle Unitè d’habitation. Qui si esprime il concetto corbusieriano di “macchina per abitare”, soprattutto attraverso una approfondita indagine dell’edificio in sezione, che perviene ad una soluzione in cui la diversa profondità dei due piani in cui si articola genera un unico ampio corridoio, una strada interna che serve tre distinti livelli. Occorre sottolineare come il valore profondo di quest’opera consista soprattutto, secondo le parole dello stesso Le Corbusier, nella gioia che si ricava da elementi semplici quali il sole, lo spazio e il verde. In particolare, ciò si avverte in quello “spazio ineffabile” che il giardino pensile permette di sperimentare. E’ del tutto palese che senza un preliminare studio di sezione sarebbe stata impensabile questa spazialità, così come non sarebbe stato possibile quello straordinario progetto per il nuovo ospedale di Venezia, in cui è proprio uno strategico studio di sezione che riesce ad equilibrare la luce del giorno e la temperatura dell’ambiente, offrendo al paziente una sensazione di pieno comfort pur nell’assenza di finestre laterali nelle singole celle. Qui è più che mai visibile come l’architettura, manifestata in modo magistrale nei disegni degli spaccati, 11 venga sottratta ad ogni accademismo e restituita alla sua natura funzionale, mostrando una concezione globale dell’uomo e del mondo. Anche nelle complesse elaborazioni del razionalismo strutturale di Gaudì emerge tutta l’importanza data agli studi di sezione; basta pensare alla chiesa della Sagrada Familia, descritta in vari stadi di elaborazione attraverso diversi disegni di sezioni trasversali e longitudinali, oppure all’articolato Parco Guell, le cui sezioni ci mostrano i profili ondulati che caratterizzano la volta irregolare del mercato sorretta da sessantanove grottesche colonne doriche, mentre il tetto, orlato da un sedile continuo a serpentina, viene concepito per fungere da arena o palcoscenico all’aperto. Il parco poi era articolato in sentieri a serpentina che, laddove era necessario, venivano sorretti da sostegni a volta, concepiti in modo da sembrare tronchi d’albero pietrificati. Quando Frank Lloyd Wright trasferisce su carta la sua visione della casa sulla cascata presenta una sezione ideata come una serie di vassoi orizzontali in cemento armato sospesi su una cornice di roccia al di sopra del ruscello. Dal nucleo centrale le terrazze escono a sbalzo con un aggetto di cinque metri, e l’intero sistema strutturale descritto dall’architetto americano come un’estensione della rupe è concepito in maniera tale che le rocce fungano da appoggio per le travi. Il tutto oltre ad essere estremamente chiaro e leggibile nelle sezioni sembra proprio essere stato generato preliminarmente da tali studi. Lo stesso si può dire per il grande interno del Guggenheim museum. Qui la pianta circolare e la forma a ziggurat sviluppato attorno a una doppia rampa elicoidale garantisce una continuità di superfici, consentendo l’esposizione delle opere pittoriche lungo una rampa continua. Quello che emerge dal disegno della sezione è la straordinaria efficacia di questo 12 spazio di aggregazione che riesce a conferire una sensazione di serenità di cui tanti musei di concezione tradizionale sono privi. Poco prima che scoppiasse la prima guerra mondiale Adolf Loos diede vita ad una rivoluzionaria concezione dello spazio, ovvero “la progettazione di un edificio per volumi”. Nell’ottica del Raumplan (piano di volumi) la forma del cubo diviene un vuoto da riempire con stanze diverse per volumetria, da configurare soprattutto