. ANTEFATTO : ANDROGEO Tra i figli che Pasifae aveva dato al Signore dell'Oceano e delle isole, eccelleva per abilità in tutte le gare il giovane Androgeo. Giunto in Attica per partecipare alle feste panatenee, il principe morì nella lotta contro il toro di Maratona, ad affrontare il quale era stato mandato da Egeo, re di Atene; oppure, secondo un'altra versione, fu ucciso a tradimento dai giovani ateniesi suoi rivali, invidiosi delle sue vittorie. Minos, assetato di vendetta, assalì Atene con una flotta. Stretta d'assedio la città, invocò l'aiuto di Zeus protettore degli ospiti Gli dei, che avevano molto caro il giovinetto Androgeo si radunarono sull'Olimpo e decisero di punire duramente i colpevoli di tale delitto. Inviarono ogni sorta di malattie, i venti, le nuvole, la pioggia distruggevano i campi coltivati. Gli Ateniesi si rivolsero all'oracolo e seppero che gli dei vendicavano l'uccisione di Androgeo. Se si voleva che il castigo finisse, bisognava venire a patti con Minosse, padre del giovinetto morto. Furono mandate ambascerie a Creta e la pace fu stipulata, ma a dolorosissime condizioni. Nell'isola di Minosse viveva il Minotauro, orrendo mostro che si cibava solo di carne umana: gli Ateniesi ogni anno, nel giorno della morte di Androgeo, avrebbero dovuto mandare a Creta sette giovanetti e sette giovanette fra i più belli dell'Attica perché fossero dati in pasto al Minotauro PLUTARCO Chi può essere appaiato a un simile personaggio?/ Chi gli opporrò? Chi ne sarà degno? (Aesch., Sept. 435, 395-396). Mi sembrò che il fondatore della bella e celebrata Atene potesse essere contrapposto e affiancato al padre dell’invitta e gloriosa Roma” (Plut., Thes. I 4-5). Plutarco annovera le affinità tra Teseo e Romolo, : “Entrambi infatti erano figli illegittimi e di oscure origini anche se, secondo la tradizione, generati dagli dèi, entrambi guerrieri, cosa già nota a tutti, e dotati di forza e intelligenza; delle città più famose, uno fondò Roma, l’altro realizzò il sinecismo di Atene; entrambi ebbero a che fare con ratti di donne; nessuno dei due evitò la sfortuna della propria stirpe e le gelosie familiari, ma entrambi affrontarono, alla fine della loro vita, dissapori con i propri concittadini […]” (Thes. II 1-3). Fino all’adolescenza la madre Etra tenne nascosta la reale identità di Teseo; quando Teseo raggiunse l’età dell’adolescenza, mostrando forza fisica, coraggio, carattere fermo, intelligenza e saggezza, Etra gli svelò la sua origine, a dirigersi ad Atene. Nonostante le esortazioni della madre a scegliere il mare, Teseo, spinto dal desiderio di emulare Eracle, scelse di procedere via terra. Scrive Plutarco: “Teseo riteneva disdicevole e non dignitoso che Eracle liberasse dai pericoli ogni luogo per terra e per mare, mentre lui evitava anche le fatiche che gli si presentavano davanti; viaggiando come esule per mare, avrebbe offeso colui che i discorsi correnti indicavano come suo padre D’intorno agli omeri lucenti cinge una spada che d’avorio ha l’elsa … sul petto lo scarlatto della tunical , il crespo d’un mantello tessalico … Un ragazzo in pubertà, ma teso a marziali trastulli, al bronzeo cozzo delle battaglie: e punta verso la ridente Atene Bacchilide Teseo, venuto da Trezene, incontra Egeo ad Atene (cratere attico a figure rosse), dett Teseo, venuto da Trezene, incontra Egeo ad Atene (cratere attico a figure rosse), _ * . Quando giunse il momento di inviare il terzo tributo, i cittadini ateniesi iniziarono a rivolgere gravi accuse a Egeo: pur essendo responsabile del provvedimento punitivo, era l’unico a non subire danni e, pur avendo trasmesso il potere a un figlio illegittimo e straniero, non mostrava segni di preoccupazione nel privare gli Ateniesi di eredi legittimi Di fronte al malcontento generale, Teseo propose se stesso senza attendere l’esito del sorteggio. Il suo coraggioso atto venne interpretato come una forma