Il participio presente Il participio presente: ha diatesi attiva; esprime un rapporto temporale relativo di contemporaneità, cioè esprime un’azione contemporanea a quella della frase in cui è collocato il nome di riferimento. Dal punto di vista morfologico, il participio presente si declina come un aggettivo della seconda classe a una uscita: si forma aggiungendo al tema del presente (comprensivo della vocale tematica) il suffisso –nt; nella quarta coniugazione e nella coniugazione in –i- breve tale suffisso si innesta al tema attraverso la vocale e. La formula: Tema del presente + vocale tematica (+ -e) + -nt + desinenze degli aggettivi della seconda classe L’italiano ha mantenuto la forma del participio presente, ma esso ha perso il suo valore verbale (si è fissata in alcuni aggettivi o sostantivi come “intelligente” o “cantante”, ma non non sono accettabili forme come “leggente, mangiante”...). In latino il participio presente è invece una forma assai frequente. Il participio presente in funzione di aggettivo Il participio presente ha una funzione sintattica del tutto analoga a quella del participio perfetto. Come sappiamo, il participio è una forma nominale del verbo, cioè “partecipa” di caratteristiche tipiche sia dell'aggettivo che del verbo. In quanto aggettivo, il participio presente si declina come un aggettivo della seconda classe e concorda con un termine della frase, al quale è attribuita l'azione espressa dal verbo. In quanto verbo, il participio presente esprime una relazione temporale di contemporaneità con il verbo della frase cui appartiene; ha diatesi attiva; può reggere tutti gli argomenti ed espansioni del verbo di riferimento Il participio presente, in quanto aggettivo, può avere le stesse funzioni svolte dal participio perfetto. Può essere cioè: attributivo predicativo sostantivato. A differenza però del participio perfetto, che può essere tradotto a calco perché il suo funzionamento coincide largamente con quello del participio passato italiano, il participio presente deve essere reso con una proposizione subordinata, esplicita o implicita, in quanto, come abbiamo già detto, il participio presente italiano esiste, ma ha perduto il valore verbale. Pertanto, per tradurre il participio presente occorre comprenderne più a fondo la funzione. Il participio presente ha funzione attributiva quando al nome con cui è concordato viene attribuita l’azione indicata dal verbo come una qualità caratteristica. In questo caso per tradurlo dobbiamo trovare un aggettivo di significato corrispondente, oppure ricorrere alla proposizione attributiva esplicita, cioè la relativa: Ille labentem domum suscipit et agentem ex imo rimas. (da Sen.) “Quello prende una casa diroccata e che ha le crepe dalle fondamenta”. Labentem, letteralmente “che cade”, può essere tradotto con un aggettivo di senso analogo, “diroccata”; per tradurre agentem siamo costretti a ricorrere alla relativa, perché in italiano non esiste un aggettivo corrispondente. Il participio presente è predicativo, quando, riferito al verbo della frase cui appartiene, ne specifica una modalità. Troviamo questo costrutto prevalentemente in dipendenza da verbi di percezione (come video, sentio, audio…) o di opinione (puto, censeo,…). Per tradurlo, possiamo ricorrere a un aggettivo di senso analogo, se c’è, oppure a una relativa, o infine a un infinito: Ego fortunam nec venientem sentiam nec recedentem. (Sen.) “Non sentirò la fortuna né arrivare né allontanarsi (“né che arriva né che si allontana”). Il participio presente è sostantivato, quando viene usato senza il nome di riferimento. Per tradurlo, ricorriamo a un sostantivo di senso corrispondente, o a una proposizione relativa con il pronome antecedente espresso : De pretio inter ementem vendentemque convenit. (da Sen.) “Sul prezzo c’è accordo fra il compratore e il venditore (“fra colui che vende e colui che compra”). Il participio congiunto Il participio presente congiunto, come quello perfetto, ha come soggetto il nome concordato col participio; esso esprime un rapporto temporale relativo di contemporaneità rispetto alla frase in cui è