Parte A (Teorie)

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Dott.ssa Stefania Sciortino Psicologa e Psicoterapeuta
Temperamento, Addiction ed esiti trattamentali: uno studio su un campione di
adolescenti.
La personalità, seguendo la definizione data dall’Organizzazione Mondiale della
Sanità (1992), è una modalità strutturata di pensiero, sentimento e comportamento
che caratterizza il tipo di adattamento e lo stile di vita di un soggetto e che risulta da
fattori costituzionali, dello sviluppo e dell’esperienza sociale. Pur conservando degli
elmenti di continuità, la personalità non è fissa e immutabile ma evolve attraverso
situazioni che formano la storia dell’individuo.
Il carattere si riferisce a quella combinazione di componenti psichiche indiviudali che
riflette gli elementi di base dell’organizzazione e dello stile della personalità di un
soggetto. Si tratta di un concetto vicino a quello di personalità, anche se la nozione di
carattere tende ad accentuare gli aspetti di valore e conformità rispetto agli standard
sociali attesi (Lingiardi, 2004).
Il temperamento, diversamento dal carattere indica i correlati biologici del
funzionamento psichico, in particolare gli aspetti più stabili, ereditati e presenti dalla
nascita (Caprara, Gennaro, 1999).
Temperamento
Nella definizione di Temperamento dobbiamo distinguere tra
• Livelli di descrizione
• Domini o aree temperamentali
Livelli di descrizione
Quando parliamo di temperamento possiamo distinguere tre livelli di descrizione
diversi in cui uno non esclude l’altro. Il primo livello è dato dai comportamenti
osservabili che si presentano in modo regolare e consistente e che differenziano gli
individui tra loro.
Parametri utili per studiare il comportamento osservabile sono la frequenza, la soglia
e l’intensità delle reazioni mostrate.
Gli effetti ambientali vengono invece valutati attraverso variabili quali l’esperienza,
l’apprendimento e il contesto di vita (ecocultra).
Il secondo livello è dato dalle differenze neurologiche, e in particolare dalle
asimmetrie funzionali del cervello (specializzazione emisferica), dai livelli di neuro
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trasmettitori e dai livelli ormonali che sono collegati all’attività emotiva, allo stress,
etc.
Il terzo livello è dato dai fattori costituzionali, che possono essere divisi in fattori
genetici veri e propri, e in fattori prenatali e perinatali, come per esempio
l’assunzione di droghe o farmaci in gravidanza, peso alla nascita molto basso, etc.
Lo studio dei fattori pre e perinatali ha messo in luce che le esperienze che agiscono
sullo sviluppo del cervello del feto possono avere un profondo effetto su aspetti del
temperamento come la reattività agli stimoli, l’irritabilità, etc. anche in totale assenza
di danni cognitivi veri e propri (Axia G., 2002).
Aree del temperamento
Un elemento che può facilitare lo studio del temperamento è considerarlo come una
serie di costrutti ipotetici che vengono mano a mano approfonditi, ridotti e allargati
dalla ricerca. Siamo ancora distanti da una teoria integrata del temperamento
universalmente accettata ma ritroviamo un certo accordo nella seguente definizione:
“Il Temperamento è dato dalle differenze individuali nelle tendenze
comportamentali che affondano le loro radici nella biologia, che sono
presenti all’inizio della vita e che sono relativamente stabili sia in
situazioni che in tempi diversi.” (Bates, 1989).
Per unanime consenso le tre grandi aree della personalità in cui si manifestano
queste caratteristiche sono: le emozioni, l’attenzione e l’attività motoria. Secondo le
più recenti ricerche (Axia G., Condini A., 1998) abbiamo motivo di pensare che
davvero le differenze individuali in queste aree abbiano una radice biologica,
compaiano presto nello sviluppo e siano relativamente stabili in situazioni e momenti
diversi.
Emozioni
Quattro sono gli aspetti temperamentali nel campo delle emozioni:
1. Predominanza di emozioni positive o negative in individui diversi. Per quanto
ingiusto possa sembrare, pare che questa differenza basilare tra gli esseri
umani sia di origine temperamentale, anche se, ovviamente, i fatti della vita
possono cambiare (anche drasticamente) l’orientamento originario. La ricerca
sulla resilienza, e cioè la capacità di sopravvivere intatti a eventi molto gravi
occorsi nella vita, mostra tuttavia un collegamento molto forte con aspetti
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temperamentali; purtroppo lo stesso vale per il suo opposto, ossia la
vulnerabilità.
