Tesina “ Luisa Spagnoli”: Una donna imprenditrice Veronica Fangacci Mastro Giorgio - Nelli Anno: 2015-2016 INDICE Introduzione Mappa Italiano: Luisa Spagnoli Storia: Italia tra 1800 e 1900 Condizione femminile Inglese: suffragette Educazione fisica: la nascita dello sport di massa Scienze: stelle Arte: Tamara de Lempicka Geografia: globalizzazione Tecnologia: trasporti Musica: Umbria Jazz Francese: Francia Conclusioni 1 2 3 6 15 16 18 22 25 28 32 37 40 44 INTRODUZIONE Era sera, anche dalle calde pareti della casa si poteva sentire il vento freddo che sbraitava e la pioggia che cadeva senza tregua sul terreno di gennaio, ormai agli sgoccioli dell’inverno. Avevo appena cenato, quando mia madre mi disse che in televisione, quella sera ci sarebbe stato un bel programma, non prestai molta attenzione a ciò perché credevo di avere molto di meglio da fare che stare a guardare insieme a mia madre e mio padre un programma di cui non sapevo nemmeno il titolo e che probabilmente sarebbe stato il solito programma che piace solo agli over 50. Dopo essermi resa conto che imparare a memoria e ripetere per ore la poesia di Leopardi, con tutto il rispetto per quest’ultimo, forse non rientrava nei canoni del “di meglio da fare” acconsentii a passare una serata nel comodo divano del salotto. Dopo i titoli iniziali comparve il titolo del film “Luisa Spagnoli”, ebbi la sensazione di averlo già letto da qualche parte: era stampato sulle etichette di alcuni vestiti e buste di mia madre, era il nome di quel negozio nel centro di Perugia. Dopo aver visto quel film, anche se è stato solo un film ho potuto guardare oltre quel nome “Luisa Spagnoli”, oltre quei cioccolatini, oltre l’insegna di quel negozio. Luisa Spagnoli mi ha insegnato che la vita è dura, che non puoi pretendere di arrivare in cima alla montagna, devi prendere piccone, corda, stivali, guanti e iniziare a scalare … se sarai la prima ad arrivare in cima e la montagna prenderà il tuo nome ma otterrai ciò che vorrai solo con il sudore, la fatica, la volontà e l’amore, l’amore per ciò che stai facendo. Anche io voglio essere come lei: una donna forte che ha lottato, che ha amato, e che superato ogni difficoltà per ottenere ciò che desidera. 1 Storia: Italia tra 1800 e 1900 Geografia: La globalizzazione Scienze: Le stelle Inglese: Le suffragette Italiano: Luisa Spagnoli biografia Arte: Tamara Musica: Umbria Jazz Tecnologia: de Lempicka i trasporti Francese: la Francia Educazione fisica: La nascita dello sport di massa CHI ERA LUISA SPAGNOLI? Dietro i modi gentili e misurati, dietro l'eleganza sobria e il gusto della riservatezza, c'era un'intelligenza creativa dirompente fatta di antiche abilità femminili e di un desiderio di modernità. In Luisa Spagnoli coesistevano caratteri diversissimi che la rendevano capace di essere profondamente anticonformista nella sostanza, senza mai forzare la forma di una società, quella perugina della prima parte del Novecento, pervasa dal perbenismo. Diventa così una delle più grandi donne di impresa che l'Italia abbia espresso in una regione economicamente arretrata: fonda infatti i due più importanti gruppi industriali di Perugia, la Perugina e l'Angora L. Spagnoli. Ad una vita pubblica di successo, si aggiunge un'esperienza privata intensa: la separazione dal marito Annibale, l'amore più che decennale con un uomo, Giovanni Buitoni, molto più giovane di lei. Luisa Spagnoli è nata a Perugia il 30 ottobre 1877 da Pasquale Sargentini e Maria Conti. Luisa ha dovuto abbandonare la scuola dopo aver frequentato i primi anni elementari perché pur avendo dei fratelli serviva il suo aiuto in casa dato che la madre stufa del marito perennemente alcolizzato e violento lo cacciò. Quando Maria si rese conto che non poteva andare avanti con solo tre lavoratori prese la dura decisione di far abbandonare la scuola a Luisa e farla andare a lavorare in sartoria. A Luisa toccavano sempre i lavori più duri: pulire il laboratorio dopo l’ora di chiusura, cucire gli orli delle stoffe bucandosi le punte delle dita. Quel lavoro però non le dispiaceva perché nei colori dei lunghi tessuti poteva volare con l’immaginazione, sognare cose che la vita non l aveva riservato. Più grande, circa nell’anno 1997, con le amiche della sartoria le piaceva frequentare corso Vannucci, dove avevano modo di osservare la società perugina e i lussuosi negozi che facevano sfoggio dei loro migliori capi alla moda. Un giorno, mentre Luisa e le amiche camminavano e parlavano, udirono il ritmo della musica provenire dalla piazza, si affrettarono ed andarono ad ascoltare la banda di Assisi che quel giorno era stata chiamata per esibirsi in città. Luisa si accorse che un tale, di circa 24 anni la guardava senza mai staccare gli occhi da lei. 3 Questo giovane musicante si chiamava Annibale Spagnoli, primogenito di una famiglia di borghesi di Assisi. Quello stesso giorno le amiche di Luisa li fecero conoscere. Da lì i due iniziarono a frequentarsi ogni fine settimana, e sbocciò l’amore. Dopo che Annibale tornò dal servizio militare si sposarono a Perugia. Con il marito iniziò la sua avventurosa carriera di imprenditrice. Annibale e Luisa rilevarono una drogheria e subito dopo iniziarono a produrre confetti. Nel 1908 insieme a Francesco Buitoni fondarono la Perugina,una piccola azienda nel centro storico di Perugia con 15 dipendenti in tutto. Luisa fabbricava caramelle e cioccolatini con rara capacità. Ma la prova più difficile fu quando allo scoppio della Prima Guerra Mondiale dovette mandare avanti la fabbrica da sola con i suoi due ragazzi, Mario e Aldo. Fu in questo periodo che Luisa rivelò le capacità che dovevano fare di lei il più lungimirante capitano d'industria che Perugia abbia conosciuto. Governò, sola, con saldissima mano, la nave anche nelle tempeste più burrascose. A guerra finita la Perugina era un'azienda con più di cento dipendenti e Luisa cominciò a inventare moltissimi cioccolatini che hanno fatto venire l'acquolina a intere generazioni. Il genio creativo arrivò al suo culmine nel 1922 quando venne alla luce il “Bacio”, tutt'oggi uno dei prodotti dell'industria dolciaria italiana più conosciuti nel mondo. E che si trattasse di una trovata straordinaria non lo diceva solo il sapore gustoso, ma soprattutto l'abbattimento dei costi. Luisa Spagnoli, infatti, per preparare quella pasta di cioccolato mescolata a nocciole con la quale riempiva il contenitore al fondente usava gli scarti delle altre lavorazioni. Fu un successo senza precedenti. Eravamo ormai nel 1923 quando Annibale Spagnoli ruppe con i Buitoni, perché amareggiato dagli scarsi riconoscimenti ricevuti, e li trascinò sino in tribunale. Visto che il marito lasciò la fabbrica, Luisa restò in Perugina e diventò membro del consiglio di amministrazione. Si impegnò in modo particolare per far crescere strutture sociali che migliorassero la vita dei dipendenti: fondò l'asilo nido dello stabilimento di Fontivegge che veniva considerato il più avanzato d'Europa nel settore dolciario. 