collocato. Tradurre il participio presente congiunto è più complesso, perché non possiamo ricorrere alla traduzione “a calco”. Abbiamo pertanto due alternative: Tradurre con una proposizione esplicita: - dopo aver individuato la corretta dipendenza logica in base al senso (temporale, causale, ipotetica o concessiva), cominciamo la frase con il connettore adatto (mentre / poiché / anche se / se); poniamo come soggetto della frase che stiamo costruendo il nome cui il participio è concordato; rispettiamo la diatesi attiva; rispettiamo il rapporto di contemporaneità. Tradurre col gerundio presente attivo, un costrutto che ha in parte ereditato i valori del participio latino. Questo tuttavia è possibile solo se il participio è al nominativo. Analizziamo la seguente frase: Aurelia Orestilla nubere Catilinae dubitabat, timens privignum adulta aetate. (Sall.) Nell’albero collegheremo il participio col nome con cui è concordato, su un piano inferiore, in quanto è un costrutto dipendente. Ad esso collegheremo gli argomenti e le espansioni che ne dipendono: Aurelia Orestilla----- dubitabat + nubere----- Catilinae timens ----- privignum aetate + adulta “Aurelia Orestilla esitava a sposare Catilina, poiché temeva/ temendo il figliastro in età adulta”. La relazione logica è evidentemente causale: abbiamo inserito il connettore “poiché”. Il soggetto della causale è “Orestilla”, nome con cui il participio è concordato. Il verbo “temeva” è in diatesi attiva e istituisce un rapporto di contemporaneità col verbo della principale, “esitava”. Facciamo seguire esempi degli altri valori logici che il participio può assumere: Temporale (ricordiamo il rapporto di contemporaneità: lo tradurremo sempre con “mentre”) Sex. Roscius occisus est a cena rediens. (Cic.) “Sesto Roscio fu ucciso mentre tornava/ tornando da una cena”. Ipotetico Nemo se potest absolvere, et innocentem homo se dicit respiciens testem, non conscientiam. (Sen.) “Nessuno si può assolvere, e l'uomo si dice innocente se guarda/ guardando un testimone, non la propria coscienza”. Concessivo Hostilia circa me omnia videns, tamen integrum incolumemque censum meum puto. (Sen.) “Anche se vedo / pur vedendo tutto ostile intorno a me, tuttavia considero integro e illeso il mio patrimonio”. Gli esempi precedenti presentavano tutti un participio presente congiunto al nominativo, che ammette sia una resa implicita col gerundio, sia una resa esplicita con una subordinata circostanziale. Vediamo ora un caso in cui il participio non è al nominativo, cioè in cui non c’è identità di soggetto tra l’azione della sovraordinata e quella del costrutto participiale: Cleomenem acerrime pugnantem milites deseruerunt. (Cic.) Il participio è all'accusativo, pugnantem, evidentemente concordato con Cleomenem. Costruiamo l'albero (non sappiamo ancora dove collocare acerrime, “assai valorosamente”): Milites ----- deseruerunt ----- Cleomenem pugnantem La traduzione della principale non pone problemi: “i soldati abbandonarono Cleomene”. A questo punto è anche evidente che l'avverbio è riferito a pugnantem, perché l'atto di abbandonare qualcuno non può avere in sé nulla di valorosissimo. Per tradurre il participio scegliamo il valore temporale: dobbiamo pertanto usare il connettore “mentre”: “I soldati abbandonarono Cleomene, mentre (Cleomene) combatteva valorosissimamente”. Il contesto potrebbe anche consentire un senso concessivo (lo abbandonarono “anche se” combatteva valorosamente). Attenzione: Se avessimo tradotto il participio col gerundio, avremmo ottenuto questa frase: “I soldati abbandonarono Cleomene combattendo valorosissimamente”. In italiano il gerundio si riferisce sempre al soggetto della frase reggente: in questa traduzione, pertanto, risulta che a combattere siano i soldati. Il participio invece è concordato con il complemento oggetto, ed è quindi a Cleomene che deve essere attribuita l’azione di combattere, e siamo quindi costretti a ricorrere ad una subordinata esplicita. Per questo motivo il participio presente può essere tradotto col gerundio solo quando è al nominativo (quando, cioè, l’azione viene attribuita al soggetto).