labirinti

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ANTEFATTO : ANDROGEO
Tra i figli che Pasifae aveva dato al Signore dell'Oceano e delle isole,
eccelleva per abilità in tutte le gare il giovane Androgeo. Giunto in Attica
per partecipare alle feste panatenee, il principe morì nella lotta contro il
toro di Maratona, ad affrontare il quale era stato mandato da Egeo, re di
Atene; oppure, secondo un'altra versione, fu ucciso a tradimento dai giovani
ateniesi suoi rivali, invidiosi delle sue vittorie. Minos, assetato di vendetta,
assalì Atene con una flotta. Stretta d'assedio la città, invocò l'aiuto di Zeus
protettore degli ospiti
Gli dei, che avevano molto caro il giovinetto Androgeo si radunarono sull'Olimpo e
decisero di punire duramente i colpevoli di tale delitto. Inviarono ogni sorta di
malattie, i venti, le nuvole, la pioggia distruggevano i campi coltivati. Gli Ateniesi si
rivolsero all'oracolo e seppero che gli dei vendicavano l'uccisione di Androgeo. Se si
voleva che il castigo finisse, bisognava venire a patti con Minosse, padre del
giovinetto morto.
Furono mandate ambascerie a Creta e la pace fu stipulata, ma a dolorosissime
condizioni. Nell'isola di Minosse viveva il Minotauro, orrendo mostro che si cibava
solo di carne umana: gli Ateniesi ogni anno, nel giorno della morte di Androgeo,
avrebbero dovuto mandare a Creta sette giovanetti e sette giovanette fra i più belli
dell'Attica perché fossero dati in pasto al Minotauro
PLUTARCO
Chi può essere appaiato a un simile personaggio?/ Chi gli opporrò? Chi ne sarà degno?
(Aesch., Sept. 435, 395-396). Mi sembrò che il fondatore della bella e celebrata Atene
potesse essere contrapposto e affiancato al padre dell’invitta e gloriosa Roma” (Plut.,
Thes. I 4-5).
Plutarco annovera le affinità tra Teseo e Romolo,
: “Entrambi infatti erano figli illegittimi e di oscure origini anche se, secondo la
tradizione, generati dagli dèi, entrambi guerrieri, cosa già nota a tutti, e dotati di
forza e intelligenza; delle città più famose, uno fondò Roma, l’altro realizzò il
sinecismo di Atene; entrambi ebbero a che fare con ratti di donne; nessuno dei due
evitò la sfortuna della propria stirpe e le gelosie familiari, ma entrambi
affrontarono, alla fine della loro vita, dissapori con i propri concittadini […]” (Thes.
II 1-3).
Fino all’adolescenza la madre Etra tenne nascosta la reale identità di Teseo; quando
Teseo raggiunse l’età dell’adolescenza, mostrando forza fisica, coraggio, carattere
fermo, intelligenza e saggezza, Etra gli svelò la sua origine, a dirigersi ad Atene.
Nonostante le esortazioni della madre a scegliere il mare, Teseo, spinto dal
desiderio di emulare Eracle, scelse di procedere via terra. Scrive Plutarco: “Teseo
riteneva disdicevole e non dignitoso che Eracle liberasse dai pericoli ogni luogo per
terra e per mare, mentre lui evitava anche le fatiche che gli si presentavano
davanti; viaggiando come esule per mare, avrebbe offeso colui che i discorsi
correnti indicavano come suo padre
D’intorno agli omeri lucenti cinge
una spada che d’avorio ha l’elsa …
sul petto lo scarlatto della tunical
, il crespo d’un mantello tessalico …
Un ragazzo in pubertà,
ma teso a marziali trastulli, al
bronzeo cozzo delle battaglie: e
punta verso la ridente Atene
Bacchilide
Teseo, venuto da Trezene, incontra Egeo ad Atene (cratere attico a figure rosse), dett
Teseo, venuto da Trezene, incontra Egeo
ad Atene (cratere attico a figure rosse),
_
*
.
Quando giunse il momento di inviare il terzo tributo, i cittadini ateniesi iniziarono a
rivolgere gravi accuse a Egeo: pur essendo responsabile del provvedimento punitivo,
era l’unico a non subire danni e, pur avendo trasmesso il potere a un figlio illegittimo
e straniero, non mostrava segni di preoccupazione nel privare gli Ateniesi di eredi
legittimi Di fronte al malcontento generale, Teseo propose se stesso senza
attendere l’esito del sorteggio. Il suo coraggioso atto venne interpretato come una
forma di disponibilità verso i concittadini degna di lode e di ammirazione.
