Bambini, giovani o giovanili? Giovani e innamorati guerrieri Intervista a Christopher Hogwood cult Il mensile culturale RSI Novembre 2014 Bambini, giovani o giovanili? Sandra Sain Produttrice Rete Due Letteratura per ragazzi, cinema per ragazzi, teatro per ragazzi… Complice il cartellone degli eventi di Novembre sul territorio (primo su tutti Castellinaria), viene da riflettere su come la produzione culturale punti molto sul pubblico dei bambini e dei giovani adulti e su come ciò che è pensato per i più piccoli coinvolga sempre di più anche gli adulti. Non è un caso che tra i film più visti del 2013 troviamo super eroi di varia origine e genere, un Cattivissimo me, l’Università dei mostri, i Croods… Siamo stati tutti bambini e il tesoro della nostra infanzia lo custodiamo come un bene tra i più preziosi. Ecco allora che quando qualcosa colpisce la nostra immaginazione e ci emoziona ci diciamo che ci ha fatto tornare bambini. Lo diciamo con un misto di tenerezza e rimpianto. Rimpianto per cosa? Cosa ci manca davvero di quel tempo? Davvero l’abbiamo vissuto con la spensieratezza che il tempo immemore regala a piene mani? Una cosa è certa: da bambini si può giocare e coltivare quella fantasia che poi, spesso, come un arto poco utilizzato, ha la tendenza ad atrofizzarsi. E ancora, e forse soprattutto, da bambini le nostre responsabilità sono limitate e la dipendenza dagli adulti sostanziale. La nostra società occidentale è spesso definita come una società di adulti bambini. Robert Bly, poeta e saggista americano, nel 1996 pubblica “The sibling society”, diventato in italiano “La società degli eterni adolescenti”. Il libro analizza questa società "orizzontale": senza gerarchie, senza più padri e figli ma nella quale sono tutti fratelli e sorelle e, come tali, privi di responsabilità se non verso se stessi. Ecco allora che mi piace ripensare al “Il pranzo di Ferragosto”, delizioso e pluripremiato film del 2008 di Giovanni Di Gregorio. Al centro della vicenda una cast strepitoso di arzille signore: volitive, vispe ed esuberanti, per quanto limitate dall’età e bisognose di accudimento, proprio non ci stanno a farsi considerare bambine. E così quando il protagonista Giovanni (lo stesso Di Gregorio) si offre di preparare una tisana all’ottuagenaria zia Maria, questa gli risponde indispettita: “A te! A me la camomilla? A questa età la camomilla? Ueee! E che ti sei messo in testa? Che sei? Riccio?”. SGUARDI 4 Giovani e innamorati guerrieri Il Coro della SAT di Trento in concerto alla RSI 20 ONAIR 8 25 anni dopo: Libertà, democrazia, insicurezze… Puccini per tutti DUETTO 22 Intervista a Christopher Hogwood 10 Giorgio Orelli e il “lavoro” sulla parola 12 Il piacere della cultura 14 LA 2 DOC. Il piacere del documentario RENDEZ-VOUS 28 L’agenda di novembre NOTA BENE 30 Recensioni 31 Proposte Club In copertina: Acrobazie da “parkour” di fronte alla cattedrale di Notre Dame. Fotografia di Andy Day, kiell.com ACCENTO 18 Giovani e innamorati guerrieri Boyhood Mariarosa Mancuso Da Jo, aspirante scrittrice in “Piccole donne”, agli adolescenti malati in “Colpa delle stelle”, passando per la ragazza guerriera di “Hunger Games” e la ragazza innamorata del vampiro in “Twilight”. Ovvero: come cambiano la letteratura e il cinema con i giovani per protagonisti. Attualmente, con l’etichetta “Young Adults”, rappresentano il settore più vivace e redditizio dell’editoria. Hollywood li saccheggia e creano fenomeni di culto. SGUARDI Noi leggevamo “Piccole donne” di Louisa May Alcott. La storia delle quattro ragazze March – Meg, Jo, Beth e Amy, tutte avevamo un debole per il maschiaccio Jo, che da grande vuole fare la scrittrice e si allena inventando storie per le sorelle – rimaste sole a casa con la madre, mentre il padre è partito per la guerra di secessione. I best seller adolescenziali allora duravano decenni e si tramandavano di madre in figlia (la prima edizione del romanzo è del 1868, più di recente abbiamo scoperto il lato nero della scrittrice, apprezzata per i suoi racconti dell’orrore da Stephen King). Oggi i titoli e le saghe si rincorrono: i lettori adolescenti quando si affezionano a un personaggio non lo mollano più, bisogna garantire al minimo tre volumoni. Basta distrarsi un attimo per perdere il conto. Il 2014 è stata l’estate di “Colpa delle stelle”, anche grazie al film – diretto da Josh Boone, con Shailene Woodley e Ansel Elgort – che ha rilanciato il romanzo di John Green. Uscito nel 2012 (in Italia lo pubblica Rizzoli) ha conquistato i primi posti nelle classifiche americane e italiane. E lo scrittore sta tra le cento persone più influenti al mondo stilata da TIME- Magazine. Prima c’erano stati “Twilight”, “The Hunger Games”, “Divergent”. Una saga vampiresca e romantica scritta dalla mormona Stephenie Meyer, due storie ambientate nel futuro totalitario, tra giochi di sopravvivenza e test per stabilire quale sarà il tuo posto nella società. “Colpa delle stelle” ha dato origine all’etichetta “Sick Lit”, modellata su “Chick Lit”, vale a dire romanzi letti perlopiù dalle ragazze. Il corrispettivo maschile, “Lad Lit”, si applica bene ai primi libri di ‹ Fioriscono etichette che cercano di definire nuovi filoni letterari. › Nick Hornby, “Febbre a 90” o “Alta fedeltà”, ma poi il filone si è esaurito. “Sick” come malato: Hazel e Augustus, i due sedicenni protagonisti, si incontrano a un gruppo di supporto per malati di cancro. A lui è stata amputata una gamba, lei gira con la bombola di ossigeno e i tubicini nel naso, l’hanno costretta a frequentare il gruppo perché è depressa. Ma, come dice saggiamente, “La depressione non è un ef5 4 Twilight fetto collaterale del cancro. La depressione è un effetto collaterale del morire”. Chi si aspetta un romanzo triste resterà deluso, lo era molto di più “Love Story” di Eric Segal, bestseller degli anni 70 (e film con Ali McGraw e Ryan O’Neal, lei moriva di leucemia tra le braccia di lui). Hazel e Augustus scherzano, si innamorano, viaggiano fino ad Amsterdam per incontrare il loro scrittore preferito. E hanno conquistato la fantasia dei maschi, oltre che delle femmine. Capita lo stesso con “The Hunger Games” e “Divergent” (mentre “Twilight” è rimasto confinato nelle camerette delle ragazze e delle loro mamme: le fan più mature sono state ribattezzate “Twilight Mom”). Capita a dispetto del fatto che ‹ Fenomeni letterari e cinematografici che spesso uniscono più generazioni. › hanno ragazze tostissime per protagoniste, e che i personaggi maschili hanno ruoli secondari. Compagni di squadra nell’arena per la sopravvivenza, meno abiSGUARDI Colpa delle stelle li a combattere e a risolvere i guai, oppure istruttori-maestri che però non mettono in ombra il percorso iniziatico dell’allieva. Percorso iniziatico, appunto. I libri e i film che abbiamo citato ricordano i riti di passaggio delle società antiche, dove il transito verso l’età adulta era scandito da tappe precise e non si restava “giovani” fino ai trent’anni. Tutti affrontano temi serissimi, dalla morte alla scoperta del sesso, in netta contrapposizione con una cultura diffusa che rimuove la prima e dedica alla seconda qualche lezione scolastica. Parliamo di società liquida (dalla definizione tuttofare di Zygmunt Baumann, ormai entrata nel parlar comune anche se il significato preciso sfugge) e intanto la narrativa per adolescenti fa rientrare in scena le difficoltà, i vincoli, la necessità prima o poi di cavarsela da soli, questioni che scuola e famiglia cercano di ammorbidire, se non cancellare. Nell’editoria e nel cinema americano, i grandi successi sono targati “Young Adults”. Roberto Denti, fondatore a Milano della Libreria per Ragazzi, si chiedeva qualche anno fa perché i ragazzi delle scuole medie divoravano un mattone di mille pagine come “It” di Stephen King, scrittore bravissimo a raccontare l’età in cui le figurine e le bambole sono più interessanti dei maschi per le femmine, e delle femmine per i maschi. E poi all’improvviso voltavano le spalle ai libri. La categoria dei “Young Adults” ha conquistato la terra di mezzo, tra le letture per i ragazzini e le letture per i grandi. L’unico scrittore italiano che potremmo ‹ Una letteratura che è ponte in una terra di mezzo. › far rientrare nella categoria è Niccolò Ammaniti, amatissimo (soprattutto grazie al passaparola, a quell’età le recensioni non si leggono) tra gli adolescenti. Grazie a un linguaggio non letterario (nel senso che non attira l’attenzione su se stesso, ma è al servizio della storia che racconta) e all’identificazione con i personaggi. La crescita di un ragazzino dai 6 ai 18 anni, da quando gira nel quartiere con la biciclettina fino alla partenza per il college, è al centro di “Boyhood”, l’ultimo film del regista indipendente americano Ri- chard Linklater (nelle sale ticinesi dal 23 ottobre). Era l’anno scorso alla Berlinale, dove ha vinto l’Orso d’argento per la regia. Un incanto: non tanto per la storia che racconta – un divorzio, nuovi compagni, traslochi, i primi videogiochi e la passione per la fotografia – ma per come ha deciso di raccontarla. Nel 2002, il regista riunì il cast – Ethan Hawke che fa il padre, Rosanna Arquette che fa la madre, Ellar Coltrane che ha la parte di Mason, la propria figlia Lorelei Linklater che ha la parte della sorella – per pochi giorni di riprese. Girò le scene d’apertura (dieci minuti circa) e diede appuntamento a tutti per l’anno dopo. Altri dieci minuti di girato, e altro appuntamento di lì a dodici mesi, fino al 2013. Intanto Ellar Coltrane cresceva davvero, cambiando faccia e corpo come nessun direttore di casting avrebbe potuto prevedere. Qui sta il fascino del film, vero e proprio reality sull’arte di diventare grandi. Immagini tratte da youtube 7 6 Rete Due / Laser dal 3 al 7 novembre alle ore 9.00 Moby Dick sabato 8 novembre alle ore 10.00 Geronimo lunedì 3 novembre alle ore 11.35 Birdland dal 3 al 7 novembre alle ore 23.00 25 anni dopo: Libertà, democrazia, insicurezze… Ostalgie Roberto Antonini dato assodato, le nuove generazioni non sembrano particolarmente interessate a indagare il passato del loro paese, molti esclusi dallo sviluppo economico non nascondono quella che è stata battezzata la “Ostalgie”, la nostalgia dell’est (Ost), il ricordo di un vita abbastanza frugale, molto controllata dalle istanze politiche, ma senza scossoni, incognite: il pieno impiego, la sicurezza sociale, una quotidianità banale quanto regolare se non irregimentata. A un quarto di secolo di distanza non è tuttavia solo la Germania a presentarsi trasformata. Il mondo intero, le sue strategie, i suoi equilibri o squilibri, le sue guerre fanno parte di quella metamorfosi profonda, epocale, scaturita dalla fine del bipolarismo. In positivo ma anche, naturalmente, in negativo, con le guerre scoppiate sul fertile humus di un mondo sfilacciato, senza regia. In Laser, Moby Dick e Geronimo, Rete Due propone una serie di analisi e approfondimenti sulle grandi questioni politiche, storiche e culturali riallacciabili alla nascita, 25 anni fa a Berlino, di quel mondo incostante, spesso enigmatico, imbottito di speranze e opportunità, ma anche di grandi rischi, nel quale si è aperto il nostro secolo. Le immagini immortalate in quel 9 novembre del 1989 e impresse nella memoria collettiva globale, raccontano di una notte magica, di una massa umana festante, inebriata dalla gioia, dalle emozioni e dalla curiosità che si sposta dall’est all’ovest della città a scoprire quel mondo che le era stato precluso da quel 13 agosto di 28 anni prima, il giorno in cui venne eretto il muro di Berlino. In quella notte, dopo settimane di proteste popolari contro il regime della Repubblica Democratica Tedesca, si scrisse una delle più importanti pagine della nostra storia: il destino del secolo breve, secondo la definizione del grande storico britannico Eric Hobsbawm, era ormai segnato. Meno di un anno dopo la Germania fu riunificata sulle ceneri della DDR, due anni dopo venne confinata nella travagliata storia del secolo anche l’Unione Sovietica, sopraffatta dall’onda lunga delle crescenti rivendicazioni popolari e del nascente assetto post-guerra fredda. “Non è facile gettare il nostro cuore oltre quel maledetto muro. Ma un giorno, mano nella mano, lo oltrepasseremo” recita il celebre brano dei Pink Floyd “TheWall”. 