Bambini, giovani
o giovanili?
Giovani
e innamorati
guerrieri
Intervista a
Christopher
Hogwood
cult
Il mensile culturale RSI
Novembre 2014
Bambini, giovani
o giovanili?
Sandra Sain
Produttrice Rete Due
Letteratura per ragazzi, cinema per ragazzi, teatro per ragazzi…
Complice il cartellone degli eventi di Novembre sul territorio
(primo su tutti Castellinaria), viene da riflettere su come la produzione culturale punti molto sul pubblico dei bambini e dei giovani adulti e su come ciò che è pensato per i più piccoli coinvolga
sempre di più anche gli adulti. Non è un caso che tra i film più
visti del 2013 troviamo super eroi di varia origine e genere, un
Cattivissimo me, l’Università dei mostri, i Croods…
Siamo stati tutti bambini e il tesoro della nostra infanzia lo custodiamo come un bene tra i più preziosi. Ecco allora che quando
qualcosa colpisce la nostra immaginazione e ci emoziona ci diciamo che ci ha fatto tornare bambini. Lo diciamo con un misto
di tenerezza e rimpianto.
Rimpianto per cosa? Cosa ci manca davvero di quel tempo?
Davvero l’abbiamo vissuto con la spensieratezza che il tempo
immemore regala a piene mani?
Una cosa è certa: da bambini si può giocare e coltivare quella fantasia che poi, spesso, come un arto poco utilizzato, ha la tendenza
ad atrofizzarsi. E ancora, e forse soprattutto, da bambini le
nostre responsabilità sono limitate e la dipendenza dagli adulti
sostanziale.
La nostra società occidentale è spesso definita come una società
di adulti bambini. Robert Bly, poeta e saggista americano, nel 1996
pubblica “The sibling society”, diventato in italiano “La società
degli eterni adolescenti”. Il libro analizza questa società "orizzontale": senza gerarchie, senza più padri e figli ma nella quale sono
tutti fratelli e sorelle e, come tali, privi di responsabilità se non
verso se stessi.
Ecco allora che mi piace ripensare al “Il pranzo di Ferragosto”,
delizioso e pluripremiato film del 2008 di Giovanni Di Gregorio.
Al centro della vicenda una cast strepitoso di arzille signore:
volitive, vispe ed esuberanti, per quanto limitate dall’età e bisognose di accudimento, proprio non ci stanno a farsi considerare
bambine. E così quando il protagonista Giovanni (lo stesso
Di Gregorio) si offre di preparare una tisana all’ottuagenaria zia
Maria, questa gli risponde indispettita: “A te! A me la camomilla?
A questa età la camomilla? Ueee! E che ti sei messo in testa?
Che sei? Riccio?”.
SGUARDI
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Giovani
e innamorati
guerrieri
Il Coro della SAT
di Trento in concerto
alla RSI
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ONAIR
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25 anni dopo:
Libertà, democrazia,
insicurezze…
Puccini per tutti
DUETTO
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Intervista a
Christopher Hogwood
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Giorgio Orelli
e il “lavoro”
sulla parola
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Il piacere della
cultura
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LA 2 DOC.
Il piacere
del documentario
RENDEZ-VOUS
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L’agenda
di novembre
NOTA BENE
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Recensioni
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Proposte Club
In copertina: Acrobazie da “parkour” di fronte alla cattedrale di Notre Dame.
Fotografia di Andy Day, kiell.com
ACCENTO
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Giovani
e innamorati
guerrieri
Boyhood
Mariarosa Mancuso
Da Jo, aspirante scrittrice in “Piccole donne”,
agli adolescenti malati in “Colpa delle stelle”,
passando per la ragazza guerriera di “Hunger
Games” e la ragazza innamorata del vampiro
in “Twilight”. Ovvero: come cambiano la
letteratura e il cinema con i giovani per protagonisti. Attualmente, con l’etichetta “Young
Adults”, rappresentano il settore più vivace e
redditizio dell’editoria. Hollywood li saccheggia
e creano fenomeni di culto.
SGUARDI
Noi leggevamo “Piccole donne” di Louisa
May Alcott. La storia delle quattro ragazze
March – Meg, Jo, Beth e Amy, tutte avevamo un debole per il maschiaccio Jo, che da
grande vuole fare la scrittrice e si allena
inventando storie per le sorelle – rimaste
sole a casa con la madre, mentre il padre è
partito per la guerra di secessione.
I best seller adolescenziali allora duravano decenni e si tramandavano di madre
in figlia (la prima edizione del romanzo è
del 1868, più di recente abbiamo scoperto
il lato nero della scrittrice, apprezzata per i
suoi racconti dell’orrore da Stephen King).
Oggi i titoli e le saghe si rincorrono: i lettori adolescenti quando si affezionano a un
personaggio non lo mollano più, bisogna
garantire al minimo tre volumoni. Basta
distrarsi un attimo per perdere il conto.
Il 2014 è stata l’estate di “Colpa delle stelle”, anche grazie al film – diretto da
Josh Boone, con Shailene Woodley e Ansel Elgort – che ha rilanciato il romanzo
di John Green. Uscito nel 2012 (in Italia lo
pubblica Rizzoli) ha conquistato i primi
posti nelle classifiche americane e italiane. E lo scrittore sta tra le cento persone
più influenti al mondo stilata da TIME-
Magazine. Prima c’erano stati “Twilight”,
“The Hunger Games”, “Divergent”. Una
saga vampiresca e romantica scritta dalla
mormona Stephenie Meyer, due storie ambientate nel futuro totalitario, tra giochi di
sopravvivenza e test per stabilire quale sarà
il tuo posto nella società.
“Colpa delle stelle” ha dato origine all’etichetta “Sick Lit”, modellata su
“Chick Lit”, vale a dire romanzi letti perlopiù dalle ragazze. Il corrispettivo maschile,
“Lad Lit”, si applica bene ai primi libri di
‹ Fioriscono etichette
che cercano di definire nuovi
filoni letterari. ›
Nick Hornby, “Febbre a 90” o “Alta fedeltà”, ma poi il filone si è esaurito. “Sick”
come malato: Hazel e Augustus, i due sedicenni protagonisti, si incontrano a un
gruppo di supporto per malati di cancro.
A lui è stata amputata una gamba, lei gira
con la bombola di ossigeno e i tubicini nel
naso, l’hanno costretta a frequentare il
gruppo perché è depressa. Ma, come dice
saggiamente, “La depressione non è un ef5
4
Twilight
fetto collaterale del cancro. La depressione
è un effetto collaterale del morire”.