2. Risposta emotiva alla novità: essa ha un valore altissimo di sopravvivenza.
Non stupisce che l’evoluzione della nostra specie, che è una specie sociale,
abbia prodotto individui altamente reattivi e individui blandamente reattivi
poiché entrambi gli atteggiamenti sono molto utili per la sopravvivenza del
gruppo. Gli individui altamente reattivi di solito provano emozioni intense di
fronte alle novità, solitamente paura, e la loro reazione più probabile è di
evitamento, o comunque di estrema prudenza. Gli individui più blandamente
reattivi non solo provano emozioni soggettivamente meno intense di fronte
agli stimoli nuovi, ma anche il loro organismo si altera meno (ritmo cardiaco
e respiratorio, ormoni della stress, etc.). E’ probabile che questi individui
meno disturbati psichicamente e fisicamente dal nuovo, inneschino processi
di avvicinamento e scoperta in cui la curiosità prende il posto della paura.
Tematiche vicine all’inibizione alla novità, data dall’intensità della reazione
al nuovo, sono quelle dell’impulsività e dello scarso autocontrollo (effortfull
control). La reattività non è solo questione di intensità emotiva, ma è anche
questione di velocità della risposta. Tale velocità deve essere regolata.
Parliamo qui di un problema che è trasversale a tutte le differenze individuali:
la regolazione della risposta fa parte del temperamento. La maggior parte
degli individui sviluppa numerose, efficaci e intelligenti strategie per regolare
la propria reattività emotiva. Spesso l’apprendimento di strategie regolative
avviene nei primissimi anni di vita ed è a sua volta influenzato dall’ecologia e
dalla cultura di appartenenza. L’inibizione di fronte alla novità serve, per
esempio, a regolare la paura ed è già ben stabilizzata intorno ai 14 mesi di
vita, negli individui fortemente reattivi. L’inibizione è forse un metodo
estremo e primitivo per regolare una reattività precoce e molto forte. Esistono
altri modi, principalmente fondati sulle capacità regolative dell’attenzione e
dei processi cognitivi associati. Vi sono alcuni individui che non hanno
sviluppato modi adattativi e culturalmente accettabili di regolare la reattività
e si limitano a dar corso alla reazione nella sua crudezza e immediatezza: gli
impulsivi.
3. Risposte emotive di fronte a persone sconosciute: un aspetto particolare della
più generale inibizione di fronte alla novità, ma è un aspetto particolarmente
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rilevante per le sue connotazioni socio-affettive. E’ stato dimostrato che
l’inibizione
verso
oggetti
o
compiti
nuovi
non
si
accompagna
necessariamente a inibizione di fronte a persone nuove (Axia, Bonichini &
Benini, 1999), e viceversa. La paura delle persone nuove viene comunemente
chiamata “timidezza” ed è un aspetto temperamentale. Per motivi ancora
oscuri ai più, la timidezza viene costantemente, ma implacabilmente,
associata a forme psicopatologiche come l’ansia sociale, l’isolamento,
l’agorafobia e perfino gli attacchi di panico. Associare la timidezza alla
psicopatologia è semplicemente caratteristico di un modello culturale di
alcune civiltà occidentali, come l’Italia o, per motivi diversi gli Stati Uniti,
che tendono a punire le persone riservate, poco socievoli e caute nel
concedere una confidenza superficiale al prossimo. La socievolezza, così
come la timidezza, è quindi un tratto temperamentale ed è poco realistico
volere tutti socievoli (come fanno gli italiani e gli americani) o tutti riservati
(come fanno gi anglosassoni o gli scandinavi).
4. Risposte emotive agli stati fisiologici interni: come verso dolore, stress fisico
o mentale, fame o sonno; tali risposte fanno parte del temperamento. La
reazione a questi stati è modulata sia dall’originaria reattività dell’organismo
(per esempio è noto che vi siano differenze individuali al dolore già alla
nascita), sia dai processi autoregolativi che vengono sviluppati nella prima
infanzia per far fronte agli stimoli interni sgradevoli o dolorosi. Anche in
questo caso i processi autoregolativi sono fortemente influenzati dal tipo di
ecologia familiare e dal tipo di cultura in cui l’individuo vive, fin dall’inizio
della vita.
