Via Durini, 23 - 20122 Milano (MI) Tel.+39.02.77.88.931 Fax +39.02.76.31.33.84 Piazza Marconi,15 - 00144 Roma Tel.+39.06.32.80.37.33 Fax +39.06.32.80.36.00 www.valuelab.it [email protected] VANTAGGIO COMPETITIVO NEL RETAILING MULTIMARCA Consolidare e mantenere il vantaggio competitivo nel Retailing Multimarca Trade Check-Up, identificazione del profilo della clientela target e definizione delle priorità di sviluppo commerciale Per le aziende che presidiano il mercato attraverso il retail multimarca risulta sempre più rilevante monitorare il proprio canale distributivo per anticipare e rispondere efficacemente alle minacce competitive portate dei concorrenti o dai nuovi player che si affacciano sul mercato in modo sempre più aggressivo. Diventa decisivo confrontarsi con i propri rivenditori per tarare costantemente il trade marketing mix e la relazione commerciale nonchè comprendere il profilo del consumatore finale onde quantificare nel modo più preciso possibile il potenziale che, combinato con le performance di vendita, consente, nelle analisi di GeoMarketing di delineare le più opportune strategie di sviluppo commerciale. Di Michele Pesce, Senior Consultant di VALUE LAB Le aziende produttrici o distributrici che, per raggiungere i propri clienti, si avvalgono (esclusivamente o in parte) del retailing multi marca, pur appartenendo a settori anche radicalmente diversi (quali ad esempio: abbigliamento, ottica, orologeria, gioielleria fashion, arredamento o accessori per la casa, ecc.), sono spesso accomunate da quesiti e problematiche simili relativamente al canale distributivo. Esse, fondamentalmente, sentono sempre più forte l’esigenza di conoscere cosa accade presso i retailer che trattano i loro prodotti, quali siano le leve più opportune da mettere in gioco e le criticità da risolvere o governare per sostenere i livelli di soddisfazione dei loro veri primi clienti: i titolari e gli addetti di vendita dei punti vendita. Tale presidio è, da un lato, tanto più rilevante quanto più basse sono le barriere all’ingresso nel mercato e più alte le marginalità ottenibili; dall’altro quanto più è bassa la forza della componente di richiesta spontanea del prodotto da parte del cliente finale, componente che, spesso, dipende più dai livelli di investimento pubblicitario che dalla capillarità distributiva o dalla visibilità conquistata all’interno dei punti vendita o, ancora, dalle caratteristiche intrinseche del prodotto stesso. Di fatto, in alcuni business, il potere decisionale del trade multimarca è elevatissimo nel condizionare le scelte del consumatore finale: si pensi, a puro titolo esemplificativo, alla rilevanza del consiglio dell’ottico nel settore delle montature da vista o ai suggerimenti del venditore nei settori quali l’orologeria fashion o la gioielleria fashion, in cui la componente dell’acquisto “per regalo” diventa estremamente rilevante ed in cui l’acquirente del prodotto appartiene ad un target completamente diverso da chi riceverà il regalo stesso (la zia o la nonna che comprano l’orologio per la promozione del nipote). Nei casi sopra descritti è evidente come la componente delle indicazioni fornite dal venditore giochi un ruolo fondamentale nella scelta finale. Pertanto da un lato risulta cruciale indagare, tali 2 aspetti riconducibili alla relazione con il retail multimarca alla sua soddisfazione, allo scopo di identificare le azioni concrete attuabili da parte dell’azienda, dall’altro utilizzare le occasioni di confronto con il trade per raccogliere quante più informazioni possibili sui propri clienti finali. La rilevazione di informazioni sul cliente finale attraverso il trade consente di evitare di dare luogo a ricerche di mercato tradizionalmente intese che presentano, a fronte di costi più elevati, risultati non necessariamente più attendibili (nonostante i campioni più contenuti nel caso delle indagini che coinvolgono il trade i loro pareri sono decisamente più “qualificati”), e livelli di complessità significativamente superiori. Si pensi alla difficoltà di reperire clienti che siano già consumatori dei brand/prodotti oggetto di analisi nonché alle criticità legate