I DSA, IL BAMBINO E LA SUA FAMIGLIA A cura di Dott.ssa Sara Rosa Psicologa e Psicoterapeuta I disturbi specifici dell’apprendimento, comunemente chiamati con la siglatura: DSA rappresentano oggi uno dei problemi più rilevanti, con cui si confrontano sempre più spesso i bambini e loro famiglie, ma anche diverse figure professionali, quali: neuropsichiatri, psicologi, logopedisti, educatori e pediatri… E altri ancora. Attualmente i bambini in età scolare, con sintomatologie che si avvicinano ai DSA e quindi alla: Dislessia, Discalculia, Disgrafia e Disortografia sono presenti nella maggior parte delle classi primarie e si stima che vi sia una presenza di tali disturbi nel 10% della popolazione scolastica. Tra i disturbi dell’apprendimento, la dislessia sembra essere il più diffuso nonché quello maggiormente diagnosticato. Sintomi come le difficoltà di lettura e scrittura, il disturbo dell'attenzione, le difficoltà nelle prove matematiche sono quindi diffusi e sono spesso associati ad un severo disagio, con risvolti emotivi, cognitivi e sociali importanti. Questi vissuti negativi investono sicuramente il “portatore” bambino/a, ma anche la sua famiglia ne è inevitabilmente e profondamente coinvolta. A volte così tanto, da non intravedere dove inizia l’uno e dove termina l’altra, a volte così a fondo da non cogliere chiari margini tra l’uno e l’altra, tra la figura e lo sfondo. Il mio contributo vuole approfondire proprio l’aspetto familiare nella presa in carico e nella cura dei DSA. Psicologicamente credo sia importante intervenire non solo sul singolo individuo, non solo sul bambino/a con diagnosi di DSA, ma sull’intero sistema familiare di appartenenza. Quando un DSA “aggredisce” un bambino/a difficilmente infatti risparmia, nelle sue conseguenze, psicologiche ma anche poi pratiche, la famiglia. L'idea centrale è che il “problema” di un bambino/a, sia anche un “problema” familiare, e quindi vanno accompagnati e sostenuti entrambi. Se i bambini con DSA non vengono compresi in primis dai loro genitori, ma anche dall’ambiente scolastico, spesso passano per pigri o svogliati! Questo li porta spesso ad identificarsi con tale etichetta, da cui possono nascere: sensazioni di diversità, di emarginazione, ricerca della solitudine, perdita dell’ autostima, depressione, stati d’ ansia, deficit nelle capacità sociali e relazionali, crisi d’identità con talvolta assunzioni di comportamenti devianti, nonché tentativi di 1 rigettare il mondo della scuola, rinunciando, a molte possibilità che la loro intelligenza spiccata invece consentirebbe. Ma se questo può essere vero per i bambini, è anche reale una certa difficoltà per i genitori. Per i quali talvolta è difficile accettare che il proprio bambino/a abbia una qualche difficoltà. Spesso passa parecchio tempo prima che una madre e un padre riescano a fare un passo e a cercare di capire cosa stia succedendo, rivolgendosi ad un professionista del settore. Quando poi arriva una diagnosi di DSA, l’accettazione della stessa può essere ancora una volta un’elaborazione difficile. Il condizionale è d’obbligo, in quanto ogni situazione ha caratteristiche e peculiarità differenti e anche le reazioni dei bambini e delle loro famiglie sono diversificate. Possono azionarsi però spesso nel bambino così come nei suoi genitori: sensi di colpa, sentimenti di inadeguatezza, atteggiamenti di chiusura nei confronti degli altri, rabbia... etc. Ci si può sentire “diversi”, soli e non sapere come affrontare le diverse situazioni (in particolare l’ambiente scolastico). Come genitori, si può perdere di vista poi la cosa più importante, il rapporto con il proprio bambino/a. Il rischio è infatti di concentrare i tutte le energie disponibili sulla miglioria del profitto scolastico, tralasciando inconsapevolmente aspetti relazionali, invece di primaria importanza. Ecco quindi