attraverso calibrati studi di sezioni. Secondo Loos, “ogni ambiente richiede un’altezza specifica… e pertanto i piani si trovano su livelli variabili. Di conseguenza, i locali vanno messi in comunicazione tra loro in modo che il passaggio dall’uno all’altro risulti naturale, quasi impercettibile, e soprattutto estremamente pratico”. In casa Muller a Praga si ritrovano applicati i principi del Raumplan; la configurazione della pianta appare a prima vista lineare, tradizionale, ma ad uno sguardo più attento ci si accorge della notevole complessità che la caratterizza. Ad esempio, per raggiungere la scala principale si deve obbligatoriamente superare un vestibolo ed una scala a gomito che conduce ad un ballatoio che affaccia sul soggiorno, poi girare a destra e continuare a salire altri gradini. Questa sorta di labirinto esprime poi l’adesione di Loos alle teorie di Semper. Questi, infatti, sosteneva che il rivestimento alle pareti in muratura era necessario, servendo ad evocarne le origini primitive. Grazie ad un accurato lavoro sui materiali Loos creò ambienti originali e diversificati, ma allo stesso tempo percepibili come una successione spaziale continua, proprio in virtù del fatto che spesso i rivestimenti proseguivano sulle pareti delle stanze adiacenti. Quando Walter Gropius progetta nel 1927 per il Volksbuhne di Erwin Piscator a Berlino il Teatro Totale presenta una serie di sezioni assonometriche orizzontali in cui rende facilmente comprensibile 13 la complessa articolazione di un palcoscenico “biomeccanico”, atto a creare uno spazio per un “teatro totale”. Questo auditorium poteva così essere rapidamente trasformato nelle tre forme consuete di palcoscenico: il proscenio, il proscenio del teatro elisabettiano (in diretto contatto con il pubblico), o l’arena. La flessibilità di questo spazio ovoidale restituisce sensazioni diverse al fruitore, ben descritte dalle parole dello stesso Gropius: “Questo impatto sullo spettatore, muovendolo durante lo spettacolo e spostando inaspettatamente l’area del palcoscenico, altera la scala esistente dei valori, rivelando allo spettatore una nuova coscienza e una nuova percezione dello spazio e facendolo partecipare all’azione”. Nel Padiglione dell’URSS all’Esposizione delle arti decorative di Parigi nel 1925 Konstantin Melnikov ci mostra una perfetta sintesi degli aspetti più progressisti dell’architettura sovietica fino a quel momento. Proprio nelle sezioni egli mette in scena un’articolata configurazione spaziale per mezzo di montanti e tavole di legno con giunti e sovrapposizione. In particolare, la scala disposta secondo la diagonale saliva attraverso una costruzione aperta in legno, che formava dei piani intersecantisi, e dava accesso solamente ai livelli superiori dell’edificio. Anche lo spazio fluido e continuo che anima le composizioni di Mies Van der Rohe trova le sue articolazioni funzionali attraverso preziosi studi di sezioni; ad esempio nella villa Tugendhat, scendendo dall’ampia scala a zigzag, si accede ad una zona giorno di vasta estensione che, analogamente a quanto avviene nel Padiglione di Barcellona, viene suddivisa da pareti e piani che modulano lo spazio in maniera tale che la collocazione di ogni singolo elemento sia il risultato di una scelta studiata. L’altezza del soffitto è poi calcolata in maniera tale che gli occhi siano a metà strada tra questo e il piano della pavimentazione, determinando in tal modo la sensazione di un ambiente 14 conformato da materiali preziosi trasfigurati dalla luce. Anche negli scarni ed efficaci disegni di sezione