Oculistica Prof. Ricci 7/5/2008 h. 11.30 – 13.30 EREDODEGENERAZIONI RETINICHE EREDITARIE Distrofie Retiniche Ereditarie Alterazioni che riguardano la zona dell’epitelio pigmentato e degli strati della retina più esterni, quelli dove si localizzano i fotorecettori (coni e i bastoncelli). Queste patologie possono interessare: Bastoncelli (aree più periferiche della retina) Coni maculari (distrofie ereditarie maculari) Ciò che è alterato in queste patologie è essenzialmente l’epitelio pigmentato, che anatomicamente appartiene alla coroide, ma dal punto di vista funzionale rientra nel tessuto retinico a tutti gli effetti. Esso è costituito da uno strato di cellule pigmentate che servono sia a creare quello schermo nero all’interno dell’occhio che permette un po’ di ricreare la camera oscura della macchina fotografica, sia perché attraverso l’epitelio pigmentato la nutrizione che proviene dalla coriocapillare della coroide arriva alla parte più esterna della retina. Quest’ultima la distinguiamo in una zona più interna, che: è percorsa dai vasi che vengono compromessi dalla retinopatia diabetica o ipertensiva riguarda le cellule ganglionari e lo strato delle fibre che originano dalle ganglionari e che costituisce il nervo ottico. Tutto il resto della retina è sotto il controllo nutritizio della coriocapillare della coroide, alla quale appartiene l’epitelio pigmentato. Retinopatia Pigmentosa È la più comune retinopatia ereditaria. Ha un’incidenza di 1/5000 e può essere: autosomica recessiva autosomica dominante X-linked Nella zona più periferica della retina si verificano degli accumuli di pigmento e un’area biancastra di degenerazione ialina. Il sintomo principale è l’Emeralopia: diminuzione della visione notturna. Si manifesta generalmente dai 15-20 anni in poi, anche se i primi sintomi possono essere presenti da prima. Con l’adolescenza il problema si fa serio; le persone che ne sono affette, anche se oftalmoscopicamente non presentano un quadro completo, lamentano un forte disagio in luoghi o condizioni di scarsa illuminazione, fino ad arrivare al punto che di sera non vedono praticamente nulla. Il più delle volte non si vede granché al controllo oftalmoscopico. All’esame del campo visivo, invece, le prime alterazioni della pigmentosa sono già presenti. Col passare degli anni, all’emeralopia si aggiunge una riduzione progressiva concentrica del campo visivo; questa alterazione è abbastanza simile (anche se più rapida) a quella del glaucoma cronico semplice. C’è una differenza sostanziale tra le due patologie: Nel glaucomatoso in stadio avanzato (al giorno d’oggi se ne vedono sempre meno), il campo visivo diventa tubulare, o comunque non più ampio di 20-25° dal punto centrale di fissazione, ma quasi sempre rimane un isolotto temporale di percezione che aiuta molto il malato a muoversi nell’ambiente. Nella Retinopatia Pigmentosa, invece, il campo visivo inesorabilmente diventa tubulare, anche se l’acutezza visiva può rimanere normale fino alla fine. A questo danno fotorecettoriale iniziale (disorganizzazione completa dei bastoncelli) consegue un’alterazione dell’epitelio pigmentato che si rivoluziona strutturalmente, per cui il pigmento che contengono i melanofori si accumula e crea delle particolari aree oftalmoscopicamente tipiche (a forma di osteoblasti). L’acutezza visiva delle persone affette da Retinite Pigmentosa comincia a decadere quando, alla patologia già presente si aggiunge un opacamento del cristallino. Già verso i 40 anni si forma un’opacità interessante la capsula posteriore del cristallino: è una cataratta sottocapsulare posteriore (peraltro abbastanza densa). Questa complicanza peggiora terribilmente la qualità della vita del paziente. Dal punto di vista oftalmoscopico troviamo 3 alterazioni: Papilla Cerea: decolorazione della papilla ottica causata dalla degenerazione dei cilindrassi che la costituiscono. Riduzione calibro dei vasi retinici: l’assottigliamento è molto più grave rispetto alla retinopatia ipertensiva avanzata… Accumulo di materiale pigmentato che si localizza prima nella zona più periferica, poi nel polo posteriore. Con l’assottigliamento dei vasi retinici si genera una condizione di ulteriore ipossia periferica che aggrava il danno geneticamente presente. Esiste una forma di Retinopatia Pigmentosa definita “A Settore”: l’accumulo di pigmento si verifica solo in una zona circoscritta della retina. Inciso sull’occlusione dell’arteria centrale della retina: quando avviene un fatto embolico alla centrale della retina c’è poco da fare, l’ischemia dell’intero tessuto retinico causa la totale perdita della vista. Tutto ciò non avviene se si possiede un vaso chiamato arteria cilio-retinica, che non nasce dall’arteria centrale della retina, ma dal circolo arterioso peri-ottico. L’alterazione del campo visivo inizia con uno scotòma anulare: in corrispondenza dell’area centrale (entro i 30° dal punto di fissazione) si forma un’area di cecità di tipo scotomatoso che assume una forma anulare. Mentre questa isostera (linea che unisce punti che hanno la stessa sensibilità del campo visivo), evocata con una mira piuttosto ampia e più luminosa (III/4), quindi uno stimolo piuttosto importante, risulta abbastanza normale, l’isostera I/4 evidenzia un’area in cui il campo visivo è perso. Queste aree scotomatose anulari si estendono verso la periferia lasciando indenne solo la parte centrale. L’emeralopia può essere causata anche da Ipovitaminosi A. Elettroretinogramma (ERG) Si basa su una differenza di potenziale di tipo elettrico presente tra la retina e la cornea. Per valutare se una persona ha un tracciato normale (immagine) o patologico si pongono degli elettrodi a coppetta sulla cornea in corrispondenza della congiuntiva, un elettrodo di riferimento a livello della tempia e si registrano le DDP in corrispondenza di una stimolazione luminosa (flash, patterns (le scacchiere)…). Gli elettrodi registrano il tipo di scossa elettrica. Normalmente si registra una prima onda negativa che corrisponde all’attività della parte periferica della retina. Nella Retinite Pigmentosa l’ERG è profondamente alterato anche nelle fasi precoci della malattia. L’onda positiva diventa sempre più bassa (fino ad arrivare a un ERG piatto). Qualcosa di simile si fa nei potenziali evocati visivi (in questo caso l’elettrodo viene posto a livello occipitale), nei quali si studia la latenza e l’ampiezza dell’onda evocata dallo stimolo luminoso e trasportata dalle vie ottiche fino al cervello. Iter Diagnostico da effettuare in caso di sospetta Retinite Pigmentosa 1. Dato anamnestico: emeralopia 2. Esame campo visivo: scotòmi anulari, paracentrali, limitazioni periferiche del campo visivo 3. Elettroretinogramma alterato 4. Oftalmoscopia (nelle fasi più assottigliamento vasi retinici. evolute): papilla cerea, accumulo di Esempi di ERG da flash, da pattern, potenziali evocati visivi… Sindrome di Usher Retinite Pigmentosa a insorgenza precoce, può essere: Tipo I: più grave, si associa a sordità completa e mutismo Tipo II: meno grave In entrambe le forme può essere presente ritardo mentale. pigmento, Amaurosi Congenita di Leber Patologia molto rara, presenta segni simili alla Retinite Pigmentosa ma sono coinvolte anche le regioni centrali, infatti c’è un’amaurosi (i bambini non vedono nulla, o quasi). I bambini vengono fatti visitare perché non dimostrano alcun interesse per l’ambiente, presentano scosse di tipo nistagmoide (movimenti erratici, di ricerca). Al 7°- 8°- 10°mese, quando ormai il danno è conclamato, presentano il segno digito-oculare di Franceschetti; i bambini