ALLEVAMENTI ESTENSIVI DI BOVINI – I PARTE: LE STRUTTURE

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AIIA2005: Catania, 27-30 giugno 2005
L’ingegneria agraria per lo sviluppo sostenibile dell’area mediterranea
Codice lavoro: 2018
ALLEVAMENTI ESTENSIVI DI BOVINI – I PARTE: LE STRUTTURE
EDILIZIE
Barbari M., Monti M., Pellegrini P., Sorbetti Guerri F.
Università di Firenze - Dipartimento di Ingegneria Agraria e Forestale - Sezione Costruzioni e Territorio - Via
San Bonaventura, 13 - 50145 Firenze, Tel +39 055 30231230, Fax +39 055 310224, [email protected]
www.diaf.unifi.it
Riassunto
Lo studio riporta i principali criteri da seguire nella progettazione di idonei interventi
costruttivi ed impiantistici presso aziende dedite all’allevamento di bovini da carne, con sistemi estensivi, in area mediterranea. La progettazione si è basata sui criteri di rispetto del benessere animale e della sanità delle produzioni, limitato impatto ambientale
dell’insediamento, armonico inserimento dell’edificio nel paesaggio, adozione di soluzioni
costruttive semplici, a basso costo, realizzabili anche con manodopera aziendale.
I progetti proposti sono caratterizzati dall’impiego del legno come materiale prevalente:
legno tondo nelle strutture in elevazione e tavolame nei tamponamenti. La scelta del legno è
dovuta alla sua capacità di coerente inserimento in contesti di elevato carattere ambientale e
paesaggistico. D’altra parte il legno rappresenta anche una risorsa spesso disponibile a livello
locale e si presta ad essere facilmente lavorato anche da manodopera non strettamente specializzata, quale quella che può ritrovarsi nelle stesse aziende agricole.
Parole chiave: Stalle per bovini, Edifici in legno, Sostenibilità
Summary
The study reports the main criteria for the design of suitable building and plant solutions in farms devoted to extensive beef-cattle breeding in Mediterranean areas. Building solutions for an outdoor livestock breeding are shown, in order to obtain good animal welfare
conditions, limited environmental impact, suitable sanitary situations for the animals, and to
exploit economically the resource of fringe areas. The new building has to fit in a harmonious
way to the landscape. Simple low-cost constructive solutions can be adopted, resorting to
self-building methods.
The plans proposed in this paper are characterized by the employment of timber as predominant material: roundwood for the structures and boarding for the curtain walls. The
choice of timber is due to the aptitude to fit in the landscape. Furthermore the timber is also a
resource often available at local level and it can be processed by not strictly skilled labour,
which is the labour generally available in the farms.
Key words: Cattle houses, Timber buildings, Sustainability
1. INTRODUZIONE
Il lavoro si propone di presentare alcune delle più attuali tecniche di stabulazione
nell’ambito dell’allevamento estensivo dei bovini da carne e di presentare alcuni progetti redatti in funzione delle tecniche scelte; in tutti si è considerato che venga adottata la soluzione
a stabulazione libera.
I progetti sono stati sviluppati su strutture portanti in legno tondo massiccio; ciò anche a
seguito dell’orientamento assunto negli ultimi anni dalle istituzioni preposte al governo del
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territorio.
A questo proposito è opportuno considerare la particolare validità “ecologica” del legno, a partire dal fatto che, come è noto, questo materiale, diversamente da tutti gli altri, presenta un bilancio energetico positivo in quanto la produzione della materia prima anziché richiedere il consumo di energie non rinnovabili impiegate solo in piccola misura nelle operazioni selvicolturali si forma a partire dall’energia del sole attraverso il processo della fotosintesi. Si tratta di un materiale abbondante e rinnovabile, quando ottenuto con l’adozione di idonee pratiche colturali, le quali prevedono il taglio delle piante in funzione del raggiungimento degli obbiettivi della gestione sostenibile del bosco.
Il legno inoltre, nel confronto con altri materiali da costruzione, si presenta favorevolmente anche sotto l’aspetto più generale del consumo delle risorse esauribili e della emissione
nell’aria, nell’acqua e nel suolo di prodotti pregiudizievoli all’equilibrio dell’ambiente.