la radicalità di Mies svuota di forza ogni volontà di potenza, per rivolgersi alle ragioni dell’etica, dove il meno significa semplicemente meno materiale usato, minori costi, meno lavoro, meno fatica, quindi più umanità.3 Come il Padiglione di Barcellona di Mies, anche la Casa del Fascio di Giuseppe Terragni poggia su una bassa piattaforma e gli scalini d’accesso mediano la transizione fra esterno ed interno. Dopo aver superato un porticato scandito da colonne libere si giunge ad una zona di passaggio delimitata dalla fila di colonne che segnano lo spazio del foyer; solo dopo si arriva nell’atrio vero e proprio, uno spazio cubico dal carattere fortemente astratto. L’edificio è quindi leggibile nei disegni di sezione come una complessa alternanza di pieni e vuoti, in cui Terragni offre una sintesi di tradizione e modernità di notevole forza espressiva. Gli studi di sezione rappresentano senza alcun dubbio il principio genetico della Philarmonie Hall progettata da Hans Sharoun a Berlino. Lo stesso architetto descrisse questo straordinario interno come una valle terrazzata, con l’orchestra sul fondo e “sparsi vigneti terrazzati che salgono su entrambi i lati delle colline circostanti”. I disegni di sezione suggeriscono una molteplicità di punti di vista e fanno del centro (in maniera non solo geometrica) il fulcro della sala. Ogni terrazza presenta una uscita indipendente sul proprio livello, in modo tale che i foyer sovrastanti l’auditorium, con le molteplici rampe di scale, creano uno spazio estremamente dinamico. Questo insieme complesso di piani speculari, con un soffitto convesso, a tenda, ed elementi riflettenti sospesi determina una 3 Cfr. R. Masiero, Estetica dell’architettura, ed. Il Mulino, Bologna, 1999, p. 188. 15 mobilità straordinaria dell’edificio, che può essere considerato come lo spazio concertistico più suggestivo del XX secolo. Quando Louis Kahn si trova ad affrontare la progettazione del Kimbell art museum nel Texas, studia subito in sezione un sistema di copertura a volta in cui la luce zenitale sarebbe stata poi deviata e riflessa prima di raggiungere le opere esposte. La sezione prescelta prevede così una finta volta a botte divisa da un taglio che incanala la luce naturale verso un elemento riflettente. In realtà si tratta di travi curve che si estendono per tutto il senso della lunghezza da una colonna all’altra. La qualità spaziale della semplice pianta di questo museo è straordinaria. Il progetto del riflettore è quindi cruciale per la riuscita delle gallerie; grazie a questo infatti la luce interna riflette ogni sfumatura delle condizioni esterne. Nel Palazzo della Regione Trentino Alto Adige Adalberto Libera elabora una soluzione progettuale di particolare intensità espressiva, con gli sbalzi laterali ben visibili nelle sezioni trasversali. Qui emergono i pilastri con proporzioni massicce che esprimono tutto lo sforzo messo in atto per reggere la massa dell’edificio. L’effetto è quello di una compressione maggiore dello spazio vuoto schiacciato dall’alto.4 Di fondamentale importanza, ai fini del discorso che qui si intende portare avanti, risulta tutta l’opera progettuale di Maurizio Sacripanti, in particolare l’ultima fase del suo lavoro in cui egli porta al limite l’idea della “sezione guida”, per cui l’edificio è ormai considerato come una sorta di profilato 4 Cfr. R. Albiero, Adalberto Libera. Palazzo della Regione Trentino-Alto Adige, edizioni Unicopli, Milano, 2002, p. 69. 