La teoria biosociale di Cloninger
Robert C. Cloninger, psichiatra americano, sostiene che gli odierni approcci per la
descrizione e per diagnosi dei disturbi di personalità, come la teoria dei "tratti" di
personalità e le scale di Eysenck (1969) presentano delle importanti limitazioni sia
pratiche che concettuali (Cloninger, 1987; 1999; 2000) dimostrate dalle attuali
conoscenze provenienti sia dalla genetica che dalla psicobiologia (per es. Kandel,
1998; 1999). Integrando le informazioni provenienti dagli studi familiari, dagli studi
longitudinali sullo sviluppo, dagli studi psicometrici sulle strutture di personalità e
dagli studi neuroanatomici e neurofarmacologici sull'apprendimento e sul
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condizionamento del comportamento nell'uomo e negli animali, Cloninger (1994) ha
proposto la "teoria biosociale di personalità" ed ha approfondito il ruolo giocato
dall’ansia nello sviluppo psicofisico dell’individuo.
Questo modello considera la personalità come una combinazione di tratti ereditari
neurobiologici (Dimensione temperamentale) e di tratti che riflettono l'influenza
socioculturale (Dimensione caratteriale).
Lo stile sociale e cognitivo di ciascuna persona è infatti determinato dal grado in cui
ciascuna dimensione è presente.
In particolare, il termine temperamento si riferisce alle differenze tra gli individui
nelle loro risposte automatiche agli stimoli emozionali, che segue le regole del
condizionamento associativo o dell'apprendimento procedurale di abitudini e abilità
I tratti temperamentali includono pattern di risposta emozionale basali, quali la
paura, la rabbia e l'attaccamento.
Il temperamento è dunque variabilmente definibile come quelle componenti della
personalità:
• Ereditabili
• Interamente manifeste nell'infanzia,
• Stabili per tutta la durata della vita.
All'opposto, il carattere, si riferisce alle differenze tra gli individui, nei loro obiettivi
volontari e valori, che sono basati sull'apprendimento per insight di intuizioni e
concetti, attraverso la capacità di comprendere le relazioni tra gli eventi mediante la
riorganizzazione concettuale delle percezioni e dell'esperienza sul proprio conto,
sulle altre persone e sugli altri oggetti.
I tratti caratterologici descrivono le differenze individuali nelle relazioni sé-oggetto,
che incominciano con l'attaccamento ai genitori nell'infanzia, quindi con la
differenziazione sé-oggetto nei bambini ai primi passi, e continuano con una
maturazione a gradini attraverso l'intero arco di vita.
Dove il temperamento si riferisce al modo in cui siamo nati (la nostra
predisposizione emozionale), il carattere è ciò che noi facciamo di noi stessi
intenzionalmente (Cloninger, 1996).
Cloninger (1994) fornisce un metodo sistematico di descrizione e classificazione
della personalità nelle sue forme sia patologiche che non patologiche. Inizialmente si
trattava di un modello tridimensionale fondato su tre aspetti:
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A) La "Ricerca di novità" (Novelty Seeking), assai simile alla Sensation Seeking di
Zuckerman (1979), prende in considerazione il metodo di interazione tra individuo e
ambiente; in particolare tale dimensione implica una continua ricerca di stimolazione
che conduce ad un intenso stato di “eccitamento” e ad una tendenza ad evitare
monotonia e punizioni. Descrive individui impulsivi, incostanti, eccitabili,
stravaganti, disordinati e con un particolare temperamento frettoloso. Tali soggetti
sono attratti principalmente da attività a loro nuove, che conducono ad emozione
forti, estreme; non sono attenti ai dettagli, sono facilmente distraibili e si annoiano
facilmente. Questa dimensione sarebbe legata all'attività dopaminergica.