4 In questo periodo iniziò la sua storia d'amore con Giovanni Buitoni, lei ormai quarantenne e lui 14 anni più giovane. Della loro vita privata non si sa quasi nulla: non un carteggio, un diario, cronache mondane o articoli scandalistici; nessuna traccia scritta di quest’ affettuosa amicizia che durerà sino alla morte di Luisa. Pochissime anche le testimonianze e i ricordi delle persone più vicine alla coppia che parlano di un legame profondo quanto riservato: i due non andarono mai a vivere insieme. Eppure fu un rapporto intenso, palpitante, di cui Giovanni scrisse solo una volta nella sua biografia con dolcezza e sobrietà. Mentre la Perugina passava di successo in successo, Luisa cominciò ad applicare il suo genio ad una nuova impresa: l'allevamento del pollame e dei conigli. Siamo così arrivati alla vicenda industriale dell'Angora. Nel 1930 i conigli dell'allevamento Spagnoli “sbarcarono” alla Fiera di Milano e furono segnalati come “ottimi prodotti”. Luisa crebbe in questa nuova avventura e moltiplicò gli sforzi per mettere a punto il miglior filato possibile. Si era resa conto che l'Italia puntava su quel settore per emanciparsi dalla carenza di carne e di lana: il fascismo infatti investì in quel campo come in quello delle fibre chimiche. Luisa seguì con passione non solo gli allevamenti di Santa Lucia di Perugia, ma anche gli esperimenti di filatura che alcune operaie facevano in un locale a piano terra dello stabilimento Perugina. Si racconta che passasse molte ore in quel laboratorio e che suggeriva consigli per le sue lavoranti. L'invenzione era a buon punto, quando si sentirono i primi sintomi della malattia che l'avrebbe portata alla morte. In tempi brevi le venne diagnosticato un tumore alla gola e la prognosi fu tragica: sei mesi di vita in tutto. Giovanni Buitoni la trasferì a Parigi perché le venissero garantite le migliori cure e rimase con lei sino all'ultimo giorno. Morì a 57 anni, nel 1935, assistita dall'uomo che aveva profondamente amato, insieme al quale aveva costruito le fortune della Perugina. Quanto alla lana d'Angora, Luisa vide solo i primi successi ma non il decollo vero e proprio che iniziò quattro anni dopo la sua morte sotto la guida del figlio Mario, suo erede della straordinaria capacità imprenditoriale. 5 STORIA Luisa Spagnoli è vissuta in un periodo molto particolare, quello a cavallo fra i due secoli 1800 e 1900, un periodo pieno di innovazioni, di riforme, di cambiamenti. Quando Luisa è nata, lo Stato italiano era ancora neonato, aveva appena finito di pagare i debiti del Risorgimento ed aveva da poco raggiunto il pareggio, anche grazie alle eredità che otteneva dalle regioni che ne entravano a far parte: eredità molto magra, dato che i precedenti sovrani non si erano limitati con le spese. C’erano poi state le guerre d’indipendenza, e non era costato poco addestrare ed armare modernamente un esercito. Lo Stato si era poi dovuto addossare anche il carico di opere pubbliche: strade, gallerie ferroviarie … contemporaneamente l’Italia si andava industrializzando. In verità, nei primi anni dopo la proclamazione del Regno d’Italia, lo sviluppo industriale era stato rallentato da gravi impedimenti, quali la carenza di carbone e ferro, senza i quali non si potevano costruire e far funzionare le ferrovie e macchine. L’abolizione dei dazi e delle dogane che proteggevano le industrie meridionali tra Nord e Sud era andata a vantaggio delle industrie del Nord: molte raffinerie di zucchero, cotonifici, cartiere del Sud furono rovinate dalla concorrenza delle industrie del Settentrione, che avevano potuto liberamente invadere il loro mercato con prodotti a basso prezzo. Ma anche l’industria del Nord era arretrata: poche erano le macchine impiegate, scarsi capitali investiti. I lavoratori, più che veri operai, erano piuttosto dei contadini che occasionalmente andavano a lavorare in fabbrica, col desiderio di ritornare al più presto ai loro campi. Donne e bambini costituivano la maggioranza della manodopera. Nonostante questa scoraggiante situazione, l’Italia fece in breve grandi progressi: nell’industria, nella tecnica e nella scienza. Alla fine del secolo era ormai allo stesso livello degli stati europei più evoluti Mentre l’espansione coloniale metteva a disposizione delle industrie materie prime in grande abbondanza, i progressi della scienza creavano per esse nuove e preziose fonti di energia. L’invenzione della dinamo da parte di Antonio Pacinotti nel 1969 aveva dimostrato che era possibile utilizzare l’elettricità come forza motrice; ma il suo impiego, che intanto per l’invenzione della lampadina aveva permesso la rapida diffusione dell’illuminazione elettrica, assunse un’importanza del tutto nuova solo in seguito agli studi di Galileo Ferraris sul campo magnetico rotante, per merito dei quali si rese possibile l’utilizzazione a distanza della forza idraulica, in questo modo fu possibile utilizzare l’energia idrica anche in posti dove non erano presenti dislivelli d’acqua che la fornivano direttamente. 6 Contemporanea è l’invenzione del motore a scoppio, costruito in Germania da Daimler ed applicato ad una vettura a ruote nel 1886, fu la prima automobile. Nello stesso tempo Karl Benz faceva muovere con motori funzionanti a benzina degli strani veicoli a tre ruote. Presto le invenzioni di Benz e di Daimler diedero vita ad una nuova industria. Quando, nel 1894, si svolse in Francia la prima corsa automobilistica l’automobile non era più un giocattolo o una curiosità: fabbriche come la Fiat sorsero in quest’epoca. Più avanti le automobili si diffusero in tutta Italia, infatti anche Luisa ne aveva una, ed assieme al figlio Mario organizzarono la prima corsa di automobili con la radiocronaca. È soprattutto grazie a queste invenzioni che la Perugina è potuta crescere. 7 Nella luce del sole del maggio 1915, la scritta in caratteri cubali sulla prima pagina del giornale era chiara:”l’Italia ha dichiarato guerra!”. Una strana frenesia si era impadronita di tutti i 150 operai che aspettavano la dichiarazione da un giorno all’ altro; quella strana parola, guerra, si era fatta reale, dietro a quelle sei lettere dall’apparenza insignificante Luisa vedeva dolore senza confini, famiglie distrutte, lacrime, sofferenze e morte. Durante la guerra la signora Spagnoli, si ritrovò sola, senza alcun aiuto, a gestire la fabbrica della Perugina, ormai divenuta una fra le più famose industrie dolciarie italiane. Ora, a noi sembra naturale vedere una donna al comando di un industria, circondata da documenti, impegnata negli affari della propria azienda. Per quel tempo tutto ciò era considerato inaudito, Luisa però non si fece scoraggiare, anche se la leva militare aveva sottratto alla ditta tutti i lavoratori, lei ha potuto contare sulle loro mogli, che impararono in fretta il lavoro dei mariti. Con l’obiettivo di poter portare dolcezza nei cuori dei soldati italiani Luisa e le operaie continuarono a far andare avanti la Perugina. Molte operaie avevano figli piccoli o neonati, ma Luisa sapeva bene cosa volesse dire essere poveri e dover tirar su una famiglia, perciò fece installare nella fabbrica asili nidi per i bambini, se i bambini avevano bisogno di essere allattati le madri sarebbero state chiamate a lasciare qualsiasi attività stessero facendo per recarsi dai figli. 8 LA PRIMA GUERRA MONDIALE Un ruolo molto importante nel rendere possibile la guerra fu la “corsa agli armamenti”, cioè la crescita degli acquisti di armi da parte delle nazioni europee. Possedere molte armi non significa necessariamente doverle provare ma pian piano i rapporti fra gli stati diventavano sempre più tesi perché la paura di un imminente attacco cresceva sempre di più. Inoltre cresceva l’influenza esercitata da parte dei comandanti dell’esercito e dai proprietari delle industrie belliche sul governo perché questi erano interessati a scelte di guerra. Un altro ruolo importante era esercitato delle ideologie nazionaliste diffuse ormai anche tra la popolazione: infatti quasi sempre i cittadini di ogni classe sociale partecipavano con entusiasmo alla mobilitazione; questo comportamento meravigliò i governi stessi che si aspettavano proteste da parte di coloro che simpatizzavano per i socialisti, notoriamente pacifisti, ma evidentemente il nazionalismo ebbe la meglio sul pacifismo. La guerra fu determinata anche da cause diplomatiche, cioè i rapporti esistenti fra gli stati. A partire dalla salita al trono di Guglielmo II, i rapporti fra la Germania e le altre nazioni europee peggiorarono, perché il nuovo imperatore aveva scelto di partecipare alle conquiste coloniali, creando preoccupazioni fra inglesi e russi. Inoltre esistevano già da molto tempo problemi tra Francia e Germania perché la prima desiderava prendersi la rivincita sulla seconda dai tempi delle guerre franco-prussiane. Un ruolo importante ebbero le alleanze già esistenti nel 1914. Dal 1882 Italia, Germania e Austria facevano parte della “Triplice alleanza” mentre Gran Bretagna, Francia e Russia erano alleate grazie alla “Triplice intesa”sottoscritta nel 1907. Vi erano poi delle amicizie fra gli stati: Serbia e Russia, Turchia e Germania, Bulgaria e Austria. L’ area del continente europeo che fece degenerare la situazione fu quella dei Balcani. La crisi dell’Impero ottomano aveva causato uno stato di tensione fra Russia e Austria, dal momento che entrambe volevano accrescere la loro presenza nella regione, queste tensioni causarono conflitti anche prima della Guerra Mondiale, fra cui le “guerre balcaniche”. 