Chi si aspetta un romanzo triste resterà deluso, lo era molto di più “Love
Story” di Eric Segal, bestseller degli anni
70 (e film con Ali McGraw e Ryan O’Neal,
lei moriva di leucemia tra le braccia di lui).
Hazel e Augustus scherzano, si innamorano, viaggiano fino ad Amsterdam per incontrare il loro scrittore preferito. E hanno
conquistato la fantasia dei maschi, oltre
che delle femmine.
Capita lo stesso con “The Hunger
Games” e “Divergent” (mentre “Twilight”
è rimasto confinato nelle camerette delle ragazze e delle loro mamme: le fan più
mature sono state ribattezzate “Twilight
Mom”). Capita a dispetto del fatto che
‹ Fenomeni letterari
e cinematografici che spesso
uniscono più generazioni. ›
hanno ragazze tostissime per protagoniste, e che i personaggi maschili hanno
ruoli secondari. Compagni di squadra
nell’arena per la sopravvivenza, meno abiSGUARDI
Colpa delle stelle
li a combattere e a risolvere i guai, oppure
istruttori-maestri che però non mettono
in ombra il percorso iniziatico dell’allieva.
Percorso iniziatico, appunto. I libri e
i film che abbiamo citato ricordano i riti
di passaggio delle società antiche, dove il
transito verso l’età adulta era scandito da
tappe precise e non si restava “giovani”
fino ai trent’anni. Tutti affrontano temi
serissimi, dalla morte alla scoperta del sesso, in netta contrapposizione con una cultura diffusa che rimuove la prima e dedica
alla seconda qualche lezione scolastica.
Parliamo di società liquida (dalla definizione tuttofare di Zygmunt Baumann, ormai entrata nel parlar comune anche se il
significato preciso sfugge) e intanto la narrativa per adolescenti fa rientrare in scena
le difficoltà, i vincoli, la necessità prima o
poi di cavarsela da soli, questioni che scuola e famiglia cercano di ammorbidire, se
non cancellare.
Nell’editoria e nel cinema americano, i grandi successi sono targati “Young
Adults”. Roberto Denti, fondatore a Milano della Libreria per Ragazzi, si chiedeva qualche anno fa perché i ragazzi delle
scuole medie divoravano un mattone di
mille pagine come “It” di Stephen King,
scrittore bravissimo a raccontare l’età in
cui le figurine e le bambole sono più interessanti dei maschi per le femmine, e delle
femmine per i maschi. E poi all’improvviso
voltavano le spalle ai libri.
La categoria dei “Young Adults” ha
conquistato la terra di mezzo, tra le letture per i ragazzini e le letture per i grandi.
L’unico scrittore italiano che potremmo
‹ Una letteratura che è ponte
in una terra di mezzo. ›
far rientrare nella categoria è Niccolò Ammaniti, amatissimo (soprattutto grazie al
passaparola, a quell’età le recensioni non
si leggono) tra gli adolescenti. Grazie a un
linguaggio non letterario (nel senso che
non attira l’attenzione su se stesso, ma
è al servizio della storia che racconta) e
all’identificazione con i personaggi.
La crescita di un ragazzino dai 6 ai 18
anni, da quando gira nel quartiere con la
biciclettina fino alla partenza per il college, è al centro di “Boyhood”, l’ultimo film
del regista indipendente americano Ri-
chard Linklater (nelle sale ticinesi dal 23
ottobre). Era l’anno scorso alla Berlinale,
dove ha vinto l’Orso d’argento per la regia.
Un incanto: non tanto per la storia che
racconta – un divorzio, nuovi compagni,
traslochi, i primi videogiochi e la passione
per la fotografia – ma per come ha deciso
di raccontarla.
Nel 2002, il regista riunì il cast –
Ethan Hawke che fa il padre, Rosanna
Arquette che fa la madre, Ellar Coltrane
che ha la parte di Mason, la propria figlia
Lorelei Linklater che ha la parte della sorella – per pochi giorni di riprese. Girò le
scene d’apertura (dieci minuti circa) e diede appuntamento a tutti per l’anno dopo.
Altri dieci minuti di girato, e altro appuntamento di lì a dodici mesi, fino al 2013.
Intanto Ellar Coltrane cresceva davvero,
cambiando faccia e corpo come nessun direttore di casting avrebbe potuto prevedere. Qui sta il fascino del film, vero e proprio
reality sull’arte di diventare grandi.
Immagini tratte da youtube
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Rete Due / Laser dal 3 al 7 novembre alle ore 9.00
Moby Dick sabato 8 novembre alle ore 10.00
Geronimo lunedì 3 novembre alle ore 11.35
Birdland dal 3 al 7 novembre alle ore 23.00
25 anni dopo:
Libertà, democrazia,
insicurezze…
Ostalgie
Roberto Antonini
dato assodato, le nuove generazioni non sembrano particolarmente interessate a indagare il passato del loro paese, molti
esclusi dallo sviluppo economico non nascondono quella che
è stata battezzata la “Ostalgie”, la nostalgia dell’est (Ost),
il ricordo di un vita abbastanza frugale, molto controllata dalle
istanze politiche, ma senza scossoni, incognite: il pieno impiego, la sicurezza sociale, una quotidianità banale quanto regolare
se non irregimentata.
A un quarto di secolo di distanza non è tuttavia solo la Germania a presentarsi trasformata. Il mondo intero, le sue strategie,
i suoi equilibri o squilibri, le sue guerre fanno parte di quella
metamorfosi profonda, epocale, scaturita dalla fine del bipolarismo. In positivo ma anche, naturalmente, in negativo, con le
guerre scoppiate sul fertile humus di un mondo sfilacciato,
senza regia.
In Laser, Moby Dick e Geronimo, Rete Due propone una serie
di analisi e approfondimenti sulle grandi questioni politiche,
storiche e culturali riallacciabili alla nascita, 25 anni fa a
Berlino, di quel mondo incostante, spesso enigmatico, imbottito di speranze e opportunità, ma anche di grandi rischi, nel
quale si è aperto il nostro secolo.