B)L' "Evitamento del pericolo" (Harm Avoidance), è una modalità di comportamento
caratterizzata da una peculiare tendenza ad evitare ogni situazione che sia seguita da
una punizione o da una frustrazione derivata da una mancata ricompensa e da
un’incapacità di esporsi a stimoli nuovi considerati come potenzialmente pericolosi.
Tali soggetti sono attenti, apprensivi, affaticabili, impressionabili, riflessivi, ordinati,
calmi, parsimoniosi, ostinati e non intraprendono nuove attività e nuovi interessi.
Questa dimensione sarebbe legata all'attività serotoninergica.
C) La "Dipendenza dalla ricompensa" (Reward Dependence) è la tendenza a
emettere dei comportamenti per rispondere prontamente e adeguatamente alle
richieste sociali (approvazione sociale). Descrive soggetti simpatici, sentimentali,
industriosi, particolarmente predisposti ad aiutare gli altri (comportamenti
prosociali), sensibili alle pressioni sociali e particolarmente emotivi. Questa
dimensione sarebbe legata all'attività noradrenergica.
La combinazione delle tre dimensioni di base, verificabile clinicamente attraverso la
somministrazione del Tridimensional Personality Questionnaire (T.P.Q.) (Cloninger,
1987), dà origine ad otto tipi di personalità diverse:
1. Personalità antisociale (alta ricerca della novità, basso evitamento del
pericolo, bassa dipendenza dalla ricompensa), caratterizza soggetti che si
oppongono fortemente alle norme sociali e che hanno comportamenti
aggressivo-impulsivi e melodrammatici;
2. Personalità istrionica (alta ricerca della novità, basso evitamento del
pericolo, alta dipendenza dalla ricompensa), definisce soggetti che assumono
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comportamenti appariscenti, eccentrici che hanno lo scopo di attirare
l’attenzione;
3. Personalità passivo-aggressiva (alta ricerca della novità, alto evitamento del
pericolo, alta dipendenza dalla ricompensa), caratterizzano soggetti che
generalmente attaccano solo quegli individui che considerano inferiori a loro;
4. Personalità schizoide-esplosiva (alta ricerca della novità, alto evitamento del
pericolo, bassa dipendenza dalla ricompensa), è definita da atteggiamenti
d’alienazione, d’opportunismo e di ipotimia.
5. Personalità ciclotimica (bassa ricerca della novità, basso evitamento del
pericolo, alta dipendenza dalla ricompensa), definisce pazienti che presentano
frequentemente periodi di depressione e di ipomania. Durante la depressione
si sentono inadeguati, dormono troppo, hanno difficoltà a concentrarsi e le
loro prestazioni diminuiscono mentre durante la fase ipomaniacale hanno
un’autostima ipertrofica (prima si isolano dagli altri e poi ne cercano la
compagnia in modo disinibito), dormono poco, il loro pensiero diventa
creativo e la loro produttività aumenta.
6. Personalità passivo-dipendente (bassa ricerca della novità, alto evitamento
del pericolo, alta dipendenza dalla ricompensa), diagnosticata in soggetti
particolarmente remissivi che tendono ad assecondare la volontà altrui;
7. Personalità ossessivo-compulsiva (bassa ricerca della novità, alto evitamento
del pericolo, bassa dipendenza dalla ricompensa), caratterizza soggetti rigidi,
ostinati, incapaci di esprimere i propri sentimenti e perfezionisti (tendono a
prendere in considerazione ogni più piccolo dettaglio);
8. Personalità schizoide-imperturbabile (bassa ricerca della novità, basso
evitamento del pericolo, bassa dipendenza dalla ricompensa), definisce
soggetti con scarsa fiducia in se stessi, con comportamenti e atteggiamenti
fondamentalmente rigidi, che mostrano un’estrema difficoltà ad esprimere i
propri sentimenti e sono indifferenti agli elogi e alle approvazioni degli altri.
In seguito Cloninger ha aggiunto alle tre dimensioni fondamentali altre quattro scale
poichè ritiene che il temperamento e il carattere si organizzino secondo una struttura
a 7 dimensioni: in cui la struttura del temperamento è composta da 4 dimensioni
mentre il carattere da 3.