alle indagini telefoniche determinate dal sensibilissimo assottigliamento dei nominativi privacy free contattabili (a seguito delle nuove norme di opt-in per l’inserimento nei database telefonici). VALUE LAB ha elaborato, integrando una profonda expertise maturata nelle diverse industry analizzate, un set di approcci e modelli di analisi proprietari differenziati per settore onde cogliere al massimo dettaglio non solo le peculiarità di ciascun business, sia che esso sia connotato da beni più di largo consumo che da beni di lusso, ma anche per rilevare le eterogeneità a livello geografico (sia all’interno di ciascuna nazione sia tra nazioni diverse). I framework sviluppati sono predisposti in modo tale da abilitare all’utilizzo di tecniche statistiche evolute quali il multi dimensional scaling, a supporto della validazione incrociata delle risultanze emerse in step successivi nonché per rilevare, oltre alle considerazioni esplicite, anche le variabili latenti e di depurare quelle esplicite da distorsioni legate alla relazione di natura “commerciale” intercorrente fra i soggetti coinvolti. Tali modelli, come già anticipato, consentono di mettere sotto la lente di ingrandimento una serie di aspetti e spunti che si traducono poi nella definizione di azioni operative concrete a supporto del proprio business. A titolo esemplificativo nel settore dell’abbigliamento o della gioielleria fashion possono emergere considerazioni circa nuove collezioni da realizzare o prodotti per soddisfare target di clienti attualmente non presidiati; nel settore dell’ottica ricorrono spunti in termini di argomenti di vendita da proporre al cliente finale per differenziare i prodotti e le collezioni; nel settore dell’orologeria fashion si possono rilevare indicazioni su come supportare il retail nell’allestire la vetrina o il punto vendita, con quali altri brand del settore è più opportuno accompagnarsi e, in termini trasversali rispetto ai settori citati, qual è il posizionamento rispetto alla concorrenza, quali sono le minacce e le opportunità che si delineano in prospettiva futura. Più in generale l’approccio 3 si concretizza nel ricondurre a un set di variabili di analisi chiave le risultanze emergenti da business meeting/workshop a cui vengono invitati a partecipare i titolari ed i venditori dei punti vendita. La scelta di chi far partecipare agli incontri ricade, in genere, sui migliori clienti in quanto rappresentano coloro che certamente hanno una solida storia in termini di relazione con il committente e che hanno anche un numero decisamente più significativo di occasioni in cui trattano i suoi prodotti e di conseguenza una più approfondita conoscenza del cliente finale in termini di profilo, bisogni ed elementi di insoddisfazione. Le direttrici di analisi per quanto concerne la relazione commerciale sono sostanzialmente riferibili alle leve del trade marketing mix che si possono ricondurre ai seguenti macro elementi: · Prodotto · Logistica · Politica commerciale · Agente di vendita · Assistenza e formazione · Distribuzione · Comunicazione Infine, grazie alla definizione del profilo del cliente finale, si è in grado di quantificare, al massimo livello di dettaglio geografico, ovvero, fino alla singola sezione di censimento, il potenziale aggredibile. Tale potenziale, se incrociato con le performance di vendita opportunamente georeferenziate, abilita, per esempio, alle analisi chiave proprie degli approcci di geomarketing. I filoni principali in tal senso sono riconducibili all’identificazione delle priorità di sviluppo geografico (zone ad alta potenzialità e contestualmente a bassa quota) o di identificazione, per singolo arco di strada, spesso integrato con i database VALUE LAB sulle vie dello shopping (disponibili per l’Italia, UK, Francia ed in futuro rilascio per Germania, Austria, Belgio), dei prospect più interessanti in termini di localizzazione coerente con il potenziale più attraente per l’azienda, qualora la prospettiva sia quella di sviluppo della propria rete distributiva, o, viceversa, di identificare le location meno appetibili tra quelle già servite, nell’ottica di riassetto distributivo. 4