Lezione 2 - Aspetti tecnici e procedure che interessano lo sviluppo di un progetto con energia geotermica a bassa entalpia CONTENUTI 2.1 - Classificazione dei sistemi geotermici 2.2 - Scambio termico nel sottosuolo, caratterizzazione geologica e perforazione 2.3 - Integrazione degli impianti negli edifici Classificazione dei sistemi geotermici Si presentano i diversi tipi di sistemi geotermici a bassa entalpia si parla dei concetti di pompa di calore a fonte geotermica, o geotermiche tout court (GSHP) e di stoccaggio di energia termica nel sottosuolo (UTES). Si accenna alle possibili opzioni per accoppiare i sistemi al sottosuolo evidenziando I vantaggi e gli svantaggi sia dei sistemi a circuito chiuso con sonde geotermiche (Borehole Heat Exchangers, BHE o GCHPS) e dei sistemi a circuito aperto con pozzi per acqua (GWCHPS). Classificazione dei sistemi geotermici Le diverse tipologie per scambiare calore col terreno comprendono: Spire 1.2 - 2.0 m di profondità (circuti a sviluppo orizzontale) Sonde 10 - 250 m di profondità (circuiti a sviluppo verticale) Pali e diaframmi 5 - 45 m di profondità Pozzi per acqua 4 - >50 m di profondità Estrazione di acqua da gallerie e miniere. I metodi che usano uno scambiatore di calore inserito nel terreno sono detti ‘sistemi chiusi’ mentre quelli che estraggono acqua sotterranea con lo scambiatore di calore (per esempio l’evaporatore) in superficie sono chiamati ‘circuiti aperti’. Classificazione dei sistemi geotermici Le diverse tipologie per scambiare calore col terreno comprendono: Spire 1.2 - 2.0 m di profondità (circuti a sviluppo orizzontale) Classificazione dei sistemi geotermici Le diverse tipologie per scambiare calore col terreno comprendono: Sonde 10 - 250 m di profondità (circuiti a sviluppo verticale) Classificazione dei sistemi geotermici Le diverse tipologie per scambiare calore col terreno comprendono: Pali e diaframmi 5 - 45 m di profondità Classificazione dei sistemi geotermici Le diverse tipologie per scambiare calore col terreno comprendono: Pozzi per acqua 4 - >50 m di profondità Estrazione di acqua da gallerie e miniere. Classificazione dei sistemi geotermici Per usare la fonte di calore a temperatrura bassa e costante nel terreno, ci sono due opzioni: Portare la temperatura originale del serbatoio geotermico a un determinato valore per mezzo di pompe di calore (Ground Source Heat Pumps, GSHP), aumentandola o diminuendola. Aumentare o diminuire la temperatura del serbatoio geotermico immagazzinandovi o estrando calore (Underground Thermal Energy Storage, UTES). Classificazione dei sistemi geotermici Pompa di calore geotermica (GSHP) e stoccaggio di energia termica nel sottosuolo (UTES). Principali vantaggi e svantaggi dei sistemi a circuito chiuso e a circuito aperto Scambio termico nel sottosuolo, caratterizzazione geologica e perforazione La differenza principale tra impianti H&C convenzionali e impianti geotermici consiste nell’uso del sottosuolo come fonte o magazzino di calore. Perciò è necessaria un’adeguata conoscenza delle condizioni geologiche del contesto in cui si realizza l’impianto geotermico e delle modalità d’integrazione dei parametri termici del sottosuolo nel processo di progettazione in quanto fondamentali per il successo dell’operazione. Si presentano i concetti di base sullo scambio di calore nel sottosuolo e si fa cenno a metodi e tecniche per la caratterizzazone del serbatoio. I sistemi geotermici a bassa entalpia sono in maggior parte alimentati con sonde o con pozzi, di cui si descrivono le principali caratteristiche e tipologie. Scambio termico nel sottosuolo, caratterizzazione geologica e perforazione SCAMBIO DI CALORE NEL SOTTOSUOLO Esistono tre modi possibili di scambiare calore: per Conduzione per Convezione per Radiazione. Ai fini pratici all’interno del terreno e delle rocce la radiazione di calore è trascurabile. Quindi si considerano solo Conduzione e Convezione come meccanismi di trasporto. Spesso lo scambio di calore effettivo nel sottosuolo avviene per effetto di entrambi i meccanismi per quote variabili dell’uno o dell’altro a seconda della presenza e delle condizioni di moto dell’acqua nella matrice solida. Nelle rocce non porose, ad esempio, lo scambio avviene solo per conduzione. Scambio termico nel sottosuolo, caratterizzazione geologica e perforazione STRUTTURA IDROGEOLOGICA organizzata e descritta come Modello Concettuale secondo Direttiva 2006/118/EC su