EMIRATI ARABI UNITI (DUBAI) Informazioni macroeconomiche Forti investimenti infrastrutturali e politiche commerciali aggressive stanno diversificando l’economia degli Emirati Arabi riducendo il peso dell’industria petrolifera, che rimane comunque indispensabile, rilanciando soprattutto il settore delle strutture di servizio. Le spinte alla democratizzazione del sistema politico e verso un pieno esercizio dei diritti civili sono ancora minoritarie; l’attuale classe dirigente sembra decisamente conservatrice in politica, ma pronta a mantenere gli impegni in tema di liberalizzazione economica. Con la piena adesione al WTO e con la nuova legge societaria è possibile un forte incremento degli investimenti esteri diretti; da tempo si segnala un forte afflusso di capitali. Una quota, sia pure modesta, di rischio-paese resta legata alla strutturale instabilità geopolitica dell’area. Gli Emirati si distinguono dagli altri paesi del Medio Oriente per la diversificazione della loro economia, trainata dai servizi, in particolare dai trasporti aerei, dal turismo e dalle attività finanziarie, che assieme rappresentano oltre il 40% del Pil; lo sfruttamento delle fonti di idrocarburi rappresenta il propellente per la crescita dell’economia (a metà degli anni settanta, il suo contributo alla formazione del Pil era pari al 70%, mentre ora si attesta attorno al 33%). Il surplus della bilancia commerciale ha raggiunto i 50 miliardi di euro (quasi tre delle nostre finanziarie) nel 2006 e ciò è tanto più sorprendente se si tiene presente che nello stesso anno le importazioni sono aumentate del 23%. La crescita dei prezzi al consumo preoccupa sempre più le autorità economiche; all’inizio del decennio l’inflazione si aggirava tra il 3 ed il 5%, mentre ora è attorno al 10%. La spinta viene principalmente dall’aumento dei prezzi delle proprietà immobiliari e di tutto quanto riguarda i materiali da costruzione. Si stima che l’eccedenza del bilancio dello stato, si aggiri intorno al 27% del Pil; questo è un dato molto importante in vista degli sviluppi futuri dell’economia. Principali indicatori economici 2006 2007 8.9 7.0 6.5 2,611 2,689 50,807 52,270 13.5 10.5 7.5 136.9 139.2 145.8 86.0 94.6 104.1 Crescita reale (%) Produzione di petrolio (‘0002,620 barili/giorno) Esportazioni di greggio (milioni di48,898 US$) Inflazione (%) Esportazioni (mld US$) Importazioni (mld US$) fob fob 2008 Punti forti - L’economia è aperta e diversificata; Dubai sviluppa in modo dinamico il settore non petrolifero (alluminio, servizi finanziari, turismo); Abu Dhabi dispone di riserve importanti di petrolio e di gas naturale; Gli sforzi per attirare investimenti stranieri sono notevoli; Le considerevoli ricchezze trasferite all’estero sono garanzia di solvibilità finanziaria della Federazione; Le zone franche attirano investimenti esteri. Punti deboli - - Sebbene diversificata, l’economia resta ancora dipendente dalle entrate petrolifere di Abu Dhabi e quindi esposta agli shock esterni; I trasferimenti all’estero da parte dei molti lavoratori immigrati, pesano dulla bilancia dei pagamenti; Insufficiente stabilità politica nell’area. Grado di apertura ed interscambio Gli EAU sono Stato membro dell’Organizzazione Mondiale del Commercio, OMC, dal 10 aprile 1996, e della Greater Arab Free Trade Zone (GAFTA), in vigore dal 1998. Gli EAU hanno accordi commerciali bilaterali con Siria (novembre 2000), Giordania (marzo 2001), Libano (marzo 2002), Marocco (marzo 2002) e Iraq (aprile 2002). L’elevata apertura al commercio internazionale si e’ concretizzata negli ultimi due anni in una dinamica politica commerciale articolatasi in sessioni negoziali per Accordi di Libero Scambio a livello sia bilaterale, con gli Stati Uniti (la conclusione, prevista entro il 2006, e’ slittata anche in ragione delle vicende connesse all’acquisizione e poi alla cessione della gestione di 6 porti americani da parte della DP World) e con l’Australia, sia multilaterale (nel quadro del CCG) con l’Unione Europea. Sono inoltre stati avviati nel 2006 colloqui per un Accordo di Libero Scambio tra il CCG e la Cina, la Turchia e l’India. Il grado di apertura del Paese, inteso come rapporto percentuale tra interscambio e PIL, e’ di circa il 145% (fonte Segretariato OMC e Ministero dell’Economia degli EAU), ed evidenzia una elevata propensione dell’economia emiratina agli scambi con l’estero in un regime libero. In linea generale è infatti liberamente consentito vendere direttamente agli utilizzatori finali, tramite un rivenditore; è possibile inoltre costituire joint ventures od autorizzare una società locale a vendere i propri prodotti con contratti in “franchising”. Nel 2005 in base ai dati FMI e EIU elaborati dall’Osservatorio Economico del MAP, i principali Paesi fornitori risultano essere stati l’India (11,8%), Cina (10,5%), Giappone (7,6%), Usa(7,2%) e Germania (6,5%), mentre l’Italia figura al nono posto, con il 3,6%. Oltre a ciò, un elemento di interesse specifico verso questo paese da parte delle imprese del settore arredamento/casa può essere riscontrato nel tasso di crescita che, ormai da diversi anni, Dubai registra nel settore dell'edilizia con il fine di potenziare le infrastrutture e le telecomunicazioni. Nella regione vi sono infatti opere in costruzione (o programmate a breve) per oltre 150 miliardi di $ e considerate dai media di tutto il mondo tra le più avveniristiche e prestigiose mai realizzate su scala planetaria: colossali insediamenti residenziali (in arcipelaghi artificiali così come in smisurati grattacieli), giganteschi e lussuosi centri commerciali, strutture ricettive senza precedenti (verranno realizzate 70.000 nuove camere d’hotel, di cui ¾ a 5 stelle, per ospitare il sempre crescente numero di turisti). Naturalmente questo scenario apre prospettive molto interessanti per le imprese italiane del settore dei mobili e dell’arredamento. Il conseguimento di un’adeguata porzione di mercato richiede tuttavia azioni promozionali mirate contro una concorrenza sempre più agguerrita, che identifica negli Emirati un mercato privilegiato, ed un mirato coordinamento delle imprese italiane (in particolare piccole e medie) anche “a valle”, oltre che “a monte”, ad esempio attraverso la formazione di consorzi e/o alleanze imprenditoriali su singoli progetti, al fine di presentare offerte puntuali per meglio sfruttare, attraverso un approccio selettivo volto ad evidenziare l’unicita’ e la differenziazione del prodotto italiano, i nostri più pregiati manufatti. Inoltre, nello scenario generale di un mercato con domanda in continua crescita in ragione del dinamico tasso di sviluppo, e consolidato quale hub commerciale e finanziario, e’ opportuno dedicare maggiore attenzione ad eventi promozionali nell’intera area. Settore di penetrazione con interessanti prospettive sarebbe, come effettivo sostegno alle azioni imprenditoriali, la cooperazione tra Enti Fieristici (la Germania ha realizzato con successo accordi operativi con Enti fieristici emiratini, in ragione del fatto che l’industria fieristica degli EAU e’ la piu’ importante del Medio Oriente). A fronte infatti di una forte presenza inglese e tedesca nel settore, vi sono notevoli opportunita’ per l’industria fieristica italiana, in particolare nei settori moda ed arredamento.