16 infinito, che può essere tagliato a misura, rinunciando così alla necessità cha la pianta di un manufatto si autodetermini.5 Giungendo ai Maestri della contemporaneità non si può fare a meno di riflettere su quale importanza rivestano le indagini di sezione nell’approccio ad alcune tematiche compositive: è sufficiente soffermarsi su alcune composizioni esemplari di Richard Meier, come ad esempio la Casa Douglas ad Harbor Springs, in cui proprio nei disegni degli spaccati vengono esplicitati tutti i meccanismi vitali dell’abitazione. Passerelle, camino, podio basamentale sono calibrati in modo tale da enfatizzare la suddivisione fra interno e esterno, sottolineando le relazioni complessive con il paesaggio, l’orizzontalità, la verticalità. Questa architettura sorge su un terreno scosceso, quasi a picco sul lago Michigan, nel mezzo di una bella foresta. All’edificio si accede dall’alto con una passerella che conduce ad una sorta di ponte di comando; di qui si sviluppa su cinque livelli immersi nella vastità del panorama. Tutta la casa è resa così facilmente intelligibile nel disegno della sezione che mostra questa “sorta di astronave statica alla Jules Verne temporaneamente ancorata alla realtà attraverso un semplice segno: quello sottile della passerella d’attracco”.6 In maniera del tutto simile, la casa a Riva San Vitale di Mario Botta è costruita sul fianco di una collina in forte pendenza; ad essa si accede attraverso un ponte rosso in metallo, che le dà un aspetto di fortificazione. Le sezioni assonometriche dei vari livelli mostrano in modo esemplare come si evolve la complessa forma della casa, dal piano terra fino al ponte ed alla copertura. Gli studi di 5 Cfr. F. Purini, Un’educazione sentimentale all’architettura, in M. Montuori (a cura di), Dieci maestri dell’architettura italiana, ed. Electa, Milano, 1994, p.280. 6 S. Cassarà (a cura di), Richard Meier, edizioni Zanichelli, Bologna, 1995, p. 52. 17 sezione determinano così non solo i rapporti interni della casa, ma anche la relazione complessiva dell’edificio nel paesaggio. Nella costruzione del museo di architettura di Francoforte, Oswald Mathias Ungers ingloba un preesistente edificio settecentesco, che integrato alla costruzione del museo si trasforma in un simulacro, in cui certe forme archetipe, svuotate della loro funzione originaria, innescano un sistema di rimandi il cui tema è la città. L’architetto tedesco ci mostra una sezione assonometrica che evidenzia in modo molto chiaro la demolizione delle solette dell’edificio settecentesco, ed il conseguente utilizzo del grande vuoto creatosi con una struttura a traliccio che, servendo i diversi piani del museo, evoca l’archetipo elementare della capanna, provocando un gioco di rimandi che ha come tema la rappresentazione dell’architettura stessa. Un rilievo particolare assumono gli studi di sezione nelle architetture di Franco Purini, in particolare la sezione prospettica che costituisce il fulcro essenziale del suo comporre e che, delimitando il disegno, risulta essere una soglia heideggeriana, limite tra il dentro ed il fuori, e rappresenta l’intimità, “ma chiamiamo anche sezione aurea la costruzione di una proporzione alla quale da sempre consegnamo il senso stesso della bellezza”7. Gli esempi che si potrebbero fare per evidenziare l’importante ruolo che gli studi di sezione svolgono nel processo genetico della composizione architettonica del XX secolo sono moltissimi, e non riguardano soltanto l’opera dei grandi maestri dell’architettura, ma anche quei piccoli (non per questo privi di significato) interventi cui sono chiamati ad intervenire gli architetti nella loro pratica 7 F. Purini, Piantare e tagliare in AA.VV., Nel Disegno, Roma, 1992, p. 47. 