La poesia lirica dai Provenzali al Dolce Stil Novo - Digilander

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La poesia lirica dai Provenzali al Dolce Stil Novo (testo diapositive)
1. La poesia lirica moderna nasce nelle corti provenzali e rispecchia i valori del mondo
feudale. Si sviluppa nel XII secolo e pone al suo centro il tema dell'amore, inteso come
fonte ed espressione di cortesia, cioè di nobiltà d'animo.
2. Nella lirica dei poeti provenzali, i cosiddetti "trovatori", generalmente uomini di corte,
l'amore è assunto come tema dominante, se non proprio esclusivo, ed assume un
aspetto nuovo che non ha alcun riferimento con la tradizione classica e si inserisce a
pieno titolo nella più recente tradizione cavalleresca. Si tratta dunque di un "amore
cortese", un sentimento puro dell'anima rivolto ad una donna irraggiungibile, un
sentimento che racchiude in sé il suo fine e che può realizzarsi anche senza il contatto
diretto con la donna amata. L'amore educa ed esalta il cuore dell'amante e quanto più è
puro e svincolato da rapporti fisici, tanto più è nobile e appagante, benché sul piano
psicologico lasci una certa malinconia.
3. Non diversamente il tema dell'amore fu trattato, in Italia, dai poeti della Scuola
siciliana, che si riunivano alla corte palermitana di Federico II di Svevia e che quasi
certamente elaborarono un comune programma di intenti artistici. Anche per i siciliani
si tratta di un amore cortese rivolto ad una donna che è da tutti ritratta allo stesso
modo: bionda la testa, chiaro il viso, amabile il tratto, nobile il sentimento: "rosa
profumata, "stella lucente" sono gli epiteti che più frequentemente ricorrono nelle loro
poesie. Anche qui non è assente il tema della lontananza, come nella lirica
"Meravigliosamente" del Notaro da Lentino, che si consola con l'immagine della donna
che si è dipinta nel cuore. In questa poesia appare già la confessione da parte del poeta
di un certo turbamento che gli deriva dalla occasionale vicinanza della donna,
turbamento che gli impedisce di dichiarare il suo amore e che diventerà tipico della
poesia stilnovistica.
4. Furono i Siciliani ad usare per primi un volgare italiano nella lirica d'amore, alla corte di
Federico II di Svevia; i temi della loro poesia sono ripresi dalla lirica trobadorica, ma il
differente ambiente politico e sociale, il fatto cioè che essi vivono in una realtà
cortigiana e non feudale, determina significativi cambiamenti.
5. Le principali strutture metriche della poesia siciliana sono la canzone, la canzonetta, il
sonetto. La lingua usata è il volgare siciliano, reso illustre da prestiti latini, provenzali e
di altri dialetti italiani. L'esponente più rappresentativo della scuola è Giacomo da
Lentini.
6. I poeti siciliani (Guido delle Colonne, Stefano Protonotaro, Cielo d'Alcamo, Giacomino
Pugliese…), quasi tutti funzionari di stato (a differenza dei trovatori del Mezzogiorno
francese, provenienti dalle classi più disparate), pur richiamandosi alla tradizione lirica
provenzale, di questa rifiutano i temi dell'esaltazione delle imprese militari, gli
insegnamenti morali, la polemica politica, la satira dei costumi, e accettano solo l'amore
cortese, intendendo la poesia solo come evasione intellettuale. La tendenza amorosa
comprende la passionalità che rende "schiavi d'amore", il dolore per il distacco
dall'amata, l'esitazione a manifestare il proprio amore, le lodi della donna, il biasimo per
i maldicenti-indiscreti-invidiosi. La donna spesso è immaginata bionda e raffinata.
7. Il tramonto della civiltà letteraria siciliana coincide con il suo trapianto in Toscana.
Chiamando Siculo-toscani i nuovi poeti, si vogliono sottolineare sia gli elementi di
continuità sia quelli di novità rispetto alla tradizione siciliana. Tra questi autori un ruolo
di primo piano spetta a Guittone d'Arezzo. La sua lirica d'amore deriva dai Siciliani, ma
anche direttamente dai Provenzali, dai quali riprende la tendenza al trobar clus.
L'apporto più originale di Guittone va individuato nella canzone politica e civile.
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8. Il “Dolce stil novo” è una nuova realtà poetica nella lirica d’amore che si afferma tra il
1280 ed il 1310 a Firenze. Suo precursore è il bolognese Guido Guinizzelli; massimi
esponenti sono Dante e Guido Cavalcanti, entrambi fiorentini.
9. L’originalità della nuova poetica e anzitutto nei temi e riguarda due punti essenziali: che
cos’è e come agisce l’amore. Per gli stilnovisti l’amore non è semplice corteggiamento,
ma nobilitazione interiore, adorazione di una donna che non è più come un angelo, ma
è un angelo.
Amore, poesia ed elevazione spirituale sono tre aspetti di un unico valore supremo: la
gentilezza.