9 Queste erano le cause profonde della Prima Guerra Mondiale, ma il pretesto per dar inizio al conflitto fu l’uccisione dell’erede al trono dell’Impero austro-ungarico Francesco Ferdinando da parte di uno studente serbo, Gavrillo Princip il 28 luglio 1914, data di inizio della Prima Guerra Mondiale. Il governo austriaco accusò quello serbo di aver preso parte all’attentato, benché quest’ultimo affermò di non aver avuto nessuna responsabilità, il governo austriaco dichiarò guerra alla Serbia. Presto entrarono in guerra anche i principali stati europei e due extraeuropei: Giappone e Stati Uniti d’America. 10 LA “GUERRA TOTALE” I governi e i comandi militari si resero conto che una guerra lunga e sanguinosa come quella che si stava svolgendo sarebbe stata vinta dai paesi che erano in grado di mobilitare il maggior numero di soldati e di produrre le armi necessarie. Il gran numero di morti aveva però cancellato tra la popolazione l’entusiasmo iniziale ed a poco a poco molti avevano la consapevolezza che la guerra era del tutto inutile. Il conflitto stava determinando enormi cambiamenti nella vita quotidiana. I costi della guerra imponevano a tutti i paesi di far diminuire i consumi della popolazione, in modo da aver abbastanza risorse per mantenere i soldati e i servizi militari. Venne così introdotto il razionamento dei generi alimentari perché quest’ultimi erano destinati all’esercito e per le iniziative degli eserciti avversari. I comandi decisero infatti di attaccare i nemici oltre che in campo militare, in campo economico. Inglesi e francesi cominciarono ad effettuare un blocco economico a danni di Germania e Austria. L’esercito tedesco rispose utilizzando la sua flotta sottomarina contro tutte le navi che commerciavano con Gran Bretagna e Francia. Per questo motivo la Prima guerra mondiale fu considerata guerra “totale”, perché coinvolgeva ogni aspetto della società. L’ITALIA La posizione dell’Italia all’interno del conflitto era molto particolare: era alleata con Germania e Austria, tuttavia non entrò subito in guerra. La Triplice alleanza era infatti un trattato difensivo: gli Stati che ne facevano parte erano tenuti ad entrare in guerra solo se uno degli alleati veniva aggredito. Visto che era stato proprio l’Impero austroungarico e la Germania a dichiarare guerra, l’Italia scelse di rimanere neutrale. All’interno del paese vi era chi aveva idee diverse. Coloro che erano favorevoli all’entrata in guerra del Paese erano: 11 I democratici repubblicani, che si rifacevano alle idee di Mazzini. Secondo questi interventisti democratici, la guerra avrebbe permesso di conquistare terre irredente e abbattere l’Impero austro-ungarico liberando anche le nazioni oppresse. Alcuni membri del partito socialista ed alcuni sindacalisti, sostennero l’entrata in guerra dell’Italia perché pensavano che la guerra avrebbe accelerato la realizzazione della rivoluzione sociale. I liberali conservatori che pensavano che la partecipazione al conflitto avrebbe indebolito i movimenti sociali di protesta. I proprietari delle industrie belliche che con la produzioni di armi avrebbero aumentato le loro ricchezze. Contrari alla guerra erano: La maggior parte dei socialisti, per principio e per interesse di classe, poiché ritenevano che la guerra avrebbe portato solo miseria e sofferenze fra le umili classi sociali. Gli esponenti politici cattolici, per motivi ideali e per motivi politici visto che la maggior parte dei cattolici erano contadini e non volevano la guerra. I liberali progressisti, il loro leader, Giovanni Giolitti credeva che l’Italia non fosse preparata economicamente per affrontare una guerra di lunga durata. 12 Alla fine l’Italia entrò in guerra dopo aver rifiutato delle proposte offerte dalla’Austria, che le avrebbe ceduto territori come il Trentino se fosse rimasta neutrale. I motivi furono molti. Il primo è che al governo vi erano proprio quella parte di liberali favorevoli all’entrata in guerra, inoltre il re Vittorio Emanuele terzo pensava che una vittoria militare avrebbe aumentato la sua popolarità. I nazionalisti organizzarono manifestazioni per dare l’impressione che la maggior parte del popolo italiano fosse favorevole al conflitto. In realtà le cose non stavano così e neanche in parlamento. Tuttavia il governo e il re decisero di sottoscrivere un accordo segreto, senza consultare il parlamento, il “Patto di Londra”, firmato il 26 aprile 1915 con il quale l’Italia si impegnava ad entrare in guerra a fianco di Gran Bretagna e Francia entro un mese. In cambio avrebbe ricevuto il Trentino, Trieste, la Gorizia, il Sud Tirolo, l’Istria e parti della Dalmazia. Così il 24 maggio1915 l’Italia entrò in guerra. LA FINE DELLA GUERRA Fino al 1917 le condizioni della guerra non cambiarono molto: morirono sempre più soldati senza grandi spostamenti nei fronti, tutta la popolazione era sempre più coinvolta nella guerra, sia per il peggioramento delle condizioni di vita sia per la propaganda continua da parte dei governi. Il tentativo di impedire manifestazioni di protesta stava fallendo in quasi tutti i paesi. Anche il Papa prese posizione contro il conflitto. Nel 1917 una rivoluzione scoppiata in Russia fece ritirare il paese dal conflitto, questo permise alla Germania di spostare le sue truppe verso ovest e verso il fronte italiano. Il 24 ottobre 1917 gli austriaci sostenuti dai tedeschi riuscirono a sfondare il fronte italiano a Caporetto per ben 150km. Le cause di questa sconfitta furono: gli errori degli alti ufficiali italiani, l’impopolarità della guerra tra i soldati e le scelte del governo. Fu l’entrata in guerra degli Stati Uniti, nel 1917, a dare la svolta al conflitto. Il governo statunitense aveva sempre appoggiato gli alleati della Triplice intesa con aiuti economici, tuttavia aveva evitato di intervenire perché non desideravano interventi militari con l’Europa. La decisione fu presa perché la Germania con la guerra sottomarina colpiva anche navi americane e minacciava il commercio internazionale, inoltre temeva un’eventuale sconfitta della Francia e Gran Bretagna perché in questo caso avrebbe perso il denaro loro prestato. 13 Sul fronte occidentale le truppe tedesche tentarono un’ultima offensiva contro la Francia, nel 1918, ma vennero fermate. Nell’agosto dello stesso anno la Triplice intesa sfondò il fronte in occidente. L’Imperatore tedesco abdicò e il nuovo governo firmò l’armistizio l’11 novembre 1918. Anche sul fronte italiano la situazione cambiò, si formò un governo di unità nazionale e fu eletto un nuovo comandante dell’esercito, Diaz, che promise ai soldati, in cambio della vittoria prospettive per il futuro. Fu così che l’esercito italiano riuscì a resistere e a sfondare le linee nemiche a Vittorio Veneto. Sconfitto dagli italiani e indebolito dalle rivolte l’Impero austro-ungarico firmò l’armistizio il 4 novembre 1918. La prima guerra mondiale era finita. 