Consideriamo ancora che nelle zone dove viene praticato l’allevamento estensivo ci si
trova di fronte a territori spesso marginali e spesso caratterizzati dalla presenza di estese aree
boschive. In queste aree l’attività zootecnica contribuisce al mantenimento dei caratteri ambientali locali e, con la conseguente necessaria presenza dell’uomo, si risolve anche in una azione di presidio permanente del territorio. Altrettanto può derivare dalle attività che utilizzano il bosco, il quale non potrebbe sopravvivere senza gli interventi gestionali dell’uomo: per
questa ragione devono essere individuati utilizzi del legname che siano sufficientemente remunerativi da rendere economicamente sostenibile tali interventi selvicolturali questi può esservi anche l’impiego strutturale del legno tondo, in particolare nei fabbricati agricoli. In queste aree dunque le costruzioni occorrenti allo svolgimento dell’attività zootecnica di tipo estensivo possono essere vantaggiosamente realizzate con l’impiego del legno tondo, che spesso viene fornito dalle aree stesse.
In varie regioni, e in particolare nella regione Toscana, sono state avviate da diversi anni numerose ed importanti iniziative che, in sintonia con quanto prima esposto, tendono alla
valorizzazione delle risorse boschive locali che può essere perseguita anche individuando validi impieghi come materiale da costruzione.
2. LO STATO ATTUALE E LE TENDENZE INDICATE DALLA RICERCA
Nelle zone a clima temperato del nostro paese, e più in generale dell’ambiente mediterraneo, ha sempre maggiore diffusione un allevamento di tipo semibrado che prevede che alcune fasi avvengano su pascoli all’aperto, mentre altre condotte in stalla. Anche in
quest’ultimo caso si manifesta una tendenza all’impiego di strutture aperte o semiaperte, contrariamente al passato, quando si privilegiavano ambienti completamente chiusi. In ogni caso
sussistono alcune differenze dettate dalle diverse condizioni climatiche determinate soprattutto dalla posizione altimetrica.
Nelle zone appenniniche situate al di sopra dei 600 m la mandria permane sui pascoli,
situati anche a quote sul livello del mare che raggiungono i 1200 m, per tutta la stagione favorevole che si estende dai primi di maggio fino ai primi di dicembre prime nevicate la mandria
si sposta spontaneamente verso le stalle, dove trascorre il resto dell’anno in stabulazione libera; in alcuni casi è prevista anche la presenza di un paddock esterno adiacente alla stalla. Una
situazione del tipo ora descritto si verifica nell’alta Valtiberina toscana, dove si allevano alcune razze da carne fra le più pregiate, quali la Chianina.
Nelle fasce litoranee, contraddistinte da caratteri climatici diversi, si possono avere due
tipi principali di conduzione: nell’allevamento brado la mandria rimane sui pascoli per tutto
l’anno, salvo, per i capi destinati alla macellazione, il periodo del finissaggio si svolge in recinti all’aperto dove al può essere prevista una tettoia aperta a protezione della mangiatoia
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dalla pioggia, che in casi di elevata piovosità locale può essere estesa in modo da creare una
certa protezione anche per gli animali stabulazione libera ci si avvale invece di edifici molto
aperti e di zone di alimentazione separate provviste di tettoia a protezione della mangiatoia
dalla pioggia. La prima delle situazioni descritte è tipica della bassa Maremma Toscana, mentre la seconda si ritrova nelle zone del litorale tirrenico là dove non siano disponibili pascoli
estesi.
Si può constatare in molti di questi casi, forse con qualche sorpresa, come le scelte operate dall’imprenditore agricolo risultino concordi con la tendenza emergente dalla ricerca sul
benessere animale per quanto riguarda il modo di concepire il ricovero.
Due sono i problemi principali da valutare a questo riguardo: la difesa dalle temperature rigide, in particolare se si manifestano insieme al vento, e di
contro la necessità di ridurre gli
effetti dovuti all’elevata intensità
di radiazione solare.
La difesa dalle temperature
rigide non può essere condotta
riducendo semplicemente il ricambio d’aria all’interno della
stalla, perché in questo modo si
crea insalubrità dell’ambiente
con conseguenti problemi igienico-sanitari per gli animali. Fig. 1 Stabulazione libera in una stalla di moderna concezione
D’altra parte è noto che i bovini
nell’Italia centrale. La forte riduzione delle chiusure esterne
costituisce valida alternativa tecnico-economica anche in
sono capaci di affrontare tempecondizioni meteorologiche sfavorevoli.
rature molto basse quando sono
assicurate buone condizioni in
zona di riposo (Fig. 1). Nelle stalle fredde o con fronte aperto può essere opportuno creare zone appropriate (nicchie, ripari, lettiere profonde, ecc.) a protezione dell’animale da condizioni
climatiche estreme. Inoltre si devono prendere provvedimenti per impedire il congelamento
dell’acqua di abbeverata.