protezione acque sotterranee dall’inquinamento e dal deterioramento, recepita con D. Lgs. 16 marzo 2009, n. 30 (art. 1 c.1 e Allegato 1) Scambio termico nel sottosuolo, caratterizzazione geologica e perforazione CARATTERIZZAZIONE GEOLOGICA Avere una adeguata comprensione della struttura geologica geological è indispensabile nel percorso di progettazione di un sistema geotermico a bassa temepratura. Al confronto con un impianto HC tradizionale l’elemento in più da considerare per produrre energia termica è il sottosuolo. Per questo motivo quando si progetta un impianto geotermico, per decidere quanti scambiatori o quanti pozzi realizzare, come disporli, che dimensioni dargli bisogna conoscere le caratteristiche del sottosuolo, soprattutto nei progetti di impianti geotermici di medie e grandi dimensioni. Scambio termico nel sottosuolo, caratterizzazione geologica e perforazione CARATTERISTICHE TERMICHE DEL TERRENO La capacità del terreno di ricevere e cedere calore dipende da alcuni fattori principali: la presenza di quarzo nel terreno, in quanto incrementa la sua conducibilità termica la densità del terreno: tanto più è denso quanto meno è interrssato da vuoti e dalla presenza di aria, il che migliora conducibilità e diffusività termica il contenuto di acqua, che migliora la trasmissione di calore anche in assenza di moto in quanto colma almeno parzialmente I vuoti ed aumenta la conducibilità termica. Pertanto bisogna conoscere • temperatura indisturbata del terreno e sue oscillazioni • capacità termica volumetrica e umidità del terreno • conducibilità termica del terreno interessato dallo scambio • risposta che il terreno dà sotto sollecitazione termica • presenza e consistenza di una falda idrica sotterranea. Scambio termico nel sottosuolo, caratterizzazione geologica e perforazione CARATTERIZZAZIONE GEOLOGICA - FORO PILOTA Nel caso dei sistemi geotermici con sonde a sviluppo verticale, per avere una buona caratterizzazione termica di un sito è bene eseguire un foro pilota. La sua esecuzione sotto adeguata supervisione geologica dà tutte le informazioni utili alla progettazione: Stratigrafia del terreno Parametri di tessitura, granulometria, contenuto d’acqua Presenza di aquiferi Caratteri quantitativi e qualitativi delle falde etc. Scambio termico nel sottosuolo, caratterizzazione geologica e perforazione FORO PILOTA Diametri Necessità rivestimento foro Velocità perforazione Costi perforazione Sonda per Thermal Response Test (TRT) Indagini geognostiche accessorie in relazione alla complessità del caso. Va detto che spesso l’esperienza dei professionisti e degli operatori specializzati può coprire l’esigenza di alcuni approfondimenti. Scambio termico nel sottosuolo, caratterizzazione geologica e perforazione SONDE GEOTERMICHE La configurazione delle sonde geotermiche può essere classificata in base al modo in cui avviene lo scambio di calore osservandone la geometria in sezione. I due tipi principali sono a forma di U (singola o doppia) e coassiale. Scambio termico nel sottosuolo, caratterizzazione geologica e perforazione POZZI PER ACQUA (NORMA CTI E0206D120) I pozzi per acqua sono destinati appunto a prelevare acqua dal sottosuolo per trasferirla alll scambiatore a servizio della PdC e, nel caso di restituzione alla falda, per reimmetterla a pressione o a gravità nel terreno. I pozzi possono essere di diverse dimensioni (profondità, diametri di perforazione, diametri di colonna, etc.), usando diversi materiali (metallo, PVC, HDPE). La perforazione può essere fatta con diverse modalità. Di norma si raggiungono le prime falde utili disponibili per non interferire con le risorse più protette e più pregiate situate a maggiori profondità, destinate ad alimentare gli acquedotti. Scambio termico nel sottosuolo, caratterizzazione geologica e perforazione Thermal Response Test Il thermal response test è necessario nei casi di impianti di medie e grandi dimensioni: 1. Obiettivo: stima in situ delle proprietà termiche del terreno e del borehole (foro di perforazione). 2. Proprietà valutate: temperature indisturbata del terreno, conduttività termica effettiva del terreno e restistenza termica del foro di perforazione. 