18 quotidiana. Le sezioni degli edifici offrono, infatti, spunti di riflessioni e suggestioni continue; Aldo Rossi, ad esempio, notava che “le sezioni orizzontali delle città che ci offrono gli archeologi sono (…) come una trama primordiale e eterna del vivere; come uno schema immutabile. Chi ricorda le città d’Europa dopo i bombardamenti dell’ultima guerra ha di fronte a sé l’immagine di quelle case sventrate dove tra le macerie rimanevano ferme le sezioni dei locali familiari con i colori sbiaditi delle tappezzerie, i lavandini sospesi nel vuoto, il groviglio delle canne, la disfatta intimità dei luoghi”.8 Nel suo Teatro del Mondo l’architetto milanese ci regala suggestivi disegni in sezione che svelano la complessa semplicità di una struttura composta da un sistema di tubi a traliccio, mascherata esteriormente da un involucro ligneo che prende a modello i fari di legno e metallo tipici delle coste dell’Atlantico. E’ evidente, quindi, come gli spaccati offrano la possibilità della totale comprensibilità dello spazio architettonico, nelle sue articolazioni che svelano il pensiero ad esso sotteso. Aver parlato sin qui di alcune opere che hanno segnato la cultura architettonica di un secolo è servito a dimostrare come gli studi di sezione abbiano avuto un peso determinante nella loro concezione. Le sezioni presentate nelle pagine seguenti sono molto distanti dai rendering fotorealistici, sempre più in voga nella pratica corrente degli architetti; esse hanno il pregio di porre in evidenza la tecnica dell’architettura, intesa come tecnica del pensiero atta a creare gli spazi per la vita dell’uomo. Separare, distinguere, analizzare: la sezione diventa così momento significativo quando l’architettura non è ancora cosa formata, ma appartiene alla dimensione dell’idea; ed è proprio ciò che vuole 8 A. Rossi, L’architettura della città, Cittàstudi edizioni, Milano, 1995 (I edizione 1966), p. 11. 19 testimoniare questa serie di disegni. Essa è pensata quasi come fosse un film, la cui sequenza di immagini possa restituirci una sintesi delle avventure maggiormente significative dell’architettura del Novecento. Inoltre, grazie alla vasta gamma di modalità rappresentative messe in atto dai diversi protagonisti, tali sezioni contribuiscono anche a delinearne le relative scritture architettoniche. Si tratta di disegni al tratto che riescono, più di qualsiasi riproduzione fotografica, a trasmetterci l’idea originaria così come è nata nella mente degli architetti. E’ ormai del tutto evidente come molti tra i più acclamati protagonisti dell’architettura contemporanea cerchino di rappresentare lo stato di presa del potere della globalizzazione, descrivendone gli aspetti immaginifici (come Gehry), esaltandone i principi di delocalizzazione globale (Koolhaas), oppure sottolineandone il ruolo delle tecniche in quanto valori (R. Piano), o ancora mettendo in risalto i valori di marketing delle bizzarrie (Libeskind). 9 A tal proposito, è utile richiamare la definizione di “Regionalismo critico” usata da Kenneth Frampton non certo per denotare il vernacolo, ma per identificare “quelle scuole regionali la cui principale aspirazione è di rispecchiare e trattare gli specifici elementi costitutivi sui quali esse si fondano”.10 Tali scuole appaiono le uniche capaci di generare forme vitali di culture regionali pur assumendo influenze esterne, rifuggendo con decisione dagli esiti perversi della globalizzazione, in particolare da quella elementare subcultura di massa del consumismo descritta da Paul Ricoeur in un illuminante saggio degli anni sessanta, enfatizzata nel mondo dell’architettura da alcuni cultori della città generica. 