collana del centro interuniversitario per le ricerche sulla sociologia

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COLLANA DEL CENTRO INTERUNIVERSITARIO
PER LE RICERCHE SULLA SOCIOLOGIA DEL DIRITTO,
DELL’INFORMAZIONE
E DELLE ISTITUZIONI GIURIDICHE
(CIRSDIG)
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Comitato scientifico
Prof. Larry Barnett, Widener University (USA)
Prof. Roque Carriòn–Wam, Università di Carabobo (Venezuela)
Prof. Domenico Carzo, Università di Messina
Prof. Alberto Febbrajo, Università di Macerata
Prof. Mauricio Garcia–Villegas, Università Nazionale di Bogotà
(Colombia)
Prof. Mario Morcellini, Università di Roma “Sapienza”
Prof. Edgar Morin, École des Hautes Études en Sciences Sociale
(France)
Prof. Valerio Pocar, Università di Milano “Bicocca”
Prof. Marcello Strazzeri, Università di Lecce
Tutti i volumi pubblicati nella Collana del CIRSDIG vengono sottoposti a un
processo di peer–reviewing.
CIRSDIG – COLLANA DEL CENTRO INTERUNIVERSITARIO PER
LE RICERCHE SULLA SOCIOLOGIA DEL DIRITTO, DELL’INFORMAZIONE E DELLE ISTITUZIONI GIURIDICHE
La collana ospita interventi, teorici o empirici, che trattino i processi normativi e/o comunicativi riguardanti le trasformazioni in
atto nel mondo contemporaneo e, in generale, gli aspetti di potere
connessi a genere, razza e disuguaglianze presenti in tali processi.
Più specificamente i testi pubblicati riguardano ad esempio: dinamiche e mutamenti sociali e giuridici; la cultura, gli immaginari
collettivi e le trasformazioni sociali; i nuovi diritti civili, politici e
sociali; la comunicazione e le Nuove Tecnologie.
Antonia Cava, Francesco Pira
Social Gossip
Dalla chiacchiera di cortile al web pettegolezzo
Copyright © MMXV
Aracne editrice int.le S.r.l.
www.aracneeditrice.it
[email protected]
via Quarto Negroni, 15
00040 Ariccia (RM)
(06) 93781065
isbn 978-88-548-9035-0
I diritti di traduzione, di memorizzazione elettronica,
di riproduzione e di adattamento anche parziale,
con qualsiasi mezzo, sono riservati per tutti i Paesi.
Non sono assolutamente consentite le fotocopie
senza il permesso scritto dell’Editore.