25 anni dopo i sentimenti in Germania sono contrastanti, la speranza e la passione hanno lasciato il posto all’abitudine. Schegge di muro sono diventate dei souvenir sempre molto richiesti dai turisti. La libertà è un ONAIR 9 8 “Vorrei dire che sono sempre stato tra quelli che Gianfranco Contini, mio maestro, chiama operai della critica verbale”. La definizione l’aveva data lui stesso nella premessa di uno dei suoi ultimi libri, “La qualità del senso. Dante, Ariosto e Leopardi”, pubblicato da Casagrande nel 2012. Ed è da qui – c’è da scommetterci – che Massimo Danzi e gli altri organizzatori del Convegno intitolato “Giorgio Orelli e il lavoro sulla parola”, previsto a Bellinzona dal 13 al 15 novembre, prenderanno le mosse. Almeno per quanto riguarda l’analisi del suo modo di avvicinare i testi letterari, perché durante i tre giorni non verrà affrontato solo questo aspetto della sua attività. L’intento, infatti, è quello di prendere in esame anche la sua produzione poetica, i suoi scritti in prosa e le sue traduzioni. Ma il convegno, che riunirà studiosi italiani e svizzeri come, tra gli altri, Stefano Agosti, Maria Antonietta Grignani, Ottavio Besomi e Pietro De Marchi, non sarà indirizzato solo ad un pubblico di specialisti. Sarà un’occasione per tutti: per i suoi concittadini che lo ricordano ancora con la sua inseparabile bicicletta, per chi lo ha avuto come insegnante, per chi lo ha ammirato nei non pochi incontri pubblici in Ticino e fuori, e per chi, affascinato dallo stile, ha provato per lui affetto e stima. Completano infatti il programma una mostra allestita nelle bacheche dello stesso Palazzo civico, completa di postazione video con documenti delle Teche RSI, e una serata tutta speciale, venerdì 14, al Teatro Sociale, durante la quale il poeta Fabio Pusterla ed Enrico Lombardi accoglieranno alcuni ospiti “a sorpresa” e proporranno una serie di letture di suoi testi. Partiranno dalla prima raccolta poetica, “Né bianco né viola” del 1944, per arrivare all’ultima, “L’orlo nella vita”, che verrà pubblicata per la prima volta nel volume con tutte le poesie, in uscita l’anno venturo negli Oscar Mondadori. Rete Due / Il Punto venerdì 14 novembre alle ore 17.10 Foglio Volante lunedì 17 novembre alle ore 18.00 rsi.ch/giorgioorelli Giorgio Orelli e il “lavoro” sulla parola Mariagrazia Rabiolo Rete Due darà conto della manifestazione ne Il Punto di venerdì 14 e nell’Inserto in coda al Foglio Volante di lunedì 17, riascoltabili sul sito di Rete Due. Voci, commenti e contributi che verranno poi aggiunti al dossier online RSI dedicato a Giorgio Orelli, rsi.ch/giorgioorelli. Archivio Teche RSI-Fototeca ONAIR 11 10 Castellinaria su Rete Due dal 17 al 21 novembre Colpo di scena alle ore 13.30 Foglio Volante alle ore 18.00 Passatempo collegamenti nel fine settimana Bookcity su Rete Due sabato 15 novembre Moby Dick alle ore 10.00 Passatempo dalle 14.30 alle 15.00 e dalle 15.30 alle 16.00 rsi.ch/retedue Il piacere della cultura è una festa fatta di cinema e letteratura flusso costante di messaggi visivi. La stessa consapevolezza che si acquisisce anche attraverso la drammaturgia. Nella settimana dal 17 al 21 novembre, in “Colpo di scena”, ospiteremo produzioni scritte da giovani autori. Lunedì, con la regia e la consulenza drammaturgica di Flavio Stroppini, “Sempre e ovunque” di Marica Jannuzzi, testo vincitore del concorso “Storie per la radio, storie per la TV”, concorso promosso dalla CORSI, la Società Cooperativa per la Radiotelevisione Svizzera di lingua italiana, assieme a Castellinaria. Gli altri quattro giorni della settimana presenteranno (con la regia di Igor Horvat) i lavori realizzati all’interno del corso di drammaturgia radiofonica della Scuola Paolo Grassi di Milano tenuto da Mariella Zanetti col tema “Nutrire la fantasia”. Moira Bubola “La capacità di godere richiede cultura, e la cultura equivale poi sempre alla capacità di godere”. Questa citazione di Thomas Mann è un invito a nozze per Rete Due perché la cultura cattedratica, calata dall’alto e dispensata da pochi dotti, non ci piace. Amiamo la condivisione, il piacere e la festa che gli avvenimenti culturali riescono a innescare. Questo nostro tempo è caratterizzato da iniziative culturali che, a volte, nascondono poca sostanza, o peggio ancora, volontà di marketing. Ecco che quando si tratta di scegliere quali avvenimenti raccontare ai nostri ascoltatori l’impresa diventa complicata, ma anche estremamente stimolante. Questo mese di novembre ci aiuta perché torna Castellinaria. Il Festival del cinema giovane, giunto alla sua 27esima edizione, continua un lavoro capillare di formazione e sensibilizzazione al cinema. Rendere i ragazzi della Svizzera italiana, e non solo, sempre più consapevoli delle molte implicazioni veicolate dalle immagini, oggi è ancora più importante di ieri, perché siamo immersi in un ONAIR E a proposito di scrittura ci sposteremo anche a Milano per Bookcity, altro appuntamento di qualità: i libri, gli scrittori e la letteratura sono considerati motori propulsori del cambiamento. Per trovare nuove prospettive, Milano, in vista di Expo 2015, cerca aiuto anche nelle pagine scritte da chi ha scelto il terreno della fantasia, della riflessione, della ricerca e della memoria. Pensare una città, oggi significa trovare scenari inediti, soluzioni creative e spazi partecipati. Gli scrittori hanno nel loro DNA questo tipo di approccio, vale dunque la pena arruolarli nella costruzione di una possibile città futura. Rete Due ci sarà per intervistare i protagonisti della rassegna e restituire le riflessioni e le atmosfere della manifestazione. 