FORMAT PER LA PRESENTAZIONE DELLA TESI Titolo Autore Relatore L’uso riabilitativo delle mappe mentali: assunti teorico-pratici del Metodo SaM Natalia Padua Prof. Marco Carotenuto Corso di Laurea Terapia della Neuro e Psicomotricità dell’età evolutiva Università Seconda Università degli Studi di Napoli Introduzione Questo lavoro vuole focalizzarsi sul metodo SaM ( Sense and Mind) descrivendone nella prima parte le basi teoriche e successivamente la metodologia e le semplificazioni applicative che offrano chiarimenti concettuali e pratici, per l’intervento rivolto a soggetti in età evolutiva affetti da forme di disabilità cognitiva e motoria, derivanti da patologie di diversa natura. Questo testo nasce soprattutto dalla passione per il proprio lavoro in ambito riabilitativo. Nasce da quella strana sensazione di impotenza dell’operatore di fronte ad una persona sopravvissuta ad un grave evento patologico. Nasce dalla domanda di chi, pur con una disabilità lieve, non riesce più a ritrovare il suo spazio sociale e familiare. Nasce dalla preoccupazione dei genitori che vedono i propri figli in difficoltà, ”diversi” dai compagni, nell’apprendimento a scuola, nelle attività sportive e ricreative. Nasce da quella domanda che a fine percorso fa capolino quando le risposte sono parziali e non esaudiscono il desiderio del paziente e dei familiari di un ritorno alla “normalità”: “Esiste un’altra prospettiva?”. Il nostro principale impegno è quello di guidare il soggetto a riappropriarsi del proprio corpo, dello spazio e del tempo in cui è situato, della cornice in cui pensa e agisce, in cui risponde agli stimoli ambientali, fino ad avere comportamenti adattivi per modificare l’ambiente sulla propria capacità di percezione e cognizione. Il fulcro del nostro lavoro è quello di riuscire a penetrare con il nostro intervento nel circuito, tra mente-percezione-azione; creando così una nuova relazione tra la persona e l’operatore della riabilitazione,capace di offrire stimolazioni “vive” e non passive per chi le accoglie. Corpo della tesi Il metodo , che è stato chiamato Sense and Mind (SaM) , si rivolge a persone che presentano, per cause differenti, difficoltà di vario tipo nell’organizzazione temporalmente ordinata del movimento intenzionale nello spazio e nell’utilizzo delle informazioni spaziali nelle diverse attività della vita quotidiana: dalla cura di sé all’organizzazione di attività complesse, come accade nelle sindromi disesecutive da danno diffuso o nella disprassia in età evolutiva. La sua costruzione nasce dal contributo di un gruppo di operatori della riabilitazione neurologica e neuropsicologica che hanno integrato tra loro diverse esperienze cliniche e formazioni teoriche. Il lavoro quotidiano svolto con bambini e soggetti adulti presso il Centro S. Maria Nascente IRCCS di Milano e il Centro RonzoniVilla di Seregno (MB) della Fondazione Don Carlo Gnocchi ONLUS e presso l’Unità operativa di Medicina riabilitativa dell’Ospedale San Gerardo di Monza ha permesso loro di integrare conoscenze diverse ad esempio : l’approccio process oriented di Rahmani, in ambito sia valutativo che riabilitativo; il metodo Terzi; la Mirror Therapy; l’uso delle mappe mentali di Tony Buzan. Nel primo capitolo della tesi vengono evidenziati quelli che sono i <<pilastri>> concettuali su cui poggia: ovvero la natura incarnata della cognizione umana e il ruolo funzionale delle rappresentazioni visivo motorie. Infatti un apporto importante viene dato da Merlau-Ponty : egli intende riabilitare la dimensione corporea dell’uomo fino ad allora sottovalutata dall’indagine fenomenologica. Il corpo è concepito da Merleau-Ponty come fonte primaria, il luogo primo e inaggirabile da cui parte ogni riflessione. Non esiste un pensiero,un concetto che possa essere formulato a prescindere o al di fuori della corporeità. Il dato primario con cui noi abbiamo a che fare è la corporeità, non intesa solo come corpo proprio,ma più a fondo come carne. Nel momento in cui si supera la centralità della razionalità e la divisione soggetto oggetto e si pone al centro del soggetto la percezione e il corpo , questo non è più astratto, non è più un ego che può staccarsi dalle cose e pensarle o un individuo <<comandato>> da un cervello che agisce come un centro di comando; c’è sempre una vicinanza tra corpo ,mente e mondo per il semplice fatto che il soggetto è incarnato. . I neuro scienziati