di disponibilità verso i concittadini degna di lode e di ammirazione. Nonostante le suppliche paterne, Teseo si mostrò deciso e fermo nelle proprie posizioni. Al momento della partenza Egeo consegnò al timoniere una vela bianca, che avrebbe dovuto sostituire quella di colore nero in caso di buona riuscita dell’impresa. Di solito - spiega infatti Plutarco - veniva consegnata soltanto una vela nera, segno di inevitabile lutto, poiché non si nutrivano speranze di salvezza. Plutarco(Thes. XVII 1) . "Sul mare di Creta navigava la prua raggiante d'azzurro. Portava Teseo e sette coppie di giovani Ionii." Bacchilide, Ditirambo di Teseo Giunto all'isola, fu accolto da Minos, nonostante la sorte che lo attendeva, con grandi onori, in quanto figlio di re. La sera venne celebrato un banchetto. Quando fu versato per la terza volta il vino che toglie gli affanni anche quando si stende sul cuore l'angoscia di un domani incerto, Teseo iniziò a narrare le sue imprese. Seduta alla sinistra del padre, l'ascoltava intenta Ariadne Glaucopide e, ascoltandolo, si invaghì di lui. Dopo il convito, Ariadne chiese consiglio al vecchio Daidalos e si fece consegnare da lui una spada a due tagli e un lungo gomitolo di filo di lana. Poi fece giurare all'eroe che l'avrebbe sposata e condotta ad Atene. Omero: Arianna «dalle belle trecce» "Miele alla Signora del Labirinto» (tavoletta di Cnosso) ….Poi fece giurare all'eroe che l'avrebbe sposata e condotta ad Atene. ....volgendo in gomitolo il filo che Arianna gli diede, poté con l’opera di lei, guadagnare l’uscita che nessuno prima aveva trovato……OVIDIO Così munito, l’eroe, venuta l'alba, chiamò a raccolta i compagni destinati a essere divorati dal Minotauro e li condusse alla spiaggia per il sacrifìcio di rito L'eroe penetrò quindi nel labirinto, lasciando i compagni all'ingresso, dove aveva fissato il capo della matassa. Il cammino era silenzioso e le tenebre si facevano sempre più fitte. Dalle dita dell'eroe il filo si svolgeva lentamente, quasi senza fine. Di tanto in tanto arrivavano rumori ed echi, lungo le pareti lisce, e come un soffiare, un muggire del vento. Del vento? Poi, là dove doveva essere il recesso più interno del cammino intricato, dopo avere svoltato a destra e a sinistra infinite volte - o, almeno, così gli pareva - albeggiò come un pallido chiarore. Udì prima il respiro della Bestia; poi la vide, stesa su un fianco. Dormiva, greve nel sonno e come innocente.. D'improvviso, udendo il lieve rumore del mortale che le si stava avvicinando, la Bestia si destò e, proprio come gli animali selvatici, fu subito sveglia e pronta ad afferrare un sasso che giaceva lì vicino. I due si guardarono. Lo spazio era poco. L'eroe si gettò sull'animale e, stendendo la sinistra sopra l'occhio del Tauromino, immerse la spada nel suo corpo. Presto le pareti dell'antro, la terra, il corpo dell'eroe furono lordi di sangue; e Teseo invocò anche il nome di Posidone. Poi, riavvolgendo lentamente il filo di lana, uscì dal labirinto. Paolo Santarcangeli Teseo trascina il Minotauro fuori dal labirinto dopo averlo ucciso. Medaglione di una kylix attica a figure rosse, c. 440-430 a.C La leggenda vuole Arianna che per questo fu condannata all’esilio salì sulla barca con Teseo per andare con lui ad Atene a sulla via di ritorno si fermarono a Delo, dove Teseo offrì un sacrificio agli dei che lo avevano aiutato (Apollo e Afrodite). La "danza delle gru" la danza che Teseo ed i fanciulli ostaggi finalmente liberi attuano, imitando i meandri del labirinto e festeggiando la scampata morte.. Questa danza puo' derivare il suo nome da diversi fattori. In primo luogo i giovani danzavano tenendosi per mano oppure uniti tramite una fune, e questo ricorda il modo di volare delle gru, che seguono un capofila Inoltre questi uccelli a volte volano all'impazzata e il loro volo sembra richiamare la tortuosita' dei meandri labirintici. Ma forse