Queste dimensioni, nello specifico, sono:
per il temperamento:
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D) Persistenza (Persistence), ostinazione e determinazione a perseguire il
raggiungimento degli obiettivi proposti (fino ad arrivare alla perfezione);
per il carattere:
E) Auto-direzionalità (Self-directedness), senso di responsabilità che può anche
condurre il soggetto ad assumersi delle colpe di responsabilità altrui;
F) Cooperatività (Cooperativness), cooperazione, dimensione che può portare ad una
eccessiva dipendenza dagli altri;
G) Auto-trascendenza (Self-trascendence), bisogno di trascendenza che può evolvere
sia nel misticismo sia in deliri e/o allucinazioni patologiche.
Akiskal e il temperamento affettivo
Sulla scia del pensiero di Kraepelin (1913), Akiskal (1989, 1994) concettualizza i
temperamenti affettivi (ipertimico, ciclotimico, depressivo/distimico, irritabile e
ansioso) come la manifestazione fenotipica attenuata dei disturbi affettivi che può
mantenersi, per gran parte della vita, a livello subclinico e dispiegarsi nella pienezza
fenomenica spontaneamente o allorchè ricorrano fattori attivanti (di natura
psicosociale o biologica). L’identificazione dei temperamenti affettivi ha importanti
implicazioni non solo per la classificazione dei disturbi dell’umore ma anche per la
loro prevenzione, trattamento e prognosi (Maremmani et al., 2005).
L’instabile assetto temperamentale contribuisce a creare gli eventi di vita e gli
stressor biologici che possono precipitare episodi clinici conclamati (turbolenta vita
sentimentale nei ciclotimici, uso di sostanze stimolanti e perdita di sonno negli
ipertimici, eventi di perdita nei depressivi). Le peculiarità temperamentali,
condizionano, infatti, il modo di percepire e di interagire con l’ambiente e, così da
creare o selezionare le esperienze (Rutter, 1987) “che
a seconda del peculiare
significato e valore, sono scelte, dimensionate, afferrate, incluse” (Schneider, 1967).
Tipologia dei temperamenti affettivi
Akiskal (1989, 1994) ha descritto i seguenti temperamenti affettivi :

Temperamento depressivo: persistenti sentimenti di tristezza e anedonia,
basso livello di energia e un eccessivo bisogno di riposo e di sonno.
L’insicurezza e la autosvalutazione che li pervadono condizionano
atteggiamenti di evitamento e di rinuncia responsabili di vissuti di
insifficienza, inadeguatezza e colpa che accentuano l’introversione e la
passività relazionale sociale. Questi soggetti, più spesso di sesso femminile,
hanno una naturale propensione alla depressione che si manifesta più
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precocemente e più frequentemente nei soggetti con temperamento
ipertimico o privi di peciliarità temperamentali. Questo temperamento
costitusce una condizione di vulnerabilità all’insorgenza della depressione
maggiore, di episodi ipomaniacali, maniacali o misti, spontanei o a seguito
di deprivazione di sonno o di un trattamento antidepressivo instaurato per
un episodio depressivo. Questi soggetti sono spesso diagnosticati come
affetti da disturbo di personalità evitante, dipendente, ossessivocompulsivo.

Temperamento ipertimico: soggetti caratterizzati da uno stato d’animo
gioiso, da un elevato livello di energia e produttività, da un’alta resistenza
alla fatica fisica e mentale e con ridotto bisogno di sonno. Hanno facilità ad
instaurare relazioni interpersonali e a intraprendere iniziative, grazie alla
loro alta autostima e assertività. Per la loro instabilità affettiva e eccessiva
estroversioni possono incorrerre in abuso di sostanze.

Temperamento ciclotimico: soggetti con questa modalità comportamentale
sono caratterizzati da continue, improvvise e brevi oscillazioni del tono
dell’umore e del livello di energia, spontanee o correlata a eventi scatenanti,
che li portano a passare a continuamente da uno stato di ottimismo, ad uno
di pessimismo; dall’iperattività all’abulia e letergia..... ossia vi è
un’alternanza di stati depressivi e ipertimici. Lo stile di vita di questi
soggetti è tumultuoso, con frequenti cambiamenti di lavoro, interessi,
residenza e precario adattamento familiare, lavorativo e sociale. Questo
temperamento prevale nel sesso femminile ed è considerato il precursore
del disturbo bipolare II (Akiskal, 2003). I soggetti con temperamento
ciclotimico possono incorrerre nell’abuso di alcol e sostanze stupefacenti e
sono spesso diagnosticati come affetti da disturbi di personalità borderline,
antisociale e passivo-aggressivo.