l’idea di stendere un piccolo “glossario”, creato ad hoc per i disturbi d’apprendimento, con l’obiettivo di porre l’accento su alcuni punti chiave e di forza della famiglia. Credo possa contribuire ad aiutare mamme e papà ad intensificare, o ad iniziare, una nuova comunicazione tra loro e con il proprio bambino/a. L’ALFABETO DELLA FAMIGLIA A di ACCETTAZIONE In primis l’accettazione della realtà, è necessario un passaggio psicologico importante, che implica la presa di coscienza di un problema, questo permette di agire consapevolmente, senza assumere come dato di fatto l’insuccesso scolastico del proprio figlio, ma cercare attivamente una spiegazione. Rivolgersi quindi ad uno specialista ed in caso di diagnosi di DSA “lavorare” come coppia genitoriale e come famiglia per accettare la stessa. Si pensa, talvolta, che accettare significhi rassegnarsi a non cambiare. Non è sempre così: accettare può significare smettere di peggiorare la situazione, iniziare a studiare la “mappa” ed a concentrare le proprie energie nell’intraprendere un percorso migliore che ci faccia stare meglio. L’accettazione implica l’accoglimento consapevole degli eventi che occorrono nella propria storia personale, evitando quei tentativi superflui di modificarne la frequenza, la forma, soprattutto quando il tentativo di modificarli causa sofferenza psicologica. B di BISOGNO Come padri e madri è utile prestare attenzione ai bisogni del bambino. I bisogni sono il "motore" di ogni attività. Se riflettiamo su ciò che ci spinge a compiere un'azione, piuttosto che un'altra, ci rendiamo conto che la causa risiede nei bisogni che sentiamo. La possibilità di soddisfare i propri bisogni è diversa da individuo a individuo e dipende dalle risorse che ciascuno ha a disposizione. E’ importante quindi, aiutare i bambini a riconoscere i propri bisogni, a ridefinirli quando serve e a veicolarli nella giusta direzione. C di COMUNICAZIONE E’ impossibile non comunicare!!! Ogni comportamento e’ comunicazione. Non esiste qualcosa che sia un non comportamento e, in un’ interazione, tutto ha valore di messaggio. La comunicazione non è volontaria: anche non rispondendo o non reagendo, si comunica. Prestiamo attenzione al nostro modo di comunicare e a come comunica il nostro bambino, perché passano molti più messaggi di quanto immaginiamo. Poniamo attenzione alla Comunicazione Verbale, ovvero quegli scambi che avvengono attraverso la parola, ma anche alla Comunicazione non verbale, scambi che avvengono attraverso molti canali: motorio-tattile, chimico- olfattivo, visivo- cinestetico e paralinguistico. E poi non dimentichiamo, attraverso cosa 2 comunicano in particolare i bambini? Gioco, disegno, silenzio, pianto, alimentazione, ritmo sonno veglia… etc. Non facciamoci sfuggire tutto questo… Impariamo a leggere! D di DIAGNOSI Come genitori è importante informarsi sui tempi necessari, non solo per avere una prima visita, ma soprattutto su quelli debiti ad avere una valutazione conclusiva da presentare a scuola, in tempo utile, in modo che possano essere presi i provvedimenti del caso. E’ fondamentale conoscere anche i tempi utili per una valutazione. Durante la scuola dell'infanzia è possibile effettuare solo una valutazione dei prerequisiti, ad esempio quando il bambino tarda a parlare, si esprime in modo impreciso e ha difficoltà a manipolare i suoni nelle rime e nelle filastrocche. Alcuni segnali di disturbo possono essere colti quando il bambino affronta l'apprendimento della lettura e della scrittura in prima elementare. La diagnosi per un DSA può essere fatta solo in classe seconda o terza della scuola primaria e va comunque effettuata da uno specialista. I DSA vengono diagnosticati quando i risultati ottenuti dal soggetto in: test standardizzati, somministrati individualmente, su: lettura, calcolo, o espressione scritta, risultano