Le immagini immortalate in quel 9 novembre del 1989
e impresse nella memoria collettiva globale, raccontano di una
notte magica, di una massa umana festante, inebriata dalla
gioia, dalle emozioni e dalla curiosità che si sposta dall’est
all’ovest della città a scoprire quel mondo che le era stato precluso da quel 13 agosto di 28 anni prima, il giorno in cui venne
eretto il muro di Berlino. In quella notte, dopo settimane di
proteste popolari contro il regime della Repubblica Democratica Tedesca, si scrisse una delle più importanti pagine della
nostra storia: il destino del secolo breve, secondo la definizione
del grande storico britannico Eric Hobsbawm, era ormai segnato. Meno di un anno dopo la Germania fu riunificata sulle
ceneri della DDR, due anni dopo venne confinata nella travagliata storia del secolo anche l’Unione Sovietica, sopraffatta
dall’onda lunga delle crescenti rivendicazioni popolari e
del nascente assetto post-guerra fredda. “Non è facile gettare
il nostro cuore oltre quel maledetto muro. Ma un giorno,
mano nella mano, lo oltrepasseremo” recita il celebre brano
dei Pink Floyd “TheWall”. 25 anni dopo i sentimenti in Germania sono contrastanti, la speranza e la passione hanno lasciato
il posto all’abitudine. Schegge di muro sono diventate dei
souvenir sempre molto richiesti dai turisti. La libertà è un
ONAIR
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“Vorrei dire che sono sempre stato tra quelli che Gianfranco
Contini, mio maestro, chiama operai della critica verbale”.
La definizione l’aveva data lui stesso nella premessa di uno dei
suoi ultimi libri, “La qualità del senso. Dante, Ariosto e Leopardi”, pubblicato da Casagrande nel 2012. Ed è da qui – c’è da
scommetterci – che Massimo Danzi e gli altri organizzatori
del Convegno intitolato “Giorgio Orelli e il lavoro sulla parola”,
previsto a Bellinzona dal 13 al 15 novembre, prenderanno le
mosse. Almeno per quanto riguarda l’analisi del suo modo di
avvicinare i testi letterari, perché durante i tre giorni non verrà
affrontato solo questo aspetto della sua attività. L’intento,
infatti, è quello di prendere in esame anche la sua produzione
poetica, i suoi scritti in prosa e le sue traduzioni.
Ma il convegno, che riunirà studiosi italiani e svizzeri come,
tra gli altri, Stefano Agosti, Maria Antonietta Grignani, Ottavio
Besomi e Pietro De Marchi, non sarà indirizzato solo ad un
pubblico di specialisti. Sarà un’occasione per tutti: per i suoi
concittadini che lo ricordano ancora con la sua inseparabile
bicicletta, per chi lo ha avuto come insegnante, per chi lo
ha ammirato nei non pochi incontri pubblici in Ticino e fuori,
e per chi, affascinato dallo stile, ha provato per lui affetto e
stima. Completano infatti il programma una mostra allestita
nelle bacheche dello stesso Palazzo civico, completa di postazione video con documenti delle Teche RSI, e una serata tutta
speciale, venerdì 14, al Teatro Sociale, durante la quale il poeta
Fabio Pusterla ed Enrico Lombardi accoglieranno alcuni ospiti
“a sorpresa” e proporranno una serie di letture di suoi testi.
Partiranno dalla prima raccolta poetica, “Né bianco né viola”
del 1944, per arrivare all’ultima, “L’orlo nella vita”, che verrà
pubblicata per la prima volta nel volume con tutte le poesie,
in uscita l’anno venturo negli Oscar Mondadori.
Rete Due / Il Punto venerdì 14 novembre alle ore 17.10
Foglio Volante lunedì 17 novembre alle ore 18.00
rsi.ch/giorgioorelli
Giorgio Orelli
e il “lavoro”
sulla parola
Mariagrazia Rabiolo
Rete Due darà conto della manifestazione ne Il Punto di
venerdì 14 e nell’Inserto in coda al Foglio Volante di lunedì 17,
riascoltabili sul sito di Rete Due. Voci, commenti e contributi
che verranno poi aggiunti al dossier online RSI dedicato
a Giorgio Orelli, rsi.ch/giorgioorelli.
Archivio Teche RSI-Fototeca
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Castellinaria su Rete Due
dal 17 al 21 novembre
Colpo di scena alle ore 13.30
Foglio Volante alle ore 18.00
Passatempo collegamenti nel fine settimana
Bookcity su Rete Due
sabato 15 novembre
Moby Dick alle ore 10.00
Passatempo dalle 14.30 alle 15.00 e dalle 15.30 alle 16.00
rsi.ch/retedue
Il piacere della
cultura è una festa
fatta di cinema
e letteratura
flusso costante di messaggi visivi. La stessa consapevolezza che
si acquisisce anche attraverso la drammaturgia.
Nella settimana dal 17 al 21 novembre, in “Colpo di scena”,
ospiteremo produzioni scritte da giovani autori. Lunedì, con la
regia e la consulenza drammaturgica di Flavio Stroppini,
“Sempre e ovunque” di Marica Jannuzzi, testo vincitore del
concorso “Storie per la radio, storie per la TV”, concorso
promosso dalla CORSI, la Società Cooperativa per la Radiotelevisione Svizzera di lingua italiana, assieme a Castellinaria. Gli
altri quattro giorni della settimana presenteranno (con la regia
di Igor Horvat) i lavori realizzati all’interno del corso di
drammaturgia radiofonica della Scuola Paolo Grassi di Milano
tenuto da Mariella Zanetti col tema “Nutrire la fantasia”.
Moira Bubola
“La capacità di godere richiede cultura, e la cultura equivale
poi sempre alla capacità di godere”. Questa citazione di
Thomas Mann è un invito a nozze per Rete Due perché la
cultura cattedratica, calata dall’alto e dispensata da pochi dotti,
non ci piace. Amiamo la condivisione, il piacere e la festa che
gli avvenimenti culturali riescono a innescare. Questo nostro
tempo è caratterizzato da iniziative culturali che, a volte,
nascondono poca sostanza, o peggio ancora, volontà di marketing. Ecco che quando si tratta di scegliere quali avvenimenti
raccontare ai nostri ascoltatori l’impresa diventa complicata,
ma anche estremamente stimolante. Questo mese di novembre
ci aiuta perché torna Castellinaria. Il Festival del cinema giovane, giunto alla sua 27esima edizione, continua un lavoro
capillare di formazione e sensibilizzazione al cinema. Rendere
i ragazzi della Svizzera italiana, e non solo, sempre più consapevoli delle molte implicazioni veicolate dalle immagini, oggi
è ancora più importante di ieri, perché siamo immersi in un
ONAIR
E a proposito di scrittura ci sposteremo anche a Milano per
Bookcity, altro appuntamento di qualità: i libri, gli scrittori e la
letteratura sono considerati motori propulsori del cambiamento. Per trovare nuove prospettive, Milano, in vista di Expo 2015,
cerca aiuto anche nelle pagine scritte da chi ha scelto il terreno
della fantasia, della riflessione, della ricerca e della memoria.