hanno approfondito questa visione, che mal si accorda al cognitivismo classico: infatti i dati neurofisiologici, in particolare l’individuazione del sistema dei neuroni specchio (Rizzolati,Sinisgaglia,2006), hanno fornito elementi sperimentali a favore della teoria della conoscenza nota come Embodied Cognition (Gallese,Lakoff,2005). Per questi studiosi la cognizione è embodied (“incarnata”), perché si fonda con le esperienze corporee, ed è situated (“situata”), giacchè i processi mentali non possono essere studiati indipendentemente dal contesto. Questa teoria si discosta dal cognitivismo perché supera il dualismo mente-corpo: li ritiene uniti in modo inscindibile e plasmanti i vari aspetti della conoscenza (idee,pensieri,concetti,categorie) attraverso il passaggio dalla concretezza dell’esperienza corporea fino alla costruzione dei simboli più astratti , in un attivo rapporto dialettico con l’ambiente esterno. Successivamente anche Damasio ha creato un modello da cui emerge come il corpo sia fondamentale per tutte le conoscenze. Secondo l’autore, il corpo è l’unico strumento che abbiamo per conoscere il mondo: << La rappresentazione del mondo esterno al corpo può entrare nel cervello solo attraverso il corpo stesso>> (Damasio,2012,p.122). In sintesi, il modello del metodo SaM ha come riferimento le basi neurofisiologiche dell’Embodied cognition, focalizza l’attenzione su ciò che attualmente si conosce sull’organizzazione de movimento e degli spazi, sulla multimodalità e sulle immagini mentali. Attraverso un approccio process oriented ,con il metodo SaM si lavora sempre con il corpo, che abilita il mondo e lo conosce, per agire sui meccanismi più <<alti>>: le funzioni esecutive. Il metodo permette quindi di intervenire sul comportamento partendo dai <<mattoni>>, cioè dalle esperienze sensori-motorie. Il mattone offre, appunto, la struttura solida di base per andare avanti ma se esso è costruito male o si rompe, tanto o poco gli effetti sui riflettono su tutte le azioni (Ammanitti & Gallese,2014). Si agisce così con i pazienti in modo integrato,muovendosi in un sistema complesso, ma che dà importanti indicazioni sull’impostazione dell’intervento riabilitativo. Il metodo SaM si avvale di esercizi strutturati , che intervengono a livelli differenti di organizzazione spaziale e si modellano dinamicamente rispetto all’obiettivo specifico di trattamento e alla storia soggettiva del paziente. Il protocollo di valutazione permette di arrivare alla stesura di un progetto riabilitativo accurato e personalizzato che concilia strettamente l’obiettivo di outcome con le attività che si propongono in fase di trattamento. La conoscenza degli strumenti e il rigore applicativo degli stessi permettono al riabilitatore di costruire sedute di trattamento anche molto articolate, che prendono forma anche grazie allo stretto legame tra le diverse attività proposte. Il dialogo continuo tra terapista e paziente, il cui tramite comunicativo diventa l’attività stessa, consente di evidenziare in itinere punti di forza e di debolezza, modalità esecutive e stili cognitivi. Il trattamento riabilitativo si rivolge, con esercizi specifici che sviluppano la capacità di mappatura dinamica multimodale , alle seguenti macroaree di intervento ( per un elenco completo, suddivisi in base alle finalità, cfr fig 1.1,1.2,1.3) : Spazio del corpo ( spazio personale); Spazio peripersonale (vicino); Spazio extrapersonale (lontano); Spazio come medium. Gli esercizi si articolano in: Esercizi base: eseguiti con modalità di apprendimento senza errore. L’esperienza viene fatta vivere al paziente nel modo più corretto possibile,dando informazioni motorie che possano sfruttare meccanismo di apprendimenti impliciti. In questi esercizi non possiamo distinguere chiaramente la fase della consegna da quella dell’esperienza corporea multimodale,in quanto il terapista interviene ove e quando necessario per far “sentire” al soggetto il movimento più corretto possibile. Gli esercizi del metodo che seguono la modalità di apprendimento senza errore sono : Movimenti ritmici; Asse longitudinale del corpo; Esplorazione degli emispazi peripersonali. In queste attività il terapista guida l’esercizio con facilitazioni e interviene durante l’esperienza motoria del paziente, correggendo non verbalmente,dando informazioni ulteriori,enfatizzando la valenza di quelle già attive e non permettendo