9 Cfr. V. Gregotti, L’architettura del realismo critico, edizioni Laterza, Roma-Bari, 2004, p. 12 K. Frampton, Storia dell’architettura moderna, Bologna, 1982, p. 371. 10 20 Queste sezioni continuano a rappresentare, anche in un’epoca segnata da importanti metamorfosi nell’ambito del disegno digitale, un modello didattico fondamentale per la trasmissione del sapere architettonico. E’ proprio in questo che risiede una parte importante del loro significato. 21 ICONOGRAFIA 23 F. Ll. Wright, Museo Solomon R. Guggenheim, New York 24 F. Ll. Wright, Casa E. Kaufmann, Bear Run 25 F. Ll. Wright, Casa Robie, Chicago 26 A. Gaudì, casa Milà, Barcellona 27 Le Corbusier, Villa Savoye, Poissy 28 Le Corbusier, Cappella di Ronchamp 29 Le Corbusier, Unità d’abitazione, Marsiglia 30 Le Corbusier, Progetto per il nuovo ospedale di Venezia 31 A. Aalto, Auditorium di Finlandia Hall, Helsinki 32 A. Aalto, Biblioteca di Seinajoki 33 A. Aalto, Villa Mairea, Noormarkku 34 G. E. Asplund, Biblioteca di Stoccolma 35 P. Behrens, Fabbrica AEG, Berlino 36 H. Poelzig, Festpielhaus, Salisburgo 37 A. Loos, Casa Muller, Praga 38 A. Loos, Casa Steiner, Vienna 39 L. Mies Van der Rohe, Casa Farnsworth, Plano 40 L. Mies Van der Rohe, Crown Hall, Chicago 41 L. Mies Van der Rohe, Padiglione all’Esposizione di Barcellona del 1939 42 W. Gropius, Progetto di Teatro totale 43 Kroshev, Stadio spartiakada, Mosca 44 H. Scharoun, Philarmonie, Berlino 45 B. Taut, Padiglione del vetro (Glashaus), Colonia 46 E. Mendehlson, Torre Einstein, Potsdam 47 G. Rietveld, casa Schroeder, Utrecht 48 G. Terragni, Casa del Fascio, Como 49 F. Albini, Nuova Pinacoteca del Museo Civico, Padova 50 E. Saarinen, Dulles international airport, Chantilly 51 P.L. Nervi, Palazzo dello Sport, Roma 52 L. Moretti, Villa Saracena, Santa Marinella 53 L. I. Kahn, Kimbell Art Museum, Forth Worth 54 L. I. Kahn, Istituto Salk, La Jolla 55 L. I. Kahn, Philips Exeter Academy 56 G. Michelucci, Chiesa di S.Giovanni, Autostrada del Sole, area Firenze nord 57 G. Ponti, Grattacielo Pirelli, Milano 58 M. Safdie, Habitat all’Expo di Montreal del 1967 59 J. Utzon, Sidney Opera House 60 A. Libera, Palazzo Regione Trentino Alto adige, Trento 61 J. Stirling, Facoltà di Storia dell’Università di Cambridge 62 J. Stirling, Università di Leicester 63 J. Stirling, Staatsgalerie, Stoccarda 64 J. Plecnic, Sede del Parlamento Sloveno, Lubiana 65 L. Quaroni, Progetto per la nuova Chiesa di Gibellina 66 M. Sacripanti, Progetto di concorso per il padiglione italiano all’Expo di Osaka del 1968 67 P. Rudolph, Edificio per l’Università di Yale 68 V. Gregotti, Progetto cantieri ACTV, Venezia 69 K. Roche, Ford foundation building, New York city 70 M. Capobianco, Polo Universitario a Monte S.Angelo, Napoli 71 G. De Carlo, Torre di evaporazione trasformata in spazio espositivo, Milano 72 C. Aymonino, Musei Capitolini in Campidoglio, Roma 73 D. Dardi, Ristrutturazione del Palazzo delle Esposizioni, Roma 74 R. Meier, Casa Douglas, Harbor Springs 75 R. Meier, High Museum, Atlanta 76 R. Meier, Chiesa Dives in Misericordia, Roma 77 O. M. Ungers, Museo di Architettura, Francoforte 78 M. Botta, Casa a Riva San Vitale 79 M. Botta, Headquarters of national bank of Greece, Atene 80 T. Ando, Casa Koshino, Ashiya 81 R. Moneo, Museum of fine arts, Houston 82 A. Rossi, Fontana a Segrate 83 A. Rossi, I. Gardella, Teatro Carlo Felice, Genova 84 R. Gabetti, A. Isola, Museo d’antichità, Torino 