Temperamento irritabile: è una variante del temperamento ipertimico e
soprattutto del temperamento ciclotimico (si avvicina a questo per la
l’estrema labilità affettiva mentre si differenzia per la coesistenza invece
che alternanza di aspetti depressivi e ipertimici). Questi
soggetti
presentano una condizione duratura di irritabilità e disforia, stati misti
attenuato e persistenti di tratti depressivi e ipertimici.
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
Temperamento timido-inibito (ansioso) : sono soggetti molto timidi e con
sensitività interpersonale, mostrano frequenti manifestazioni somatiche di
ansia, in occasione di eventi di separazione o di perdita. Questo
temperamento è considerato il precursore per episodi di depressione
maggiore, di depressione ansiosa e di vari disturbi ansiosi quali fobia
sociale e attacchi di panico.
Da questa breve descrizione della concezione di temperamento affettivo così definita
da Akiskal e dei diversi sottotipi di temperamento affettivo emergono due importanti
implicazioni:
la presenza di certe caratteristiche temperamentali in pazienti affetti da
disturbi dell’umore può aiutare a prevedere l’evoluzione del disturbo.
Inoltre l’importanza dei temperamenti affettivi può andare ben oltre i
disturbi delll’umore.
Obiettivo della ricerca
Lo scopo del presente lavoro è quello di verificare la relazione tra il temperamento e
l’abuso di sostanze, spesso accompagnato da disturbi della condotta, che possa
spiegare come adolescenti con certi tratti temperamentali, familiarità per patologia,
disturbi in infanzia e comorbidità psichiatrica siano più a rischio di altri per lo
sviluppo di questi disutrbi.
Il campione che ha partecipato al nostro studio è stato estrapolato da un campione
più grande di 519 soggetti osservato in uno studio multicentrico presso diversi servizi
privati e pubblici che si occupano di dipendenze patologiche.
Le finalità dell’attività clinica hanno riguardato la valutazione dello stato della
persona con disturbo di dipendenza da sostanze al fine di escludere o includere un
disturbo psicopatologico concomitante e l’intervento specialistico finalizzato a
favorire una terapia farmacologica e l’invio per un trattamento di tipo integrato in un
contesto ambulatoriale e/o residenziale.
Il nostro campione è dunque costituito da 21 soggetti in età adolescenziale (tra i 15 e
i 20 anni), 13 maschi e 8 femmine
con diagnosi di disturbo da dipendenza da
sostanze.
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L’età media del campione è di 18 anni (std deviation ± 1,87); dell’intero gruppo un
paziente presenta la licenza elementare, 10 la licenza media e altrettanti il diploma di
scuola superiore.
Per ciò che concerne la situazione socioeconomica, al momento dell’indagine la
maggior parte di essi era disoccupato (n.13) o studente (n.5), era presente una
casalinga e un artigiano, mentre un soggetto non ha risposto.
Gli interessi e gli hobby del campione risultano estremamente eterogenei, la
sottoclasse maggiormente rappresentata risulta essere quella della musica-danzalettura (n.7 soggetti) e dello sport (n.3 soggetti) così come tradizionalmente si
riscontra in questa fascia di età.
Tutti i pazienti risultano non essere coniugati, ma uno di loro è genitore.
Gli strumenti utilizzati in assessment sono stati:
1. SCID I
2. BRIEF TEMPS- M
3. EUROPASI
4. CGI
SCID-I
Uno degli scopi delle SCID, interviste semistrutturate per la formulazione delle
diagnosi principali degli assi I e II del DSM-IV, è proprio quello di essere strumenti
efficienti e facili da utilizzare, di assicurare una diagnosi attendibile ed accurata,
particolarmente utile nei casi complessi.
In particolare, nel nostro lavoro, abbiamo usato La SCID-I (Structured Clinical
Interview for DSM-IV axis I di M.B. First, R.L. Spitzer, M. Gibbon e J.B.W.
