Sintesi 1800

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L’OTTOCENTO
PREMESSA

Col la RIVOLUZIONE INDUSTRIALE il progresso tecnologico e scientifico ebbe un’impennata e
dall’Inghilterra si diffuse in breve in tutta Europa e nelle colonie, ma originò la “questione sociale” 
PARTITI SOCIALISTI, MARX E IL MARXISMO.

Nel corso dell’Ottocento le condizioni delle classi proletarie migliorarono notevolmente.

La RIVOLUZIONE AGRARIA favorì l’aumento della produzione determinato sia dall’abolizione degli
obblighi dei contadini sia dal miglioramento delle tecniche di coltivazione; grande impulso venne
dato anche dall’uso di nuove macchine agricole e dai prodotti fertilizzanti. La medicina progredì
notevolmente e l’igiene consentì di ridurre la mortalità infantile.

La popolazione aumentò notevolmente.
1. L’EPOCA NAPOLEONICA

Napoleone sconfisse Austriaci e Piemontesi in Italia settentrionale
Trattato di CAMPOFORMIO:
l’Austria perse la Lombardia, ma ottenne Venezia, il Regno di Sardegna perse Nizza e la Savoia, lo
Stato Pontificio l’Emilia Romagna
Napoleone si presentava come “liberatore” dei popoli oppressi. Nei territori conquistati nacquero le

“REPUBBLICHE SORELLE” (Italia, Olanda) sottomesse alla Francia
Per danneggiare l’unico nemico rimasto: l’Inghilterra, Napoleone avviò la CAMPAGNA D’EGITTO. I

Francesi sconfissero i Turchi ai piedi delle Piramidi. Napoleone occupò Il Cairo, ma la flotta inglese,
comandata da Nelson, distrusse le navi francesi ad Abukir
1802 Napoleone console a vita – 1804 Imperatore  Stato autoritario, centralizzato ed efficiente 

- abolizione dell’Ancien Régime
- accordo con la Chiesa (CONCORDATO),
- numerose riforme in campo economico, educativo e sociale (CODICE NAPOLEONICO)

Ponendo a capo degli Stati sottomessi un membro della sua famiglia controllò gran parte
dell’Europa
Per danneggiare l’Inghilterra BLOCCO CONTINENTALE (divieto di commercio con Inghilterra) 

contrabbando  reazione della Russia  sconfitta di Napoleone (1813 - battaglia di Lipsia)  esilio
all’Elba  rientro in Francia (100 giorni)  SCONFITTA DEFINITIVA A WATERLOO (18 giugno 1815) 
esilio a Sant’Elena
2. LA RESTAURAZIONE

La Rivoluzione francese e l’età napoleonica trasformarono profondamente l’Europa
-
sul piano sociale  eliminati privilegi di nobiltà e clero
-
sul piano politico  abolita monarchia assoluta
-
sul piano territoriale modificati i confini degli Stati: fine del Sacro Romano Impero e del
dominio austriaco in Italia
-
sul piano ideologico  si affermano nuovi ideali: nazione e patria

1814-1815: CONGRESSO DI VIENNA decise la nuova divisione politica dell’Europa in base a due
principi: - principio di LEGITTIMITÀ  ogni Stato tornò al proprio sovrano
- principio di EQUILIBRIO  nessuno Stato doveva rafforzarsi troppo rispetto agli altri
RESTAURAZIONE
FAVOREVOLI: CONSERVATORI E REAZIONARI
CONTRARI: LIBERALI, DEMOCRATICI E PATRIOTI

Italia risulta divisa in molti Stati
POLITICA ESTERA:
- nuova alleanza tra Stato e Chiesa (ALLEANZA fra TRONO e ALTARE)
- principio d’INTERVENTO  SANTA ALLEANZA tra gli Stati che avevano sconfitto Napoleone Aderirono:
Russia, Prussia, Austria e in seguito Inghilterra (QUADRUPLICE ALLEANZA) e Francia (QUINTUPLICE
ALLEANZA)
3. LE RIVOLUZIONI NAZIONALI E LIBERALI - I MOTI RIVOLUZIONARI