Nonostante le suppliche paterne, Teseo si mostrò deciso e fermo nelle proprie
posizioni. Al momento della partenza Egeo consegnò al timoniere una vela bianca, che
avrebbe dovuto sostituire quella di colore nero in caso di buona riuscita dell’impresa.
Di solito - spiega infatti Plutarco - veniva consegnata soltanto una vela nera, segno
di inevitabile lutto, poiché non si nutrivano speranze di salvezza.
Plutarco(Thes. XVII 1)
.
"Sul mare di Creta navigava la prua raggiante
d'azzurro.
Portava Teseo e sette coppie di giovani Ionii."
Bacchilide,
Ditirambo di Teseo
Giunto all'isola, fu accolto da Minos, nonostante la sorte che lo attendeva, con
grandi onori, in quanto figlio di re. La sera venne celebrato un banchetto. Quando fu
versato per la terza volta il vino che toglie gli affanni anche quando si stende sul
cuore l'angoscia di un domani incerto, Teseo iniziò a narrare le sue imprese. Seduta
alla sinistra del padre, l'ascoltava intenta Ariadne Glaucopide e, ascoltandolo, si
invaghì di lui. Dopo il convito, Ariadne chiese consiglio al vecchio Daidalos e si fece
consegnare da lui una spada a due tagli e un lungo gomitolo di filo di lana. Poi fece
giurare all'eroe che l'avrebbe sposata e condotta ad Atene.
Omero: Arianna «dalle belle trecce»
"Miele alla Signora del Labirinto»
(tavoletta di Cnosso)
….Poi fece giurare all'eroe che l'avrebbe
sposata e condotta ad Atene.
....volgendo in gomitolo il filo che Arianna gli diede,
poté con l’opera di lei, guadagnare
l’uscita che nessuno prima aveva trovato……OVIDIO
Così munito, l’eroe, venuta l'alba, chiamò a raccolta i compagni destinati a essere
divorati dal Minotauro e li condusse alla spiaggia per il sacrifìcio di rito
L'eroe penetrò quindi nel labirinto, lasciando i compagni all'ingresso, dove aveva
fissato il capo della matassa. Il cammino era silenzioso e le tenebre si facevano
sempre più fitte. Dalle dita dell'eroe il filo si svolgeva lentamente, quasi senza fine.
Di tanto in tanto arrivavano rumori ed echi, lungo le pareti lisce, e come un
soffiare, un muggire del vento. Del vento? Poi, là dove doveva essere il recesso più
interno del cammino intricato, dopo avere svoltato a destra e a sinistra infinite
volte - o, almeno, così gli pareva - albeggiò come un pallido chiarore. Udì prima il
respiro della Bestia; poi la vide, stesa su un fianco. Dormiva, greve nel sonno e come
innocente..
D'improvviso, udendo il lieve rumore del mortale che le si stava avvicinando, la
Bestia si destò e, proprio come gli animali selvatici, fu subito sveglia e pronta ad
afferrare un sasso che giaceva lì vicino. I due si guardarono. Lo spazio era poco.
L'eroe si gettò sull'animale e, stendendo la sinistra sopra l'occhio del Tauromino,
immerse la spada nel suo corpo. Presto le pareti dell'antro, la terra, il corpo
dell'eroe furono lordi di sangue; e Teseo invocò anche il nome di Posidone. Poi,
riavvolgendo lentamente il filo di lana, uscì dal labirinto.
Paolo Santarcangeli
Teseo trascina il Minotauro fuori dal labirinto dopo averlo ucciso.
Medaglione di una kylix attica a figure rosse, c. 440-430 a.C
La leggenda vuole Arianna che per questo fu condannata all’esilio salì sulla barca con Teseo
per andare con lui ad Atene
a sulla via di ritorno si fermarono a Delo, dove Teseo offrì un sacrificio agli dei che lo avevano
aiutato (Apollo e Afrodite).
La "danza delle gru" la danza che Teseo ed i fanciulli ostaggi finalmente liberi
attuano, imitando i meandri del labirinto e festeggiando la scampata morte..