In sede di progettazione sarà dunque da ricercare un giusto equilibrio fra la necessità di
protezione da agenti esterni sfavorevoli, il più importante dei quali è certamente il vento, e
l’esigenza di assicurare comunque un buon ricambio di aria. In ottica assumono una certa rilevanza sia i sistemi di chiusura perimetrale, sia la scelta dell’orientamento degli edifici in
funzione dei venti dominanti e dell’esposizione solare.
3. ASPETTI FUNZIONALI
Uno degli aspetti principali che contribuiscono a definire la tipologia di stalla, è costituito dal tipo di procedura seguita per la raccolta e lo smaltimento delle deiezioni. Attualmente negli allevamenti estensivi è molto diffuso il sistema a lettiera permanente e trova sempre
più applicazioni quello a lettiera inclinata, mentre il pavimento totalmente fessurato è sempre
meno utilizzato.
Le soluzioni a lettiera permanente sono utilizzate principalmente nelle aree con ampia
disponibilità di paglia. Esse infatti comportano elevati consumi di materiale da lettiera, ma
portano alla produzione di letame di ottima qualità. L’interesse per tali situazioni deriva prin-
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cipalmente da motivi connessi alla semplicità dello schema costruttivo, ai bassi costi di investimento, all’elevata flessibilità del fabbricato.
La pavimentazione è piena, in genere in calcestruzzo. Le soluzioni con pavimento in
terra battuta, per quanto funzionali, sono in disuso a causa dei problemi di percolazione dei
nitrati e quindi di inquinamento delle falde.
In genere si realizzano edifici molto aperti, in grado di favorire un adeguato ricambio di
aria, al fine di consentire l’evacuazione dei gas derivanti dalla fermentazione delle deiezioni.
Oltre alle soluzioni a lettiera permanente trovano un impiego crescente le soluzioni a
lettiera inclinata, ossia con pavimenti a forte pendenza cosparsi quotidianamente con piccole
quantità di paglia o altro materiale da lettiera. La paglia viene allontanata dalla zona riservata
agli animali per effetto della forte pendenza data al pavimento (6-8%) e al calpestio dei bovini. La lettiera discende in tal modo dalle zone più alte del box verso quelle a quota inferiore,
da cui è allontanata con l’ausilio di mezzi meccanici.
Le soluzioni a lettiera inclinata sono suggerite nei casi in cui i bovini permangono costantemente, o comunque per lunghi periodi giornalieri, all’interno della stalla. Se infatti avessero accesso ad aree di pascolo all’esterno, si avrebbe una riduzione dell’azione di calpestio con conseguenti problemi di discesa del letame.
Gli schemi distributivi sono svariati, in relazione alla direzione del flusso di paglia (verso l’interno della stalla o verso l’esterno), al sistema di pulizia adottato, alle modalità di somministrazione della paglia. Tra gli schemi progettuali più diffusi citiamo quello che prevede
una zona di alimentazione piana in calcestruzzo, dotata di raschiatore meccanico per
l’allontanamento del letame. La zona di alimentazione è separata da quella di riposo semplicemente da un gradino che permette agli animali di spostarsi liberamente tra le due zone. In
aree montane, invece, si preferisce ricorrere a tipologie di stalle più accorpate, con pavimento
a forte pendenza (fino al 9%) verso l’esterno e impiego ridotto di materiali da lettiera (ad esempio, foglie).
Nelle aziende in cui non è disponibile materiale da lettiera occorre puntare a soluzioni
di stabulazione basate sulla realizzazione di pavimentazioni fessurate, con fosse sottostanti
per la raccolta delle deiezioni o, in alternativa, su pavimentazioni piene, pulite con idonei sistemi (esempio, il ricircolo di liquame). Tali soluzioni, ampiamente utilizzate negli allevamenti intensivi di bovini, non trovano però in genere giustificazione economica in aree marginali, collinari e montane, per forme di conduzione di tipo estensivo.