13 12 LA 2 DOC lunedì 17 novembre alle ore 22.15 rsi.ch/la2doc LA 2 DOC. Il piacere del documentario Bruno Bergomi LA 2 DOC è alla sua sesta stagione. Forse, più del titolo, il sottotitolo indica chiaramente l’indirizzo del programma. La rubrica è tra le poche caselle documentaristiche della RSI della durata di 90 minuti. La finalità de LA 2 DOC è quella di proporre i migliori documentari del mondo offerti dal mercato internazionale. Non sempre però si trovano documentari di 90 minuti. Il mercato offre principalmente documentari di 52 o 60 minuti. Per questo a volte proponiamo due documentari dalle durate più corte. LA 2 DOC propone un documentario drammatico: Il Riscatto di Miss Mondo di Cecilia Peck (titolo originale Brave Miss World). Dopo uno stupro che ti sconvolge la vita, come riemergerne più forte e determinata al punto da farsi paladina delle vittime di violenza sessuale? La vicenda di Miss Mondo 1998, l’israeliana Linor Abargil è emblematica. Violentata in modo brutale a 19 anni a Milano, incoronata Miss Mondo appena sette settimane dopo, Linor Abargil ha fatto di uno degli eventi più traumatici in assoluto un’arma che le ha permesso di andare oltre, guardare avanti, trovare un nuovo scopo nella vita e una nuova identità. L’ex modella è divenuta la principale portavoce internazionale della lotta contro la violenza sulle donne e interlocutrice di chi – come lei – è stata violentata, ma che – contrariamente a lei – ha serbato il segreto per anni, vergognandosene profondamente. Nei suoi peripli per il mondo, invitata a parlare apertamente di quella che è ormai una ONAIR Linor Abargil, Miss Mondo 1998, con grande coraggio ha fatto dello stupro subito uno strumento per delle campagne di sensibilizzazione contro la violenza sulle donne. vera e propria piaga sociale, Linor esorta le vittime di violenza sessuale a non tacere, a denunciare gli stupratori e spezzare così il silenzio che ancora oggi punisce la donna e lascia impunito il violentatore. Nel frattempo, l’ex Miss ha scoperto una nuova forza interiore per portare avanti la sua missione: la fede. Un cambiamento radicale che l’ha trasformata profondamente, interiormente e esteriormente. 15 14 La Monnalisa è icona mondiale dell’arte, anzi, dell’Arte con la A maiuscola. Dopo Marcel Duchamp e Andy Warhol è di moda rielaborare questo ritratto in chiave provocatoria. Non si astengono i giovani street artists che così la ritraggono, bibita in mano e indosso tuta di una grande marca, sulle pareti di Lisbona. Immagine costah.net Auditorio RSI, Lugano-Besso venerdì 21 novembre alle ore 20.30 in diretta su Rete Due e streaming rsi.ch/retedue Il Coro della SAT di Trento in concerto alla RSI Olivier Bosia “Monte Canino”, “Il capitan della compagnia”, “La pastorella”, “Dove sei stato mio bell’alpino…” molti di noi hanno nelle orecchie (e nel cuore) questi canti: per averli cantati in prima persona, magari assieme agli amici, in famiglia o in compagnia, oppure per averli ascoltati da qualche vecchio vinile del Coro SAT, spesso presente nelle piccole discoteche delle nostre case. E proprio la diffusione dei moderni mezzi di riproduzione sonora ha contribuito in modo importante alla fama del leggendario coro trentino. Questo nel secondo dopoguerra, soprattutto negli anni ’60 e ’70, quando il ricordo del conflitto ’39 - ’45 era molto vivo e alcuni di quei canti potevano esser considerati rappresentativi di situazioni, stati d’animo, sentimenti in cui molti si potevano identificare. Senza contare il fenomeno della Resistenza, che anche da noi ha lasciato un segno importante, anche di vicinanza al popolo italiano, soprattutto prealpino. In realtà il repertorio dei canti degli Alpini risale in gran parte a epoche precedenti, con particolare rilevanza del periodo della prima guerra mondiale: molti dei testi fanno riferimento a luoghi, persone, battaglie che hanno riguardato le Alpi del Nord Italia e le loro genti, con un coinvolgimento di grande intensità e partecipazione popolare. Da qui il forte potere di identificazione che questi canti portano dentro di sé, a partire dalle situazioni in cui si trovano i “protagonisti” per andare oltre, a raggiungere una dimensione umana (ed emotiva) più alta, più profondamente sentita. ONAIR Una forza espressiva potenziata dalla dimensione collettiva, perché il cantare insieme rafforza il sentimento di partecipazione, di condivisione e dunque di appartenenza e di identità. Inoltre molti dei canti riescono a travalicare la dimensione narrativa e a collocare in primo piano (magari nell’ultima strofa o con l’artifizio del coro “a bocca chiusa”) gli aspetti più profondamente umani ed emotivi delle vicende. Il Coro della SAT (dapprima SOSAT: Sezione Operaia della Società Alpinistica Tridentina, dicitura poi abolita nel 1938) è nato a Trento nel 1926, con i quattro fratelli Pedrotti e qualche altro ragazzo a cantare temi tradizionali a più voci… poi via via le ricerche sul campo (sempre assidue e attente) si sono affiancate ad una ricerca sonora e stilistica, con la definizione di uno stile sempre più raffinato e caratteristico, divenuto il sigillo di un modo di cantare “stilizzato” ma vero, vivo, sempre alla ricerca di nuovi orizzonti e di nuove sfide. I maestri dei primi tempi hanno dato spazio ad armonizzatori raffinati, talvolta anche a grandi artisti della musica classica: fra questi spicca Arturo Benedetti Michelangeli, che ha saputo regalare al Coro diciannove perle d’incomparabile bellezza! Oggi, vicino al 90. compleanno, il Coro SAT è vivo più che mai, e in occasione del Centenario della Grande Guerra la RSI è felice di invitarlo, con il sostegno del Club Alpino Svizzero, per un concerto straordinario nell’Auditorio di Lugano: siamo certi che sarà un’occasione per tutti gli appassionati di musica e di montagna di (ri)scoprire un patrimonio prezioso di canti, storie ed emozioni. 