il motivo piu' sensato e' la capacita' di questi uccelli di compiere lunghe migrazioni e riuscire poi a tornare indietro senza mai perdersi, proprio come Teseo porta a termine il suo viaggio di andata e ritorno nel labirinto Vincenzo Cantatore, Acquerello ruvese con ricostruzione della tomba delle danzatrici al momento del ritrovamento, 1833-1836 , nel III secolo avanti Cristo, il poeta Callimaco precisa che nella "danza delle gru" si esibivano solo fanciulle, battendo il ritmo con il piede: la danza veniva accompagnata dal suono della cetra e guidata da un mimo che impersonava Teseo. È appunto questa l’immagine immortalata dall’affresco della Tomba delle Danzatrici rinvenuta a Ruvo di Puglia nel 1833: una schiera di fanciulle procedono tenendosi legate per le mani, in, maniera alternata (la terza con prima e la quinta; la quarta con la seconda e la sesta…); sono guidate da un ragazzo che veste una corta tunichetta, mentre le donne sono pesantemente ammantate da una lunga veste e da un largo scialle (himation) che copre testa e spalle Tomba delle danzatrici, frammento (V sec. a. C. c.). Napoli, Museo Archeologico Ambrogio Lorenzetti: Allegoria degli Effetti del Buon Governo (1338-39). Particolare con carola Siena, Palazzo Pubblico “danza delle gru”, eseguita con le corde Danza spiraleggiante greca moderna ll mito di Arianna è divenuto nella cultura moderna simbolo dell’abbandono e del lamento. Anche Boccaccio e Petrarca hanno recuperato la tradizione antica e dipinto Arianna come una sorta di modello di amante sfortunata e infelice, umiliata dall’abbandono e dall’amore di Teseo Girolamo del Pacchia (1477 )Arianna abbandonata da Teseo Ed ecco sulla riva di Naxo fra scrosci di onde Arianna vede fuggire Teseo all'orizzonte sulla nave che veloce s'allontana e in cuore presa dal delirio non vuol credere ai propri occhi, ora che strappata alle illusioni del sonno si ritrova abbandonata sulla spiaggia deserta. Batte coi remi il mare, l'ha dimenticata, fugge, lasciando che i venti disperdano le sue promesse. E con sguardo disperato la figlia di Minosse lo segue da lontano, tra le alghe, una baccante di marmo, travolta da un'ondata d'angoscia; lo segue, i biondi capelli scomposti, senza nastri, il petto scoperto Catullo Angelica Kauffmann, 1780, tecnica mista e colorazione su Photoshop per mezzo di tavoletta grafica Mentre si avvicinavano alle coste dell'Attica, Teseo si dimenticòd'issare la vela con cui si doveva render noto a Egeo che essi erano salvi. Questi per la disperazione si gettò da una rupe e si sfracellò. Teseo, appena approdato, compì i sacrifici che partendo aveva promesso in voto agli dèi e mandò un messaggero in città a portare la notizia che era salvo. Questi incontrò molte persone che piangevano la morte del re e altre, com'è naturale, che erano liete di salutarlo e di cingerlo di ghirlande per la loro salvezza. Accettò le ghirlande e ne cinse il suo bastone di araldo. Tornato al mare, trovò che Teseo non aveva ancora terminato le rituali libagioni, epperò se ne stette fuori, non volendo turbare il sacrificio. Terminata la funzione, annunciò la morte di Egeo, e quelli, in mezzo a pianti e a forti lamenti, salirono in fretta verso la città. Si dice che da qui deriva il fatto che anche ora nelle Oscoforie s'incorona non l'araldo, ma il suo bastone e che nelle libagioni i presenti gridano «Eleleu! Iou! lou! ». Il primo di questi gridi sogliono levare mentre libano, come grido di vittoria, il secondo è grido di costernazione e di dolore. Plutarco- «le vite parallele « Significati del mito Questo mito, tra i più famosi in Grecia, ha diverse interpretazioni ed alcuni risvolti storici. La leggenda del Minotauro ha le sue radici nella antica lotta di Atene contro la potenza minoica, che era il potere dominante su tutta la Grecia all’inizio della storia di quest’area (la civiltà minoica durò dal 2700 a.C. fino al 1450 a.C La