si comprimono i bulbi oculari con le dita per cercare di evocare uno stimolo sensoriale, una qualche attività elettrica della retina, naturalmente non riuscendoci. Si osservano, quindi, bulbi oculari ridotti nelle dimensioni e si apprezza la conseguenza della pressione continua esercitata con le dita. Anche in questo caso l’ERG risulta assolutamente assente (piatto) fin dalle prime fasi. Distrofia dei coni È la principale patologia da alterazione della zona centrale della retina. Anche questa è su base ereditaria. Esistono 2 forme: Progressiva Fotofobia iniziale e discromatopsia *(alterazione nella percezione dei colori); può arrivare alla acromatopsia (mancanza totale della percezione dei colori) associata a una riduzione marcatissima dell’acutezza visiva e a nistagmo, conseguenza della mancata stimolazione della macula. Stazionaria Importante compromissione della visione all’acromatopsia. dei colori che va dalla discromatopsia * La percezione dei colori è dovuta ai 3 tipi di coni presenti nella fovea, e la miscela degli stimoli genera le combinazioni dei colori. Nel daltonismo è frequentemente compromesso l’asse rossoverde ed è spesso presente in forme molto lievi. Sindrome di Stargardt È la forma più comune di distrofia ereditaria della macula, compare verso i 10 anni di età. Si riscontrano: Atrofia della regione maculare Fotofobia Diminuzione dell’acutezza visiva particolarmente marcata Assenza del riflesso foveale (riflesso biancastro riscontrabile al centro della macula in corso di oftalmoscopia) La retina, nella zona peri- e para- maculare, presenta una morfologia normale, mentre nella macula si ha un assottigliamento marcatissimo; nel punto in cui dovrebbe esserci la fovea c’è una macchia da migrazione del pigmento. In sintesi si ha una distrofia maculare. Chiaramente, in questa patologia il campo visivo periferico è assolutamente normale. Cisti Vitelliforme Si forma una lesione “a tuorlo d’uovo” al centro della macula con relativa diminuzione dell’acutezza visiva che si aggrava solo tardivamente. Albinismo Patologia da alterato metabolismo della melanina. Il deficit di tirosinasi impedisce la sintesi di melanina a partire dalla tirosina. Si tratta di persone che non hanno una normale pigmentazione. Albinismo completo (oculo-cutaneo): presenta capelli quasi bianchi, cute molto pallida e Albinismo incompleto (parziale): mostra zone circoscritte di depigmentazione cutanea o del cuoio capelluto Albinismo Oculare: la pigmentazione dei capelli e della cute è normale e le alterazioni riguardano solo l’occhio. È anche X-Linked. Albinismo che colpisce la sola retina: l’iride ha un colorito non particolarmente scuro ma non è transilluminabile. Il problema è soltanto a carico della retina. Mentre nell’albinismo generalizzato non c’è alcuna chance di miglioramento nel tempo, in questa forma interessante la sola retina, l’esposizione alla luce nel corso degli anni induce un progressivo aumento della produzione di melanina retinica, per cui pian piano migliora l’acutezza visiva e parallelamente si riducono le scosse di nistagmo. All’esame obiettivo si nota una transilluminabilità dell’iride, che è priva di pigmento così come lo è la retina. Quando la fonte luminosa attraversa l’occhio, il riflesso rosso che torna indietro dal fondo oculare traspare attraverso l’iride non pigmentata. Il problema è che la mancanza di pigmento fa sì che la regione maculare non si sviluppi normalmente (ipoplasia della regione centrale della retina e quindi dei coni foveali); questo comporta un iposviluppo dell’acutezza visiva e questa, a sua volta, causa il nistagmo. Gli albini, infatti, sono tipicamente affetti da scosse nistagmi che. Il nistagmo stesso, causando un’instabilità della fissazione, aggrava la miopia. A peggiorare il quadro, la mancanza