significativamente al di sotto di quanto previsto: dall'età, dall'istruzione e dal livello di intelligenza. E quando questi problemi interferiscono con i risultati scolastici o con le attività della vita quotidiana. Se il DSA non viene identificato nei primi anni della scuola primaria, tramite la valutazione di uno specialista, le conseguenze possono risultare di una certa gravità. Se il bambino dislessico è sottoposto a un metodo d'apprendimento usuale, egli: riuscirà solo con un grande dispendio di energia e concentrazione ad ottenere risultati che per i suoi genitori, compagni e insegnanti sono quasi banali. E di EMPATIA L’empatia è la focalizzazione sul mondo interiore dell’interlocutore, è la capacità di intuire cosa si agiti in lui, come si senta in una situazione e cosa realmente provi al di là di quello che esprime verbalmente. E’ la capacità di condividere i sentimenti positivi o negativi degli altri, di leggere fra le righe, di captare le spie emozionali, di cogliere anche i segnali non verbali indicatori di uno stato d’animo e di intuire quale valore rivesta un evento per l'interlocutore, senza lasciarsi guidare dai propri schemi di attribuzione di significato. Un genitore che mostrerà empatia nei confronti del proprio bambino, avrà un’occasione in più per conoscerlo, capirlo e potenzialmente aiutarlo. F di FRENO Fermarsi a volte è utile. Nella società odierna parlare di stasi appare paradossale, ma in certe circostanze può essere un utile sosta. Significa prendersi del tempo, come genitori per capire, per elaborare, per accettare e per aiutare il bambino a comprendere. Dopo una diagnosi di DSA, come genitori è naturale sentirsi un po’ spaesati e talvolta preoccupati per il da farsi. E’ essenziale quindi prendersi del tempo, parlarne in coppia, esternare le proprie paure e le proprie perplessità, eventualmente facendo riferimento ad uno psicologo. Frenare anche nel senso di smettere di fare cose controproducenti. Come ad esempio, trattenere il bambino per ore sui libri, nel tentativo di migliorarne il rendimento o privarlo dell’attività sportiva preferita, per aumentare le ore disponibili allo studio. Fermarsi per ripartire con consapevolezza e per mettere in campo migliori strategie. G di non GIUDIZIO Come genitori è essenziale dedicare uno spazio all’ascolto attivo, del bambino. Prestare attenzione al bambino, dargli la possibilità di esprimersi, senza giudicarlo e dimostrando interesse. Per renderci conto dell’importanza del vero ascolto, proviamo a rivolgerci questa domanda: “ Io, come mi sento quando qualcuno mi ascolta veramente? Probabilmente, mi sentirò a mio agio con l’interlocutore, sarò aperto, disponibile al dialogo, mi sentirò accolto, compreso e importante… Il modo in cui siamo ascoltati può costituire uno stroke (positivo o negativo) nella memoria esperienziale, quando ha valenza positiva è una sorta di carezza, che come genitori riserviamo al bambino. 3 I di INTERESSE ma anche di INDIPENDENZA Aiutate i bambini/ragazzi nelle attività a casa, come ad esempio nell’elaborazione dei compiti scolastici, senza però stravolgere il vostro ruolo primario. Supportate, interessatevi, ma non sostituitevi. Lavorate per l’autonomia del figlio, non per la sua dipendenza. L’ essenziale è che il bambino sappia che ci siate, nel caso ne avesse la necessità. L di LEGAME Inteso non come vincolo, ma nel senso positivo di relazione. Un legame psicologico di affezione continuativo all’interno di un nucleo familiare, può permettere ad ogni membro del sistema famiglia di sentirsi parte di “un qualcosa”, riconosce ad ogni partecipante un ruolo ed una funzione. Se questo è fondamentale per ogni persona, per ogni adulto, così come per ogni bambino, lo diventa ancora di più quando insieme si affronta una problematica, come quella dei DSA. M di MOTIVAZIONE E’ un fattore dinamico del comportamento, che