leggenda del Minotauro narra la ribellione delle città greche contro il predominio dei cretesi-minoici. Nella fase di massimo splendore della civiltà minoica e del loro assoluto controllo del Mar Egeo, i popoli ellenici sono costretti al pagamento di ingenti tributi ai minoici per utilizzare le vie commerciali marittime. La leggenda del Minotauro richiama molti aspetti storici del periodo. Nella leggenda i tributi imposti dai minoici sono rappresentati dall'obbligo degli ateniesi di inviare sull'isola di Creta sette fanciulli e sette fanciulle ogni nove anni, come vittime sacrificali da dare in pasto al Minotauro La conquista achea dell'isola di Creta La leggenda del Minotauro tramanda oralmente il riscatto degli achei (Teseo) nei confronti della civiltà minoica (Minosse) e il loro rifiuto di pagare tributi imposti dall'isola di Creta. Il primo passo di ribellione lungo un cammino che porterà, nel corso degli anni, al ribaltamento dei ruoli tra micenei e minoici, ed alla definitiva conquista achea (civiltà micenea) dell'isola di creta (civiltà minoica DIODORO SICULO Libro I * 61 - Alla morte del re etiope gli Egiziani posero sul trono un re della loro gente, Mendes, noto anche col nome di Marrus. Costui non compì alcuna impresa militare, ma si fece erigere un sepolcro conosciuto col nome di Labirinto, non tanto ammirevole per le dimensioni quanto inimitabile per la tecnica ingegnosa della costruzione: infatti chi vi entra non riesce facilmente a trovare la via d’uscita se non dispone di una guida esperta di tutto l’edificio. Alcuni sostengono che Dedalo abbia visitato l’Egitto e, colpito dall’abilità ivi raggiunta nell’arte edilizia, abbia in seguito costruito per Minosse, re di Creta, un Labirinto simile a quello egiziano in cui fu rinchiuso, secondo il mito, il cosiddetto Minotauro. Ma mentre del Labirinto di Creta non è rimasta traccia, o perché raso al suolo per ordine di qualche sovrano, oppure perché cancellato dal tempo, quello egiziano ha conservata intatta tutta la sua struttura fino ai nostri giorni . […] Erodoto . * Erodoto, autore del 5° secolo a.C., afferma che al suo tempo il labirinto era antico già di 1300 anni e così lo descrive nella sua opera: «Ed io ho visto; è superiore a qualsiasi cosa si possa dire in merito; già le piramidi sono al di sopra di ogni possibile descrizione, ma il Labirinto vince il confronto anche con le piramidi» «Vi sono dodici cortili coperti, che hanno porte opposte tra loro e sono: sei rivolti verso nord e sei verso sud, contigui. Lo stesso muro li chiude tutt’intorno dall’esterno. Vi sono stanze in doppio ordine. Quelle a livello del suolo che ho visitato, attraversato e quelle sottosuolo, 3000 in numero, 1500 per ciascun ordine». Erodoto scrive anche che il leggendario complesso contenesse i feretri dei dodici re che hanno costruito il labirinto, più un luogo di riposo per i coccodrilli sacri. Ma, finora, nessun corpo umano è stato ancora trovato all’interno dello scavo. Il Labirinto Egiziano Il poligrafo tedesco Athanasius Kircher (1602-1680) tentò - evidentemente sulla base di descrizioni antiche - una ricostruzione del Labirinto Egiziano. Al centro c'è un labirinto per il quale Kircher si è ispirato probabilmente a mosaici romani. Tutto attorno sono disposti gli edifici dei dodici nomoi, le dodici unità amministrative dell'Egitto su cui ci informa Erodoto Un labirinto indiano. Si trova nei pressi di Madras . E’ noto come il Lakshmana-mandal ed è formato con mucchi di pietre. . Questo graffito, ritrovato in Val Camonica, risale al primo millennio a.C.. Forse legato a riti e incantesimi propiziatori della caccia, una sorta di rappresentazione escogitata per attirare la selvaggina. camuni le cui incisioni erano un modo di comunicare con le forze misteriose e potenti che governano il cosmo. Questi graffiti venivano effettuati in riferimento alle attivita' che l'uomo svolgeva quotidianamente, come