Questa danza puo' derivare il suo nome da diversi fattori. In primo luogo i giovani
danzavano tenendosi per mano oppure uniti tramite una fune, e questo ricorda il
modo di volare delle gru, che seguono un capofila Inoltre questi uccelli a volte volano
all'impazzata e il loro volo sembra richiamare la tortuosita' dei meandri labirintici.
Ma forse il motivo piu' sensato e' la capacita' di questi uccelli di compiere lunghe
migrazioni e riuscire poi a tornare indietro senza mai perdersi, proprio come Teseo
porta a termine il suo viaggio di andata e ritorno nel labirinto
Vincenzo Cantatore, Acquerello ruvese
con ricostruzione della tomba delle
danzatrici al momento del ritrovamento,
1833-1836
, nel III secolo avanti Cristo, il poeta Callimaco precisa che nella
"danza delle gru" si esibivano solo fanciulle, battendo il ritmo con il piede: la danza
veniva accompagnata dal suono della cetra e guidata da un mimo che impersonava
Teseo. È appunto questa l’immagine immortalata dall’affresco della Tomba delle
Danzatrici rinvenuta a Ruvo di Puglia nel 1833: una schiera di fanciulle procedono
tenendosi legate per le mani, in, maniera alternata (la terza con prima e la quinta; la
quarta con la seconda e la sesta…); sono guidate da un ragazzo che veste una corta
tunichetta, mentre le donne sono pesantemente ammantate da una lunga veste e da
un largo scialle (himation) che copre testa e spalle
Tomba delle
danzatrici,
frammento (V sec.
a. C. c.). Napoli,
Museo Archeologico
Ambrogio Lorenzetti: Allegoria degli
Effetti del Buon Governo (1338-39).
Particolare con carola
Siena, Palazzo Pubblico
“danza delle gru”, eseguita con le corde
Danza spiraleggiante greca moderna
ll mito di Arianna è divenuto nella cultura
moderna simbolo dell’abbandono e del
lamento.
Anche Boccaccio e Petrarca hanno recuperato
la tradizione antica e dipinto Arianna come
una sorta di modello di amante sfortunata e
infelice, umiliata dall’abbandono e dall’amore
di Teseo
Girolamo del Pacchia (1477 )Arianna abbandonata da Teseo
Ed ecco sulla riva di Naxo fra scrosci di
onde
Arianna vede fuggire Teseo all'orizzonte
sulla nave che veloce s'allontana e in
cuore
presa dal delirio non vuol credere ai
propri occhi,
ora che strappata alle illusioni del sonno
si ritrova abbandonata sulla spiaggia
deserta.
Batte coi remi il mare, l'ha dimenticata,
fugge,
lasciando che i venti disperdano le sue
promesse.
E con sguardo disperato la figlia di
Minosse
lo segue da lontano, tra le alghe, una
baccante
di marmo, travolta da un'ondata
d'angoscia;
lo segue, i biondi capelli scomposti, senza
nastri,
il petto scoperto
Catullo
Angelica Kauffmann, 1780,
tecnica mista e colorazione su
Photoshop
per mezzo di tavoletta grafica
Mentre si avvicinavano alle coste dell'Attica,
Teseo si dimenticòd'issare la vela con cui si
doveva render noto a Egeo che essi erano
salvi. Questi per la disperazione si gettò da
una rupe e si sfracellò. Teseo, appena
approdato, compì i sacrifici che partendo
aveva promesso in voto agli dèi e mandò un
messaggero in città a portare la notizia che
era salvo. Questi incontrò molte persone che
piangevano la morte del re e altre, com'è
naturale, che erano liete di salutarlo e di
cingerlo di ghirlande per la loro salvezza.
Accettò le ghirlande e ne cinse il suo bastone
di araldo. Tornato al mare, trovò che Teseo
non aveva ancora terminato le rituali libagioni,
epperò se ne stette fuori, non volendo turbare
il sacrificio. Terminata la funzione, annunciò la
morte di Egeo, e quelli, in mezzo a pianti e a
forti lamenti, salirono in fretta verso la città.
Si dice che da qui deriva il fatto che anche
ora nelle Oscoforie s'incorona non l'araldo, ma
il suo bastone e che nelle libagioni i presenti
gridano «Eleleu! Iou! lou! ». Il primo di questi
gridi sogliono levare mentre libano, come grido
di vittoria, il secondo è grido di costernazione
e di dolore.
Plutarco- «le vite parallele «
Significati del mito
Questo mito, tra i più famosi in Grecia, ha diverse interpretazioni ed alcuni risvolti
storici.