all’errore di manifestarsi; per fare ciò ci si avvale del nutrito bagaglio di strumenti non verbali a disposizione del terapista (prese, movimenti del corpo, prosodia ecc.). Esercizi di integrazione multimodale: che favoriscono la costruzione delle immagini mentali motorie e visuospaziali e la consapevolezza per la generalizzazione. La metodologia generale prevede- sulla base del modello dell’embodied cognition- che il terapista, seguendo il programma individualizzato e definito in fase di valutazione, proceda alla costruzione/ricostruzione di una corretta rappresentazione corporea, prevalentemente propriocettiva, e al migliore utilizzo possibile dei portali sensoriali, al fine di giungere all’integrazione fra tutti gli spazi e consentire così un migliore uso di essi come medium per l’attività. Gli strumenti a disposizione del terapista per favorire l’integrazione multimodale e il passaggio da rappresentazioni in gran parte implicite a rappresentazioni esplicite sono: La scelta della consegna più appropriata; La scelta di proporre solo la fase 1 dell’esperienza corporea multimodale, di chiedere al soggetto anche la fase 2 o 3 ( di riproduzione dell’esperienza) o di lavorare soprattutto sulla generalizzazione, con uso del medium spaziale in attività. Le fasi 1. Esperienza corporea multimodale. L’esperienza motoria è immediatamente successiva alla consegna e permette al paziente di vivere attivamente l’organizzazione delle informazioni necessarie al raggiungimento del buon risultato. È qui che il corpo, fedele alla teoria dell’embodied cognition, costruisce concretamente i suoi spazi di movimento, che diventano immagine e costrutto indispensabile alla realizzazione di qualunque atto fisico e cognitivo. Questa esperienza di movimento utilizza informazioni: propriocettive ( ad occhi bendati), tattili ( ad occhi bendati), visive,acustiche, vestibolari. Le informazioni messe a disposizione sono analizzate dal soggetto, che le sintetizza gradualmente e sistematicamente, in modo da creare l’immagine mentale corrispondente, che gli consenta di vivere esperienze motorie sempre più coerenti e strutturate, al fine di migliorare nei pazienti la capacità di integrazione. 2. Riproduzione dell’esperienza: creazione delle immagini mentali motorie in prima e in terza persona. Punto di forza della metodologia è avere un riscontro tangibile dell’elaborazione operata dal paziente e della creazione delle immagini mentali corrispondenti alle esperienze del corpo nella costruzione degli spazi. Dopo aver vissuto l’esperienza motoria, viene richiesto al soggetto in cura di riprodurla all’esterno. Il terapista ha a disposizione diverse possibilità,scelte in relazione alla tipologia dell’esercizio proposto e/o alla situazione del paziente. In generale, la riproduzione può avvenire: - Sul corpo del terapista; - Attraverso la manipolazione dei diversi materiali; - Con l’utilizzo di tracce di colore o di materiale; - Su un geopiano; - Su una tavoletta ricoperta di materiale modellabile; - Su una tavoletta grafica. 3. Riproduzione dell’esperienza: manipolazione delle immagini mentali. Dopo aver vissuto l’esperienza motoria,viene richiesto al paziente di riprodurre la stessa all’esterno. Però a differenza degli esercizi della fase precedente,sfruttando apposite consegne, che richiedono ad esempio di muoversi nello spazio extrapersonale (lontano) rispettando dei vincoli (ad es. l’orientamento di partenza del soggetto, il tipo di percorso e la sua lunghezza), oppure di eseguire rotazioni e ribaltamenti di immagini mentali, si chiede di eseguire operazioni anche molto complesse sulle immagini stesse. Il terapista ha a disposizione diverse possibilità,scelte in relazione alla tipologia dell’esercizio proposto e/o alla situazione del paziente. 