19 18 Rete Due / Colpo di scena da lunedì 24 novembre a venerdì 5 dicembre alle ore 13.30 Puccini per tutti Claudio Ricordi L’udito fa ben parte del nostro sistema percettivo, che ci aiuta a navigare e comprendere il mondo circostante. Ma è anche un forte segnale cui affidare la memoria. È accaduto così che i miei primi ventisei anni di vita sono stati scanditi dal suono di una pendola da parete dalla lunga carica che si attivava ogni quarto d’ora. Su di una piccola targa interna, ben visibile attraverso i vetri dello sportello, stava scritto: Lucca… Bastò questo per attrarre la mia curiosità, diciamo negli anni dell’adolescenza. Domandai ai miei genitori come capitò in casa tale totem metronomico, e la pronta risposta fu: «Un regalo di Puccini a nonno Ugo» … che tra le sue attività aveva l’importazione di automobili, grande passione del sor Giacomo! Nel 2004 ebbi l’incarico di realizzare per Rete Due un ciclo di sessanta puntate proprio su famiglia e azienda, che decidemmo di intitolare “Ricordi dei Ricordi”. E fu durante questa avventura che un amico mi regalò un prezioso libro sulla vita di Puccini, trovato su una bancarella e scritto da un collaboratore di Giulio Ricordi, nonché librettista dello stesso Puccini: Giuseppe Adami. E da allora altri due desideri accesero la mia fantasia e la mia capricornesca determinazione: pubblicare il tomo ai nostri giorni e farne una riduzione radiofonica. Incredibile en plein, si direbbe al casinò: Luca Formenton, l’editore del Saggiatore, ha accolto con entusiasmo l’idea di ripubblicare il volume, e Rete Due mi ha chiesto la realizzazione dell’adattamento radiofonico di questo libro! 1994, 2004, 2014: sembra che la cadenza del numero 4 abbia portato fortuna all’intreccio delle storie di famiglia con quelle di Puccini, come rivalsa di quel tristissimo 1924 che ci privò per sempre delle ONAIR Giacomo Puccini (Lucca, 22 dicembre 1858 - Bruxelles, 29 novembre 1924) è stato un compositore italiano, uno dei massimi operisti della storia. nuove strade musicali che il grande lucchese avrebbe certamente percorso. Un uomo appassionato di nuove tecnologie e che già ascoltava la radio: in quel tempo lui scompare e la radio nasce, un mezzo che avrebbe diffuso la sua musica in tutto il mondo, e che ora gli dedica una preziosa biografia da pagine accese di curiosità ed emozioni ben oltre le parole scritte, che si succedono come un docu-drama, dove storia, storie e aneddoti si intrecciano nella stesura, chiamando a raccolta memorie, appunti e testimonianze preziose che ora diventano suono… con Igor Horvat e Claudio Moneta diretti da Claudio Laiso. 21 20 Intervista a cura di Giuseppe Clericetti Christopher Hogwood (1941–2014) Omaggio a un maestro della musica antica Christopher Jarvis Haley Hogwood (Nottingham, 10 settembre 1941 – Cambridge, 24 settembre 2014) ha studiato musica e letteratura classica al Pembroke College di Cambridge e, parallelamente, direzione d’orchestra e clavicembalo con illustri maestri della scuola britannica. Nel 1967 Hogwood fu il fondatore dell’Early Music Consort of London con David Munrow e nel 1973 ha rifondato l’Academy of Ancient Music, una orchestra specializzata nell’esecuzione di musica barocca con strumenti d'epoca. Ma Hogwood si è cimentato anche con l’interpretazione della musica contemporanea e in particolar modo con composizioni scritte nello stile neo-barocco e neoclassico, compresi alcuni lavori di Igor Stravinsky, Bohuslav Martinu e Paul Hindemith. DUETTO I Concerti dell’Auditorio hanno invitato nel corso della stagione 2006 il direttore, clavicembalista, collezionista di strumenti, ricercatore inglese Christopher Hogwood, che ha marcato la storia esecutiva degli ultimi decenni del Novecento attraverso numerose registrazioni discografiche. A poche settimane dalla scomparsa, omaggiamo l’artista proponendo la trascrizione di un’intervista concessa in quell’occasione luganese. Quando ha deciso che la musica sarebbe diventata la sua attività principale? Credo di essere arrivato alla musica un po’ per sbaglio. Da piccolo la musica non mi interessava. Poi cominciai a suonare il pianoforte e quando iniziai l’università, benché studiassi latino, greco e filosofia, passavo comunque molto tempo al pianoforte, ma certo non immaginavo che la musica sarebbe diventata la mia professione. Poi un giorno con l’amico David Munrow costituimmo un ensemble dedicato alla musica medievale, qualcosa di assolutamente nuovo. E così suonando musica medievale con questo gruppo - io ero al clavicembalo - questa sembrò diventare una possibilità di carriera. Allo stesso tempo, tuttavia, durante l’università suonavo e dirigevo anche musica moder23 22 na: queste due passioni, quella barocca e quella neo-barocca, sono sempre coesistite in me. L’Inghilterra ha giocato un ruolo importante per l’esecuzione della musica antica... Nella mia giovinezza già esistevano ottimi modelli, come Nikolaus Harnoncourt, Gustav Leonhardt, i pianisti viennesi come Eduard Melkus, quindi non venne inventato nulla in Inghilterra: ma certo qui esisteva una tradizione di eseguire musica rinascimentale, nelle cattedrali, con i cori che cantavano Byrd, Tallis, Orlando Gibbons con voci di contratenori; inoltre v’era la tradizione di viole da gamba che suonavano in “consort”. Ci parli degli inizi dell’orchestra da lei fondata, l’Academy of Ancient Music. Furono diversi i gruppi che nacquero in