3. Perchè queste proprietà? Necessità di valutare la lunghezza della sonda geotermica in una particolare applicazione della ground coupled heat pump La principale componente di costo associata ad un impianto con pompa di calore geotermica è il costo della sonda geotermica. Scambio termico nel sottosuolo, caratterizzazione geologica e perforazione Benefici associati alla realizzazione del Thermal Response Test: Una valutazione accurara delle proprietà termiche produce un impatto diretto sull’efficienza e il costo di un impianto con pompa di calore geotermica. Ottimizzazione tecnica ed economica dell’impianto di geoscambio La conduttività termica misurata di solito è al di sopra dei valori dei database I parametri misurati sono gli input più importanti per software di simulazione e progettazione (EED, TRNSYS, …) L’obiettivo finale di questo test è la corretta progettazione del campo di perforazione ( profondità, numero dei pozzi e la loro distanza) Scambio termico nel sottosuolo, caratterizzazione geologica e perforazione Iniezione (25-60 W/m) o estrazione (15–35 W/m) di energia termica dal terreno. Attrezzatura basata su un fluido di riscaldamento con resistenze. Attrezzatura basata su un fluido di riscaldamento o raffreddamento con una pompa di calore. Integrazione degli impianti negli edifici Max. temp. Max. temp. aria fiume Max. temp. fada 25 20 Aria 15 10 Falda 5 0 -5 Fiume Aria Fiume -10 Aria -15 -20 -25 D J F M A M J J A S O N D 2004 Fonti rinnovabili: perchè il terreno è avvantaggiato Integrazione degli impianti negli edifici Obiettivo: efficienza energetica Zona climatica A B C D E F Gradi-giorno comuni con GG ≤ 600 600 < comuni con GG ≤ 900 900 < comuni con GG ≤ 1.400 1.400 < comuni con GG ≤ 2.100 2.100 < comuni con GG ≤ 3.000 comuni con GG > 3.000 Periodo 1° dicembre - 15 marzo 1° dicembre - 31 marzo 15 novembre - 31 marzo 1° novembre - 15 aprile 15 ottobre - 15 aprile tutto l'anno 600 850 1100 1400 1700 1800 Integrazione degli impianti negli edifici Dati climatici ANDAMENTO DELLE TEMPERATURE MINIME BASE LOAD 35 PEAK HEAT 30 PEAK COOL 25 20 15 10 5 NOV PEAK COOL BASE LOAD DEC SEP OCT JUL AUG MAY MESI JUN MAR APR JAN 0 -5 FEB Mese gen feb mar apr ago set ott nov dic media inv media est T aria °C 3,2 7,3 10,5 13,6 23,4 20,6 14,6 7,5 2,9 8,5 21,8 TEMPERATURA DEL FLUIDO Anno tipo Milano Profilo del fabbisogno di energia Integrazione degli impianti negli edifici CARICO ENERGETICO I parametri che è utile e necessario conoscere per la progettazione e lo sviluppo dello scambio di calore nel terreno sono: condizioni climatiche tipo di edificio e relativo profilo di fabbisogno energetico caratteristiche geologiche e parametri termici del sottosuolo modalità di esecuzione e di riempimento del foro o dello scavo proprietà idrauliche, tipo dello scambiatore di calore, dimensioni (resistenza al trasporto di calore, perdite di carico, potenza del pompaggio) proprietà idrogeologiche, influenza sui sistemi verticali e orizzontali (variazioni naturali e/o indotte dei livelli di falda, zone a saturazione parziale, etc.). Integrazione degli impianti negli edifici CARICO ENERGETICO É necessario seguire due fasi per impostare un sistema HC: Calcolo del carico energetico Analisi del fabbisogno di energia. Si tratta di due aspetti basilari nel dimensionamento di una sistema geotermico a bassa entalpia perchè influenzano il comportnao del terreno (sorgente) q euindi le’fficienza del sistema. Per determinare il carico energetico bisogna definire: - le caratteristiche della costruzione (materiali, dimensioni, forma e colore esterno) e conoscere I dati climatici locali - le condizioni di progetto per gli interni (temperatura, umidità e ventilazione) - le caratteristiche del sito (necessità di illuminazione, attività degli occupanti, macchinari presenti) - giorno e momento in cui viene definito il carico massimo e minimo. Integrazione degli impianti negli edifici POMPE DI CALORE La pompa di calore è una macchina termica molto efficiente. Questa condizione migliora ulteriormente se si fa un uso integrato di energie rinnovabili (solare + geotermica). POMPA DI CALORE: IL CONCETTO Di regola l’energia termica passa da un oggetto caldo a uno freddo. Le Pompe di Calore si servono di lavoro fornito da energia elettrica per invertire la direzione naturale del flusso di energia termica. Integrazione degli impianti negli edifici POMPA DI CALORE: DEFINIZIONE Nello standard Europeo per provare e misurare la performance di una PdC (EN 14511 – Part 1), la PdC è definita come segue: “[una] pompa di calore [è un] assemblaggio di diverse componenti progettato come un’unità destinata a fornire un trasferimento di calore. Comprende un sistema di