Williams (1996), traduzione italiana curata da Mazzi F., Morosini P., De Girolamo
G., Lussetti M., Guaraldi G. P. nel 2000).
Abbiamo scelto la SCID-I e non la SCID-II2 perchè il nostro interesse sono i disturbi
diagnosticati in Asse I e la SCID-I permette di porre diagnosi secondo i criteri del
DSM-IV per tutti i disturbi inclusi in quest’Asse.
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La Structured Clinical Interview for DSM IV Axis II Disorders è un’intervista semistrutturata costruita in modo
da formulare una diagnosi relativa ai principali disturbi dell’Asse II del Diagnostic and Statistical Manual of
Mental Disorders (DSM), la classificazione fenomenologica di tutti i disturbi mentali elaborata nel 1980
dall’American Psychiatric Association e giunto ormai alla quarta edizione, riveduta, del 2001. L’Asse II del DSM
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Essa viene utilizzata in ambiti clinici per assicurare valutazioni standardizzate e di
qualità. Può essere somministrata sia ai pazienti di psichiatria sia a quelli di medicina
generale. Qualsiasi persona che abbia conseguito la licenza media inferiore può
comprenderne il linguaggio. Soggetti con un grave difetto cognitivo o con gravi
sintomi psicotici devono essere esclusi dalla partecipazione alla somministrazione;
tale esclusione deve avvenire già al termine della raccolta anamnestica.
La SCID-I può essere utilizzata quindi anche come una checklist diagnostica,
utilizzando le informazioni ottenute da altre fonti. È inoltre un ottimo strumento da
usare a scopi di training per gli studenti di discipline di salute mentale, per aiutarli ad
acquisire familiarità con i criteri del DSM-IV e allo stesso tempo per perfezionare il
loro stile d'intervista clinica.
La versione clinica è suddivisa in 6 moduli relativamente autonomi:
modulo A per gli episodi dell'umore;
modulo B per i sintomi psicotici;
modulo C per i disturbi psicotici;
modulo D per i disturbi dell'umore;
modulo E per il disturbo da uso di sostanze psicoattive
modulo F per l'ansia ed altri disturbi.
Anche se è sottinteso che questi 6 moduli vengano somministrati in sequenza, il
clinico può in certe circostanze modificarne l'ordine (od omettere un modulo ben
determinato). Ad esempio, il clinico che lavora nell'ambito della tossicodipendenza
potrebbe somministrare il modulo E prima dei moduli A-D. All'inizio dell'intervista
il clinico ottiene una descrizione sommaria della malattia in atto e dei precedenti
psicopatologici, prima di passare a domande sui sintomi specifici. Questa anamnesi
iniziale, definita rassegna, permette di raccogliere informazioni che non sono incluse
nei criteri diagnostici specifici e di avere direttamente dalle parole del soggetto la
descrizione dei sintomi.
IV TR definisce 10 disturbi di personalità (Evitante, Dipendente, Ossessivo-Compulsivo, Paranoide, Schizotipico,
Schizoide, Istrionico, Narcisistico, Borderline, Antisociale) ed a questi la SCID-II aggiunge la valutazione dei
Disturbi di Personalità Passivo Aggressivo e Depressivo, di valida utilità diagnostica. E’ specificamente utile
come strumento per una raccolta anamnestica guidata, e per il contributo di conoscenza dello stile relazionale e
comunicativo del soggetto ma va confrontata con gli altri dati testali e con la valutazione clinica
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Quando l'intervista è terminata, il clinico riporta le diagnosi del DSM-IV su di un
modulo apposito definito sommario diagnostico.
Il materiale include un protocollo per la somministrazione dell'intervista,
riutilizzabile, ed un protocollo per la raccolta dati, utilizzabile una sola volta in
quanto relativo ad ogni singolo paziente. Durante l'intervista i due protocolli vengono
utilizzati contemporaneamente: il clinico fa riferimento al protocollo di
somministrazione per le domande dell'intervista e i criteri diagnostici, mentre riporta
i punteggi e le risposte su quello di raccolta dati. Sotto ogni item del protocollo di
raccolta dati è disponibile uno spazio per riportare informazioni descrittive che
supportino i punteggi e le decisioni diagnostiche. Per la maggior parte dei disturbi
sono inclusi tutti i criteri diagnostici (con le domande corrispondenti dell'intervista).