Inghilterra, uno di questi fu l’Academy of Ancient Music, poi il Galliard Trio che diventò l’English Concert, e direttori quali John Eliot Gardiner, Roger Norrington. Si ricorreva sempre allo stesso pool di interpreti freelance, e infatti nelle diverse orchestre si incontravano le stesse facce. All’inizio il problema fu economico, ma le persone erano così piene di entusiasmo e disposte a lavorare molto anche in cambio di pochi soldi, come quasi tutti gli organizzatori dell’orchestra, e io stesso! Ma ci furono due aspetti che vennero in nostro aiuto: il sostegno che ricevemmo dalla BBC che, per le registrazioni in studio, ci dava tutto il tempo necessario per DUETTO sperimentare e risolvere problemi (ed eri anche pagato!). Il secondo grande aiuto ci fu offerto della società Decca, dapprima con registrazioni di singoli progetti, Purcell e Händel, e in seguito la registrazione integrale delle sinfonie di Mozart, e poi i progetti legati a Beethoven con le sinfonie, i concerti e le opere. Lavorare per la BBC o per le case discografiche è simbolo di garanzia economica e per noi ha significato molto. suonare troppo lentamente il movimento lento della Nona Sinfonia: il metronomo dice 60, molti direttori suonano a 40. Credo che tutto ciò ci insegni a evitare una prospettiva troppo romantica della musica di Beethoven. La sua biografia di Händel, pubblicata anche in italiano, costituisce una ricerca fondamentale: nel frattempo vi sono state scoperte importanti su Händel e la sua musica? Una delle sue registrazioni che hanno marcato un momento decisivo fu il Messia di Händel: oggi lo interpreterebbe in maniera differente? Considero le registrazioni del passato come delle fotografie, degli scatti che rappresentano un’immagine di ciò che stavamo facendo in quel momento. E sono sorpreso di come io le avverta ancora così fresche e recenti. Non credo che cambierei qualcosa di quella versione: noto che oggi gli interpreti, anziché optare per un collage delle differenti versioni, ne scelgono una sola, come facemmo noi in quella registrazione. Ci racconti l’esperienza con le sinfonie di Beethoven: qual è stato, ad esempio, il suo punto di vista sui tempi metronomici indicati da Beethoven, ma oggi ancora poco rispettati. Ho fatto esattamente come Roger Norington prestando fede alle indicazioni metronomiche originali: certi tempi sono veloci, ma nessuno di questi è impossibile e penso che ci aiutino a costruire un’ottima qualità del suono. Poi non bisogna la Musica per i fuochi d’artificio. In esse vi sono diversi aspetti interessanti, per esempio il modo in cui Händel lavorava con il materiale musicale preesistente: abbiamo molte informazioni su come Händel prendeva in prestito, adattandolo, un tema da Telemann, Marpurg, Steffani, Scarlatti o Muffat. E così, grazie anche alle nuove informazioni di carattere psicologico, cominciamo a capire meglio come funzionava la mente di Händel. Il libro è edito dalla Cambridge University Press. Quali sono ora i suoi poli di interesse nella ricerca musicologica? Il libro fu pubblicato nel 1985 e ciò significa che possediamo ora altri vent’anni di informazioni. Quando scrissi il libro le opere di Händel non erano molto conosciute, oggi invece tutti i teatri propongono almeno una o due opere di Händel a stagione; è diventato ormai uno standard. Credo che dovremmo avere un maggior interesse per le sue Cantate italiane: vi sono cantate con il basso continuo, cantate con un piccolo gruppo di strumenti, si tratta di musica fantastica che risale ai tempi in cui Händel era giovane e tuttora non viene eseguita molto spesso. Ho appena scritto un nuovo libro su Händel, sulla Watermusic e Attualmente mi sto dedicando molto al lavoro di edizione, con particolare attenzione a Mendelssohn, con le nuove edizioni critiche delle ouvertures e delle sinfonie: esistono infatti molte versioni che pochi conoscono. L’altro progetto è promuovere il clavicordo, uno strumento molto “privato”; ho realizzato una serie di registrazioni come “Secret Bach” e “Secret Händel”, e sto per pubblicare “Secret Mozart” che ho registrato nella sua casa natale di Salisburgo. Il clavicordo è uno strumento molto bello e importante, impossibile da utilizzare per i concerti ma adorabile da suonare per uso personale: tutti dovrebbero suonare un clavicordo a casa propria! L’altro suo grande interesse è costituito dalla musica del XX secolo. Sì, essa si presta molto bene per i programmi, affiancando la musica antica. Posso fare un mélange di barocco e neobarocco, proponendo ad esempio Haydn e Stravinsky, o Corelli e Martinu, per osser25 24 vare le influenze. Il mio compositore preferito è Martinu, un ceco che credo abbia ancora bisogno di pubblicità. Ma ci sono altri aspetti, che riguardano anche compositori del passato: quest’anno ad esempio mi sto dedicando al processo di adattamento che Mozart subì a partire dal tardo XVIII secolo, come nel concerto che sentiamo stasera, con una première di un adattamento del 1801, e il Concerto per viola del 1808, adattato dal Concerto per clarinetto. È un po’ vedere Mozart attraverso una lente diversa. rare con strumenti moderni e in questo caso mi interessa vedere come i musicisti riescono a cambiare il linguaggio per suonare in stili diversi. Oggi lo noto con molte orchestre, la Mahler Chamber Orchestra, la Kammerorchester Basel, l’Australian Chamber Orchestra. Esiste un repertorio, un compositore, un’opera che non sopporta? Se a pensat da sì e da podée fa l’ator dialètal manda 'na foto e ol curicculum cont i tó generalità all’indirizz [email protected] Ta ciamarem par fatt on provin ol 10, 11 o 12 da novembar. Lavora spesso con Kammerorchester Basel? Sì, mi invitarono a lavorare con loro 5 anni fa. A Basilea scoprii i meravigliosi archivi della Fondazione Paul Sacher, ma allora non c’erano buoni rapporti fra la Fondazione