di pigmento causa una fotosensibilità pazzesca, perché non c’è più lo schermo nero che costituisce la camera oscura dell’occhio. Questo costringe gli albini a girare con occhiali particolarmente scuri. La retina dell’albino mostra i vasi della retina e si intravedono i vasi della coroide che sta sotto (manca il pigmento nell’epitelio pigmentato). Tumori Oculari I più importanti sono: Tumori dell’Orbita o Cisti o Tumori veri e propri Primari Secondari Metastatici Melanomi Retinoblastomi Esistono tumori che riguardano la cute delle palpebre (epiteliomi, basaliomi…) ma sono simili a quelli che si formano in altri distretti cutanei. A livello del bulbo oculare (a ridosso della cornea, a livello del limbus) si può formare una precancerosi chiamata Morbo di Bowen, un tumore che può creare grossi problemi se non trattato rapidamente. In genere, se si ha l’accortezza di agire subito, la sua asportazione non crea grossi problemi. Quando invece si è accresciuto e si è approfondito a livello del tessuto sclerale sottostante oppure si è esteso verso la cornea, la cosa diventa molto più complicata. Forme Benigne Cisti Dermoidi Sono i tumori benigni dell’orbita più comuni, sono cisti contenenti tessuto connettivale, follicoli piliferi…; si possono formare: Sulla superficie esterna dell’occhio (dermoidi corneali), sgradevoli da trattare; Nel tessuto adiposo orbitario: tendono a espandersi sino a sporgere a livello sotto-palpebrale. Alla palpazione si apprezza una masserella rotonda, consistente, non comprimibile; il più delle volte si preferisce lasciarla così com’è perché la sacca di origine è molto profonda ed è difficile eliminarla completamente. Rimuovere solo una parte del materiale non è risolutivo, perché pian piano si riforma. Si sceglie l’asportazione solo se c’è un problema estetico o funzionale importante. Emangiomi Difficili da trattare, tendono a regredire spontaneamente nel corso degli anni e sono sensibili al trattamento laser. Forme Maligne Nelle fasi iniziali la sintomatologia può essere molto modesta: Dolenzia nei movimenti Limitazione nell’escursione dei movimenti oculari con conseguente Diplopia (l’occhio malato non riesce a seguire correttamente i movimenti di quello sano) Nelle fasi successive: Esoftalmo (proptòsi) associato a edema della palpebra e diplopia importante. Generalmente si tratta di esoftalmo non riducibile alla digitopressione. Sono generalmente riducibili alla digitopressione gli esoftalmi di origine vascolare quali: varicocele dell’orbita (vene varicose a livello delle vene orbitarie), aneurisma del sifone carotideo (esoftalmo pulsatile, riducibile). Papilla da stasi, causata da compressione del nervo ottico nel tratto infraorbitario. In fasi molto avanzate: Immobilità oculare Atrofia del nervo ottico da compressione Iter Diagnostico in caso di sospetto tumore orbitario Ecografia TC RMN Biopsia eco guidata Orbitotomia esplorativa con accesso osseo laterale Tumori Orbitari Benigni I più comuni sono: Gliomi (più frequenti nei bambini) Meningiomi (più frequenti negli adulti) Pur essendo benigni, hanno una notevole tendenza all’accrescimento e quindi all’espansione. Tumori Orbitari Maligni Rabdomiosarcoma Tumore esclusivamente infantile, con un’incidenza di 8.4/1.000.000 di bambini al di sotto dei 10 anni. Causa un esoftalmo brusco, dovuto all’accrescimento rapidissimo del tumore. L’unica terapia possibile è l’exenteratio orbitae, cioè bisogna portar via tutto. L’orbita va svuotata interamente, e il problema è che, siccome questo tumore metastatizza con una grandissima facilità, spesso è l’atto chirurgico in sé a favorire la diffusione metastatica per via ematica del tumore. Tutto ciò rende necessario un consistente trattamento chemio- e radio-terapico. Segni e sintomi La sintomatologia nel bambino sotto