Pensare una città, oggi significa trovare scenari inediti, soluzioni creative e spazi partecipati. Gli scrittori hanno nel loro DNA
questo tipo di approccio, vale dunque la pena arruolarli nella
costruzione di una possibile città futura. Rete Due ci sarà per
intervistare i protagonisti della rassegna e restituire le riflessioni
e le atmosfere della manifestazione.
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LA 2 DOC
lunedì 17 novembre alle ore 22.15
rsi.ch/la2doc
LA 2 DOC.
Il piacere
del documentario
Bruno Bergomi
LA 2 DOC è alla sua sesta stagione. Forse, più del titolo, il sottotitolo indica chiaramente l’indirizzo del programma.
La rubrica è tra le poche caselle documentaristiche della RSI
della durata di 90 minuti. La finalità de LA 2 DOC è quella
di proporre i migliori documentari del mondo offerti dal mercato internazionale. Non sempre però si trovano documentari
di 90 minuti. Il mercato offre principalmente documentari
di 52 o 60 minuti. Per questo a volte proponiamo due documentari dalle durate più corte.
LA 2 DOC propone un documentario drammatico: Il Riscatto
di Miss Mondo di Cecilia Peck (titolo originale Brave Miss
World). Dopo uno stupro che ti sconvolge la vita, come riemergerne più forte e determinata al punto da farsi paladina delle
vittime di violenza sessuale? La vicenda di Miss Mondo 1998,
l’israeliana Linor Abargil è emblematica. Violentata in modo
brutale a 19 anni a Milano, incoronata Miss Mondo appena
sette settimane dopo, Linor Abargil ha fatto di uno degli eventi
più traumatici in assoluto un’arma che le ha permesso di andare oltre, guardare avanti, trovare un nuovo scopo nella vita
e una nuova identità. L’ex modella è divenuta la principale
portavoce internazionale della lotta contro la violenza sulle
donne e interlocutrice di chi – come lei – è stata violentata, ma
che – contrariamente a lei – ha serbato il segreto per anni,
vergognandosene profondamente. Nei suoi peripli per il mondo, invitata a parlare apertamente di quella che è ormai una
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Linor Abargil, Miss Mondo 1998, con grande coraggio ha fatto dello stupro subito
uno strumento per delle campagne di sensibilizzazione contro la violenza sulle donne.
vera e propria piaga sociale, Linor esorta le vittime di violenza
sessuale a non tacere, a denunciare gli stupratori e spezzare così
il silenzio che ancora oggi punisce la donna e lascia impunito
il violentatore. Nel frattempo, l’ex Miss ha scoperto una nuova
forza interiore per portare avanti la sua missione: la fede.
Un cambiamento radicale che l’ha trasformata profondamente,
interiormente e esteriormente.
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La Monnalisa è icona mondiale dell’arte, anzi, dell’Arte con la A maiuscola. Dopo Marcel Duchamp e Andy Warhol
è di moda rielaborare questo ritratto in chiave provocatoria. Non si astengono i giovani street artists che così
la ritraggono, bibita in mano e indosso tuta di una grande marca, sulle pareti di Lisbona. Immagine costah.net
Auditorio RSI, Lugano-Besso
venerdì 21 novembre alle ore 20.30
in diretta su Rete Due e streaming
rsi.ch/retedue
Il Coro della SAT
di Trento in concerto
alla RSI
Olivier Bosia
“Monte Canino”, “Il capitan della compagnia”, “La pastorella”,
“Dove sei stato mio bell’alpino…” molti di noi hanno nelle
orecchie (e nel cuore) questi canti: per averli cantati in prima
persona, magari assieme agli amici, in famiglia o in compagnia,
oppure per averli ascoltati da qualche vecchio vinile del Coro
SAT, spesso presente nelle piccole discoteche delle nostre case.
E proprio la diffusione dei moderni mezzi di riproduzione
sonora ha contribuito in modo importante alla fama del leggendario coro trentino. Questo nel secondo dopoguerra,
soprattutto negli anni ’60 e ’70, quando il ricordo del conflitto
’39 - ’45 era molto vivo e alcuni di quei canti potevano esser
considerati rappresentativi di situazioni, stati d’animo, sentimenti in cui molti si potevano identificare. Senza contare
il fenomeno della Resistenza, che anche da noi ha lasciato un
segno importante, anche di vicinanza al popolo italiano,
soprattutto prealpino. In realtà il repertorio dei canti degli
Alpini risale in gran parte a epoche precedenti, con particolare
rilevanza del periodo della prima guerra mondiale: molti dei
testi fanno riferimento a luoghi, persone, battaglie che hanno
riguardato le Alpi del Nord Italia e le loro genti, con un
coinvolgimento di grande intensità e partecipazione popolare.
Da qui il forte potere di identificazione che questi canti portano
dentro di sé, a partire dalle situazioni in cui si trovano i
“protagonisti” per andare oltre, a raggiungere una dimensione
umana (ed emotiva) più alta, più profondamente sentita.
ONAIR
Una forza espressiva potenziata dalla dimensione collettiva,
perché il cantare insieme rafforza il sentimento di partecipazione, di condivisione e dunque di appartenenza e di identità.
Inoltre molti dei canti riescono a travalicare la dimensione narrativa e a collocare in primo piano (magari nell’ultima strofa
o con l’artifizio del coro “a bocca chiusa”) gli aspetti più profondamente umani ed emotivi delle vicende.
Il Coro della SAT (dapprima SOSAT: Sezione Operaia della
Società Alpinistica Tridentina, dicitura poi abolita nel 1938) è
nato a Trento nel 1926, con i quattro fratelli Pedrotti e qualche
altro ragazzo a cantare temi tradizionali a più voci… poi via
via le ricerche sul campo (sempre assidue e attente) si sono
affiancate ad una ricerca sonora e stilistica, con la definizione
di uno stile sempre più raffinato e caratteristico, divenuto il
sigillo di un modo di cantare “stilizzato” ma vero, vivo, sempre
alla ricerca di nuovi orizzonti e di nuove sfide. I maestri dei
primi tempi hanno dato spazio ad armonizzatori raffinati,
talvolta anche a grandi artisti della musica classica: fra questi
spicca Arturo Benedetti Michelangeli, che ha saputo regalare
al Coro diciannove perle d’incomparabile bellezza!
Oggi, vicino al 90. compleanno, il Coro SAT è vivo più che mai,
e in occasione del Centenario della Grande Guerra la RSI è
felice di invitarlo, con il sostegno del Club Alpino Svizzero, per
un concerto straordinario nell’Auditorio di Lugano: siamo
certi che sarà un’occasione per tutti gli appassionati di musica
e di montagna di (ri)scoprire un patrimonio prezioso di canti,
storie ed emozioni.