I edizione: dicembre 2015
Indice
9
Introduzione
di Domenico Carzo
17
Nota degli autori
19
Capitolo I
La metamorfosi della diceria
1.1. Il ruolo sociale del pettegolezzo, 19– 1.2. Chiacchiere e sociologia, 26 – 1.3. La mediatizzazione del
gossip, 30
35
Capitolo II
Newsmaking, pettegolezzo e società in rete
2.1. Il giornalismo nella “rete” del gossip, 35 – 2.2. Il
panorama internazionale, 44
57
Capitolo III
Il gossip politico
3.1. Da Porta a Porta a Dagospia, 57 – 3.2. Grillo vs
Casaleggio, 67 – 3.3. Renzi vs Berlusconi, 74
57
6
8
Indice
Indice
81
Capitolo IV
Gli imperi del gossip
4.1. La “talkizzazione” dello spazio televisivo, 81 – 4.2.
Cronaca nera e calunnia, 85 – 4.3. La barbaradursizzazione del giornalismo, 91
97
Capitolo V
Piccoli gossippari crescono
5.1. La sfida di Ask.fm, 101 – 5.2. Il dominio di whatsapp, 104 – 5.3. Da Youtube a Youporne, 106 – 5.4 Facebook e Twitter, 110
115
Conclusioni
121
Bibliografia
Sociologia del pettegolezzo. Un’introduzione
di DOMENICO CARZO1
L’attenzione che i due autori dedicano ad un tema apparentemente superficiale come il pettegolezzo mostra come degli
“oggetti” ritenuti erroneamente privi di importanza possano
avere dignità sociologica. Il pettegolezzo è solo una delle forme
del vivere sociale che può essere utilizzata come lente
d’ingrandimento per cogliere alcuni tratti dell’interazione umana. In queste pagine, in particolare, diventa strumento euristico
efficace nello svelare il gioco sociale di alcune pulsioni individuali. Cava e Pira sfidano il pregiudizio accademico che lega il
chiacchiericcio al frivolo invitandoci a prenderlo sul serio; questo tentativo di integrare nel sapere accademico lo studio di un
tema periferico si rivela interessante.
Le voci, le chiacchiere condivise con altri attori sociali al fine di svelare segretezza ed intimità svolgono infatti un’indubbia
funzione socio-comunicativa: una pratica collettiva che coinvolge l’intero corpo sociale nella produzione di significati.
Il libro scatena un cortocircuito tra serietà e leggerezza, alternando momenti teorici a materiali, storie ed esperienze apparentemente più frivoli ma che sono il focus dell’attenzione
scientifica dei due autori.
Il pettegolezzo è una delle possibili forme in cui incrociare
il piacere della narrazione. Un testo aperto, forse malizioso ed
indiscreto, che permette un gioco d’immaginazione.
Gli intrecci in cui sono coinvolti i protagonisti dei pettegolezzi offrono tanti spunti interpretativi che – come si vedrà approfonditamente nelle pagine di questo lavoro – rendono tali
1
Domenico Carzo è professore ordinario di sociologia dei processi culturali e comunicativi, componente del comitato scientifico della sezione Processi e Istituzioni Culturali dell’Associazione Italiana di Sociologia e membro della Consulta d’Ateneo del
Multinational Intelligence Studies Campus (Lugano – Svizzera).
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8
10
Introduzione
Introduzione
storie appetibili per curiosi fruitori che a loro volta divengono
narratori.
Il pettegolezzo è una storia partecipata, nel passaggio di
bocca in bocca si nutre di nuovi elementi, le emozioni dei personaggi mutano in relazione alla passione di chi racconta la vicenda.
È un’attività divertente, da sempre al centro di pièce teatrali
e romanzi considerati capolavori della letteratura. Presente fin
dalla nascita della letteratura italiana nella Divina Commedia di
Dante e nelle novelle boccaccesche; Manzoni, tra gli altri, nella
sua opera più nota fa riferimento al piacere del passaparola sebbene ammantato dalla relazione amicale.
Una delle più gran consolazioni di questa vita è l'amicizia; e una delle
consolazioni dell'amicizia è quell'avere a cui confidare un segreto. Ora,
gli amici non sono a due a due, come gli sposi; ognuno, generalmente
parlando, ne ha più d'uno: il che forma una catena, di cui nessuno potrebbe trovar la fine. Quando dunque un amico si procura quella consolazione di deporre un segreto nel seno d'un altro, dà a costui la voglia di procurarsi la stessa consolazione anche lui. Lo prega, è vero, di
non dir nulla a nessuno; e una tal condizione, chi la prendesse nel senso rigoroso delle parole, troncherebbe immediatamente il corso delle
consolazioni. Ma la pratica generale ha voluto che obblighi soltanto a
non confidare il segreto, se non a chi sia un amico ugualmente fidato,
e imponendogli la stessa condizione. Così, d'amico fidato in amico fidato, il segreto gira e gira per quell'immensa catena, tanto che arriva
all'orecchio di colui o di coloro a cui il primo che ha parlato intendeva
appunto di non lasciarlo arrivar mai. Avrebbe però ordinariamente a
stare un gran pezzo in cammino, se ognuno non avesse che due amici:
quello che gli dice, e quello a cui ridice la cosa da tacersi. Ma ci son
degli uomini privilegiati che li contano a centinaia; e quando il segreto
è venuto a uno di questi uomini, i giri divengon sì rapidi e sì moltiplici,
che non è più possibile di seguirne la traccia. (Manzoni 2012: 99)
Nell’Ottocento anche un celebre compositore di opere liriche
– Rossini – s’interessa a questo fenomeno in una delle arie più
famose del Barbiere di Siviglia
La calunnia è un venticello,
un'auretta assai gentile
Introduzione
Introduzione
9
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che insensibile, sottile,
leggermente, dolcemente
incomincia a sussurrar.