Nacquero le SOCIETÀ SEGRETE (CARBONERIA)  prima ondata rivoluzionaria MOTI DEL ’20-’21: tutti i
moti fallirono, solo la Grecia ottenne l’indipendenza dall’Impero turco

Seconda ondata MOTI DEL 1830: il Belgio ottenne l’indipendenza dai Paesi Bassi. Le rivoluzioni
fallirono in Polonia e Italia (Ciro Menotti)

ITALIA: iniziò il dibattito su come raggiungere l’unità. Tre furono le principali tendenze:
- REPUBBLICANA di Mazzini (Giovine Italia – Giovine Europa) e Garibaldi
- FEDERALISTA di Carlo Cattaneo (sull’esempio di Svizzera e Stati Uniti)
- MONARCHICA di Camillo Benso conte di Cavour (ai Savoia spettava il compito di realizzare l’unità)
- 1846-48 fu il biennio delle riforme: politica di Pio IX, lega doganale (Piemonte, Toscana e Stato
della Chiesa, Costituzioni (Statuto Albertino). Regno delle due Sicilie: unico a non attuare riforme 
insurrezione  Ferdinando II è costretto a concedere la Costituzione
 Crisi economica determinata da carestia in agricoltura e sovrapproduzione nell’industria  massa di
disoccupati invase le città.
 RIVOLUZIONI DEL ‘48: a febbraio la Francia proclama la repubblica  fabbriche nazionali – elezioni a
suffragio universale maschile. A giugno nuova insurrezione repressa nel sangue  nuove elezioni
vinte da Napoleone III  con un plebiscito NAPOLEONE III si fa proclamare IMPERATORE DEI FRANCESI
 ogni speranza di cambiamento tramonta. L’ordine è ristabilito.
- Austria: Vienna insorge il 13 marzo: Ferdinando I è costretto a soddisfare le richieste degli insorti,
poi abdica a favore del figlio Francesco Giuseppe.
- Confederazione Tedesca: Berlino insorse il 10 marzo  Assemblea costituente.
Moti rivoluzionari scoppiarono a Praga e Budapest.
Boemia, Moravia, Slovacchia e Ungheria proclamarono l’indipendenza dall’Impero austriaco.
- Italia: Cinque giornate di Milano (18-23 marzo)  ritiro di Radetzky nel Quadrilatero  prima guerra
d’indipendenza 

TUTTI I MOTI FALLIRONO  IN EUROPA AVEVANO VINTO LE FORZE CONSERVATRICI, MA ORMAI GLI IDEALI DI
LIBERTÀ E DEMOCRAZIA NON POTEVANO PIÙ ESSERE REPRESSI


CAVUOR guida l’ITALIA all’unità: partecipazione alla guerra di Crimea a al Congresso di Parigi –
Accordi di Plombières con Napoleone III – seconda guerra d’indipendenza – Italia centrale annessa al
Regno di Sardegna attraverso plebisciti – spedizione dei Mille – Teano 
17 MARZO 1861: proclamazione del REGNO D’ITALIA con a capo Vittorio Emanuele II
(vedere anche PUNTO 7)
4.

IL SECONDO IMPERO FRANCESE E L’UNIFICAZIONE TEDESCA
BISMARK guida la PRUSSIA verso l’unità della futura Germania attraverso tre guerre: contro la
Danimarca, contro l’Austria (Sadowa 1866) e contro la Francia (Sedan 1870)  NEL 1871 NASCE IL
SECONDO REICH