e l’Orchestra. Così ho cercato di offrire una mediazione, e oggi organizziamo molti concerti. Il mese prossimo eseguiremo Bartók, Musica per archi, percussioni e celesta, Frank Martin, Petite Symphonie concertante e il Doppio concerto di Martinu. Questo è un programma speciale in occasione del centesimo anniversario della nascita di Paul Sacher. Lavora sia con orchestre con strumenti antichi, che con strumenti moderni? Mi piace lavorare con entrambi i tipi di orchestre, determinante rimane comunque il repertorio. Se questo prevede musica barocca o un programma dedicato a Mozart, credo che la cosa migliore sia suonare con strumenti storici. Se parliamo di un programma misto, allora è meglio lavoDUETTO Ti g’ett talent? Non saprei. Se penso a Mahler o a Wagner, mi piace molto ascoltare la loro musica ma non ho un’opinione particolare al riguardo. Fondamentalmente non li dirigo, salvo L’Idillio di Sigfrido o pezzi più brevi. La seconda scuola di Vienna, più tipicamente “nevrotica”, non rientra nelle mie preferite e neppure la musica atonale di Schönberg. La posso dirigere, ma non ne sono un grande appassionato. Fotografie tratte dal sito hogwood.org Se non avete capito nulla non preoccupatevi vuol dire che questa volta non fate al caso nostro. La RSI sta cercando attori di teatro di età compresa tra i 17 e i 70 anni con competenza dialettale comprovata. Maggiori informazioni: www.rsi.ch/dialetto. Le candidature devono essere inoltrate entro il 6 novembre 2014. Vuoi imparare a scrivere per il web? Adesso hai un’occasione imperdibile. Se hai tra i 22 e i 35 anni, sei svizzero o vivi in Svizzera e ti attira l'idea di partecipare ad un laboratorio di scrittura per serie web allora questo è il concorso che fa per te. Hai tempo di inviarci la documentazione richiesta sino al 28 novembre 2014. Il Laboratorio, interamente finanziato dalla RSI, si svolgerà negli Studi RSI di Lugano-Besso, sull’arco di circa 6 mesi dal 30 gennaio al 4 luglio 2015 e formerà i partecipanti alla narrazione seriale. Le lezioni saranno tenute da professionisti del settore e da produttori RSI che accompagneranno gli allievi in tutte le fasi di sviluppo di una serie web, dalla scelta del soggetto alla scaletta fino alla sceneggiatura. Informazioni e bando su www.rsi.ch/webserieslab 11. 2014 1–29 Cecilia Bartoli e I Barocchisti direzione di Diego Fasolis Sabato 1 e venerdì 7 Théâtre des Champs-Elysées, Parigi Lunedì 10 Rosengarten, Mannheim Giovedì 13 Palais des Beaux-Arts, Bruxelles Sabato 15 Festspielhaus, Baden-Baden Lunedì 17 Philharmonie, Essen Mercoledì 19 Laeiszhalle, Amburgo Sabato 22 Aula der Universität/Audimax, Regensburg Lunedì 24 Rudolfinum, Praga Mercoledì 26 Herkulessaal, Monaco Venerdì 28 Konzerthaus, Vienna Sabato 29 Concertgebouw, Amsterdam Gio 6 ore 20.30 Palazzo dei Congressi, Lugano in diretta su Rete Due Ve 7 ore 20.30 Chiesa San Francesco, Locarno Orchestra della Svizzera italiana Concerti d’autunno direzione di Hubert Soudant solista Clemens Hagen, violoncello, musiche di Semini, Dvořák e Schumann rsi.ch/autunno Sa 8 ore 20.30 Teatro Cittadella, Lugano Tra jazz e nuove musiche Michel Camilo & Tomatito Michel Camilo, pianoforte e Tomatito chitarra acustica una collaborazione Estival Eventi-RSI Rete Due in diretta su Rete Due rsi.ch/jazz Do 9 ore 17.00 Auditorio Stelio Molo RSI in diretta su Rete Due Me 12 ore 20.30 RSI Studio 2, Lugano-Besso Tra jazz e nuove musiche Tigran “Shadow Theater” Tigran Hamasyan piano, Fender Rhodes Sam Minaie, contrabbasso Arthur Hnatek, batteria in diretta su Rete Due rsi.ch/jazz Gio 13 ore 19.30 Sala G Teatrino Palazzo dei Congressi, Lugano Introduzione al concerto con Stéphane Denève in diretta su Rete Due ore 20.30 Palazzo dei Congressi, Lugano in diretta su Rete Due Ve 14 ore 20.30 Chiesa San Francesco, Locarno Orchestra della Svizzera italiana Concerti d’autunno direzione di Stéphane Denève solista Piotr Anderszewski, pianoforte, musiche di von Weber, Schumann e Mendelssohn rsi.ch/autunno Do 16 ore 20.00 RSI Studio 2, Lugano-Besso in diretta su Rete Uno Showcase di Rete Uno Paola Turci rsi.ch/reteuno Gio 20 ore 19.30 Sala G Teatrino Palazzo dei Congressi, Lugano Introduzione al concerto con Bernd Glemser in diretta su Rete Due ore 20.30 Palazzo dei Congressi, Lugano in diretta su Rete Due Ve 21 ore 20.30 Chiesa San Francesco, Locarno Orchestra della Svizzera italiana Concerti d’autunno direzione di John Axelrod solista Bernd Glemser, pianoforte, musiche di Rachmaninov e Čajkovskij rsi.ch/autunno Ve 21 Gio 27 Coro della SAT di Trento una collaborazione RSI Rete Due - Club Alpino Svizzero (CAS) sezione Ticino in diretta su Rete Due e streaming rsi.ch/retedue ore 20.30 Palazzo dei Congressi, Lugano in diretta su Rete Due ore 20.30 Auditorio RSI, Lugano Do 23 ore 17.00 Cinema Teatro, Chiasso Tra jazz e nuove musiche Steve Swallow Quintet feat. Carla Bley Steve Swallow basso, Carla Bley organo Hammond B3, Chris Cheek sax tenore, Steve Cardenas chitarra, Jorge Rossy batteria una collaborazione RSI Rete Due - CCC Centro Culturale Chiasso rsi.ch/jazz ore 19.30 Sala G Teatrino Palazzo dei Congressi, Lugano Introduzione al concerto con Alexandra Soumm in diretta su Rete Due Ve 28 ore 20.30 Chiesa San Francesco, Locarno Orchestra della Svizzera italiana Concerti d’autunno direzione di Markus Poschner solista Alexandra Soumm, violino, musiche di Sibelius e Čajkovskij rsi.ch/autunno Do 30 ore 17.00 Auditorio Stelio Molo RSI in diretta su Rete Due Celebrating Schubert Recital di Yulianna Avdeeva pianoforte, musiche di Schubert, Chopin Celebrating Schubert Recital di Stanislav Ioudenitch e Luis Fernando Perez pianoforti, musiche di Schubert, Ravel RENDEZ-VOUS 29 28 club Corrado Augias, Il lato oscuro del cuore St. Petersburg Cecilia Bartoli, I Barocchisti e Diego Fasolis Moira Bubola Christian Gilardi Clara, Lina e Wanda, tre