Errori e domande sulla tossicodipendenza a cura di Chino Pizzoli Questo articolo è principalmente rivolto ai familiari di un tossicodipendente e ai giovani Il consumo di droghe è in continuo aumento e l’immagine di giovani abbandonati al “potere” di siringhe e pasticche non è più una realtà dei vicoli sporchi e bui, ma può raggiungere anche scuole, discoteche e insinuarsi nella cultura del tempo libero di un numero sempre maggiore di giovani. A complicare il già difficle compito di chi vive accanto a un tossicodipendente sono alcuni luoghi comuni sulla tossicomania che, con il passare del tempo, si sono ormai radicati nel sentire comune. Per affrontare meglio la gestione di un amico o un familiare con problemi di droga è fondamentale “liberarsi” da alcune opinioni che potrebbero generare solo incomprensioni, se non peggiorare la situazione. Alcune opinioni sbagliate La tossicodipendenza è un vizio. No: è una vera e propria malattia e , come tale, va trattata in ogni suo apsetto: da quello fisico a quello psicologico. Per far uscire un ragazzo dal tunnel della droga non basta parlargli, cercando di indirizzarlo alla disintossicazione, ma è indispensabile un mirato approccio terapeutico diretto da persone esterne. E’ bene cacciare il tossico di casa. Non può esser questo il modo per convincerlo a farsi curare, anche se è bene fargli capire che la propria casa non è uno spazio per usare droga e mettere i genitori e i fratelli in grave difficoltà. Chiarito ciò, occorre insistere con tutti i mezzi disponibili per fare in modo che la dipendenza non si acutizzi o cronicizzi. La famiglia deve essere risorsa e non rifugio. Conviene segregarlo in una stanza. La crisi d’astinenza da sostanze tossiche provoca una profonda e ingestibile sofferenza e, per evitarla o porvi fine, il tossicodipendente è disposto a qualsiasi azione. Qualcuno pensa che lo si debba chiudere in camera per fargli superare la crisi di astinenza. In questi momenti il ragazzo ha bisogno di aiuto. Come? Indirizzandolo a una struttura privata o pubblica per ricevere indicazioni e cure. Il metadone è una droga. Nel trattamento dei tossicodipendenti, il metadone non è una droga, ma un farmaco che sostituisce l’azione delle indorfine. Nell’organismo di chi fa uso di eroina, infatti, si genera uno scompenso in quanto il cervello non produce più la quantità necessaria di “calmanti naturali” (endorfine) di cui ognuno di noi ha bisogno per reagire a tensioni, stress, ansie e depressioni. Il metadone, il subite ed altri farmaci sostituiscono le endorfine. L’importante è che l’uso di questo farmaco sia a tempo determinato per evitare la cronicizzazione della dipendenza. Solo la Comunità può risolvere il problema. Non dimentichiamo mai che il tossicodipendente è una persona e, come tale, può reagire e affrontare il suo problema in diversi modi. Alcuni hanno maggiori difficoltà a staccarsi dalle sostanze e richiedono percorsi residenziali per essere tutelati dalle ricadute che potrebbero aggravare la malattia. Altri, invece, dimostrano compatibilità per trattamenti presso Sert, Smi, professionisti competenti. In ogni caso, il miglior programma terapeutico è quello a cui il soggetto aderisce spontaneamente e ottiene un benessere complessivo. Alcune domande importanti Chi è il tossicodipendente? Le conoscenze sinora raggiunte non permettono ancora di dare una risposta definitiva a questo interrogativo. Non esiste un unico percorso, un’unica strada che porti alla tossicodipendenza. I fattori causali che favoriscono l’iniziazione, l’uso e l’abuso di droghe non sono identici. Certo esistono cause conducibili alla storia del soggetto, alla sua educazione nell’ambito familiare, scolastico e sociale e a fattori costituzionali (modello bio-psichico-sociale). Le diverse