FRANCIA: crollo del secondo impero - insurrezione popolare (COMUNE DI PARIGI) per le pesanti
condizioni di pace imposte dalla Prussia. La Comune fu il primo governo socialista della storia. Durò
solo due mesi  settimana di sangue  Francia tornò ad essere una sola nazione
Il secondo impero di Napoleone III fu caratterizzato da un particolare modo di governare, definito
bonapartismo, basato sulla ricerca del consenso popolare e sull’autoritarismo.
In politica estera Napoleone III cercò di fare della Francia la maggiore potenza europea, senza
tralasciare le ambizioni coloniali.
A metà Ottocento l’economia prussiana era in espansione. Gli junker, nobili proprietari terrieri
conservatori, formavano la classe dominante. Nel 1860 salì al trono Guglielmo I e nel 1861 divenne
cancelliere (presidente del Consiglio) Otto von Bismarck, uno junker autoritario e spregiudicato.
Bismark intendeva fare della Prussia lo Stato promotore dell’unità tedesca. A tal fin e si adoperò perché
l'esercito prussiano fosse il più potente esercito d’Europa.
L’Austria, che dominava la Confederazione Germanica, era il primo ostacolo da eliminare: nel 1866
Bismark alleatosi con l’Italia, le dichiarò guerra. La Prussia sbaragliò gli austriaci a Sadowa, mentre
l’Italia venne sconfitta a Custoza e a Lissa. Il trattato di pace stabilì: il passaggio del Veneto all’Italia; la
divisione della Germania in due Confederazioni: quella del Nord (presieduta dalla Prussia) e quella del
sud.
Bismark cercò lo scontro con la Francia perché era interessato a due regioni francesi, l’Alsazia e la
Lorena; inoltre la Francia ostacolava l’unificazione perché voleva che la Confederazione del Sud
rimanesse indipendente dalla Prussia.
Il 2 settembre 1870 la Francia venne pesantemente sconfitta a Sedan. Due giorni dopo Parigi insorse e
proclamò la Terza Repubblica. Guglielmo I venne incoronato imperatore (Kaiser) di Germania: l’unità
della Germania era raggiunta e nasceva il secondo Reich (il secondo impero Tedesco). Il primo era
stato il Sacro Romano Impero Germanico.
LA COMUNE DI PARIGI
Nella Francia Repubblicana moderati e conservatori vinsero le elezioni. Il nuovo governo governato da
Adolphe Thiers, firmò il trattato di pace con la Germania, la quale impose condizioni pesantissime. Il 26
aprile 1871 il popolo di Parigi insorse contro il governo e instaurò un consiglio comunale sovrano di
matrice socialista, la Comune di Parigi. La Comune rimase però isolata: il resto della Francia rimaneva
nelle mani dei conservatori.
I comunardi pur non avendo un vero progetto politico comune, condividevano alcune idee:
- uno Stato fatto di città e villaggi autonomi su cui la Comune avrebbe avuto una posizione di preminenza
- la democrazia diretta, l’istruzione pubblica, la laicità, la lotta alla povertà e all’ingiustizia.
La Comune introdusse il suffragio universale e innovazioni di carattere socialista, come l'istituzione di
cooperative di operai per la gestione delle fabbriche.
Thiers, con l’appoggio di Bismark, ricostituì l’esercito francese, assediò e poi attaccò Parigi, attuando
una violentissima repressione (Mac Mahon). La Comune cadeva dopo solo due mesi e la Francia
tornava ad essere unita.
5. L’ITALIA DOPO L’UNITÀ
 PROBLEMI da affrontare: diversità regionali, analfabetismo, rete ferroviaria, completamento dell’unità
(Veneto, Lazio, Trentino e Friuli)
 Dal 1861 al 1876 l’Italia fu governata dalla “Destra storica”, così chiamata perché come la Sinistra
di quel periodo, ebbe un ruolo “storico” nella formazione dell’Italia. Di fatto la Destra storica occupò
una posizione centrale nel dibattito politico. Questi erano gli schieramenti parlamentari dell’epoca.
 al centro vi erano i moderati eredi di Cavour (la Destra storica), esponenti
dell’aristocrazia terriera;
 la destra in senso stretto era costituita dai clericali e dai reazionari;

la sinistra era formata dalla Sinistra storica (mazziniani e garibaldini)
 espressione per lo più della borghesia cittadina.
 Destra e Sinistra storiche avevano una concezione liberale dello Stato, ma la Sinistra era di
impostazione più democratica: si trattava della destra e della sinistra liberale.

In Parlamento era rappresentata da una piccola parte del Paese: solo il 2% della popolazione
aveva diritto al voto, in base al censo e all’istruzione; non c’erano dei veri partiti dotati di una struttura
organizzata ma partiti di notabili, schieramenti politici che raggruppavano gli eletti in Parlamento.

