Cartesio Metodo I principi metodologici di Aristotele appaiono ai filosofi moderni inadeguati per poter studiare i fenomeni naturali che prima non venivano osservati. Il 600 è caratterizzato dal fatto che ogni qual volta si cerca di rintracciare un nuovo metodo c’è sempre prima la critica del sapere tradizionale, in particolare della filosofia aristotelico scolastica. Il metodo è per la filosofia moderna l’insieme dei criteri e delle regole per un uso corretto delle facoltà conoscitive e solo attraverso il metodo si può raggiungere un elevato grado di certezza. Questa concezione del metodo fa si che cambia anche il concetto di errore, che non è più un qualcosa di ineliminabile che fa parte della costituzione stessa dell’uomo, ma è l’uso scorretto della ragione. (l’errore in Cartesio). Il nuovo metodo si modella su quello geometrico in quanto la geometria e la matematica in generale sono discipline che danno chiarezza dei concetti, rigore logico nei procedimenti, e soprattutto la necessità delle conclusioni. In Cartesio la riforma geometrica del metodo non riguarda solo la fisica, ma riguarda l’intera riorganizzazione di tutte le scienze. Cartesio riassume il suo metodo sottoforma di 4 precetti, che servono a Cartesio per la ricerca della verità. 1) evidenza: devono essere accolte come vere solo quelle idee che si presentano alla nostra mente in modo chiaro e distinto (questo è il criterio di verità). 2) analisi: lo scompone per esaminare le difficoltà. Consiste nel dividere ogni problema e ogni difficoltà nelle sue parti elementari. Difronte a qualsiasi problema la prima operazione da compiere è quella di risolverlo in problemi sempre piu semplici. 3) sintesi: sono i gradi, rimette insieme e ci permette di esaminare il problema passando da conoscenze semplici a conoscenza piu complesse 4) enumerazione o revisione: serve per vedere se le regole precedenti sono state svolte in maniera corretta dubbio: mentre per gli scettici l’obbiettivo era quello di dubitare di tutto, Cartesio parte da questo per arrivare ad ammettere l’esistenza propria delle cose, dell’io e del dio. Dubbio metodico: dubbio tipico di Cartesio, che sta cercando un principio sul quale il dubbio non è possibile: questo principio sarà poi alla base di tutte le altre conoscenze. Il dubbio metodico non è reale ma artificiale Dubbio iperbolico: Cartesio sostiene che si deve dubitare sia delle conoscenze sensibili, perché avvolte i sensi ci ingannano (primo stadio del dubbio), sia degli oggetti dell’intelletto, ad esempio la matematica (secondo stadio del dubbio) perché potrebbe esserci un genio maligno che ci inganna (non è dio) L’unica realtà che sfugge al dubbio iperbolico e quindi l’unica certezza è l’io pensante, il cogito, in quanto di tutto si può dubitare tranne che del fatto di dubitare. Cartesio identifica il cogito con la sostanza (res cogitans) e la distingue dalla res extensa (sostanza estesa, corpo, materia). Dualismo: oltre alla sostanza pensante Cartesio individua la sostanza estesa, il corpo. Cartesio per primo ruppe con la tradizione scolastica aristotelica e medievale. Infatti alla tradizionale sostanza divina che vedeva l’unità di essenza ed esistenza, Cartesio introdusse il concetto di due sostanze. Spinoza, rifacendosi alla definizione di sostanza: “ciò che è in sé e si concepisce di per se”, criticava Cartesio perché nessuna delle due sostanze (cogitans ed extensa) si riconoscevano in questa definizione in quanto la materia (res extensa) essendo divisibile all’infinito non è in sé e il cogito non è causa di sé stesso ma è originato da qualcuno di superiore che è dio. Spinoza risolve il problema parlando di una sostanza intesa come dio che è tutt’uno con l’ordine geometrico. Il dio spinoziano infatti è in sé, si concepisce di per sé, e si manifesta attraverso gli attributi. E due degli attributi sono il pensiero e l’estensione. La soluzione spinoziana era fortemente panteistica e contrastava con quella cristiana, e la nuova soluzione fu trovata da liebniz che volle salvaguardare la concezione cristiana per quanto riguardava i rapporti tra dio e gli enti (in spinoza erano necessari e geometrici). Liebniz invece di parlare di un'unica sostanza, qual’era quella di spinoza, dice che esistono infinite sostanze create, cioè le monadi. Le tre idee di Cartesio sono: 1) le idee innate: cioè quelle nate in me 2) idee avventizie: quelle che vengono da fuori (penna ecc) 3) idee fattizie: finzioni prodotti da me a queste idee dovrebbe corrispondere ma realtà esterna, bisogna cioè trovare la causa di esse. Per quanto riguarda le idee delle cose e degli uomini sono prodotti da noi, per quanto riguarda l’idea di dio non è possibile che sia stato creato da me perché noi non siamo perfetti e quindi non possiamo essere la causa di un essere perfetto, questa è la prima prova dell’esistenza di Dio la seconda prova di dio: io sono finito e imperfetto, se fossi la causa di me stesso mi sarei dato tutte le perfezioni, ma siccome sono imperfetto mi ha creato qualcun altro, cioè dio. Terza prova di dio (prova ontologica, e priori): se dio è perfetto, sarà necessariamente esistente. Criterio di verità: per Cartesio è vero tutto ciò che si conosce, concepisce, con chiarezza e distinzione. L’errore: dio non può ingannarmi perché è perfetto e l’ingannare è maligno e imperfetto e non appartiene a Dio, se adotto la facoltà di giudicare di dio non potrò sbagliarmi. Io sbaglio perché sto tra dio e il vuoto, cioè tra essere e non essere. Siccome dio è perfetto e non si sbaglia, io, che sono