INQUINAMENTO DELL’ ARIA E RUOLO DEL VERDE URBANO di Naldo ANSELMI (*) La città di Rieti, come tutti i vari Centri urbani, presenta inevitabili problemi d’ inquinamento dell’ aria, con ripercussioni sull’ effetto serra, sui monumenti, sulle piante, sugli animali e, soprattutto, sulla salute dell’ uomo. A prescindere da quanto si possa direttamente fare alla fonte per diminuire tale problema, merita sottolineare come le piante, oltre a subirlo, rappresentino importanti nostri alleati nel ridurre significativamente l’ incidenza dell’ inquinamento atmosferico. In questa breve nota lo scrivente, fatti alcuni accenni sugli inquinanti dell’ aria indotti dal riscaldamento e dal traffico veicolare e sulle relative conseguenze sulle piante e, soprattutto, sulla salute dell’ uomo, intende soffermarsi sulle capacità delle alberature ornamentali a ridurne la presenza e, di conseguenza, gli effetti nocivi. INQUINAMENTO DELL’ ARIA L’inquinamento atmosferico di origine antropica in Italia è prevalentemente connesso ai vari opifici, alle centrali termoelettriche senza misure antiemissioni (oggi però in genere previste), al traffico veicolare ed al riscaldamento urbano. Esso riguarda pertanto, in particolare, le aree industriali, le grandi vie di comunicazione ed i centri urbani. Bisogna tuttavia tener presente che gli inquinanti atmosferici possono essere spostati dal vento o dai moti convettivi dell’aria anche per centinaia di chilometri e che pertanto possono creare danni anche a notevole distanza dalla loro origine. I principali inquinanti dell’ aria vengono distinti in primari, quali i particolati, certune emissioni aromatiche, i prodotti dello zolfo (SO2) e dell’azoto (NO x) provenienti dalle industrie, dal riscaldamento domestico (carbone e legna, ma soprattutto gasolio) e dalla combustone dei motori (trasporti ed automezzi vari), ed in secondari, derivati dai primi per reazione con l’ acqua (piogge acide) o formatisi (ozono, perossiacetilnitrati=PANs, ecc.) per fenomeni di ossidoriduzione a carico di ossidi di azoto ed idrocarburi biogenici insaturi, in presenza di luce e di temperature relativamente elevate (smog fotochimico). Sono inoltre da aggiungere i cosiddetti inquinanti serra, tra cui l’ ossido di carbonio, frutto delle combustioni a qualunque livello e che notoriamente inducono l’ effetto serra. A prescindere dalle emissioni di derivazione industriale, connesse ai relativi ben specifici insediamenti, a nostro avviso gli inquinanti più diffusi sono quelli da riscaldamento (SO2, particolati, ecc.), nel periodo invernale, e soprattutto quelli da traffico veicolare (particolati, NOx, SO2, ecc.), praticamente ubiquitari. Questi ultimi inquietano in modo particolare in quanto sono destinati purtroppo ad aumentare, per l’ incremento del parco macchine nei Paesi in via di sviluppo: basti pensare, ad esempio, l’ eccezionale aumento di auto in Cina, quasi il doppio delle auto circolanti nel mondo. E dobbiamo tener conto che una sola automobile, nel traffico cittadino, può produrre fino a 20 m³ di gas al giorno. Nel nostro Paese sembrerebbe che le emissioni dovute ai trasporti, pubblici e privati, contribuiscano a circa il 30 % di quelle nazionali totali. Esse ovviamente dipendono dal tipo di combustibile, dal tipo di veicolo e dalla sua vetustà; i veicoli alimentati a diesel od a benzina emettono principalmente particolato (PM10 e inferiori), idrocarburi, ossidi di azoto e biossido di zolfo. 1 Danni agli alberi ornamentali Quantunque gli alberi rappresentino gli essere viventi più longevi (ci sono esemplari che superano i 4 mila anni di età, di cui tre che vanterebbero 8-10 e addirittura 13 mila anni rispettivamente) e più plastici della terra, in numerose aree essi hanno subìto gravi danni da parte degli inquinanti atmosferici, sia primari che secondari. E’ constatazione quotidiana l’ aggravarsi delle condizioni vegetative delle piante ornamentali nei centri urbani, dove un ambiente sempre più difficile, antropizzato ed inquinato pregiudica inesorabilmente la loro possibilità di vita, ne favorisce l’ indebolimento e le rende recettive ad attacchi di parassiti. Gli inquinanti atmosferici danneggiano le piante sia direttamente, alterando le strutture ed i metabolismi fogliari, con necrosi e disseccamenti contribuendo al loro indebolimento, con l’innesco di quel fenomeno ad eziologia complessa noto sotto il nome di “deperimento”, che si conclude in genere con esiziali attacchi di parassiti da debolezza. Gli stress indotti dagli inquinanti alle piante vanno spesso ad addizionarsi con altri tipi