DESTRA STORICA (1861-1876) esponenti: Bettino Ricasoli, Urbano Rattazzi, Quintino Sella, Marco
Minghetti, Stefano Jacini e Emilio Visconti-Venosta

STATO federale o centralista  CENTRALISTA: Il successore di Cavour alla presidenza del Consiglio
fu Bettino Ricasoli. La Destra storica dovette decidere l’assetto del nuovo Stato; le soluzioni
possibili erano due: Lo Stato accentrato (sul modello della Francia napoleonica) che prevedeva un
forte controllo del governo centrale sugli enti locali; Lo Stato decentrato (sul modello della Gran
Bretagna) che lasciava ampie libertà amministrative e giudiziarie agli enti locali. Fu scelto il modello
di Stato accentrato. Il centralismo e l’estensione del modello piemontese al resto della penisola
indicavano come l’Italia fosse considerata un’estensione del Regno di Sardegna: lo Statuto Albertino
fu esteso a tutto il Regno, furono introdotte: la moneta unica (lira) e lo stesso sistema di misurazione,
la leva obbligatoria, le scuole pubbliche obbligatorie e gratuite (Legge Casati)  (destra accusata di
piemontesismo).

DEBITO PUBBLICO: L’Italia era uno Stato arretrato e il bilancio era in deficit. Per risolvere questi
problemi la Destra storica avviò una politica liberista favorendo il libero scambio sia all’interno del
Paese sia verso l’esterno e ricercò il pareggio del bilancio (soprattutto dietro l’impulso del ministro
delle finanze Quintino Sella) per dare credibilità all’Italia nell’ambito della comunità finanziaria
internazionale e attirare capitali stranieri, i quali avrebbero accelerato lo sviluppo economico. A
questo scopo vennero venduti terreni ecclesiastici e del demanio pubblico. Ma soprattutto vennero
introdotte pesanti imposte, in particolare indirette come la tassa sul macinato (1868). Nel 1875 fu
raggiunto il pareggio.

QUESTIONE MERIDIONALE: problemi del Sud dovuti a industria arretrata, latifondismo, territorio
meno fertile di quello della Pianura Padana  BRIGANTAGGIO (1861-’65) fu stroncato nel sangue, ma
i problemi non vennero risolti. Anche la rivolta sociale esplosa nel Mezzogiorno dopo l’unificazione
aveva spinto il governo verso l’accentramento. Le masse popolari avevano sperato in un
cambiamento non solo politico, ma anche sociale, ed erano state deluse. Con l’imposizione di nuove
tasse e del servizio militare si scatenò la rivolta. Molte bande di “briganti” iniziarono una guerriglia
contro lo Stato, percepito come nemico. La Destra reagì con la repressione, senza considerare i
problemi sociali alla base delle rivolte. Questo atteggiamento alimentò il diffondersi di fenomeni di
malavita organizzata (come la camorra e la mafia, già esistenti) che ancora oggi devastano il
Paese.