Piano piano, terra terra,
sottovoce, sibilando,
va scorrendo, va ronzando;
nelle orecchie della gente
s'introduce destramente
e le teste ed i cervelli
fa stordire e fa gonfiar.
Dalla bocca fuori uscendo
lo schiamazzo va crescendo
prende forza a poco a poco,
vola già di loco in loco;
sembra il tuono, la tempesta
che nel sen della foresta
va fischiando, brontolando
e ti fa d'orror gelar.
Alla fin trabocca e scoppia,
si propaga, si raddoppia
e produce un'esplosione
come un colpo di cannone,
un tremuoto, un temporale,
un tumulto generale,
che fa l'aria rimbombar.
E il meschino calunniato,
avvilito, calpestato,
sotto il pubblico flagello
per gran sorte ha crepar. 2
O si pensi ancora a L’esclusa di Pirandello3: in una cittadina
della provincia siciliana Marta, una donna sensibile, colta e forte viene accusata di adulterio dal marito e cacciata per uno
scandalo infondato. Il paese crede alla sua colpevolezza e la costringe a vivere nella vergogna. Quando riesce a trovare occupazione in un collegio femminile la maldicenza delle colleghe
la accusa di aver ottenuto il posto solo per la raccomandazione
di un amante. La sua condotta sarà tanto condizionata
2
Il libretto dell’opera è scritto da Cesare Sterbini; l’opera è stata eseguita per la
prima volta il 20 febbraio 1816 a Roma.
3
Primo romanzo di Pirandello, scritto nel 1893, pubblicato nel 1901 a puntate sul
quotidiano romano La Tribuna e poi in volume nel 1908.
10 Introduzione
12
Introduzione
dall’opinione degli altri che la donna diverrà davvero l’amante
di quell’uomo. Quando l’adulterio diventa reale, allora – paradossalmente - Marta sarà creduta innocente dal marito e riammessa in famiglia.
Una trama di pregiudizi, equivoci e convinzioni errate che
da Manzoni, passando per Pirandello, arriva ai giorni nostri con
alcune caratteristiche invariate.
In fondo da una parte le vittime di maldicenza devono fronteggiare gli attacchi alla propria reputazione, dall’altra, però, essere bersaglio di un pettegolezzo è un indicatore di visibilità e
salienza sociale.
A volte queste chiacchiere servono a distrarre dai veri problemi. Sono sempre parole di altri, discorsi riportati in cui costantemente si moltiplicano voci e punti di vista (Sini 2011).
Nella prima parte del lavoro viene definito sociologicamente
il pettegolezzo attraverso le riflessioni di alcuni dei maestri del
pensiero che si sono cimentati con il concetto di chiacchiericcio.
Se ne evidenzia la funzione relazionale, si riflette
sull’importanza che riveste per la costruzione di una memoria di
gruppo e per la realizzazione del controllo sociale.
Si considera, poi, come l’avvento dei media abbia trasformato le dinamiche del passaparola.
Il “paparazzo4” , per esempio, inizia a tradurre in racconto
per immagine i segreti dei divi del tempo della Dolce Vita (Pedote 2013). A poco a poco il pettegolezzo diventa protagonista
dell’informazione televisiva fino ad arrivare ai reality show. Un
genere televisivo di grande successo al suo primo apparire che
regalava nuove emozioni ai pubblici offrendo la ribalta mediale
alla gente comune.