Negli allevamenti estensivi si fa in genere ricorso a forme di allevamento che prevedono
l’ampio utilizzo del pascolo. Gli animali, tuttavia, possono usufruire di spazi esterni con modalità molto differenti. Essi possono essere condotti al pascolo per lunghi periodi dell’anno; in
tal caso necessitano di ricoveri principalmente per la stagione invernale. In altri casi dispongono di aree esterne in prossimità della stalla, per cui hanno la possibilità di uscire tutti i giorni dell’anno, ma alla sera rientrano sempre all’interno. È evidente che nei due casi esposti le
soluzioni di stabulazione possono essere concepite in modo molto diverso. È soprattutto la
zona di alimentazione che può essere disegnata con criteri differenti: se l’animale utilizza la
stalla solo nelle ore notturne, si può ridurre notevolmente la superficie coperta assegnata a
ciascun capo, eliminando completamente la zona di alimentazione e, quindi, consentendo ai
bovini di accedere alla mangiatoia direttamente dall’area di riposo del box.
Nelle stalle a stabulazione libera, nei casi in cui le condizioni climatiche lo consentano,
si può scegliere di obbligare l’animale a svolgere un esercizio fisico all’aria aperta per potersi
alimentare: in tal caso si può prevedere una zona di alimentazione separata dalla zona di riposo. Se invece l’animale deve avere l’alimento sempre disponibile, si preferisce optare per una
soluzione che prevede la zona di alimentazione integrata nello stesso edificio della zona di ri-
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poso. In funzione delle scelte suddette, quindi, si avranno tipi diversi di organizzazione degli
spazi.
Sotto l’aspetto gestionale le diverse soluzioni, variamente combinate fra loro, comportano diversi livelli di impegno di tempo e manodopera per le operazioni fondamentali, quali:
la distribuzione della paglia per la lettiera, la pulizia periodica, la somministrazione del foraggio. D’altra parte la scelta influisce anche sui costi dell’investimento iniziale in costruzioni ed
impianti, andando ad interagire con le spese di gestione, per cui il costo totale di produzione
sarà funzione delle scelte effettuate.
4. ASPETTI COSTRUTTIVI: PROGETTI TIPO
Al fine di illustrare gli aspetti costruttivi più rilevanti, si presentano alcuni progetti tipo
che rappresentano alcune delle diverse combinazioni possibili delle scelte relative ai singoli
aspetti operativi sopra esposti, che in generale saranno conseguenza non solo delle condizioni
locali di tipo ambientale e socio-economico, ma anche dell’esperienza e delle preferenze personali dell’imprenditore agricolo.
4.1. STALLA A LETTIERA PERMANENTE SU TERRA BATTUTA, CON ZONA DI
ALIMENTAZIONE SEPARATA
Fig.2
Sezioni della zona di riposo e della mangiatoia protetta da tettoia
Questa tipologia è stata frequentemente adottata in passato in ambienti a clima mite; la
tendenza attuale è di estenderne l’impiego anche a zone collinari e montane. In ogni caso richiede la disponibilità di
ampi
spazi
all’aperto, in
modo che gli
animali tendano a permanere all’interno
del ricovero
per brevi periodi nell’arco
della giornata:
questo riduce Fig. 3 La zona di riposo si apre sul paddock recintato
l’onerosità delle operazioni di pulizia, e nello stesso tempo può agevolare il rilascio delle autorizzazioni da
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parte degli enti preposti alla vigilanza sanitaria, che negli ultimi tempi hanno assunto una posizione assai critica nei confronti dei sistemi di allevamento su terra battuta, in quanto comportano un pericolo di inquinamento delle falde acquifere.
Nel
progetto
presentato si è optato
per una soluzione che
consenta di tenere libero da chiusure tutto
il perimetro esterno
della stalla, cosicché
potenzialmente gli animali possano acceFig. 4 La zona di alimentazione separata, protetta da tettoia
dere all’area coperta
senza alcun vincolo: ciò comporta l’adozione di una struttura portante a pilastri incastrati, che
conduce a fondazioni costituite da plinti di notevoli dimensioni. La soluzione presentata prevede la chiusura parziale con tavole di tre pareti, e la disposizione, in corrispondenza delle
chiusure, di tavole di sacrificio interne. La copertura è costituita da pannelli di lamiera da solaio lunghi circa 8 m, che coprono l’intera luce di circa 6,50 m appoggiandosi sulle due travi
di bordo alle quali sono collegati con semplici tondini ad U. Per diminuire gli effetti negativi
di un eccessivo calore radiante emesso dalla lamiera e del suono fastidioso in caso di pioggia,
è prevista la disposizione sulla lamiera di uno strato isolante e di un manto impermeabilizzante.
La zona di alimentazione separata è costituita da una tettoia su pilastri anch’essi incastrati, disposti lungo la mangiatoia.