IL COMPLETAMENTO DELL'UNITÀ D'ITALIA:
- LA TERZA GUERRA D’INDIPENDENZA: Italia combatte a fianco della Prussia contro l’Austria (sconfitte
italiane di Custoza e Lissa – battaglia navale – vittoria prussiana di Sadowa)  ottiene il Veneto
- Chiesa cattolica contro lo Stato italiano  SILLABO di Pio IX (1864) condanna di tutte le riforme
seguite alla Rivoluzione francese
- LA QUESTIONE ROMANA: tentativi di Garibaldi fermati dall’esercito italiano (Aspromonte) e francese
(Mentana) nel rispetto delle Convenzione di settembre del 1864  caduta di Napoleone III (sconfitta
di Sedan nella guerra franco-prussiana)  governo italiano libero di agire  20 sett 1870 i
bersaglieri entrarono in Roma (BRECCIA DI PORTA PIA)  1871 Roma capitale  LEGGE DELLE
GUARENTIGIE:
respinta dal papa che continuò a considerarsi “prigioniero in Vaticano”  lo Stato del
Vaticano verrà poi istituito nel sett del 1929 (Patti Lateranensi) (vedere anche PUNTO 8)
 SINISTRA STORICA (1876 – 1896) esponenti: Agostino Depretis, Francesco Crispi (liberali eredi di
Mazzini e Garibaldi). La Destra storica aveva scongiurato il fallimento economico e dato credibilità
internazionale all’Italia, ma la sua politica aveva dei grossi limiti: non aveva compreso l’esigenza di
riforme; il libero scambio aveva messo in crisi l’economia meridionale ed esposto la nascente
industria italiana alla concorrenza straniera. La Destra, sempre più divisa al suo interno, nel 1876
perse l’appoggio della maggioranza. Le nuove elezioni furono vinte dalla Sinistra storica, guidata da
Agostino Depretis, essa aveva attenuato la sua tendenza democratica, ma rimaneva promotrice di
riforme:
PROGRAMMA DEL GOVERNO DEPRETIS
- allargare il suffragio elettorale  riforma elettorale del1882,
- eliminare analfabetismo  Legge Coppino,
- diminuire le tasse  tassa sul macinato diminuita e poi abolita nel 1884
- introdurre il protezionismo aumentando tasse doganali
- politica interna: il trasformismo (passare da un partito all’altro)  corruzione (la Sinistra vinse le
elezioni del 1882 ma la Destra ottenne un buon risultato elettorale. Depretis allora si rivolse ai
deputati della Destra invitandoli a entrare nella maggioranza. Con il trasformismo si costituì una forte
maggioranza di centro. Inoltre vennero isolate la destra conservatrice e la sinistra estrema. Così
facendo però si finì con il favorire la corruzione: a seconda della legge da approvare si costituivano
maggioranze diverse con scambi di favori tra governo e parlamentari.
- politica estera: TRIPLICE ALLEANZA (Italia, Austria e Germania) che rimarrà valido fino alla vigilia
della prima guerra mondiale (suscitò le proteste degli irredentisti, in quanto l’Italia rinunciava
implicitamente alle terre “irredente” ancora in mano austriaca, ovvero Trentino, Friuli Venezia
Giulia; fu economicamente vantaggiosa: l’afflusso di capitali tedeschi permise il finanziamento
dell’industria italiana). COLONIALISMO: tentativi di conquista dell’Eritrea (massacro di Dogali)
GOVERNO CRISPI
Fu il successore di Depretis e governò l’Italia dal 1887 al1896 (con l’eccezione del biennio 1893-93).
Mazziniano e democratico in gioventù, dopo l’unità era passato nelle file dei monarchici. Sostenitore
della necessità di uno Stato forte, avviò una politica autoritaria:
-
l’apparato amministrativo venne riformato in senso centralista;
-
la politica filotedesca e antifrancese portò alla “guerra doganale” con la Francia;
-
ci furono anche aperture progressiste: venne abolita la pena di morte e riconosciuta una limitata
libertà di sciopero, ma contemporaneamente vennero ristretti i diritti sindacali e accresciuti i poteri
della polizia.
Crispi cercò di rilanciare la politica coloniale ma la maggioranza, data la crisi economica, era
preoccupata dei costi dell’operazione. Così nel 1891 Crispi si dimise. La presidenza del Consiglio
passò prima a Rudinì poi a Giovanni Giolitti,
che dovette affrontare il moto popolare dei Fasci siciliani, aggregazione eterogenea di lavoratori che
protestavano contro le pesanti tasse e contro i latifondisti.
Giolitti, accusato di debolezza per non aver adottato metodi repressivi nella gestione dei moti e di
aver coperto lo scandalo della Banca Romana, alla fine del 1893 si dimise.
Tornato al potere, Crispi:
-
represse duramente la protesta dei Fasci;
- attuò una politica coloniale: molto aggressiva: puntò a estendere il dominio italiano su tutta
l’Eritrea, la Somalia e l’Abissinia  sconfitta di Adua  dimissioni di Crispi  crisi di fine secolo
(politica, sociale ed istituzionale)

