INTERVISTA SUBURBIA
Pavia, 28 giugno 2001
<b>ciao, complimenti per “GOLD” un prodotto musicale molto ricercato e raffinato,
ricco di contrasti, in alcuni momenti trasmette una sensazione di relax, in altri di tensione, sembra di
affrontare un viaggio onirico
</b>Sì, in effetti proviene dal fantastico più che dall’onirico…un tentativo di descrivere quanto
incredibili possano a volte diventare la mente e l’evoluzione umana.
<b>qualc’uno di voi è appassionato di colonne sonore di vecchi film o comunque film gialli o
drammatici, dove c’è tensione e pathos?
A fronte di un vostro uso costante del pianoforte e di tempi cadenzati
</b>Si siamo, appassionati ma non particolarmente…ci piace il buon cinema, come il buon vino,
guardiamo moltissimi film ma non ci possiamo definire dei veri e propri cinefili.
<b>Sofia che tipo di studi canori hai fatto, se li hai fatti, e quali sono le tue influenze come cantante?
</b>Ho studiato molto lirica, con un maestro privato, ed in seguito mi sono interessata al blues, che
insieme con la lirica è secondo me la migliore scuola per rinforzare la voce. Quindi parlando di
influenze, a parte i grandi della lirica ed i blues singers, neri e non, ho ascoltato molto Jon Anderson,
Rob Halford ed Annie Haslam. Sono stati per me dei veri e propri maestri. Tuttora studio ancora molto
comunque, faccio vocalizzi e canto piccole romanze più o meno tutti i giorni.
<b>nelle vostre canzoni traspaiono moltissime influenze musicali, dal rock anni ’70, Goblin e i grandi
gruppi progressive italiani, al dark come atmosfere, classica e araba; quali sono in generale le vostre
influenze musicali?
</b>Tutte queste che hai citato, e non è solo la musica ad ispirarci. Forse è il concetto di partenza, che
per noi diventa un’influenza, un po’ come facevano i compositori di un tempo: un tramonto può
diventare un poema sinfonico, un fatto di cronaca o un libro diventano una suite, o magari ci danno lo
spunto per raccontare qualche altra cosa.
<b>purtroppo ho solo il promo di “GOLD” e manca delle note, ma dall’ascolto mi sembra che abbiate
usato una drum machine, se così è come mai questa scelta?
(personalmente non mi piacciono i suoni freddi ma nel vostro caso l’utilizzo è stato ben fatto)
</b>Troviamo che oggi si ottengano dei risultati eccellenti con la drum machine in studio, che non
sarebbe possibile raggiungere in altri modi a meno di non spendere cifre enormi. Anche le tastiere fanno
suonare le sezioni di violini, chi potrebbe permettersi una vera orchestra? Il problema sta nel conoscere a
fondo la batteria, e riuscire a programmarla facendola realmente “suonare”.
<b>complimenti a Sergio e a Enrico siete due bravi musicisti e due ottimi arrangiatori, quanto tempo
avete impiegato a scrivere “GOLD” e a registrarlo?
</b>”GOLD” è stato interamente scritto ed arrangiato da Enrico, mentre Sergio ha curato le parti di
chitarra ed io ho scritto i testi ed i cori.
Sicuramente c’è voluto molto più tempo a scriverlo che a registrarlo! La sala d’incisione è ormai il
nostro ambiente naturale e non ci piacciono le registrazioni troppo lunghe o i rifacimenti infiniti che alla
fine diventano troppo cervellotici…al contrario i missaggi, quelli sì, durano moltissimo.
<b>come mai il titolo “GOLD”? che cos’è l’”ORO”?
</b>”GOLD” è tutto ciò che questa parola ti può richiamare alla mente al di fuori del concetto di soldi,
di profitto.
Quindi preziosità, inutilità, oro alchemico, meta da raggiungere, ed in ultima analisi età dell’oro, perduta
o da scoprire.
<b>non sono un musicista purtroppo ma da appassionato e ascoltatore ritengo che un musicista per
sentirsi realizzato artisticamente debba sempre essere alla ricerca di nuove espressioni musicali, non
avere paraocchi ma saper cogliere il meglio delle varie influenze sonore che si possono trovare in giro
per il mondo; se sapessi suonare mi piacerebbe provare di tutto, cosa ne pensate voi visto la vostra
“ricchezza artistica” espressa su “GOLD”?
</b>Questa continua ricerca, questa cosa di non avere paraocchi sulla quale siamo completamente
d’accordo, ti fa rendere conto di quanto poco tempo abbiamo a disposizione noi tutti in realtà, per
esprimerci veramente e per sperimentare, per evolverci, concetto che per i PRESENCE è fondamentale.
E’ un processo infinito e la vita veramente non basta.
<b>in futuro proverete a scrivere canzoni per essere cantate in italiano o la cosa non vi interessa?