Sul piano stilistico la novità riguarda la ricerca di purezza e di musicalità.
10. Gli stilnovisti portano a perfezione il processo di spiritualizzazione del sentimento
dell'amore avviato dai guittoniani, senza per altro rinnegare l'esperienza dei provenzali.
Da questi, per esempio,assumono il principio che la nobiltà non è una virtù che si possa
ereditare dagli antenati, ma è conquista personale; ed il principio secondo il quale la
donna molto può influire nel perfezionamento morale dell'uomo amato. Ma questi due
principi vengono approfonditi in maniera originale ed estrema. Per essi l'amore e il
cuore gentile sono come il sole e la luce, sono cioè connaturali l'uno all'altro e non può
essere che l'amore risieda altrove che in un cuore nobile, né che un cuore nobile possa
esistere privo di amore.
11. Ne consegue che solo chi è fatto nobile da Natura può amare; anzi non può non amare,
perché "al cor gentil rempaira sempre Amore", come dice il bolognese Guinizelli,
l'iniziatore del movimento. Ne consegue ancora che non è peccato amare una donna
perché la condizione per poterla amare è di essere d'animo nobile e questo appunto si
richiede per la salvezza eterna. D'altra parte la donna degli stilnovisti non vale tanto per
la bellezza fisica (che pure possiede in modo egregio e della quale si serve per attirare
l'uomo) quanto per la virtù che sprigiona dalla sua presenza, che abbassa l'orgoglio di
chi la guarda e rende mansueto anche l'uomo più iracondo.
12. Certo negli stilnovisti ritornano alcune immagini consuete nei siculo-provenzali: la
donna del Guinizzelli assomiglia alla rosa ed al giglio e risplende più che "stella diana".
Ma l'atteggiamento spirituale del poeta è cambiato: i paragoni che fa valgono per
definire la sua donna un "angelo" del Paradiso, disceso sulla terra, come dirà Dante, "a
miracol mostrare".
13. L'amore, per gli stilnovisti, è un sentimento profondo che si vive nell'intimo della
coscienza individuale e suscita nell'animo un'infinità di reazioni, ora angosciose ora
gioiose, che danno vita a tanti "spiritelli" che piangono e ridono e si rincorrono tra loro,
turbano e rasserenano la coscienza del poeta, il quale può fare vera poesia solo se col
loro aiuto (cioè interpretandoli convenientemente mediante un'accurata analisi
introspettiva) riesce ad esprimere "ciò che Amor gli detta dentro".
14. Dalle scuole precedenti gli stilnovisti derivano dunque alcune tematiche già note:
1) l’esaltazione di Amore come suprema forma di aristocrazia spirituale;
2) l’affermazione che la vera nobiltà non deriva dal diritto di nascita, ma che essa
risiede nell’animo;
3) la rappresentazione della donna come figura angelica.
15. Originale è invece il loro definirsi come un pubblico nuovo di produttori ed utenti della
poesia, come libero gruppo di “cori gentili”, capaci di vivere e intendere la nobilitante
esperienza d’amore. Essi fondano la loro superiorità sulla cultura, che è conquista
individuale, e formano un gruppo di intellettuali che non coincide più con una corte, ma
vive nella civiltà cittadina. Di conseguenza la loro dottrina d’amore non è espressa
secondo i canoni del galateo cortese, ma s’ispira alla filosofia insegnata nelle Università,
specialmente in quella di Bologna.
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16. Gli stilnovisti intendono definire l’origine e la natura d’amore e riconducono alla vita
della coscienza tutte le esperienze amorose, come la gioia, il tormento, la
contemplazione, la passione.
17. In questa ricerca, che coinvolge tutta la coscienza, si avverte l’influsso della filosofia del
tempo, specialmente quella di S. Bonaventura, che fu definita la “metafisica della luce”.
Secondo questa dottrina la luce, manifestazione dell’Essere Supremo, viene riflessa
dalle Intelligenze angeliche motrici dei cieli e dalle creature umane più elevate, che
diventano un incentivo per una conoscenza più piena di Dio.
18. Allo stesso modo la bellezza della donna è simbolo della bellezza di Dio, cui l’anima
aspira, e amore è questa ispirazione. Però la donna è pur sempre ispiratrice di passioni,
per cui la gioia della contemplazione è sempre insidiata dalla sorda resistenza della
passione, donde il rapporto fra amore terreno e amore celeste e la giustificazione del
primo sul piano morale e conoscitivo.
19. Guido Guinizzelli dà alla poesia d’amore una nuova limpidezza di stile e un nuovo
impegno filosofico. La donna è angelicata e oggetto di lodi. Amore e nobiltà d’animo si
identificano.
20. Nel canzoniere di Guido Cavalcanti l’amore è l’unico tema: esso rappresenta sì
un’opportunità di nobilitazione, ma anche un’esperienza distruttiva che porta
sbigottimento, angoscia e disperazione dell’io.
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