CRISI DI FINE SECOLO
Crispi fu sostituito da Di Rudinì  pace con l’Abissinia con negus Menelik II
Crebbero le difficoltà economiche  tumulti a Milano per il prezzo del pane  intervento del
generale Bava Beccaris  Umberto I approvò le violenze di Bava Beccaris  l’anarchico Gaetano
Bresci uccise il re (Monza, 29 luglio 1900)  Vittorio Emanuele III, nuovo re d’Italia, chiama al
governo Zanardelli affiancato da Giovanni Giolitti (ministro degli Interni)

ETÀ GIOLITTIANA
6. LE GRANDI QUESTIONI INTERNAZIONALI

SECONDA RIVOLUZIONE INDUSTRIALE (Europa e Stati Uniti dopo il 1870)
- nuove invenzioni  produzione di massa  l’importanza delle materie prime spinge
all’Imperialismo
- catena di montaggio
- società di massa  si diffonde la democrazia – sindacati – questione femminile (suffragette,
emancipazione femminile)
- dibattito politico  Stato liberale – divisione dei tre poteri – nascono nuovi partiti (socialisti,
comunisti, cattolici, anarchici o libertari)
(Per il confronto delle rivoluzioni ved tabella)

LA I E LA II INTERNAZIONALE (Inghilterra e Francia)  partiti socialisti in difesa dei lavoratori. (ved.
tabella)

IMPERO RUSSO: situazione di arretratezza delle campagne  Alessandro II abolì la servitù della
gleba. Situazione dell’industria migliorò grazie all’appoggio di capitali stranieri (Francia, Germania e
Gran Bretagna) – movimento socialista  bolscevìchi e menscevìchi contro assolutismo del regime
zarista

IL COLONIALISMO: colonie di popolamento e di sfruttamento  lotta per l’indipendenza (America
Latina e Messico)  dalla politica coloniale all’imperialismo: ogni grande potenza voleva costituire un
proprio impero coloniale per motivi economici, politici (nazionalismo) e culturali. Oltre all’Europa
l’imperialismo interessò anche Stati Uniti e Giappone.

L'ETÀ VITTORIANA: l'Inghilterra, sotto il regno della regina Vittoria, raggiunse la massima espansione
coloniale e l'apice del processo di industrializzazione (“officina del mondo”).

STATI UNITI: conquista del W EST - GUERRA DI SECESSIONE (1861-1865) tra nordisti e sudisti  vinse
il nord  la schiavitù venne abolita (XIII emendamento), ma iniziò la segregazione razziale.
7.
L’ITALIA DAL 1848 ALL’UNITÀ

