Storia. Dispense. 1. Lo scontro tra Francia e Inghilterra e la Magna Charta Libertatum In Francia dopo la dinastia Carolingia si ebbe quella Capetingia (dal capostipite Ugo Capeto). Ci basta ricordare come il regno fosse estremamente frazionato. I feudatari la facevano da padroni e il Re aveva il pieno controllo solo su Parigi e i territori circostanti. Tuttavia nel corso dei secoli il potere monarchico riuscì a rafforzarsi. Tuttavia il fatto che in Francia i normanni avessero un Ducato (e fossero quindi vassalli del Re) creò molte tensioni. Queste sfociarono in una guerra tra Francia e Inghilterra. Il territorio conteso fu il ducato di Normandia. I due Re protagonisti furono Filippo Augusto e Giovanni Senza Terra (della dinastia dei Plantageneti. Fu chiamato “senza terra” perché, ultimogenito e non destinato al trono, fece da reggente al fratello Riccardo – detto Cuor di Leone –, spesso assente dal regno perché impegnato in varie campagne e crociate). Lo scontro decisivo avvenne nel 1214 a Bouvinnes (nelle Fiandre, a nord della Francia). Giovanni ne uscì sconfitto. Perse la Normandia e anche per questo fu appellato Giovanni Senza Terra. Rientrato in Inghilterra Giovanni subì il malcontento della nobiltà. Nel 1215, cioè un anno dopo la sconfitta di Bounvines) il Re fu costetta a firmare la Magna Charta Libertatum, un documento fondamentale e importantissimo a livello storico: era un documento che fissava dei limiti precisi all'autorità del sovrano imponendogli di riconoscere la “libertà”, ossia i diritti e i privilegi dei nobili, delle città e delle chiese, che egli era costretto a consultare prima di prendere decisioni. In questo documento si parla del principio dell'Habeas Corpus: "No free man shall be taken, imprisoned ... or in any way destroyed, except by the lawful judgement of his Equals, and by the Law of the Land" (Magna Charta, N. 39). Insomma: senza un giudizio di una corte nessun uomo libero può essere imprigionato o torturato. Il principio che oggi ci appare scontato per quei tempi era all'avanguardia. 2. Lotte alle eresie: i Catari e la fine della letteratura provenzale. L’eresia medievale viene erroneamente associata alla mancanza di fede, in realtà l’eresia non nasce dal non credere, ma da un bisogno di credere e di vivere diversamente la propria religione. I movimenti evangelici si caratterizzarono per un radicale anticlericalismo che rimetteva in discussione l’esistenza delle strutture e del personale ecclesiastico. La Chiesa assunse un atteggiamento estremamente duro nei confronti delle correnti evangeliche, come Valdesi e Umiliati, che sul piano della dottrina non erano in alcun modo separati dall’ortodossia cattolica. Tra i movimenti ereticali di spicco, nell’ambito della diocesi milanese, troviamo la Pataria, il cui nome deriva dal luogo in cui avevano luogo le riunioni degli adepti, le patarie, cioè le discariche di Milano. Con Pataria (o Patari) si designa il movimento riformatore sviluppatosi a Milano nella seconda metà dell'XI sec.. Obbiettivo del movimento era l'eliminazione della pratica del matrimonio del clero, il cosiddetto NICOLAISMO, e, in un secondo tempo, la lotta contro la SIMONIA. Obiettivo dei patarini erano i possessori di cariche ecclesiastiche indebitamente ottenute. Fin dall’inizio del suo pontificato Innocenzo III assunse un atteggiamento fermo nei confronti dell’eresia, ammettendo l’esigenza della predicazione apostolica itinerante e della povertà evangelica. Egli concesse ampio spazio d’azione all’interno della Chiesa stessa, con la condizione che le dottrine ortodosse restassero intatte e l’autorità pontificia fosse sempre riconosciuta. Quello che caratterizza il suo pontificato è la distinzione tra coloro che erano da considerare veramente eretici e gli ortodossi. Il diverso modo di vivere la religione veniva visto come eresia, cioè come disobbedienza alla Chiesa. Tale disobbedienza venne da Innocenzo III classificata come delitto di natura pubblica con la bolla Vergentis in senium del 1199, la quale equiparò l’eresia al delitto di lesa maestà. Altro fenomeno eretico di grande importanza fu il catarismo. La definizione di Catari o Uomini Puri fu coniata dagli stessi adepti. In genere vennero chiamati in modi diversi derivando il nome dal luogo in cui la loro presenza era predominante: ALBIGESI da Albi, concorreziani da Concorrezzo, ecc.. L’origine dell’eresia catara è un argomento sul quale gli storici si sono a lungo divisi. È probabile che il catarismo sia una derivazione della setta dei BOGOMIL che fece la sua comparsa nel X secolo in Bulgaria e si diffuse a Costantinopoli alla fine dell’XI secolo. Professavano una dottrina dualista (bene contro il male), predicavano una assoluta purezza di vita e rifiutavano i sacramenti fatta eccezione per il battesimo. Per i catari il problema essenziale consisteva nel liberare l’animo umano dal potere del male che governava il mondo terreno. Il messaggio dei catari era un invito alla liberazione: ciascuno veniva chiamato a seguire la parola di Cristo. A giudizio dei Catari la Chiesa avendo accettato il potere e le ricchezze aveva optato per il male e quindi non era più in grado di offrire alcun sostegno per la purificazione. La salvezza poteva venire solo dalla nuova chiesa dei Catari. Il fascino esercitato dalla chiesa catara fu molto forte, e questo fu dovuto al rigore morale che la distingueva dal clero cattolico che era sovente mediocre e corrotto. La liturgia catara era molto semplice: un solo sacramento era ammesso, il consolamentum, una specie di battesimo impartito agli adulti, che permetteva all’avvicinarsi della morte di liberarsi dal peccato. Papa ALESSANDRO III li condannò come eretici, condanna che venne confermata successivamente da INNOCENZO III. Il momento decisivo che segnò la fine del catarismo fu l’uccisione nel 1208 del legato pontificio Pietro di Castelnau. Fu allora che Innocenzo III (1209) promosse la crociata che portò all’annientamento del fenomeno (1229), anche se la sconfitta dei catari non significò la fine della lotta contro le eresie. Dato che i Catari occupavano la zona della Provenza (la stessa dove operavano i poeti in lingua d'Oc), molti nobili francesi legati ai Capetingi raccolsero l'invito del Papa e lo utilizzarono come pretesto per ampliare i propri possedimenti. Dopo la sconfitta e la diaspora si impose anche in provenza la lingua d'Oil, base per l'odierna lingua Francese.