la caccia e la guerra e servivano per ingraziarsi queste entita' superiori. Perche' parlare della caccia? Perche' sembra che il labirinto sia strettamente associato ad essa per due motivi . Il primo e' che nella preistoria, per assicurarsi la preda, si costruivano dei corridoi con dei pali, creando così una strada senza uscita, che terminava in un "vicolo cieco", costituito da un piccolissimo spazio circolare, dove l'animale trovava la morte certa La caccia era soprattutto la prova iniziatica che un giovane doveva sostenere per entrare a far parte della comunita' degli adulti, per diventare uomo. Chi per primo li aveva individuati, credeva fossero semplici segni tracciati per gioco da bambini. Si tratta in realtà dei cosiddetti labirinti di pietre, diffusi soprattutto in Svezia Finlandia e Norvegia. Attorno a questi labirinti, composti da piccoli ciottoli, c'è ancora molto mistero. Furono chiamati "danza della vergine": pare servissero infatti a indirizzare la danza di una fanciulla che poteva percorrere il labirinto volteggiando o che, posta al centro, attendeva un giovane che la raggiungesse attraverso le spire del tracciato Da simbolo pagano a percorso tortuoso dell’anima Illustrazione da un manoscritto del XII secolo. Il testo sul disegno: CUM MINOTHAURO PUGNAT THESEUS [IN] LABORINTO Quello che era stato il simbolo pagano per eccellenza permea la vita dell’uomo medievale, come allegoria del percorso tortuoso ed intricato che conduce poi alla salvezza dell’anima. I laboriosi copisti medievali hanno lasciato molti disegni labirintici sui manoscritti, mantenendo, almeno all’inizio, inalterato il numero dei rigiri rispetto alla classicità (il numero sacro per eccellenza era il 7, proprio come il numero dei rigiri del labirinto di Cnosso), che si modificò e complicò poi nel tempo. Anche la letteratura medievale, con i suoi personaggi allegorici, i suoi castelli e le innumerevoli sale, i suoi percorsi pieni di inganni, è piena di riferimenti al labirinto (pensiamo alla Divina Commedia di Dante e a tutti i racconti sulla ricerca del Graal). E neanche l’arte del giardinaggio ne rimane immune, perché quel vagabondare che invita alla meditazione sembra quasi sottolineare la ricerca di un Paradiso perduto. Ma la testimonianza maggiore dell’importanza del labirinto in epoca medievale si può riscontrare nelle cattedrali, dove si ornavano i pavimenti con disegni labirintici anche di grandi dimensioni, posti in genere nel punto di intersezione della navata con il transetto. Varie interpretazioni la Via Francigena, detta anche Via Francesca o Romea: è il percorso di un pellegrinaggio che da Canterbury portava a Roma e costituiva in epoca medievale una delle più importanti vie di comunicazione europee I pellegrini potevano porre termine al loro viaggio a Roma, ma per raggiungere Gerusalemme, via Brindisi, il tratto iniziale era lo stesso. Il percorso – che poteva presentare delle varianti, che tenevano conto dell’eventualità di pestilenze e guerre e banditi– era utilizzato non solo dai pellegrini (detti anche romei, se la destinazione era Roma), ma anche dai mercanti e dai viaggiatori. Il pellegrinaggio cristiano era dunque un viaggio irto di pericoli, senza la certezza di arrivare alla meta. Era costume, infatti, fare testamento prima della partenza. Il viaggio in Terra santa, o a Roma, o a Santiago era un’impresa simile a quella di Teseo: il labirinto divenne il simbolo del pellegrinaggio penitenziale e perché troviamo il simbolo del labirinto nei luoghi di devozione toccati dalla Via Francigena . Il Medio evo era – è vero – il tempo dei pellegrinaggi, ma la maggior parte dei cristiani, soprattutto quelli che vivevano oltralpe, non aveva la possibilità di recarsi a Roma, o a Santiago di Compostela, per non parlare di Gerusalemme, che era allora considerata il centro del mondo e che simbolizzava il Regno dei cieli. Ecco allora che