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Rete Due / Colpo di scena
da lunedì 24 novembre a venerdì 5 dicembre
alle ore 13.30
Puccini
per tutti
Claudio Ricordi
L’udito fa ben parte del nostro sistema percettivo, che ci aiuta
a navigare e comprendere il mondo circostante. Ma è anche
un forte segnale cui affidare la memoria. È accaduto così che
i miei primi ventisei anni di vita sono stati scanditi dal suono di
una pendola da parete dalla lunga carica che si attivava ogni
quarto d’ora. Su di una piccola targa interna, ben visibile attraverso i vetri dello sportello, stava scritto: Lucca… Bastò questo
per attrarre la mia curiosità, diciamo negli anni dell’adolescenza.
Domandai ai miei genitori come capitò in casa tale totem
metronomico, e la pronta risposta fu: «Un regalo di Puccini a
nonno Ugo» … che tra le sue attività aveva l’importazione di
automobili, grande passione del sor Giacomo!
Nel 2004 ebbi l’incarico di realizzare per Rete Due un ciclo di
sessanta puntate proprio su famiglia e azienda, che decidemmo
di intitolare “Ricordi dei Ricordi”. E fu durante questa avventura
che un amico mi regalò un prezioso libro sulla vita di Puccini,
trovato su una bancarella e scritto da un collaboratore di Giulio
Ricordi, nonché librettista dello stesso Puccini: Giuseppe Adami.
E da allora altri due desideri accesero la mia fantasia e la mia
capricornesca determinazione: pubblicare il tomo ai nostri
giorni e farne una riduzione radiofonica.
Incredibile en plein, si direbbe al casinò: Luca Formenton, l’editore del Saggiatore, ha accolto con entusiasmo l’idea di ripubblicare il volume, e Rete Due mi ha chiesto la realizzazione
dell’adattamento radiofonico di questo libro! 1994, 2004, 2014:
sembra che la cadenza del numero 4 abbia portato fortuna
all’intreccio delle storie di famiglia con quelle di Puccini, come
rivalsa di quel tristissimo 1924 che ci privò per sempre delle
ONAIR
Giacomo Puccini (Lucca, 22 dicembre 1858 - Bruxelles, 29 novembre 1924) è stato un compositore
italiano, uno dei massimi operisti della storia.
nuove strade musicali che il grande lucchese avrebbe certamente percorso. Un uomo appassionato di nuove tecnologie e
che già ascoltava la radio: in quel tempo lui scompare e la radio
nasce, un mezzo che avrebbe diffuso la sua musica in tutto il
mondo, e che ora gli dedica una preziosa biografia da pagine
accese di curiosità ed emozioni ben oltre le parole scritte, che
si succedono come un docu-drama, dove storia, storie e aneddoti
si intrecciano nella stesura, chiamando a raccolta memorie,
appunti e testimonianze preziose che ora diventano suono…
con Igor Horvat e Claudio Moneta diretti da Claudio Laiso.
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Intervista a cura
di Giuseppe Clericetti
Christopher Hogwood
(1941–2014)
Omaggio a un
maestro della musica
antica
Christopher Jarvis Haley Hogwood (Nottingham, 10 settembre 1941 –
Cambridge, 24 settembre 2014) ha studiato musica e letteratura classica
al Pembroke College di Cambridge e, parallelamente, direzione d’orchestra
e clavicembalo con illustri maestri della scuola britannica. Nel 1967
Hogwood fu il fondatore dell’Early Music Consort of London con David
Munrow e nel 1973 ha rifondato l’Academy of Ancient Music, una orchestra
specializzata nell’esecuzione di musica barocca con strumenti d'epoca.
Ma Hogwood si è cimentato anche con l’interpretazione della musica
contemporanea e in particolar modo con composizioni scritte nello stile
neo-barocco e neoclassico, compresi alcuni lavori di Igor Stravinsky,
Bohuslav Martinu e Paul Hindemith.
DUETTO
I Concerti dell’Auditorio hanno invitato nel corso della stagione 2006 il direttore, clavicembalista, collezionista
di strumenti, ricercatore inglese Christopher Hogwood, che ha marcato la
storia esecutiva degli ultimi decenni
del Novecento attraverso numerose registrazioni discografiche. A poche settimane dalla scomparsa, omaggiamo
l’artista proponendo la trascrizione di
un’intervista concessa in quell’occasione luganese.
Quando ha deciso che la musica
sarebbe diventata la sua attività
principale?
Credo di essere arrivato alla musica
un po’ per sbaglio. Da piccolo la musica
non mi interessava. Poi cominciai a suonare il pianoforte e quando iniziai l’università, benché studiassi latino, greco e filosofia, passavo comunque molto tempo
al pianoforte, ma certo non immaginavo
che la musica sarebbe diventata la mia
professione. Poi un giorno con l’amico
David Munrow costituimmo un ensemble
dedicato alla musica medievale, qualcosa
di assolutamente nuovo. E così suonando
musica medievale con questo gruppo - io
ero al clavicembalo - questa sembrò diventare una possibilità di carriera. Allo stesso tempo, tuttavia, durante l’università
suonavo e dirigevo anche musica moder23
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na: queste due passioni, quella barocca e
quella neo-barocca, sono sempre coesistite in me.
L’Inghilterra ha giocato un ruolo
importante per l’esecuzione della
musica antica...
Nella mia giovinezza già esistevano
ottimi modelli, come Nikolaus Harnoncourt, Gustav Leonhardt, i pianisti viennesi come Eduard Melkus, quindi non venne
inventato nulla in Inghilterra: ma certo
qui esisteva una tradizione di eseguire musica rinascimentale, nelle cattedrali, con i
cori che cantavano Byrd, Tallis, Orlando
Gibbons con voci di contratenori; inoltre
v’era la tradizione di viole da gamba che
suonavano in “consort”.
Ci parli degli inizi dell’orchestra
da lei fondata, l’Academy of Ancient
Music.
Furono diversi i gruppi che nacquero
in Inghilterra, uno di questi fu l’Academy
of Ancient Music, poi il Galliard Trio che
diventò l’English Concert, e direttori quali John Eliot Gardiner, Roger Norrington.
Si ricorreva sempre allo stesso pool di interpreti freelance, e infatti nelle diverse
orchestre si incontravano le stesse facce.
All’inizio il problema fu economico, ma
le persone erano così piene di entusiasmo e disposte a lavorare molto anche in
cambio di pochi soldi, come quasi tutti gli
organizzatori dell’orchestra, e io stesso!