attiva e dirige un organismo verso una certa meta. Aiutate il vostro bambino a darsi degli obiettivi in proporzione alle proprie risorse. La motivazione estrinseca avviene quando un bambino si impegna in un'attività per scopi che sono estrinseci all'attività stessa, quali, ad esempio, ricevere lodi, riconoscimenti, buoni voti o per evitare situazioni spiacevoli, quali un castigo o una brutta figura. La motivazione intrinseca, al contrario, avviene quando un bambino si impegna in un'attività perché la trova stimolante e gratificante di per se stessa, e prova soddisfazione nel sentirsi sempre più competente. La motivazione intrinseca è basata sulla curiosità, che viene attivata quando un individuo incontra caratteristiche ambientali strane, sorprendenti, nuove; in tale situazione la persona sperimenta incertezza, conflitto concettuale e sente il bisogno di esplorare l'ambiente alla ricerca di nuove informazioni e soluzioni. Come genitori indirizzate i bambini verso questo secondo tipo di motivazione. N di NEGOZIAZIONE I bambini hanno si bisogno di regole, ed è fondamentale che queste siano innanzitutto rispettate da chi le emette: i genitori. Altra caratteristica importante è che siano poche, chiare e ben esplicitate. Ma come genitori utilizzate con i vostri bambini anche la contrattazione, per riconciliare le vostre differenze. Date al bambino la possibilità di spiegarsi, di portare le proprie idee in famiglia, di avere un proprio punto di vista. Quest’atteggiamento non comprometterà la vostra autorevolezza, se lo saprete ben dosare, ma invece permetterà al bambino di sperimentarsi e di acquisire maggiore consapevolezza delle proprie idee e di incrementare la propria autostima. O di OSSERVAZIONE Osservate i vostri bambini, non stancatevi di conoscerli. A volte evitando di interagire direttamente con loro e mantenendo una posizione defilata, potrete scoprirne atteggiamenti nuovi e caratteristiche inaspettate. In questo modo potrete aumentare il bagaglio di informazioni sul vostro bambino e avere delle chance in più per entrarvi in contatto. PUNTO di RIFERIMENTO Come genitori cercate di mandare questo come messaggio al vostro bambino. Siate il porto sicuro al quale il bambino può tornare, quando né sente la necessità. Q di QUI ED ORA Come genitori cercate di focalizzare la vostra attenzione sul presente. Aiutate il bambino ad affrontare le sfide quotidiane, standogli vicino. Fate buon uso dell’esperienze passate, sono il bagaglio dal quale partire. Non ponetevi e non gravate il bambino con troppi interrogativi sul futuro, passo dopo passo costruirete insieme il suo avvenire. R di RISORSA e RIABILITAZIONE Ogni cosa, vista da una prospettiva diversa, può assumere la connotazione di risorsa, anche la stessa diagnosi di DSA. Può infatti permettere di capire, di utilizzare interventi riabilitativi, che a loro volta permettono di migliorare lo stile di vita del bambino e di chi gli sta vicino, di agevolare l'impostazione del lavoro scolastico, di contenere il 4 calo dell’autostima, della frustrazione etc. Va ricordato che un bambino con diagnosi di DSA è un bambino intelligente, creativo, capace... Prendetevi cura di loro, con la vostra vicinanza affettiva ed educativa, con il supporto dei professionisti e richiedendo interventi riabilitativi e strumenti protesici. E’ importante infatti iniziare un percorso di “rieducazione” al primo insorgere delle difficoltà, perché queste non diminuiranno con il tempo o con l’esercizio, ma aumenteranno con la richiesta di velocizzazione della scrittura e della lettura. Il ruolo della riabilitazione, è potenziare lettura e scrittura disponibili e sfruttare strategie, per aggirare gli ostacoli che rimangono. Essenziale è una didattica che non dimentichi che leggere e scrivere sono per questi bambini un ostacolo e non uno strumento per imparare. Si tratta