GEOGRAFIAeSTORIA LA GEOGRAFIA DEL CRISTIANESIMO (PROTESTANTI, CATTOLICI, ORTODOSSI) Pharamond Blanchard, La prima messa in America, 1850 [Musée des Beaux-Arts, Digione] I fermenti e le istanze di rinnovamento religioso che sul principio del XVI secolo correvano da un capo all’altro dell’Europa avrebbero portato nel giro di pochi decenni alla definitiva rottura dell’unità religiosa e confessionale che, con la sola eccezione delle Chiese ortodosse, fino a quel momento aveva caratterizzato il continente. Dopo il grande Scisma d’Oriente, nel lontano 1054, la società cristiana fondata su una sola fede e una sola Chiesa (quella di Roma) si trovò ad affrontare di nuovo un conflitto interno da cui sarebbe uscita irrimediabilmente divisa; i contrasti e le guerre di religione che per gran parte del XVII secolo insanguinarono ancora l’Europa finirono per ridisegnarne la geografia religiosa, intrecciandosi con il declino del potere imperiale e il rafforzamento delle monarchie nazionali. Il protestantesimo, la cui affermazione sancì la divisione della Cristianità, si articolò a sua volta in diverse correnti, tutte riconducibili ad alcune espressioni fondamentali: luteranesimo, Chiese svizzere riformate (tedesca e francese, legate rispettivamente a Zwingli e Calvino) e Chiesa anglicana, a cui bisogna aggiungere gli anabattisti e le correnti settarie. Al di là delle specificità delle singole Chiese, è possibile ravvisare una unità di fondo riconducibile a elementi comuni: il primato delle Scritture, la centralità della Grazia, un modello di Chiesa non gerarchico e una nuova etica individuale e sociale che andava a incidere profondamente sulla concezione della Chiesa e dello Stato e sul ruolo del credente al loro interno. Questi elementi comuni non cancellano dissensi e lacerazioni profonde che in molti casi arrivarono allo scontro aperto con rotture, persecuzioni, condanne. Da Wittemberg, nel cuore della Sassonia, le idee di Lutero avevano avuto rapida diffusione in buona parte della Germania, comprese molte città delle regioni meridionali, dove il cattolicesimo rimase in genere più radicato. Dai territori tedeschi la predicazione protestante passò ben presto nei paesi scandinavi, a cominciare dalla Svezia, dove già nel 1527 fu costituita la prima Chiesa nazionale. Nel giro di poco tempo il luteranesimo si affermò come religione di Stato dapprima in Svezia e in Finlandia, quindi in Danimarca e in Norvegia, intrecciandosi strettamente al processo di costruzione degli Stati nazionali. I fermenti riformatori varcarono i confini della Germania anche a sud: l’ingresso della Svizzera sulla scena della Riforma non significò soltanto un allargamento territoriale, ma portò una variante originale, da cui sarebbero derivati ulteriori sviluppi. Partita da Zurigo, l’azione riformatrice di Zwingli si estese alle città di Basilea, Berna, Sciaffusa, San Gallo e Costanza. I cantoni meridionali invece (Uri, Schwyz, Unterwalden, Lucerna, Zug) rimasero cattolici. Nelle zone di confine fra le due aree cominciarono i primi scontri, destinati a sfociare prima in guerra civile e poi nella successiva divisione confessionale della Confederazione svizzera tra cattolici e riformati. Nell’ambiente riformato di Zurigo è da collocarsi anche l’origine dell’anabattismo, la più radicale tra le varie correnti della Riforma, caratterizzato dalla negazione di ogni valore al battesimo impartito ai bambini e da forti istanze egualitarie che ne favorirono la diffusione tra le classi popolari dell’Europa centrale. Dalla Svizzera il movimento si diffuse nelle regioni confinanti della Germania, in Tirolo, in Austria e nei Paesi Bassi. La persecuzione sistematica a cui furono sottoposti gli anabattisti portò nel giro di pochi anni all’eliminazione fisica dei loro capi e al disperato tentativo, prima degenerato e poi spento in un bagno di sangue, di instaurare il Regno di Dio a Münster, in Westfalia (1534-35). Sotto la guida di Menno Simmons e di Giacomo Hutter (da cui le denominazioni di mennoniti e hutteriti assunte successivamente) gli anabattisti sopravvissero soltanto in zone marginali o lontane dall’Europa. Sterminati in Germania, si rifugiarono per qualche tempo ancora nei Paesi Bassi, in Polonia e in Moravia, spostandosi sempre più lontano: Ungheria, Transilvania, Russia e infine nelle terre del Nuovo Mondo, con l’insediamento di una grossa colonia in Pennsylvania (filiazione diretta dei gruppi anabattisti mennoniti sono gli attuali Amish insediati in Pennsylvania e in Ohio, la cui lingua è tuttora un particolare dialetto tedesco). Ultima a muoversi tra le città svizzere, Ginevra aderì alla Riforma nel 1535 e in seguito all’azione riformatrice di Calvino divenne il più importante centro di formazione e di propagazione del cristianesimo riformato. Tratti peculiari della Riforma ginevrina saranno proprio il carattere internazionale