Ma ci furono due aspetti che vennero in
nostro aiuto: il sostegno che ricevemmo
dalla BBC che, per le registrazioni in studio, ci dava tutto il tempo necessario per
DUETTO
sperimentare e risolvere problemi (ed eri
anche pagato!). Il secondo grande aiuto ci
fu offerto della società Decca, dapprima
con registrazioni di singoli progetti, Purcell e Händel, e in seguito la registrazione
integrale delle sinfonie di Mozart, e poi i
progetti legati a Beethoven con le sinfonie,
i concerti e le opere. Lavorare per la BBC o
per le case discografiche è simbolo di garanzia economica e per noi ha significato
molto.
suonare troppo lentamente il movimento
lento della Nona Sinfonia: il metronomo
dice 60, molti direttori suonano a 40. Credo che tutto ciò ci insegni a evitare una
prospettiva troppo romantica della musica di Beethoven.
La sua biografia di Händel, pubblicata
anche in italiano, costituisce una ricerca
fondamentale: nel frattempo vi sono
state scoperte importanti su Händel
e la sua musica?
Una delle sue registrazioni che hanno
marcato un momento decisivo fu il
Messia di Händel: oggi lo interpreterebbe
in maniera differente?
Considero le registrazioni del passato
come delle fotografie, degli scatti che rappresentano un’immagine di ciò che stavamo facendo in quel momento. E sono
sorpreso di come io le avverta ancora così
fresche e recenti. Non credo che cambierei
qualcosa di quella versione: noto che oggi
gli interpreti, anziché optare per un collage delle differenti versioni, ne scelgono
una sola, come facemmo noi in quella registrazione.
Ci racconti l’esperienza con le sinfonie
di Beethoven: qual è stato, ad esempio,
il suo punto di vista sui tempi metronomici indicati da Beethoven, ma oggi
ancora poco rispettati.
Ho fatto esattamente come Roger
Norington prestando fede alle indicazioni
metronomiche originali: certi tempi sono
veloci, ma nessuno di questi è impossibile
e penso che ci aiutino a costruire un’ottima qualità del suono. Poi non bisogna
la Musica per i fuochi d’artificio. In esse vi
sono diversi aspetti interessanti, per esempio il modo in cui Händel lavorava con il
materiale musicale preesistente: abbiamo
molte informazioni su come Händel prendeva in prestito, adattandolo, un tema da
Telemann, Marpurg, Steffani, Scarlatti
o Muffat. E così, grazie anche alle nuove
informazioni di carattere psicologico, cominciamo a capire meglio come funzionava la mente di Händel. Il libro è edito dalla
Cambridge University Press.
Quali sono ora i suoi poli di interesse
nella ricerca musicologica?
Il libro fu pubblicato nel 1985 e ciò
significa che possediamo ora altri vent’anni di informazioni. Quando scrissi il libro
le opere di Händel non erano molto conosciute, oggi invece tutti i teatri propongono almeno una o due opere di Händel a
stagione; è diventato ormai uno standard.
Credo che dovremmo avere un maggior interesse per le sue Cantate italiane: vi sono
cantate con il basso continuo, cantate con
un piccolo gruppo di strumenti, si tratta di
musica fantastica che risale ai tempi in cui
Händel era giovane e tuttora non viene eseguita molto spesso. Ho appena scritto un
nuovo libro su Händel, sulla Watermusic e
Attualmente mi sto dedicando molto
al lavoro di edizione, con particolare attenzione a Mendelssohn, con le nuove edizioni critiche delle ouvertures e delle sinfonie:
esistono infatti molte versioni che pochi
conoscono. L’altro progetto è promuovere
il clavicordo, uno strumento molto “privato”; ho realizzato una serie di registrazioni
come “Secret Bach” e “Secret Händel”, e
sto per pubblicare “Secret Mozart” che ho
registrato nella sua casa natale di Salisburgo. Il clavicordo è uno strumento molto
bello e importante, impossibile da utilizzare per i concerti ma adorabile da suonare
per uso personale: tutti dovrebbero suonare un clavicordo a casa propria!
L’altro suo grande interesse è costituito
dalla musica del XX secolo.
Sì, essa si presta molto bene per i
programmi, affiancando la musica antica.
Posso fare un mélange di barocco e neobarocco, proponendo ad esempio Haydn e
Stravinsky, o Corelli e Martinu, per osser25
24
vare le influenze. Il mio compositore preferito è Martinu, un ceco che credo abbia ancora bisogno di pubblicità. Ma ci sono altri
aspetti, che riguardano anche compositori
del passato: quest’anno ad esempio mi sto
dedicando al processo di adattamento che
Mozart subì a partire dal tardo XVIII secolo, come nel concerto che sentiamo stasera, con una première di un adattamento
del 1801, e il Concerto per viola del 1808,
adattato dal Concerto per clarinetto. È un
po’ vedere Mozart attraverso una lente diversa.
rare con strumenti moderni e in questo
caso mi interessa vedere come i musicisti
riescono a cambiare il linguaggio per suonare in stili diversi. Oggi lo noto con molte
orchestre, la Mahler Chamber Orchestra,
la Kammerorchester Basel, l’Australian
Chamber Orchestra.
Esiste un repertorio, un compositore,
un’opera che non sopporta?
Se a pensat da sì e da podée fa l’ator dialètal manda
'na foto e ol curicculum cont
i tó generalità all’indirizz
[email protected]
Ta ciamarem par fatt on
provin ol 10, 11 o 12 da
novembar.
Lavora spesso con Kammerorchester
Basel?
Sì, mi invitarono a lavorare con loro
5 anni fa. A Basilea scoprii i meravigliosi
archivi della Fondazione Paul Sacher, ma
allora non c’erano buoni rapporti fra la
Fondazione e l’Orchestra. Così ho cercato di offrire una mediazione, e oggi organizziamo molti concerti. Il mese prossimo eseguiremo Bartók, Musica per archi,
percussioni e celesta, Frank Martin, Petite
Symphonie concertante e il Doppio concerto di Martinu. Questo è un programma
speciale in occasione del centesimo anniversario della nascita di Paul Sacher.
Lavora sia con orchestre con strumenti
antichi, che con strumenti moderni?
Mi piace lavorare con entrambi i tipi
di orchestre, determinante rimane comunque il repertorio. Se questo prevede musica
barocca o un programma dedicato a Mozart, credo che la cosa migliore sia suonare
con strumenti storici. Se parliamo di un
programma misto, allora è meglio lavoDUETTO
Ti
g’ett
talent?