donne apparentemente lontane, intrecciano i loro destini. Clara è una giovane dottoranda in psicologia, Lina è una cantante d’operetta in pensione e Wanda ha appena perso il marito in un omicidio dai contorni misteriosi. Sabina, Dora e Else tre donne del passato, diventate celebri perché affette da isteria: casi clinici, reali e immaginari. L’amante di Jung, la famosa paziente di Freud e la protagonista di “La signorina Else”, racconto di Schnitzler. Corrado Augias gioca con le vite di queste donne sulla scacchiera delle importanti scoperte realizzate dalla psicologia, la scienza dell’inconscio, firmando un romanzo originale che avvince per la sofisticata intersezione dei piani narrativi. Un guanto di sfida gettato al lettore affinché, attraverso la finzione narrativa, scopra il suo lato oscuro del cuore. Cecilia Bartoli con I Barocchisti diretti da Diego Fasolis firmano assieme un altro gioiello musicale. I tesori musicali nascosti negli archivi del Mariinsky di San Pietroburgo riscoperti in un CD che esplora i capolavori barocchi della Russia zarista alla corte di tre imperatrici del 18mo secolo: Anna, Elisabetta e Caterina la Grande. L’album contiene brani in prima registrazione mondiale, cantato per la maggior parte in italiano, questo album offre la possibilità di ascoltare la star romana interpretare arie in russo. Cecilia Bartoli stessa ha effettuato le complicate ricerche negli archivi della biblioteca del Mariinsky di San Pietroburgo riportando alla luce musiche dimenticate da oltre 200 anni, come quelli di Hermann, Francesco Domenico oppure il Domenico Cimarosa. Anche per questa registrazione Cecilia Bartoli ha registrato presso l’Auditorio Stelio Molo collaborando con I Barocchisti diretti da Diego Fasolis. Einaudi Decca 2014 Fuori Mira di Erik Bernasconi con Jean-Christophe Folly, Martina De Santis, Alessio Boni, Roberto Citran, Pia Engleberth, Lino Capolicchio (Svizzera 2014) Marco Zucchi NOTA BENE Dopo il sorprendente successo ticinese di “Sinestesia”, Erik Bernasconi ci ha messo un po’ a trovare la strada del secondo lungo, tra una sceneggiatura rimasticata a otto mani (con Daniel Bilenko, Mario Fabio e Roan Johnson) e qualche ripensamento sul montaggio finale. Ne esce un curioso ritratto di quartiere, ambientato in Svizzera ma girato in Alto Adige, dove l’apparente concordia tra le diverse componenti sociali va velocemente a rotoli non appena succede un fatto imprevisto. Sparano a un immigrato africano, ferendolo. Non si sa chi sia stato, ma il fatto genera rigurgiti di razzismo che rischiano di degenerare. Stile registico molto adatto al committente televisivo (la RSI), con tanti movimenti di macchina, frequenti spunti dialogici, l’utilizzo di parentesi musicali. Non è certo “Fruitvale Station” o “12 anni schiavo”, ma prova a far riflettere su quanto la pelle di un colore diverso possa essere ancora fonte di pregiudizio. In sala dal 30 ottobre. Martedì 6 gennaio 2015 Palazzo Reale, Milano Van Gogh: L’uomo e la terra La mostra porta per la prima volta a Milano alcuni dei più noti capolavori di Van Gogh quali l’Autoritratto del 1887, Paesaggio con covoni di grano e luna crescente, Ritratto di Joseph Roulin, Natura morta con un piatto di cipolle, questi ultimi eseguiti nel 1889, anno in cui l’artista si trasferisce dalla città di Arles, dove aveva avuto luogo la fruttuosa ma turbolenta convivenza con Paul Gauguin. Attingendo ai prestiti da parte di prestigiosi musei internazionali, quali il Van Gogh Museum di Amsterdam, la mostra di Milano approfondisce una delle tematiche più care a Vincent Van Gogh, ossia il rapporto tra l’uomo e la natura che lo circonda, declinato nelle immagini della vita contadina scandita dall’attività di aratura dei campi, di semina e di raccolta. Programma Ore 10.00 partenza da Lugano (parcheggio RSI Besso) Arrivo a Milano (zona Duomo) e tempo a disposizione per le visite individuali e il pranzo libero. Alle 15.00 ci ritroveremo a Palazzo Reale per la visita guidata della mostra “Van Gogh: l’uomo e la terra”. Alle 18.30 ritrovo e rientro in Ticino. Prezzo la quota di partecipazione comprendente trasferta in pullmann, biglietto d’entrata e visita guidata è di CHF 75.- per persona Iscrizioni Fosca Vezzoli T. +41 91 803 56 60 [email protected] mette c Films Freneti ione dei siz a dispo lcuni i Cult a d ri o tt le er p i d li i va bigliett le che prosa tutte le uori mira” “F o n a iett coni. Bernas di Erik i.ch due@rs clubrete 03 56 60 8 1 T. +41 9 Giovedì 13, 20 e 27 novembre alle ore 19.30 Concerti d’autunno, Palazzo dei Congressi, sala G Teatrino (piano -1) La possibilità di scoprire il dietro le quinte di un concerto così come di una trasmissione radiofonica. In occasione della stagione 2014 dei Concerti d’Autunno di Rete Due al Palazzo dei Congressi di Lugano, il Club ricorda ai soci la possibilità di seguire insieme la diretta di Rete Due prima del concerto. Sarà l’occasione per conoscere da vicino i protagonisti della stagione. 31 30 DAB E-mail [email protected] Redazione Cult Fosca Vezzoli Internet rsi.ch/rete-due Art Director RSI Gianni Bardelli Fotolito Prestampa Taiana Stampa Duplicazione RSI © RSI tutti i diritti riservati K12 Produttrice Rete Due Sandra Sain Satellite Hotbird 3 Posizione 13° Est Frequenza 12.398 GHz Ccp 69-235-4 SATELLITE Club Rete Due casella postale 6903 Lugano T +41 (0)91 803 56 60 F +41 (0)91 803 90 85 retedue.rsi.ch Progetto grafico Ackermann Dal Ben Frequenze di Rete Due Fm Bellinzonese 93.5 Biasca e Riviera 90.0 97.9 93.5 Blenio 90.0 Calanca 90.2 Leventina 90.0 93.6 96.0 Locarnese 97.8 93.5 92.9 Luganese 91.5 94.0 91.0 Bregaglia 97.9 99.6 96.1 Malcantone 97.6 91.5 Mendrisiotto 98.8 Mesolcina 90.9 91.8 92.6 Maggia-Onsernone 97.8 93.9 91.6 Val Poschiavo 94.5 100.9 Verzasca 92.3 92.7 Galleria Mappo-Morettina 93.5 Rivera-Taverne 97.3 92.8 INTERNET 14 n.8