si facevano dei pellegrinaggi alle cattedrali di Amiens,, Chartres, Poitiers, Reims, dove i pellegrini avrebbero trovato un labirinto. Il centro del labirinto aveva il significato della Gerusalemme celeste, della quale la stessa cattedrale è un simbolo, e il pellegrinaggio alla cattedrale equivaleva a un viaggio in Terra santa, in scala ridotta. SAN VITALE RAVENNA * I percorsi del labirinto delle cattedrali, erano sostituti del pellegrinaggio in Terra Santa; bisognava percorrerli in ginocchio, con un rosario al collo, pregando per la salvezza della propria anima. Un canonico della cattedrale di Chartres vissuto nel 1600, era convinto che il labirinto non fosse altro che "un gioco senza senso, una perdita di tempo« . Il labirinto di Chartres è uno dei meglio conservati ed è il più grande giunto dall'epoca medievale ai nostri giorni. A VIA PER GERUSALEMME O « LEGA» Nella cattedrale di Chartres (Francia) è conservato il disegno del labirinto più grande che si conosca, con i suoi 13 metri di diametro. Il percorso "monoviario" si snoda passando attraverso i quattro quadranti Labirinto nella abbazia trappista di Notre-Dame de SaintRémy, Vallonia, Belgio Labirinto nella cattedrale di Amiens C'è una sola via da percorrere e per quanto tortuosa possa sembrare, essa conduce inesorabilmente al centro un’opinione che ritengo valida ed interessante: quella che considera il labirinto come l’emblema della corporazione dei muratori e massoni del medioevo. Nel labirinto di Amiens, distrutto nel 1828 e restaurato nel 1896, formato da riquadri neri e bianchi, erano raffigurati tre maestri d’opera, con in mano il primo un regolo, il secondo una squadra, e l’ultimo una livella ed un compasso. I labirinti delle cattedrali furono quasi tutti distrutti, sia perché interpretati come evidenza pagana, sia perché recavano in sé l’evidenza dell’esistenza della comunità dei costruttori, i quali ne protessero il segreto. E’ anche vero che parte dell’opera di distruzione fu eseguita dai ladri, attirati dalle lastre d’oro e d’argento di cui i labirinti erano fatti. Il labirinto nelle cattedrali non è solo un surrogato dell’idea del viaggio, e se da un lato rappresenta la firma dell’architetto, dall’altro sembra essere l’immagine in terra del cosmo: i labirinti francesi, che hanno tutti 12 cerchi concentrici, sembrano evocare e scandire il tempo umano, con la rappresentazione dei 12 segni zodiacali. A scopo di protezione, alcuni labirinti venivano disegnati sulle porte e sulle facciate di antiche abitazioni nel Mediterraneo: si riteneva infatti che le forze negative fossero capaci di procedere in linea retta interessante notare che i labirinti disegnati sulle case, abbiano preceduto l’uso della serratura; il labirinto infatti non è altro che una serratura ( la tecnologia realizza spesso simboli primordiali): per aprire una serratura occorre una chiave, ma anche per uscire dal labirinto occorre una chiave, come il mitico filo di Arianna, il cui nome greco Ariadne, è lo stesso del ragno, l’insetto che costruisce tele dal disegno labirintico. Ritratto di gentiluomo,( olio su tavola, eseguito probabilmente a Milano attorno al 1510 da Bartolomeo Veneto.) «Forse che sì, forse che no”. Palazzo Ducale, Mantova. Soffitto della Sala del Labirinto della Domus Nova . La frase è scritta più volte nel percorso che conduce verso il centro del labirinto.» incisione tratta dal Libro VIII delle Metamorfosi di Ovidio di Vergilius Solis, …. «Qui dunque (nel labirinto) fu rinchiuso il mostro dalla duplice figura, di toro e di giovane, che pasciutosi due volte di ateniesi scelti a sorte ogni nove anni, alla terza fu ucciso, dal figlio di Egeo)…..» Pechino, Labirinto presso il Palazzo d'Estate Il gesuita italiano, pittore e architetto, Giuseppe Castiglione (1698-1768), missionario in Cina, costruì negli anni 1737-1766, in collaborazione con nove confratelli (pittori, architetti, ingegneri, architetti