 La leggenda del Minotauro ha le sue radici nella antica lotta di Atene contro la
potenza minoica, che era il potere dominante su tutta la Grecia all’inizio della
storia di quest’area (la civiltà minoica durò dal 2700 a.C. fino al 1450 a.C
 La leggenda del Minotauro narra la ribellione delle città greche contro il
predominio dei cretesi-minoici.
 Nella fase di massimo splendore della civiltà minoica e del loro assoluto controllo
del Mar Egeo, i popoli ellenici sono costretti al pagamento di ingenti tributi ai
minoici per utilizzare le vie commerciali marittime. La leggenda del Minotauro
richiama molti aspetti storici del periodo. Nella leggenda i tributi imposti dai
minoici sono rappresentati dall'obbligo degli ateniesi di inviare sull'isola di Creta
sette fanciulli e sette fanciulle ogni nove anni, come vittime sacrificali da dare in
pasto al Minotauro
 La conquista achea dell'isola di Creta
 La leggenda del Minotauro tramanda oralmente il riscatto degli achei (Teseo) nei
confronti della civiltà minoica (Minosse) e il loro rifiuto di pagare tributi imposti
dall'isola di Creta. Il primo passo di ribellione lungo un cammino che porterà, nel
corso degli anni, al ribaltamento dei ruoli tra micenei e minoici, ed alla definitiva
conquista achea (civiltà micenea) dell'isola di creta (civiltà minoica
DIODORO SICULO
Libro I
*
61 - Alla morte del re etiope gli Egiziani posero sul trono un re della loro gente, Mendes,
noto anche col nome di Marrus. Costui non compì alcuna impresa militare, ma si fece erigere un
sepolcro conosciuto col nome di Labirinto, non tanto ammirevole per le dimensioni quanto
inimitabile per la tecnica ingegnosa della costruzione: infatti chi vi entra non riesce facilmente a
trovare la via d’uscita se non dispone di una guida esperta di tutto l’edificio.
Alcuni sostengono che Dedalo abbia visitato l’Egitto e, colpito dall’abilità ivi raggiunta nell’arte
edilizia, abbia in seguito costruito per Minosse, re di Creta, un Labirinto simile a quello egiziano
in cui fu rinchiuso, secondo il mito, il cosiddetto Minotauro.
Ma mentre del Labirinto di Creta non è rimasta traccia, o perché raso al suolo per ordine di
qualche sovrano, oppure perché cancellato dal tempo, quello egiziano ha conservata intatta
tutta la sua struttura fino ai nostri giorni
. […]
Erodoto
.
*
Erodoto, autore del 5° secolo a.C., afferma che al suo tempo il labirinto era antico
già di 1300 anni e così lo descrive nella sua opera:
«Ed io ho visto; è superiore a qualsiasi cosa si possa dire in merito; già le piramidi
sono al di sopra di ogni possibile descrizione, ma il Labirinto vince il confronto
anche con le piramidi»
«Vi sono dodici cortili coperti, che hanno porte opposte tra loro e sono: sei rivolti verso nord e sei
verso sud, contigui. Lo stesso muro li chiude tutt’intorno dall’esterno. Vi sono stanze in doppio
ordine. Quelle a livello del suolo che ho visitato, attraversato e quelle sottosuolo, 3000 in
numero, 1500 per ciascun ordine».
Erodoto scrive anche che il leggendario complesso contenesse i feretri dei dodici re che hanno
costruito il labirinto, più un luogo di riposo per i coccodrilli sacri. Ma, finora, nessun corpo
umano è stato ancora trovato all’interno dello scavo.
Il Labirinto Egiziano
Il poligrafo tedesco Athanasius Kircher (1602-1680) tentò - evidentemente sulla
base di descrizioni antiche - una ricostruzione del Labirinto Egiziano.
Al centro c'è un labirinto per il quale Kircher si è ispirato probabilmente a mosaici
romani. Tutto attorno sono disposti gli edifici dei dodici nomoi, le dodici unità
amministrative dell'Egitto su cui ci informa Erodoto
Un labirinto indiano. Si trova nei
pressi di Madras
. E’ noto come il Lakshmana-mandal
ed è formato con mucchi di pietre.
.