La platea del pubblico si ritrovava immersa nella vita degli
altri; quanto più passionale era il racconto dell’intimità della vi4
Fotografo intraprendente e spregiudicato, che va alla caccia di personaggi noti per
riprenderli di sorpresa, soprattutto in momenti particolari della loro vita privata specialmente per giornali di cronaca mondana e scandalistici. Il termine è estensione a nome
comune del cognome del personaggio di un fotografo nel film La dolce vita (1960) di
Federico Fellini (www.treccani.it).
Introduzione 11
Introduzione
13
ta quotidiana di sconosciuti che divenivano volti noti del piccolo schermo, tanto maggiore era il successo del programma che
produceva un intenso effetto di verità. Sembrava svanire la linea
di confine tra ciò che è dentro la TV e ciò che avviene fuori dallo schermo.
La rappresentazione pubblica della dimensione privata diventa la cifra stilistica dei nuovi successi televisivi.
Da una parte, legittimano la celebrità e la fama a partire
dall’esibizione del privato e delle vite reali dei concorrenti, che sono
mostrate e sperimentate in diretta e dal vero anziché essere solo raccontate. Dall’altra parte, attraverso una fusione tra ribalta e retroscena,
i reality producono potenti effetti di verosimiglianza e soprattutto di
autenticità, che risultano particolarmente attraenti per il pubblico. Il
discorso narrato, la storia riportata, l’esperienza rivissuta grazie alle
parole, non fanno più da schermo, da ultima linea di difesa, rispetto allo svolgersi di eventi che accadono invece davanti agli occhi dello
spettatore nella loro presunta spontaneità. (Stella 2009: 183)
Nel secondo capitolo gli autori illustrano alcune delle più
note ricerche che nel panorama internazionale hanno riconosciuto il gossip come interessante oggetto di analisi scientifica.
Scandagliano poi uno degli ambiti in cui maggiormente il
pettegolezzo dilaga: la sfera politica. Si pensi, solo per fare un
esempio, a Roberto D’Agostino, un professionista
dell’indiscrezione che è diventato un punto di riferimento per
conoscere i “si dice che” della politica appunto. Tra
un’indiscrezione ed un’intercettazione non si può negare
l’inestricabile legame tra mondanità e mondo delle istituzioni.
La gossip press ed i programmi televisivi di intrattenimento, del
resto, sono i nuovi luoghi della politica. Sempre di più i personaggi che animano il territorio politico sono oggetto di curiosità
ed interesse, al centro di discussioni divertenti: anche il processo di popolarizzazione della politica passa inevitabilmente dalla
spettacolarizzazione della vita privata.
I media con la loro “logica” (Altheide e Snow 1979) hanno
imposto al mondo politico di adeguarsi alle loro specificità e
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Introduzione
sempre più si assiste ad una contaminazione tra soft news5 e
questioni politiche importanti. Il politainment rende i temi politici attraenti, godibili e divertenti.
E allora la Celebrity Politics diviene il palcoscenico migliore
in cui trova spazio il pettegolezzo
La continua esposizione del leader politico e della sua intimità ne ha
fatto una star, esattamente come quelle cinematografiche e del mondo
dello spettacolo in generale – essendo i politici – protagonisti indiscussi delle cronache e del costume, del gossip televisivo e dei tabloid.
E come per tutte le celebrità, la grande cornice mediatica che celebra
questa popolarità è il gossip. (Boni 2008: 48-49)
L’ultima parte del libro si concentra, infine, sulle due cornici
che, come emerso fin qui, fanno del pettegolezzo una formula
del racconto di grande successo: la televisione ed il web. Cava e
Pira approfondiscono alcuni casi-studio che all’interno del piccolo schermo o nel cyberspazio confermano la forza della comunicazione informale nella definizione di particolari interazioni sociali.
Il primo medium ha vetrinizzato ogni aspetto della dimensione privata: spettacolarizzando emozioni ed intimità ha generato veri e propri format che catturano l’interesse dei pubblici.
Lo spazio della rete, poi, sancisce l’apoteosi della pubblicizzazione del privato; social network come Facebook legittimano
il voyeurismo – un po’ come già accaduto con il successo dei
reality show – ma lo rendono assolutamente trasparente e lo declinano sulle persone che ci affiancano nella nostra vita quotidiana.