per metà non essere, ho dei mancamenti che mi portano a sbagliare. L’errore è pratico e non dipende dall’intelletto ma dipende dalla mia libertà o libero arbitrio che giudica in maniera errata ciò che l’intelletto conosce e quindi l’errore. Il corpo è fatto come insieme geometrico di lunghezza, larghezza e profondità. L’esistenza dei corpi Se dio esiste è colui che mi garantisce il criterio di verità: se dio è perfetto non mi inganna e quindi la facoltà di giudicare che mi ha dato lui è giusta se usata bene: da qui tutto ciò che appare chiaro ed evidente deve essere uno perché dio me lo garantisce Meccanicismo e spiritualismo 1) Dualismo: Cartesio ha una concezione meccanicistica della natura e spiritualistica dell’uomo. 2) Le cose sensibili (le sensazioni) sono soggettive, mentre le cose corporee hanno una realtà oggettiva. Queste soggettive non si trovano né nella realtà né nel mio corpo ma nell’anima (modi cogitandi). Abbiamo geometrica e matematica deduttiva. Si deduce dalla matematica/geometria. Proprietà oggettive: si ha una trattazione geometrica Proprietà soggettive: quelle che attribuiamo alla natura e al mondo. Nascita della geometria analitica Scienza algebrica nuova: arte confusa e oscura perché non si comprendeva bene il significato dei termini. Cartesio riesce a collegare geometria e algebra in un linguaggio che unisce e completa l’una con l’altra. La geometria di Cartesio spiega meglio gli assi cartesiani Il problema tra corpo e anima: la ghiandola pineale è quella che sta nel cervello e che ci permette di mettere in comunicazione anima e corpo. Le percezioni si hanno quando ci sono vibrazioni nel cervello e l’anima le percepisce. Le volizioni è quando l’anima fa pervenire al sistema nervoso le sue risposte. Di percezioni sono di due tipi: anima e corpo (esterno e interno) Quelli che hanno per causa l’anima: i sentimenti di gioia, collera, rabbia ecc Quelli che hanno per causa i corpi esterni: quello che è fuori da noi Quelli che hanno per causa i corpi interni: percezioni come la fame, la sete ecc ecc L’anima è unica Le passioni fanno parte dell’anima ma sono provocate dal corpo, quindi l’anima le subisce. Con il nostro corpo possiamo combatterle e annullarne gli effetti o limitarli. Ci sono 6 passioni principali: ammirazione (voglia di conoscere, carattere intellettuale), amore, odio, desiderio, gioia, tristezza (che possono sia giocare che nuocere) L’anima è piu importante del corpo perché non siamo animali. Il problema corpo anima Per Cartesio il rapporto tra anima e corpo è molto forte. Infatti se io mi ferisco io che sono una cosa pensante se non avessi il corpo non sentirei il dolore. Ma come fa l’anima che è una sostanza non estesa a essere collegata al corpo che è invece una sostanza estesa? La soluzione Cartesio ce la da nelle “passioni dell’anima”: l’anima è congiunta a tutto il corpo, ma c’è una precisa parte del corpo in particolar modo influenzata dall’anima chiamata da Cartesio la ghiandola pineale. Questa ghiandola si trova in mezzo al cervello ed è molto piccola. Attraverso la ghiandola pineale si inserisce l’azione dell’anima tra la stimolazione nervosa e la risposta del cervello, processo che negli animali avviene automaticamente, mentre invece nell’uomo prevede la mediazione di questa ghiandola e quindi dell’azione dell’anima. Quando l’anima subisce le vibrazioni che le terminazioni nervose portano al cervello, si hanno le percezioni (azione “passiva”). Le volizioni (il volere, quindi azione “attiva” perché prevedono una volontà) si hanno quando l’anima fa arrivare le sue risposte al sistema nervoso. Le percezioni, a differenza degli atti volontari, sono subite, e sono di due tipi: 1) quelle che hanno per causa l’anima: tra queste percezioni Cartesio evidenzia le passioni. Le passioni non appartengono al corpo ma all’anima, anche se sono suscitate nell’anima proprio a causa del legame che ha con il corpo. L’anima non può sopprimere le passioni ma può solo controllarle attraverso la razionalità 2) quelle che hanno per causa il corpo: tra queste, si distinguono quelle provocate dal nostro corpo (sensazioni come fame e sete), dai corpi esterni (percezioni di cose al di fuori di noi), e quelle riferite all’anima (proviamo sentimenti come gioia e dolore). dopo aver teorizzato in generale il concetto di passione, percezione e volizione, Cartesio individua 6 passioni originarie: l’ammirazione, l’amore, l’odio, la gioia, la tristezza, desiderio. La tristezza e la gioia sono le passioni principali dalla quale scaturiscono tutte le altre. Per esempio, la tristezza avverte l’anima circa le cose che nuocciono al corpo e così l’anima prova odio verso tutto quello che gli procura tristezza e desiderio verso ciò che gli porta gioia. La morale di Cartesio Della morale Cartesio non ne parla nelle passioni dell’anima ma nel discorso sul metodo dove accenna ad una morale provvisoria ma che in realtà non è mai stata definitiva, probabilmente perché Cartesio era troppo preso dai problemi metafisici. In quest’opera Cartesio enuncia tre regole fondamentali: 1) obbedire alle leggi e ai costumi del paese, rispettando la religione 2) perseverare nelle decisioni prese anche se queste si presentano incerte (essere coerenti con quello che si dice e ai propri principi) 3) avere il dominio di se stessi per quanto riguarda i desideri e rinunciare a voler cambiare l’ordine del mondo (questa regola esprime chiaramente la filosofia cartesiana, cioè quella di voler seguire sempre la propria ragione e di perseguire l’ideale di saggezza)