Non saprei. Se penso a Mahler o a
Wagner, mi piace molto ascoltare la loro
musica ma non ho un’opinione particolare al riguardo. Fondamentalmente non
li dirigo, salvo L’Idillio di Sigfrido o pezzi
più brevi. La seconda scuola di Vienna, più
tipicamente “nevrotica”, non rientra nelle
mie preferite e neppure la musica atonale
di Schönberg. La posso dirigere, ma non
ne sono un grande appassionato.
Fotografie tratte dal sito hogwood.org
Se non avete capito nulla
non preoccupatevi vuol dire
che questa volta non fate
al caso nostro.
La RSI sta cercando attori
di teatro di età compresa tra
i 17 e i 70 anni con competenza dialettale comprovata.
Maggiori informazioni:
www.rsi.ch/dialetto.
Le candidature devono
essere inoltrate entro
il 6 novembre 2014.
Vuoi imparare
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il web?
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Se hai tra i 22 e i 35 anni,
sei svizzero o vivi in Svizzera
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per serie web allora questo
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al 28 novembre 2014.
Il Laboratorio, interamente
finanziato dalla RSI, si svolgerà negli Studi RSI di Lugano-Besso, sull’arco di circa
6 mesi dal 30 gennaio al
4 luglio 2015 e formerà i partecipanti alla narrazione
seriale. Le lezioni saranno
tenute da professionisti del
settore e da produttori RSI
che accompagneranno gli
allievi in tutte le fasi di sviluppo di una serie web, dalla
scelta del soggetto alla scaletta fino alla sceneggiatura.
Informazioni e bando su
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11.
2014
1–29
Cecilia Bartoli
e I Barocchisti
direzione di Diego Fasolis
Sabato 1 e venerdì 7
Théâtre des Champs-Elysées,
Parigi
Lunedì 10
Rosengarten, Mannheim
Giovedì 13
Palais des Beaux-Arts,
Bruxelles
Sabato 15
Festspielhaus, Baden-Baden
Lunedì 17
Philharmonie, Essen
Mercoledì 19
Laeiszhalle, Amburgo
Sabato 22
Aula der Universität/Audimax,
Regensburg
Lunedì 24
Rudolfinum, Praga
Mercoledì 26
Herkulessaal, Monaco
Venerdì 28
Konzerthaus, Vienna
Sabato 29
Concertgebouw, Amsterdam
Gio 6
ore 20.30
Palazzo dei Congressi, Lugano
in diretta su Rete Due
Ve 7
ore 20.30
Chiesa San Francesco,
Locarno
Orchestra della Svizzera
italiana
Concerti d’autunno
direzione di Hubert Soudant
solista Clemens Hagen,
violoncello, musiche di Semini,
Dvořák e Schumann
rsi.ch/autunno
Sa 8
ore 20.30
Teatro Cittadella, Lugano
Tra jazz e nuove musiche
Michel Camilo & Tomatito
Michel Camilo, pianoforte
e Tomatito chitarra acustica
una collaborazione Estival
Eventi-RSI Rete Due
in diretta su Rete Due
rsi.ch/jazz
Do 9
ore 17.00
Auditorio Stelio Molo RSI
in diretta su Rete Due
Me 12
ore 20.30
RSI Studio 2, Lugano-Besso
Tra jazz e nuove musiche
Tigran “Shadow Theater”
Tigran Hamasyan piano,
Fender Rhodes
Sam Minaie, contrabbasso
Arthur Hnatek, batteria
in diretta su Rete Due
rsi.ch/jazz
Gio 13
ore 19.30
Sala G Teatrino Palazzo dei
Congressi, Lugano
Introduzione al concerto con
Stéphane Denève
in diretta su Rete Due
ore 20.30
Palazzo dei Congressi, Lugano
in diretta su Rete Due
Ve 14
ore 20.30
Chiesa San Francesco,
Locarno
Orchestra della Svizzera
italiana
Concerti d’autunno
direzione di Stéphane Denève
solista Piotr Anderszewski,
pianoforte, musiche di
von Weber, Schumann e
Mendelssohn
rsi.ch/autunno
Do 16
ore 20.00
RSI Studio 2, Lugano-Besso
in diretta su Rete Uno
Showcase di Rete Uno
Paola Turci
rsi.ch/reteuno
Gio 20
ore 19.30
Sala G Teatrino Palazzo dei
Congressi, Lugano
Introduzione al concerto con
Bernd Glemser
in diretta su Rete Due
ore 20.30
Palazzo dei Congressi, Lugano
in diretta su Rete Due
Ve 21
ore 20.30
Chiesa San Francesco,
Locarno
Orchestra della Svizzera
italiana
Concerti d’autunno
direzione di John Axelrod
solista Bernd Glemser,
pianoforte, musiche di
Rachmaninov e Čajkovskij
rsi.ch/autunno
Ve 21
Gio 27
Coro della SAT di Trento
una collaborazione RSI Rete
Due - Club Alpino Svizzero
(CAS) sezione Ticino
in diretta su Rete Due e
streaming
rsi.ch/retedue
ore 20.30
Palazzo dei Congressi, Lugano
in diretta su Rete Due
ore 20.30
Auditorio RSI, Lugano
Do 23
ore 17.00
Cinema Teatro, Chiasso
Tra jazz e nuove musiche
Steve Swallow Quintet feat.
Carla Bley
Steve Swallow basso, Carla
Bley organo Hammond B3,
Chris Cheek sax tenore, Steve
Cardenas chitarra, Jorge Rossy
batteria
una collaborazione RSI Rete
Due - CCC Centro Culturale
Chiasso
rsi.ch/jazz
ore 19.30
Sala G Teatrino Palazzo dei
Congressi, Lugano
Introduzione al concerto con
Alexandra Soumm
in diretta su Rete Due
Ve 28
ore 20.30
Chiesa San Francesco,
Locarno
Orchestra della Svizzera
italiana
Concerti d’autunno
direzione di Markus Poschner
solista Alexandra Soumm,
violino, musiche di Sibelius e
Čajkovskij
rsi.ch/autunno
Do 30
ore 17.00
Auditorio Stelio Molo RSI
in diretta su Rete Due
Celebrating Schubert
Recital di Yulianna Avdeeva
pianoforte, musiche di
Schubert, Chopin
Celebrating Schubert
Recital di Stanislav Ioudenitch
e Luis Fernando Perez pianoforti, musiche di Schubert,
Ravel
RENDEZ-VOUS
29
28
club
Corrado
Augias,
Il lato oscuro
del cuore
St. Petersburg
Cecilia Bartoli,
I Barocchisti
e Diego Fasolis
Moira Bubola
Christian Gilardi
Clara, Lina e Wanda, tre donne
apparentemente lontane,
intrecciano i loro destini. Clara
è una giovane dottoranda in
psicologia, Lina è una cantante
d’operetta in pensione e Wanda ha appena perso il marito
in un omicidio dai contorni
misteriosi. Sabina, Dora e Else
tre donne del passato, diventate celebri perché affette da
isteria: casi clinici, reali e immaginari. L’amante di Jung, la
famosa paziente di Freud e
la protagonista di “La signorina
Else”, racconto di Schnitzler.