14 LA CONDIZIONE FEMMINILE All’inizio dell’ottocento anche in Italia, sulla scia della Rivoluzione francese, i rapporti fra donne e uomini subiscono un’evoluzione in direzione della parità. Questa ventata d’indipendenza dura poco; il codice di Pisanelli (1865), riduce l’autonomia femminile fino quasi sopprimerla. Questa legge ristabilisce la supremazia del marito e pone la moglie in un ruolo subordinato riguardo le decisioni economiche. Paradossalmente, il fatto che gli anni immediatamente successivi all’Unità d’Italia corrispondessero a un periodo di espansione economica, di afflusso di nuovi capitali, di scambi con l’estero e di maggiore ricchezza provoca un grave passo indietro nella condizione sociale della donna. Questi capitali vengono immessi in un’economia basata per lo più su imprese a conduzione familiare, le varie mansioni sono spartite tra i parenti. Con interessi economici sempre maggiori si ritiene inopportuno che le donne si ritrovino ad assumere un ruolo di potere in tali imprese. Anche la legge Pasinelli nega alle donne sposate autonomia giuridica e patrimoniale, di intraprendere qualsiasi attività a proprio nome, di partecipare in qualità di socie a qualsiasi impresa, di essere soggetti attivi nella rifiorente economia italiana. Su questo sia lo Stato che la Chiesa si trovano d’accordo. Le stesse donne sono convinte della propria debolezza ed inferiorità in tanti campi. Alcune donne sfuggono a questa dura regola: quelle che possono contribuire economicamente allo sviluppo dell’impresa di famiglia, le vedove o le donne che devono per forza assumere la responsabilità almeno fino alla maggiore età dei figli. Tuttavia il peso femminile della società si fa sentire sempre in modo più decisivo. Nei primi anni del Novecento l’Italia è attraversata da una rete di comitati regionali che sovrintendono all’operato di tante industrie che utilizzano la manodopera femminile, sotto la guida di “patronesse”: vere e proprie imprenditrici che, tra le maglie di leggi ancora molto restrittive, cercano di far passare le istanze di uguaglianza, diritto al lavoro e autodeterminazione della donna. In questo senso lo stimolo proveniente dagli stati uniti è determinante. Le prime associazioni di donne professioniste e imprenditrici nascono infatti in America, subito dopo la Grande Guerra. Da questo esempio ha origine il primo club italiano del “soroptimist”, fondato a Milano nel 1928. Il club si ripromette di spronare e sostenere le donne nell’emancipazione e nell’adozione di modelli di vita democratici, ne hanno fatto parte intellettuali, artiste ed imprenditrici. Fra le prime inscritte vi è anche il nome di Luisa Spagnoli. Per merito suo e di altre donne come lei, il mito della moda e del gusto italiano si sono diffusi in tutto il mondo e, soprattutto, la condizione della donna ha iniziato a cambiare. 15 ENGLISH Women like those who fought for their rights, they lived in England, they were the suffragettes. THE SUFFRAGETTES One night, an English child called Emmeline was in bed. Her parents went into the bedroom to say goodnight. Emmeline didn’t open her eyes, so they thought she was sleeping. Her father said, “What a pity she isn’t a boy”. Emmeline understood from his words that in society men were more important than women, although both her parents belived in votes for women. Many years later, in 1879, Emmeline married Richard Pankhurst. She was 20 years old. Emmeline and Richard belived in equality for women. At that time in Britain, women didn’t have the same rights as men. They were second-class citizen and couldn’t vote. Emmeline and Richard wanted all women to be able to vote. This was called universal suffrage. Unfortunately, Richard died suddently in 1898, but Ememeline was determinate to continue fighting for women’s rights. In 1903, Emmeline and her daughters started the “Women’s Social and Political Union”. The group organized meetings and made speeches. They wrote articles and letters and sent them to newspapers and political leaders. People called the women “suffragettes”. In 1905, the suffragettes wanted more publicity, so they became more active. They chained themselves to buildings, including Buckingham Palace, so people could see them. They organized demonstrations, and interrupted political meetings. Some suffragettes were violent: they attacked politicians and started fires. In 1913, a suffragette ran in front of the King’s horse during a horserace and died. People were very shocked. 16 The police arrested Emmeline Pankhurst many times. In 1912, she went to prison 12 times! In prison she often went on hunger strike (she didn’t eat). Other suffragettes went on hunger strike, too. In 1914, the First World War began. Britain needed new workers, because a lot of men were at war. For the first time women did jobs that were traditionally for men. For example, they worked in factories, and they became mechanics. In 1918, after the war, the government changed the votings laws. Some women over 30 years old could vote, but many women still couldn’t vote so the battle continued. Finally, in 1928, the British government gave equal voting rights to men and women. Everybody over the age of 21 could vote. Sadly, Emmeline Pankhurst died that year… but she died knowing that women could finally vote. Tutti i diritti riservati - C 17 EDUCAZIONE FISICA Durante la Belle Epoque la condizione di lavoro degli operai della Perugina migliorò notevolmente. Luisa Spagnoli organizzò le prime gite aziendali, per esempio quelle al lago Trasimeno, durante le quali queste persone potevano rilassarsi per poi tornare a lavorare più serenamente. Vi fu anche una riduzione dell’orario di lavoro in modo tale da lasciare agli operai del tempo libero. La Belle Epoque ha segnato bellissimi cambiamenti dal punto di vista degli operai e delle operaie della Perugina, inoltre da questo periodo in poi si avranno innovazioni anche a fine di divertimento, sempre però in grado di pubblicizzare la Perugina. 18 LA NASCITA DELLO SPORT DI MASSA Tra Ottocento e Novecento l’Europa visse un periodo che è passato alla storia con il nome di Belle Epoque, l’”Epoca Bella”. Un’ epoca di pace e benessere di progresso e di ottimismo, di gioia di vivere e di voglia di divertimento. Questa esistenza spensierata ed apparentemente felice ebbe come protagonisti l’aristocrazia e la ricca borghesia del tempo, ma influenzò largamente anche le classi medie e parte del mondo operaio. Nei paesi più avanzati infatti,la riduzione dell’orario di lavoro e la crescita dei salari offrì a molti lavoratori maggiori possibilità e occasioni di svago, durante il cosiddetto tempo libero. Si moltiplicarono in questo periodo i luoghi di divertimento e di piacere: ristoranti, sale da ballo e concerto, teatri, spettacoli di varietà, locali notturni. Più lenta, ma non meno importante fu la diffusione dello sport, che all’inizio non ebbe origini popolari ma aristocratiche. Nel corso dell’Ottocento, numerose attività sportive quali atletica, nuoto, tennis, rugby, ippica, pugilato, calcio o football vennero introdotte nelle più esclusive scuole inglesi, dove venivano educati i figli della classe dirigente britannica. Lo sport praticato in queste scuole non era fine a se stesso, ma faceva parte di un progetto educativo che aveva come scopo la formazione morale dei giovani. I presidi ed i professori di queste scuole ritenevano che lo sport, oltre a rafforzare il corpo e a fortificare il carattere dei giovani, servisse anche a insegnare la competizione leale, la disciplina di squadra, il rispetto delle regole. La concezione britannica dello sport, come strumento di educazione dei giovani, ebbe numerosi imitatori negli Stati Uniti e in molti paesi europei, compresa l’Italia. In Francia il barone Pierre de Coubertin, grande ammiratore dell’educazione sportiva inglese, era profondamente convinto del valore educativo dello sport e della sua capacità di creare legami di solidarietà e di stima tra gli atleti, indipendentemente da sesso, razza e religione, al fine di constatare gli odi e le inimicizie