della sua diffusione e l’attivismo dei suoi membri, sollecitati al proselitismo dalla condizione di minoranza vissuta all’interno di molti paesi. Se il calvinismo ebbe scarso seguito in Germania, a eccezione del Palatinato e del Württemberg, dilagò invece in Francia, Olanda e Inghilterra, dove i suoi seguaci rimasero a lungo una minoranza combattiva e GIARDINA-SABBATUCCI-VIDOTTO • © 2012, GIUS. LATERZA & FIGLI, ROMA-BARI I_Modulo4.indd 630 03/05/12 09.07 La geografia del cristianesimo (protestanti, cattolici, ortodossi) molto influente. In Scozia il calvinismo riuscì a prevalere e divenne religione ufficiale, e anche in questo caso la formazione e il rafforzamento della Chiesa si intrecciano con le vicende politiche del Regno, nel quadro di un difficile rapporto con la Corona inglese e con la Chiesa anglicana: le successive divisioni tra presbiterianesimo e anglicanismo avrebbero trovato larga espressione di lì a poco nelle guerre civili che insanguinarono l’isola e che avrebbero favorito ulteriori diaspore. Roccaforti del cattolicesimo (e dell’Inquisizione) rimasero invece la Spagna e l’Italia, dove si chiuse progressivamente ogni spazio di dissidenza. I protestanti ebbero vita assai difficile e in linea di massima le poche comunità che si formarono furono estirpate entro breve tempo. In Italia riuscirono invece a sopravvivere le piccole comunità valdesi passate alla Riforma, attestate da secoli in Piemonte e discendenti di quella dissidenza evangelica già bollata come eretica e duramente perseguitata in epoca medievale. La pace di Augusta, stipulata nel 1555 tra l’Impero e la Lega di Smalcalda, sanciva l’avvenuta spaccatura della Cristianità, attribuendo alla religione cat- GEOGRAFIA E STORIA tolica e alla religione luterana lo stesso riconoscimento legale all’interno della Germania; e tuttavia la società cristiana dell’Europa occidentale era divisa ormai in quattro raggruppamenti confessionali ben definiti: cattolico-romano, luterano, calvinista e anglicano, di cui soltanto i primi due furono ufficialmente riconosciuti. Per tutti però la determinazione dei rispettivi spazi religiosi dovette necessariamente passare attraverso un duro confronto con il potere politico: la regola Une foi, un roi, une loi (‘una fede, un re, una legge’) avrebbe regolato ancora a lungo la condotta degli Stati nazionali in Europa e anche quei paesi che adottarono la Riforma non accettarono che una sola forma di protestantesimo al loro interno. Quasi mai le minoranze furono tollerate sia in campo cattolico sia in quello protestante e, in linea di massima, la soluzione adottata fu quella della distribuzione territoriale sulla base della scelta operata dal potere civile, sancita ad Augusta: cuius regio eius religio (‘la religione è quella professata dal sovrano’), senza eccezioni. Chi si riconosceva in un’altra confessione religiosa era perciò costretto a emigrare e questo fu determinante ai fini della successiva distribuzione delle diverse confessioni cristiane. Come sintetizza Roland H. Bainton, uno dei più autorevoli storici della Riforma: alla fine il protestantesimo divenne la religione ufficiale dell’Europa settentrionale, mentre il cattolicesimo rimase quella delle regioni meridionali del continente. Naturalmente la grande eccezione è costituita dall’Irlanda, dove la fede cattolica divenne il vessillo attorno a cui ci si raccolse nella lotta contro l’Inghilterra. […] I confini etnici tra le due religioni rivali non sarebbero stati così netti se non si fosse applicato il criterio della territorialità, con la conseguente espulsione delle minoranze. Se non ci fossero stati movimenti di popolazione dovuti a preoccupazioni confessionali, il protestantesimo sarebbe stato assai più diffuso nell’Europa meridionale, specialmente in Francia, e per lo stesso motivo il cattolicesimo avrebbe conservato maggiore influenza nel settentrione (La riforma protestante, Einaudi, Torino 1958, p. 208). Proprio le diaspore che interessarono le varie comunità religiose posero le Distribuzione della Cristianità nel mondo al 2000 ASIA NORD AMERICA EUROPA OCEANO PACIFICO OCEANO ATLANTICO AFRICA OCEANO PACIFICO SUD AMERICA OCEANO INDIANO AUSTRALIA OCEANO ATLANTICO Cattolici Protestanti Ortodossi Misti Nazioni senza maggioranza Cristiana ANTARTIDE GIARDINA-SABBATUCCI-VIDOTTO • © 2012, GIUS. LATERZA & FIGLI, ROMA-BARI I_Modulo4.indd 631 03/05/12 09.07 La geografia del cristianesimo (protestanti, cattolici, ortodossi) premesse per una nuova configurazione del cristianesimo nei secoli a venire, non soltanto in Europa ma anche negli altri continenti. Una parte importante dell’esodo si diresse infatti verso le terre del Nuovo Mondo, raggiunte da esuli di ogni nazionalità in fuga dai conflitti confessionali che infuriavano in Europa. Erano inglesi i celebri Pilgrim Fathers, piccolo gruppo di puritani perseguitati in patria da Giacomo