La rilevanza sociale del pettegolezzo on line è confermata
dal “teorema del pettegolezzo”, una complessa formula matematica elaborata da tre studiosi de La Sapienza che serve a calcolare con esattezza la velocità di propagazione del pettegolez5
«[…] la notizia raccontata con accenti sensazionalistici, incentrata sulle persone
concrete, che rincorre il pettegolezzo e la “varia umanità”. È un concetto che riassume
bene l’alleggerimento delle storie, dei contenuti e della stessa fruizione da parte del
pubblico, che tenderebbe a sfuggire un’informazione noiosa e indigesta» (Mazzoleni e
Sfardini 2009: 29).
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Introduzione
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zo in ogni rete sociale tecnologica composta anche da milioni di
nodi6.
Gli autori studiano l’“arte del gossippare”, questo voyeurismo verbale che rende visibile la vita di chi vorrebbe mantenere
lontano dagli sguardi alcuni aspetti più intimi. Si potrebbe parlare di una democrazia della trasparenza che rende percepibile
da tutti ciò che si vorrebbe relegare nella privatezza del retroscena.
Messina, Università, Ottobre 2015
Domenico Carzo
6
La ricerca scientifica “Rumours spreading and graph conductance” condotta da
Alessandro Panconesi, Flavio Chierichetti e Silvio Lattanzi ha ottenuto importanti riconoscimenti internazionali.
Nota degli autori
Il libro che state per leggere nasce dalla consapevolezza che
il pettegolezzo nel tempo ha cambiato forma, linguaggi, strumenti di trasmissione ed è diventato soprattutto sui social network parte della costruzione della propria identità.
Allo stesso modo il pettegolezzo è diventato per alcuni, proprio per la velocizzazione dell’acquisizione delle notizie, esso
stesso notizia mai verificata. Sono questi i due punti che ci hanno spinto dopo varie riflessioni a intraprendere un lavoro di ricerca - non soltanto riflettendo sul caso italiano ma guardando
al panorama internazionale - sulla trasformazione del pettegolezzo e sulla profonda differenza con il rumor. Abbiamo provato anche a segmentare le fasce di presunti “pettegoli” partendo
dalle opportunità e dai rischi che il web, e soprattutto i social,
oggi ci offrono.
Proveremo a capire attraverso queste pagine che posto occupa nella vita quotidiana di donne e uomini, bambini e anziani,
un’esperienza apparentemente banale e marginale come la pratica del pettegolezzo.
Comprenderemo insieme il valore in termini relazionali delle chiacchiere che sembrano prive d’importanza.
Abbiamo scelto di trattare il gossip come formula comunicativa scientificamente interessante e lo abbiamo fatto mettendo
insieme le competenze sviluppate da ciascuno di noi negli ultimi anni di ricerca. Approfondendo quindi da una parte come i
linguaggi giornalistici si trasformano nel momento in cui il pettegolezzo irrompe nel percorso di produzione della notizia,
dall’altra che spazio occupa il pettegolezzo nelle logiche televisive1.
1
Il lavoro è frutto di una riflessione comune tra i due autori. Tuttavia, sono da attribuire in via esclusiva ad Antonia Cava il capitolo 1, i paragrafi 3.1, 4.1, 4.2 e le conclusioni; a Francesco Pira il capitolo 2, i paragrafi 3.2, 3.3, 4.3 ed il capitolo 5.
17
15
16 Nota degli autori
18
Nota degli autori
Il gossip come comunicazione informale riveste un territorio
molto ampio, nei prossimi capitoli ne percorreremo i sentieri
storici, sociologici, politici.
Speriamo che la lettura di questo volume generi rumors che ne
moltiplichino i lettori.
Antonia Cava
Francesco Pira
Capitolo I
La metamorfosi della diceria
1.1 Il ruolo sociale del pettegolezzo
Iniziamo dall’arte della narrazione. Le storie sono il baricentro della nostra vita, o meglio noi siamo storie senza soluzione
di continuità.
