UN APPUNTAMENTO IMPORTANTE Nata il 4 di giugno La Giornata nazionale del malato oncologico. Non una vuota celebrazione, ma un'occasione di riflessione. Per non lasciare soli pazienti, ex pazienti e familiari nella lotta contro una malattia che modifica profondamente l’intera esistenza di Elisabetta Iannelli Una giornata per ricordarlo a tutti: chi nella sua vita incontra o ha incontrato il cancro ha diritto a un ruolo di primissimo piano nella battaglia principale, quella che ha come posta in gioco la vita. Non una celebrazione compassionevole, dunque, ma un richiamo per tutta la comunità a riflettere sui molti problemi di malati, ex malati e familiari e su una condizione che modifica profondamente l’intera esistenza. Questa la filosofia che ispira la prima Giornata nazionale del malato oncologico, stabilita con un decreto della Presidenza del Consiglio dei ministri lo scorso 26 gennaio, in calendario per il prossimo 4 giugno. L’istituzione di una giornata rappresenta il punto di arrivo di una battaglia durata diversi anni, nella quale le associazioni dei malati, federate e non nella Favo, si sono impegnate a fondo affinché la task force contro la malattia, che già poteva contare su due appuntamenti importanti (la Giornata nazionale per la ricerca, organizzata dall’Associazione italiana per la ricerca sul cancro, e quella per la prevenzione oncologica, sponsorizzata dalla Lega italiana per la lotta contro i tumori), potesse essere arricchita da questo fondamentale contributo e mettere finalmente al centro dell’universo cancro la persona malata. In Italia ogni anno circa 260.000 cittadini si scoprono malati, e le stime affermano che tale numero, nel 2010, sarà di 400.000 persone all’anno. Ma il “popolo del cancro” è molto più numeroso poiché, grazie alle cure sempre più efficaci, con la malattia si convive anche a lungo e sono quindi sempre di più coloro i quali possono essere definiti lungoviventi o malati oncologici cronici oppure, come li definiscono gli anglosassoni, cancer survivors. Inoltre il cancro colpisce indirettamente anche altre persone, con un aumento esponenziale dei numeri. A essere coinvolta, anzi sconvolta dalla malattia è, in primo luogo, la famiglia del malato, seguita dai suoi amici e dai volontari. Oltre ai pazienti e a chi se ne prende cura a livello personale vi sono poi coloro che lo fanno a titolo professionale: medici specialisti e non, infermieri, psicologi. Si può ragionevolmente pensare che siano non meno di tre milioni in Italia le persone che devono fare i conti con il cancro. Le iniziative in cantiere per la Giornata si rivolgono a tutti costoro e, in particolare: - ai malati: chi sta affrontando un tumore deve sottoporsi a terapie chirurgiche, radioterapiche o farmacologiche che comportano conseguenze fisiche e psicologiche cui va data una risposta. Coloro che invece hanno superato la fase acuta ma non sono guariti del tutto sono in genere destinati a diventare malati cronici e hanno bisogno, sovente per tutta la vita, di assistenza, riabilitazione e controlli continui, nonché di un supporto psicologico e legale per contrastare l’emarginazione che spesso accompagna la malattia a livello sociale. Infine, anche chi può considerarsi guarito non dimentica l’esperienza vissuta, anche perché deve sottoporsi a controlli periodici che contribuiscono a ricordargliela. Inoltre la malattia lascia spesso strascichi che si riflettono sulle normali attività quotidiane e su quelle lavorative. - ai familiari, agli amici e ai volontari: i parenti si trovano spesso a dover sostenere il carico psicologico ed economico della malattia, e a dover svolgere un delicato compito di mediazione tra i medici e il malato, spesso aggravato dall’onere di dover veicolare al paziente tutte le informazioni di cui ha bisogno. Qualcosa di analogo capita a chi è vicino a un malato per motivi di amicizia, o ha deciso di esserlo per spirito di servizio e solidarietà gratuito e volontario. - agli operatori professionali, medici, psicologi, infermieri e tecnici che con la loro umanità si prendono cura del malato e aiutano la famiglia a comprendere quali sforzi siano necessari. Tutte queste persone desiderano che gli altri maturino una