4. Generalizzazione con uso del medium spaziale in attività. Si agisce in maniera diretta sull’area funzionale carente, verificando le abilità apprese nelle fasi precedenti e mettendole al servizio del compito specifico al fine del raggiungimento di buoni risultati di performance, ad esempio nella scrittura e/o nell’uso di mappe mentali utili all’assimilazione sistematica di concetti e strutture spaziali e temporali anche molto articolate. Esempi di Esercizi del metodo SaM Esercizi di integrazione multimodale: manipolazione di materiali (creta, plastilina, altro materiale modellabile) e manipolazione con oggetti lasciando tracce Nella manipolazione di materiali , il soggetto bendato lavora davanti ad un tavolo,in posizione generalmente seduta (fig. 1.6), con i piedi ben appoggiati a terra, corretto raddrizzamento del tronco sul piano sagittale e simmetrie sul piano frontale e, integrando principalmente informazioni tattili, propriocettive e vestibolari, modella differenti forme semplici di plastilina o creta( figure geometriche regolari simmetriche e piccole, sia piane sia solide, come ad esempio un cerchio, una sfera, un quadrato, un cubo ecc.), utilizzando come riferimento principale l’asse longitudinale. Nella manipolazione con oggetti che lasciano tracce invece (fig. 1.7), l’uso di colori a cera, tempere tattili, vassoi contenenti sabbia, spugne, pennelli di diverse dimensioni e colori a tempera permettono al terapista di guidare il soggetto sempre bendato,alla scoperta dell’asse longitudinale che si proietta in uno spazio vicino modulabile e dinamico, grazie al movimento di arti superiori, attivi nel tracciare linee rette e curve con orientamenti differenti, ma tenendo sempre comunque conto del forte riferimento centrale. Il movimento viene molto spesso indotto dal terapista che, intervenendo quando necessario con le opportune facilitazioni non verbali, consente al paziente di raggiungere la massima autonomia di movimento possibile. Una volta completato il movimento, il soggetto può verificare, integrando le informazioni visive,il lavoro esperito; in altri casi le informazioni visive vengono utilizzate da subito con il movimento degli arti. Fig.10. Esempio di manipolazione con oggetti lasciando tracce tramite un lavoro sui due emispazi (fonte Risoli 2013) Esercizi di integrazione multimodale: distanze Elaborando informazioni tattili (per contatto con il suolo),propriocettive, ma soprattutto vestibolari, il soggetto viene stimolato a sperimentare cammini rettilinei in direzioni e versi differenti dello spazio. Lo spostamento sul piano sagittale, precedentemente sperimentato e interiorizzato nella fase di costruzione dell’asse, si sviluppa ora occupando una porzione di spazio di lunghezza prestabilita. Il soggetto viene indotto a codificare, interiorizzare e verificare le distanze in modo sempre più preciso , con lo scopo di disporre un’ampia gamma di possibilità da impiegare nella costruzione dello spazio extrapersonale. La costituzione della mappa mentale derivata dall’esperienza motoria è verificata grazie alla fase di riproduzione. Spazio extrapersonale e spazio peripersonale Gli spazi (peripersonale ed extrapersonale),scaturiti dalla continua interazione con quello personale, che li sostiene e dà loro significato funzionale,possono essere utilizzati in attività che evidenzino il dialogo possibile tra di loro. A tale scopo il soggetto potrà,ad esempio, costruire figure regolari camminando (ad es. quadrato), secondo le regole già descritte, e ricostruire successivamente la stessa figura usando lo spazio peripersonale, con l’ausilio della creta,del colore, delle costruzioni,del ritaglio ecc. Manipolazione delle immagini La capacità di operare sulle immagini mentali permette di renderle completamente utili ed efficaci e raggiungere così il loro compito di essere strumento del pensiero sostenendolo in compiti di estrema complessità astratta. Molti dei compiti funzionali quotidiani complessi per tipo di operatività e livello richiedono la capacità del sistema di modificare le immagini acquisite, mantenendo inalterata la loro essenza. Il paziente viene messo nelle condizioni di sperimentare,attraverso attività specifiche, le diverse possibilità di modificazione spaziale delle immagini da lui interiorizzate e di raffinare le abilità di accesso e utilizzo dei meccanismi utili al raggiungimento dello scopo con il minore dispendio possibile di energie. Gli esercizi a disposizione del terapista sono innumerevoli, nel rispetto delle regole alla base della metodologia. Ad esempio riproporre posizioni del proprio corpo mantenendo il corretto orientamento destra-sinistra,relativamente al modello proposto, presuppone la capacità del paziente di trasporre l’immagine e di operare su di essa una rotazione a 180 gradi. Fig. 14 Esempio di integrazione Fig.15 Il geopiano Fig.16 Esempio di mappa mentale costruita sul pavimento. (fonte Risoli 2013) Le patalogie a cui si rivolge il metodo SaM sono la disprassia in età evolutiva e le difficoltà dello sviluppo delle funzioni esecutive come ad esempio i Disturbi dell’apprendimento specifici, non specifici e non verbali, Ritardo mentale, Disturbo dell’attenzione. Conclusioni Il metodo SaM è ricco di contenuti e di strumenti che partono sempre dal considerare il corpo come primo motore della conoscenza. Il terapista individua le attività coerenti al progetto personalizzato e si preoccupa di proporle adattandole all’obiettivo specifico. Si assiste così all’emergere graduale nel paziente di competenze nascoste o andate perdute , che prendono forma e acquistano forza mano a mano che gli spazi si definiscono,integrano e completano a vicenda. Bibliografia Arosio E. et al.