PRESENTAZIONE Pierluigi Politi Professore Associato di Psichiatria, Università di Pavia Psicoanalista della Società Psicoanalitica Italiana Il mio contributo a questa giornata si è limitato a due piccoli elementi: indirizzare la richiesta di un'associazione di studenti, consigliando loro le persone che, in base alla mia esperienza, sarebbero potute essere le più adatte ad un tema quanto mai appropriato ed attuale; contenere qua e là l'inesauribile energia propulsiva di Rossana Totaro, che con me si è sempre interfacciata, superando tutte le difficoltà che, di volta in volta, sorgevano per via di burocrazia, crisi economica, o del poco tempo a disposizione. Da molti anni mi occupo della sofferenza mentale che affligge le persone di questa città. Non ho particolari segreti per cercare di mantenermi equilibrato in questo mestiere, così da cercare di sfuggire al detto popolare che vuole gli psichiatri matti almeno quanto i loro pazienti. Una delle strategie consapevoli che ho scoperto, nel corso del tempo, è quella di non specializzarsi su alcuna delle malattie psichiatriche. Mantenere curiosità, elasticità ed una certa variabilità dell'utenza mi hanno spesso aiutato a non perdere il gusto della mia professione, quello degli inizi appassionati. Tutto questo per dire che mi è capitato, ogni tanto, di lavorare insieme a persone affette da disturbi dell'alimentazione. Oggi è di moda utilizzare il termine “comportamento” alimentare. Trovo che, come accade per molti aspetti della società contemporanea, quando lo sguardo si appunta sul comportamento, si soffermi troppo alla superficie del problema. È tutto il mondo, interno come esterno, che viene rivoltato e distorto in queste situazioni: ci si vede come non si è, e non ci si vede affatto per quel che si è. Gli istinti basali: l'appetito, la sazietà; le percezioni elementari: il pieno, il vuoto; le emozioni che fondano la nostra esistenza: il dolore, il piacere, tutto questo è sovvertito e trascina con sé mente e corpo del soggetto e di chi gli sta vicino. Per questo risulta molto faticoso curare queste persone. Per questo è ancora più faticoso convivere con una persona la cui vita è ritmata da queste faccende. Il che fa pensare che sia molto più faticoso ancora averlo addosso un problema di questo tipo, sentire che non siamo liberi di alimentarci come potremmo. Ecco perché iniziative come questa sono davvero benvenute. Non sono sicuro che parlarne possa prevenire il problema in qualcuno. Sono abbastanza sicuro, però, che parlarne è quanto possiamo fare oggi per iniziare a tessere, insieme, una rete di conoscenze, di emozioni, di persone cui ci si possa riferire al bisogno. Perché quando si ha bisogno, una rete può dare sostegno. E sentirsi sostenuti può essere il primo passo di una lunga serie. Concludo manifestando la mia soddisfazione e il mio orgoglio perché questa giornata è stata pensata e organizzata interamente dai nostri studenti. E per un docente avvertire l'iniziativa e la creatività dei propri studenti è una sensazione bellissima, che dà passione nel presente e speranza per il futuro. Continuiamo così, grazie!