Questo graffito, ritrovato in Val Camonica, risale al primo
millennio a.C.. Forse legato a riti e incantesimi propiziatori
della caccia, una sorta di rappresentazione escogitata per
attirare la selvaggina.
camuni le cui incisioni erano un modo di comunicare con le forze misteriose e
potenti che governano il cosmo. Questi graffiti venivano effettuati in riferimento
alle attivita' che l'uomo svolgeva quotidianamente, come la caccia e la guerra e
servivano per ingraziarsi queste entita' superiori. Perche' parlare della caccia?
Perche' sembra che il labirinto sia strettamente associato ad essa per due motivi
. Il primo e' che nella preistoria, per assicurarsi la preda, si costruivano dei
corridoi con dei pali, creando così una strada senza uscita, che terminava in
un "vicolo cieco", costituito da un piccolissimo spazio circolare, dove l'animale
trovava la morte certa
La caccia era soprattutto la prova iniziatica che un giovane doveva sostenere
per entrare a far parte della comunita' degli adulti, per diventare uomo.
Chi per primo li aveva individuati, credeva fossero semplici segni
tracciati per gioco da bambini. Si tratta in realtà dei cosiddetti
labirinti di pietre, diffusi soprattutto in Svezia Finlandia e Norvegia.
Attorno a questi labirinti, composti da piccoli ciottoli, c'è ancora
molto mistero. Furono chiamati "danza della vergine": pare
servissero infatti a indirizzare la danza di una fanciulla che poteva
percorrere il labirinto volteggiando o che, posta al centro, attendeva
un giovane che la raggiungesse attraverso le spire del tracciato
Da simbolo pagano a percorso tortuoso dell’anima
Illustrazione da un manoscritto del XII secolo. Il
testo sul disegno: CUM MINOTHAURO PUGNAT
THESEUS [IN] LABORINTO
Quello che era stato il simbolo pagano per eccellenza permea la vita
dell’uomo medievale, come allegoria del percorso tortuoso ed intricato che
conduce poi alla salvezza dell’anima.
I laboriosi copisti medievali hanno lasciato molti disegni labirintici sui
manoscritti, mantenendo, almeno all’inizio, inalterato il numero dei rigiri
rispetto alla classicità (il numero sacro per eccellenza era il 7, proprio come
il numero dei rigiri del labirinto di Cnosso), che si modificò e complicò poi
nel tempo.
Anche la letteratura medievale, con i suoi personaggi allegorici, i suoi
castelli e le innumerevoli sale, i suoi percorsi pieni di inganni, è piena di
riferimenti al labirinto (pensiamo alla Divina Commedia di Dante e a tutti i
racconti sulla ricerca del Graal). E neanche l’arte del giardinaggio ne
rimane immune, perché quel vagabondare che invita alla meditazione sembra
quasi sottolineare la ricerca di un Paradiso perduto. Ma la
testimonianza maggiore dell’importanza del labirinto in epoca
medievale si può riscontrare nelle cattedrali, dove si ornavano i
pavimenti con disegni labirintici anche di grandi dimensioni,
posti in genere nel punto di intersezione della navata con il
transetto. Varie interpretazioni
la Via Francigena, detta anche Via Francesca o Romea: è il
percorso di un pellegrinaggio che da Canterbury portava a
Roma e costituiva in epoca medievale una delle più importanti
vie di comunicazione europee
I pellegrini potevano porre termine al loro viaggio a Roma, ma per raggiungere
Gerusalemme, via Brindisi, il tratto iniziale era lo stesso. Il percorso – che poteva
presentare delle varianti, che tenevano conto dell’eventualità di pestilenze e
guerre e banditi– era utilizzato non solo dai pellegrini (detti anche romei, se la
destinazione era Roma), ma anche dai mercanti e dai viaggiatori.
Il pellegrinaggio cristiano era dunque un viaggio irto di pericoli, senza la certezza di
arrivare alla meta.
Era costume, infatti, fare testamento prima della partenza. Il viaggio in Terra
santa, o a Roma, o a Santiago era un’impresa simile a quella di Teseo: il labirinto
divenne il simbolo del pellegrinaggio penitenziale e perché troviamo il simbolo del
labirinto nei luoghi di devozione toccati dalla Via Francigena
. Il Medio evo era – è vero – il tempo dei pellegrinaggi, ma la maggior parte dei
cristiani, soprattutto quelli che vivevano oltralpe, non aveva la possibilità di
recarsi a Roma, o a Santiago di Compostela, per non parlare di Gerusalemme,
che era allora considerata il centro del mondo e che simbolizzava il Regno dei cieli.