creati dai governi. De Coubertin, pertanto, ebbe la straordinaria idea di rinnovare in epoca moderna l’antica tradizione delle Olimpiadi greche. La proposta piacque e nel 1896, proprio ad 19 Atene, furono inaugurati i primi giochi olimpici internazionali, con la partecipazione di 315 atleti (tra cui 15 donne) e 13 stati. I giochi successivi si tennero a Parigi nel 1900 e poi a Sant Luois, negli Stati Uniti, nel 1904, ma la manifestazione decollò definitivamente nell’edizione del 1908 a Londra, con al partecipazione di 2000 atleti, tra i quali 36 donne. Ripetute ogni quattro anni, con crescente successo, le Olimpiadi contribuirono notevolmente a promuovere lo sport nel mondo. Nei primi anni del Novecento, insieme con lo sport praticato, si diffuse anche lo sport spettacolo, che divenne un modo avvincente per trascorrere il tempo libero. Soprattutto i campionati a squadra di alcuni sport, come il calcio o il rugby, ma anche le gare di ciclismo, motociclismo e automobilismo, attirarono folle di tifosi. Man mano lo sport diventava un fenomeno di massa, così come lo intendiamo oggi, cioè una serie di competizioni seguiti da un gran numero di spettatori, organizzate e sponsorizzate da enti pubblici o privati e destinate a diventare un fenomeno di consumo. Si moltiplicarono pertanto le associazioni ed i circoli sportivi, che riunivano i simpatizzanti delle diverse attività, dal nuoto al canotaggio, dal cicloturismo al gioco delle bocce, dallo sci all’alpinismo. Il grande interesse popolare per questo genere di attività spinse i partiti e movimenti ad organizzare associazioni e promuovere eventi di tipo sportivo. L’interesse per lo sport poteva diventare l’occasione per riunire persone, per diffondere idee, per aderire a progetti politici. I cattolici ed i socialisti, proprio perché vicini alle masse, furono i primi ad incoraggiare le associazioni e le attività sportive popolari, anche come occasione di incontro e di diffusione delle idee religiose e politiche. Negli anni venti e trenta furono invece i regimi dittatoriali di Mussolini e Hitler a legare sempre più sport di massa e politica. Le vittorie degli atleti divennero un mezzo per esaltare la superiorità della nazione e i successi della dittatura. Fu potenziata l’educazione fisica nelle scuole e la gioventù fu inquadrata in una capillare organizzazione controllata ed indirizzata politicamente al regime. Lo sviluppo dello sport di massa contribuì a migliorare la salute pubblica e la vita sociale. Ne trasse vantaggio anche l’economia attraverso il commercio di ciò che serviva 20 all’esercizio delle varie attività. Nel corso del Novecento si è sviluppata un industria sportiva sempre più legata tramite sponsor al sistema pubblicitario e lo sport ha assunto progressivamente il carattere di un prodotto di consumo dominato dalle leggi del mercato. 21 SCIENZE Le stelle, stampate sulla carta di quei cioccolatini ricchi di amore, spesso fanno pensare ad un sogno, un desiderio, una sorpresa. Si trovano sempre lì, su quel cielo ad aiutare la luna a far brillare la notte. Sono come i sogni, ogni volta che alzi gli occhi le vedi, ti ricordano che si può essere sempre bellissimi anche quando si cade, restano lassù anche quando ci sono le nuvole, aspettando che passi il temporale. 22 LE STELLE TIPI DI STELLE Le stelle sono corpi celesti di forma sferica formati prevalentemente da idrogeno ed elio ad altissima pressione e temperatura. Al loro interno si sviluppano reazioni di fusione nucleare che generano calore,luce ed energia. A seconda del diametro e della temperatura superficiale, si classificano in vari gruppi; la loro classificazione è illustrata nel diagramma H-R, ideato da Ejnar Herzsprung e Henry Russel. Il sole, per esempio, è una stella gialla (temperatura superficie di 6000 gradi centigradi) di media grandezza situato nella sequenza principale di tale diagramma. COME NASCE UNA STELLA Nell’Universo esistono grandi nubi, dette nubolose, costituite prevalentemente da idrogeno e polveri, che per effetto della forza di gravità tendono ad accumularsi al centro di esse. Si forma una massa di grandezza crescente dove la temperatura e la pressione diventano sempre più alte. Quando la temperatura è abbastanza elevata da permettere la fusione nucleare, nasce una stella. COME MUORE UNA STELLA Come prima ho detto, esistono stelle di diverse dimensioni, la cosa curiosa è che muoiono prima le stelle più grandi perché esauriscono il loro carburante più in fretta. In base alla loro grandezza si hanno diverse evoluzioni: Le stelle che hanno una massa come quella del Sole tendono a trasformarsi in nane bianche, dopo aver espulso i loro strati più esterni, successivamente si spengono. Le stelle che hanno una massa poche volte più grande di quella del Sole, sono destinate a esplodere nel giro di poche ore al termine della loro vita: si ha così una supernova. Anche le giganti e le supergiganti esplodono, come supernovae, ma il loro nucleo, a causa di un elevata forza di gravità si contrae a tal punto da diventare un oggetto di pochi chilometri di diametro e di una grandissima massa: un buco nero. Questi esercitano un’elevatissima attrazione gravitazionale che attrae persino la luce. Per questo essi sono invisibili, ma la loro presenza si può dedurre dalle influenze gravitazionali che esercitano sulle stelle vicine. 23 LE GALASSIE LA VIA LATTEA Il sistema solare insieme a 100 miliardi di stelle formano un grande ammasso, una galassia, cioè la Via Lattea, chiamata così perché vista dalla terra ha l’aspetto di una grande striscia di stelle che attraversa il cielo bianca come il latte. Il Sistema solare si trova alla periferia della Via Lattea, in uno dei “due bracci” che formano la spirale. La Via Lattea non è immobile nello spazio, i corpi celesti che la compongono ruotano intorno al suo centro. NELL’UNIVERSO ESISTONO MILIARDI DI GALASSIE Le galassie sono sistemi costituiti da moltissime stelle con i relativi pianeti, da polveri e da gas, legati assieme dalla forza di gravità. Si pensa che nell’Universo esistano circa 100 miliardi di galassie di diverse dimensioni. Si va dalle galassie nane, che contengono poche decine di milioni di stelle, sino alle galassie giganti, che arrivano a contare centinaia di miliardi di stelle. In base alla loro struttura sono classificate in cinque tipi fondamentali: Ellittiche; Lenticolari; A spirale; A spirale barrata (Via Lattea); Irregolari. 24 ARTE Come tutti sappiamo, Luisa Spagnoli è anche una celebre marca di vestiti conosciuta in tutto il mondo. Questa casa di moda è stata fondata dal figlio primogenito di Luisa, Mario Spagnoli, proprio perché la madre vestiva molto bene, fabbricava vestiti da se e aveva un ampio senso del gusto per ciò che era bello e innovativo. Prima di darsi ai confetti le sarebbe piaciuto diventare sarta ed aprire una sartoria, ma vista la sua morte precoce non ha potuto vedere il suo sogno prendere vita. Altra donna che aveva gusto nel vestire innovativo e moderno era la pittrice Tamara de Lempicka, che lo applicava ai suoi dipinti. 