storie che ci vengono raccontate evidenziano sostanzialmente una carenza di maturazione psicologica che facilita la ricerca di soluzioni immediate e facili attraverso l’uso di sostanze stupefacenti che danno la falsa sensazione di sicurezza e di affermazione del proprio sé. Il consumo di droghe è in aumento? La droga è presente spesso nei luoghi più comuni: case, scuole, club. Le ripetute indagini rilevano un continuo aumento del consumo di droghe. La maggior parte dei giovani, inoltre, afferma di recuperare la droga senza molte difficoltà a scuola, in discoteca, nei pub e persino nelle parrocchie. In linea generale, il rischio di abuso di hashish e mariuana è presente soprattutto nella fascia d’età tra i 15 e i 17 anni, mentre l’uso di eroina, cocaina e altre droghe riguarda maggiormente la fascia d’età compresa tra i 18 e i 50 anni. Gli uomini si drogano di più delle donne? Emerge dalle indagini una netta maggioranza di tossicodipendenti maschi. In particolare, gli uomini rappresentano il 75,2% dell’intero campione, mentre le donne sono il restante 24,8%. E’ lecito affermare, quindi, che gli uomini si drogano più delle donne? Secondo alcuni studiosi non è poi così corretto, poiché in realtà le donne sanno gestire in modo migliore (o meglio, sanno nascondere con più abilità) la loro tossicodipendenza rispetto agli uomini, proprio come avviene con il fenomeno “nascosto” dell’alcolismo delle casalinghe. Ci sono più tossici sposati o single? Il dato che più colpisce è che i tossicodipendenti soli sono la maggioranza. Di qui si possono ricavare due considerazioni: la prima è la conferma che il mondo della tossicodipendenza conosce stati d’emarginazione, di isolamento; la seconda è che la droga non favorisce di certo la nascita, ma soprattutto i rapporti di coppia stabili e duraturi. L’esperienza della tossicodipendenza, infatti, è un continuo autodistruggersi, in cui la solitudine mette le sue radici senza lasciare spazio per altri rapporti, se non con la droga. Si aggiunga che il tossicodipendente è molto disattento e discontinuo nel rapporto affettivo con il partner e passa da un rapporto all’altro con motivazioni fasulle. I tossici, di solito, sono disoccupati? Com’è facile immaginare, il problema della droga va quasi sempre ad “inquinare” anche il mondo del lavoro. I tossici disoccupati sono circa l’85%. Non si può tuttavia sostenere che la percentuale dei disoccupati tossicodipendenti aumenti quando il lavoro viene a mancare. Dopo qualche anno di tossicodipendenza le energie fisiche e mentali sono compromesse e viene a mancare la continuità lavorativa e produttività. Dopo alcuni richiami, la persona si licenzia o viene licenziato. Le cannabis sono droghe leggere? Questa distinzione tra droghe “leggere” e “pesanti” è stata voluta specialmente per confondere i giovanissimi che fanno uso di cannabis. I danni di queste droghe classificate “leggere” o “fumo” sono gravi. E’ bene che i consumatori ne conoscano le conseguenze. Non sempre, però, l’abbandono delle cannabis coincide con il ritorno del consumatore alla normalità. Sono molti i ragazzi che, dopo 1 o 2 anni di spinelli, decidono di passare a qualcosa di “più forte”, aumentando l’incidenza dei tossicodipendenti. Si può convivere con la droga? La droga non permette a nessuno di giocare o di convivere con essa. La dipendenza rappresenta l’aumento del desiderio di droga, che impedisce di liberarsi dall’abitudine. Il sintomo principale che denota uno stato di dipendenza è la “sindrome di astinenza”, cioè, la sofferenza che si sviluppa quando l’assunzione è interrotta o limitata bruscamente. La sindrome di astinenza ha effetti diversi in base alla sostanza e al grado di intossicazione. E’ particolarmente grave se la sostanza privilegiata è l’eroina o la cocaina.