La lirica provenzale

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CAPITOLO 8
La lirica provenzale
L’ideale cortese fu elaborato soprattutto nelle corti del sud di Francia. Qui la
concezione dell’amor cortese trovò espressione nella forma della poesia lirica. Il
nome deriva dallo strumento che accompagnava il canto, la lira. La lirica provenzale
si esprime nelle lingua d’oc, i poeti sono detti trovatori (trobadors dal latino tropus =
musica, o trobar = comporre musica), essi eseguivano le loro composizioni davanti ad
un uditorio, oppure i giullari si occupavano dell’esecuzione. Nel XIII secolo la
trasmissione delle opere fu affidata alla scrittura e alla lettura. Le opere sono
composte da liriche, biografie degli autori romanzate e con elementi fantastici e
commenti retorici. Il primo fu Guglielmo IX di Aquitania, un grande signore feudale
amante della guerra e dei piaceri, ci ha lasciato canzoni liete, capricciose, e d’amore
secondo l’ideale cortese. L’ambiente dove si esercita l’attività dei trovatori è la corte
feudale. I principali trovatori furono: Bertrand de Born, Arnaut Daniel, Jaufré Rudel.
I temi trattati sono: l’amore, la gioia, la guerra e temi morali, guerreschi, politici e
satirici. I generi sono:

La canzone d’amore, dal complesso schema metrico.

Sirventese, lunga canzone dall’argomento politico o morale.

Il compianto, sirventese dedicato piangere la morte di un artista importante.

La tenzone, una discussione in versi tra poeti.

L’alba, un lamento della donna o dell’amante.

Il plazer, un elenco di cose piacevoli.

Il enueg, elenco di cose sgradevoli.
Esistono due diverse tendenze di stile: il trobar clus (poetare chiuso), stile
elaboratissimo artificioso e chiuso (Arnaut Daniel) e il trobar leu (poetare aperto)
stile più limpido e aggraziato.
All’inizio del XIII secolo il papa Innocenzo II con l’appoggio del re di Francia, con il
pretesto di una crociata contro la setta eretica degli Albigesi, scatenò una vera e
propria crociata contro la civiltà cortese provenzale che distrusse la ricchezza e la
potenza dei Signori e fece scomparire la lingua d’oc.
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