i 7 anni è praticamente nulla. Il bambino non presenta diplopia perché il cervello applica dei meccanismi di soppressione attiva delle immagini che arrivano dall’occhio deviato (il cervello “abbassa la saracinesca” e l’occhio diventa ambliope). Sopra i 7-8 anni il bambino presenterà diplopia come gli adulti, perché il cervello non ha più quella plasticità neuronale che gli consente di intervenire attivamente e bloccare la visione doppia. Difatti non sono in grado di recuperare se effettuiamo un trattamento anti-ambliopico, così come un’ambliope non peggiorerà più se sospendiamo il trattamento anti-ambliopico sopra i 10 anni, perché i giochi sono già fatti. Melanomi Si possono trovare su tutte le aree contenenti melanina: iride, corpo ciliare e coroide. Si tratta di tumori maligni esattamente come i melanomi della cute, tendono a dare metastasi epatiche con notevole facilità. Possono essere a cellule fusate o a cellule epitelioidi, anche se la cosa più comune è il riscontro di forme miste. Immagine di un nevo irideo molto marcato: è presente solo un accumulo di pigmento Melanoma all’iride: qui c’è stata una sorta di atrofia verso l’orletto pupillare. La differenza si nota nella tonalità della pigmentazione. Il melanoma del corpo ciliare presenta problemi Visivi, perché al corpo ciliare è legato il muscolo ciliare, che provvede al controllo della zonula che muove il cristallino. Il corpo ciliare produce anche l’umor acqueo, per cui potrò avere un “glaucoma secondario da melanoma del corpo ciliare”, oppure segni Irritativi o Uveite o Iridociclite Secondari all’insorgenza del tumore. Il melanoma interessa più comunemente la coroide (la parte più posteriore dell’uvea). Questi tumori si possono localizzare All’equatore (nella zona più periferica della retina): danno pochi disturbi e la diagnosi diventa solo occasionale (il tumore spesso ha avuto tutto il tempo di espandersi). Nella zona del polo posteriore: in questo caso la diretta conseguenza è una diminuzione dell’acutezza visiva e possono essere diagnosticati molto prima. Terapia Un tempo si effettuava l’enucleazione. Al giorno d’oggi si cerca sempre di attuare una terapia conservativa: Brachiterapia: o Localizzare la sede del tumore o Immobilizzare l’occhio o Scollare la congiuntiva o Applicare dei dischi che liberano materiale radioattivo a livello della sclera (sopra il tumore) o Lasciare agire per un po’ di tempo o Rimuovere i dischi Radioterapia Interna: è una tecnica più “volgarotta”, può essere causa di problemi quali o Cataratta da radiazioni o Alterazione corneale per sofferenza del tessuto palpebrale Fotocoagulazione con laser: è poco usata perché comporta seri rischi: il laser passa attraverso la retina e brucia la coroide che è sotto. A quel punto è possibile che ci siano dei punti di fuga delle cellule tumorali attraverso gli spot che abbiamo creato col laser. Termoterapia Transpupillare: è una tecnica adatta a tumori non particolarmente grandi. Attraverso “generatori” simili a laser si determina una ipertermia (45-60°) a livello della massa tumorale con trattamenti ripetuti. È una tecnica usata soprattutto per gli angiomi coroidali. 27.08 Leucocorìa Quando illuminiamo l’occhio con qualsiasi luce (oftalmoscopio, lampada a fessura…), osserviamo un riflesso biancastro al centro del forame pupillare (anziché il normale riflesso rosso della retina). Può essere causata da 3 cose: Cataratta congenita notiamo la cataratta totalmente bianca Tumore della retina Displasia Vitreo-Retinica condizione non frequentissima in cui persiste il “vitreo primitivo”. Durante l’embriogenesi dell’occhio il vitreo è una massa molto densa, compatta; origina dall’arteria ialoidea, che collega l’abbozzo del nervo ottico con quello che (grossomodo) sarà il cristallino. Durante la gestazione