4.2. STALLA A LETTIERA PERMANENTE SU PAVIMENTAZIONE IN CALCESTRUZZO, CON ZONA DI ALIMENTAZIONE SEPARATA. COPERTURA AD
UNA FALDA
L’ambiente di impiego di questo tipo di stalla è simile a quello del precedente ma in
questo caso non si hanno gli inconvenienti sopra segnalati per quanto riguarda il possibile inquinamento delle
falde. Il sistema a
vasca di cemento,
in funzione della
profondità adottata
permette un accumulo di lettiera fra
due operazioni di
pulizia successive,
maggiore che nel
caso
precedentemente
Fig. 5 Pianta della zona di riposo
illustrato; si presta dunque per periodi di soggiorno degli animali più lunghi. Sui lati corti sono previste rampe di accesso per le macchine operatrici.
La struttura di base è costituita sostanzialmente da una vasca in calcestruzzo armato
formata da un massetto di base e da un muretto perimetrale ad esso strutturalmente collegato;
in generale, quando la costruzione insiste su terreni di media consistenza, la leggerezza delle
strutture poste al di sopra dei muretti fa sì che la vasca vada in pratica a costituire la fondazio-
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ne dell’edificio.
Nell’esempio presentato i
pilastri in legno sono semplicemente appoggiati sul muretto perimetrale; le loro basi sono trattenute in posizione da elementi
in acciaio che vanno a costituire
un vincolo a cerniera. Alcune
specchiature, sia longitudinali
che trasversali, sono occupate da
controventi a croce: in questo
modo l’intera struttura in elevazione risulta assai più leggera, e
più economica, di quella presentata al punto precedente. Tuttavia Fig. 6 La zona di riposo pavimentata
si deve considerare che la presenza dei controventi, impedendo il transito attraverso alcuni degli spazi fra i pilastri, fa diminuire in una certa misura la flessibilità d’impiego della costruzione.
La struttura del tetto a
doppia orditura consente la riduzione della luce libera relativa
alle lastre di copertura, che pertanto possono essere costituite da
lamiera sandwich: lo strato coibente interno determina una riduzione sia del calore proveniente dal tetto per irraggiamento che
della rumorosità in caso di pioggia.
La zona di alimentazione
separata è del tutto analoga alla
precedente.
Fig. 7
In alto uno spaccato della stalla
pavimentata, in basso una vista
d’insieme
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4.3. STALLA A LETTIERA PERMANENTE SU PAVIMENTAZIONE IN CALCESTRUZZO, CON ZONA DI ALIMENTAZIONE SEPARATA. COPERTURA A DUE
FALDE
In contesti di particolare
caratterizzazione
ambientale,
quali alcune zone della campagna toscana, potrebbero essere
richieste soluzioni costruttive più
vicine alle caratteristiche edilizie
tradizionali; in questa ottica è
stato sviluppato un progetto di
stalla con il tetto a due falde e
copertura in coppi e tegoli laterizi. Per il rimanente questa stalla
è in tutto uguale alla precedente.
Per le minori altezze di
gronda e per la più agevole possibilità di chiusura di un’ampia
porzione delle superfici perimetrali la struttura è inoltre più adatta alle zone a clima rigido.
Fig. 8
In alto una sezione, in basso
uno spaccato assonometrico
della zona di riposo pavimentata
4.4. STALLA A LETTIERA PERMANENTE SU PAVIMENTAZIONE IN CALCESTRUZZO, CON ZONA DI ALIMENTAZIONE E CORSIA DI SERVIZIO INTEGRATE
Questa
soluzione è stata presa in
considerazione
facendo particolare riferimento alle situazioni nelle quali gli
animali sono tenuti in
stalla durante il periodo invernale, e invece permangono sul
pascolo nella stagione favorevole.
Il progetto si
Fig. 9 Sezione della stalla a lettiera permanente e zona di alimentazione integrata differenzia dai pre-
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cedenti per il fatto che le varie zone funzionali della stalla sono accorpate in un unico edificio,
interamente pavimentato in calcestruzzo; questo la rende adatta ad essere impiegata in presenza di condizioni
climatiche
rigide,
quali si ritrovano ad
esempio alle quote
più elevate. La soluzione accorpata permette inoltre una
buona meccanizzazione delle operazioni di foraggiamento e
di pulizia. La presenza di forte innevamento
all’esterno
non crea troppi problemi alla gestione
dell’allevamento.