85 A. Burelli, P. Gennaro, Chiesa di S.Lucia, Gemona 86 P. Portoghesi, Chiesa della Sacra Famiglia a Fratte – Salerno 87 F. Purini, Progetto di padiglione in cemento e vetro 88 F. Purini, Progetto di concorso per la nuova Stazione Tiburtina, Roma 89 F. Cellini, Centro di canottaggio, Baschi 90 A. Anselmi, Infrastrutturazione area stazione S.Pietro, Roma 91 P. Eisenman, House VI 92 P. Eisenman, Wexner art center, Cincinnati 93 N. Foster, Banca a Hong Kong 94 N. Foster, Facoltà di Legge a Cambridge 95 S. Calatrava, Stazione Stadelhofen, Zurigo 96 S. Holl, Progetto di concorso per il Palazzo del cinema a Venezia 97 A. Isozaki, International art village, Akiyoshidai 98 M. Fuksas, Centro culturale a Rezè 99 Herzog & de Meuron, Tate Modern Gallery, Londra 100 Herzog & de Meuron, Collezione Goetz, Monaco 101 J. Nouvel, Torre senza fine, Parigi 102 C. De Portzamparc, Centro culturale Bandai, Tokyo 103 F. Venezia, Museo a Gibellina 104 N. Pagliara, Progetto di edificio polifunzionale, Rimini 105 A. Natalini, Palestra a Gorle 106 A. Siza, Centro galiziano d’arte contemporanea, Santiago de Compostela 107 K. Sejima, Police Box, Tokyo 108 R. Venturi, Residenza a Chestnut Hill 109 P. Zumthor, Terme di Vals 110 C. Zucchi, Casa unifamiliare ad Abbiategrasso 111 Indice dei nomi Aalto Alvar, 31, 32, 33 Isola Aimaro, 84 Sacripanti Maurizio, 66 Albini Franco, 49 Kahn Louis, 53, 54, 55 Safdie Moshe, 58 Anselmi Alessandro, 90 Le Corbusier, 27, 28, 29, 30 Scharoun Hans, 44 Asplund Gunnar Erik, 34 Loos Adolf, 37, 38 Sejima Kazuyo, 107 Aymonino Carlo, 72 Meier Richard, 74, 75, 76 Siza Alvaro, 106 Behrens Peter, 35 Michelucci Giovanni, 56 Stirling James, 61, 62, 63 Botta Mario, 78, 79 Mies Van der Rohe L., 39, 40, 41 Taut Bruno, 45 Holl Steven, 96 Saarinen Eero, 50 Rietveld Gerrit, 47 Burelli A. Romano, 85 Moneo Rafael, 81 Terragni Giuseppe, 48 Calatrava Santiago, 95 Moretti Luigi, 52 Ungers O. Mathias, 77 Capobianco Michele, 70 Natalini Adolfo, 105 Venezia Francesco, 103 Cellini Francesco, 89 Nervi Pier Luigi, 51 Venturi Robert, 108 Dardi Costantino, 73 Nouvel Jean, 101 Wright F. Lloyd, 23, 24, 25 De Carlo Giancarlo, 71 Pagliara Nicola, 104 Zucchi Cino, 110 De Meuron Pierre, 99, 100 Plecnic Joze, 64 Zumthor Peter, 109 Mendelsohn Eric, 46 Kroshev, 43 Gropius Walter, 42 Gaudì Antoni, 26 De Portzamparc Christian, 102 Poelzig Hans, 36 Eisenman Peter, 91, 92 Ponti Gio, 57 Foster Norman, 93, 94 Fuksas Massimiliano, 98 Portoghesi Paolo, 86 Gabetti Roberto, 84 Purini Franco, 87, 88 Gennaro Paola, 85 Quaroni Ludovico, 65 Gregotti Vittorio, 68 Rossi Aldo, 82, 83 Herzog Jacques, 99, 100 Rudolph Paul, 67 Isozaki Arata, 97 Gardella Ignazio, 83 Ando Tadao, 80 Roche Kevin, 69 Libera Adalberto, 60 Utzon Jorn, 59 AREE SCIENTIFICO–DISCIPLINARI Area 01 – Scienze matematiche e informatiche Area 12 – Scienze giuridiche Area 02 – Scienze fisiche Area 13 – Scienze economiche e statistiche Area 03 – Scienze chimiche Area 14 – Scienze politiche e sociali Area 04 – Scienze della terra Le pubblicazioni di Aracne editrice sono su Area 05 – Scienze biologiche www.aracneeditrice.it Area 06 – Scienze mediche Area 07 – Scienze agrarie e veterinarie Area 08 – Ingegneria civile e Architettura Area 09 – Ingegneria industriale e dell’informazione Area 10 – Scienze dell’antichità, filologico–letterarie e storico–artistiche Area 11 – Scienze storiche, filosofiche, pedagogiche e psicologiche Finito di stampare nel mese di gennaio del 2007 dalla tipografia « Braille Gamma S.r.l. » di Santa Rufina di Cittaducale (Ri) per conto della « Aracne editrice S.r.l. » di Roma