IL CONOSCIUTO NON PENSATO NEL CONTRIBUTO DI CRISTOPHER BOLLAS Letture di Psicoterapia 11 Giugno 2013 Centro F.I.L.O. Opera don Calabria LA COSCIENZA PRIMA DELLA COSCIENZA Bollas si concentra su una serie di configurazioni interne e dinamiche interiorizzate che rimandano al precoce incontro dell’ Io con l’oggetto all’interno di uno stato di coscienza che Bollas definisce “Conosciuto non pensato”. APPRENDERE UN IDIOMA A causa della considerevole prematurità della nascita umana, il bambino dipende dalla madre per la sopravvivenza. La madre, agendo come un Io supplementare (Heimann) o un ambiente facilitante (Winnicott) sostiene la vita del bambino e gli trasmette anche attraverso il suo particolare idioma di cura, un’estetica dell’essere che diventa una caratteristica del sé del bambino. Il modo in cui la madre tiene il bambino, risponde ai suoi gesti, ne sceglie gli oggetti e ne percepisce i bisogni interni costituisce il suo contributo alla cultura madre bambino, in un discorso privato a cui possono partecipare solo loro due – madre e bambino. Il linguaggio di questo rapporto è l’idioma di gesti, sguardi affermazioni intersoggettive. L’OGGETTO TRASFORMATIVO Winnicott definisce questa funzione comprensiva della madre, come “madre ambiente” perché per il bambino la madre è l’ambiente totale. La madre è più significativa e identificabile con un processo che con un oggetto, processo che viene identificato con trasformazioni cumulative interne ed esterne. Quindi la prima esperienza soggettiva dell’oggetto è quella di un oggetto trasformativo. Un oggetto trasformativo in termini di esperienza viene identificato dal bambino con il processo dell’alterazione dell’esperienza del sé. È una identificazione che emerge da una relazione simbiotica, in cui il primo oggetto è “conosciuto” non tanto con il prenderne cognizione attraverso una rappresentazione oggettuale, ma come una ricorrente esperienza dell’essere – un genere di conoscenza esistenziale in contrasto con quella rappresentativa. IL SE’ COME OGGETTO Ogni stadio dello sviluppo libidico e dell’Io coinvolge il bambino in un rapporto oggettuale in cui è l’oggetto dell’empatia, della cura e della legge dei genitori. Ogni bambino quindi interiorizza nell’io i processi in cui egli è oggetto dell’altro e continua a farlo per molto tempo. La gestione del Sé come oggetto in parte eredita ed esprime la storia dell’esperienza del bambino circa l’essere l’oggetto dei genitori, in modo che in ciascun adulto si può ben dire che certe forme di percezione, facilitazione, cura e rifiuto del Sé esprimono il processo genitoriale interiorizzato, ancora attivo nella gestione del Sé come oggetto. IL SE’ COME OGGETTO IN TERAPIA in terapia il paziente che entra in relazione transferale con il terapeuta può in questa azione esprimere due configurazioni: in una esprimere un modello di relazioni oggettuali passate in cui il terapeuta riceve le attribuzioni oggettuali passate oppure il Sé è considerato come oggetto e a quel punto anche il terapeuta come oggetto riceve delle modalità relazionali che in realtà esprimono il funzionamento del Sé come struttura e quindi testimoniano dello stato del Sé in quel momento, dei bisogni che sono necessari per amplificarne lo sviluppo e la relazione che l’Io del paziente ha con il Sé. SE’ COME OGGETTO: CONCLUSIONI Diciamo che nello scambio intersoggettivo precoce il paziente assimila un modello di come si entra in relazione con l’oggetto e un modello di come si entra in relazione con il Sé. Quindi l’analista può ricevere proiezioni di oggetti interni oppure proiezioni del vero Sé o di parti scisse del Sé che vengono vissute in lui. GLI STATI D’ANIMO Gli stati d’animo sono fenomeni psichici che svolgono importanti funzioni inconsce. Come il sogno, uno stato d’animo ha una specie di struttura autistica necessaria: chi vive uno stato d’animo come chi dorme, si trova in uno stato speciale in cui agisce un elemento temporale. Emergerà come il sognatore dopo che si è disciolto l’incantesimo. Certi stati d’animo soprattutto quelli che fanno parte del carattere della persona, sono l’occasione per esprimere un oggetto conservativo – quello stato interno del sé rifiutato che è stato conservato intatto nell’infanzia. Quando qualcuno vive un determinato stato d’animo, diventa quel sé infantile che non aveva potuto esprimersi nel rapporto con i suoi genitori. OGGETTO CONSERVATIVO Quindi spesso gli stati d’animo sono la registrazione esistenziale dei momenti di crollo tra bambino e genitori e indicano parzialmente l’arresto dello sviluppo del genitore, che non ha saputo affrontare nel modo giusto bisogni specifici di maturazione del figlio. Ciò che è diventato un’esperienza del sé del bambino, che potrebbe essere integrata nello sviluppo del sé, viene rifiutato dai genitori, che non riescono a funzionare in modo adeguato da “oggetti trasformativi” normali, cosicchè lo stato del sé è destinato al congelamento nell’ oggetto conservativo, per essere poi rappresentato solo negli stati d’animo. INTROIEZIONE ESTRATTIVA L’introiezione estrattiva avviene quando una persona per un certo periodo di tempo ruba un elemento della vita psichica di un'altra. Questa violenza intersoggettiva avviene quando l’aggressore A automaticamente suppone che l’aggredito B non abbia una esperienza interna dell’elemento psichico rappresentato da A. Nel momento in cui viene formulata questa ipotesi avviene il furto e B può essere temporaneamente anestetizzato e incapace di recuperare la parte del Sé rubata. GRAZIE psicoterapiasociale.it