Introduzione Il rocchetto di Ruhmkorff è stato pensato per generare picchi di alta tansione. Tutta la bibliografia in merito, a disposizione sulla rete si riferisce a questo uso: generare treni di oscillazioni o picchi di alta tensione. In questo scritto vediamo,invece, come ottimizzare questo dispositivo come convertitore DC/AC . E’ ovvio che, oggi, usare un rocchetto di Ruhmkorff per ottenere una conversione DC/AC , non sia il metodo migliore, ma all’inizio del ventesimo secolo era l’unico mezzo conosciuto per realizzare tale conversione. Descrizione classica del rocchetto di Ruhmkorff (da Wikipedia) Generalità Un trasformatore ad induzione consiste di due solenoidi di filo di rame isolato avvolti attorno ad un unico nucleo di ferro. Uno dei solenoidi, chiamato avvolgimento primario è costituito di decine o centinaia di spire di filo smaltato, l'altro solenoide detto avvolgimento secondario consiste di diverse migliaia di spire di filo sottile. Una corrente elettrica che percorre il primario crea un campo magnetico, il secondario è accoppiato magneticamente attraverso il nucleo di ferro. Il primario agisce da induttore, immagazzinando l'energia nel campo magnetico associato. Quando la corrente elettrica viene interrotta improvvisamente, il campo magnetico cala rapidamente e questo causa un impulso ad alta tensione attraverso il secondario per via dell'induzione elettromagnetica. Grazie all'alto numero di spire dell'avvolgimento secondario, l'impulso generato ha una tensione di molte migliaia di volt. Questa tensione è sufficiente a generare una scintilla o scarica elettrica attraverso l'aria che separa i terminali del secondario.La dimensione del rocchetto spesso viene indicata in base alla lunghezza della scintilla che può produrre. L'interruttore Per permettere il funzionamento del trasformatore, la corrente continua deve essere intermittente per poter creare la variazione di campo magnetico necessaria per l'induzione. Il rocchetto di Ruhmkorff utilizza una lamina metallica vibrante chiamata interruttore per aprire e chiudere rapidamente il circuito primario. L'interruttore nei rocchetti di piccola dimensione era montato ad una delle estremità del nucleo ferroso, il campo magnetico generato dal flusso di corrente nel primario attirava la lamina (generalmente costituita da una molla) aprendo quindi il circuito. All'apertura del circuito, si interrompeva anche il campo magnetico facendo sì che la molla chiudesse nuovamente il circuito. La tensione nel secondario è indotta sia quando il circuito si apre che quando si chiude, la variazione della corrente è molto più rapida quando il circuito si apre così l'impulso nel secondario all'apertura è maggiore. Un condensatore è posto in parallelo all'interruttore per smorzare l'arco elettrico fra i contatti e permettere un'apertura più rapida e quindi una tensione maggiore. La forma d'onda dell'uscita di un rocchetto ad induzione è costituita da una serie di impulsi positivi e negativi ma una delle due polarità è molto più ampia dell'altra. Le forme d'onda nella bobina di induzione senza condensatore: i1 corrente primaria, v2 tensione secondaria Con condensatore Ottimizzazione del rocchetto di Ruhmkorff come convertitore DA/AC E’ appurato che la potenza RF in uscita dall’Ondina Campale fosse di circa 5W. ipotizzando,conservativamente, il rendimento dell’oscillatore dell’Ondina Campale, essere circa del 70%; prendendo atto che lo stesso Biagi aveva appuntato che la corrente dell’amperometro era di 30 mA (RMS) ne consegue che la tensione di uscita dal convertitore deve essere circa 250/300 V RMS. La tensione al primario è 12/13.5 V DC fornita da accumulatore al piombo tipo standard automobilistico. A colpo d’occhio si intuisce che la forma d’onda generata da un rocchetto classico (riportata in alto a destra) poco si addice al nostro scopo. A noi non serve un treno di impulsi. Non serve un impulso di tensione elevato, al contrario, serve una oscillazione poco smorzata e di valore il più possibile costane, in modo da procurare una alimentazione di valore il più possibile costante. Ciò si può ottenere variando opportunamente i valori dei parametri in gioco: Frequenza di ripetizione dell’interruttore: determinata dalle caratteristiche meccaniche della molla: lunghezza spessore, lunghezza dell’arco percorso, ecc. deve essere ottimizzata in modo tale da sincronizzarsi con i parametri elettrici del’intero dispositivo. Valori della induttanza e della resistenza primaria (equivalente): Poiché stiamo facendo delle considerazioni sugli ordini di grandezza, e non ancora un progetto realizzativo, evitiamo di entrare nei dettagli degli schemi e del formulario. E’ noto come sia possibile semplificare il circuito elettrico complessivo in un circuito primario equivalente , composto dalla batteria di alimentazione, dall’interruttore, da una induttanza equivalente e da una resistenza equivalente. Bene, per ottenere la massima ottimizzazione, il tempo di chiusura del circuito dovrà coincidere con il tempo che la corrente primaria impiega a raggiungere il 90% del suo valore asintotico. Il tempo di apertura non dovrebbe essere superiore al tempo che l’oscillazione al secondario impiega a smorzarsi ad un valore di circa il 70%. Inoltre la tensione massima di picco non dovrà mai superare la tensione massima ammessa dall’anodo del tubo oscillatore. Nel nostro caso specifico dell’Ondina ciò significa che non è consentito avere al secondario rapporti tra tensione massima e minima superori al 50% circa. Conclusioni Queste considerazioni, insieme ai dati riportati nella bibliografia dei post precendti, sono quelle che mi hanno indotto a fissare i dati iniziali della sperimentazione a quelli suggeriti a Mario. A tutto questo aggiungerei che per non complicarsi la vita, in fase sperimentale, sia utile alimentare il rocchetto con un interruttore elettronico (2N3055 pilotato da un NE555, dove sia facilmente possibile regolare i tempi di “on” ed “off” e determinare quelli più idonei. Ciò fatto si potrà costruire un interruttore meccanico a vibrazione e regolare la lunghezza della lamina, il suo spessore ed in ultimo la lunghezza della sua corsa per avvicinarsi a quella stabilita con l’interruttore elettronico. Riuscire a realizzare il tutto mantenendo le stesse dimensioni di quelle del vibratore inglese usato nell’Ondina, presumo sia più difficile che vincere al superenalotto. La strada è tracciata: vedremo chi arriverà per primo alla conclusione