quindi di insegnare in modo diverso e di utilizzare strumenti che compensino la difficoltà. S di SUPPORTO Talvolta il bambino matura un senso di colpa, sentendosi responsabile delle proprie difficoltà scolastiche e della delusione provocata, alle figure che per lui hanno maggior valore: mamma e papà. E’ fondamentale che il genitore rassicuri il bambino in questo senso e lo può fare attraverso un atteggiamento di sostegno. Cercando di dare un ambiente familiare, che faccia sentire il bambino accolto, che lo aiuti a rassicurarsi, a trovare nuove certezze, a "riconoscersi" e ad utilizzare le sue potenzialità. T di TOLLERANZA Nonostante i disturbi specifici dell’apprendimento siano diffusi e se ne parli spesso vi è ancora, nell’opinione pubblica incertezza al riguardo e poca conoscenza. Come genitori di un bambino con diagnosi di DSA impegnatevi a comprendere il disturbo del bambino e a farlo comprendere. Siate propositivi, proponete degli strumenti compensativi, e richiedeteli. U di UGUAGLIANZA Fondamentale caratteristica dei DSA è la loro: specificità. Le difficoltà infatti, si manifestano in specifiche aree dell'apprendimento, mentre il funzionamento intellettivo generale del soggetto rimane intatto. Difficoltà nella lettura, scrittura e calcolo appaiono come “inaspettate”, dato il profilo spesso brillante e creativo di chi ne è affetto. Questa discrepanza tra “intelligenza” e disabilità specifiche è un criterio fondamentale nella diagnosi dei DSA. Un bambino o un adolescente con DSA è prima di tutto un bambino o un adolescente! Le sue difficoltà sono innanzitutto le stesse che hanno i suoi pari, a cui solo poi si sommano quelle del DSA. Il disturbo specifico di apprendimento non deve mai essere la presentazione/ etichetta di un bambino. V di VALORE Come genitori non dimentichiamo di dare un merito al bambino. Incoraggiare e lodare, quando e dove il bambino riesce. Un sorriso o una buona parola hanno per il bambino un valore immenso, soprattutto quando vi è un disturbo dell’apprendimento. Aiutatelo poi nella ricerca delle strategie di compenso, dove invece riscontra difficoltà. Z di ZAINO I bambini e i ragazzi affrontano salite, pianure e discese, ma qualcuno deve portare con sé una sorta di zaino, a volte pesante... Il DSA può talvolta apparire come uno zaino eccessivamente ingombrante per un bambino. La metafora è calzante, a maggior ragione se pensiamo allo zainetto scolastico. Come genitori diventa importante aiutare il bambino a sollevare questo peso eccessivo, standogli vicino e rivolgendosi a professionisti del settore. Tratto dalla Pubblicazione a cui la dr.ssa Sara Rosa ha partecipato: “Leggiamo la dislessia: imparare si può. Guida alla lettura della dislessia” testo – manuale, realizzato con il contributo del CSV di Verona. 5 BIBLIOGRAFIA Hayes, S.C., Strosahl, K.D., and Wilson, K.G.: Acceptance and commitment therapy: An experiential approach to behavior change, The Guilford Press, 2003 Biancardi A. Milano G.,(1999), “Quando un bambino non sa leggere”, Rizzoli. Boscolo P.(1986), “Psicologia dell’apprendimento scolastico”, UTET. Cigoli V., Mariotti M.(a cura di) “Il medico, la famiglia e la comunità”, Franco Angeli Malagoli, Togliatti M., Telfener U., (1992), “Dall’individuo al sistema”, Bollato Boringhieri. Mari R. Sacchetti P. Valentini A.,(2001), “Quando apprendere diventa difficile”, Centro stampa del Comune di Carpi. Mariotti M., Bassoli F., Frison R. (2004) “Manuale di psicoterapia sistemica e relazionale”, Edizioni Sapere Cornoldi C. (a cura di), (1991), “I disturbi dell’Apprendimento”, il Mulino. Sanzeri “Dislessia, famiglia e contesto riabilitativo: riattivare le risorse per «cavalcare» il disturbo”. Cornia, “La famiglia di fronte alla diagnosi di dislessia: dubbi, desideri e Possibilità” Andolfi, (2006) “I pionieri della terapia familiare”, Milano, Franco Angeli. 6