I maghi al microscopio Da alcuni anni, alcuni ricercatori nel campo della psicologia e delle neuroscienze hanno iniziato a studiare i meccanismi coinvolti nei giochi di prestigio per approfondire la comprensione di alcune attività cognitive già note, ma anche per scoprirne di nuove cui farebbero ricorso i maghi. Un bravo prestigiatore fa leva su alcuni aspetti della nostra mente e dei suoi limiti per trarre in inganno il suo pubblico: la percezione, l’attenzione o la memoria. I ricercatori hanno finora scoperto due meccanismi utilizzati dai maestri della magia: la deviazione dell’attenzione e la falsa pista. La deviazione dell’attenzione La deviazione dell’attenzione consiste nell’abilità del mago di portare l’attenzione e lo sguardo dello spettatore su un oggetto, un gesto o un particolare di scena per impedirci di notare un movimento che si svolge contemporaneamente al di fuori di questo quadro attenzionale. Il mago, per esempio, ricorre spesso a movimenti lenti e ondulatori della mano per catturare l’attenzione del pubblico. Nessuna forzatura o debolezza, è semplicemente l’utilizzo del meccanismo cognitivo dell’attenzione. Numerosi studi dimostrano, infatti, che l’attenzione della nostra mente è catturata da un oggetto in movimento o dal contrasto di colori o dall’inserimento a sorpresa di una novità, in modo automatico e quasi sistematico. La deviazione dell’attenzione è alla base della maggior parte delle ricerche sulla magia. La comprensione del meccanismo della cattura dell’attenzione è importante perché può essere positivamente utilizzato per la didattica e l’insegnamento, “deviando” l’attenzione dello studente distratto su argomenti o materie di particolare importanza, ad esempio con l’utilizzo di immagini in movimento o l’inserimento di elementi a sorpresa. La falsa pista La falsa pista è un altro dei trucchi utilizzati dai prestigiatori per ingannare lo spettatore; essi orientano in modo esplicito o implicito l’attenzione degli spettatori verso una falsa soluzione per evitare che scoprano il segreto del trucco. Il trucco della falsa pista poggia le sue basi sul meccanismo mentale secondo il quale quando un’idea è troppo presente nella mente, ad esempio perché semplice o evidente, questa occupa uno spazio mentale così grande da impedirci di pensare a qualcos’altro. Nel 2008 Merim Bilalic dell’Università di Klagenfurt e colleghi hanno confrontato alcuni giocatori di scacchi messi di fronte a uno schema che prevedeva due soluzioni, una facile ed una complessa, per mettere il re in scacco matto. Il risultato fu che i giocatori identificavano velocemente la soluzione più semplice, mentre la maggior parte non riusciva a trovare la seconda perché la mente rimaneva bloccata sulla soluzione più evidente, probabilmente per un meccanismo di risparmio di energie cognitive. Allenare la mente è allora un modo per alzare, entro certi limiti soggettivi, l’asticella delle capacità cognitive così come l’allenamento del fisico ci permette di alzare l’asticella delle capacità muscolari e cardio-respiratorie; quindi il mio consiglio è quello di leggere, studiare, fare enigmistica e qualsiasi altra attività che tenga in esercizio la mente. Cinzia Malaguti Bibliografia: C. Thomas, A. Didierjean, La magia in laboratorio, in Mente & Cervello nr. 145, 2016 M. Bilalic e altri, The mechanism of the einstellung (set) effect: a pervasive source of cognitive bias, in Current directions in psychological science, vol. 19, pp. 111-115, 2010 Pensiero automatico pensiero algoritmico e Il pensiero algoritmico è logico e razionale, procede per deduzioni, associazioni, inferenze e confronti, analizza il problema in sé e per sé in modo matematico, lasciando da parte convinzioni, opinioni, abitudini, luoghi comuni, stereotipi. Il pensiero algoritmico, però, il più delle volte è lento e di difficile accesso. Il pensiero automatico o euristico è l’esatto contrario del pensiero algoritmico, in quanto si fonda su convinzioni, abitudini, opinioni, stereotipi e luoghi comuni che risalgono addirittura all’infanzia e che vengono utilizzati dai nostri centri mentali per una risposta più pratica e comoda in diverse situazioni. Il pensiero automatico è figlio dell’istinto, mentre il pensiero algoritmico è figlio del ragionamento, anzi è il ragionamento; questo non significa che il pensiero automatico sia sempre sbagliato, anzi ci sono molte situazioni in cui l’automatismo ci salva la vita, quando non c’è il tempo di fare un ragionamento astratto, ma ci sono anche molte situazioni in cui ci fa commettere errori o costituisce un intralcio al necessario ragionamento. La necessità di ridurre al minimo necessario il pensiero automatico si pone per evitare errori di pensiero e per affrontare con saggezza la complessità della vita. La ricerca scientifica ha capito che le aree cerebrali attivate nel pensiero automatico possono essere disattivate da altre aree del cervello . In pratica, per rispondere rapidamente e senza sforzo ad una domanda, viene attivato l’automatismo di pensiero, attraverso l’attivazione del solco intraparietale laterale, che offre una stima automatica e non ponderata. Per impedire che il pensiero automatico faccia dei danni, occorre attivare la corteccia prefrontale inferiore, situata nella parte anteriore del cervello; la corteccia prefrontale disattiva il solco intraparietale laterale, bloccando così l’automatismo, ed attivando un’altra zona (il solco intraparietale ventrale) che permette di analizzare il problema in modo logico. Esercizi per allenare il nostro cervello al pensiero algoritmico e pensare più correttamente Il primo esercizio da fare, con regolarità, è quello di abituare il cervello alla “fatica” del ragionamento, in modo che non sia più tentato di prendere scorciatoie per evitarla: leggendo romanzi o saggi, studiando, affrontando esercizi di enigmistica, imparando regole a memoria, insomma tutto ciò che può allenare la mente ad affrontare la fatica del ragionamento e dell’apprendimento. Il secondo esercizio da fare, quando necessario, è quello di fare calcoli mentalmente, anche semplici, prima di rispondere ad una domanda o risolvere un problema o affrontare una situazione complessa; questo esercizio attiva la corteccia prefrontale anteriore sede della razionalità, disattivando gli automatismi cerebrali. Cinzia Malaguti Bibliografia: O. Houdé, I neuroni del senso critico, su Mente & Cervello nr. 138 S. Dehaene, Coscienza e cervello: come i neuroni codificano il pensiero, Milano, Cortina editore, 2014 D. Kahneman, Pensieri lenti e veloci, Milano, Mondadori, 2014