maggiore consapevolezza della loro condizione e dei loro bisogni e contribuiscano a ridurre l’emarginazione e i pregiudizi di cui spesso sono vittime insieme ai familiari. L’idea di istituire una Giornata nasce dunque dall’esigenza di venire incontro a tutte le persone coinvolte a diverso titolo nell’universo-cancro e a porre in evidenza le problematiche particolarmente urgenti. Bambini e giovani colpiti da un tumore vanno incontro a disabilità più o meno gravi, che talvolta compromettono tutta la loro esistenza, e a pesanti conseguenze psicologiche. Inoltre sono spesso in una condizione nella quale si alternano fasi di buona salute con altre di ricadute o improvvisi peggioramenti: tutto ciò richiede un’assistenza fisica, clinica e psicologica continua, che gli attuali modelli non possono garantire se non a costi proibitivi. Per questo è necessario ripensare in toto a come aiutare questi bambini e ragazzi nonché chi è loro vicino, affinché una vita già pesantemente influenzata dalla malattia sia comunque vissuta nel miglior modo possibile. L’accesso alle cure più innovative pone un problema etico a tutt’oggi insoluto: come conciliare la diffusione delle terapie più efficaci al maggior numero possibile di malati con il contenimento dei costi con il quale devono fare i conti tutti i moderni sistemi sanitari. Non è infatti moralmente accettabile negare ai malati l’utilizzo di farmaci più efficaci e meno tossici di quelli preesistenti per ragioni di budget sanitario-aziendale, con il rischio di gravi disomogeneità di trattamento su base territoriale o anagrafica. Per giungere a un accettabile compromesso occorre discutere le proposte sul campo con tutti i protagonisti, dai medici alle istituzioni alle associazioni dei malati. Quella della riabilitazione è una questione che sta assumendo un’importanza crescente e che è destinata a diventare sempre più centrale con l’aumento della sopravvivenza e la cronicizzazione della malattia assicurate dalle moderne terapie. Per predisporre al meglio anche questa fase è indispensabile un approccio multidisciplinare, a tutt’oggi non sempre garantito. Come rilevato da numerose indagini, i malati considerano l’informazione parte essenziale del processo di cura, e sono sempre meno disposti a delegare ad altri la piena comprensione della malattia, delle terapie, delle fasi successive. Solo possedendo tutte le informazioni necessarie, infatti, si possono compiere le scelte fondamentali in modo consapevole e dare un consenso realmente informato. Un ruolo di primo piano, nel trasferimento delle informazioni, è affidato al medico di famiglia, che per essere all’altezza del compito deve conoscere dettagliatamente ogni aspetto: dalle terapie alla riabilitazione, dagli hospice alle pratiche burocratiche, dai diritti al supporto psicologico e così via. I malati e gli ex malati hanno una serie di diritti di cui non sempre sono a conoscenza, che vanno da quello di ottenere, al rientro al lavoro, un orario part time ai diversi tipi di rimborsi accessibili anche nella fase di follow up e così via. Ancora una volta il ruolo dell’informazione è centrale, per continuare a vivere nonostante il cancro. La Giornata nazionale del malato oncologico si propone dunque di allargare al tutta la comunità la discussione, di sensibilizzare un’opinione pubblica troppo spesso distratta e di richiamare l’attenzione del legislatore su questi importanti temi. Essa si inserisce, tra l’altro, in una consolidata tradizione, che ha avuto origine negli Stati Uniti 18 anni fa, con l’istituzione del Cancer Survivors Day. Per quanto riguarda l’Europa, oggi ben 37 organizzazioni di malati fanno capo alla European Cancer League (Ecl), mentre la European Cancer Patients Coalition raccoglie oltre cento associazioni di malati. Alla Ecl si deve la stesura di diversi documenti tra i quali la Dichiarazione congiunta sui diritti dei malati di cancro, approvata a Oslo nel 2002, e le European Guidelines for Cancer Patients Rights, approvata ad Atene nel 2004; entrambi i documenti sono stati sottoposti all’attenzione del Parlamento Europeo. Elisabetta Iannelli è segretario tesoriere della Federazione delle Associazioni di Volontariato in Oncologia (Favo)