25 TAMARA DE LEMPICKA Tamara de Lempicka era figlia di Malvina Decler, una polacca e di Boris Gurwik-Górski, agiato ebreo russo. Dopo la prematura scomparsa del padre è costretta a vivere insieme a sua madre, i suoi fratelli e sua nonna. Proprio per accompagnare la nonna compie il suo primo viaggio in Italia nel 1907, nel corso del quale, dopo aver visitato le città d'arte italiane ed essersi spostate in Francia, Tamara imparo alcune basi della pittura da un francese di Mentone. La sua formazione scolastica, seguita dalla nonna Clementine, va posta tra una scuola di Losanna (Villa Claire) in Svizzera e un prestigioso collegio Polacco di Rydzyna. L'anno successivo, alla morte della nonna, si trasferisce a San Pietroburgo in casa della zia, dove conobbe l'avvocato Tadeusz Łempicka, che sposò nel 1916. Durante la rivoluzione russa, suo marito venne arrestato dai bolscevichi, ma venne liberato grazie agli sforzi e alle conoscenze della giovane moglie. Considerata la situazione politica in Russia, i Łempicka decisero di trasferirsi a Parigi, dove nacque la figlia Kizette nel 1920. Tamara iniziò a studiare pittura alla Académie de la Grande Chaumiere e alla Académie Ranson. Qui affinò il suo stile personale, fortemente influenzato delle istanze artistiche dell'Art Déco, ma al contempo assai originale. Nel 1922 espone al Salon d'Automne, la sua prima mostra. In breve tempo divenne famosa come ritrattista col nome di Tamara de Lempicka. Nel 1928 divorziò dal marito. Fu anche ospite di Gabriele D'Annunzio al Vittoriale, rifiutando i suoi continui tentativi di seduzione. Dopo aver viaggiato estesamente per l'Europa, all'inizio della Seconda guerra mondiale si trasferì a Beverly Hills in California con il secondo marito, che aveva sposato nel 1933. Nel 1943 si spostarono nuovamente, questa volta a New York, dove la pittrice continuò la sua attività artistica. Dopo la morte del marito nel 1961, Łempicka andò a vivere a Houston in Texas, dove sviluppò una nuova tecnica pittorica consistente nell'utilizzo della spatola al posto del pennello. Le sue nuove opere, vicine all'arte astratta, vennero accolte freddamente dalla critica, tanto che la pittrice giurò di non esporre più i suoi lavori in pubblico. Nel 1978 si trasferì a Cuernavaca in Messico. Morì nel sonno il 18 marzo 1980. 26 Portrait of Ira P, 1930 Portrait of the Duvhess of La Salle, 1925 Kizette on the balcony, 1927 Portrait of Madam Allan, 1930 27 GEOGRAFIA Luisa Spagnoli, quale grande capitano di industria, favoriva la globalizzazione, desiderava espandere gli orizzonti del commercio non solo all’interno dell’Italia, ma anche all’estero, si potrebbe considerare una’antenata di questo fenomeno. 28 LA GLOBALIZZAZIONE La parola globalizzazione indica l’unificazione del mondo dal punto di vista economico, culturale, sociale e dei consumi. Tutti partecipano al sistema economico mondiale, fornendo materie prime per le lavorazioni, acquistando o vendendo beni e servizi, offrendo manodopera o accogliendo flussi turistici. La crescente interdipendenza degli stati ha fatto crescere il ruolo degli organismi internazionali, che con la loro azione possono condizionare e indirizzare la politica dei governi nazionali. La globalizzazione può essere considerata lo stadio finale di un processo iniziato secoli fa, quando le principali nazioni europee intrapresero l’espansione coloniale nel resto del mondo. Dopo ciò, nei maggiori paesi europei si diffuse un nuovo modo di produrre, basato sull’importazioni delle materie prime dai paesi conquistati. Questo processo subì una forte accelerazione in seguito alla rivoluzione industriale. A rafforzare la globalizzazione contribuì la trasformazione delle imprese statuinitensi, giapponesi ed europee in società multinazionali. Dopo aver assunto dimensioni enormi nei mercati interni, iniziarono ad aprire filiali all’estero. In questo modo rompevano i precedenti confini nazionali per operare nel mondo intero. Il processo di globalizzazione si realizzò completamente negli anni ottanta del secolo scorso, quando più fattori fecero sentire la loro influenza: La costituzione di molte aree di libero scambio, che permisero alle merci di circolare senza barriere doganali; I progressi dei trasporti e delle telecomunicazioni, grazie ai quali i costi e i tempi di trasporto ridussero notevolmente; La diffusione del benessere, che aumentò il numero di consumatori; Il crollo del sistema socialista, con il quale molti stati si unirono all’economia capitalistica; Il decentramento delle produzioni e l’incremento dei flussi finanziari, dovuti agli investimenti delle multinazionali nei paesi emergenti. 29 La globalizzazione ha portato sia conseguenze negative che positive. Grazie a questo fenomeno negli ultimi decenni si è registrata una forte crescita delle produzioni mondiali, l’incremento della ricchezza prodotta si è rivelato un aumento del reddito medio, quindi un aumento generale delle condizioni di vita. Quasi dappertutto è diminuita la mortalità infantile, si è allungata la durata della vita, si assiste ad una maggiore alfabetizzazione e ad una riduzione della denutrizione. Malgrado tutti gli sviluppi e gli aspetti positivi, non manca l’altra faccia della moneta. Si tende ad escludere tutti gli stati che non si dimostrano sufficientemente competitivi, con il solo risultato di accrescere le disuguaglianze. La disparità fra gli stati è particolarmente evidente: gli stati poveri, mancanti di industrie, infrastrutture e conoscenze tecniche, non attirano le imprese straniere che preferiscono investire nei paesi già parzialmente sviluppati. Inoltre molti stati poveri risentono dello scambio ineguale perché indebitandosi, acquistando beni di prima necessità, sono poi costretti a pagare forti interessi. Questo vale anche per le imprese: sui mercati mondiali si impongono soprattutto quelle maggiori, perché dispongono delle risorse necessarie per fare ricerca, bloccando così lo sviluppo dei paesi poveri. Gli effetti della globalizzazione si fanno sentire anche fra gli individui; il reddito di chi lavora nei settori qualificati aumenta, mentre per i lavori meno qualificati è il contrario, questo comporta inoltre il problema della disoccupazione, che colpisce soprattutto i lavoratori delle imprese messe in crisi dalla concorrenza dei prodotti che arrivano dai paesi in via di sviluppo. Questo fenomeno è aggravato dalla crisi mondiale. Per risparmiare molti stati sono costretti a risparmiare sui servizi fondamentali, con il risultato di penalizzare proprio gli strati più deboli della popolazione. La globalizzazione non è soltanto un fenomeno economico, si sta affermando anche una globalizzazione dei consumi e dei modelli di vita. Il cinema, internet, la televisione, diffondono in tutto il mondo i gusti e le mode che stimolano i consumi, facendo apparire necessari i beni superflui. Così milioni di persone tendono ad uniformarsi. 30 L’omologazione dei modelli imposti dalla pubblicità determina un impoverimento culturale, perché favorisce l’abbandono degli stili di vita propri di ogni società e gruppo umano: si indeboliscono così le culture e le identità locali. Il fenomeno della globalizzazione ha suscitato ampi dibattiti: vi sono persone che la vedono come un opportunità per diffondere il benessere nelle popolazioni dei paesi poveri, ma c’è anche chi ne sottolinea i vari aspetti negativi prima citati. Nel 1999, in occasione della riunione del Wto a Seattle, fece la sua prima comparsa a livello mondiale un movimento contrario alla globalizzazione: il No global. Nei successivi incontri del Wto e del G8, il movimento ha organizzato dei “forum” paralleli a quegli incontri nei quali ha discusso le controproposte da opporre alle scelte degli organismi che governano la globalizzazione. Forte è sempre stata la denuncia del potere delle multinazionali che utilizzano la globalizzazione per creare imperi economici a danno dello sviluppo delle popolazioni più povere e dell’ambiente. Sta di fatto che la globalizzazione è un processo che coinvolge tutti e che appare, almeno alla maggior parte degli studiosi, irreversibile. 