LA POLITICA INTERNA DI CAVUOR
Dopo il fallimento dei moti del 1848 tutti gli Stati italiani attuarono una dura repressione. Solo il Regno di
Sardegna preferì un cauto riformismo: lo Statuto Albertino fu mantenuto e le leggi Siccardi abolirono
alcuni privilegi della Chiesa.
La prima presidenza del Consiglio (1852) di Camillo Benso conte di Cavour fu il risultato di un accordo
(il connubio) con l’opposizione di centro-sinistra di Rattazzi. Da questo momento si instaurò una
prassi contraria alle previsioni dello Statuto: le maggioranze, godendo di un’ampia base parlamentare,
imposero al re la scelta del governo.
Cavour era liberale e liberista. Estimatore della monarchia costituzionale britannica, rifiutava il
conservatorismo reazionario e l’ingerenza della Chiesa nella gestione della cosa pubblica. Egli fece del
Piemonte la regione più evoluta d’Italia: ciò gli valse l’ammirazione di molti patrioti. Inoltre il fallimento di
molte iniziative insurrezionali dei democratici (come quella organizzata di Mazzini a Milano e quella di
Pisacane a Sapri) avvicinò l’opinione pubblica alla sua via, moderata e filosabauda, per giungere
all’unità d’Italia.
▪
LA POLITICA ESTERA DI CAVOUR
Cavour, inizialmente, cercava l’espansione del Regno di Sardegna nel nord d’Italia:
il nemico era quindi l’Austria e la Francia era l’alleata ideale. Cavour partecipò alla guerra di Crimea, a
fianco d’Inghilterra e Francia, per poter approfittare della conferenza di pace di Parigi e dare rilievo
europeo alla questione dell’unità d’Italia.
Nel 1858 Napoleone e Cavour strinsero gli Accordi di Plombières, che prevedevano l’aiuto francese al
Regno sabaudo, ma solo in caso di attacco austriaco.
Cavour provocò l’attacco austriaco: iniziò così la seconda guerra d’indipendenza (1859). Il comando
delle operazioni fu assunto da Napoleone III. Una serie di vittorie permise l’annessione di Toscana ed
Emilia al Regno di Sardegna, ma a sorpresa Napoleone III, temendo un eccessivo rafforzamento del
Piemonte e l’intervento di Prussia e Russia a fianco dell’Austria, firmò l’armistizio di Villafranca con
l’Austria. Il Piemonte otteneva la Lombardia, l’Emilia e la Toscana, ma cedeva Nizza e la Savoia così
come stabilito dagli accordi di Plombières.
▪
LA SPEDIZIONE DEI MILLE
Intanto il malcontento popolare dell’Italia del Sud cresceva: per questo Garibaldi organizzò la
“spedizione dei Mille”. Partito con 1070 volontari da Quarto, sbarcò a Marsala, l’11 maggio 1860. in
pochi giorni i garibaldini, appoggiati dai siciliani, ottennero importanti successi contro l’esercito
borbonico. Le terre venivano conquistate in nome di Vittorio Emanuele II.
Garibaldi aveva bisogno il consenso della classe dirigente: per questo le rivolte dei contadini, che
speravano in un’equa distribuzione delle terre, furono duramente represse.
I Mille arrivarono a Napoli e costrinsero Francesco II alla fuga. Cavour, che in un primo momento non
aveva ostacolato la spedizione dei Mille, inviò l’esercito sabaudo a sud temendo:
- la proclamazione di una repubblica nelle terre conquistate;
- l’intervento francese nel caso in cui Roma fosse stata occupata.
L’esercito occupò Umbria e Marche. In tutti i territori, l’annessione al Regno di Sardegna, fu approvata
attraverso dei plebisciti.
A Teano Garibaldi consegnò le terre conquistate a Vittorio Emanuele
IL 17 MARZO 1861 SI RIUNÌ A TORINO IL PRIMO PARLAMENTO NAZIONALE E
VITTORIO EMANUELE II FU DICHIARATO PRIMO RE D’ITALIA.
Cavour morì il 6 giugno.
8. IL COMPLETAMENTO DELL’UNITA’ D’ITALIA
Nel 1861 Veneto, Trentini, Friuli Venezia Giulia, Lazio e soprattutto Roma non facevano ancora parte del
Regno d’Italia. Mentre mazziniani e garibaldini sollecitavano la conquista armata di Roma, la Destra
storica era contraria: temeva le reazioni della Francia, cattolica e schierata con il papa. Si cercò allora
l’accordo: con la Convenzione di Settembre (1864) l’Italia s’impegnò a difendere lo Stato pontificio in
cambio del ritiro delle truppe francesi da Roma. La capitale venne spostata da Torino a Firenze in segno
di rinuncia a Roma.
Nel 1866 l’Italia affiancò la Prussia nella guerra contro l’Austria. La terza guerra dìindipendenza,
nonostante le sconfitte italiane a Custoza e Lissa, venne vinta dagli Italo-Tedeschi grazie alla vittoria
prussiana a Sadowa. Con la pace di Vienna l’Italia ottenne il Veneto.
I mazziniani e i garibaldini si riorganizzarono per liberare Roma. Garibaldi, penetrato con 3000 volontari
nello Stato Pontificio, si scontrò con i francesi a Mentana e fu sconfitto.
Solo successivamente alla caduta del Secondo Impero francese l’esercito italiano poté entrare in Roma,
che venne annessa al Regno d’Italia. (1870).
Pio IX respinse la legge delle”guarentigie”(le garanzie offertegli dallo Stato italiano, come l’ex
territorialità del Vaticano) e con il non expedit vietò ai cattolici di partecipare alla vita politica italiana,
aprendo una profonda frattura tra il mondo cattolico e quello laico.
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