Corrado Augias gioca con le
vite di queste donne sulla
scacchiera delle importanti
scoperte realizzate dalla psicologia, la scienza dell’inconscio,
firmando un romanzo originale
che avvince per la sofisticata
intersezione dei piani narrativi.
Un guanto di sfida gettato al
lettore affinché, attraverso la
finzione narrativa, scopra il suo
lato oscuro del cuore.
Cecilia Bartoli con I Barocchisti
diretti da Diego Fasolis firmano
assieme un altro gioiello musicale. I tesori musicali nascosti
negli archivi del Mariinsky di
San Pietroburgo riscoperti in
un CD che esplora i capolavori
barocchi della Russia zarista
alla corte di tre imperatrici del
18mo secolo: Anna, Elisabetta
e Caterina la Grande. L’album
contiene brani in prima registrazione mondiale, cantato per
la maggior parte in italiano,
questo album offre la possibilità di ascoltare la star romana
interpretare arie in russo.
Cecilia Bartoli stessa ha effettuato le complicate ricerche
negli archivi della biblioteca del
Mariinsky di San Pietroburgo
riportando alla luce musiche
dimenticate da oltre 200 anni,
come quelli di Hermann,
Francesco Domenico oppure
il Domenico Cimarosa. Anche
per questa registrazione
Cecilia Bartoli ha registrato
presso l’Auditorio Stelio Molo
collaborando con I Barocchisti
diretti da Diego Fasolis.
Einaudi
Decca 2014
Fuori Mira di
Erik Bernasconi
con Jean-Christophe Folly,
Martina De Santis, Alessio
Boni, Roberto Citran, Pia
Engleberth, Lino Capolicchio
(Svizzera 2014)
Marco Zucchi
NOTA BENE
Dopo il sorprendente successo
ticinese di “Sinestesia”, Erik
Bernasconi ci ha messo un po’
a trovare la strada del secondo
lungo, tra una sceneggiatura
rimasticata a otto mani (con
Daniel Bilenko, Mario Fabio e
Roan Johnson) e qualche
ripensamento sul montaggio
finale. Ne esce un curioso
ritratto di quartiere, ambientato
in Svizzera ma girato in Alto
Adige, dove l’apparente concordia tra le diverse componenti sociali va velocemente
a rotoli non appena succede
un fatto imprevisto. Sparano
a un immigrato africano, ferendolo. Non si sa chi sia stato,
ma il fatto genera rigurgiti di
razzismo che rischiano di
degenerare. Stile registico
molto adatto al committente
televisivo (la RSI), con tanti
movimenti di macchina, frequenti spunti dialogici, l’utilizzo
di parentesi musicali. Non è
certo “Fruitvale Station” o
“12 anni schiavo”, ma prova a
far riflettere su quanto la pelle
di un colore diverso possa
essere ancora fonte di pregiudizio. In sala dal 30 ottobre.
Martedì 6 gennaio 2015
Palazzo Reale, Milano
Van Gogh:
L’uomo e la terra
La mostra porta per la prima volta a Milano alcuni dei più
noti capolavori di Van Gogh quali l’Autoritratto del 1887,
Paesaggio con covoni di grano e luna crescente, Ritratto
di Joseph Roulin, Natura morta con un piatto di cipolle,
questi ultimi eseguiti nel 1889, anno in cui l’artista si trasferisce dalla città di Arles, dove aveva avuto luogo la fruttuosa ma turbolenta convivenza con Paul Gauguin.
Attingendo ai prestiti da parte di prestigiosi musei internazionali, quali il Van Gogh Museum di Amsterdam, la
mostra di Milano approfondisce una delle tematiche più
care a Vincent Van Gogh, ossia il rapporto tra l’uomo
e la natura che lo circonda, declinato nelle immagini della
vita contadina scandita dall’attività di aratura dei campi,
di semina e di raccolta.
Programma
Ore 10.00 partenza da Lugano (parcheggio RSI Besso)
Arrivo a Milano (zona Duomo) e tempo a disposizione
per le visite individuali e il pranzo libero.
Alle 15.00 ci ritroveremo a Palazzo Reale per la visita
guidata della mostra “Van Gogh: l’uomo e la terra”.
Alle 18.30 ritrovo e rientro in Ticino.
Prezzo
la quota di partecipazione comprendente trasferta
in pullmann, biglietto d’entrata e visita guidata
è di CHF 75.- per persona
Iscrizioni
Fosca Vezzoli T. +41 91 803 56 60
[email protected]
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Giovedì 13, 20 e 27 novembre
alle ore 19.30
Concerti
d’autunno,
Palazzo
dei Congressi,
sala G
Teatrino
(piano -1)
La possibilità di scoprire il
dietro le quinte di un concerto
così come di una trasmissione
radiofonica.
In occasione della stagione
2014 dei Concerti d’Autunno
di Rete Due al Palazzo dei
Congressi di Lugano, il Club
ricorda ai soci la possibilità
di seguire insieme la diretta
di Rete Due prima del concerto.
Sarà l’occasione per conoscere da vicino i protagonisti
della stagione.
31
30
DAB
E-mail
[email protected]
Redazione Cult
Fosca Vezzoli
Internet
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Fotolito
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Progetto grafico
Ackermann Dal Ben
Frequenze di Rete Due Fm
Bellinzonese 93.5
Biasca e Riviera 90.0 97.9 93.5
Blenio 90.0
Calanca 90.2
Leventina 90.0 93.6 96.0
Locarnese 97.8 93.5 92.9
Luganese 91.5 94.0 91.0
Bregaglia 97.9 99.6 96.1
Malcantone 97.6 91.5
Mendrisiotto 98.8
Mesolcina 90.9 91.8 92.6
Maggia-Onsernone 97.8 93.9 91.6
Val Poschiavo 94.5 100.9
Verzasca 92.3 92.7
Galleria Mappo-Morettina 93.5
Rivera-Taverne 97.3 92.8
INTERNET
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