</b>Non è una cosa che può interessare i PRESENCE. In questo senso siamo dei puristi, e pensiamo che
il rock sia “esteticamente” inglese, e raggiunga il suo massimo con la lingua inglese. Quando abbiamo
arrangiato alcune romanze di Verdi in “Black Opera” nel ‘96, per fare un parallelo, abbiamo lasciato il
cantato in italiano, perché la lirica è italiana. Una grande interprete verdiana in questo momento è una
ragazza coreana di nome Sumi Jo, e non credo che le verrebbe mai in mente di tradurre l’”Aida” in
coreano! E poi c’è il desiderio di essere capiti, di avere un target internazionale. Io ho una
corrispondenza regolare con ragazzi russi e giapponesi, che ci fanno i complimenti anche per lo spessore
dei testi. Con il cantato in italiano gran parte di tutto questo si perderebbe. Penso che l’inglese sia ormai
diventato una sorta di esperanto a disposizione del mondo, e cantare in inglese non vuol dire perdere la
propria identità italiana, si può essere italiani in moltissimi modi diversi, ad esempio usando delle
armonie che un inglese o un americano non userebbero mai.
<b>la Black Widow si conferma ancora una volta una casa discografica attenta a proposte musicali
underground e “oscure”, come vi trovate a collaborare con loro?
Siete soddisfatti della promozione e della distribuzione dei vostri lavori?
Farete una tourneè e sarete sovvenzionati dalla Black Widow?
</b>Ci troviamo bene soprattutto per quanto riguarda la produzione esecutiva dei dischi, le loro
confezioni sono sempre molto curate, ben promozionate sulla carta stampata. Purtroppo per l’attività dal
vivo non sono molto attrezzati e non hanno un management vero e proprio, per cui fare concerti è un po’
un nostro problema. Peccato, perché noi siamo anche una live band!
<b>se vi esibirete dal vivo presumo che il gruppo sarà allargato con la presenza di altri musicisti, avete
già idee al riguardo?
</b>Sì, abbiamo già suonato dal vivo il materiale dei PRESENCE all’epoca di “The Sleeper awakes”
con una formazione a 5, e quindi basso e batteria “umani”, ed abbiamo registrato in quelle occasioni un
po’ di pezzi….è stato veramente un bel periodo.
<b>avete mai pensato ad una trasposizione teatrale della vostra musica? mi riferisco soprattutto a un
pezzo come “BLOCKADE RUNNER”
</b>Sì, ci piacerebbe eccome! Il problema è sempre nei costi di certe produzioni e nel trovare gli
operatori giusti….ancora più difficile dei concerti, comunque. Per dimostrarti quanto tu abbia fatto
centro, ti dirò che lo stesso “The Sleeper awakes” era stato inizialmente concepito come un’opera
teatrale, mentre “Blockade runner” è il pezzo che, all’interno della storia raccontata in “GOLD” (che è
un concept) parla della prima apparizione e pubblica manifestazione di questa sacerdotessa aliena,
“Scarlet”, che è anche il titolo del primo brano di “GOLD”. Praticamente una sorta di scena madre
all’interno dell’album.
<b>vi piacerebbe scrivere una colonna sonora, se si per che tipo di film?
</b>Sì, senz’altro ci piacerebbe, particolarmente per film di fantascienza o dell’orrore…ma anche una
commedia o qualcosa che riguardi la storia del rock e del progdark in particolare ci piacerebbe
parecchio, proprio perché si tratta di un argomento un po’ bistrattato dai media e dunque un territorio
inesplorato.
<b>sarà per l’uso che ne fate del piano ma ascoltando la vostra musica mi vengono in mente le
immagini del film di Kubrik, “EYES WIDE SHUT”, l’avete visto?
</b>Pensiamo che sia uno dei film più belli degli ultimi anni. Prima ci chiedevi delle colonne sonore…
quello sarebbe uno dei nostri film ideali.
<b>mi piace la copertina di “GOLD”, chi l’ha scelta?
</b>E’ stato Massimo della Black Widow a proporcela, dopo aver ascoltato i provini di “GOLD”. L’ha
disegnata un ragazzo spagnolo, Ciruelo, e Massimo pensava da tempo di utilizzarla ma non trovava mai
il disco adatto. Appena l’abbiamo vista l’abbiamo accettata subito.
Corrisponde in pieno ai requisiti della storia, una figura femminile su un trono di pietra che versa da una
coppa un liquido dorato su un mare di vapori popolato da strani mostri…l’abbiamo vista un po’ come
una personificazione dell’alchimia, che era poi il taglio che volevamo dare al titolo dell’album.
questa è la mia prima intervista in assoluto, spero di essere stato chiaro nel formularvi le domande, vi
rinnovo i miei complimenti….CIAO
Stefano Giacometti
Sei stato più che chiaro, dimostrando inoltre di aver ascoltato il disco con vera attenzione…grazie per i
tuoi complimenti, un saluto a te ed ai lettori di “SUBURBIA”!