Per alcuni disturbi i criteri sono invece inclusi solo in una forma abbreviata; per
questi è prevista una breve descrizione (con un riferimento a quelle pagine del DSMIV che contengono i criteri diagnostici) al posto dei criteri completi. Include inoltre
la scala di valutazione del funzionamento globale (VGF), che misura il grado di
un’eventuale compromissione del funzionamento psicosociale, indipendentemente
dalla
presenza
o
meno
di
un
disturbo
in
asse
I.
BRIEF TEMPS- M
La Westfalische-Wilhelms-Università in Germania, ha modificato la versione di 110
item della TEMPS-A in un formato su scala likert a 5 punti e con item randomizzati
costruendo così la TEMPS-M. Basandosi su questi dati, Erfurth et al. (2005) hanno
costruito la brief version della TEMPS-M (Temperament Evaluation of Menphis,
Pisa, Paris). Questa versione è un questionario di autovalutazione del temperamento
affettivo e ansioso costituito da 35 items a cui viene assegnato un punteggio da 1 a 5
(1 = assente; 2 = lieve; 3 = moderato; 4 = molto; 5 = moltissimo) in base al grado che
meglio si presta a descrivere il modo di sentirsi durante la maggior parte della vita. Il
questionario indaga 5 sottoscale temperamentali: depressiva, ciclotimica, ipertimica,
irritabile, ansiosa.
Tutti i temperamenti della briefTEMPS-M correlano abbastanza bene (Pearson r
0.49 - 0.72) con la versione originale più lunga della TEMPS-M.
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EUROPASI
L' Addiction Severity Index A.S.I., proposto nel 1980 da McLellan et al. negli
U.S.A., consente di valutare sul piano diagnostico più puntualmente la dipendenza da
sostanze. Il questionario originale è stato sottoposto a validazione, aggiornato ed
ampliato fino alla pubblicazione della quinta edizione nel 1990 (Fureman et al.,
1990). Nel 1995 è stata sviluppata una versione europea, chiamata EuropASI a cura
Blanken ert al. Essa è un’intervista semistrutturata articolata su sette aree
di
problematiche:
i) condizione medica;
ii) situazione occupazionale/di sostentamento;
iii) uso di alcol;
iv) uso di altre sostanze psicoattive;
v) situazione legale;
vi) situazione familiare e sociale;
vii) condizione psicologica e psichiatrica.
L’europASI è volta ad indagare le problematiche che tendono a sviluppare le persone
che consumano sostanze psicotrope. Valuta la compromissione del paziente
delienando un profilo di gravità della sua condizione psicosociale e la necessità di un
trattamento.
CGI
La Clinical Global Impression rating scale viene comunemente usata come misura
della gravità dei sintomi, della risposta al trattamento e dell’efficacia del trattamento
nello studio del trattamento di pazienti con disturbi mentali(Guy, W., 1976).
La Clinical Global Impression scale (CGI) è
uno strumento
usato per fare
valutazioni globali. Questa scala offre tre differenti misure:
1. la gravità della malattia. Il clinico, attraverso la CGIS, Clinical Global
Impression – Severity, valuta la gravità della malattia del paziente al tempo
della valutazione, relativamente alla sua passata esperienza con pazienti che
hanno avuto la stessa diagnosi;
2. il miglioramento globale in cui il clinico, usando la CGIi ,Clinical Global
Impression - Improvement scale, attraverso la comparazione della condizioni
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Dott.ssa Stefania Sciortino Psicologa e Psicoterapeuta
base dei pazienti con la sua condizione attuale valuta quanto la malattia del
paziente sia migliorata o meno rispetto alla condizione di inizio trattamento;
3. l’indice di efficacia che fornisce una misura dell’efficacia del trattamento.
La CGI viene usata nella ricerca clinica e specialmente nei trials clinici che
concernono trattamenti psicotropi, per il disturbo bipolare (Spearing et al., 1997),
l’ansia (Leon at al. 1993) , la schizofrenia (Haro et al., 2003) , anche se non è
specifica per questi disturbi.
(Tratto dal lavoro della Dott.ssa Elena Mauriello)
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