pag. 191 Periodo storico: ‘400 Uno degli artisti più importanti di questo periodo è Sandro Botticelli (1445-1510). Il pittore dipinge figure piene di grazia ed eleganza. Le linee di contorno dei suoi disegni sono definite con grande precisione: le figure sembrano quasi ritagliate e attaccate sullo sfondo. Botticelli è famoso per la bellezza delle sue figure. Le sue figure spesso rimandano lo spettatore a dei simboli (situazioni che rimandano ad altre avvenimenti, come i miti dell’antica Grecia) difficili da riconoscere. Nella Nascita di Venere ogni personaggio ha un significato simbolico|14|: Venere, dea della bellezza, può rappresentare la bellezza dello spirito che nasce dalla purezza (l’acqua) ma, raggiunta dal soffio dell’amore che fa fiorire la vita (zefiri-pioggia di fiori) a contatto con la materia (la terra) rischia di danneggiarsi senza una protezione adeguata (la veste). La famiglia de’ Medici, che al tempo di Botticelli governava Firenze, commissiona (incarica di eseguire) al pittore numerosi dipinti. I più famosi sono La nascita di Venere e La primavera. I due dipinti sono sempre stati esposti l’uno accanto all’altro essendo simili tra loro per dimensioni e per significato. Entrambi, infatti sono allegorie (immagini che rappresentano una realtà completamente diversa) dedicate a Venere e al tema della nascita. La Primavera raffigura il regno di Venere nella stagione del risveglio. Prima di dipingere la scena il pittore ha interrogato alcuni letterati (scrittori) per aiutarlo a trovare, negli scritti antichi e negli studi più recenti, le informazioni utili per raffigurare i personaggi. Al centro del dipinto appare la regina di questo mondo, Venere; sopra di lei, suo figlio, Amore, sta per scoccare una freccia. Poco più a sinistra compaiono le tre Grazie: compagne di Venere, divinità della grazia e della vita. Vicino a loro, Mercurio, dio del commercio e messaggero degli dei, sta allontanando le nuvole con il suo bastone. A destra compare invece Zèfiro, immagine di un vento, che insegue Flora, dea della primavera, mentre accanto a quest’ultima una delle Ore sta spargendo fiori (per la mitologia greca, le Ore erano le divinità dei fiori e dei frutti). Nel dipinto è quasi assente la profondità: il paesaggio si vede appena fra i tronchi scuri, mentre il prato in primo piano, con i fiori descritti uno a uno, sembra il fondale di un teatro. Le linee disegnate con il pennello tracciano contorni precisi e morbidi nei capelli e nel fogliame: il pittore non ricerca la realtà, ma vuole raccontare una mitologia fatta di figure perfette in un mondo perfetto.