di sofferenza connessi, ad esempio, alla costipazione o all’impermeabilizzazione del suolo, alle grosse amputazioni radicali per scavi di ogni genere, alle drastiche potature, che aprono la via a nefasti processi di carie. Nel trentennio 1980-2010, gli stress da inquinanti sono andati spesso ad interagire con le frequenti, prolungate e ripetute siccità che hanno provocato gravi morie in numerosi parchi e foreste, spesso di catastrofica intensità. Nocività alle persone Tra gli effetti nocivi degli inquinanti ciò che più inquieta l’ opinione pubblica sono ovviamente quelli a carico delle persone. Secondo i dati diffusi dall’Oms, nel 2012 l’inquinamento ha causato milioni di morti in tutto il mondo, colpendo in particolare anziani e bambini. Lo smog sembrerebbe essere causa di un incremento dei casi di allergie, asma bronchiale, bronchioliti dei bambini, enfisemi polmonari, ictus di tipo ischemico, nonché degenerazioni cognitive, malattie cardiovascolari e certuni tipi di carcinomi al polmone (e non solo). Una particolare attenzione è rivolta ai particolati, aerosol di piccole particelle solide di solito misurate come Polveri Totali Sospese (PTS) e distinte in base alle loro dimensioni. Si hanno così le polveri PM10, con diametro medio minore a 10 micron, che in genere si fermano nelle vie aeree respiratorie superiori; le PM2,5 quando il loro diametro medio è inferiore a 2,5 micron, che sono più dannose perché arrivano ai bronchi; le PM0,1 e le cosiddette nano-polveri (ancora più fini), che penetrando fino agli alveoli polmonari, sono ritenute ancora più dannose. I limiti massimi ammessi dalla UE sono 40/mm3 per le PM10 e 25/mm3 per le PM2,5, ma l’ OMS mette limiti più bassi. RUOLO BENEFICO DEGLI ALBERI CONTRO L’ INQUINAMENTO Gli alberi, per le loro innumerevoli funzioni utili, oggi più che mai rappresentano un bene primario dell’ uomo. Essi forniscono legno (per riscaldarsi, cucinare, produrre carta, imballaggi, palerie, travi e numerosi altri materiali), nonché cibo, foraggio, gomma, sughero, ecc.; ostacolano erosioni, smottamenti, frane; garantiscono la vita e la biodiversità di innumerevoli altri organismi; diminuiscono l’inquinamento acustico; migliorano la qualità dell’ aria e dell’acqua; creano paesaggio, ombra, ristoro, salubrità. E’ ovvio che nei Centri urbani questi ultimi tre aspetti assumono un’ importanza di particolare rilievo. 2 Si stima che un grande faggio, sui 25 metri di altezza e con una chioma di 15 metri di diametro, possa vantare 600 mila foglie, con una superficie fogliare di circa 1600 m2 e 24mila m2 di superfice a cloropasti e (durante la stagione vegetativa) sia in grado di filtrare migliaia di m3 di aria al giorno, consumare grandi quantità di anidride carbonica e produrre l’ ossigeno necessario a diverse persone. Ruolo contro l’ effetto serra I grandi alberi trattengono grandissime quantità di CO2 all'anno, con indubbia azione contro l’ effetto serra. Le foreste italiane, che vantano 10,4 milioni ha, con 12 miliardi di alberi ed una biomassa epigea di circa 874miliardi tonnellate, trattengono 1,2 miliardi di tonnellate di carbonio, pari a 4 miliardi di tonnellate di CO2, di cui il 58 per cento nel suolo. Effetti altrettanto importanti sono ovviamente svolte dai parchi e dalle alberate ornamentali. Un ettaro a parco arboreo assorbe, in un anno, la CO2 prodotta da un’autovettura che percorra circa 80.000 Km e produce l’ossigeno per 40 persone ogni giorno. Tra le specie ornamentali più idonee a catturare CO2 vengono annoverate il tiglio (Tilia cordata), il frassino (Fraxinus ornus) ed il biancospino (Crataegus monogyna). Refrigerio contro il caldo In un centro urbano, gli edifici, le strade ed i marciapiedi con superfici scure assorbono la radiazione solare ed emettono calore, creando vere e proprie "isole surriscaldate”, la traspirazione delle piante va ad attutire detto fenomeno, fornendo refrigerio all’ambiente e contribuendo a diminuire gli effetti del riscaldamento locale e globale. E stato calcolato come, nella città di Roma, durante l’ estate, un incremento del 10% della superficie a verde comporti l’abbassamento di 2°C della temperatura dell’aria, con risparmi energetici per il raffrescamento intorno al 10%. Azione miglioratrice del suolo e dell’ acqua Le specie vegetali svolgono importanti azioni miglioratrici nei riguardi del suolo e della qualità delle acque. Da qualche anno si sta affermando l’impiego delle specie vegetali a tutela delle acque percolanti attraverso il suolo grazie alla capacità delle radici di assorbire gli elementi inquinanti, quali