La zona di alimentazione
funge
anche da corsia di
Fig. 10 Pianta della stalla
servizio per l’asportazione delle deiezioni
che vengono deposte
dagli animali mentre si
alimentano.
Questo
permette di contenere il
consumo di paglia, la
cui disponibilità può
rappresentare un problema. Infatti l’impiego
della paglia è limitato
alla sola zona di riposo.
Quest’ultima è costituita da una vasca in calcestruzzo profonda circa 50 cm rispetto alla
zona di alimentazione,
che viene raggiunta dagli animali, all’inizio
Fig. 11 Viste prospettiche:
in alto senza le pareti di chiusura, in
basso nella versione con tamponamenti esterni in tavole
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della stabulazione, per mezzo di due alzate; alla fine del periodo di stabulazione lo strato di
lettiera avrà quasi raggiunto il livello della corsia.
La notevole larghezza dell’edificio richiede in ogni caso una copertura a due falde, che
in questo caso è prevista in coppi e tegoli laterizi.
Lo schema strutturale adottato è anche in questo caso quello a pilastri incernierati e controventi; in corrispondenza dei due accessi alla corsia i controventi hanno dovuto assumere
configurazioni particolari per consentire il transito delle macchine. Anche in questo caso la
struttura formata dai massetti, dai muretti e dai pilastrini in calcestruzzo è sufficiente, in presenza di terreni di media consistenza, a costituire di per sé la fondazione dell’edificio.
In sintonia con gli orientamenti zootecnici più recenti le chiusure esterne fisse della stalla si limitano a tre lati della zona di riposo, per un’altezza di circa 2 m.
4.5. STALLA A LETTIERA INCLINATA SU PAVIMENTAZIONE IN CALCESTRUZZO, CON ZONA DI ALIMENTAZIONE E CORSIA DI SERVIZIO INTEGRATE
Questa soluzione, particolarmente adatta a zone che soffrano di scarsa o troppo onerosa
disponibilità di paglia, è stata studiata per i medesimi ambienti climatici di quella illustrata al
punto precedente.
Anche in questo caso le varie zone funzionali della stalla sono accorpate in un unico edificio e completamente pavimentate in calcestruzzo. Le operazioni di foraggiamento e di pulizia sono rese in questo modo facilmente meccanizzabili; la paglia occorrente per la lettiera
deve essere distribuita con frequenza anche giornaliera.
La zona di alimentazione è conformata in modo da costituire una corsia ribassata per la
raccolta delle deiezioni; in essa confluisce anche la lettiera che scorre sul pavimento inclinato:
la pulizia può dunque essere effettuata per mezzo di raschiatori o di trattore munito di pala
frontale.
La larghezza
dell’edificio richiede
anche qui una copertura a due falde; in
questo caso si è adottato uno schema asimmetrico in modo
che, in particolari
climi, la corsia di
servizio potrebbe essere lasciata scoperta,
aumentando leggermente l’aggetto di
gronda superiore della falda a protezione
Fig. 12 Sezione e pianta
della stalla a lettiera inclinata con zona di alimentazione
integrata
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del foraggio.
Per quanto riguarda lo schema strutturale e le fondazioni si può far riferimento a quanto
già esposto nel caso precedente. La copertura è invece prevista in lamiera sandwich, per le
motivazioni già esposte al punto 4.2.
Anche in questo caso le chiusure esterne fisse della stalla si limitano a tre lati della zona
di riposo, per un’altezza di circa 2 m.
Così come il progetto illustrato al punto 4.4 precedente, anche questa stalla può essere
realizzata, dove le
condizioni climatiche
lo consentano, con
una riduzione dei
tamponamenti esterni
in tavole.
Fig.13 In alto vista prospettica
della
stalla nella versione con tamponamenti
esterni in tavole;
in basso la versione completamente aperta
5. CONCLUSIONI
L’attività di ricerca condotta presso il Dipartimento di Ingegneria Agraria e Forestale
negli ultimi anni ha portato all’elaborazione di progetti tipo, rispondenti alle diverse esigenze
che si sono manifestate in modo diversificato nelle aree della regione Toscana dove sono diffuse forme di allevamento dei bovini: da allevamenti di bovini all’ingrasso a quelli di vacche
da carne; da allevamenti bradi, che richiedono semplici ricoveri per il riparo, ad allevamenti
più intensivi; da allevamenti posti in zone di pianura a quelli posti in zone marginali, collinari
o montane.
Bibliografia
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Barbari M., Monti M., Pellegrini P., Sorbetti Guerri F. (2003), La costruzione di edifici
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