(2011), Riabilitazione della disprassia con il Metodo spaziotemporale Terzi: studio su un caso singolo, in “Riabilitazione oggi”,XXVIII. Ayres A.J. (1972) , Types of Sensory Integrative Disfunction among Disabled Learner, in “America Journal of Occupational Therapy”. Berthoz A.(1998) , Il senso del movimento, McGraw Hill, Milano. Buzan B., Buzan T. (2008), Mappe mentali,Alessio Roberti Editore,Bergamo. Damasio A.R. (1994) L’errore di Cartesio, Adelphi, Milano. Gallagher S.,Zahavi D. (2009) , La mente fenomenologica. Filosofia della mente e scienze cognitiva, Raffaello Cortina, Milano. Gallese V. (2003a), La molteplice natura delle relazioni interpersonali: la ricerca di un comune meccanismo neurofisiologico, in “Networks”. ID. (2003b),Neuroscienza delle relazioni sociali, in F. Ferretti (a cura di ), La mente degli altri, Editori Riuniti,Roma. Gallese V., Keyers C., Rizzolati G. (2004), A Unifying View of the Basis of Social Cognition, in “Trends in Cognitive Sciences”. Gallese V., Lakoff G., (2005) The Brain’s Concepts: The Role of the Sensory-Motor System in Conceptual Knowledge, in “Cognitive Neuropsychology”. Gibson J.J. (1999), Un approccio ecologico alla percezione visiva , il Mulino, Bologna (ed.or.1979) . Merleau-Ponty, M. (1942) La structure du comportament. Paris : P.U.F (trad. it. La struttura del comportamento. Milano: Mimesis,2010). Merleau-Ponty, M. (1945). Phénoménologie de la perception. Paris: Gallimard (trad.it Fenomenologia della percezione. Milano : Bompiani,2003). Merleau-Ponty,M. (1960). Signes. Paris: Gallimard ( trad.it. Segni.Milano: il Saggiatore,1967). Merleau-Ponty, M. (1942) La structure du comportament. Paris : P.U.F (trad. it. La struttura del comportamento. Milano: Mimesis,2010). Rahmani L. (1987) , Valutazione e riabilitazione dei deficit mnesici ed intellettivi nel contesto cognitivo, in A. Mazzucchi (a cura di ) ,La riabilitazione neurospicologica, il Mulino,Bologna. Risoli A. (2013) La riabilitazione spaziale. Il metodo SaM. Roma: Carocci. Risoli A. et al. (2010) , La riabilitazione del bambino con disprassia : protocollo di intervento del Metodo di Integrazione Spaziale Multisensoriale, in “Imparare” . Risoli A. Antontietti A. ( 2015) Il corpo al centro. Dalla teoria alla riabilitazione con il metodo SaM, in LED, Edizioni Universitarie di Lettere Economia Diritto.Milano. Rizzolati G., Gallese V.(1988) Mechanisms and Theories of Spatial Neglect, in F. Boller, J. Grafman (series eds.) Handbook of Neuropsychology, vol.1, Elsevier, Amsterdam-New York. Rizzolati G. Gentilucci M.(1988) Motor and Visual-Motor Functions of the Premotor Cortex , in P. Rakic , W. Singer (eds.), Neurobiology of Neocortex , John Wiley & Sons , New York-Chichester. Rizzolati G., Sinigaglia C. (2006), So quel che fai. Il cervello che agisce e i neuroni specchio, Raffaello Cortina,Milano. Rizzolati G. et al.(1996) , Localization of Grasp Representations in Humans by PET : 1: Observation versus Execution, in “Experimental Brain Research” . Sabbadini G., Sabbadini L., (1995) , La disprassia in età evolutiva, in G. Sabbadini (a cura di), Manuale di neuropsicologia dell’età evolutiva,Zanichelli, Bologna . Sabbadini L. (2005), La disprassia in età evolutiva : criteri di valutazione ed intervento, Springer, Milano. Sabbadini L., Tsafrir Y., Iurato. E. (2009) , Protocollo per la valutazione delle abilità prassiche e della coordinazione motoria- APCM, Springer, Milano. Terzi I. (1995) , Il Metodo spazio-temporale. Basi teoriche e guida agli esercizi , Ghedini,Milano. Wille A.M. (1996) , La terapia psicomotoria dei disturbi minori del movimento, Marrapese Editore, Roma. Wille A.M., Ambrosini C. ( a cura di) (2008), Manuale di terapia psicomotoria dell’età evolutiva, Cuzzolin, Napoli.