di giardini), artistici giardini di gusto europeo per l'imperatore nella sua residenza estiva presso Pechino. I giardini furono distrutti nell'anno 1860 dal corpo di spedizione anglofrancese. La fantastica bellezza di questi giardini è documentata da una sequenza di venti incisioni in rame eseguite negli anni 1783-1786 da artisti cinesi sotto la supervisione personale dell'imperatore. A sinistra in alto c'è la scritta "Veduta di prospetto del giardino, N.5" In epoca rinascimentale il labirinto è simbolo di razionalità ed è studiato dal punto di vista matematico e geometrico In una delle sei xilografie del Durer chiamate “serie dei 6 nodi” il centro si compone attorno ad una forma che sembra una “doppia ascia” (labrys ) Dopo il significato mistico che lo caratterizzò nel periodo classico e l'interpretazione religiosa, quasi magica, che acquistò nel Medioevo, dalla metà del Cinquecento il labirinto diventò un gioco che ben si sposava con l'atmosfera festaiola delle corti, fino a diventare il leit motiv dei giardini sei-settecenteschi. Quello di Hever Castle nel Kent inglese è un labirinto vegetale multiviario di forma rettangolare progettato nel 1904 in siepi di bosso. Copre una superficie di 600 metri quadrati Lo volle il diplomatico americano William Waldorf Astor, assai facoltoso, che acquistò la tenuta e il castello agli albori del XX secolo il labirinto di Villa Pisani a Stra “Non si scorgeva di là dal cancello se non il principio di un . tramite e una sorta di selva intricata e dura, un’ apparenza misteriosa e folta. Dal centro dell’ intrico s’ alzava una torre, e in cima alla torre la statua di un guerriero pareva stesse alle vedette“. Così D’Annunzio ne “Il fuoco”. Castello di Donnafugata, Ragusa Esempio di labirinto in pietra, realizzato seguendo la tecnica tipica del territorio ragusano del muretto a secco. All'esterno è sorvegliato da un soldato... in pietra! Un tempo i muri del tracciato erano ricoperti da siepi di rose rampicanti, che impedivano di sbirciare o scavalcare le corsie. Il Castello è stato uno dei set del film «Il racconto dei racconti» di Matteo Garrone. Villa Giusti, Verona Uno dei labirinti più antichi d'Europa: in siepi di bosso, piccolo ma difficile nel tracciato, era già inserito nell'originale impianto cinquecentesco. Romanticissimo, dalla torretta-campanile si snoda una scala a chiocciola che porta alla terrazza del belvedere Dedicato al grande scrittore argentino il Labirinto Borges alla Fondazione Cini sull’Isola di San Giorgio, a Venezia. Il labirinto, un libro aperto in siepi di bosso, è stato inaugurato nel 2011 Fontanellato : il Labirinto più grande del mondo voluto dall’editore Franco Maria Ricci, vicino a Parma Perché un Labirinto "Da sempre i Labirinti mi affascinano. Insieme ai Giardini, sono tra le fantasie più antiche dell’umanità. Il Giardino, o Eden - così bello che Adamo ed Eva, freschi di creazione, continuavano a stropicciarsi gli occhi - incarna l’innocenza e la felicità; il Labirinto è, invece, una creazione del Potere e una fonte di turbamenti. Riflette la perplessa esperienza che abbiamo della realtà. Sognai per la prima volta di costruire un Labirinto circa venti anni fa, nel periodo in cui, a più riprese, ebbi ospite, nella mia casa di campagna vicino a Parma, un amico, oltreché collaboratore importantissimo della casa editrice che avevo fondato: lo scrittore argentino Jorge Luis Borges. Si tratta del più grande labirinto al mondo, almeno per ora, e anche una delle più vaste piantagioni di bambù, almeno in Europa". Franco Maria Ricci La villa labirinto in Thaïs di Anton Giulio Bragaglia (1917) L’aiuola labirinto di Alice nel Paese delle Meraviglie (1951) Le labirintiche gradinate ne Il nome della Rosa (1986) Jean Jacques Arnaud IL LABIRINTO SECONDO KUBRICK Il labirinto dell'Overlook Hotel - dove si svolge la scena finale di «Shining» dall'alto ( 1980) - visto