Ecco allora che si facevano dei pellegrinaggi alle cattedrali di
Amiens,,
Chartres, Poitiers, Reims, dove i pellegrini avrebbero trovato un
labirinto. Il
centro del labirinto aveva il significato della
Gerusalemme celeste, della quale la stessa cattedrale è un
simbolo, e il pellegrinaggio alla cattedrale equivaleva a un
viaggio in Terra santa, in scala ridotta.
SAN VITALE RAVENNA
*
I percorsi del labirinto delle cattedrali,
erano sostituti del pellegrinaggio in Terra
Santa; bisognava percorrerli in ginocchio,
con un rosario al collo, pregando per la
salvezza della propria anima.
Un canonico della cattedrale di Chartres
vissuto nel 1600, era convinto che il
labirinto non fosse altro che "un gioco
senza senso, una perdita di tempo«
.
Il labirinto di Chartres è uno dei meglio
conservati ed è il più grande giunto
dall'epoca medievale ai nostri giorni.
A VIA PER GERUSALEMME O « LEGA»
Nella cattedrale di Chartres (Francia) è conservato il
disegno del labirinto più grande che si conosca, con i suoi
13 metri di diametro. Il percorso "monoviario" si snoda
passando attraverso i quattro quadranti
Labirinto nella abbazia trappista di Notre-Dame de SaintRémy, Vallonia, Belgio
Labirinto nella cattedrale di Amiens
C'è una sola via da percorrere
e per quanto tortuosa possa
sembrare,
essa conduce inesorabilmente al
centro
un’opinione che ritengo valida ed interessante: quella che considera il labirinto come
l’emblema della corporazione dei muratori e massoni del medioevo.
Nel labirinto di Amiens, distrutto nel 1828 e restaurato nel 1896, formato da
riquadri neri e bianchi, erano raffigurati tre maestri d’opera, con in mano il primo un
regolo, il secondo una squadra, e l’ultimo una livella ed un compasso.
I labirinti delle cattedrali furono quasi tutti distrutti, sia perché interpretati come evidenza
pagana, sia perché recavano in sé l’evidenza dell’esistenza della comunità dei costruttori, i quali
ne protessero il segreto. E’ anche vero che parte dell’opera di distruzione fu eseguita dai ladri,
attirati dalle lastre d’oro e d’argento di cui i labirinti erano fatti.
Il labirinto nelle cattedrali non è solo un surrogato dell’idea del viaggio, e se da un lato
rappresenta la firma dell’architetto, dall’altro sembra essere l’immagine in terra del cosmo: i
labirinti francesi, che hanno tutti 12 cerchi concentrici, sembrano evocare e scandire il tempo
umano, con la rappresentazione dei 12 segni zodiacali.
A scopo di protezione, alcuni labirinti
venivano disegnati sulle porte e sulle
facciate di antiche abitazioni nel
Mediterraneo: si riteneva infatti che le
forze negative fossero capaci di
procedere in linea retta
interessante notare che i labirinti
disegnati sulle case, abbiano preceduto
l’uso della serratura; il labirinto infatti
non è altro che una serratura ( la
tecnologia realizza spesso simboli
primordiali): per aprire una serratura
occorre una chiave, ma anche per uscire
dal labirinto occorre una chiave, come il
mitico filo di Arianna, il cui nome greco
Ariadne, è lo stesso del ragno, l’insetto
che costruisce tele dal disegno
labirintico.
Ritratto di gentiluomo,( olio su tavola, eseguito probabilmente a Milano attorno al 1510 da
Bartolomeo Veneto.)
«Forse che sì, forse che no”. Palazzo Ducale, Mantova.
Soffitto della Sala del Labirinto della Domus Nova
. La frase è scritta più volte nel percorso che conduce
verso il centro del labirinto.»
incisione tratta dal Libro VIII delle Metamorfosi di
Ovidio di Vergilius Solis,
…. «Qui dunque (nel labirinto) fu
rinchiuso il mostro dalla duplice
figura, di toro e di giovane, che
pasciutosi due volte di ateniesi scelti
a sorte ogni nove anni, alla terza fu
ucciso, dal figlio di Egeo)…..»
Pechino, Labirinto presso il Palazzo d'Estate
Il gesuita italiano, pittore e architetto, Giuseppe Castiglione (1698-1768),
missionario in Cina, costruì negli anni 1737-1766, in collaborazione con nove
confratelli (pittori, architetti, ingegneri, architetti di giardini), artistici
giardini di gusto europeo per l'imperatore nella sua residenza estiva presso
Pechino.