31 TECNOLOGIA 32 I TRASPORTI Sin dai tempi più antichi il trasporto ha ricoperto un ruolo di grandissima importanza nella vita dell’uomo. In effetti, solo un sistema trasporti ben strutturato può consentire un florido sviluppo dell’economia di un Paese; rapidità ed efficienza nel movimentare merci e persone sono preziosi alleati per ogni tipo di attività: industria, agricoltura, commercio, turismo. COSA SI INTENDE PER SISTEMA TRASPORTI Il “sistema trasporti” è l’insieme dei veicoli e delle infrastrutture che consentono lo spostamento delle persone e la movimentazione delle merci. Il sistema trasporti si articola in due grandi categorie. Trasporto di persone, che può essere individuale o collettivo, riservato o pubblico; Trasporto di merci, suddiviso in: urbano che opera la cosiddetta distribuzione “porta a porta”; interurbano, svolto sulle bevi e medie distanze; nazionale, all’interno di uno stesso Paese; internazionale, sulle rotte tra diversi Stati; Per svolgere la sa funzione il sistema dei trasporti coinvolge: I veicoli che realizzano la funzione del trasporto; Le infrastrutture, cioè strade, autostrade, ponti, gallerie,viadotti, ferrovie, porti e aeroporti, costituiscono l’ossatura del sistema dei trasporti, che rientra nel settore terziario. I requisiti a cui devono rispondere sono la rapidità, l’efficienza, il costo contenuto, la sicurezza. Il rovescio della medaglia sono le ricadute sull’ambiente, sia per il consumo delle risorse energetiche, per l’emissione di gas inquinanti e per l’impatto ambientale; La gestione, che deve garantire il miglior funzionamento dell’intero sistema e dei suoi componenti e gestire gli autostradali, i pagamenti dei parcheggi, le tasse sui carburanti. 33 VARI TIPI DI MEZZI DI TRASPORTO I mezzi di trasporto possono essere classificati in base all’elemento sul quale o nel quale si muovono, al servizio che svolgono, oppure all’estensione dell’area di lavoro: Trasporti terrestri: -su strada, sono detti anche trasporti su gomma, questo tipo di trasporto è fra i più usati, perché permette di raggiungere qualsiasi località effettuando soste e deviazioni anche su vie secondarie. –su rotaia, sono detti anche trasporti su ferro, non prevedono deviazioni al loro percorso. –su cavo, come funicolari, funivie, seggiovie … possono trasportare un numero limitato di passeggeri. Trasporti via acqua: -marittimi, navi petroliere, portacontainer, cisterne, traghetti, navi passeggere … -su acque interne, su fiumi, laghi e canali; Trasporti via aerea, aerei ed elicotteri per il trasporto di merci, persone e posta. 34 TRASPORTI IN EUROPA TRASPORTI SU GOMMA E SU ROTAIA L’Europa è ormai un’unica grande rete stradale. gran parte dello spostamento di merci avviene su camion e autotreni, con notevoli conseguenze sul traffico stradale e autostradale e ripercussioni sull’ambiente. La rete ferroviaria europea supera i 300.000 chilometri, con una sensibile riduzione agli inizi del XX secolo a vantaggio della rete stradale e aerea. Nei Paesi centrorientali europei la rete ferroviaria è sviluppata maggiormente di quella stradale. Oggi per il trasporto su rotaia si sta investendo soprattutto sui treni ad alta velocità. VIE AD ACQUA E VIE D’ARIA Oggi in Europa il settore dei trasporti marittimi dà lavoro ad oltre 350.000 persone. L’80% del commercio dell’Europa con il resto del mondo avviene attraverso il trasporto marittimo. Anche il settore del trasporto fluviale ha grandi potenzialità. Nell’Europa del Nord e dell’Est esistono tre grandi vie d’acqua: il Reno, il Danubio e il Volga. Il settore commerciale del trasporto aereo è in continua crescita, ciò è dimostrato dal fatto che sempre più città si stanno dotando di aeroporti. IMPORTAZIONI ED ESPORTAZIONI I Paesi che sono in grado di esportare, cioè portare all’estero, merci e servizi vedono aumentare le loro ricchezze; il contrario accade in quei Paesi che hanno la necessità di importare, cioè ricevere da altre nazioni beni essenziali, come quelli in via di sviluppo. La tendenza dominante vede i Paesi del Nord del mondo scambiare con quelli in via di sviluppo materie prime, i prezzi crescono notevolmente, provocando un divario di ricchezze. Il flusso di importazioni ed esportazioni è legato alla presenza di reti di trasporti, la carenza di vie di comunicazioni e di buoni collegamenti esterni rappresenta un ulteriore grave freno al miglioramento delle condizioni di vita nei Paesi in via di sviluppo. 35 L’EVOLUZIONE DEI MEZZI DI TRASPORTO I VEICOLI I primi mezzi di trasporto su terraferma furono certamente delle rudimentali slitte ricavate dai tronchi di alberi per trasportare pesanti carichi. Ma l’ invenzione fondamentale nella storia dei trasporti stradali fu la ruota. L’introduzione della ruota per fabbricare vasi nel 3500a.C. circa, a opera dei Sumeri, portò allo sviluppo della ruota come mezzo di trasporto. Nei primi carri le ruote formavano un pezzo unico con gli assi, i quali erano assicurati sotto il corpo del carro mediante cinghie di cuoio. Per oltre 5000 anni i più efficienti mezzi di trasporto su strada rimasero i carri e le carrozze trainati dai buoi o dai cavalli. Una prima vera rivoluzione nei sistemi di trasporto si ebbe solo attorno al 1780 quando James Watt costruì i primi motori a vapore che furono adottati successivamente anche per la movimentazione dei veicoli, da cui trassero vantaggio innanzitutto i trasporti ferroviari, che usavano le rotaie per far spostare i veicoli, trainati da locomotive. In seguito e per quasi due secoli la ferrovia è stata la modalità più importante per assicurare la mobilità interna di merci e persone nel mondo occidentale, garantendone lo sviluppo economico e sociale. Solo negli ultimi quarant’anni la mobilità delle merci su gomma ha progressivamente preso il sopravvento sulla ferrovia, raddoppiando la sua quota dal 1970 ad oggi. La storia dell’autocarro, come quella dell’auto, inizia nel 1876 con l’invenzione del motore a scoppio. Con Karl Benz, Gottlieb Daimler e Rudolf Diesel si arriva entro la fine del secolo alle motorizzazioni dei veicoli nelle configurazioni che ancor oggi, dopo oltre un secolo, sono ancora prevalenti. Da allora la tecnologia ha fatto passi da gigante e i moderni autocarri sono dotati di motori puliti, e garantiscono un grande sicurezza. Il problema è che rimangono mossi da motori che utilizzano carburanti ottenuti dalla raffinazione del petrolio, colpevoli della produzione di CO2 oltre che di emissioni di gas nocivi che inquinano l’ambiente e contribuiscono al riscaldamento globale. Specialmente nell’ultimo ventennio l’Industria autoveicolistica ha fatto progressi enormi nella riduzione dei gas nocivi. Ma la grande spinta verso motori più puliti spinge oggi verso la produzione di motori elettrici, ibridi o che utilizzino carburanti alternativi, come metano, biocarburanti e idrogeno. 36 MUSICA La casa di moda Luisa Spagnoli e la fabbrica di cioccolatini Perugina esprimono solo in parte tutte finestre su cui si affaccia l'Umbria. Un' altra grande attrattiva della nostra regione è Umbria Jazz ,come le ditte intuite da Luisa Spagnoli, ci rende importanti a livello mondiale. 37 UMBRIA JAZZ LE ORIGINI Il 23 agosto 1973 andò in scena il primo concerto. Musica nel teatro naturale del Villalago di Piediluco a due passi da Terni. Il programma prevedeva gli Aktuala, e l'orchestra maistream di Thad Jones e Mel Lewis. La prima edizione prevedeva altre tre serate, due a Perugia e una a Gubbio, che però fu eliminata per la pioggia. A Perugia, nella piazza IV Novembre, fecero il loro esordio italiano i Weather Report, e la Solar Arkestra. Fu ben presto chiaro che si trattava di una buona idea, come testimoniava il grande successo di pubblico. In realtà la gestazione del progetto fu velocissima: dalla visione alla realizzazione concreta passarono pochissimi mesi. Umbria Jazz nacque in un caffè, oggi chiuso, del centro storico di Perugia. Da tempo, Carlo Pagnotta, commerciante perugino appassionato di jazz e frequentatore di lungo corso dei maggiori festival europei, sognava un festival a casa sua. Ne parlò con due esponenti di spicco della Regione che dimostrarono di gradire l'idea e coinvolsero il loro collega al turismo. Fu stilato un programma artistico di massa con l'intervento di Alberto Alberti, allora il principale manager italiano dei musicisti di jazz, la proposta andò in giunta e fu approvata. LA DIFFICOLTA’ E LA CHIUSURA Le piazze e le strade delle città nei giorni di Umbria Jazz erano