refrigerazione azionato elettricamente per dare calore. Può essere dotata di accessori per raffrescare, far circolare, pulire e deumidificare l’aria. Il raffrescamento avviene invertendo il ciclo di refrigerazione”. Integrazione degli impianti negli edifici POMPA DI CALORE: COME FUNZIONA Il mezzo refrigerante, allo stato gassoso, viene messo in pressione da un compressore per circolare attraverso il sistema. All’uscita dal compressore il gas caldo e pressurizzato viene raffreddato in uno scambiatore di calore chiamato condensatore finchè raggiunge lo stato di un liquido a temperatura moderata. Il refrigerante condensato passa quindi attraverso un sistema di depressurizzaione come un vaso di espansione o un tubo capillare. Da qui il fluido a bassa pressione (quasi) liquido passa a un altro scambiatore di calore, l’evaporatore, dove appunto evapora per effetto di assorbimento di calore. Infine ritorna al compressore e il ciclo riprende. Integrazione degli impianti negli edifici MODALITÀ RISCALDAMENTO E RAFFRESCAMENTO Il riscaldamento o il raffrescamento prodotto dalle PdC avvengono ‘spostando’ calore da un luogo verso un altro. Nella modalità ‘freddo’ funziona esattamente come un ‘condizionatore d’aria’ spostando il calore dall’interno all’esterno di un ambiente. Nella modalità ‘caldo’ il fluido termovettore compie il percorso inverso e quindi prende il calore a bassa temperatura dalla sorgente e lo concentra meccanicamente (col compressore, consumando energia elettrica) per produrre calore ad alta temperatura che viene ceduto all’interno dell’ambiente. Integrazione degli impianti negli edifici EFFICIENZA Ci sono diversi modi di definire l’efficienza di una PdC e dipendono tutti da: efficienza della pompa di calore determinata soprattutto dalla qualità dei suoi componenti temperatura dell’acqua o dell’aria prodotta dalla PdC in caldo o in freddo temperatura del fluido termovettore (miscela acqua/antigelo) dallo scambiatore a terreno (nel caso di pompa di calore geotermica) o dell’aria esterna (nel caso di pompa di calore ad aria). Integrazione degli impianti negli edifici COP (coefficiente di performance) Il coefficiente di performance (COP) è una misura dell’efficienza della pompa di calore. Si calcola dividendo l’energia termica prodotta dalla pompa di calore per l’energia elettrica necessaria per il suo funzionamento, per una data temperature. Maggiore è il COP, più la Pompa di Calore è efficiente. Questo numero è simile a quello dell’efficienza in condizioni stazionarie delle caldaie a gas o a gasolio. Il COP di una PdC in modalità H/C in condizioni stazionarie è: Integrazione degli impianti negli edifici SEASONAL PERFORMANCE FACTOR (SPF) L’SPF è riferito alla performance lungo una intera stagione. Il rapporto è tra tutta l’energia prodotta in una stagione e tutta l’energia consumata nello stesso periodo: SPF= Energia prodotta (kWht) / Energia consumata (kWhe) L’SPF è il metodo migliore per valutare la performance di una PdC perché stima in modo più accurato i costi gestionali sostenuti nel corso di un’intera stagione. L’ENERGY EFFICIENCY RATIO (EER) L’EER misura l’efficienza in raffrescamento in condizioni stazionarie di una PdC. Si definisce dividendo la capacità di raffrescamento della PdC espressa in BTU/h per l’energia elettrica espressa in Watt a una data temperatura. Maggiore è l’EER, più la PdC è efficiente: EER= COP*3,412 (BTU/Wh) Le PdC sono più efficienti nel riscaldare che nel raffrescare per una stessa variazione di temperatura. Integrazione degli impianti negli edifici POMPE DI CALORE A RISORSA RINNOVABILE La Direttiva 2009/28/EC definisce gli standard minimi di efficienza e la quantità di energia da fonte rinnovabile prodotta delle PdC. La quantità di energia aerotermica, geotermica o idrotermica catturata dalle PdC da considerare energia proveniente dalla risorsa rinnovabile per gli scopi della Direttiva (E Res), shall be calculated in accordance with the following formula: E Res = Qusable*(1-1/SPF) in cui: Qusable = stima di tutto il calore utilizzabile fornito dalla PdC che soddisfa I criteri contenuti nell’Article 5(4): sono considerate solo le PdC con SPF > 1.15*1/η SPF = stima del fattore di performance stagionale per una data PdC η = rapporto tra produzione lorda di elettricità e consumo di energia primaria per la produzione di energia elettrica, da calcolare come media basata su dati Eurostat. Grazie per l’attenzione! Visit regeocities.eu