si ha un riassorbimento progressivo con sostituzione del tessuto compatto con uno meno denso (vitreo secondario). Pian piano anche questo si dirada e diventa trasparente, gelatinoso. Ricordiamo che il vitreo è trasparente, ricco di acqua, acido ialuronico, con fibrille ben distribuite in modo da non interferire con il passaggio della luce. La persistenza di questo vitreo primitivo è causa di cecità a carico dell’occhio colpito (è una patologia generalmente unilaterale). Fino a quando non si manifestano altri problemi si lascia così com’è; nel caso in cui subentri un glaucoma secondario bisogna intervenire. Retinoblastoma È un tumore maligno della retina, esclusivo dei bambini. La diagnosi, in genere, si pone tra il primo e il secondo anno. Da 1/15.000 a 1/23.000 casi l’anno Può essere Monolaterale (65-70 % dei casi) Bilaterale Vengono anche distinti i casi Sporadici Ereditari (la totalità dei casi bilaterali e il 10 % dei monolaterali) N.B. Tutti i casi bilaterali sono ereditari. È un tumore che origina dai fotorecettori della retina. Le cellule tumorali, molto indifferenziate, tendono a disporsi in modo tale da riprodurre la forma del fotorecettore, assumendo una disposizione tipica definita “a rosetta”. Molte cellule vanno incontro a necrosi e vengono fagocitate dai macrofagi. A livello cromosomico c’è, di regola, un’associazione con la delezione del braccio corto del cromosoma 13. Questo perché al suo interno è contenuta una sequenza che protegge dallo sviluppo del retinoblastoma. Curiosità: retinoblastoma trilaterale Retinoblastoma bilaterale e un altro tumore a livello dell’epifisi. Questo perché ci sono dei foci di cellule retiniche nella ghiandola pineale. L’epifisi ha queste cellule a causa della sua funzione: regolazione del ritmo nicto-emeraro. Nelle forme bilaterali si pone anche prima perché, soprattutto se si localizza al centro, compaiono i soliti sintomi: strabismo, nistagmo, il bambino non vede. Nelle forme monolaterali (soprattutto se non interessano la zona centrale della retina), il bambino vede con l’occhio sano e i genitori non si accorgono di nulla. Il nistagmo compare solitamente nelle fasi piuttosto avanzate della malattia, mentre il disturbo che generalmente porta il bambino alla visita è lo strabismo, dovuto al calo del visus. Il retinoblastoma generalmente è un nodulo piccolo, biancastro, che si può trovare in qualunque parte della retina. Può essere: Solitario Multiplo (multifocale) Lo sviluppo del tumore può essere: Endofitico Distacco di retina secondario, spesso componenti emorragiche, aumento della pressione endooculare Esofitico dalla retina invade la coroide, erode la sclera e poi i tessuti circostanti La caratteristica del retinoblastoma è che, essendo ricco di vasi, contiene molte calcificazioni. Queste sono molto importanti dal punto di vista diagnostico, per cui la TC (e non la RMN) e l’ecografia ci aiutano nella diagnosi. Trattamento In passato esisteva solo l’enucleazione; oggi la si effettua: Casi monolaterali nei quali non è possibile ipotizzare una conservazione della visione (se il tumore interessa la zona centrale) Casi con distacco totale di retina Comparsa di glaucoma neovascolare Se fallisce la terapia conservativa Quando il tumore: Ha un’estensione extrasclerale È limitato alla retina e interessa meno di 2 quadranti su 4 l’enucleazione va evitata Bisogna preferire una terapia conservativa: Crio-Foto-coagulazione Radioterapia Chemioterapia (per almeno 1 anno) In tutti gli altri casi è necessaria l’enucleazione e a seguire un ciclo di chemioterapia. Nei casi di retinoblastoma che richiedono l’enucleazione dell’occhio, bisogna tagliare il nervo ottico a livello molto posteriore, perché la diffusione più comune del tumore avviene proprio attraverso il nervo ottico verso il cervello.