molto affollate, addirittura alcuni artisti non riuscivano a raggiungere i luoghi dei concerti. L'edizione del 1976 vide calcare le scene George Coleman, Art Blakey e Dizzy Gillespie. In questo periodo in Umbria arriva moltissima gente e una parte del pubblico, fortemente politicizzata, tende a creare problematiche di vario tipo: in Italia sono i cosiddetti "anni di piombo". Neanche la musica si salvò: vengono fischiati grandi artisti come Chet Baker e Stan Getz, bianchi e borghesi. Altrettanto acceso, ovviamente, fu il confronto fra le forze politiche locali e negli ambienti culturali. Per non rischiare, gli organizzatori annullarono l'edizione del 1977. Dopo molte polemiche, nel 1978 si tornò a riorganizzare il festival, con una formula che cerca di limitare invano l'afflusso di spettatori: ogni sera andarono in scena due concerti in altrettante città. Il festival di conseguenza divenne poco gestibile. All'edizione del 1978 non ne seguirono altre fino al 1982. Serviva una pausa di riflessione. LA RIAPERTURA La manifestazione rinacque nel 1982 con molti cambiamenti e gli enti regionali e di promozione turistica non entrarono più nella gestione. Si introdusse, per la prima 38 volta, il biglietto d'ingresso per i concerti più importanti. Nel 1985 nacque l'Associazione Umbria jazz, che ha in gestione il marchio "Umbria Jazz", di proprietà della Regione, e che gestisce da allora il festival in ogni suo aspetto. Alcuni anni dopo, per volontà della Regione, nacque la Fondazione Umbria jazz, che ha il compito di garantire le risorse finanziarie di parte pubblica. L'attuale presidente della Fondazione è Renzo Arbore, mentre Carlo Pagnotta (uno degli ideatori della manifestazione) ne è direttore artistico. La seconda caratteristica della "nuova" UJ è la stanzialità: non è più un festival itinerante, ma si tiene solo a Perugia. In verità, nei primi anni, si prova l'esperienza del cosiddetto "decentramento", con scarsi risultati: il festival si svolge quasi tutto a Perugia, con alcuni concerti tenuti a Terni, Narni, Orvieto, Foligno, Gubbio, Città di Castello e Assisi. I concerti serali si tengono ai giardini del Frontone; tra gli artisti si possono citare Sonny Rollins, Randy Crawford, Michel Petrucciani, Phil Collins, Al Jarreau e Keith Jarrett. Dal 2003 i concerti si tengono presso l'arena del Santa Giuliana, da citare gli artisti: Ornette Coleman, Van Morrison, Bobby McFerrin, gli Earth, Wind & Fire, James Brown e i Manhattan Transfer. Altri concerti si tengono al settecentesco Teatro del Pavone, al teatro comunale Morlacchi, presso la duecentesca chiesa di San Francesco al Prato, all'oratorio filippino di Santa Cecilia, nella sala Podiani della Galleria nazionale dell'Umbria, nel duomo di Perugia, nella basilica di San Pietro e nello stadio Renato Curi. LO STILE Nel ventennio che parte dall'edizione del 1982 si aggiunge qualche divagazione nei territori del rock e del blues e della canzone brasiliana, con una maggiore attenzione al jazz italiano. Le scelte artistiche si dividono in due filoni: da un lato il jazz ortodosso e dall'altro la musica nera (blues, gospel, soul, zydeco, marching band, rhythm 'n' blues) con vari sconfinamenti nel pop-rock, per un pubblico generalista. In tale ottica vanno viste anche le esibizioni di personaggi come Elton John, Carlos Santana, James Brown, Donna Summer, Eric Clapton, Earth, Wind & Fire, Simply Red. 39 FRANCESE Luisa Spagnoli ha passato in Francia alcuni dei più bei momenti della sua vita, visti dal punto di vista romantico, purtroppo è stato anche il Paese dove i suoi occhi si sono chiusi, per poi non riaprirsi mai più. Nel 1935, muore a Parigi di un grave tumore alla gola, dopo essere stata trasferita lì per migliori cure mediche. Luisa andò in Francia per la prima volta con Giovanni Buitoni, per motivi di affari, ma ben presto questo viaggio di lavoro li aiutò a confessare il loro amore. Questo Paese è sempre stato una via di fuga, un sogno che si avverava, una meta di sosta e riposo per Luisa. 40 LA FRANCE PHISIQUE 41 Si l’on trace une ligne imaginaire entre la ville de Bayonne et les Ardennes, on voit qu’elle partage le pays en deux parties: au nord-ouest, ce sont les plaines qui dominent;les principales montagnes sont, au contraire, au sud-est. Elle a la forme d’un exagone ( figure geometrique avec 6 cotèe). Sa superficie est de 550.000 km quarè envrion. Elle est limitée: Au nord-ouest, par la Mer du Nord, pas le Pas de Calais et par la Manche; À l’ouest, par l’Océane Atlantique; Au sud, par les Pyrénées, qui la séparent de l’Espagne et par la Mer Méditerranée; À l’est, par les Alpes qui la séparent de l’Italie, par le Jura qui la sépare de la Suisse et par le Rhin qui la sépare del’Allemagne; Au nord-est, c’est une ligne conventionelle qui la sépare de l’Allemagne, du Luxemburg et de la Belgique. LE RELIEF DU SOL Les primcipales montagnes de la France sont: les Volges, au nord-est du pays, entre la Lorraine et l’Alsace; le Jura, entre la France et la Suisse; les Alpes, qui séparent la France de l’Italie, avec la Maffif du Mont Blanc, le plus élevé de l’Europe; les Pyrénées , entre la France et l’Espagne; et le Massif Central, avec les Cévennes et les Monts d’Auvergne. LES PLAINES Les grandes plaines de la France sont: la plaine de Flandre, au nord; le Bassien Parisien, qui est traverse par la Seine et par une partie de la Loire; le Bassin d’Aquitaine ou vallée de la Garonne; le Couloir Rhodanien ou vallée du Rhone et la plaine d’Alsace, entre les Vosges et le Rhin. 42 LES FLEUVES Il y a d’abord la Seine: elle passe par Paris et Rouen et se jette dans la Manche en formant un estuaire. Elle reçoit la Marne. Nous avons ensuite la Loire: elle prend sa source dans les Cévennes, passe par Orléans et se jette dans l’Océane Atlantique en forment, elle aussi, un estuaire. C’est le fleuve le plus long de la France. Au sud-ouest, il y a la Garonne: elle pred sa source dans le Pyénées, passe par Toulouse et Bordeaux et forme avec son affluent, la Dordogne, le vaste estuaire de la Gironde. Elle se jette dans l’Océan Atlantique. Au sud, il y a le Rhone: il prend sa souce en Suisse, passe per Lyon et Avignone t se jette dans la Mer Mediterranée en formant un delta qui renferme l’ile de la Camargue. Son principal affluent est la Saone. À l’est il y a le Rhin: il prende sa source en Suisse, longe ensuite l’Alsace; il pénètre dan ce pays, il passe ensuite en Hollande et se jette enfin dans la Mer du Nord. LE GRANDES VILLES DE LA FRANCE Paris, la capitale, est une grande ville de 2.152.000 habitants envrion. C’est le centre politique, économique, financier e culturel du pays. On appele la Ville Lumière. Les villes principales sont: Marseille, Lyon, Toulouse, Nice, Bordeaux, Strasbourg, Lille. LES PORTS Les portsplus importants sont: Marseille, le premier port de commerce de la Méditerranée; Le Havre, sur la Manche; Bordeaux, le grand port de l’Océan Atlantique. Les principaux ports militaries sont: Toulon et Brest. Paris et Strasbourg sont deuz ports fluviaux. La France a 58.300.000 habitants environ. 43 CONCLUSIONI Ormai siamo alla fine di questo percorso intrapreso all’inizio delle scuole medie. Mi sembra ieri che per la prima volta varcai la porta di quella scuola, mai avrei immaginato che questi anni sarebbero volati, un soffio, e già sto scrivendo le conclusioni di questa tesina. Non ho molto da dire, riguardo la nostra cara Luisa, direi che ne ho già parlato abbastanza, vorrei solo ringraziarla perché mentr scrivevo questa tesina mi ha fatto capire che tutti noi abbiamo una marea di possibilità nella vita, che spesso nemmeno immaginiamo di avere, perciò grazie Luisa Spagnoli. Vorrei inoltre ringraziare: La mia amorevole famiglia per il grande sostegno, tutti i miei insegnanti per i preziosi consigli, i miei amici per la compagnia, la fabbrica “Perugina” e la casa di moda “Luisa Spagnoli”. 44