I, che nel 1620 sbarcarono nell’attuale Massachusetts; qui diedero vita alla Nuova Inghilterra che, nonostante la netta prevalenza della componente puritana, divenne terra di accoglienza per i profughi di tutte le confessioni protestanti (compresi gli anabattisti, a cui sono riconducibili in vario modo le attuali denominazioni americane dei mennoniti, dei quaccheri, dei battisti e dei congregazionalisti). Più avanti, nel XVIII secolo e sempre dall’Inghilterra, sarebbero arrivati anche i primi gruppi di predicatori metodisti, fondatori di una delle Chiese più influenti d’America. Gli esuli della Riforma misero dunque radici profonde nella parte settentrionale del nuovo continente, plasmandone profondamente l’identità; oggi le diverse Chiese protestanti degli Stati Uniti (battisti, luterani, metodisti, mennoniti, mormoni e raggruppamenti minori) raccolgono complessivamente oltre la metà dell’intera popolazione, mentre è rimasto nettamente inferiore il numero dei cattolici, rafforzato peraltro tra il XIX e il XX secolo da consistenti flussi migratori provenienti dall’Irlanda e dall’Italia. Un ruolo determinante nella diffusione delle confessioni cristiane fuori dall’Europa spetta naturalmente all’attività missionaria (sia protestante sia cattolica), strettamente legata alle vicende degli imperi coloniali. Nelle regioni meridionali e centrali del Nuovo Mondo la dominazione portoghese e spagnola garantì una diffusione capillare della religione cattolica e un analogo discorso vale per le Filippine, colonizzate dagli spagnoli nel XVI secolo e rapidamente convertite al cattolicesimo attraverso la propaganda missionaria: attualmente gli oltre 75 milioni di cattolici filippini rappresentano la più solida roccaforte della Chiesa di Roma nel continente asiatico. Più complessa appare la diffusione del cristianesimo in Africa, dove l’attività missionaria venne intrapresa in modo più consistente da protestanti e cat- tolici soltanto a partire dal XIX secolo, in concomitanza con l’espansione europea nel continente; anche in questo caso le direttrici del proselitismo cristiano seguivano in buona parte, almeno inizialmente, quelle delle diverse potenze coloniali. In forte espansione già nel secolo successivo, il cristianesimo trovò terreno particolarmente fertile nelle regioni dell’Africa sub-sahariana, con una prevalenza dei cattolici nelle regioni centrali e dei protestanti in quelle meridionali, mentre nel periodo postcoloniale l’incontro tra le confessioni cristiane e le culture autoctone avrebbe dato vita a una miriade di denominazioni originali di Chiese cristiane d’Africa (se ne contano oltre un migliaio, molte delle quali di orientamento pentecostale e battista) che hanno contribuito a fare del cristianesimo la religione più diffusa nell’Africa sub-sahariana, con una stima approssimativa di circa 380 milioni di fedeli. Un posto importante nel panorama generale delle Chiese cristiane riveste la religione ortodossa, terza confessione cristiana per numero di aderenti, che sotto l’aspetto dell’espansione territoriale appare caratterizzata da un minore dinamismo rispetto al cattolicesimo e al protestantesimo. Le maggiori Chiese sono oggi quella russa, rumena e greca, profondamente radicate nei territori dell’Europa orientale e nella penisola balcanica, ma appartengono all’universo dell’ortodossia anche le Chiese orientali antiche, diffuse in Medio Oriente e Africa settentrionale (le più consistenti sono la Chiesa copta ortodossa in Egitto e in Etiopia, la Chiesa apostolica armena e la Chiesa ortodossa siriaca). Il quadro d’insieme del cristianesimo all’inizio del Terzo millennio conferma ancora la netta prevalenza della Chiesa cattolica romana sulle altre confessioni cristiane, seguita dai protestanti (meno della metà) e dagli ortodossi; l’elemento nuovo e più significativo che emerge da una visione generale è dato tuttavia dal peso progressivamente crescente del Sud del mondo, come sottolinea lo storico Peter Partner nel saggio Duemila anni di Cristianesimo: Nell’Ottocento circa metà dei cristiani risiedevano in Europa. Oggi sono due miliardi, distribuiti in maniera assai diversa. Alla fine del XX secolo, il nume- GEOGRAFIA E STORIA Missionario cattolico nelle Isole Marianne, 1890 Pastore protestante insieme con due indigeni in una missione di Tahiti (Polinesia francese), metà del XIX sec. ro dei cristiani di varia confessione in America Latina, Africa e Asia sfiorava il doppio del totale di quelli europei e nordamericani. Il cambiamento demografico accrescerà probabilmente l’importanza dell’Africa, anche se al momento l’America Latina mantiene ancora il primato, ospitando più della metà dei cattolici romani nel mondo (P. Partner, Duemila anni di Cristianesimo, Einaudi, Torino 2001, p. 240). GIARDINA-SABBATUCCI-VIDOTTO • © 2012, GIUS. LATERZA & FIGLI, ROMA-BARI I_Modulo4.indd 632 03/05/12 09.07