gli eccessi di azoto, di metalli pesanti, ecc. (fitodepurazione). Azione contro gli inquinanti atmosferici Oltre a sottrarre anidride carbonica, le piante hanno la capacità di ridurre l’ ozono, i biossidi di azoto e di zolfo ed i particolati, incluse le cosiddette polveri sottili. In un apposito studio l’ U.S. Forest Service ha stimato che ogni anno gli alberi di Chicago tolgono dall'atmosfera centinaia e centinaia di tonnellate di inquinanti atmosferici, in particolare ozono e particolati. In Inghilterra, i ricercatori dell’università di Southempton affermano che gli alberi urbani della “Greater London Authority” possano rimuovere tra le 850 e le 2000 tonnellate di polveri sottili dall’aria ogni anno. Un solo grande albero a foglia persistente sembrerebbe possa fissare in città dai 3 ai 5 chili di inquinanti ogni anno. Orientativamente pertanto si può affermare che, in un centro urbano molto trafficato, un parco di un ettaro con 100 grandi alberi e vari siepi ed arbusti, può assorbire fino a 10 quintali di inquinanti all’anno, di cui buona parte polveri sottili. Tuttavia, per parchi (o boschi) molto densi e per aree molto inquinate da particolati, taluni indicano valori fino a 20-30 quintali l’ anno. In ogni caso, i migliori ”alberi anti-smog” sono 3 quelle a foglie sempreverdi (es. pini, lecci) e tra le caducifoglie, bagolaro, olmo, betulla, aceri, ecc. Ovviamente queste azioni disinquinanti degli alberi influiscono notevolmente sulla salute dei cittadini. E’ noto come lo stare in un’area a verde induca benessere fisico e psicologico. In USA, mirate ricerche hanno valutato che gli alberi, proprio perché riducono gli inquinanti dell’ aria, riescono a salvare migliaia di vite ogni anno e ad evitare quasi 700 mila malattie respiratorie acute (attacchi di asma, bronchiti, ecc.), con effetti particolarmente marcati nelle aree urbane. Uno studio lituano ha dimostrato altresì che le persone che vivono vicino a spazi verdi vanno meno incontro a malattie cardiache e che gli utenti abituali dei parchi sono meno a rischio di obesità e diabete. SUGGERIMENTI La presenza di estese aree forestali sulle fiancate pedemontane limitrofe alla città di Rieti, ne garantiscono indubbiamente una situazione privilegiata per quanto concerne i positivi effetti degli alberi sull’ inquinamento atmosferico. Ciò nondimeno, alla luce delle suddette indicazioni, è indubbio che una buona conservazione ed un incremento del verde urbano rappresenti un’ importante via per minimizzare gli inquinanti atmosferici in città (che, peraltro, trovandosi in una “conca”, potrebbe talora soffrire di ristagni di aria e quindi di emissioni endogene) e migliorare la salubrità cittadina, in particolare ponendo cura alle zone a più alto rischio. In linea di massima si potrebbero pertanto dare i seguenti suggerimenti: 1. attuare strategie volte alla riduzione dell’inquinamento ambientale riducendo il più possibile l'utilizzo dell'automobile privata, con la promozione e la diffusione di sistemi di trasporto pubblico alternativo, possibilmente a basso impatto ambientale (es. a metano o elettrici); 2. creare barriere filtro di alberi a fianco di strade molto trafficate (compresa la superstrada) oppure intorno a scuole, centri di ritrovo o quartieri poveri di verde; 3. ottimizzare la manutenzione dei parchi e del verde urbano, possibilmente incrementarne l’ estensione; 4. a livello professionale, evitare quegli interventi sul territorio che, pur dando un vantaggio immediato, rappresentano in realtà una grave ipoteca ambientale negativa sulle generazioni future; 5. mettere in atto un sistema continuo di educazione sullo sviluppo sostenibile e sulle conoscenze e sul rispetto degli alberi; 6. elaborare un bilancio ambientale, in collaborazione con i vari stakeholder, a supporto dei processi decisionali, con cui si possa periodicamente informare sulle politiche ambientali previste, in una logica di trasparenza e partecipazione. Il verde urbano e periurbano deve essere considerato non solo come elemento ornamentale, ma come una parte viva della città, un polmone indispensabile per consentire al tessuto urbano di “respirare” ed avere una vita più amena. Una ottimizzazione delle alberate urbane e della relativa cura, insieme alle bellissime cinture forestali, agli aspetti storici ed ai siti archeologici presenti, andrebbe ulteriormente a potenziare quei paesaggi e quelle bellezze naturali ed architettoniche di cui il territorio reatino è particolarmente ricco. (*) Prof. Ordinario di Patologia Vegetale c/o Università della Tuscia, Viterbo 4 5