Benjamin nell’affascinante saggio Il narratore scritto nel
1936 raccontava la decadenza dei narratori nelle società moderne rimpiazzati da romanzi e giornali che marcano la fine della
tradizione e la sottovalutazione dell’esperienza a vantaggio
dell’informazione. Sebbene apparentemente tutto appaia più
narrativo lo studioso crede che si narri sempre meno perché la
narrazione non può più comunicare esperienza. Da questa riflessione inizia il nostro ragionamento che prova a rintracciare
la forza dirompente della tradizione in una tipologia particolare
di cantastorie: non più bardi conservatori del sapere e dei miti
del popolo ma tessitori di pettegolezzi. Proveremo a comprendere la funzione sociale del pettegolezzo riconoscendone il valore in quanto formula comunicativa che offre variegati spunti
di analisi. È una declinazione dello storytelling finora troppo
spesso snobbata; un tipo di narrazione in cui il confine tra i fatti
e il racconto dei fatti è davvero cangiante perché intersecato da
fantasia, invenzione e bugia. Si tratta di eventi solo presunti
raccontati costruendo intrecci complessi, curiosi ed affascinanti
che assurgono a discorso significativo ad opera della sapienza
narrativa di chi abilmente ne crea la regia argomentativa.
La narrazione, si sa, è il dispositivo operativo attraverso cui
è possibile costruire la “trama” dell’esperienza riannodando gli
eventi in un’unica connessione. Di certo la memoria individuale
è plasmata dai sistemi simbolici e dalle pratiche rituali che hanno nella comunità sociale la propria origine e il proprio fonda19
17
18 Social Gossip
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Social Gossip
mento. È il punto cardine su cui si può costruire quella rete di
relazioni che rendono significative e coerenti sia le azioni passate sia le aspettative, rivestendo così un ruolo primario nella
formazione dell’identità dei soggetti e dell’azione sociale. È,
quindi, la linea continua che connette scelte ed esperienze passate al presente, proiettandole, al medesimo tempo, in una prospettiva futura. La necessità di aver memoria di sé, infatti, è importante per mantenere la propria identità e per darle un senso,
ma esprime anche il bisogno di proiettarsi nel futuro.
Inoltre, da un punto di vista sociale, il ricordare è il frutto
di intrecci complessi di interazione e comunicazione che, da
una parte preservano la continuità della vita sociale, dall’altra
donano conferma all’identità dei gruppi che ricordano.
Pensiamo ai popoli nomadi che diventarono sedentari ponendo un limes nel loro girovagare. Il limes rappresentava il
confine tra il proprio territorio ed il territorio altrui, tra l’altro ed
il me. Conservava la memoria, conservava il passato: il popolo
sedentario voleva ricordare, voleva avere memoria di ciò che
era stato di loro. Nel processo di ricostruzione comune del passato, si apprendeva cosa e come ricordare o dimenticare: meccanismi di vera e propria azione sociale che consentivano di
plasmare precise rappresentazioni.
Nascono, quindi, i miti, nascono i rituali che servivano i
primi a raccontare reiteratamente la storia del popolo nomade, i
secondi a rendere vivida questa loro situazione. Da qui incomincia la storia che non è più storia fatta da clan o tribù che
guerreggiavano tra loro, ma una storia fatta di comunità. Prima
di questo fenomeno vi erano orde di persone che, peregrinando
da territorio in territorio, raccoglievano frutti e cacciavano. Con
la costruzione del limes questi popoli diventavano allevatori,
poi orticoltori ed, infine, agricoltori. Si costruiscono, così, identità, culture e genealogie proprie e una propria struttura di potere. La nascita di queste comunità sedentarie, con i propri miti e
con i propri riti, ha condizionato fortemente la nascita di una
cultura autoctona basata su racconti, su narrazioni che rendevano unico quel popolo o quella tribù. Ogni società deve, infatti,
la sua coesione anche a una memoria condivisa, a una narrazio-
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