I giardini furono distrutti nell'anno 1860 dal corpo di spedizione anglofrancese.
La fantastica bellezza di questi giardini è documentata da una sequenza di
venti incisioni in rame eseguite negli anni 1783-1786 da artisti cinesi sotto la
supervisione personale dell'imperatore.
A sinistra in alto c'è la scritta "Veduta di prospetto del giardino, N.5"
In epoca rinascimentale il labirinto è simbolo di razionalità
ed è studiato dal punto di vista matematico e geometrico
In una delle sei xilografie del Durer
chiamate “serie dei 6 nodi” il centro si
compone attorno ad una forma che
sembra una “doppia ascia” (labrys )
Dopo il significato mistico che lo caratterizzò nel
periodo classico e l'interpretazione religiosa,
quasi magica, che acquistò nel Medioevo, dalla
metà del Cinquecento il labirinto diventò un gioco
che ben si sposava con l'atmosfera festaiola delle
corti, fino a diventare il leit motiv dei giardini
sei-settecenteschi.
Quello di Hever Castle nel Kent inglese è un labirinto vegetale multiviario di forma
rettangolare progettato nel 1904 in siepi di bosso. Copre una superficie di 600
metri quadrati Lo volle il diplomatico americano William Waldorf Astor, assai
facoltoso, che acquistò la tenuta e il castello agli albori del XX secolo
il labirinto di Villa Pisani a Stra
“Non si scorgeva di là dal cancello se non il principio di un
.
tramite
e una sorta di selva intricata e dura, un’ apparenza
misteriosa e folta. Dal centro dell’ intrico s’ alzava una torre, e
in cima alla torre la statua di un guerriero pareva stesse alle
vedette“. Così D’Annunzio ne “Il fuoco”.
Castello di Donnafugata, Ragusa
Esempio di labirinto in pietra, realizzato seguendo la tecnica tipica del territorio
ragusano del muretto a secco. All'esterno è sorvegliato da un soldato... in pietra! Un
tempo i muri del tracciato erano ricoperti da siepi di rose rampicanti, che
impedivano di sbirciare o scavalcare le corsie. Il Castello è stato uno dei set del film
«Il racconto dei racconti» di Matteo Garrone.
Villa Giusti, Verona
Uno dei labirinti più antichi d'Europa: in siepi di bosso, piccolo ma
difficile nel tracciato, era già inserito nell'originale impianto
cinquecentesco. Romanticissimo, dalla torretta-campanile si snoda una
scala a chiocciola che porta alla terrazza del belvedere
Dedicato al grande scrittore argentino il Labirinto Borges alla Fondazione
Cini sull’Isola di San Giorgio, a Venezia. Il labirinto, un libro aperto in siepi di
bosso, è stato inaugurato nel 2011
Fontanellato : il Labirinto più grande
del mondo voluto dall’editore Franco
Maria Ricci, vicino a Parma
Perché un Labirinto
"Da sempre i Labirinti mi affascinano. Insieme ai Giardini, sono tra le fantasie più
antiche dell’umanità. Il Giardino, o Eden - così bello che Adamo ed Eva, freschi di
creazione, continuavano a stropicciarsi gli occhi - incarna l’innocenza e la felicità; il
Labirinto è, invece, una creazione del Potere e una fonte di turbamenti. Riflette la
perplessa esperienza che abbiamo della realtà. Sognai per la prima volta di
costruire un Labirinto circa venti anni fa, nel periodo in cui, a più riprese, ebbi
ospite, nella mia casa di campagna vicino a Parma, un amico, oltreché collaboratore
importantissimo della casa editrice che avevo fondato: lo scrittore argentino
Jorge Luis Borges. Si tratta del più grande labirinto al mondo, almeno per ora, e
anche una delle più vaste piantagioni di bambù, almeno in Europa". Franco Maria
Ricci
La villa labirinto in
Thaïs
di Anton Giulio Bragaglia (1917)
L’aiuola labirinto di
Alice nel Paese delle Meraviglie (1951)
Le labirintiche gradinate ne Il
nome della Rosa
(1986) Jean Jacques Arnaud
IL LABIRINTO SECONDO KUBRICK
Il labirinto dell'Overlook Hotel - dove si svolge
la scena finale di «Shining»
dall'alto
( 1980) - visto
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